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Autore: BloodyMoon    17/03/2006    20 recensioni
Le vacanze di Natale, la neve, il Destino, e una città che narra di perdono e di una nuova possibilità di vita. Draco Malfoy saprà accettare tutto questo?
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The Sweetest Xmas
Autrice: BloodyMoon
Serie: Harry Potter
Rating: R
Pairing: Vorrei fare una sorpresa, ma suppongo sarebbe ridicolo, dato che si capisce subito… ^^; Quindi: Harry/Draco, Remus/Sirius, Ron/Hermione.
Genere: Commedia, Romantico
Tipo: OoC, One-Shot, Slash, Shonen-ai
Disclaimers: I personaggi di questa storia non sono miei (che brutta cosa! Mais c’est la vie! ^^), ma appartengono a J.K. Rowling. Però la storia è mia, e per qualsiasi cosa che la riguardi vorrei essere informata ad uno dei miei indirizzi: Baby_Sevi_@hotmail.com o DeadlyNightshade_91@yahoo.it. Ogni riferimento a cose, luoghi o persone realmente esistenti – o esistiti – è puramente casuale. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro gaudio e divertimento! ^^
Ringraziamenti: A tutte le persone che leggeranno, ma soprattutto commenteranno, questa storia, perché per me è molto importante questa fanfiction e ci tengo molto, anche se non per un vero e proprio motivo…
Dedica: A tutti e a nessuno; a me per averla scritta; a chi, come me, semplicemente crede nell’amore vero, quello che si presenta sotto qualsiasi forma… (Come sono romantica! *ç* Non fatevi venire la carie, però, per favore! ^^;)
Sommario: Le vacanze di Natale, la neve, il Destino, e una città che narra di perdono e di una nuova possibilità di vita. Draco Malfoy saprà accettare tutto questo?
Note: So che è una storia sconclusionata, e probabilmente abbastanza inutile, ma l’ho scritta solo per il piacere di scriverla, nient’altro! È una storia che parla del tutto e del niente, senza un senso, forse… Insomma, una storia d’amore come tante altre!^^ A parte questo, non ho niente da aggiungere, tranne supplicarvi di leggere e lasciarmi un commentino, una critica, o semplicemente qualsiasi cosa per dirmi cosa ne pensate! ;)
P.S.à So di aver detto che avrei pubblicato questa one-shot solo se avrei ricevuto 100 commenti per
How Can , ma ho pensato che fosse mio dovere dovervi lasciare qualcosina da leggere mentre aspettavate il cap extra, e che dovessi farmi perdonare per l’attesa di ASOLAH… ^.^
ATTENZIONE:
Questa storia ha dei contenuti omosessuali, anche se non esageratamente espliciti. Quindi, se siete sensibili, facilmente impressionabili, o semplicemente in disaccordo con tali tendenze, siete pregati di non leggere, perché non risponderò a commenti improduttivi riguardanti questo tema. A tutti gli altri: Buona Lettura! ^__^









.:THE SWEETEST XMAS:.




Erano appena iniziate le vacanze di Natale, e fino ad allora non aveva ancora nevicato, sebbene le temperature si fossero abbassate.

Ma gli abitanti del piccolo paesino di Lethe  – il cui vero nome non era quello, ma tutti lo chiamavano in quel modo da così tanto tempo, che neanche gli anziani del luogo ricordavano con precisione quale fosse stato, in passato, il nome reale – quella mattina, si sarebbero svegliati con una bella sorpresa.

La neve, caduta per tutta la notte, aveva ricoperto ogni cosa, e avrebbe dato una sensazione di purezza e candore mai visti, a chi, quella mattina, si fosse soffermato ad osservarla, frenando, per un attimo, le frenetiche attività che si stavano compiendo.

Raramente accadeva che a Lethe o nei dintorni nevicasse, e ogni volta che succedeva, la neve rasserenava gli animi di tutti.

Quella mattina, i bambini si sarebbero svegliati con un’immotivata felicità addosso, forse grazie al fatto che non sarebbero dovuti andare a scuola, o grazie al Natale che si avvicinava; o magari entrambe.

Sarebbero corsi alla finestra della loro camera, e un enorme sorriso avrebbe riempito i loro volti festanti, illuminando i loro occhi di felicità, quando avrebbero notato la bianca coltre.

Sarebbero corsi, così, nella camera dei genitori, svegliandoli a gran voce e saltando sul lettone, cercando di convincerli a poter uscire, a giocare con gli amici a palle di neve, o a fare pupazzi.

I genitori, rassegnati, avrebbero acconsentito, facendo qualsiasi cosa pur di tornare a dormire qualche altra ora.

E, così, i bambini avrebbero passato tutta la giornata a giocare, felici, sperando che la neve non si sciogliesse, e che durasse per qualche altro giorno, magari proprio fino a Natale, rendendo tutto ancora più magico .

~*~

Quello che interessa a noi, però, è un ragazzo di diciassette anni, addormentato nel proprio letto, a pochi chilometri di distanza.

Un ragazzo magico – letteralmente – che in quel momento dormiva tranquillamente.

Lentamente, cominciò a muovere le gambe, intorpidite dal sonno, mentre strizzava leggermente gli occhi, che cominciavano a schiudersi.

Una volta aperti, si potevano notare due splendidi occhi verde smeraldo, ancora un po’ assonnati.

Si alzò con calma, rabbrividendo leggermente quando uscì dal caldo piumone che ricopriva il suo corpo statuario.

Harry Potter si stropicciò gli occhi, assonnato, mentre cercava le ciabatte, con gli occhi socchiusi.

Ormai non era più il bambino magrolino e scheletrico che era da piccolo. Alto, fisico prestante, splendidi occhi che riuscivano ad ammaliare chiunque, capelli corvini incredibilmente scompigliati. Questo era ciò che rappresentava Harry Potter, Colui-Che-Aveva-Sconfitto-Voldemort.

Esattamente, l’anno precedente aveva trionfato sul Signore Oscuro ed era riuscito a dimostrare l’innocenza di Sirius – opportunamente tornato dal Mondo dei Morti che si celava dietro al Velo. E tutto questo aveva incrementato la sua fama.

Durante il suo sesto anno ad Hogwarts, però, non erano successe solo cose belle. Per esempio, prima che Harry riuscisse a sconfiggere Voldemort, il Ministero aveva concesso a Lucius Malfoy gli arresti domiciliari; ma l’uomo non aveva fatto in tempo ad uscire dalle porte di Azkaban, che un Dementor affamato l’aveva “baciato”.

Era stata una cosa orribile.

Post-mortem si era poi scoperto che l’uomo non era un Death Eater. O meglio, lo era stato.

Brutto colpo per Harry e i suoi sensi di colpa, ma ancora di più per Draco Malfoy che aveva accusato lo shock senza fare scenate in pubblico. La cosa sconvolgente era che il suo odio verso Harry non si era incrementato, semplicemente sembrava non essere mai esistito: aveva smesso di parlare a qualsiasi essere vivente che gli si parasse davanti, allontanandosi da tutto e da tutti, cadendo quasi in una specie di apatia.

Una volta infilate le ciabatte, Harry si permise un sonoro sbadiglio, prima di scendere – incespicando sui suoi stessi piedi – le scale, fino ad arrivare alla cucina abitabile della confortevole – e piuttosto ampia – casa in cui si trovava.

Si sedette al tavolo, sospirando sonoramente.

Una voce melodiosa e allegra riempì la casa, facendolo svegliare completamente, e volgere lo sguardo verso la sala, collegata alla cucina, dove un uomo stava finendo di decorare l’albero, cantando felicemente.

«Jingle bells, Jingle bells… Jingle jingle bells…» cantò un giovane uomo dai capelli castano chiaro legati in un corto codino, e i dolcissimi occhi color dell’ambra.

«Moony… — s’intromise un altro uomo, alto, dai lunghi capelli neri, il viso scavato da molte sofferenze, visibili anche attraverso gli occhi grigi da predatore — Ti prego, per quanto tu abbia una splendida voce, e sia perfettamente intonato, canta canzoni di cui ricordi il testo.» disse l’uomo appena entrato nella stanza, sorridendo dolcemente.

«Ma Paddy, è Natale, non posso mica cantare “Happy Birthday”, non credi? E poi dov’è finito il tuo spirito natalizio?» ribatté concitatamente il Licantropo.

«Avere spirito natalizio non comporta obbligatoriamente cantare “Jingle Bells” ad agosto, come fa qualcuno di mia conoscenza, non trovi?» ribatté Sirius, mentre un sorriso divertito gli increspava le labbra vedendo il piccolo broncio del suo amante.

«Cattivo…» mormorò Remus, finto offeso.

«Vieni qui!» esclamò Black, attirando vicino il Licantropo e baciandolo dolcemente.

Harry sorrise, vedendo la scena.

Il giorno prima aveva preso il treno, come tutti gli altri ragazzi che volevano trascorrere le vacanze di Natale a casa, e Sirius era andato a prenderlo con la sua fantastica moto – che si era fatto ridare da Hagrid – a King’s Cross, e l’aveva portato in quella casetta sperduta nel nulla.

In realtà, a pochi chilometri a est c’era un piccolo villaggio Muggles chiamato Lethe, o qualcosa di simile, e dalla parte opposta, ma parecchio più lontano, un villaggio magico. Però erano abbastanza isolati da poter passare un bel Natale da soli. Ed era anche per quell’allontanamento da tutto e da tutti che avevano scelto quella casetta: così, quando sarebbe stata luna piena, non ci sarebbe stato il pericolo che Remus attaccasse qualche essere umano. Lì vicino, c’era anche una foresta, disabitata, dove il Licantropo sarebbe potuto andare liberamente. Inoltre, Sirius non aveva più voluto mettere piede a Grimmauld Place 12, e Harry gli dava ragione. L’Animagus era dovuto andarci solo perché faceva parte dell’Ordine e per nascondersi, essendo un ricercato. Ma ora che non doveva più scappare, si era comprato quella casetta, dove viveva con Remus.

Era da un po’ che Harry sapeva che i migliori amici di suo padre si amavano. Dopotutto li aveva visti baciarsi, dopo che Sirius era tornato da dietro il Velo. Dovevano aver sofferto molto, pur amandosi, stando separati per così tanto tempo.

Prima c’era stata l’incarcerazione, sedici anni prima, quando Sirius era stato accusato ingiustamente, e, senza neanche il processo, era stato sbattuto ad Azkaban per dodici anni. Persino Remus aveva pensato che fosse stato lui a tradire Lily e James, anche se – o, almeno, così piaceva immaginare ad Harry – in fondo al cuore aveva sempre saputo che non era colpevole. E poi Sirius era caduto dietro al Velo, per colpa della cugina Bellatrix – che, oltretutto, era finalmente morta anche lei – ed erano stati separati ancora. Era stato un amore difficile il loro, Harry riusciva a malapena ad immaginarlo. Ma ora erano di nuovo insieme, ed erano felici.

Il moretto non poté fare a meno di immaginare come dovesse essere bello amare davvero qualcuno, e sapere che questa persona ricambia tali sentimenti, che farebbe qualsiasi cosa per la persona amata, che la proteggerebbe…

E, senza sapere perché, gli apparve l’immagine di Draco Malfoy.

La scacciò velocemente dalla mente. Ricordava quel momento. Era una delle tante volte in cui aveva visto il figlio di Lucius Malfoy veramente triste per la morte del padre. E gli aveva fatto male, perché lui sapeva cosa si provava a perdere una delle persone più importanti della propria vita, senza poter far niente per evitarlo, e per questo sentirsi totalmente impotenti… Non l’avrebbe augurato a nessuno, ed era per questo che si era sentito triste per il suo nemico, la sua nemesi. Non era compassione, assolutamente. Solo comprensione. Comprensione di un dolore troppo profondo, per una perdita troppo importante.

Dei gemiti lo riportarono alla realtà.

Volse nuovamente lo sguardo ai due amanti e sorrise, notando quanto erano presi in quello scambio d’opinioni davvero poco verbale.

Diede un piccolo colpo di tosse, giusto per palesare la propria presenza, sperando di non metterli in imbarazzo.

No , si disse Harry pensando a quanto fosse sfacciato e indecente il suo caro padrino, di certo Sirius non si imbarazzerà!

«Non vorrei interrompervi, ragazzi. Siete davvero molto carini, e tutto il resto, ma il mio stomaco richiederebbe un po’ della vostra attenzione.» disse Harry, sarcastico.

«Ok, capito, vado a prep…» cominciò a dire Sirius, facendo due passi in direzione della cucina, ma venendo interrotto dal figlioccio.

«Rettifico, il mio stomaco richiederebbe un po’ dell’attenzione di Moony.» disse il moretto con un sorriso, ricordandosi il talento dell’Animagus nel carbonizzare, spappolare, sbagliare la quantità degli ingredienti, e chissà quant’altro verso il cibo. Padfoot era un vero disastro in cucina.

«Cosa?! Ma si tratta solo di prepar…» insorse il padrino, venendo, però, interrotto nuovamente.

«Se tieni davvero a me, e desideri che io continui a vivere almeno fino a Natale, ti prego di fare tre passi indietro e lasciare spazio a Moony per cucinare.» esclamò Harry, mentre il suo sorriso si allargava ulteriormente.

«Che figlioccio sfacciato!» borbottò Black, con un broncio infantile.

