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Autore: Liberty89    07/07/2011    7 recensioni
Fan Fiction vincitrice del 3° Gold Fiction Contest, indetto dal Fan Fiction World Forum.
Questa storia è stata catalogata come un "must", ed è pertanto consigliata a tutti i lettori.

Il Regno massimo
Chiamerà l’ultimo cuore prescelto.
Un cuore in costante pericolo
Perché il confine che lo separa dal buio
È fragile,
Come il cristallo.
La Via del Tramonto
Sarà accompagnata da una chiave oscura,
Creata dal Regno supremo stesso,
Poiché il tramonto conduce alle tenebre.

-Dal capitolo 24-
Un nuovo nemico minaccia la pace dei mondi e i prescelti del keyblade partiranno per una nuova avventura, in compagnia di un nuovo custode, un personaggio inventato (o quasi) dalla mia pazza mente!In questa fic s'incroceranno le trame di alcuni noti anime e film d'animazione, per cui saranno presenti spoiler su di essi, in ogni caso avviserò quando verrà l'occasione. Come generi ho messo i principali, ma qui dentro ci sarà di tutto: dalla drammaticità alla demenza pura xD nonché alcuni cenni di vita reale ^^ Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sclero di una notte di mezza estate'
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La li ho!!! Dopo trentordici secoli di assenza, sono finalmente tornata!!! Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto, ma purtroppo quest'anno sono successe troppe cose e non ho avuto davvero il tempo per dedicarmi alle fan fiction. Comunque sono riuscita a fare in tempo per il compleanno dello sclero!!! *parte musichetta di buon compleanno* Ma non siamo qui per fare la piega ai pinguini, quindi diamoci dentro! Buona lettura na no da!!!


Capitolo 74: Osuwari!


