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Autore: Nihil_    10/07/2011    3 recensioni
Due persone che si amano vicendevolemte, ma che non sono in grado di farlo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio vivamente di leggere questa ff ascoltando questa canzone. Grazie e buona lettura.

come back home.



Ero seduto su quella che avrebbe dovuto essere la balconata di quella palazzina che non fu mai completata. Il soffitto del terzo piano era molto alto, le finestre della stanza erano poche ma, trovandosi nella parte alta, lasciavano trapelare molta luce. Continuavo a spostare lo sguardo da quei rondini di luce che provenivano dalle finesrte colorate alla punta dei miei piedi che penzolavano nel vuoto dalla balconata del terzo piano, a  circa dodici metri di altezza. L'unica grande camera del terzo piano era bianca e polverona e, non avendo molto su cui concentrarmi, il mio sguardo si perse nell'immensità dello spettacolo che mi si presentava dinzanzi. Iniziai ad osservare il frangersi delle onde sul bagnoasciuga a molti chilometri di distanza, e il mio sguardo divenne talmente inteso da sentire il rumore dei flussi d'acqua che dondolavano in modo quieto. Poi il mio sguardo si sposto sul verde delle vallate che mi si rifletteva negli occhi. Il frusciare del vento tra le foglie, benchè motlo più lontane della battigia, mi entrò nella bocca e nel naso; iniziai a respirare i profumi più intensi di ciò che mi circondava: tutto così lontano e nello stesso momento così vicino, dentro di me. Chiusi gli occhi e smisi di pensare alla mia vita, alle mie tristezze, alle mie più grandi gioie, alle persone che, mentre io rallentavo il mio battito cardiaco, continuavano a correre frenetiche . Smisi di pensare a tutto.. ma non a te. La tua immagine era sempre chiara e distinta nella mia mente, sempre impressa nei miei occhi. Improvvisamente un rumore di passi leggerissimi mi risvegliò. Li sentivo salire le scale del primo piano, attraversare quella che una volta era la sala da pranzo, nella quale ancora oggi si potevanno ammirare i resti del tavolo e di alcune sedie. Poi si apprestarono a salire la seconda rampra di scale che portavano al secondo piano per passare davanti le camere da letto nelle quali rimanevano solo alcune macchie di carta da parati, e infine raggiungere l'ultima rampa di scale, distrutta per metà. Fu in quel momento che riconobbi il suo odore. 
<< Sapevo che saresti venuta quì. Benvenuta nel centro del nulla >>, mugolai.
Lei, senza rispondere , si accostò ad una parete con le braccia incrociate dietro la schiena. Perchè era lì? Perchè ora? 
<< Devi dirmi qualcosa? >>.
Neanche a questa domanda ebbi una risposta. Ora sapevo perchè fosse lì, ma ancora non me ne spiegavo il motivo. Passarono trenta secondi di silenzio, ma non volevo soffrire ancora, nè far soffrire lei. Chiusi gli occhi, la sua immagine era ancora lì. Li chiusi più forti provando a cacciarla, ma tentai invano. "Ecco, devo farlo" pensai. "Tre, due, uno.."
<<
Ti amo, ancora >>. Queste tre parole mi bruciarono sulla lingua, mi pesarono nel cuore e mi si schiacciarno sullo stomaco.  Anche questa volta nessuna risposta, ma in lei ci fu un mutamento, una specie di mugulamento. Sofferenza.. o sollievo, forse.  Sentì il rumore della sua giacca di pelle che si scostava dal muro e i suoi passi che si avvicinavano. Quando mi fu vicino, si sedette accanto a me, con i piedi che pendevano verso il vuoto appoggiati ai miei. Una lacrima cadde per terra provocando un tonfo, poi ce ne fu un secondo, e di seguito un terzo. Una vera e propria scarica di colpi iniziò a piovere dai nostri occhi, ma io fermai. "Non devo, non ora almeno". Lei mi capì al volo, si asciugò le lacrime con la manica della felpa, senza curarsi del trucco che le si scioglieva sul volto. Ci guardammo negli occhi per un interminabile e stupendo minuto. Lei mi prese la mano e deviò lo sguardo verso il mare. Io feci lo stesso. Uno stormo di gabbiani passò di lì ed iniziò a cantare in coro. Eravo voci che si chiamavano, si rispondevano, libere nell'aria. 
<< Vorrei volare via >>, dissi con la voce che ancora tremava. Per alcuni secondi ci fu un imbarazzante silenzio. Ma all'improvviso disse qualcosa di inaspettato.
<< Facciamolo! Voliamo via! Adesso! >>. Mi strinse più forte la mano. Ci alzammo. Ci guardammo ancora negli occhi, poi tornammo a fissare l'immeso specchio d'acqua che si distendeva oltre i campi coltivati. Era sicura di sè, i suoi occhi erano sereni e lucenti come smepre.

Mano nella mano ci lanciammo verso i boschi che isolavano la casa nel bel mezzo del nulla, e di noi nessuno ha mai più saputo nulla. Insieme per sempre, oltre la morte.
   
 
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