«Dai, Siry, da qualcuno devo aver pur preso, no?» ammiccò il moretto, usando il nomignolo con cui il padrino veniva chiamato dalla madre quand’era piccolo, e che quindi odiava.

Remus rise divertito, mentre preparava la colazione.

Sirius assottigliò gli occhi, fino a ridurli a due fessure, per poi urlare: «Questa me la paghi, figlio degenere!», prendere il ragazzo di peso, trasportarlo fino in salotto, buttarlo sul divano e cominciare una lotta furibonda per la supremazia assoluta.

«Harry, Sirius! La colazione è pronta, smettetela di fare i bambini.» li chiamò, divertito, Remus all’ordine, pochi attimi dopo.

Si sentì un rumore di passi veloci, e i due spuntarono, ansanti e scompigliati, mentre correvano verso il tavolo della cucina.

«Fame!» dissero insieme, prima di lanciarsi sul cibo e mangiare come se non toccassero qualcosa di commestibile da mesi. Assomigliavano tanto a dei bambini, quei due, quando si comportavano così…

«Hermione e Ron non fanno colazione?» chiese il padrino, con la bocca piena.

«Sì, ma stanno ancora dormendo…»

«Ok!»

Poco dopo, sazi, i due allontanarono leggermente i piatti.

«Allora, com’era?» chiese gentilmente Moony, cominciando a sbaraccare.

«Andiamo, Rem, lo sai che tutto quello che prepari tu è sempre squisito!» lo rimproverò dolcemente Sirius.

«E se cominciassi a chiamarti mamma , Remus?»

«Harry!» esclamò il Licantropo, arrossendo.

Il ragazzo scoppiò a ridere, seguito a ruota dal padrino, e anche Remus, a breve, si lasciò andare, mentre le risate riempivano la stanza.
E forse non se ne erano accorti, ma sembravano – ed erano – una vera famiglia felice.

~*~

Quel giorno, dopo aver mangiato tutti insieme, parlando un po’ di tutto, Ron e Hermione si eclissarono – probabilmente per rimanere un po’ soli e farsi le coccole, dato che da poco si erano ufficialmente fidanzati –Remus cominciò a lavare i piatti, e Sirius e Harry rimasero senza far niente.

«Ti va se andiamo a fare un giro in città? Tanto qui non avremmo niente da fare…» propose il padrino ad un certo punto, stanco di non fare niente.

«Ok, Paddy.»

Così avvisarono Moony, presero il cappotto e uscirono.

Quando andarono fuori, la neve era ancora alta, e leggeri fiocchi continuavano a scendere.

Dopo aver indossato i caschi, si misero in sella alla moto – Sirius alla guida e Harry attaccato dietro di lui – e partirono a gran velocità.

Harry adorava andare in moto con Sirius. La sensazione che provava era simile a quella che sentiva quando volava, in sella alla sua fedele Firebolt, e non vedeva l’ora di averne una tutta per sé.

«Tra poco si avvicina il plenilunio, vero?» chiese Harry ad alta voce, per farsi sentire dall’altro.

«Già, e cade proprio il giorno della Vigilia. Io, come al solito, starò vicino a Moony, ma spero comunque che non si faccia male. Certe volte è inevitabile che si ferisca da solo. Fortunatamente qui vicino c’è una foresta, dove può scorrazzare libero senza preoccuparsi della possibilità di attaccare qualcuno. È solo che, ora che ci sono solo io che posso aiutarlo, è più difficile gestire la sua indole da solo…» disse il padrino.

«Paddy… — cominciò il moretto lentamente — Io voglio diventare Animagus, così potrò aiutare Moony nelle notti di luna piena, e in questo modo anche tu non sarai da solo e potrò darti una mano…»

Sirius sorrise lievemente, a sentire quelle parole.

«Sei proprio il degno figlio di tuo padre! — commentò Sirius, e per Harry, quello era il miglior complimento che potesse ricevere — Anche lui voleva diventare Animagus per aiutare Remus, io ero d’accordo, così l’abbiamo fatto insieme.»

Harry non rispose, si limitò a sorridere – anche se l’uomo non poteva vederlo – e ad aggrapparsi più saldamente a lui.

~*~

Arrivarono in città in poco tempo, e, dopo aver parcheggiato la moto, cominciarono a vagare per le vie, guardando le vetrine dei negozi.

Passarono un pomeriggio molto piacevole, ed Harry si sentì stranamente felice: era come se stesse trascorrendo una giornata con il padre che non aveva mai conosciuto. Perché ormai Sirius, per lui, era quello: un padre.

Stava ancora ridendo felice, di una delle solite battute un po’ stupide di Sirius, quando una persona incappucciata, poco più alta di lui, gli venne addosso, e si scontrarono.

«Mi scusi.» disse gentilmente il moretto, ma la figura continuò ad avanzare, barcollante, sembrando quasi di non aver fatto caso allo scontro.

«Lascia perdere, Harry.» gli sussurrò Sirius, mettendogli una mano sulla spalla.

Il Gryffindor, però, non poté fare a meno di voltare la testa, cercando con lo sguardo la persona avvolta nel mantello – il cui cappuccio gli celava il viso – con cui si era scontrato.

Quando la trovò, qualche metro dietro di loro, notò che camminava ancora con passo malfermo, finché non cadde a terra, dove si appoggiò con la schiena contro le mura di un negozio, cercando di coprirsi il più possibile dal freddo, e cominciando a tremare vistosamente.

«Sirius!» richiamò Harry, allarmato, per poi correre verso la figura accovacciata su se stessa.

«Harry!» esclamò il padrino, cerando di farlo tornare indietro. Non riuscendoci si avvicinò al figlioccio, che ora era seduto accanto all’incappucciato, e lo scuoteva lievemente.

«Harry, che diavolo stai facendo?!» lo rimproverò, una volta raggiuntolo.

«Evidentemente non sta bene, Paddy, che facciamo?» chiese il moretto.

«Non sappiamo neanche chi sia!» ribatté nuovamente l’Animagus.

Harry fissò la figura, senza riuscire a vederne il viso, così le abbassò il cappuccio, e rimase sconcertato, riconoscendola.

«Malfoy?!» esclamò sconvolto.

Draco Malfoy, in tutta la sua bellezza, giaceva svenuto, i capelli dorati, scompigliati e sporchi, la pelle – solitamente diafana – era di un colore troppo rosato – almeno per i parametri “Malfoy” – perché stesse bene.

«Non sta bene, Sirius, che facciamo?» chiese il Gryffindor, in panico, notando che nessuna delle persone che passavano, sembravano notare che ci fosse un ragazzo malato.

Anche Sirius sembrò accorgersene, perché disse «Portiamolo a casa…»

Harry annuì, pensando che Ron non ne sarebbe stato per niente contento, dato il suo odio per lo Slytherin. Ma in quel momento scoprì che non gli interessava l’ipotetico disappunto del suo amico, ma solo che Malfoy riaprisse gli occhi di quell’incredibile argento, e che, come suo solito, tornasse ad insultarlo e a disprezzarlo.

Chiariamoci, non che volesse fare la parte del Buon Samaritano, o che, d’improvviso, avesse cominciato a voler bene a Malfoy, ma gli faceva uno strano effetto vedere il biondino così cagionevole. Gli dava una brutta sensazione, forse perché aveva sempre visto lo Slytherin così sfacciato, egoista e perfido – o quanto mai infame nei confronti suoi e di Ron ed Hermione – e mai acciaccato o degente.

«Probabilmente ha la febbre, e lasciarlo al suo destino con questo freddo lo porterebbe a morte sicura. Ma la cosa che più mi preoccupa è che il figlio di Narcissa e Lucius si trovi qui, da solo.»

Il moretto annuì, concorde. Dopotutto era davvero molto strano che Malfoy vagasse da solo in una città Muggles, che era a chissà quanti chilometri di distanza dal suo maniero, senza nessuno insieme a lui.

Lo prese in braccio, e si sorprese nel notare che il ragazzo era davvero leggerissimo… Troppo leggero.

«Ce la fai?» chiese il padrino.

«Certo, è davvero leggero, forse è anche sottopeso…»

«Accidenti, ci credo che si è ammalato!» esclamò Sirius, mettendosi in sella alla moto.

Harry riuscì a capire dal suo sguardo che non era molto contento di dover ospitare quel ragazzino viziato, ma sapeva di non aver scelta. Sarebbe stato infantile e da irresponsabili lasciare lo Slytherin malato al freddo, solo per degli stupidi pregiudizi. E per questo, il moretto rispettò il suo padrino. E decise che lui avrebbe dovuto fare lo stesso. Dopotutto, quando Draco si sarebbe svegliato, sarebbe stato scombussolato a ritrovarsi in compagnia delle persone che più odiava al mondo. Ma Harry si promise di non insultare o mettere in difficoltà il biondino, solo perché faceva l’arrogante a scuola, soprattutto in una situazione come quella. E poi, Malfoy non lo insultava dall’anno precedente, ormai, da prima che il padre ricevesse quel maledetto bacio.

Non riusciva a capire perché stesse pensando una cosa simile, ma sapeva che Sirius e Remus avrebbero apprezzato molto se non si fosse comportato da bambino, dato che avrebbe aiutato anche loro a gestire la situazione, che sicuramente sarebbe degenerata, con Ron e Malfoy che si sarebbero insultati fino a che non avrebbero esaurito le forze.

Non si sa bene come, riuscirono a stare tutti e tre sulla moto – che comunque era più grande di una normale – Sirius che guidava, e Harry dietro di lui, con Malfoy praticamente in braccio.

Per tutto il tragitto né l’Animagus né il moretto emisero una parola, ma Harry continuava ad osservare il corpo del giovane nemico, scosso da tremendi brividi e con il respiro affannoso e irregolare. Quella strana sensazione che provava a vedere Malfoy che stava così male, aumentò notevolmente, senza che lui potesse fare nulla per evitarlo.

Quando finalmente raggiunsero la loro casa, parcheggiarono malamente la moto, e trasportarono il corpo del biondino, chiamando Remus a gran voce.

A vederli con Malfoy junior in braccio, sul volto del Licantropo si dipinse un’espressione confusa.

«Remus, aiutami a stenderlo sul divano.» esclamò Sirius con urgenza.

«Certo, ma che diavolo è successo?» chiese l’ex professore, preoccupato.

«Che diavolo ci fa lui qui?!» tuonò la voce di Ron Weasley, probabilmente attirato dalle loro voci, prima che Sirius potesse rispondere.

«Non mi sembra il caso, Ron, dacci una mano!» lo sgridò l’Animagus coprendo il corpo inerte del ragazzo con una calda coperta; ma il rosso non si mosse dalla sua postazione, incrociando, anzi, le braccia. Hermione, accanto a lui, sbuffò sonoramente della testardaggine del suo ragazzo, e si avvicinò a Harry, che stava toccando la fronte del biondino.

«Credo abbia la febbre…» informò il Gryffindor.

«Sirius…»

«L’abbiamo trovato così, Moony. Harry si è scontrato con lui, ma all’inizio non l’abbiamo riconosciuto perché era incappucciato. Poi l’abbiamo visto cadere a terra, tremante, e abbiamo deciso di portarlo a casa… Ma era strano, nessuno sembrava vederlo…»

«Forse ha usato un Incantesimo di Invisibilità, ma forse era troppo debole, ed è bastato solo a renderlo invisibile ai Muggles. Il che comporterebbe che, evidentemente non volesse farsi trovare da qualcuno…» pensò Remus ad alta voce.

«Quindi potrebbe essere scappato di casa…» dedusse l’Animagus, pensieroso.

«Così sembrerebbe… Comunque hai fatto bene a portarlo qui, Paddy, almeno finché non sarà guarito! — commentò il Licantropo — Ma forse sarebbe meglio portarlo in una delle stanze per gli ospiti, tanto ci sono abbastanza camere per tutti».

Sirius annuì, e fece come gli era stato detto, prendendo quel gracile corpo tra le braccia e salendo le scale, sparendo dalla vista dei presenti, tra cui un Hermione curiosa, un Ron infuriato, un Remus preoccupato, e un Harry pensieroso.

~*~

Draco mosse leggermente le gambe, segno che stava per svegliarsi. Lentamente, aprì gli occhi, impresa ostacolata dal sonno e dalla febbre appena passata.

Quando finalmente ci riuscì, si ritrovò in una stanza che non aveva mai visto. Era sdraiato su un letto dalle semplici lenzuola bianche, e due cuscini su cui appoggiava la testa. La stanza era semplice, ma ben arredata: un normale armadio a parete, uno specchio a figura intera e una scrivania. Il pavimento era ricoperto dal parquet. C’era una finestra semi-aperta, da cui entrava una leggera brezza mattiniera, i vetri e il paesaggio esterno celati da tende anch’esse bianche.

Sembrava una camera piuttosto carina, per essere di una casa qualunque, anche se non aveva nulla a che vedere con la sua a Malfoy Manor…

Già, casa sua…

I suoi pensieri vennero interrotti da una dolce voce che lo fece sobbalzare.

«Buongiorno, Draco.»

Il biondino si tirò su di scatto, facendo cadere la garza umida che gli rinfrescava la fronte, ritrovandosi davanti Remus Lupin, con un vassoio pieno di cibo – che, oltretutto, sembrava delizioso – che indossava dei semplici jeans scoloriti e maglia a maniche lunghe – dato che era inverno – e il più dolce sorriso che qualcuno gli avesse mai rivolto in più di diciassette anni di vita.