Le fiamme scoppiettavano allegre al centro di quella piccola e silenziosa radura, creando dei complessi e agitati giochi di sfumature scure, con le ombre dei guerrieri della Luce. I custodi, il mago di corte e il cavaliere, erano riuniti attorno al piccolo ma vivo fuoco, dopo aver camminato tutto il giorno in quella fitta foresta, di cui ancora non si intravedeva il margine. Quando il sole si era spinto ben oltre la linea dell’orizzonte e il cielo era da tempo tinto di rosso, i sette compagni avevano deciso di fermarsi per mangiare e passare la notte. La volta celeste sopra di loro sgombra di nubi, era tinta di un blu intenso e profondo, in cui le stelle brillavano come diamanti ovunque si volgesse lo sguardo. La luna piena, in mezzo a quell’elegante trionfo di luci, pareva una perla, perfetta nel suo prezioso candore.
La custode del Tramonto rimase per un istante senza fiato di fronte a quel maestoso spettacolo, che a casa sua non avrebbe mai potuto apprezzare appieno. Sospirò, pensando al suo mondo ed a quelle poche persone a lei care, che forse non avrebbe più rivisto. Aveva nostalgia di casa e dei momenti sereni che aveva passato prima che il keyblade e Kingdom Hearts entrassero nella sua vita, decretandone una svolta inimmaginabile. Dal giorno in cui si era ritrovata padrona e schiava al contempo di quelle due armi leggendarie, la sua esistenza non era più stata la stessa e ora, il suo destino incombeva su di lei con la sua imponenza, proprio come il cielo sopra la sua testa. Con un lungo respiro, fece a se stessa la domanda che si poneva ormai da quel lontano giorno in palestra, ma che era sempre rimasta senza una risposta…
Fu l’enorme sbadiglio del cavaliere armato di scudo a distrarla dalle sue elucubrazioni. Sorrise, osservandolo mentre si stropicciava gli occhi stanchi e il papero seduto al suo fianco lo imitava senza volerlo. Si alzò stirando le braccia in alto e attirando l’attenzione su di sé.
-Credo che sia meglio andare a dormire. È tardi e domani ci aspettano ancora molte ore di cammino.- asserì. -Farò io il primo turno di guardia.-
-Sei sicura?- chiese Topolino. -Anche tu sarai stanca.-
-Non preoccupatevi Maestà, sono abituata più di voi a star sveglia durante la notte e poi da quando abbiamo lasciato il Castello Disney sono in piena forma.- disse con un sorriso tirato, quasi dispiaciuta per le difficoltà che aveva incontrato in quel mondo pieno di Luce.
-Capisco, però quando inizierai ad avere sonno chiama uno di noi ok?-
-Va bene.- acconsentì, mentre i due custodi più giovani le davano la buona notte e andavano a stendersi nei loro sacchi a pelo, dando le spalle al fuoco.
Dopo di loro, fu il turno del Re, seguito immediatamente da Paperino e Pippo, che non ci misero molto a cedere il passo al sonno. Il custode dell’Alba invece, non si mosse dalla pietra su cui sedeva e mantenne lo sguardo sul piccolo falò.
-Tu non vai a dormire?- gli chiese, tornando a sedersi al suo fianco.
-Prima volevo farti una domanda.- rispose lui, rivolgendole l’attenzione delle sue iridi color mare.
-Sentiamola.- lo incitò.
-A cosa pensavi prima, mentre guardavi il cielo?-
