Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Lambo566    09/07/2011    0 recensioni
In questa fanfiction sono raccontate le varie scene di guerra della seconda guerra mondiale viste con gli occhi dei vari paesi protagonisti della serie Axis power Hetalia, spero sia di vostro gradimento
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Personaggio Principale: Heracles Karpsui


Correva , Heracles. Correva come non aveva mai corso in tutta la sua vita. Il fucile pesava. La divisa impicciava. La pioggia di certo non lo aiutava. A quanto pareva, tutto era contro di lui, in quel momento. I Vargas lo inseguivano veloci, carichi come non mai, assetati di conquista. Chi lo avrebbe mai detto che i due fratelli più derisi del pianeta gli avrebbero dato tante rogne?Beh, in fondo, non c'era poi così tanto di cui sorprendersi. Già in passato Veneziano aveva dato parecchi problemi al suo ex-padrone, Turchia, per poi prendersi sua sorella Libia come colonia. Già , Turchia. Lo detestava. Lo odiava con tutto sè stesso. Eppure non poteva non ricordare qualche istante passato di felicità, nel periodo in cui era stato sotto il controllo dell'Impero Ottomano. Quei momenti in cui lui, Egitto, Cipro e tanti altri erano stati come fratelli, sotto l'ala protettrice di colui che a suo tempo fu uno dei più grandi e prosperi imperi mai visti. D'altro canto, però , il desiderio di libertà e indipendenza non era mai stato possibile sopprimerlo, in lui. E di certo , non si sarebbe fatto sottomettere di nuovo dal primo conquistatore assatanato che gli appariva davanti. E poi, ricordare il passato non lo avrebbe certo liberato dai due italiani. Si nascose dietro i rimasugli di un muro, abbassandosi. Veneziano lo incalzò, sbucando dal lato destro del medesimo muro, che era nascosto da una parete rocciosa. Sparò, prendendo alla gamba destra l'italiano che nel frattempo lo aveva ferito ad una spalla. Riprese a correre gettandosi dietro un cespuglio. Si massaggiò la spalla dolorante , per poi rialzarsi e guardarsi intorno con fare incerto. Un rumore lo fece voltare rapidamente. Grazie a Dio abbastanza rapidamente da puntare il fucile alla gola di Romano, il quale aveva fatto la medesima azione. Entrambi con un fucile puntato alla gola , a fissarsi negli occhi. Era un gioco psicologico. E probabilmente sarebbe stato davvero tale, se Romano non avesse aperto bocca, con un'aria seccata.

< Non credevo che il mangia-patate ci sarebbe tornato davvero utile... >

Uno sparo. Heracles si sentì lo stomaco bucato. Fece appena in tempo a voltarsi per vedere gli occhi gelidi di Germania che lo fissavano apatici, prima di svenire.

Quando li riaprì, tutto sembrava sfocato. Si rialzò, prendendo la testa fra le mani. Era su un letto, con tutte le ferite fasciate. Peccato che il letto fosse dentro una cella. Si sentivano delle voci, provenienti da una porta lasciata socchiusa. Germania e Romano stavano litigando. A quanto pareva , a parere di Germania i due Italiani erano troppo buoni con lui , così come con tutte le altre loro colonie, che in quel momento combattevano contro gli alleati nei propri territori. Veneziano uscì dalla stanza , chiudendo la stanza alle proprie spalle. Si diresse verso la cella, osservando Heracles con un sorriso allegro sul volto. Sorriso che, per altro, infastidiva un po' il greco.

< … Che c'è? >

< Niente. Stavo solo pensando che è da quando ci presentò Nonno Roma che non conversiamo piacevolmente...>

Heracles stizzì gli occhi, seccato

< Non mi sembra una situazione piacevole per conversare. Mi avete sparato. Mi avete fatto colonia. E io non voglio essere una colonia... >

< Lo sei già. Spero ti piaccia la pasta, Libia e i tuoi altri fratellini si sono abituati in fretta a mangiarla. Per ora riposa. Vedrai che , con noi , non ti troverai male...>

Gli occhi di Veneziano si fecero un po' più malinconici

< E se proprio non ti piace così, riconquistati, in un modo o nell'altro, la tua libertà. Lo hai già fatto una volta, no? >

Veneziano uscì dalla stanza , con aria un po' rattristata.

Già. Una volta, tanto tempo prima. Ma il passato è passato, che senso ha ritirarlo fuori?

Il tempo passò in fretta. Tutti i giorni se ne restava lì, in quella cella. Ogni tanto , Veneziano tornava a trovarlo. Era stranamente piacevole , la sua compagnia. E poi, spesso era anche accompagnato dai suoi amati fratelli, con cui, purtroppo, aveva perso i contatti tempo addietro. Ma per quanto potesse sembrare allettante riunirsi con loro, non voleva cedere. Inghilterra, aiutato da Nuova Zelanda, Australia e Polonia, non aveva potuto nulla. E , costretto ad occupare altri fronti , lo aveva abbandonato, sconfitto dagli eserciti di Germania, Bulgaria e i due italiani, salutandolo con un “in bocca al lupo”. E allora? Veneziano era gentile, prometteva di migliorarlo, di dargli nuove strutture, di farlo evolvere. E allora? Lui era Grecia. Non sarebbe mai stato la “Grecia italiana”. Non importava quanto Veneziano gli parlasse dei “vecchi tempi”, quando erano tutti sotto l'ala protettiva di Roma, o che gli facesse rivedere i suoi fratelli. Non importava che Romano continuasse a minacciarlo, per poi scusarsi con un piatto di pasta. Non gli importava che Albania, Jugoslavia, e tutti gli altri avessero ceduto sotto la morsa ferrea dell'asse. Lui non avrebbe ceduto. Non si sarebbe mai arreso. Lui era Grecia. Lui sarebbe rimasto Grecia. Ci vollero anni , prima di essere liberato. La cosa folle fu che ,ad aprire la sua cella , fu proprio Romano. Certo, dietro di lui c'erano anche Inghilterra e America, però non lo stavano minacciando o che. E soprattutto, non c'era Veneziano.

< … Perché? >

< Perché oramai è inutile tenerti chiuso qui. La situazione attuale mi impedisce di teneriti come parte dell'impero coloniale. Gioisci, sei libero. Muoviti, i tuoi stupidi gatti ti aspettano >

< ...Dov'è Veneziano ? >

Romano parve sussultare, dinnanzi a quella domanda.

< Sull'altro fronte... >

Rimase basito dinnanzi a quelle parole. Solo successivamente venne a sapere dei problemi interni dell'Italia, di come fosse divisa a metà. Un po' gli dispiacque, per quei due fratelli che, tutto sommato, avevano cercato di farlo sentire a casa.

Ma non poteva non essere felice di ritornare sul proprio territorio, di riavere la sua famiglia, di poter di nuovo essere libero. Di poter di nuovo combattere al fianco di Turchia, Egitto, e tutti gli altri. Combattere per essere indipendente, e per proteggere coloro che gli erano cari.

 

< Eleftherìa ì Thànatos >

 

Libertà o morte.

 

 

Note: Questo capitolo funge un po' da introduzione alla mia prossima serie dedicata alla seconda guerra mondiale. Mi spiace infinitamente per il ritardo, ma davvero non sapevo più né cosa né come scrivere. Ringrazio tutti i recensitori e i lettori. Vedete che risponderò appena potrò . Grazie davvero di cuore

Lambo566

  
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