Quel sorriso lo scombussolò non poco, facendolo quasi sentire il benvenuto, in una casa sconosciuta, con una persona che era stata suo professore quattro anni prima, e che aveva disprezzato solo perché era “diverso” e che conosceva appena.

«Lupin?» chiese poi sorpreso, con la voce ancora impastata dal sonno, chiedendosi perché fosse in compagnia del suo ex-professore.

«In persona, ma chiamami pure Remus, non sono più un tuo professore. Non sapendo cosa ti piacesse per colazione, ti ho portato un po’ di tutto. Spero ti piaccia.» rispose l’uomo appoggiando il vassoio sul comodino di fianco al letto, dopo aver spostato la bacinella dell’acqua fresca, usata per rinfrescare la fronte del ragazzo, e prendendo la benda umida dalle sue mani.

Dopodiché si chinò sul ragazzo, poggiando le proprie labbra sulla sua fronte.

«Perfetto, anche la febbre sembra passata.» disse Lupin, scostandosi e sorridendogli.

«Dove sono?» chiese, ancora troppo sorpreso e scombussolato.

«A casa mia. Mia e di Sirius.»

«Black? — Draco si sentiva sempre più confuso… — «È stato scagionato?!»

Remus spostò il suo sguardo assorto dritto negli occhi argentei del ragazzo.

«Già, da ormai quasi cinque mesi. Vedo che sei stato molto preso in questo periodo, perché la notizia era su tutti i giornali, Daily Prophet in primis. Ma, d’altronde, credo che la perdita di tuo padre abbia lasciato un segno profondo dentro di te, o sbaglio?!»

«Che cazzo ne sa lei di me?! — sbottò il biondino — non mi guardi come se mi conoscesse bene o fosse il mio migliore amico!»

Cadde un silenzio teso.

«Scusa, Draco, non dovevo perm…» iniziò il Licantropo, dispiaciuto, capendo che la morte del padre era una ferita ancora fresca per lo Slytherin.

«No, mi scusi lei…» sussurrò il biondino, abbassando il capo, anche per nascondere gli occhi che si facevano sempre più lucidi.

«Non ti preoccupare.»

«Perché sono qui?» chiese ad un certo punto Draco, probabilmente anche per cambiare discorso.

«Ci siamo scontrati in città, e poi sei caduto a terra, senza forza, a causa della febbre. — cominciò a spiegare l’uomo dagli occhi ambrati — Così ti abbiamo preso e portato a casa. Anzi, è Harry che ti ha trovato e ha voluto portarti a casa.»

«Potter?!»

Remus sorrise, vedendo l’espressione di pura incredulità del biondino.

«Adesso è meglio se ti distendi e ti riposi un po’. Tra poco torno a riprendere il vassoio, e quando ti sentirai un po’ meglio potrai scendere. Che ne dici? Ti porterò qualcosa da fare, nel caso ti annoiassi. Ciao.» disse il Licantropo, prima di dirigersi verso la porta.

«Lupin!» chiamò il biondino, esitante.

L’uomo si girò, fissandolo curioso. Aveva quegli occhi color dell’ambra così profondi e dolci che ti facevano sentire a casa, e che riuscivano a scaldarti il cuore. Sempre sorridenti, anche se stanchi per tutte le sofferenze vissute.

«Grazie…» mormorò piano lo Slytherin.

Remus sorrise dolcemente.

«Non ringraziare me, ringrazia Harry.» detto ciò lasciò la stanza, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.

Draco piegò le gambe, in modo da appoggiare le braccia conserte sulle ginocchia, e nascondervi il viso.

«Potter… — mugugnò in modo ovattato e quasi disperato — devo ringraziare Potter… Che ho fatto di male? Mi sfotterà a vita, mi costringerà a fare qualcosa per lui, perché gli sono debitore…»

Si buttò all’indietro, lasciandosi sfuggire un «Ahh!» liberatorio, per poi chiudere gli occhi, e cercare di convincersi che doveva essere solo un brutto incubo. Un incubo che durava da un anno.

~*~

Remus scese le scale, allontanandosi dalla camera degli ospiti in cui alloggiava lo Slytherin, e dirigendosi verso la cucina.

Quando vi entrò, trovò ancora tutti lì, come li aveva lasciati quando era salito al piano superiore. Probabilmente erano in attesa di notizie su Malfoy, perché, come mise piede nella cucina, Harry, Hermione, Ron e Sirius alzarono lo sguardo su di lui.

«Si è svegliato?» chiese Hermione, esprimendo la silenziosa domanda che tutti si stavano ponendo.

«Sì… — rispose semplicemente, appoggiando la bacinella d’acqua — La febbre è passata, anche se si vede che è ancora debole. Inoltre soffre ancora per la perdita di Lucius, e io sono fermamente convinto che sia anche per questo, che ora non si trova al calduccio a Malfoy Manor.»

Ron sembrava ancora offeso per essere stato completamente ignorato il giorno prima, e ora fissava la sua colazione in modo inespressivo.

«Ma perché mai avrebbe dovuto scappare? Non credo l’abbia fatto in un momento di confusione o altro…» commentò Hermione perplessa.

«Forse è accaduto qualcosa… ma ovviamente noi non possiamo saperlo. Se vorrà ce ne parlerà lui.» ribatté Remus.

«Comunque, vi devo chiedere un favore, ragazzi. — continuò il Licantropo, attirando l’attenzione di Harry, che passò lo sguardo dal suo caffè – extra zuccherato, a cui aveva aggiunto anche della panna spray, dato che odiava il caffè amaro – all’uomo — Cercate di essere civili con lui, per favore. Proprio per quello che ha passato, magari è fragile, e per questo risponderà male, cercando di auto-difendersi. Vi chiedo di non rispondere a certe provocazioni, perché probabilmente saranno determinate dal disagio di stare con persone che, fino a poco tempo fa, disprezzava o quasi.»

«Ma Remus, sappiamo tutti come è fatto. Sicuramente ci insulterà e provocherà gratuitamente, e io non so se riuscirò a sopportare ancora per molto questo suo comportamento infantile.» esclamò la ragazza, ma prima che l’ex-professore potesse dire qualsiasi cosa a difesa di Draco, parlò Harry.

«E invece, secondo me, non lo conosciamo per niente o quasi, Herm. Voglio dire, cosa sappiamo di lui? Praticamente niente. Non mi sembra che abbiamo mai cercato di comprendere esattamente perché ci lanciasse certe frecciatine gratuite o perché facesse di tutto per metterci nei guai. — ribatté il moretto, ignorando il “Mah, sarà perché forse ci odia?!” acido e sarcastico di Ron — Non lo sto difendendo, per carità. Sto solo dicendo che non sappiamo praticamente nulla di lui, e se anche in questi giorni cercassimo di parlare senza scannarci non credo sarebbe una brutta cosa… Soprattutto per Paddy e Moony.»

Remus sorrise grato a Harry, ma il Gryffindor non ricambiò. Non aveva detto quelle parole per difendere Malfoy, ma solo guidato dal senso di colpa a sentire Lupin dire che lo Slytherin era fragile dopo la morte di Lucius. Sapeva che era colpa sua, era stato lui a mandare l’uomo in prigione. E, per quanto pensasse che Malfoy fosse un ragazzino viziato ed arrogante, che doveva imparare a crescere, si sentiva comunque responsabile di quanto accaduto. Lui pensava comunque che Lucius Malfoy meritasse una condanna per aver servito Voldemort, ma di certo non gli avrebbe mai augurato di essere “baciato” dai Dementors .

Hermione sospirò, riportandolo alla realtà.

«So che avete ragione, Harry, Remus. Ci proverò, ma non vi assicuro niente.»

«Grazie, Hermione. Credimi, mi rendereste le cose molto più semplici, perché, sinceramente, non ho per niente voglia di passare queste settimane a cercare di farvi smettere di litigare. E questo vale anche per te, Sirius.»

«E cosa c’entro io, Moony?!» si lamentò l’Animagus, sgranando gli occhioni grigi, in un’espressione innocente, sentendosi tirato in causa.

«C’entri, dato che credo non perderai occasione per fare il bambino, e prenderti la rivincita su tutti i torti subiti da Lucius e Severus. O sbaglio, forse?» disse Remus con espressione determinata, come per dire “Prova a contraddirmi e ti sbrano”, cosa non molto strana, dato che non mancava poi molto al Plenilunio, e avrebbe potuto benissimo tener fede alla minaccia.

«Beh, no… Avrei solo controllato che non avrebbe trattato male i ragazzi! — si difese Sirius — E comunque, non ho mai subito torti da Lucy e Snivellus, io .» ribatté poi l’ex-fuggitivo, con dignità.

«Cosa vorresti intendere con quell’“io”, Sirius Black?» tuonò Remus.

«Ahi, qui la vedo male. Se Remus comincia già a chiamare con nome e cognome… — commentò Hermione — ma anche Sirius, ribattere ciò che dice Moony… E proprio sotto luna piena poi!»

Harry e Ron si limitarono ad annuire concordi, mentre osservavano perplessi il litigio.

«Nulla, assolutamente nulla. Ma ti devo ricordare che Snapino ci ha anche provato con te?» disse Paddy, in tutta risposta.

«Oh, Sirius, ti comporti da bambino! Severus non ci ha mai “provato” con me.»

«Credo sia meglio allontanarci il più possibile e lasciarli da soli.» disse Harry.

I tre amici, il più silenziosamente possibile, se la filarono, cominciando a salire le scale.

«A Snape piaceva Remus?!» chiese sconvolto Harry ai suoi amici. Hermione scoppiò a ridere, mentre Ron esibì semplicemente una smorfia disgustata, senza commentare.

«Ce l’hai ancora con me per aver voluto portare Malfoy qui, Ron?» chiese d’un tratto Harry.

«Un po’. Insomma, sai che io lo odio, e che per lui è lo stesso. Allora perché l’hai fatto?! Lui mi ha insultato per sette anni, ricordandomi continuamente lo stato economico della mia famiglia, e che io non avrei mai avuto ciò che aveva lui, cosa dovrei fare, andare da lui e abbracciarlo, ringraziandolo?!»

«A casa mia, questa si chiama gelosia, Weasel. E, comunque, non preoccuparti, non volevo in ogni caso essere abbracciato da te. Ma se lo desideri, puoi sempre inchinarti e baciarmi le scarpe, basta che stai attento a non sporcarmele.» commentò una voce cantilenante, poco lontano da loro.

I tre Gryffindor sembrarono gelarsi sul posto.

«Malfoy!» disse Ron a denti stretti, con rabbia.

«Eh già, esisto. So che tu vorresti vedermi morto – quindi non provare a fare una battuta sull’argomento perché risulterebbe soltanto banale e scialba – ma non ne avrai mai l’onore.» ribatté nuovamente Draco, con sarcasmo.

Hermione pensò che aveva appena fatto una promessa che forse non sarebbe riuscita a mantenere, dato che avevano incontrato Malfoy da dieci secondi e già insultava il suo ragazzo.

Lo Slytherin rivolse un sorrisetto di vittoria al rosso, tremante di rabbia, per poi spostare il suo sguardo su Harry.

«In quanto a te, Potter, non sperare che ti ringrazi. Non ho bisogno della tua pietà, né tanto meno del tuo “giusto cuore da buon samaritano Gryffindor”. Quindi non sperare neanche che mi senta in debito nei tuoi confronti, perché io non ti devo niente!» esclamò con cattiveria il biondino.

«Bastardo, dovresti solo ringraziarlo. Poteva benissimo lasciarti nella neve a morire, e il tuo ringraziamento è trattarci in questo modo?! Allora va’ all’inferno, Malfoy.» disse Hermione, con rabbia.

Harry le fece cenno di stare calma, e lei prese il suo ragazzo e proseguì, senza degnare il biondino di un altro sguardo.

Il morette fece per seguirli, ma cambiò idea.

«Non l’ho fatto né per pietà, né per farti sentire in debito, Malfoy. L’ho fatto perché mi sembrava giusto in quel momento, e mi andava di farlo, tutto qui.» chiarì il moretto.

«Meglio così.» rispose disinteressatamente, con un’alzata di spalla. Dopodiché proseguì verso le scale, nella direzione da cui erano venuti i tre Gryffindor, barcollante, appoggiandosi talvolta al muro con una mano.

«Non dovresti essere a letto a riposare, Malfoy?» chiese Harry, senza più nessuna nota di preoccupazione – né nella voce né nell’animo – ma in modo comunque civile, osservandogli la schiena, dato che ormai si era allontanato da lui di qualche metro.

Harry ora si sentiva molto più tranquillo. D’altronde, Malfoy era tornato quasi quello di sempre, e non sembrava più quel ragazzo fragile che aveva trovato malato in mezzo alla neve e al freddo.

«Prima di tutto: perché dovrebbe interessarti? — cominciò Draco voltandosi a guardarlo, ma ricevendo come risposta solo un’alzata di spalle, come lui aveva fatto solo pochi secondi prima — Secondo: ero a letto a riposare, ma a causa di questo caos infernale non riesco più a dormire, così ho pensato che tanto valeva farmi un giro turistico per la casa.» concluse il biondino, parlando con il suo solito tono inespressivo, inarcando un sopracciglio.

Harry sorrise.

«Io starei attento, se fossi in te. Sirius e Remus stanno litigando – sai, solite cose da innamorati – e, dato che Moony è sotto luna piena ed è leggermente suscettibile, e che Sirius non riesce mai a stare zitto, siamo scappati. Non ti consiglio di avvicinarti troppo.»