Jessie si lasciò andare ad un piccolo sorriso, per nulla disturbata dall’osservazione del ragazzo. -Pensavo a casa mia… e al fatto che lì non avrei mai potuto vedere così bene le stelle.- spiegò tranquilla, tornando a posare lo sguardo sull’infinito soffitto che li sovrastava. -Nel tuo mondo si vedono così?-
Riku sorrise. -Anche meglio, soprattutto in riva al mare.-
-Parlami di casa tua, sai che ancora non so da dove vieni?- domandò ridendo piano per non svegliare i compagni.
-Davvero non te l’ho detto?- replicò stupito, ricevendo un cenno di diniego. -Allora te ne parlo volentieri…-
Per l’ora che seguì, l’argenteo descrisse le Isole del Destino con minuzia di particolari e come si presentavano a ogni stagione, dandole modo di immaginare il più facilmente possibile quei luoghi lontani. Dalle isole principali, passò poi all’isola in cui lui, Sora e Kairi avevano passato la loro infanzia e le narrò anche dei giorni in cui l’Oscurità giunse da loro.
-In quei giorni terminammo la costruzione della zattera con cui avevamo intenzione di lasciare il nostro mondo… io e Sora facevamo continuamente delle gare per deciderne il nome, chi sarebbe stato il capitano e chi avrebbe diviso un paopou con Kairi…-
-Un paoche?- chiese confusa la ragazza.
-I paopou sono dei frutti a forma di stella che crescono solo sulla nostra isola, e c’è una leggenda legata a loro.- disse, facendo una breve pausa. -Se due persone dividono uno di questi frutti, si dice che saranno legate per l’eternità.-
-E’ una bella storia… e così volevi dividerlo con Kairi eh?- lo stuzzicò la castana.
Riku arrossì, prima di rispondere. -E’ stato tanto tempo fa! Ero ancora un ragazzino!-
-Lo so sciocchino!- rise lei, dandogli un bacio sulla guancia. -Vai avanti a raccontare, alla fine siete riusciti a lasciare il vostro mondo con la zattera?-
-Purtroppo no…- rispose tristemente. -La notte prima della partenza, l’Oscurità attaccò il nostro mondo e lo distrusse. Io mi salvai perché avevo scelto spontaneamente di seguirla, Kairi svanì dopo aver lasciato il suo cuore a Sora, mentre lui è finito su un altro mondo dopo la scomparsa delle isole.- concluse, stringendo i pugni e dandosi la colpa per quanto era accaduto anni prima.
La keyblader gli posò una mano sulla spalla. -Non darti colpe che non hai Riku.- disse, interpretando la sua espressione di rammarico. -Sei cresciuto e cambiato da allora. Non ha senso accusarti di un errore che hai commesso, ma al quale hai rimediato.-
Il ragazzo inclinò il capo, posando così la guancia sul dorso della mano della compagna. -Hai ragione…-
-Sono curiosa di vederla la tua isola, da ciò che mi hai detto, sembra un vero paradiso.- riprese Jessie, tornando a guardare le stelle.
-La vedrai.- affermò lui con sicurezza.
Jessie sospirò. -Riku…-
-Ho detto che la vedrai.- ripeté, abbracciandola e portandosela al petto. -Dammi pure dello stupido o quello che vuoi, ma io sono convinto che alla fine di tutta questa storia tu sarai con me.-
Senza dire altro, la ragazza si rilassò tra le sue braccia e nascose il viso nella sua felpa, per evitare che vedesse la lacrima solitaria che le aveva solcato il viso. Tra i suoi pensieri affiorò nuovamente la solita domanda, che ormai l’accompagnava come un segno indelebile.

