Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Geil_Flynn    06/07/2011    4 recensioni
Slàn a tutti.
Che dire di questa raccolta che ho appena iniziato? Come avrete capito è sull’Olocausto, sugli orrori che vennero compiuti, sulle centinaia di vittime e su molte, moltissime altre cose strazianti solo a sentirle. Qualcosa che ti fa venire i brividi solo a udirle raccontare, le ferite che hanno creato in centinaia di migliaia di persone.
Ho voluto dedicargli una raccolta, perché è un periodo – non fraintendete questa frase – che mi affascina. Penso che solo guardando i proprio sbagli, l’uomo sia capace di giudicarli in modo corretto e di non commetterli mai più.
Questa raccolta si svolgerà così. Ci saranno dieci personaggi/coppie/gruppi di personaggi, e queste cinquanta shot vengono divisi in cinque classi, diciamo così. Quindi questi personaggi vengono visti cinque volte durante la sua vita, ma sempre nel lasso di tempo che noi chiamiamo Olocausto. Spero di essere stata chiara ^^
Il cuore mi ha parlato, volevo solo dargli voce.
L'Olocausto è esistito. Non commettiamo gli stessi errori.
Genere: Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Desclaimer: I personaggi di Jacques, Chris, Marc, Hélène, Lucillle, Monsieur Crossier e Ophèlie mi appartengono, sono miei e miei soltanto. Ovviamente non sono l'inventrice né della personalità di Hitler, né tantomeno di quella dell'eroe francese Charles De Gaulle ^^ 

Premessa: Questo capitolo si svolge all'inzio del 1940, in Francia, più precisamente a Parigi.

Dopo aver conquistato la Polonia, infatti, Hitler decide di aprire un nuovo fronte: quello occidentale. In questa zona non vi sono azioni belliche, almeno fino all’aprile del 1940 quando i nazisti trasformano la ‘guerra regionale’ in una ‘guerra europea’. Essi invadono, infatti, la Danimarca e la Norvegia, un ponte ideale per occupare anche l’Inghilterra. Subito dopo, il 10 maggio 1940, per aggirare le difese francesi, invadono Belgio, l’Olanda e il Lussemburgo. Il 5 maggio il fronte francese è aggirato: le truppe degli alleati anglo-francesi sono tagliati in due tronconi. Hitler impone una battuta d’arresto per le truppe, lasciando una via di fuga agli Inglesi, per non pregiudicare futuri accordi. Così gli uomini del troncone nord si salvano, mentre il troncone sud è interamente fatto prigioniero dei Tedeschi.

Tratto liberamente dal mio schema di storia. Pensate che per rendervi più comprensibile tutto questo sono andata a ripescare il mio quaderno! Devo tenerci veramente a questa raccolta! ;)

Buona lettura!

P.S. Per vedere le traduzioni delle frasi in lingua straniera evidenziate tutto il paragrafo. ;)

 

 

 

Jacques Barux – Book One

 

«Il patriottismo è quando l'amore per la tua gente viene per primo; nazionalismo quando l'odio per quelli non della tua gente viene per primo.»

Charles De Gaulle (1890 – 1970)

 

- E’ ovvio! – esordì Marc Galeque, sbattendo il pugno sul tavolo. I bicchieri che giacevano sul tavolo tremarono, con un dolce tintinnio. Tutti i presenti si voltarono verso di lui che, con un’occhiata umile, si scusò. Si aggiustò gli occhiali sul naso e si chinò su Jacques.

- I Tedeschi non hanno attaccato la Linea Maginot prima di quest’anno perché Hitler è stato fermato! Quel verme schifoso ci avrebbe conquistati subito. E ci avrebbe uccisi tutti, come i Polacchi!

Si avvicinò anc-ora di più al viso dell’amico, gli afferrò una ciocca di capelli e tirò leggermente.

- Ci imbottiglieranno come scarafaggi, Jacquot. E ci manderanno chissà a dove a morire come dei cani! Solo perché siamo Ebrei.

Jacques guardò gli occhi chiari dell’amico.

- Non credo. I Tedeschi non ci prenderanno mai.