Draco strabuzzò gli occhi.

«Cose da innamorati?!»

«Perché, non…» ma Harry non finì la frase, notando una cosa strana. Era calato il silenzio nella casa.

«Che c’è, adesso?!» chiese il biondino perplesso.

«Devono aver smesso di litigare. O almeno spero.» disse poi il moretto, scendendo le scale, seguito dall’altro ragazzo.

Lentamente, aprì la porta – Malfoy alle sue spalle – e vedendo la scena che gli si presentò, sorrise.
Sirius e Remus si stavano baciando molto dolcemente, accarezzandosi e coccolandosi.

«Vedo che ogni attimo è buono per imbucarvi a pomiciare. — commentò sorridente, facendo staccare all’istante i due che, evidentemente, credevano di essere ancora da soli — Dite la verità, avete cominciato a litigare apposta per allontanarci e poter stare un po’ da soli. Bastava dirlo, sapete?!» li rimproverò in modo scherzoso.

Draco guardò la scena ad occhi sbarrati.

Doveva essersi perso qualche passaggio. Sicuramente. Cominciò a credere che la sua prima ipotesi fosse vera. Doveva essere tutto un sogno. Un incubo. Altrimenti non era concepibile che fosse finito in una casa di pazzi. Lupin e l’ex-evaso stavano limonando, e la cosa non sembrava per niente impressionare Potter.

I tre sembrarono accorgersi dello stupore del biondino, perché si voltarono a fissarlo, facendo calare il silenzio.

«Di nuovo buongiorno, Draco, ma forse era il caso che rimanessi ancora un po’ a letto, viste le tue condizioni. Dovresti riposare, sei ancora un po’ debole.» disse Remus, tranquillamente.

«È stato svegliato dalle vostre urla. E mi sembra normale, la cosa, dato che gridavate come due pazzi.» commentò Harry sempre più divertito.

«Ehm… Harry, va bene che Moony vi aveva chiesto di tentare di convivere civilmente, ma, precisamente, quand’è che voi due avete fatto amicizia?» chiese perplesso Sirius.

Il Gryffindor fissò Draco, che ricambiò lo sguardo, sempre più perplesso da tutto ciò che gli stava accadendo intorno.

«No! Avevamo appena finito di discutere. In realtà lui e Ron si stavano quasi scannando, ma Hermione ha portato via il suo fidanzato appena in tempo.» disse Harry alla velocità della luce, arrossendo impercettibilmente.

«Dopo avermi accuratamente insultato, Potter, ti ricordo. Weasel e la Granger sono fidanzati?! Prevedibile, a quando il matrimonio?» disse ironico il biondino.

«Sarà pure prevedibile, Malfoy, ma sono felici, ed è quello l’importante.» ribatté il cercatore di Gryffindor, convinto.

«Sì, sì, hai ragione Potter — sbuffò annoiato il biondino — comunque non ero qui per questo. Ho cercato dei vestiti nella stanza, ma era tutto vuoto. Non c’era niente, quindi sono ancora in questo stato indecoroso da quando mi sono svegliato.» esclamò Draco, cercando di sistemarsi i capelli arruffati.

In quel momento, Harry si accorse che lo Slytherin non era in perfetto ordine, come al suo solito, ma aveva i capelli tutti scompigliati. Quel suo “nuovo essere” lo rendeva più… umano. E quasi tenero , pensò involontariamente. No, alt. Cancellare l’ultima frase . Si corresse mentalmente, accorgendosi di come aveva appena definito la sua nemesi di sempre.

Comunque gli faceva uno strano effetto vedere Malfoy così scompigliato, con addosso il suo pigiama… un momento, il suo pigiama?!

«Sirius, perché Malfoy indossa il mio pigiama, di grazia?» chiese Harry all’improvviso.

«Beh, dovevo mettergli qualcosa per dormire, e di certo non potevo lasciargli addosso quei vestiti fradici!»

«“Quei vestiti fradici”, come li hai chiamati tu, Black, costavano un patrimonio, come tu ben sai – d’altronde sei il cugino di mia madre – e… Aspetta, Potter, mi stai dicendo che mi ha cambiato questo maniaco?!» chiese Draco con voce un po’ troppo acuta.

«Beh, suppongo di sì, anche se ti faccio notare il piccolo particolare che “il maniaco” in questione è il mio padrino, e preferirei che tu non lo insultassi.»

«Non mi interessa cosa preferisci o no, Potter. Perché gli hai permesso una cosa del genere?!»

«Ma qual è il tuo problema, Malfoy?»

«Ha baciato un altro uomo. Tu questo non me lo chiami problema?!» chiese Draco, vagamente isterico.

«No, non mi sembra una cosa tanto inconcepibile!» sbottò il moretto.

«Non fa niente, Harry. Devi capire che tra le famiglie Pureblood l’omosessualità è una cosa più difficile da accettare. Anche per me lo è stato quando ho scoperto di amare Moony – certo, non quanto James quando ci scoprì, ma è stata pur sempre una cosa complicata.» spiegò Sirius, rivolgendo uno sguardo dolce all’uomo che amava, al ricordo di quando si erano innamorati, e di quanto James, ai tempi, fosse stato lento a comprendere ed accettare la cosa.

«Ehi, non sono un moccioso! So cos’è il sesso e tutto il resto, ma… è contro-natura!» ribatté il biondino.

«Ehi! Come osi…» iniziò Sirius, ma Remus gli mise un mano sulla spalle bloccandolo, così l’ex evaso si limitò a borbottare: «Anche i pinguini lo fanno… Come fa una cosa naturale ad essere contro-natura?!», forse senza notare che si era appena paragonato ad un pinguino.

«Mi spiace che la pensi così, Draco, ma il tuo parere non potrà farmi cambiare idea.» disse Remus con un piccolo sorriso triste. Le sue parole stupirono lo Slytherin. L’amore di quel Licantropo era tanto forte, che non gli importava cosa pensasse la gente di lui?!

Draco si voltò e uscì con passo spedito – ma barcollante – dalla cucina, dirigendosi nuovamente verso la sua camera.

«Malfoy!» lo chiamò Harry, facendo per seguirlo.

Remus, però, pose una mano sulla spalle, fermandolo, facendo cenno di no con la testa.

«Ma Moony, hai sentito cosa vi ha detto?!» protestò il moretto, a cui aveva dato fastidio ciò che aveva detto Malfoy, e come lo aveva detto.

«Non credo che lui conosca l’amore come lo conosci tu, Harry. Lui non sa cosa significava avere qualcuno che lo ama incondizionatamente per quello che è, nonostante quello che è, senza volere nulla in cambio. Non ha mai perso qualcuno a cui voleva bene, perché non si è mai attaccato sentimentalmente a qualcuno. Se non suo padre, Harry. — spiegò Remus, sotto lo sguardo attento del figlioccio — Lui ha vissuto in un mondo diverso dal tuo, nel quale dimostrare i propri sentimenti è segno di debolezza, e forse lo ha stupito, scoprire che ci sono persone che amano illimitatamente, senza preoccuparsi di ciò che pensa la gente. Perché non credo che abbia mai conosciuto qualcuno così, nella sua vita agiata e priva di sentimenti. Ma non per questo lui è insensibile. Per questo, per adesso, devi lasciarlo solo a pensare. Per questo, vi avevo chiesto di cercare di essere gentili con lui. — ora Harry lo fissava, senza emettere una sola parola. — So queste cose, perché ho visto Paddy fare lo stesso: rinchiudersi nel suo dolore senza poter avere nessuno con cui confidarsi. E credo che lo stesso stia accadendo a Draco.»

Harry si staccò da Remus, abbassando la testa.

«E per questo dovrei sentirmi felice, Moony?! — chiese il moretto in un sussurro. — Dovrei sentirmi privilegiato? Mi dispiace, ma non ci riesco. Non, sapendo di aver perso mio padre e mia madre senza neanche aver avuto il tempo di conoscerli! — sbottò Harry, con gli occhi lucidi di lacrime represse. — Siete l’unica famiglia che mi rimane, e ho anche quasi pensato di aver perso Sirius. Mi dispiace per Malfoy, davvero, ma non mi sento tanto onorato a conoscere “questo amore”, quando lui insulta l’unica famiglia che mi rimane, che sta, oltretutto, cercando di aiutarlo!» esclamò prima di correre via.

Remus sospirò, e Sirius lo abbracciò, coccolandolo.

«Va tutto bene, Moony, hai fatto la cosa giusta. Devi solo dare il tempo a Harry di assimilare tutto questo.»

«Lo so, Paddy, ma mi spiace vederli litigare. Voglio dire, ormai hanno diciassette anni, che senso ha continuare a rimbeccarsi per vecchi rancori?!» chiese più a sé stesso che ad una persona in particolare. Poi fissò il suo amante, e scoppiò a ridere, sotto lo sguardo attonito di Sirius.

«Beh, non posso proprio farmi certe domande, quando tu, quasi quarantenne, continui a bisticciare con Severus.» spiegò l’uomo tra le risate.

Sirius, in risposta, fece un sorrisino offeso.

«Dovresti comunque essere felice, dopo le parole di Harry… — disse Sirius, quando le risate si furono placate — ci reputa una famiglia, non sei contento?»

«Quella è stata la cosa che mi ha reso più felice.» sussurrò Remus, prima di baciare dolcemente Sirius.

~*~

Draco si ributtò sul suo letto con un sospiro, fissando il soffitto.

Le parole del Licantropo lo avevano colpito. Come riusciva ad amare così tanto una persona, da non importargli cosa pensasse la gente?! Ah, era una cosa da Gryffindor, non si poteva trovare razionalità in quello! Eppure, non era un comportamento egoista, non pensare ai sentimenti o ai pensieri degli altri? Non riusciva a capire…

Mah, l’amore era una cosa troppo complicata! E lui non l’aveva mai provato… Certo, aveva amato profondamente suo padre, ma, oltre all’amore paterno, non aveva mai provato quella sensazione verso un’altra persona della sua età. Correggere, un’altra “ragazza” della sua età .

Ah, tutte quelle cose lo stavano confondendo… Chissà cosa si provava ad essere innamorati…

Voleva saperlo. No, non poteva. Sua madre gliel’aveva sempre detto: l’amore è per i deboli. Già, sua madre… ma chi se ne importava, ormai, di cosa pensava sua madre?!

«Dovrei sentirmi privilegiato? Mi dispiace, ma non ci riesco. Non, sapendo di aver perso mio padre e mia madre senza neanche aver avuto il tempo di conoscerli! — sbottò quella che Draco riconobbe come la voce di Harry Potter. — Siete l’unica famiglia che mi rimane, e ho anche quasi pensato di aver perso Sirius. Mi dispiace per Malfoy, davvero, ma non mi sento tanto onorato a conoscere “questo amore”, quando lui insulta l’unica famiglia che mi rimane, che sta, oltretutto, cercando di aiutarlo!»

Quanto stava urlando quel deficiente?! Stavano litigando per colpa sua? Oh, ma chi se ne fregava?! Lui viveva per dare problemi a Potter, se anche lo faceva litigare con il Licantropo o l’evaso non ci sarebbe stato nulla di male. O no?

Si alzò dal letto e si avvicinò alla porta. Non sarebbe di certo andato da Potter a chiedere cosa era successo, ma lui era curioso – per natura – e non poteva ignorare la cosa.

Così si inginocchiò a terra, fino ad arrivare alla serratura. Lentamente tolse la chiave – che gli occupava la visuale – e stette ad osservare. Forse Potter sarebbe passato da quella parte. Ed infatti così accadde; evidentemente la sua camera era oltre la propria. Il Gryffindor sembrava arrabbiato, Draco lo intuì dalla camminata frenetica e dal fatto che stava imprecando a bassa voce – o almeno così pareva. Prima che decidesse di alzarsi, dato che non avrebbe capito granché di ciò che stava accadendo, si accorse di una cosa che lo bloccò sul posto.

Potter aveva gli splendidi occhi smeraldo lucidi. Splendidi occhi smeraldo?! E questa, come gli era venuta fuori? Ma che strana pozione gli avevano fatto ingerire?! Prima che potesse anche solo pensare ad una risposta mentale, notò che una lacrima sfuggì al controllo del Bambino-Sopravvissuto, appena prima, che il moretto uscisse dalla sua visuale.

Rimise a posto la chiave e tornò a sdraiarsi sul letto.

Potter… Potter stava piangendo…

Ma chi se ne fotte?! La cosa dovrebbe rendermi felice… eppure, non lo so… Ma no, sarà solo perché non l’ho mai visto così fragile… L’ho visto triste, incazzoso, felice… ma mai l’ho visto piangere… pensò confusamente. Sì, sicuramente è solo per questo!

Comunque, ancora non riusciva a spiegarsi come Lupin fosse così malmesso fisicamente quanto forte sentimentalmente.

I misteri dei Gryffindor…

~*~

Harry salì le scale di corsa.

Remus non poteva pretendere che lui sorridesse felicemente, mentre Malfoy li insultava. Gli dispiaceva che lo Slytherin avesse vissuto per diciassette anni in un posto privo di ogni sentimento umano, ma non per questo poteva pensare di poter fare quello che voleva, quando loro lo avevano salvato e accolto.

«Maledizione! Lui ha comunque avuto una famiglia, ha conosciuto i suoi genitori, io neanche quello. Li ho persi prima ancora di conoscerli…» sussurrò più a sé stesso che a qualcuno in particolare, mentre, senza accorgersene, una lacrima solcava il suo volto.