-Perché sono stata scelta io?-

***

-Spiegami un po’… perché siamo tornati qui?- domandò annoiato, guardandosi in giro.
L’uomo scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli neri. -Perché il capo vuole saperne di più sulle mosse del nemico e Malefica è l’unica in grado di dirci qualcosa.- spiegò, salendo le scale del buio e lugubre salone.
-Aha…- rispose Xigbar, sbadigliando.
-Ma perché perdo tempo a parlare con te?- chiese a se stesso il Feroce Lanciere.
-Che hai detto?!-
-Niente, niente…- rispose non curante Xaldin, fermandosi in cima all’ultimo scalino. -C’è qualcosa che non va…-
Il Ritornante fece scorrere i propri occhi viola da destra a sinistra ma nulla appariva diverso da come si era presentato le due volte precedenti. Un religioso silenzio avvolgeva il castello in cui la strega aveva trovato dimora e solo un lieve alito di vento smuoveva di tanto in tanto i pesanti tendaggi, entrando da piccole e introvabili fessure.
Quel maniero, sempre più somigliante a un anziano che lentamente si lascia andare allo scorrere del tempo, smettendo di curarsi di sé e di ciò che gli accade intorno, non mostrava alcun cambiamento visibile o invisibile e questo insospettì maggiormente il numero III.
-Che la strega se ne sia andata?- buttò lì Xigbar, prima di cacciare l’ennesimo sbadiglio.
L’altro rifletté su quell’eventualità, poiché a quel punto della storia essa non era del tutto improbabile. -Può darsi, ma l’avremmo trovata in qualche modo… non è così facile nemmeno per lei, sparire nel nulla così di punto in bianco.- rispose Xaldin, riprendendo ad avanzare. -Proviamo a cercarla di sopra, magari è in biblioteca…-
Il Tiratore Libero sbuffò, ma poi annuì e seguì l’amico su per la scalinata, gettando occhiate a destra e a sinistra, poiché anche lui aveva notato che nonostante tutta quella “normalità”, qualcosa era indubbiamente cambiato dalla loro precedente visita.
Giunti nel corridoio di destra, si fermarono un istante a osservarlo e storsero il naso. Le fiaccole occasionali che l’ultima volta scoppiettavano allegre sulle pareti di gelida pietra, erano tutte spente e da nessuna proveniva la consueta scia di fumo, che solitamente segue lo spegnimento di una fiamma. Questo, poteva significare solamente che quei fuochi fatui, erano stati annullati ormai da molti giorni. Ora, l’unica fonte di luce era prodotta da un inconsueto raggio argenteo prodotto dalla luna, che filtrava da una delle ampie finestre, a causa dello spostamento di una delle pesanti tende scure.
I due Ritornanti si guardarono di sfuggita, dopodiché ripresero a muoversi, mantenendo alta la guardia, pronti a estrarre le loro armi in caso di bisogno. Raggiunsero lentamente le due porte presenti in quell’ala del castello e senza pensarci due volte, Xaldin spalancò la porta di legno nero, che si mosse senza emettere alcun suono o fruscio.
-Ehi strega ci sei?- chiamò il numero II, sbirciando oltre la spalla del compagno, il quale stava scrutando ogni angolo che poteva raggiungere con lo sguardo.
Avanzò in silenzio e neanche lì trovò delle differenze, rispetto a quanto aveva potuto vedere la volta prima. Si inoltrò tra gli scaffali neri, ricolmi di libri provenienti da ogni luogo e risalenti ad ogni tempo, scrutandoli uno ad uno, finché il suo piede sinistro non sbatté contro qualcosa che si trovava sul pavimento. Abbassò lo sguardo e vide un volume aperto. Si chinò e lo raccolse, accorgendosi che solo la pagina di destra era scritta, mentre quella che la seguiva sembrava addirittura nuova. Lesse distrattamente quelle poche ed eleganti righe, ma sgranò gli occhi quando ne comprese il significato.
-Ehi Xaldin, la strega non c’è neppure nella stanza accanto… possibile che sia dall’altra parte?- esordì il Ritornante con la benda, avvicinandosi al compagno. -Ohi, ci sei? Che leggi?- domandò, girandogli intorno e gettando uno sguardo al libro e alla sua copertina. -Questo non è il libro della profezia che ci ha letto la strega l’altra volta?-
