Capitolo più piccolo, spero vi
piaccia.
Capitolo
6
Pazzia
d’amore
Kurt si
chiuse in camera e, messosi davanti allo specchio, provò per la seconda volta e
con soddisfazione la sua divisa da SS-Unterscharführer. Franka aveva fatto davvero un
bel lavoro. Per ultimo, indossò il berretto mentre la radio trasmetteva la
dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia e alla Gran Bretagna. Un’altra
nazione si apprestava a fare il suo ingresso sullo spietato palcoscenico della
guerra. Era
trascorsa più di una settimana dalla sua folle trovata ma Kurt non ne aveva ancora
parlato con Nadine, volendo farle una sorpresa e si domandava in che modo
l’avrebbe presa, se con apprensione o contentezza. D’altra parte, lui stesso
cominciava a preoccuparsi: entrato nel campo di concentramento, sarebbe bastato un gesto, una parola sbagliata rivolta a
un soldato per essere scoperto e arrestato o peggio ucciso. Spense la radio
sulla notizia della traversata dell’esercito tedesco nella Senna e, in gran
fretta, si cambiò, mise la divisa nello zaino e uscì di casa, diretto verso Ravensbrück.
“ Nadine, ho una sorpresa per te! ” fece Kurt entusiasta, aprendo
lentamente la cerniera dello zaino marrone. “ Fammi vedere, fammi vedere! ”
esclamò Nadine come una bambina. Il giovane portò lo zaino verso di lei,
tenendolo aperto ed esibì un largo sorriso mentre quello di Nadine si spense. Nello
zaino c’era un berretto nero con l’aquila e il teschio, una fascia da braccio
rossa con la svastica, una divisa delle Schutzstaffeln. La ragazza impallidì e gli domandò: “ Cos’è questa,
Kurt? ” “ Una divisa da sergente delle SS. ” rispose con tono estremamente
calmo e Nadine preoccupatissima continuò a domandare: “ Dove l’hai presa? Cosa
vuoi farci? ” “ L’ho fatta cucire da Franka, la fidanzata di Hans e con questa
domani sera entrerò nel campo … ” il tono di Kurt divenne sicuro “ … durante il
vostro rientro dal laghetto. ” Nadine, sconvolta, disse di no con la testa e poi con le parole: “
No, tu non lo farai. ” “ Perché? Non vuoi che io venga da te, che ti abbracci?!
” fece Kurt concitato e lei, scoppiando in lacrime, rispose con lo stesso tono:
“ Non voglio che ti ammazzino, Kurt! ” “ Ehi, Nadine … ” il giovane tese la
mano attraverso il filo spinato e le accarezzò la guancia, asciugandole le
lacrime “ … Nadine, ascoltami: non mi succederà nulla di male. Te lo prometto,
Nadine. Devi solo fidarti di me, va bene? ” Questa volta, Nadine con la testa
annuì.
Oramai
mancavano poche ore al tanto desiderato abbraccio dei due innamorati. Kurt si
stava occupando delle ultime cose per completare il suo travestimento da SS,
acquistando un fucile e una pistola, entrambi senza munizioni mentre Nadine,
trascinando a fatica la carriola stracolma di sabbia, stava tentando di
allontanare la paura per il rischio che a breve il suo amato avrebbe corso
entrando nell’inferno di Ravensbrück. Si fidava di lui e lo amava con tutta se stessa, per questo temeva
per la sua incolumità. Anche Kurt aveva paura ma era sicuro che valesse la pena
rischiare la propria vita pur solo per un bacio di Nadine.
Il giovane
lasciò cadere lo zaino con dentro i suoi indumenti vicino all’albero e,
nell’attesa che passassero le prigioniere e gli aguzzini per confondersi tra
loro ed entrare così nel campo, incominciò ad aggiustarsi nervosamente il
cinturone, la pistola, i bottoni della giacca, il berretto e il fucile dietro
le spalle. Pensava che, se qualcuno gli avesse domandato il perché del suo
zoppicare, lui avrebbe risposto “ infortunio in guerra ”. Ma per adesso tra i
suoi pensieri doveva prevalere il come non farsi notare nel suo accodarsi al
gruppetto di SS. Nascosto dietro il grosso albero, Kurt iniziò a sudare udendo
l’avvicinarsi delle prigioniere che poco dopo passarono seguite dalle SS e, con
un lieve sospiro, si accodò.
