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Autore: Sephora    05/07/2011    25 recensioni
«Mi insegni come si piange?»
«Non ne sono capace.»
Vincitrice del premio "Miglior Draco" all'Orgoglio Dramionesco Contest e del premio "Miglior Coppia" al "La Dramione del mio cuore" Contest.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Non chiudere gli occhi







Questa è la vita vera, o è solo fantasia?
Travolto da una frana, senza scampo dalla realtà.
Apri gli occhi, alza lo sguardo al cielo e guarda.
Sono solo un povero ragazzo, non ho bisogno di essere capito.
Perché mi lascio trasportare, sono un indolente.
Un po' su, un po' giù.
Comunque soffi il vento, a me non importa.


_______



Is this the real life, is this just fantasy ?
Caught in a landslide, no escape from reality.
Open your eyes, look up to the skies and see.
I'm just a poor boy, I need no sympathy.
Because I'm easy come, easy go.
A little high, little low.
Anyway the wind blows, doesn't really matter to me, to me.











La pioggia colava sul suo viso, scivolava sulle punte dei suoi capelli, lungo l'incarnato pallido, consumato. Leniva le ferite che lo squarciavano, penetrando nella carne – rimedio tanto doloroso quanto inefficace.
     Strinse i pugni, conficcando le unghie nella pelle, e alzò il capo al cielo notturno, lasciando che l'acqua investisse, graffiasse, i lineamenti che non aveva più il coraggio di guardare allo specchio.
     Lentamente, portò alle labbra la fiala e avvertì quel sapore amaro pervadergli la bocca, intossicare il suo corpo come veleno.
     E poi fu inferno, fu dolore.
     Ansimava a terra, come un animale, sudava, e l'acqua lavava le gocce che imperlavano la sua fronte bollente.
     Però andava bene così.


Solo quando il fuoco bruciava, e percepiva la realtà artefatta in cui avrebbe voluto vivere, poteva finalmente respirare.






Si svegliava nei vicoli della Londra Babbana ai primi albori della mattina, e rimaneva in attesa della notte. A volte andava a trovare sua madre, dandole l'illusione di star bene. Altre volte spariva per mesi, troppo egoista, troppo codardo, per poter affrontare gli sguardi di quelli che, una volta, erano stati i suoi amici.
     Andava in cerca di Ebrios, e aspettava. Aspettava che il sole tramontasse, aspettava che quel vicolo divenisse deserto arido, e che l'asfalto sotto i suoi piedi assumesse la consistenza della sabbia calda. Forse quella era la notte giusta, forse si sarebbe potuto dissetare con l'acqua fresca dell'oasi.
     Le gente gli stava lontano, lo squadrava con un cipiglio carico di commiserazione, e lui si alzava, e urlava fino a che non stramazzava al suolo, e solamente rantoli grattavano la sua gola.

Sono qualcuno, io! Sono un Malfoy! Non sono come voi.

Il pazzo di Sunset Road, lo chiamavano. Se avessero saputo, da quella notte, l'avrebbe soprannominato l'assassino di Sunset Road.






La prima volta che la rivide, fu quando le sue mani erano imbrattate di sangue, ed il corpo, ancora caldo – come la sabbia nel deserto –, era a pochi passi da lui.
     «H-ho provato a...» balbettò, prima di rendersi conto che, ormai, era fatta.
     Era sporco; sporco di sangue, sporco di terra, sporco di rifiuti. Sporcato dalla sua stessa anima, dal suo stesso sangue – sicuro che sia puro come dici?
     Lei aveva sfilato la bacchetta dalla borsa, in un gesto meccanico che lui non rammentava più – l'aveva persa, la sua bacchetta. Oppure l'aveva venduta? -; si era avvicinata, e aveva provato a salvare l'uomo – a salvare il fantasma di Draco Malfoy da un baratro in cui era già sprofondato –, ma il suo cuore già non batteva più.
     E col suo, per un momento, aveva smesso di battere anche quello dell'assassino.
     Hermione chiuse delicatamente gli occhi – sbarrati dal terrore, spalancati dalla morte improvvisa – del cadavere, e nel vedere la sua figura minuta scossa da singhiozzi, Draco immaginò che stesse piangendo.

Come si faceva a piangere? Non te lo ricordi più, vero?