Si diresse a passo spedito verso la sua camera, buttandosi poi sul suo letto.

Razionalmente, sapeva che Moony aveva ragione. Ma sentimentalmente, non riusciva ad accettare il fatto che non aveva più i suoi genitori, e che Malfoy insultasse l’unica famiglia che gli era rimasta.

Voleva molto bene a Remus e Sirius, ora erano loro la sua famiglia, e ad Harry piaceva molto.

Ripensò alle parole dell’ex-professore.

“Non credo che lui conosca l’amore come lo conosci tu, Harry. Lui non sa cosa significava avere qualcuno che lo ama incondizionatamente per quello che è, nonostante quello che è, senza volere nulla in cambio. Non ha mai perso qualcuno a cui voleva bene, perché non si è mai attaccato sentimentalmente a qualcuno. Se non suo padre, Harry.” Possibile che, alla fine, venisse sempre fuori l’argomento “Lucius Malfoy”?!

Era anche colpa sua, ok. Si sentiva in colpa, ok. Gli dispiaceva per Draco. Malfoy , si corresse mentalmente, pensando che Remus lo stava influenzando troppo. Più di così che poteva fare, suicidarsi?

Per come lo aveva “conosciuto” Harry, Lucius Malfoy non gli era mai sembrata una persona molto emotiva. Anche le poche volte che lo vedeva in compagnia del figlio, non sembrava per niente orgoglioso di lui, ma lo sgridava sempre, per qualsiasi sciocchezza. Eppure, Harry aveva visto in quegli occhi di ghiaccio, appartenenti a Malfoy Junior, che rispettava e amava suo padre più di qualsiasi altra persona al mondo. Anche tutte le volte che bisticciavano per i corridoi della scuola, o sull’Hogwarts’ Express, lo Slytherin diceva sempre “Mio padre…”. Ma Harry sapeva che erano tutte minacce prive di fondamenta, perché Lucius Malfoy non si sarebbe mai preoccupato di certi contrasti adolescenziali. Ed ora, Draco non avrebbe più potuto dire “Mio padre…” perché, ormai, quel padre era solo un ricordo. L’unica cosa che Harry poteva fare, era sperare che Lucius Malfoy non avesse detto al figlio di diventare Death Eater. Prima di tutto, Harry non credeva che Draco Malfoy avesse abbastanza coraggio e così poco orgoglio da riuscire a diventare servo dell’Oscuro Signore che, forse, avrebbe entro breve preso il posto di Voldemort – anche se Harry non ci scommetteva, dato che non c’erano più né Voldemort né Lucius, i due capi indiscussi – e poi non credeva che seguisse certi ideali. Pensare che i Mudblood, gli Halfblood e i Muggle-born fossero inferiori era una cosa, andare in giro ad ammazzarli per conto dell’Oscuro era un’altra. Ma il Gryffindor sapeva che Malfoy jr poteva essere facilmente influenzabile dal padre. Sperava solo che Lucius avesse avuto il buon senso – e l’amore verso il proprio figlio – di non inculcare strane idee in testa a Draco. Comunque, bisognava tener conto del fatto che Malfoy Senior aveva lasciato i Death Eater e Voldemort da qualche tempo, e quello doveva pur contar qualcosa, no?

“Lui ha vissuto in un mondo diverso dal tuo, nel quale dimostrare i propri sentimenti é segno di debolezza, e forse lo ha stupito, scoprire che ci sono persone che amano incondizionatamente, senza preoccuparsi di ciò che pensa la gente. Perché non credo che abbia mai conosciuto qualcuno così, nella sua vita agiata e priva di sentimenti. Ma non per questo lui è insensibile. Per questo, per adesso, devi lasciarlo solo a pensare. Per questo, vi avevo chiesto di cercare di essere gentili con lui.” Se era davvero così, il biondo Slytherin aveva vissuto davvero una vita d’Inferno, perché amare era davvero bello.

Certo lui non sapeva precisamente cosa significasse amare qualcuno, fidanzarsi, ecc… ma sapeva cos’era l’amore che si prova verso gli amici o verso la famiglia. E lui lo provava per Ron, per Hermione, per Remus e per Sirius. Li amava incondizionatamente, li amava per quello che erano, anche se avevano molti difetti.

Amore significava anche soffrire, certo, ma lui, di certo, non avrebbe smesso di amare solo perché quello comportava anche il dolore.

“So queste cose, perché ho visto Paddy fare lo stesso: rinchiudersi nel suo dolore senza poter avere nessuno con cui confidarsi. E credo che lo stesso stia accadendo a Draco.” Anche lui lo faceva, rinchiudersi in sé stesso, senza confidarsi con nessuno, e sapeva cosa si provava… Lui lo faceva per scelta, e, quindi, oltre al senso di abbandono, provava anche la consapevolezza di essere lui stesso a volerlo.

Ma Draco – o Sirius, che aveva fatto lo stesso, tempo prima, secondo le parole di Moony – cosa doveva aver provato?

Sentiva che stava rivalutando Malfoy. Ora pensava di capire il perché a scuola avesse continuato a insultarli e metterli nei guai. Gli era stato impartito un certo tipo di educazione, che sembrava lontana anni luce dalla sua. Ma, non per questo, sbagliata.

Forse… C’era qualche speranza che cominciassero ad andare d’accordo?

Harry credeva di sì, dopotutto anche prima avevano avuto una discussione civile, o quasi.

Si alzò dal suo letto, guardando l’ora. Non se n’era accorto, ma era passata quasi un’ora! Si stiracchiò e uscì dalla stanza, dirigendosi verso la cucina, dove sperava ci fossero ancora Remus e Sirius. Voleva scusarsi per ciò che aveva detto a Moony…

Fortunatamente il Licantropo era ancora in cucina, e, più precisamente, stava preparando il pranzo.

Harry si schiarì la voce, attirando l’attenzione dell’uomo, che, infatti, si girò verso di lui.

«Mi dispiace… — disse sinceramente il moretto, senza riuscire a sostenere quello sguardo ambrato — Mi sono comportato in modo infantile.» si scusò.

«Non preoccuparti, Harry. Non sono arrabbiato… — rispose Moony, facendo sospirare di sollievo il Gryffindor — Ma mi prometti che cercherai di essere accondiscendente con Draco?»

Perché, alla fine, il discorso cadeva sempre lì? Perché Remus si ostinava a voler proteggere Malfoy?

Ma se Moony ci credeva tanto ci doveva essere un motivo. E lui si fidava dell’uomo.

Annuì silenziosamente.

«Grazie… — mormorò solo il Licantropo, sorridendo grato. — Comunque manca ancora un po’ a pranzo…» avvisò poi Moony.

«Ok, allora io intanto salgo!» salutò Harry, risalendo le scale.

Passando davanti a quella che era provvisoriamente la stanza di Draco – ormai Harry aveva rinunciato a pensare a lui come “Malfoy”, dopo il discorso di Remus –, che era una delle stanze degli ospiti, gli venne in mente una cosa.

Andò in camera sua, aprendo l’armadio, alla ricerca di qualcosa.

Sorrise radioso, quando trovò quello che cercava.

~*~

Draco era ancora sdraiato supino su quello che sarebbe stato il suo letto per i giorni seguenti, nuovamente perso nei suoi pensieri, quando qualcuno bussò alla porta.

Scocciato, il biondino si alzò, curioso di sapere chi osava disturbarlo. Forse il Licantropo… considerò, ma tutte le sue ipotesi svanirono, quando si ritrovò davanti un Harry Potter sorridente, con una valigia in mano.

Il biondino si ritrovò a pensare quanto fosse diverso dall’Harry Potter piangente che aveva visto prima, e dalle altre “versioni” che ogni volta scopriva del ragazzo, e si chiese quante altre espressioni si sarebbe sorpreso a ritrovare sul suo volto.

«Ciao, Draco! — salutò amichevolmente, facendo un cenno con la mano. — Non volevo disturbarti, ma posso entrare?»

Malfoy si chiese come avrebbe potuto negare l’offerta, vedendo le belle labbra del ragazzo, nuovamente distese in un sorriso dolcissimo. Mai, per quanto si sforzasse di ricordare, il Bambino-Sopravvissuto aveva rivolto un sorriso del genere a lui, la sua nemesi. E non l’aveva mai neanche chiamato per nome, se per questo…

«Accomodati…» sussurrò incerto, spostandosi di lato per farlo passare.

«Grazie! Volevo avvisarti che tra poco sarà pronto il pranzo.» esclamò il moretto, poggiando la valigia sul letto.

Draco annuì.

«Sì, ma questo non spiega il perché della valigia.» fece notare.

«Hai ragione. — concesse Harry, con un altro sorriso, mentre Draco si chiedeva da quando Potter desse ragione a lui… — Allora, dato che mi sono ricordato che non avevi vestiti con te, te ne ho portati un po’ dei miei. Non so se ti andranno bene, ma sicuramente saranno meglio di quelli di Ron, che sicuramente ti sarebbero stati troppo larghi.»

Draco inarcò un sopracciglio.

«Da quando tu sei gentile nei miei confronti, Potter?» chiese il biondino perplesso, e un po’ restio ad indossare i vestiti del suo rivale.

«Beh, in teoria da quando ti sei risvegliato qui, dato che me lo aveva chiesto Moony, ma direi praticamente da adesso, dato che mi sembra abbastanza inutile e stupido continuare a bisticciare come due mocciosi su delle stronzate tipo: “Mi stai fissando, come hai osato?”, “Sei sulla mia strada, eclissati!”, o simili, non credi anche tu?» disse Harry, arcuando anche lui un sopracciglio.

Lo Slytherin si trattenne dal sorridere alle imitazioni enfatiche dell’altro ragazzo, e si limitò a commentare la cosa con un «Forse…».

Il Gryffindor esibì un piccolo broncio, per la risposta poco esauriente del biondino.

No, Harry, non fare così… sei troppo tenero! Potrei non resistere… Un momento: da quando Potter è “Harry”? E da quando “Potter” e “tenero” riescono a stare nella stessa frase?! E “non resistere” a cosa, precisamente?! Pensò il biondo, stupendosi delle sue stesse riflessioni, e cominciando a prendere davvero in considerazione l’idea di stare impazzendo.

«Comunque… — continuò Potter, aprendo la cerniera della valigia — io ti ho portato un po’ di roba. Forse non sarà proprio adatta ad un Pureblood di buona famiglia come te, ma credo dovrai abituartici…»

«Quindi, ne consegue, che io rimarrò in questa casa per il resto delle vacanze natalizie?!» dedusse Malfoy, sedendosi sulla sedia alla scrivania.

«Già. — annuì Harry veementemente. — E tu, prima della fine delle vacanze, riuscirai a chiamarmi per nome?»

Draco sbuffò, mentre il moretto cominciava a tirare fuori dei vestiti.

«Potter… — cominciò lo Slytherin con tono allarmante, facendo voltare il Gryffindor, perplesso — Dimmi che quelli non sono vestiti Muggles.» disse imperativo.

«Questi non sono vestiti Muggles.» disse semplicemente il moretto, sogghignando, e guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Malfoy, che si dondolava leggermente sulla sedia.

«Oh, Draco, non essere schizzinoso! Ti ho portato i miei vestiti migliori, quindi non ti lamentare!» lo rimproverò Harry.

«Va bene, proviamo a vedere se qui negli armadi c’è qualcosa… Ma non ci giurerei, sai?! Dai, aiutami a cercare!» disse esasperato il moretto, vedendo ancora l’espressione omicida dipinta sul volto dell’altro.

«Hai capito proprio male, Potter. Io non mi abbasserò mai a cercare vecchi vestiti in anfratti oscuri e polverosi.» ribatté Draco, con un tono talmente dignitoso che Harry non seppe se sbuffare o sorridere.

Così si limitò ad alzare gli occhi al cielo, e a mormorare: «Mai che il principino si scomodi, eh…», abbassandosi per cercare qualche indumento nell’armadio.

A Draco si bloccò il fiato, quando voltò disinteressatamente lo sguardo verso Potter. I suoi occhi non poterono evitare di fermarsi ad osservare quello che era il più bel fondoschiena che avesse mai visto. Forse Potter non è bellissimo , considerò, ma ha un fascino che ti ammazza . E stupiva anche lui, che non si era mai, interessato ai ragazzi, a Potter in primis.

Dovrò ampliare i miei interessi, allora… pensò il biondino, senza riuscire a trattenersi, e ammettendo quanto quei jeans Muggles gli stessero da dio, risaltando il sedere perfetto del ragazzo.

Sicuramente è colpa del Licantropo e dell’evaso… Le loro deviazioni mentali mi avranno contagiato!
Eppure, anche se con quei pensieri, non poté evitare di dondolare maggiormente la sedia, quando la visuale venne coperta dal letto.

Si spinse un po’ più indietro… Un altro un po’… Ancora leggermente!… e…

SBAM!

Harry si voltò di scatto, richiamato da quel botto, ritrovandosi un Draco Malfoy a terra.

Non poté evitare di ridacchiare – seppur il più silenziosamente possibile, per non incappare nelle ire del biondino – attirando l’attenzione dello Slytherin, che si accorse delle scena vergognosa e umiliante di cui era stato appena soggetto.

Si rialzò in piedi di scatto, arrossendo furiosamente, mentre Harry ridacchiava ancora.