-Proprio lui e l’ho trovato a terra, aperto su questa pagina.-
-Non mi pare sia un buon segno.-
Il numero III annuì appena, chiudendo il libro e portandolo sotto al braccio. -Andiamo a controllare nell’altra ala.-
Sempre taciturni come fantasmi, ma con andatura più rapida, i due uomini si diressero verso la stanza in cui avevano trovato Malefica per la prima volta. Si fermarono di fronte alla pesante porta di legno, sulla quale una coppia di draghi era ancora impegnata in un feroce duello, scoprendola socchiusa. L’uscio si mosse docile e senza emettere alcun verso, mentre veniva aperta dalle caute mani di Xigbar, che con altrettanta prudenza mosse un paio di passi nella piccola stanza, trovandola lugubre e silenziosa, ma soprattutto vuota.
-La cosa comincia a farsi seccante.- sputò il Tiratore Libero, studiando l’ambiente con l’iride dorata, fin dove arrivava la fioca luce delle poche fiaccole accese lungo il corridoio.
-A chi lo dici…- sbuffò una terza voce dall’angolo più buio della stanza, facendo voltare immediatamente i Ritornanti. -E’ veramente seccante non avere nulla da fare.-
-Marluxia…- sibilò il Feroce Lanciere. -Cosa ci fai qui?-
-Un giro.- buttò lui, alzandosi ed avanzando verso gli ex compagni e scrutandoli dall’ombra del cappuccio nero. -E voi? Cercate Malefica per caso?-
-E se così fosse?- replicò il numero II.
-Bè, stareste sprecando tempo. La strega se n’è andata.-
-E dove sarebbe andata di grazia?-
Il Leggiadro Sicario rise a labbra strette. -Ma da nessuna parte. Se n’è andata, fine della storia.-
-Bastardo…- ringhiò Xaldin. -Sei stato tu?-
-Io? Oh no, io non possiedo un simile potere, ma la mia compagna sì.- disse, esibendo un lungo ghigno. -Malefica aveva esaurito il suo compito ed è stata tolta dal gioco.- proseguì. -La ruota del destino ha già avviato il suo giro e coloro che non rientrano nelle previsioni, saranno eliminati uno alla volta.- spiegò, impugnando la sua falce dalla lama d’antracite lucida, che brillava lievemente alla debole luce delle fiaccole. -E voi siete i prossimi sulla lista dell’ultimo emissario.-
Dopo un rapido sospiro, il Ritornante dai lunghi capelli color carbone si girò verso il suo compagno e gli spinse tra le mani il libro della profezia, prima che potesse evocare la sua arma.
-Che diavolo fai Xaldin?!- domandò stupito.
-Torna alla base e avverti il capo di quanto successo.- asserì serio, fissandolo nel suo unico occhio visibile.
-Xaldin non dire stronzate, io non ti mollo qui! Combatterò anch’io contro questo traditore!-
-Ragiona! Il tuo potere è più utile ai custodi, contro di lui bastano le mie lame! Muoviti!-
Xigbar sputò a terra e ringhiò un istante. Il suo compagno aveva ragione, ma come poteva abbandonarlo?
-Maledetti sensi di colpa! Era tutto più semplice quando ero un Nessuno!- pensò il Tiratore Libero, stringendo il pugno destro.
-Perché pensi che lo lascerò andare via così facilmente?- chiese Marluxia divertito. -Poveri sciocchi, non siete cambiati per niente dai tempi dell’Organizzazione. Mi auguro che siate pronti ad essere cancellati!- urlò, lanciandosi verso i due avversari, brandendo la sua arma con entrambe le mani.
Una folata di vento investì la stanza, creando ancor più caos al suo interno, e tre delle sei lance di Xaldin fermarono l’avanzata della nera lama portatrice di morte.
-Cosa cazzo stai aspettando?! Che ti ci mandi a calci?! Vai!- urlò, aprendo un varco alle spalle dell’amico.
-Ho capito!- esclamò l’altro, saltando nel varco. -Vedi di tornare indietro! Mi devi ancora quella famosa birra!-
-Io mi ricordavo che tu me ne dovevi ben tre, ma stai tranquillo! Non ti libererai facilmente della mia presenza, occhio di falco!- lo prese in giro, mentre impugnava altre due lance e l’ultima rimaneva sospesa tra lui e il nemico.
-Sfotti, sfotti! Se ti fai battere vedrai quanto ti prenderò per il culo!- replicò, lasciando che il varco si richiudesse davanti a sé. -Non lasciarti sconfiggere, Xaldin…-