- Sei veramente un cretino! Quegli schifosi non si fermeranno davanti a niente e a nessuno!

- Davanti al nostro esercito lo faranno!

- Come no, Barux! Hitler è un emerito…!

- Marc, per favore. – implorò Christopher Fichner, posandogli una mano sulla spalla. – Stiamo dando spettacolo.

- Porca misera, Chris! Stiamo per essere uccisi dalle SS e tu mi dici di stare calmo?! – afferrò la pinta di birra e ne bevve un sorso, con foga.

Jacques alzò le spalle.

- Sei il figlio di un politico, Marc. Non ti prenderanno mai.

- Non quando conquisteranno la Francia a suon di mazzate!

- Galeque! – sibilarono insieme Jacques e Christopher. Quest’ultimo aggiunse: - Certo che tu porti rogna!

Lui sbuffò e finì la sua pinta di birra.

Jacques guardò il fondo del suo bicchiere, senza proferire un’altra parola. Quel bastardo di Galeque. Se solo avesse potuto farlo tacere…

- De Gaulle ha detto che i Tedeschi non sono attesi prima di sabato, comunque. – riprese Chris.

- Oggi è venerdì! – ruggì Marc, spazientito. - Potrebbero attaccare anche adesso…

- Giuro che se non la smetti, Marc, ti ammazzo io prima che lo facciano loro.

- Ma sto solo dicendo la verità! Cinquanta franchi che entrano a Parigi entro la settimana. Oggi o domani.

- Cinquanta franchi? Non scommetto così tanto sul nostro esercito. – replicò Chris, sorridendo tiepidamente. Parlava e sorrideva di rado, Christopher Fichner. Era un ebreo tedesco, un rifugiato tedesco, nato a Colonia diciannove anni prima. Era calmo, posato e tranquillo, niente faceva inarcare quelle sottili sopracciglia bionde. Provava repulsione per i seguaci del partito Nazionalsocialista, e si sentiva francese al cento per cento. Cercava sempre di dare onore al suo nuovo Paese, con orgoglio si diceva un parigino, con quell’accento perfetto, e la camicia per metà fuori dai pantaloni.

- Diciamo che ti offriamo da bere. – propose Jacques. – Oggi e… le tre volte successive!

- Affare fatto. – accordò Marc. Strinse la mano a Barux, con soddisfazione.

- Che scemi. – sorrise Christopher. Marc alzò le spalle, e decise che era finalmente ora di cambiare argomento. Si rivolse a Jaques.

- Come va con Hélène, Jacqot? – lui arrossì, studiando gli occhi scintillanti di Marc, e si fregò le mani.

- Perché me lo chiedi?

- Perché lei è proprio laggiù. – Galeque sollevò un dito e Jacques balzò sui suoi piedi. Era vero. Una chioma a boccoli biondi spuntava tra tutte le teste presenti nel caffè.

- Hél! – attraversò la distanza che li separava a grandi passi e la strinse tra le braccia. Lei sorrise, tiepidamente.

- Ciao. – lo salutò con semplicità, ma lui si accontentò. Spostò lo sguardo su Lucille, la migliora amica di Hélène.

- Ciao, Lu.

- Ciao. Come stai?

- Bene. Ti prego, fa’ tacere tuo fratello, non la smette dei parlare dei Tedeschi. Chris ci sta male.
Lucille alzò gli occhi al cielo e si avviò con grandi e furiosi falcate verso il loro tavolo. Jacques sapeva che quando Lucille Galeque si attivava contro il fratello erano guai.

Studiò lo sguardo perso di Hélène, la nuca appoggiata alla parete e le braccia lungo i fianchi.

- Andiamo anche noi? – domandò, piano. Hélène scrollò le spalle e si mosse dietro di lui, in silenzio. Si sedettero tutti intorno al tavolo e Jacques guardò distrattamente Chris che salutava la sua ragazza. Allungò le lunghe gambe sotto il tavolo, e notò la borsa di Lucille colma di libri.

- Allora? Cosa studiamo per primo? – un gemito generale.