«Andiamocene di qui» mormorò appena, prendendolo per il braccio. Tirò fuori la bacchetta, ed allungò la mano verso di lui. «Dammi la tua.»
     «Non ce l'ho» soffiò, e la sua voce riecheggiò stridula.

Non ce l'ho, non ce l'ho, non ce l'ho. Non ho la mia bacchetta, non più.

«Mentimi, e sarò più che felice di portarti ad Azkaban di persona, Malfoy.»






Forse un giorno sarò un uomo onesto, ma per ora faccio del mio meglio.
Lunghe strade, lunghi giorni, dall'alba al tramonto, dall'alba al tramonto.
Tutte le nostre vite, coperte rapidamente dalle sabbie del tempo
Trascorri i tuoi giorni pieni di vuotezza, trascorri i tuoi anni pieni di solitudine.
Amore sprecato in una carezza disperata, ombre rotolanti della notte.
Nei tuoi occhi vedo il desiderio, ed il pianto disperato che lacera la notte.


_______




Maybe one day I'll be an honest man, but up till now I'm doing the best I can.
Long roads, long days, of sunrise, to sunset, sunrise to sunset.
All of our lives, covered up quickly, by the tides of time.
Spend your days full of emptiness, spend your years full of loneliness.
Wasting love in a desperate caress, rolling shadows of nights.
In your eyes I see the hunger, and the desperate cry that tears the night.






«Hermione, possibile che non capisci che è pericoloso? Potrebbe impazzire, andare in astinenza. Dovresti affidarlo a qualcuno di più...»
    «Competente, Ron?» Una risata secca, dura. «Oh, sì! E sentiamo l'opinione dell'esperto, del laureato in Medimagia! Perché sei tu quello con la laurea in Medimagia, vero? Sì, certamente. E io sono quella che non ha nemmeno iniziato il settimo anno!»
    «Maledizione, non capisco perché te lo tieni in casa! Non pensi che possa darmi fastidio?»

Silenzio.

«Non stiamo più insieme Ron. Io posso tenermi in casa chi voglio, e non è un tuo problema. Ora... Ora è meglio che te ne vada, si è fatto tardi.»


Si accasciò contro il muro, con le mani tra i capelli, a coprire le orecchie. Ebrios. Le voci rimbombavano nella sua testa, spilli appuntiti conficcati nel cranio. Ebrios. La lingua ardeva, lo reclamava. Ebrios. Le mani tremavano, le gambe non riuscivano a sostenerlo. Ebrios. Si accasciò a terra, soffocando i gemiti. Ebrios.

«Basta






Socchiuse gli occhi, sospirando. La mano di lei era posata sul suo petto, che si alzava ed abbassava al ritmo irregolare del suo respiro; l'altra tamponava la fronte madida, e scostava – accarezzava – ciocche di capelli biondi.
     «Quanto manca?»
     Hermione strinse le spalle ed inclinò leggermente la testa, prendendo a rinfrescargli il collo.
     «Settimane, mesi... Dipende tutto da te, lo sai.»
     «Weasley, Potter... Loro... Sanno
     Lei si lasciò scivolare sulla sedia, portando le mani alle tempie, massaggiandole. «Non gli ho detto nulla» mormorò, e i suoi occhi scuri si immersero in quelli di lui. «E non intendo farlo. Lavorano al Ministero, e non... Reagirebbero male.»
     «E perché tu non hai reagito male?»
     Sorrise debolmente, e gli si avvicinò, riprendendo a passare la stoffa sulla sua pelle.

«Non lo so.»






«Perché hai iniziato?»
     «Per smettere di vedere i morti. Mi perseguitavano ancora, a distanza di anni, sai?»






La sentì singhiozzare, il giorno in cui le dissero che sua madre era morta, ma non la vide. Non la vide mai piangere, mai. Quando entrò nella sua camera, Hermione era rannicchiata sul letto, con le mani serrate a pugno vicino al viso, come i bambini, e gli occhi rossi e gonfi, ma le sue guance non erano graffiate dalle lacrime.
     Le si sdraiò a fianco, senza nemmeno sfiorarla, incastrando il braccio sotto al cuscino e coprendola con la trapunta. Solo nel sonno le si avvicinò, abbracciandola.






«Mi insegni come si piange?»
     «Non ne sono capace.»