***

Il vento soffiava leggero tra le ampie fronde di quella fitta ed apparentemente infinita foresta.
Al sorgere dell’aurora, Riku aveva svegliato i compagni, che più o meno affettuosamente, gli avevano dato il buongiorno. Dopo una rapida colazione, erano subito ripartiti, per fermarsi nuovamente a pranzare, quando il sole era giunto al punto più alto del suo lento percorso.
Fu nel pomeriggio inoltrato, che ormai dava i primi segnali della venuta della sera, che il capitano dei cavalieri reali, in testa al gruppo, diede la tanto attesa notizia.
-Ragazzi! Finalmente siamo arrivati! Vedo la fine della foresta!-
Il custode della Catena Regale alzò il capo immediatamente e senza attendere un istante di più, corse in direzione degli ultimi alberi, incitando gli amici e abbandonando la frescura fornita dal tetto di fogliame. Paperino e Pippo lo inseguirono con pari entusiasmo, facendo ridere la principessa, l’argenteo e il Re dalle orecchie tonde.
-Ma fanno sempre così?- chiese Jessie, indicando i tre, che si guardavano attorno estasiati.
-Credo di sì.- le rispose Kairi ridendo. -Fanno sempre cose bizzarre.-
La castana annuì dubbiosa, dopodiché tornò a concentrarsi sui propri passi e su ciò che si muoveva attorno a loro. Fin dalla notte precedente, durante il suo turno di guardia, aveva percepito delle presenze. Erano lontane dal punto in cui si trovavano lei e i suoi compagni, e inoltre, potevano essere dei semplici ed innocui viaggiatori di quel mondo, perciò aveva preferito non allarmare il gruppo. Tuttavia, un po’ di prudenza di certo non poteva far male.
Quando anche lei e i restanti membri della compagnia raggiunsero l’esterno, osservarono con occhi curiosi la grande distesa d’erba che avevano di fronte, la quale precedeva a sua volta un’ordinata scacchiera di campi coltivati, di cui ogni quadro presentava un colore differente. Quel magnifico spettacolo, paragonabile al quadro di un abile pittore, rifletteva la luce del sole a seconda dell’intensità del vento, che in quegli spazi aperti e privi di ostacoli, soffiava senza timore. Jessie spostò lo sguardo oltre i campi e vide un piccolo agglomerato di una trentina di case, probabilmente di legno. Tutte molto piccole, erano state erette a poca distanza l’una dall’altra e circondate su due lati dalle coltivazioni, verso ovest si trovava un corso d’acqua, attraversato da un semplice ponte, mentre il lato sud dava su un sentiero sterrato, che proseguiva oltre la visuale a cui poteva giungere l’occhio umano.
Infine, a nord-est, sorgeva l’inquietante ed imponente montagna che la custode del Tramonto aveva avvistato quando erano atterrati e che sembrava essere la fonte dell’energia oscura rilevata dagli strumenti della gummiship.
-La situazione qui sembra abbastanza tranquilla, non trovate anche voi?- domandò Sora, studiando le casupole con sguardo critico.
-In effetti, sembra tutto in ordine.- concordò Riku. -Possiamo provare a scendere e chiedere se hanno visto Heartless o Nessuno in giro, o se qualcuno sa qualcosa.- propose.
-Perché no? Provare non costa nulla.- disse il Re, riprendendo il cammino.
Il Maestro del keyblade lo affiancò, seguito quasi immediatamente dal mago di corte e dal cavaliere e dai tre custodi, che avanzarono uno accanto all’altra, con il keyblader dell’Alba al centro, e la castana alla sua sinistra che si guardava intorno.
Scesero la collina su cui erano sbucati, uscendo dalla foresta, e raggiunsero un sentiero che passava proprio in mezzo a due campi di mais. Alle loro orecchie giungevano i suoni più disparati e fu tra essi che la giovane dai capelli castani udì le risate di alcuni bambini, che probabilmente stavano giocando tra le alte spighe. Si fermò un istante ad ascoltarli e sorrise, pensando che forse erano arrivati in tempo per evitare che quelle risate cristalline si rompessero per sempre.
-Qualcosa non va Jessie?- le chiese l’argenteo, dopo aver proseguito di un paio di passi.
-No, tutto bene.- rispose lei, con un sorriso, volgendo ancora per un attimo lo sguardo in direzione delle voci. -Adesso arrivo.- avvertì, riprendendo a camminare.

