Tengo molto a questa storia,
forse perché mi ha permesso di omaggiare un libro che ho
amato tantissimo, forse perché è stato il mio
primo tentativo di scrittura su un personaggio che non ho mai preso in
considerazione, forse perché è stata una di
quelle storie che quando finisci di scrivere ti senti davvero, davvero
soddisfatta.
Spero vi risulti gradita almeno quanto lo è per me.
Grazie,
Legar
Nick
autore su efp: Legar
Titolo: Una morte
bianca come il latte, rossa come il sangue
Rating: Verde
Genere:
Introspettivo, Triste
Numero
scelto e personaggio associato: 17.
Gregory Goyle
Altri
protagonisti: //
Altri
personaggi: Vincent
Tiger, Draco Malfoy
Avvertimenti: One-shot,
Missing Moments
Eventuali
pairing: //
Introduzione: La
realtà colora di rosso la mia mente. È il colore
dell’Ardemonio, il fuoco maledetto. Vincent non avrebbe
dovuto usarlo: troppo pericoloso, per poco non ci restavo secco. Devo
ricordarmi di rimproverarlo.
Mi tiro su.
Vincent, dove sei?
Note
dell’autore: Il titolo
della one-shot si rifà al romanzo Bianca
come il latte rossa come il sangue di
Alessandro D'Avenia.
Nella
storia sono presenti citazioni tratte dallo stesso: le riporto di
seguito, nell'ordine in cui compaiono.
Il
silenzio è bianco.
Il
bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini.
Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è
niente, come il silenzio. [...] In silenzio: in bianco. Non so rimanere
in silenzio o da solo, che è lo stesso.
Il
foglio resta bianco, pulito, e nessuno vede il dolore nascosto dietro
quello strato bianco.
L'amore
è rossosangue.
La
tristezza sta entrando a ondate. Cerco di arginarla con una spugna.
Faccio ridere. Resisto qualche minuto, poi la paura sale, e sono un
naufrago al centro di un oceano di solitudine.
Una morte bianca come il
latte, rossa come il sangue
Silenzio.
C’è solo l’anonimo silenzio nella mia
testa, dopo le urla devastanti e l’infinito frastuono della
guerra. Il silenzio è bianco. Bianco
come il latte, puro. E io non ho mai apprezzato la purezza.
Il bianco
infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Anzi,
il bianco non è neanche un colore. Non è niente,
come il silenzio. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o
da solo, che è lo stesso. Ho sempre
bisogno di qualcuno con cui condividere gli attimi della vita.
Semplicemente, la solitudine non fa per me.
E allora perché mi sento solo? Perché il bianco
mi precipita addosso e io non ho la forza di spingerlo via? Cala
lentamente sui miei occhi ciechi, riempie i miei sensi.
Sto morendo? La guerra mi ha portato via la vita?
No, non posso arrendermi. Vincent mi aspetta.
Compagni,
amici, per la vita.
L’abbiamo promesso, e io sono fedele alle promesse.
Mi faccio forza, prendo coraggio proprio da quel giuramento fatto ormai
sette anni fa, quando ci siamo conosciuti. E spingo. Spingo via il
bianco, che risucchia ogni sfumatura, ogni soffio di vita, e apro la
mente al colore.
Rosso.
La realtà colora di rosso la mia mente. È il
colore dell’Ardemonio, il
fuoco maledetto. Vincent non avrebbe dovuto usarlo: troppo pericoloso,
per poco non ci restavo secco. Devo ricordarmi di rimproverarlo.
Mi tiro su.
Vincent, dove
sei?
Guardo
Draco, steso a terra. I singhiozzi gli scuotono il petto.
Mi guarda. «T-Tiger è morto» riesce a
pronunciare, tra i singulti.
Non capisco. Non voglio capire.
Posso
permettere al bianco di annebbiare nuovamente la mia mente, posso
cancellare con quello la sofferenza di questa pagina del libro della
mia vita. Il foglio resta bianco, pulito, e
nessuno vede il dolore nascosto dietro quello strato bianco.
Eppure, al tempo stesso, non posso. A cosa serve fuggire dalle
emozioni, se queste tornano sempre a cercarci, più forti e
più imponenti di prima? Non posso. Devo affrontare la
realtà.
La
realtà è fatta di sangue. No, nemmeno. Vincent
non ha neppure versato sangue, è semplicemente bruciato
nella Stanza delle Necessità a causa del fuoco da lui stesso
evocato.
Vincent,
perché mi hai lasciato? Hai infranto
tu il nostro giuramento. Come hai potuto?
Ti amavo, ti amavo come l’amico più caro che abbia
mai avuto. Mi hai lasciato, e ora il mio cuore sanguina, ferito, quasi
distrutto, dalla tua perdita. L'amore
è rossosangue. Come il sangue che, nonostante
tutto, il mio cuore continua a pompare nel mio organismo, mentre il tuo
cuore non lo fa più nel tuo. Io sono vivo; tu no.
Sento il dolore nel mio cuore. La tristezza
sta entrando a ondate. Cerco di arginarla con una spugna. Faccio
ridere. Resisto qualche minuto, poi la paura sale, e sono un naufrago
al centro di un oceano di solitudine. Già mi
manchi. Come farò senza di te? Solo, senza di te?
Finalmente riesco a piangere. È liberatorio e devastante
insieme: aiuta a sfogarsi, a buttare fuori il dolore, anche se questo
non lo perdi mai per sempre; ti fa realizzare la perdita, capisci che
è davvero finita. Annego in ogni lacrima che cola dai miei
occhi sulle guance. Annego, e non ho la forza di nuotare per risalire
in superficie.
I miei occhi bagnati incrociano quelli di Draco, e i motivi che ci
hanno tenuti lontano non hanno più importanza. Lo abbraccio,
o forse mi abbraccia lui. Ci facciamo forza a vicenda, per sostenere il
peso della presenza del cadavere del nostro amico che aleggia tra noi.
Vincent. La sua vita rubata da una morte bianca come il latte, rossa
come il sangue. Il bianco dei suoi occhi privi di vita, il rosso del
fuoco che ha decretato la fine della sua esistenza.