Adesso, i
piedi di Kurt incedevano sul suolo fangoso del campo di Ravensbrück e i suoi occhi potevano assistere da vicino all’umanità
mortificata e resa schiava, al degrado e a tutto ciò che di crudele l’uomo era stato
capace di fare nei confronti del proprio simile. Era qualcosa di peggiore dei
racconti di Nadine, qualcosa che faceva velare gli occhi di lacrime e sentire
impotente e colpevole. Nell’attesa
che passasse un’ora dalla distribuzione della cena per incontrare Nadine al
filo spinato come d’accordo, Kurt girò per le baracche del campo: sgomento, ne
vide l’interno e ne sentì l’odore. Fuori a una di esse, sostavano alcuni
bambini dell’età compresa tra i due e i dieci anni dall’aspetto emaciato,
l’espressione assente, sporchi e immobili. Uno di loro, il più piccolo, seduto
a terra, piangeva disperato e chiamava la mamma. Bambini a cui avevano
strappato violentemente l’infanzia con i suoi affetti, i suoi giochi e il suo
entusiasmo e finanche l’aspetto stesso di bambini. Allora Kurt considerò la sua
infanzia felice e, di colpo, l’incidente avuto da bambino e l’inaffettività di
suo padre persero la loro gravità. All’età di quei bambini, lui aveva una madre
che – soprattutto dopo l’incidente – accorreva a ogni suo minimo lamento e
accontentava i suoi capricci e un padre che, nonostante tutto, gli permetteva
una vita serena e agiata. In quel momento, Kurt ringraziò il cielo per tutto
ciò che aveva avuto, affetti e cose, e che da sempre aveva dato per scontato. Per
le baracche del campo, si aggiravano donne con le gambe sporche di fango,
anch’esse dall’aspetto emaciato e l’espressione stravolta, che si scansavano
impaurite al passaggio di Kurt. Intanto, il sole calò su Ravensbrück e il giovane la vide: Nadine era ferma al solito
posto e guardava al di là del filo spinato; poi si volse e gli sorrise. “ Kurt.
” sussurrò mentre egli ricambiò
il sorriso e le andò velocemente incontro. Non la paura, non il filo spinato,
ma adesso solo un passo lo divideva da Nadine. Quest’ultima gli si gettò al
collo e rimasero a lungo stretti nell’abbraccio che era stato negato loro in
amicizia. Poi le mani di Kurt salirono pian piano sul viso di Nadine e le loro
labbra si unirono in un bacio appassionato. In quel momento, tutto ciò che li
circondava sparì, le baracche, le torrette di controllo, il filo spinato, le
guardie e le prigioniere che avrebbero potuto scoprirli, il campo stesso. In quel
momento, rimasero soli circondati dal loro grande amore finalmente esprimibile.
Il berretto di Kurt cadde, spinto dalle carezze di Nadine che in un sospiro gli
disse: “ Ti amo. ” “ Nadine. ” sussurrò il giovane e la baciò con delicatezza.
Ma, di colpo, i due innamorati tornarono nella realtà e la paura di essere
scoperti li assalì. “ Nell’infermeria non c’è nessuno: andiamo lì. ” propose
Nadine indicandogli una baracca poco lontana e Kurt, annuendo con la testa, la
seguì. L’infermeria era una baracca più
piccola e buia rispetto alle altre, con al centro due brandine e alla parete
destra un mobiletto dalle porte di vetro dietro le quali s’intravedevano una
cassetta di pronto soccorso e pochi medicinali sparpagliati. Kurt si chiuse la
porta alle spalle mentre Nadine si strinse fortemente ai suoi fianchi. Si
baciarono di nuovo con passione, finendo così su uno di quei letti, Kurt sopra
Nadine. La ragazza perse il fazzoletto a righe che le copriva i capelli, adesso
non più cortissimi, mentre l’altro continuava a baciarla e ad accarezzarle il
viso. Poi le mani di Nadine cominciarono a stringere più forte i fianchi di
Kurt che si sbottonò velocemente i pantaloni.
“ No! ” fece
di colpo Nadine e si guardarono entrambi con aria confusa. “ Kurt, io non sono
ancora pronta. È successo tutto così in fretta. ” Le sue mani caddero pesanti
sul letto mentre il giovane rimase per un po’ immobile in ginocchio su di lei.
“ Va bene. ” le disse poi sdraiandosi accanto e, abbracciandola, aggiunse: “
Almeno possiamo restare qui? … Abbracciati? ” “ Sì. ” rispose Nadine, poggiando
delicatamente la testa sul suo petto. Kurt si accontentò di quell’abbraccio:
avrebbe aspettato i tempi della sua amata.