«Come diavolo hai fatto a volare per terra in quel modo?!» chiese il moretto, mentre pensava: È carino pure quando arrossisce… Ma c’è qualche occasione in cui Draco non è bello?! Merda, stamattina penso che è tenero, ora che è carino e bello, che cazzo mi succede?! Anche se devo ammettere che posso odiare Draco per qualsiasi motivo, tranne che per il suo aspetto fisico…

«È semplicemente scivolata la sedia…» mugugnò il biondino, ancora rosso in viso… Per fortuna che Potter non si è accorto di niente… Sarà sicuramente colpa del Lupo Mannaro, comunque…

«Ad ogni modo, ho controllato bene, e nell’armadio non c’è niente! Mi sa che dovrai accontentarti dei miei vestiti Muggles.» disse Harry, una volta ripresosi dagli attacchi di risa.

Draco si sedette sul letto, cominciando a selezionare un paio di vestiti, anche se in viso aveva un espressione davvero sofferente.

«Non stai andando al patibolo, Draco! Ma se proprio ti scoccia, possiamo sempre andare nella città magica poco lontano da qui, oppure andare a Diagon Alley e comprare dei vestiti da Mago…»

«No, no… vanno bene questi, grazie…» rispose Draco, prendendo un paio di jeans e una maglietta, e cominciando a cambiarsi. Certo, non era proprio il massimo cambiarsi davanti a Potter, ma non poteva mica tenersi addosso quel pigiama per tutto il giorno!

Harry arrossì leggermente, senza che l’altro se ne accorgesse, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal corpo semplicemente perfetto dello Slytherin.

D’accordo, poteva affermare con sicurezza che Draco era carino… anzi, no, bello… Ok, un vero figo… ma non per questo poteva essere attratto dal biondino, giusto?! No di certo… cercò di auto-convincersi.

«Come sto?» chiese Draco una volta cambiatosi.

«Mhm… Non c’è male…» disse Harry senza sbilanciarsi. Ricordami di accompagnarti in qualche negozio di vestiti Muggles, Draco… Dio, come gli stanno bene quei jeans! pensò, senza riuscire a dare un freno a quegli strani pensieri.

La voce di Remus li richiamò per il pranzo.

«Dai, continuiamo dopo!» disse gentilmente il moretto, tendendogli una mano.

Draco ripensò quando, sette anni prima, era stato lui a porgere la propria mano, che non era stata accettata, forse per i suoi modo altezzosi e arroganti… E ora, stranamente, era Potter stesso ad avergli offerto la mano, e a proporre una tregua, quasi un’amicizia.

Prese la mano dell’ex-rivale, e insieme si diressero fuori dalla stanza.

Lì, incontrarono Ron ed Hermione, che tentavano di rimettersi in ordine.

«Ma che avete fatto?!» chiese Harry divertito.

«Ho… cercato di calmare Ron… dato che era arrabbiato per la faccenda di Malfoy…» rispose Hermione, schiarendosi la voce un paio di volte, agitata.

«E immagino tu ci sia riuscita, a vedere il vostro stato poco decoroso.» insinuò provocatoriamente il moretto, prima di correre, ridendo, giù dalle scale, rincorso da un’Hermione indignata e imbarazzata al massimo, che cercava di picchiarlo.

~*~

Quel giorno – così come quelli seguenti – durante il pranzo non si parlò molto.

Draco ormai aveva preso confidenza con Lupin, ma con gli altri ancora non era arrivato ad un livello di conoscenza tale da potersi fidare. Tranne Potter, che, era evidente, cercava di fare amicizia o anche semplicemente conversare, a partire dalle cose più semplici e divertenti, a quelle più serie e complicate, cercando di farlo sentire a suo agio e inserire nel “gruppo”.

Lui ancora non riusciva a comprendere quella sua psicologia così Gryffindor… Davvero, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare – e non che se pentisse di aver fatto tutte quelle cose ai suoi danni – come poteva Potter comportarsi come se nulla fosse successo in quei sei anni, quasi si incontrassero per la prima volta?!

Con Hermione, talvolta, aveva discussioni serie, e da come esplicava il suo punto di vista, si capiva che era molto intelligente e colto. E, di tanto in tanto, quando Sirius faceva una delle sue solite battute, sorrideva – evidentemente cercando di trattenersi – voltando il viso dall’altra parte per nascondere il suo divertimento; quindi era indubbio che ci fosse un certo “feeling” – forse anche perché erano parenti.

L’unico vero problema, per lo Slytherin, aveva il nome di Ronald Bilius Weasley. Il rosso si comportava come un bambino, cercando di insultare con frecciatine scialbe e piatte, oppure teneva il broncio per ore, dopo che il biondino – ovviamente – aveva risposto sarcasticamente, e aveva avuto la meglio. Draco, invece, si limitava semplicemente ad ignorarlo, come se non esistesse – o al massimo a guardarlo come se fosse una zecca fastidiosa – o a rispondere ai suoi insulti con la stessa moneta.

Ed intanto il Natale si avvicinava.

Proprio per questo, Moony era sempre più lunatico – era felice perché si avvicinava il Natale, ma era assolutamente scorbutico e minaccioso, dato che si avvicinava anche il plenilunio – ed era sempre più difficile tenerlo a bada, o semplicemente sopportare i suoi costanti cambi d’umore. Così, i ragazzi si limitavano a barricarsi in camera, affidando a Padfoot il compito di calmare Moony – cosa che spesso riusciva a fare con buoni risultati, e i ragazzi avevano già una vaga idea del mezzo usato dall’Animagus.

~*~

I giorni passavano davvero velocemente, e ormai mancavano solo un paio di giorni alla tanto agognata festa.

Quella mattina, i ragazzi si trovavano nel giardino fuori casa. Aveva smesso di nevicare, e ne avevano approfittato per uscire un po’ all’aperto.

Harry, Hermione e Ron si stavano prendendo a palle di neve ridacchiando, mentre Draco, seduto per terra, li fissava, disegnando.

Il moretto e il rosso sfruttarono un momento di distrazione della ragazza per prendere una montagna di neve e buttarla nel colletto della sua giacca. Un gemito acuto si levò, mentre lei li malediceva – anche se sembravano minacce vuote, dato che continuava a ridere – per averle fatto entrare la neve ghiacciata nei vestiti.

Harry, notando il nuovo “amico” biondo da solo in un angolo, gli si avvicinò, mentre Hermione si vendicava sul suo fidanzato baciandolo per distrarlo e poi buttandogli una grossa manciata di neve nei pantaloni esclamando: «Questo per calmare i tuoi bollenti spiriti!».

Si sedette in silenzio vicino allo Slytherin, osservandolo. Era davvero bello, dovette ammettere il Gryffindor a se stesso, mentre percorreva ogni suo più piccolo lembo di pelle con gli occhi, memorizzando ogni più insignificante dettaglio. Una piccola piega accigliava le sottili sopracciglia bionde, in un’espressione concentrata; persino quel leggero colore rosato sulle guance causato dal freddo, invece della solita pelle diafana, gli donava; anche vedendolo imbottito in quegli abiti, Harry poteva affermare che era bello. Semplicemente bello .

Gli occhi argento erano fissi sull’album da disegno – che si era fatto prendere da Sirius l’ultima volta che era andato in città – appoggiato sulle sue ginocchia; si era accorto della presenza del moretto, ma non aveva commentato la cosa. Con mano sicura, tracciava righe e sfumature, che non sembrava possibile fossero causate da una semplice matita, tante erano le sfaccettature di ogni tratto, e Harry fece cadere lo sguardo sul disegno.

Aprì la bocca, sbalordito per la bellezza dell’illustrazione. Il disegno ritraeva Ron ed Hermione che si lanciavano la neve, con dei sorrisi felici dipinti in faccia, e nei loro occhi si riusciva a vedere tutto l’amore che provavano realmente l’uno per l’altro; in primo piano, Harry che li guardava con un sorriso molto dolce in viso. E il moretto si stupì nel notare che Draco li aveva ritratti proprio con un’espressione – e in una situazione – estremamente gradevole… Che il biondino avesse cominciato a vederli sotto una luce diversa?

«Come mai non sei più a fare un inutile gioco come lanciarsi palle di neve con i tuoi amici?» disse Draco all’improvviso, senza alzare lo sguardo dal foglio, facendo sobbalzare l’altro ragazzo.

«Ti vedevo qui tutto solo e mi dispiaceva, pensavo volessi un po’ di compagnia…» rispose allo Slytherin, con un’alzata di spalle.

«Potter, non ti viene in mente che se sono da solo è perché voglio stare da solo?» disse al moretto, con un ghigno, ma senza trasmettere cattiveria con quelle parole.

«Oppure volevi venire a giocare ma avevi troppa paura di divertirti e di scoprire che io, Ron ed Hermione non siamo poi così male; oppure hai pensato che divertirsi con la neve stonasse con la tua immagine di “Draco Malfoy, l’Impassibile”.» disse Harry, ridacchiando.

Draco lo fissò, accigliato, senza rispondere.

«Non sempre ciò che facciamo coincide con ciò che vorremmo fare davvero, non trovi, Draco?» chiese poi il Gryffindor, serio.

Draco fece un’espressione strana, come se fosse d’accordo con quelle parole, ma altrettanto stupito che esse fossero uscite dalla bocca dell’altro. E tornò al suo disegno.

«È davvero molto bello.» disse Harry dopo un attimo di silenzio, con voce – se ne accorse pure lui stesso – ambigua, come piena di aspettativa di non-sapeva-neanche-lui-bene-cosa, appoggiandosi ad una mano.

Draco voltò nuovamente lo sguardo sull’altro ragazzo.

«Non farmi complimenti, Potter, non mi sono ancora abituato a questa tua nuova versione.» rispose Draco con una piccola smorfia, mentre ad Harry sembrava di notare che il rossore sulle guance dell’altro si diffondesse ulteriormente, ma pensò fosse solo una sua impressione.

Cadde di nuovo il silenzio, ma non era un silenzio agitato, solo calmo, riflessivo – o così almeno parve ad Harry – rotto soltanto dalle lontane risate dei due fidanzati.

«Ridono sempre così?» chiese d’un tratto il biondino.

«Sono molto felici, sì. Non sono come noi, che abbiamo sopportato e dovremmo sopportare molto. Non che io voglia fare del vittimismo e pensare che non sarò mai felice, anzi, la mia felicità forse sarà amplificata, dopo aver sofferto così tanto. E credo che sarà così anche per te…» rispose Harry, senza sapersi spiegare esattamente perché stesse dicendo cose così intime a Malfoy.

«Mi dispiace per tuo padre, davvero.» continuò poi, dopo che lo Slytherin non ebbe risposto.

Il biondino chiuse gli occhi, come assalito da un estremo dolore.

«So che penserai che se mi dispiacesse veramente, io non l’avrei mai mandato ad Azkaban, ma io credo che le persone facciano delle scelte, e che poi ne debbano sopportare le conseguenze. Se si vuole essere coerenti con le proprie idee e le proprie convinzioni, e non pentirsene, credo che si dovrebbe andare fino in fondo. O almeno questa è la mia idea. E comunque, sicuramente non si meritava il Bacio.» spiegò Harry.

«So che hai ragione, Potter, ma è difficile.» confessò il biondino.

«Lo so, Draco, lo so, per questo dico che non sempre ciò che facciamo coincide con ciò che vorremmo fare davvero.»

Un ulteriore silenzio cadde tra loro, questa volta ancora più ricco di comprensione per l’altro.

«Perché sei scappato da casa, Draco?»

Malfoy sobbalzò, non aspettandosi quella domanda.

Prese un sospiro, forse decidendosi finalmente a fidarsi e ad essere sincero con Harry – e con se stesso in primis.

«Diciamo che ciò che dovevo fare non coincideva con quello che volevo davvero, se mi permetti di usare le tue parole…» spiegò al moretto, spostando lo sguardo dagli occhi smeraldo al perfetto disegno davanti a lui, con uno sguardo dolce e ricco di emozioni, come se quell’illustrazione fosse l’unica cosa bella capitata fino a quel momento, come se fosse la sua ultima ancora di salvezza.

«Dovevi diventare Death Eater?!» chiese stupito Harry, anche se sembrava più un’affermazione.

«Beh, diciamo che mia madre ha leggermente perso il senno…» commentò solamente il biondino, a disagio. Voleva finalmente confessare tutto a qualcuno, rivelare i propri sentimenti, senza portarseli dietro come un enorme peso sulle spalle e sul cuore, ma non era sicuro che Harry Potter fosse la persona più adatta.

«Ma io ho sempre pensato che se mai saresti dovuto diventare servo di Voldemort, sarebbe stato tuo padre a convincerti…» disse Harry spiazzato.

«E da quand’è che ti chiedi cosa farò della mia vita, Potter? — chiese sarcastico, facendo arrossire il moretto — Comunque no, mio padre non credo mi avrebbe costretto a fare una cosa così importante quando non era ciò che io volevo per me, per il mio futuro… Ma mia madre è completamente impazzita dopo la morte di mio padre, e non so se è perché l’ha amato così tanto che senza di lui non può vivere, o perché ha paura di perdere tutti i nostri averi. Sinceramente spero sia vera la prima, ma non voglio assolutamente sapere la risposta. Ad ogni modo, mia madre vorrebbe che io diventassi Death Eater, per poter vendicare la morte di mio padre, e dimostrare di poter portare a termine ciò che lui non ha mai concluso; tutto questo, facendomi diventare un vero Death Eater. Ma onestamente: primo, non voglio diventare servo di un essere del genere per ideali che non condivido, secondo, il suddetto essere ora si trova sottoterra grazie a te, e non ho intenzione, neanche volendo, di rischiare il mio bellissimo culo per un morto.» concluse il biondino, un po’ più deciso.