La vita è più grande, è più grande di te.
E tu non sei me, le lunghezze che percorrerò, la distanza dai tuoi occhi.
Oh no, ho detto fin troppo. L'ho voluto io.
Sono io quello nell'angolo, sono io quello alla ribalta, che perde la mia pazienza.
E non so se posso farlo...
Oh no, ho detto fin troppo. Non ho detto abbastanza.
Pensavo di averti sentito ridere, pensavo di averti sentito cantare.
Ma quello era solo un sogno.


_______



Life is bigger, it’s bigger than you.
And you are not me, the lengths that I will go to, the distance in your eyes.
Oh no, I’ve said too much. I set it up.
That’s me in the corner, that’s me in the spotlight, Losing my religion.
And I don’t know if I can do it...
Oh no, I’ve said too much. I haven’t said enough.
I thought that I heard you laughing, I thought that I heard you sing.
But that was just a dream.






Non era mai stato ad un funerale, ma aveva visto tante persone morire. Ne aveva anche uccisa una. Mentre camminava tra le tombe bianche, si chiedeva se, una di quelle, era di quell'uomo. Quella sensazione sopita, repressa dal dolore fisico che gli aveva provocato l'astinenza, si svegliò con l'impeto di un uragano, e Draco si dovette appoggiare ad una delle lastre di pietra.
     «Stai bene?» Hermione gli posò una mano sulla spalla, facendolo delicatamente voltare. «Sei pallido.»
     «Sono anche magro ed emaciato, se è per questo. Non preoccuparti, sto decisamente meglio ora che qualche mese fa» sbottò Draco, allentandosi la cravatta.
     Lei annuì, e ritrasse la mano, infilandola nella tasca della giacca. Ne tirò fuori una piccola ampolla, e gliela porse.
     «È un tranquillante babbano. Cinque gocce ogni otto ore per tre settimane, poi all'occorrenza.»

Non l'aveva ascoltata, aveva insistito per accompagnarla, dicendole che avrebbe potuto aiutarla. Ancora una volta, era il contrario.






Rimase immobile, seduto a terra, con le ginocchia strette al petto, avvolto dall'oscurità. L'anima, intrappolata in un angolo recondito del suo corpo, inutile involucro di carne fredda ed inerte, congelata in quella realtà parallela, era destinata a tingersi del colore del carbone.
     La consapevolezza di quello che aveva fatto gli opprimeva dolorosamente il petto.
     Gocce di sudore imperlavano la sua fronte, e scendevano giù, lungo gli zigomi, lungo le guance, a rigargli il viso; le mani tremanti tastavano il pavimento in marmo – il marmo delle lapidi –, in cerca di quella cosa babbana.
     Non appena percepì la plastica sotto alla dita, afferrò l'oggetto, e digitò frettolosamente i tasti.

Uno squillo.

Lo sguardo saettava da una parte all'altra del bagno, immerso nel buio, come quello di un animale braccato. Un serpente tra gli artigli di un rapace, un uomo invischiato tra i fantasmi del passato.

Due squilli.

Il suo pugno urtò violentemente la parete, accompagnato da un ringhio soffocato. «Rispondi, per favore!»

Tre squilli.

«Pronto?»

Trattenne il fiato, prima di fremere qualcosa. Dall'altro capo del ricevitore, Hermione tacque qualche secondo.

«Dammi il tempo di trovare un posto per Materializzarmi.»

Poi attaccò.






«Trovarti casa così presto non è stata una grande idea» sospirò Hermione, girando la chiave nella serratura e aprendo la porta dell'appartamento che avevano condiviso negli ultimi quattro mesi.
     Draco entrò velocemente, inspirando l'odore di amarognolo della libreria in legno dell'ingresso. Gli era mancata, quella casa.
     «Non potrai rimanere qui per sempre. Forse... Forse sarebbe stato meglio portarti in una clinica specializzata. Io ho solo nozioni generali riguardo alla disintossicazione, e...»
     Lui si voltò, ed aggrottò le sopracciglia. «Io sono disintossicato, Granger. Non è più quello il mio problema.»
     «Non sono uno psicologo, non...»
     Attraversò la stanza, e l'afferrò per le braccia, scuotendola. «Mi basti tu, va bene? Nient'altro. Niente psicologi o medimaghi di altra sorta. Intesi?»
     Hermione rimase paralizzata, incatenata a quelle parole incriminanti.

Oh, sì, sarebbe decisamente più semplice portarlo al San Mungo. Ma ora non poteva più farlo.