-Il pulito sporco è già, e lo sporco si pulirà…- cantarono tre voci poco distanti.

Jessie si fermò ad occhi sgranati, prima di girarsi di nuovo verso il punto in cui dovevano trovarsi quei bambini.

-Tanto spesso troppo bene uguale al male è, ed il male tante volte il bene porta in sé…-

Le parole di quella che pareva essere un’innocente canzone popolare, fecero venire i brividi alla castana, che ci ragionò sopra mentre ricominciava a mettere un piede avanti all’altro per raggiungere i suoi compagni. In quelle strofe si potevano vedere i ruoli dell’Alba e del Tramonto e delle vicissitudini capitate a Riku per primo, e a lei in quei giorni.
Riku era caduto vittima dell’Oscurità, ma poi era riuscito a trovare la strada per la Luce, mentre lei che si aggirava tra i guerrieri della Luce, era una creatura dell’opposto. Che bene poteva mai portare una come lei?
Scosse la testa, cercando di scacciare quelle frasi e corse al fianco del ragazzo dai capelli argentei, che l’accolse con un luminoso sorriso e una mano, pronta a stringere la sua.
Tuttavia, non fece in tempo a ricambiare la stretta, perché qualcosa di poco definito fece fermare l’intero gruppo.
-Che succede?- chiese Kairi.
-Qualcuno sta venendo verso di noi.- sussurrò Topolino. -Sembra avere molta fretta.-
-Ehi voi!- urlò una giovane voce maschile dal tono spavaldo, precedendo l’entrata in scena del suo proprietario, che frenò la sua corsa a pochi passi da loro, portandosi sulla spalla una spada dalla lunga e larga lama.
Il ragazzo era vestito con un kimono rosso come il fuoco, sulle cui spalle risaltavano le lunghe ciocche argentee della sua chioma. Queste, a loro volta, circondavano anche il suo viso su cui spiccavano le iridi color ambra, coperte a tratti dalla frangia. Tuttavia, fu il suo capo ad attirare l’attenzione dei custodi poiché da esso spuntavano due orecchie di forma triangolare, identiche a quelle dei cani.
-Ehi voi!- ripeté il giovane. -Siete demoni al servizio di Naraku?- domandò, studiandoli uno per uno. -Non provate a negarlo! Ho sentito la vostra puzza di demone già ieri notte nella foresta!-
Jessie inarcò un sopracciglio a sentire quelle parole. -Possibile che fossero loro quelli che ho sentito ieri?- pensò, senza distogliere lo sguardo dal tale.
-Demoni?- chiese Sora, piegando la testa da un lato. -Mi sa che hai sbagliato persone, noi non conosciamo nessun Naraku.-
-Sarà anche così, però il vostro odore non mente! Solo i demoni puzzano così! E voi dovete essere dei demoni potenti per avere forma umana!- replicò, puntando la spada contro di loro. -Allora? Confessate con le buone o devo ricorrere alle cattive?-
-Perché ho come un brutto senso di de ja vù?- domandò Riku con un sospiro, ripensando all’interrogatorio subito dagli Alchimisti di Stato.
-Inuyasha!- urlò una voce femminile alle spalle del ragazzo. -Inuyasha rispondi!-
-Kagome! Miroku! Sango! Li ho trovati!- gridò lui in risposta, senza spostare l’attenzione dei propri occhi.
Pochi istanti dopo, alle sue spalle comparvero tre persone dall’aspetto umano. Un uomo vestito da monaco, che impugnava un bastone con un simbolo sacro in cima; una donna dai capelli castani raccolti in una lunga coda che vestiva con una tuta nera dall’orlatura rosa e che stringeva tra le dita della mano destra l’impugnatura di quello che sembrava un gigantesco boomerang; e infine, una ragazza dai capelli neri vestita in modo totalmente differente dai compagni, poiché indossava un’uniforme scolastica e portava uno zaino giallo sulle spalle, la quale a sua volta era stata affiancata in seguito da uno strano gatto dal pelo bianco con tre code ondeggianti, e da un bambino dai capelli color nocciola che al posto delle gambe aveva delle zampe simili a quelle di una volpe e una buffa coda che gli spuntava da dietro la schiena.
-Sono loro quelli che hai percepito ieri sera?- domandò l’uomo, scrutando il gruppo.
-Certo che sono loro Miroku, non senti anche tu l’aura che emanano?- domandò scocciato Inuyasha.
-In effetti non hanno l’aura degli esseri umani normali, ma neanche quella dei demoni.- spiegò Miroku, fissando i propri occhi sul sovrano del Castello Disney.
-Però puzzano come le emanazioni di Naraku!- ringhiò nuovamente il ragazzo.
-Aspetta un momento Inuyasha!- esclamò la ragazza dai capelli neri dietro di lui, mentre frugava nel suo zaino, sotto gli sguardi curiosi dei compagni.
-Kagome non abbiamo tempo da perdere! Dobbiamo raggiungere il monte Hakurei e questi sono sicuramente degli scagnozzi di Naraku!- ribatté l’argenteo, caricando un colpo di spada.
-Ragazzi state attenti!- avvertì Sora, richiamando il keyblade come gli altri custodi, mentre Paperino evocava il proprio scettro e Pippo il suo scudo.
-Basterà un colpo di Tessaiga a farli fuori! Cicatrice del-
-A cuccia!-
Quando la mora urlò quell’ordine, sotto gli sguardi increduli dei guerrieri della Luce, Inuyasha finì sbattuto a terra, come se fosse stato trascinato da un aumento improvviso della forza di gravità.
-Ka… Kagome… posso… sapere perché?- chiese tutto tremolante a causa del colpo ricevuto.
-Perché io quei ragazzi li ho già visti!- esclamò Kagome, indicando Riku e Jessie, che si scambiarono un’occhiata dubbiosa e sorpresa, domandandosi chi fosse quella ragazza e dove e quando potesse averli visti.




Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ora vi lascio che ho le ore contate sulla chiavetta! Alla prossima che, come sempre non so quando sarà xD Scusate se non rispondo alle recensioni, ma sono di frettissima!
See ya!!!


Ps: per farmi perdonare del ritardo, vi linko una sorpresina x3
http://mikimpazzita.deviantart.com/gallery/30704703
  
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