Non fa una piega , pensò Harry, stupito da quel discorso.

«Beh, sono contento. E, infondo, sapevo che non saresti diventato mai un Death Eater… — disse allo Slytherin, alzandosi in piedi e spolverandosi i vestiti dalla neve — E sono ancora più felice di vedere che, piano, piano, sto imparando a conoscerti: infondo siamo molto più diversi di quello che credevo… — continuò, facendo alzare di scatto il volto del biondino — eppure molto più simili di ciò che vogliamo ammettere… — concluse con un sorriso dolcissimo.

Malfoy fece per parlare, ma, qualunque cosa avesse voluto dire, venne preceduto da Harry.

«Allora, Draco, credi di essere pronto a lanciarci palle di neve?» chiese con un sorriso molto diverso dal precedente: ora somigliava molto di più ad un ghigno sadico.

E prima che potesse anche solo pensare ad una risposta — o ancora prima di accorgersi di avere la testa e il cuore ancora pieni del sorriso dolce di prima — venne colpito da una palla di neve, e subito dopo il moretto, ridendo sereno, gli porse una mano per aiutarsi ad alzarsi.

Draco la prese, con lo stesso ghigno che aveva fatto prima il Gryffindor, e invece che farsi aiutare ad alzarsi dopo che aveva messo da parte l’album, tirò il braccio dell’altro che gli cadde addosso.

Cominciarono una specie di lotta che li fece rotolare di qualche metro, prima che si ritrovassero con le posizioni invertite.

Il verde smeraldo e l’argento puro si osservarono, occhi negli occhi.

Il moretto mosse timidamente una mano, poggiandola sui capelli biondissimi dell’altro, che stupito, sopra di lui, continuava a fissarlo.

«Hai i capelli pieni di neve…» rise leggermente Harry, con un timido sorriso.

Si sentiva totalmente sereno a stare così con Draco, eppure allo stesso tempo un po’ a disagio, con la paura di fare qualcosa che rovinasse tutto.

«Chissà perché… Forse a causa di un moro ragazzo dagli occhi colore della speranza che mi ha lanciato della neve addosso.» disse ironicamente, con tono basso.

Harry arrossì, notando che Malfoy gli avesse appena fatto una specie di complimento, e Draco lo trovò ancora più adorabile – e questa volta non provò neanche a picchiarsi mentalmente per ciò che aveva pensato.

«Ti ricordo che sei stato tu a buttarmi praticamente a terra!» ribatté il moretto con un sorriso.

Gli occhi erano ancora concatenati, e, lentamente, i visi si avvicinarono, l’uno all’altro, con calma, senza rompere quel contatto.

Ma prima che potesse succedere qualsiasi cosa , della neve li colpì in pieno.

«Allora, vi ricordo che voi due fuggiaschi dovete ancora recuperare tutte le palle di neve che Herm mi ha lanciato!» disse ridente la voce di Ron – che, forse grazie alla neve o grazie ad Hermione, sembrava così sereno da non preoccuparsi nemmeno di Malfoy – facendoli staccare all’istante.

Harry rise.

«Oh, non ti preoccupare, Ron, sarai tu che prenderai altre palle addosso. A cominciare da adesso!» esclamò il moretto, colpendo l’amico come appena promesso.

Che diavolo stavo facendo?! Dio, Harry, riprenditi, se vuoi suicidarti non c’è bisogno di baciare Draco sapendo che dopo ti ucciderebbe, ci sarebbero altri milioni di modi! Anche se non sarebbe brutto morire dopo essere stati tra le braccia di un essere fantastico e perfetto come Draco Malfoy! , pensò il moretto, arrossendo vistosamente, ma sorridendo dell’ironia del suo ultimo pensiero, continuando a giocare con Ron.

Weasel, morirai tra atroci sofferenza! Ho un motivo in più per odiarti! Ma anche un altro per suicidarmi… Come può piacermi Har… Potter?! Oh, andiamo, non posso negare l’evidenza… E comunque mi sembrava che anche Ha…POTTER! non fosse troppo dispiaciuto di ciò che stava per succedere – qualsiasi cosa fosse –! Ed è per questo che Weasley morirà! , pensò invece Draco, cominciando, quasi senza accorgersene probabilmente, a colpire il rosso con numerose palle di neve – e trovandoci ovviamente gusto! – notando intanto il rossore diffusosi sulle guance del moretto.

~*~

La Vigilia di Natale arrivò presto, e quella notte lugubri ululati riecheggiarono nella foresta vicino a casa.

Harry sapeva che era Remus, e che Paddy era con lui per evitare che si ferisse da solo, ma avrebbe voluto fare di più, essere di qualche aiuto.

Lentamente cadde tra le braccia di Morfeo, facendo strani sogni…

~*~

Alcuni pallidi raggi solari attraversarono le bianche tende, illuminando il suo etereo viso, infastidendolo.

Si svegliò. Non sapeva cosa l’aveva ridestato, ma di certo i raggi del sole appena sorto non avevano contribuito. Gli venne sete, e – incespicando nello sciogliersi dalle coperte in cui si era annodato nel sonno – uscì dalla sua camera, dirigendosi in cucina.

La casa sembrava silenziosa, solo leggermente rischiarata dall’alba. Probabilmente stavano ancora tutti dormendo.

Una volta arrivato in cucina aprì il frigorifero.

Birra. Classico di Sirius. Solo lui poteva tenere degli alcolici in frigo, con dei minorenni che vagavano per casa!

Cercò un po’, e, alla fine, la sua perseveranza fu premiata. Trovò dell’acqua, e si dissetò con quella.

Mentre beveva, non poté fare a meno di pensare. Ormai si sentiva così bene con quei pazzi scatenati, così “a casa”, molto più di quanto non lo fosse a Malfoy Manor, la sua vera dimora. Ormai non disprezzava più nessuno di loro, perché aveva imparato – se non a rispettarli – almeno a conoscerli un po’. Sirius, burlone e guastafeste, aveva sempre la battuta pronta; Remus, inflessibile ma dolcissimo, e anche se lunatico ti aiutava sempre a trovare la risposta ai tuoi problemi, o comunque ti ascoltava, senza criticarti; Hermione, anche se era una Muggle-born sapeva farsi valere, studiosa ma allegra, una buona confidente, anche se non era saggio criticarla; Ron, a cui piaceva non far niente, cercava sempre il lato ottimista della situazione, anche se era un po’ troppo permaloso, testardo, e troppo preso dai pregiudizi per vedere al di là del suo naso; Harry… ecco, cosa dire di lui?! La persona più dolce e giusta che avesse mai incontrato, in sua compagnia si sentiva così strano… Si sentiva completamente a proprio agio, eppure aveva sempre paura di fare la figura dell’idiota con lui. E poi era davvero splendido, con quei suoi scompigliati capelli corvini fatti apposta per passarci le dita, i grandi occhi verde smeraldo, così innocenti e teneri, in contrasto con le labbra morbide e sensuali e con il corpo ben scolpito… Che cosa stava pensando?!

Dei sussurri lo distolsero dai suoi pensieri. Mise a posto la bottiglia, chiuse il frigo, e si avvicinò alla porta da cui provenivano quelle voci. La camera di Sirius e Remus.

«Ahi!» gemette Moony.

Draco sbirciò dalla fessura della porta semi-chiusa. I due uomini erano seduti entrambi sul letto, Paddy dietro il Licantropo, mentre gli bendava amorevolmente le ferite che si era procurato quella notte.

«Scusa…» mormorò dispiaciuto a Remus in risposta.

«Non ti preoccupare, sai che ho subito di peggio…»

«È questo che mi fa imbestialire: sapere che tutte le volte soffri, e che io non posso fare niente di più per te! — disse Sirius stizzito, senza smettere però di usare gesti dolci — Finito!» esclamò poi, dando poi un bacio sul collo dell’altro uomo.

Remus si spostò in modo da essere di fronte all’amante, carezzandogli una guancia.

«Non dirlo neanche per scherzo, Paddy! Fai già tantissimo per me, e davvero non so cos’altro potresti fare di più…» rispose amorevolmente l’ex-docente di DADA.

«Trovare una cura per la Licantropia, per esempio.» ribatté determinato il moro uomo.

«Sirius, abbiamo già fatto questo discorso. Sai che è praticamente impossibile trovare una cura, quindi non tormentarti. Io ti amo, tu ami me, e questo mi basta. Questa è la cura migliore per tutte le mie sofferenze.»

Draco sapeva che era una discussione privata e che non avrebbe dovuto origliare – e poi non sto origliando! Semplicemente sono capitato qui per caso , pensò – ma era più forte di lui, e sapeva che, ormai, se si fosse allontanato l’avrebbero sentito e ci avrebbero messo giusto tre secondi per capire che stava ascoltando il loro dialogo.

«Ti amo.» rispose Sirius.

«Anche io ti amo.» disse Remus.

Si scambiarono un bacio pieno di amore e desiderio, e, a vedere ciò che stavano facendo, Draco sussultò.

«Sai, Paddy, mi stanno venendo in mente un paio di ideuzze su come trascorrere queste poche ore rimasteci. E non è dormire.» disse Moony malizioso.

«Moony, sai che non resisto a queste tue inclinazioni dopo le notti di plenilunio… Sei bellissimo e assolutamente sexy, e comincio a pensare di sapere a cosa stai pensando. E sono d’accordissimo!» ribatté l’Animagus, sorridendo provocante.

Si scambiarono un altro bacio, cominciando a toccarsi e accarezzarsi.

Al che, Draco pensò, arrossendo notevolmente, che la cosa stesse diventando un po’ troppo “forte” per i suoi innocenti occhi, e si allontanò di soppiatto, pensando che ormai, anche se avessero sentito i suoi passi, non vi avrebbero badato poi molto, troppo impegnati a fare altro.

Risalì le scale, già pronto per andarsene nella sua camera, quando vide quella stanza. La sua stanza. Quella di Harry.

Seguendo un impulso improvviso, si avvicinò alla camera, e socchiuse lentamente la porta, spiandovi dentro.

Harry dormiva ancora profondamente, e lui entrò nella stanza, socchiudendosi la porta alle spalle. Lentamente si avvicinò al letto di quello che – ormai sembrava un passato lontanissimo – era la sua nemesi, e si sedette sul bordo.

Era bellissimo, forse troppo per essere reale.

Tremando leggermente, alzò una mano e l’avvicinò al viso dell’altro ragazzo, facendo scorrere lentamente un dito su una guancia, in una dolce carezza.

Non poté far a meno di pensare a ciò che era successo – o non era successo?! – quel giorno in mezzo alla neve, e non resistette all’impulso di riprendere da dove avevano lasciato, anche se il moretto stava dormendo.

Era la sua ultima possibilità, sapeva che non avrebbe più avuto né l’occasione né l’audacia per farlo, e prendendo il coraggio a due mani, si chinò sul bel Gryffindor, e posò le labbra sulle sue morbide, in un bacio – forse non se ne accorse nemmeno lui – casto, ma pieno di amore e bisogno.

Lentamente, anche Harry rispose, facendo perdere un battito al cuore di Draco. Ma udendo il suo respiro regolare, il biondino capì che era ancora nel mondo dei sogni.

Si allontanò da lui, controvoglia, rivolgendogli un ultimo sguardo.

Sapeva che quando sarebbero tornati ad Hogwarts, difficilmente Harry l’avrebbe trattato come in quelle poche settimane, ma voleva godersi quegli ultimi giorni, prima di perdere tutto.

Uscì dalla stanza, chiedendosi a chi mai Harry stesse pensando di baciare in sogno, chiudendosi la porta alle spalle, senza udire Harry che mormorava nel sonno un «Draco…» disperato.

~*~

Draco tornò nella sua camera, cercando di riposare qualche ora. Obbiettivo che non riuscì a raggiungere, dato che alcuni pensieri su un certo moretto dagli occhi verde smeraldo non volevano lasciare la sua mente.

Così rimase semplicemente a letto, osservando il soffitto, e lasciando che quei pensieri affluissero nella sua mente, sapendo che non sarebbe riuscito a fare niente per fermarli o ignorarli.

Qualche ora più tardi – probabilmente erano già almeno le nove – Draco rinunciò a rimanere ancora a letto, e si alzò, con l’intenzione di andare a fare colazione.

Una volta sceso in cucina, però, la trovò già occupata.

Remus era lì che cucinava, con un enorme e felice sorriso dipinto in volto.

«Ah, buongiorno, Draco!» disse con tono allegro.

«Buongiorno.» rispose semplicemente il biondino, arrossendo nel ricordarsi ciò che aveva visto poche ore prima.

«Tutto bene? — chiese preoccupato il Licantropo — Non ti starà tornando la febbre, vero?»

«No, no.» si affrettò a rispondere il biondino, sedendosi a tavola.

«Stavo preparando la colazione. — disse poi Remus, cambiando discorso — Vuoi qualcosa in particolare?»

«Mhm… Mi va bene anche solo una bicchiere d’aranciata e una brioche, grazie.»

«Ok, te la scaldo.»