- Ille, per la miseria! È venerdì! Nessuno studia di venerdì!

- Lunedì abbiamo un esame importante, Barux.

Jacques si spazientì, e fece per dire qualcosa, ma non ebbe il tempo. In seguito quasi ringraziò quell’avvenimento che gli fece chiudere la sua maledetta boccaccia che lo cacciava sempre nei guai. Quasi.

Un boato risuonò all’esterno del locale, facendo sobbalzare tutti. Jacques sentì, suo malgrado, la sua voce levarsi alta dal tavolo, più acuta di quanto avesse voluto:

- Che succede?! – Marc balzò sui suoi piedi, facendo cadere la sedia dietro di sé. Lucille ai aggrappò alla giacca di suo fratello.

Si udirono degli spari e delle grida.-

Schießen! Schießen! – Chris si alzò talmente violentemente che tutti i bicchieri caddero sul pavimento, frantumandosi. In circostanza normali Monsieur Crossier, il proprietario del bar, avrebbe imprecato contro Christopher per i suoi preziosi bicchieri andati in pezzi. Ma Crossier non mutò la sua espressione terrorizzata e, dopo pochi istanti, sparì nel cucinotto. Hélène afferrò Jacques per il braccio. “Sparate, sparate!”

Altri spari, altre grida. Sentirono delle urla infantili. Un bambino non trovava più la sua mamma.

“Maman! Maman!” “Mamma, mamma!”

Jacques sentiva il suo cuore battere con forza, il sangue gli pulsava nelle tempie dalla paura. Tutto procedeva con lentezza innaturale.

- Gehen nach Hause! "Andate a casa!"

Sentiva una bolla avvolgere il locale, i rumori cominciavano a diventare ovattati. La vista gli si annebbiava.

La bolla si ruppe in un secondo. La porta del locale si spalancò con un sonoro ‘BUM!’, che risuonò per tutta la stanza.

Un soldato. Ma non un soldato normale. Non aveva la divisa francese, non aveva la spilla con il tricolore appuntato sul petto. Si fermò sulla soglia. Ghignò.

- A casa, pariser. Se non volete che qualche allgemein vi faccia saltare le palle. – scoppiò a ridere, era una risata grassa e roca. Jacques sentì  Chris stringere i pugni al suo fianco. Il tedesco uscì sbattendo la porta, senza smettere di sghignazzare. “Parigini”; “Generale”

Marc fu il primo a scattare, afferrando Lucille per il polso. Sull’uscio, guardò con aria di scuse i suoi due amici e si buttò tra la calca. Jacques sentiva Hélène tremare contro di lui e l’afferrò saldamente per la vita. In circostanze normali si sarebbe sentito tremendamente imbarazzato da quel contatto inaspettato. Ma quelle erano circostanze normali?

- Hélène! Hélène!

Lei strinse il colletto della camicia di Jacques, fino a farsi diventare le nocche delle dita bianche.

Un uomo dai capelli bianchi apparve sulla soglia e lei si fiondò tra le sue braccia.

- Papà! Oh, papà! Che sta succedendo?

- I Tedeschi sono alle porte di Parigi! Hanno già raggiunto la Gare du Nord! Vieni via, Hélène, vieni via!

A Jacques sembrava di aver perso tutti i sensi. La vista era sfocata, gli occhi gli lacrimavano. Sentì, come in sogno, Hél sfiorargli una guancia con i polpastrelli delle dita. Piangeva. Seguì una goccia d’acqua salata scivolare giù per la sua guancia, e l’orlo della sua gonna che correva dietro di lei, sferzato dal vento.

- Jacques! Jacques! Andiamo a casa!

Fu risvegliato da altri spari, da urla e dall’odore di fumo. Chris lo scuoteva per la spalla. Si lasciò trascinare verso Rue De Myrha, nel vecchio condominio dove vivevano lui e Christopher.

Passando per Rue de Clignancourt notarono un soldato tedesco, con il fucile sulla spalla, che li guardava con aria di sfida.

Jacques sentì un brivido di rabbia, di pura collera. Strinse i pugni, mentre l’uomo, soddisfatto dell’effetto che aveva avuto su di lui, correva via.

