Perché?
Erano passate un paio di settimane dal terremoto e la ricostruzione procedeva velocemente, ma il morale dei cittadini era a terra.
Il tradimento di Morgana, la figliastra del re, colei che tante volte avevano visto passeggiare per la città bassa, era un fatto inconcepibile e ci sarebbe voluto del tempo per accettarlo.
Per questo Artù decise di indire una cerimonia ufficiale per l’investitura dei nuovi cavalieri.
Camelot aveva bisogno di gioia, di feste.
Così un giorno, di buon mattino, si presentò nelle stanze del padre e gli espose la propria idea.
Lui era ancora molto debole, ma annuì e sembrò contento della decisione del figlio.
Subito dopo, però, un velo di tristezza tornò a coprire il suo viso e Artù uscì dalla stanza, scoraggiato.
Non aveva mai visto Uther così: il padre gli era sempre sembrato una persona forte, capace di affrontare qualsiasi problema con successo …
Non riusciva a capire come avesse fatto a ridursi in quello stato.
Gaius lo visitava quotidianamente, ma non poteva fare molto: quello del re non era un malessere fisico, ma mentale, riguardava i suoi sentimenti.
E un medico non sarebbe mai stato in grado di curarlo.
Perso nei suoi pensieri, si accorse appena di essersi diretto involontariamente verso le stanze di Ginevra.
Sorrise, il suo corpo gli aveva fatto capire ciò che la sua mente desiderava: vederla.
In quelle due settimane non erano riusciti a rimanere soli nemmeno per un momento a causa della frenesia per la ricostruzione.
Lui però aveva un disperato bisogno di vederla, sentirla, parlarle.
Sapeva che non gli aveva detto la verità riguardo a ciò che era successo mentre era sola nel castello abbandonato e per questo soffriva.
Cosa era accaduto di così grave da dover rimanere segreto?
Aveva interrogato più e più volte Elyan e gli altri cavalieri, ma senza successo.
Si erano tutti rifiutati di raccontare qualunque cosa.
Ma il principe era sicuro che loro sapessero.
E questo gli faceva ancora più male.
Si era confidata con loro e non con lui, perché?
Queste domande lo tormentavano continuamente.
Come se non bastasse, Ginevra aveva iniziato ad evitarlo.
Non pranzava mai insieme alla corte, né gli faceva visita come un tempo.
Quando aveva tentato di parlarle in un corridoio, si era congedata in tutta fretta, dicendo di avere delle faccende da sbrigare.
Artù non sapeva più cosa fare.
Ne aveva persino parlato con Merlino e lo aveva convinto a parlarne con Gwen, ma non aveva ottenuto alcun risultato.
Passava tutto il suo tempo con Gaius, preparando pozioni e cataplasmi per i pazienti, e, se non era con lui, stava chiusa nelle sue stanze in compagnia di Elyan.
Erano passate due settimane e Artù non poteva sopportare oltre di starle lontano.
Così, tornò velocemente nelle proprie stanze, dove trovò Merlino intento a riordinarle, e prese la colazione che lui gli aveva portato, poi si diresse rapido da Gwen.
L’aveva fatta sistemare in una delle migliori camere del castello, situata nel corridoio accanto al suo, e il principe raggiunse la sua porta dopo pochi secondi.
Bussò e attese una risposta.
Subito si aprì uno spiraglio abbastanza grande da permettergli di immergersi in uno degli stupendi occhi castani della sua amata.
“Buongiorno!” la salutò con un sorriso “Spero di non averti svegliato”.
“No, ero già in piedi da un po’” rispose.
“Posso entrare?”.
“Ecco, io …” iniziò Gwen “E’ tutto in disordine, non voglio che vediate …”.
“Ginevra …”.
“No, non potete. Ho molte cose da fare” continuò frettolosa, cercando di richiudere la porta.
Lui la bloccò con un piede: “Ginevra, fammi entrare”.
“Ti prego” aggiunse.
Lei cedette e indietreggiò per lasciarlo passare.
“Ti ringrazio” le disse e il principe entrò e, per la prima volta dopo due settimane, si ritrovò solo con lei e poté osservarla con attenzione.
Il gonfiore al labbro era sparito, ma intorno ai polsi aveva ancora delle bende (Merlino gliene aveva parlato, aveva visto Gaius medicarglieli).
Si avvicinò un po’ e notò anche che era dimagrita.
Il volto era molto più scarno del normale (aveva smesso di mangiare regolarmente, sospettò che fosse Elyan a ricordarle di farlo).
Il sorriso, poi, era scomparso dal suo viso.
Ora stava tentando di produrne uno accettabile, ma non riusciva a contagiare anche gli occhi.
Artù si avvicinò al tavolo e, senza una parola, vi appoggiò il vassoio, invitandola a sedersi.
Lei obbedì.
“Ho pensato di portarti la colazione” disse.
Gwen annuì, sussurrò un ringraziamento e iniziò a mangiare in silenzio.
Angolo Autrice:
salve a tutti!!!
Come vanno le vacanze???
Io sono in trepida attesa di vedere Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 2, sono troppo elettrizzata!!!
So che non c’entra assolutamente nulla con Merlin, ma non ho potuto fare a meno di scrivervelo. ;)
Il capitolo vi piace?? Spero di leggere un po’ di commenti.
Un bacione
Sweet_Juliet