«Sai già dov'è la tua stanza. Buona notte, Draco

Non voleva.






 «... Lo so, Harry... »
     «... Ti posso assicurare che è innocuo...»
     «... Ron dovrebbe imparare a... No! Non sto calma!»
     Un sospiro.
     «Anche io, Harry. Anche io ve ne voglio. Ma dovete fidarvi di me, per favore.»






«Stai meglio?»
     Hermione si puntellò sui gomiti, e si sfregò gli occhi con la manica del pigiama. «Prima che mi svegliassi, mica stavo male» borbottò, con la voce impastata dal sonno.
     Draco si sedette sul bordo del letto e le porse un bicchiere. «Sei rientrata tardi ieri sera, e so che eri a trovare tua madre, così... Ho pensato che non avessi passato una giornata propriamente idilliaca, ecco.»
     Hermione gli prese il succo di zucca dalle mani, e lo appoggiò sul comodino.
     «Resta qui.»
     Lui dischiuse le labbra. «Dove posso trovare una brandi...»
     «No, no» l'interruppe subito lei, scostandosi le coperte di dosso, aprendo un varco per quel letto caldo – come la sabbia del deserto? «Resta qui... Con me.»
     «Oh...»
     Hermione abbassò lo sguardo, e scosse la testa. «Se non vuoi, non...»

La zittì, chinandosi su di lei, stringendola con forza, smorzandole il fiato.






La mano premuta sulla guancia, le labbra avvinghiate alle sue, il ricordo del suo sapore gelosamente custodito.
    «Non chiudere gli occhi» ansimò, lambendole lo zigomo con le labbra. «Non dimenticarti chi sono, non dimenticarti cosa ho fatto. Non farlo mai, Granger. Mai

«Non l'ho mai fatto, nemmeno per un istante.»


Sprofondavano in quell'abisso senza fine, consapevoli che non sarebbero più riusciti a risalire a galla, sommersi dall'oceano. Forse era meglio così: annegare assaporando l'aroma dello sbaglio, piuttosto che vivere senza averlo mai assaggiato.






Così pensi di potermi lapidare e sputarmi negli occhi.
Così credi di potermi amare e lasciarmi morire.
Oh baby, non puoi farmi questo, baby.
Devo solo andarmene, devo solo andarmene di qui.
Niente ha alcuna importanza, chiunque lo può capire.
Niente importa veramente, niente mi importa veramente.
In qualsiasi direzione soffi il vento.


_______



So you think you can stone me and spit in my eye.
So you think you can love me and leave me to die.
Oh baby, you can’t do this to me baby.
Just gotta get out, just gotta get right outta here.
Ooh yeah, ooh yeah.
Nothing really matters, anyone can see.
Nothing really matters, nothing really matters to me.
Anyway the wind blows.







L'osservava dormire, immersa in una quiete ovattata, che le prometteva cose che lui non avrebbe mai potuto offrirle. Fu per colpa di quel pensiero che se ne andò, complice del buio di Londra, o quella era solo una scusa per contraffare la sua codardia che, miserabile, s'impossessava del suo corpo, e muoveva i suoi passi malfermi verso King's Cross.
     L'aveva protetto senza che la implorasse, risanando le ferite che l'Ebrios non era riuscito a rimarginare con una dedizione che non meritava, infiltrandosi nella sua anima con la delicatezza dei baci che gli lasciava alla mattina, prima di andare a lavorare.

E Draco si riscoprì assassino, colpevole di aver logorato l'unica persona disposta a pulire le sue mani macchiate di sangue.






Si trascinò stancamente alla porta, strascicando i piedi sul pavimento. Socchiuse la porta e portò una mano a coprirsi gli occhi, infastidito dal fascio di luce che squarciò la stanza, immersa nella penombra.
     «Potter?» gracchiò, con la voce arrochita.
     Harry lo prese per il colletto della camicia, sporca e madida, e lo sbatté contro al muro. «Non uso la bacchetta, perché so che non ce l'hai» ringhiò, scuotendolo. «Altrimenti avrei fatto un favore a molte persone, Malfoy.»
     Ricevere quel pugno fu, per Draco, liberatorio; la giusta punizione, che lei non gli avrebbe mai inflitto. O forse, alla luce del suo ritorno in città, l'avrebbe cercato – pregava tutte le notti un Dio in cui non credeva perché lei lo trovasse – per Cruciarlo. Non glielo avrebbe impedito. Nessuno avrebbe potuto fermarla.