Nel mentre, udirono dei passi avvicinarsi lentamente, e la figura di Harry Potter apparve nella cucina.

«Buongiorno, Harry, dormito bene?» chiese Remus, con un sorriso.

«Sì, anche se ho fatto un sogno un po’ strano, che però non mi ricordo molto… — rispose Harry, arrossendo — E a te com’è andato il plenilunio?» chiese poi, preoccupato.

«Oh, tutto bene, non preoccuparti! E poi ci ha pensato Sirius a rimettermi in sesto, con le sue amorevoli cure! — ammiccò il Licantropo — Cosa vuoi di colazione, Harry?»

«Non preoccuparti, mi faccio un caffè io.»

«D’accordo.» rispose Moony, mentre serviva la colazione a Draco, che ringraziò.

«Vi lascio un attimo soli, vado a vedere se Sirius, Hermione e Ron hanno intenzione di svegliarsi, così possiamo aprire i regali!» disse felice Remus, e ad Harry parve di vedere Moony che saltellava felice fino alla camera sua e di Sirius.

Cadde un silenzio un po’ imbarazzato.

«Ehm… Hai dormito bene?» chiese Harry titubante.

«Abbastanza.» si limitò a rispondere il biondino.

«Oh. Ehm, senti, mi chiedevo… — iniziò Harry sempre più indeciso e imbarazzato — Quando torneremo a scuola, non dovremmo più… ehm… Litigare, vero?» chiese speranzoso il moretto.

«Intendi, dato che ora andiamo d’accordo, se dobbiamo fare finta di scannarci, ogni volta?» riassunse Draco, inarcando un sopracciglio, trovando però il comportamento di Harry molto tenero.

«Esattamente.» arrossì il Bambino-Sopravvissuto, ansioso di sapere la risposta.

Per lui, Draco era diventato molto importante, ma non sapeva se per il bel biondino era lo stesso. Magari quelle settimane erano state solo una piacevole parentesi, per lui. O, peggio ancora, aveva fatto finta che gli piacesse la loro – e la sua – compagnia solo per non tornare da sua madre… Harry sperò vivamente che anche Draco avesse provato ciò che aveva sentito lui. Non poteva aver dimenticato quel quasi-qualcosa che era accaduto tra loro quel giorno, in mezzo alla neve.

«No. Ovviamente solo se anche a te va bene…»

«Certo!» rispose subito Harry, arrossendo poi subito dopo. Si sentiva quasi come… come una ragazzina innamorata! No, non poteva essere! Ma, più o meno, si comportava come quando gli piaceva Cho, solo che in quel momento le emozioni erano centuplicate. E poi, forse, era anche colpa di quel sogno. Quel maledetto sogno , pensò Harry, in cui ci siamo baciati! Niente di che, un semplice e casto bacetto, ma è pur sempre qualcosa.

Draco rise.

«D’accordo, allora. Niente litigi. O almeno fino a che non succede davvero!» ridacchiò nuovamente il biondino.

In quel momento, fece la sua trionfale entrata Remus, seguito da Sirius, Ron e Hermione ancora mezzi addormentati.

«State ancora dormendo? Forza che è tardi dobbiamo aprire e regali!» esclamò Harry, finendo il suo caffè in un sorso.

Così, dopo che anche gli “zombie viventi” ebbero fatto colazione, finalmente si diressero vicino all’albero, sedendosi per terra, e cominciando ad aprire i regali.

Il biondino, però, se ne stava in disparte, ad osservare la scena.

«Draco, che c’è?» chiese Harry, notandolo.

«Cosa vuoi adesso, da me, Potter? Attendo che voi finiate di aprire i vostri maledettissimi doni natalizi!» sbottò.

«E perché mai?» chiese il moretto, apparendo sinceramente confuso dalle parole dello Slytherin, che non ebbe la forza di rispondergli nuovamente male.

«Potter, io non ho regali.»

Harry inarcò un sopracciglio, perplesso, come se pensasse che il biondino fosse impazzito tutto d’un colpo.

«Certo che hai dei regali. Non saranno molti, né particolarmente splendidi – immaginando tutto il lusso a cui tu sei abituato, essendo Pureblood eccetera eccetera… – ma sono sempre regali. Forza, vieni ad aprirli! Uomo di malafede!» ripose Harry, prendendolo per mano e guidandolo verso l’albero.

Notevolmente stupito, Draco guardò quel misero mucchietto di regali.

Ok, sono davvero pochi, ma sono pur sempre regali… Chi mi può aver fatto dei doni di Natale?! , pensò lo Slytherin.

Prese il primo, leggendo il biglietto, mentre notava Harry, poco lontano, aprire i suoi, con un sorriso ebete stampato in faccia.



“Ehi, bel biondino!
Pensavi ci fossimo dimenticati del tuo regalo, vero?! ;)
E invece, per tua enorme sorpresa – o almeno così speriamo – ti facciamo questo piccolo ed insignificante dono, che tanto sappiamo lascerai da qualche parte inutilizzato! XP
Ma noi siamo stati così carini da fartelo lo stesso… Non sembriamo dei Gryffindor di buon cuore, forse? E poi non dire che non siamo dei degni amici!
Ok, scherzi a parte speriamo ti piaccia. ^^
Buon Natale
Blaise&Pansy.”



Draco sorrise, leggendo il bigliettino, riconoscendo i suoi amici. A Slytherin tutti erano uniti dal senso dell’utilità: se tu servi a me, io servo a te. Invece lui, Blaise e Pansy, anche se non si potevano definire “amici del cuore” – mica erano Gryffindor! – avevano un bel rapporto di rispetto reciproco.

Scartò il regalo, e trovò dei guanti da Seeker. Molto belli, e probabilmente anche costosi, ma non se ne preoccupò più di tanto, sapendo che quei due potevano benissimo permetterseli.

Li mise da parte, e si chiese di chi potevano essere gli altri due regali. Ne prese uno e lesse il biglietto.



“Buon Natale, Draco!
Spero tu l’abbia passato bene, anche se possiamo dire che probabilmente sarà stato un po’ diverso dai tuoi abituali Natali, o sbaglio?!
Ovviamente questo è solo un pensierino, e non mi aspetto che tu l’adori, ma spero di faccia piacere!
Auguri
Remus e Sirius.”



Sorrise nuovamente: era chiaro che il messaggio era stato scritto solo da Moony, e Sirius aveva semplicemente aggiunto la firma, per presenza, ma gli fece comunque piacere.

Sai benissimo che non potrà durare, quindi evita di farti prendere da sentimentalismi Gryffindor, Draco, per favore! Cosa vorresti, che ti accogliessero come se fossi sempre stato “uno di famiglia”?! Andiamo, a malapena ti sopportano, non illuderti, Draco, questa cosa finirà qui, e dopo aver trascorso questo natale, si dimenticheranno di te, ti rimuoveranno semplicemente dalla mente, e tutto tornerà come prima , si riscosse mentalmente.

Aprì il regalo, e trovò un enorme libro sulla Difesa delle Arti Oscure. Sorrise, pensando che era evidente che fosse stato Moony a scegliere.

Lesse l’ultimo bigliettino, curioso.



“Draco,
vorrei dire di averti conosciuto, ma credo sarebbe alquanto ipocrita dire di sapere davvero come sei…
Sicuramente ho conosciuto molti nuovi aspetti di te, che hanno sostituito i vecchi pregiudizi che avevo, ma non posso affermare di sapere com’è il vero Draco, perché so che anche in queste settimane non hai mostrato tutto te stesso. Ti capisco, siamo il genere di persone che hai sempre odiato e disprezzato. Anzi, io sono la persona che odi di più, forse, anche se spero che un pochino tu abbia imparato a conoscermi, perché io sono così come mi hai visto, come sono apparso… Quindi, dato che io non conosco ancora bene te, e tu non conosci ancora bene me, proporrei – sempre se tu sei d’accordo ovviamente… – di passare del tempo insieme, e, perché no, anche il prossimo Natale! Sto correndo troppo? Pretendo qualcosa di un po’ esagerato? Forse, hai ragione… Ma facci un pensierino, ok?
Io, intanto, ti auguro il Natale più felice che tu possa avere, e ti faccio un piccolo pensiero che spero ti piaccia… Altrimenti sei liberissimo di buttarlo!
Auguri,
con affetto
Harry Potter.”



Dichiarare che il biondino fosse sbalordito era dir poco, e si sentì pure un po’ in colpa per non aver fatto nessun dono a Harry.

Scartò il regalo, e vi trovò un ciondolo. Era un pendente a forma di drago. Semplice, ma molto bello.

Se lo girò un po’ in mano, quando notò delle lettere, dietro.

“From HP to DM”

Anche la scritta era molto semplice, eppure fece sentire Draco molto felice che fosse personalizzato, anche se con delle semplici iniziali, e lo indossò.

Si guardò in giro, cercando Harry, e lo vide seduto sul divano che rideva con Ron, e si avvicinò a loro.

«Allora, com’erano i regali?» gli chiese il moretto, leggermente imbarazzato.

«Non me li aspettavo…» rispose il biondino sinceramente, ma indifferente.

Harry sorrise felice, vedendo in quella constatazione una risposta affermativa.

«Io vado a vedere il pranzo, ma tra poco è pronto… Tra un regalo e l’altro il tempo è passato in fretta!» esclamò Remus, dirigendosi verso la cucina, seguito da Sirius che non vedeva l’ora di mangiare, e Ron e Hermione che si offrirono di preparare la tavola.

Harry sorrise timidamente a Draco, e poi si alzarono entrambi, seguendo gli altri.

Peccato che passarono insieme sotto la porta, su cui era appeso del vischio.

Entrambi si bloccarono. Udivano le voci in lontananza degli amici, che sembravano quasi sparire, così come tutto ciò che li circondava. Sentivano come se ci fossero solo loro, e non esistesse nient’altro. La sensazione ricordò loro molto quella provata quel giorno, in mezzo alla neve.

«Ehm… C’è il vischio, dobbiamo…» disse titubante il biondino.

«Mi sa che ci tocca.» asserì il moretto malizioso, pur arrossendo leggermente.

«Potter, non so se…»

«Draco?»

«Sì?!»

«Baciami!» disse Harry facendosi più intraprendente.

E Draco non seppe rifiutare una richiesta del genere. Dolcemente appoggiò le sue labbra a quelle di Harry, e cominciò a lambire la sua lingua, la quale intraprese una muta e dolcissima lotta con quella del compagno. Minuti dopo – o erano secondi? – si allontanarono solo per riprendere fiato.

«Non è una cosa passeggera, vero Harry?» chiese Draco incerto.

«Certo che no! — esclamò fissandolo negli occhi per poi aggiungere, sorridendo euforico e incredulo — Mi hai chiamato per nome!»

Il biondino arrossì leggermente e fece per ribattere.

«Guarda, se osi scusarti, ti tiro un calcio che ti renderà sterile a vita!» minacciò il moretto, facendo scoppiare a ridere Draco, che rispose dandogli un casto bacio a stampo.

«Non preoccuparti, non accadrà. Mi sembra ancora impossibile: io, Draco Malfoy, e tu, Harry Potter, insieme. Mi sembra quasi un sogno.»

«E allora lascia che continui! Ascolta, a scuola non torneremo a ignorarci o insultarci come prima, vero?» chiese tentennando.

«No, non voglio fare finta di niente. Non so se… se ti amo, Harry, ma sicuramente ti voglio un bene infinito!» mormorò Draco, fissando l’altro ragazzo nei suoi occhi color verde smeraldo, e appoggiando la propria fronte alla sua, in un gesto intimo e romantico.

«Ti amo, Draco! E mi spiace soltanto di averlo capito solo ora…»

«Anche a me.» rispose il biondino, baciandogli dolcemente il capo.

Si trovavano ancora in piedi, sotto il vischio, abbracciati, mentre lentamente si dondolavano.

D’un tratto la voce di Sirius li richiamò per il pranzo.

«Arriviamo! — urlò Harry in risposta, prendendo Draco per mano, e incamminandosi verso la cucina — Draco, non ti sembra che questo sia il Natale più dolce che tu abbia mai trascorso?» chiese poi al suo nuovo ragazzo, sorridendo con tanta dolcezza, semplicità e amore da apparire disarmante.

E Draco poté ammettere, sinceramente, che era davvero il più dolce. Dolce come quel sorriso che Harry rivolgeva e avrebbe rivolto sempre e solo a lui.









… THE END…?!









 Lete (dal greco Ihqh, cioè lète: oblio )
— Nell’Eneide ( libro VI ) del poeta latino Virgilio, è uno dei cinque fiumi infernali; le anime dei buoni, dopo aver passato mille anni nei Campi Elisi, ne bevono l’acqua per dimenticare la vita precedente e poter reincarnarsi sulla Terra. In “La Commedia” di Dante è il fiume in cui le anime del Purgatorio lavano via da loro stesse (metaforicamente e letteralmente) le tentazioni di questo mondo, le quali ritornano al loro generatore, Lucifero, perché le acque del Lete sboccano in quelle del Cocito. (Quindi, ho dato questo nome alla città: 1_Un po’ per mancanza di fantasia!; 2_ Per intendere che in questa città Harry e Draco si incontrano, ed è da qui che il nostro bel biondino comincia la sua “nuova vita”… ^_^ P.S.= Questa spiegazione non l’ho scritta io, ma l’avevo trovata su un sito di cui, purtroppo, non ricordo il nome… u.u… N.d.A.)





























  
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