Come si permetteva, quel disgustoso parassita, di occupare la sua casa, la sua città, il suo Paese? Piantò i piedi per terra e si fermò.

Chris lo tirò per il polso, affannato. I capelli biondi erano divisi in ciocche sudate, che cadevano sulla fronte. Il suo solito fare elegante, che sembrava conquistare tutte le ragazze dell’XVIII° arrondissement , era sciupato. Il volto contratto dallo stress e dall’ansia, sembrava che udire nuovamente il tedesco, parlato da qualcuno che non fosse i suoi genitori, avesse risvegliato angoli   del suo cuore che nemmeno pensava di avere.

- Jacquot, perfavore. – lo implorò. – Andiamo a casa. Ricominceranno a sparare tra poco.

- No. – asserì Jacques deciso. – Questa è casa mia, loro non possono prendersela! Non li lascerò fare, come hai fatto tu! Non li lascerò prendersi la mia città!

La vena del suo collo pulsava, le tempie gli dolevano e la testa anche. Ma era deciso a rimanere lì, in mezzo alla polvere da sparo. Chris capì. Capiva sempre. Si sforzò di rilassare il viso, e la sua ruga di preoccupazione si lisciò.

- Jacques. – gli strinse il braccio, lui cercò di sottrarsi ma Christopher lo teneva saldamente. – Andiamo. Non è tempo di fare gli eroi.

- E quando lo sarà?! – intervenne Jacques, disperato.

- Quando sarà il momento, sono sicuro – sicuro – che la Francia tornerà nostra. Siamo solo dei ragazzi.

- E questo che ti ferma?! Il fatto che siamo giovani?! Sono tutte scuse! TUTTE SCUSE! – gridò con tanto vigore che Chris sembrò spaventato. - Allora anche tu sei un parassita, come loro!

- Jacques… -- ma lui non badò a quello che l’amico gli stava dicendo. Era furioso, non riusciva a stare fermo come spesso gli capitava quando era nervoso o incollerito. Le dita danzavano freneticamente strette nel suo pugno. 

- Se fossi un vero francese, un vero parigino, come ti piace andare in giro a dire, saresti da qualche parte a fare a botte con i Tedeschi o incendiare carri armati! E invece no! Tu sei ancora uno di loro! – la voce sfumò, roca e strozzata. Un gelido silenzio crollò per la strada.

Chris si ammutolì. Jacques si pentì all’istante di ciò che aveva detto.

Idiota, si disse. Fu tentato di chiedere scusa, ma il suo orgoglio lo frenò.

- Andiamo a casa. – ripeté Chris con freddezza, dopo qualche secondo. Il suo viso era contratto dallo sconforto e dal dolore. Jacques aveva imparato a leggere tutte le espressioni di quegli occhi. Chris agguantò il braccio di Jacques, e lo strattonò dietro di sé. Jacques lo seguì, docilmente.

Arrivarono a Rue de Clignacourt sani e salvi. Gettarono un’occhiata agli orologi, evitando di guardarsi l’un l’altro. Ancora due minuti. Salirono senza dire una parola le scale del condominio, mentre dall’esterno si udivano grida agghiaccianti e spari. Solo in quel momento Jacques si rese conto di quanto surreale fosse la loro situazione. La guerra era iniziata, se ne rendeva conto, e lui aveva appena buttato all’aria l’amicizia che avrebbe potuto permettergli di non sprofondare. Così tante emozioni si accavallarono nel suo cuore: collera, desolazione, amarezza, dolore, preoccupazione…

Si fermò davanti alla sua porta. Tirò fuori le chiavi. Fare un'azione così famigliare in una circostanza così anomale... gli sembrava... insensato. Il cuore stava per esplodergli nel petto.

- Chris! – lo chiamò, mentre saliva le scale. Lui si voltò. Sembrava infuriato. – Mi dispi… --

Halt die Fresse. – ringhiò lui in tedesco. Jacques, pur senza capire, indietreggiò leggermente, come colpito da una frustata. “Chiudi il becco.”  