«Non sono qui per rimanere» tossì Draco, divincolandosi. «Ma per fare la cosa giusta






Stringeva la bacchetta tra le mani sudate, mentre attraversava il vialetto in terra battuta.
     «Alohomora» scandì, e percepì i polpastrelli pizzicare. Avrebbe voluto ripetere all'infinito quelle formule, riappropriarsi della magia che, giorno dopo giorno, l'aveva abbandonato. Non lo fece, non c'era tempo.
     Avrebbe avuto decenni di solitudine per forzare serrature, ma solo pochi minuti per restituirle una vita – quella che lui le aveva egoisticamente rubato, sottraendole il nutrimento, attaccandosi a lei nella disperata ricerca di qualcuno con cui entrare in simbiosi.
     Scivolò in casa, e la trovò sul divano, con una coperta in lana sulle gambe ed un cuscino stretto tra le braccia.

Stai bene? Sei pallido.

Sfiorò col dorso della mano la sua guancia, e puntò la bacchetta contro la sua tempia.

Oblivion. Dillo, non è così difficile.

La mano tremò, la volontà vacillò.

Oblivion. È la cosa giusta, fallo per lei.

Lasciò cadere mollemente il braccio lungo il fianco, e, prima che potesse darsi il tempo di realizzare quello che stava per fare, incontrò il castano degli occhi che credeva non avrebbe più rivisto guardarlo come avevano fatto quando condividevano lo stesso respiro.






Hermione spalancò gli occhi, bloccandogli la mano, sospesa a mezz'aria.
     «Draco» mormorò, scattando in piedi, saltandogli contro, di slancio. «Tu... Sei qui» sospirò sul suo viso, scostandosi appena, portando le mani tra i suoi capelli, sulle sue palpebre, sulle sue labbra.
     Era vero, era lì, ma dov'era stato in quei mesi?
     «Tu sei qui» sibilò, affondando le unghie nelle sue spalle magre. «Tu sei qui» ripeté, spingendolo sul pavimento, mettendosi a cavalcioni su di lui, strappandogli la bacchetta di mano e gettandola contro la parete.
     «Vattene
     Uno schiaffo in viso, la testa che si voltava, la guancia premuta contro il pavimento.
     «Vattene
     Le mani di lei, ovunque, stringevano, graffiavano, percuotevano; la carne arrossata doleva, e lui, ad ogni colpo sussultava, boccheggiando.
     «Vattene
     Percorse l'incavo del collo, toccò la pelle tirata sulle ossa, così sottile da dar l'illusione che si sarebbe potuta lacerare.
     «Vattene
     Si stese al suo fianco, coprendolo col proprio corpo, gravandogli addosso.

Rimani.






«Perché non l'hai fatto? Perché non sei arrivato fino in fondo?»
     «Fare la cosa giusta, non è mai stato da me.»

Hai violato il suo cuore, non fare altrettanto con la sua mente.






Fissava la strada affollata, lo sguardo perso tra i bambini che indicavano le vetrine dei negozi con aria trasognata, e i genitori che reprimevano sorrisi fugaci, complici di attimi che non sarebbero più ritornati.
    «Il silenzio non è l'arma migliore con me.»
    Hermione si strinse nel maglione, continuando a fissare fuori dalla finestra.
    «Sai che non sono capace di fare dichiarazioni in grande stile. Non sono quel genere di ragazzo.»
Lei rise, acida. «E che genere di ragazzo sei? Quello che ti lascia senza un motivo? Sei del genere dei codardi, egoisti e deboli

Le prese le mani, e lei fece finta di ritrarsi, sottraendosi a quella stretta senza convinzione.

«Sono il genere di ragazzo che non ti ha mai abbandonata, il genere di ragazzo che, tutte le mattine, ti aspettava davanti al San Mungo solo per poterti vedere.» Le fermò un ciuffo di capelli castani, sfuggiti dallo chignon, dietro l'orecchio. «Sono il genere di ragazzo che non ti è mai stato troppo lontano. Se solo avessi osservato, mi avresti visto, perché io ero , a pochi passi da te. Non me ne sono mai andato davvero, non ci sono riuscito.»






«Mi perdonerai?»
     Hermione sorrise.
     «Forse.»

   
 
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