Chris sparì e lui entrò in casa. Venne investito da due braccia che si arpionarono al suo collo.

- Oh, mon Dieu, Jacques! Grazie al Cielo, credevo che ti avrebbero ammazzato! “Mio Dio!”

- Mamma… - protestò lui, scostandola dal suo petto. Gli occhi di Ophélie Barux erano colmi di lacrime e le guance erano rosse e umide. Singhiozzò sulla sua maglia, stringendolo spasmodicamente a sé. Jacques si sedette sulla porta, poggiando la schiena sul duro legno dell’uscio, senza lasciare la presa. Gli spari aumentarono di botto, parole in tedesco rimbalzavano contro le pareti delle case.

Rimasero in quella posizione fino all’alba, quando Jacques accompagnò la madre nella sua camera da letto, e guardando fuori dalla finestra, vide una svastica precipitare, sferzata dall’aria, sulla Tour Eiffel.

La sua Tour Eiffel.

 

 

 

 

 

Angolino della squinternata:

Bonjourrr, mes lecteurs! Saluto azzeccato, non credete? Ebbene, dopo quasi tre mesi di scribacchiamenti e cancellazioni eccolo! Il tanto agognato capitolo sulla mia amata Francia. Scusate il ritardo, ma questo... deludente obbrobrio è stato un vero e proprio parto. -.-" 

Una situazioncina difficile quella della Francia, che dall'attacco dei Tedeschi verrà spaccata in due. Ma questo lo vedremo più avanti, seguendo le avventure del nostro intrepido Jacques! xD

Qualche piccola precisazione:

1 - La citazione iniziale è di Charles De Gaulle, l'eroe della resistenza, che apparirà anche nei prossimi stralci di vita di Jacques. Mi sembrava adatta ^^

2 - Il personaggio di Christopher non è semplicemente una comparsa o una personalità secondaria. Anzi, diventerà il protagonista di una delle prossime shot, in cui avremo l'occasione di conoscerlo meglio, con il suo passato, e ciò che lo attende dopo la conquista di Parigi.

3 - Rue De Myrha e Rue De Clignacourt sono due vie che si trovano nel quartiere ebreo della capitale francese. La prima è spudoratamente presa da Google Maps ^^ L'altra è citata nel libro "Un Sacchetto di Biglie" di Joseph Joffo (che per altro vi consiglio), ed essendo questo romanzo uno dei miei preferiti non ho potuto non inserirla. Colpevole!

4 - La reazione di Jacques può sembrare impusliva ed esagerata, ma ho pensato che, essendo i francesi un popolo orgoglioso e patriottico, fossero tutti scossi da un fremito di rabbia in quei periodi. Il mio Jacques è semplicemente molto avventato, e iroso, e ha centuplicato la normale irritazione.

5 - La svastica sulla torre Eiffel: a quanto ho letto i Tedeschi hanno veramente tolto il tricolore francese dalla famosa torre e l'anno sostituito con la croce uncinata. Ho voluto inserirlo in questo capitolo perché mi sembrava un segno abbastanza forte della caduta, della sconfitta, dell'umiliazione e della forza del nazismo. 

Ringrazio FairnessPhoebe Estelle Evanskikka23NiNiel82 roby1150 per aver inserito questa raccolta tra le storie preferite. Merci beacoup!

Ringrazio ancora FarinessJoey Potter e Tristano per averla inserita tra le ricordate.

Ringrazio la mia Freddy BarnesHarry JoHisu_SoledadJane Noire, Littlejane, marguerite90, OlandeseVolante eVesiSchwartz per averla inserita tra le seguite. Grazie mille!

Grazie alle cinque anime pie che hanno voluto recensire lo scorso capitolo: marguerite90NiNiel82Phoebe Estelle Evans,Freddy Barnes Fairness.

Grazie ai lettori silenziosi, che hanno fatto raggiungere alla mia storia la cifra totale di 520 visite. Grazie mille.

I commenti sono sempre bene accetti ^^

Paix, amour et France! <3

 

AlexJimenez


   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Geil_Flynn