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Autore: elyxyz    18/03/2006    7 recensioni
Questo è il seguito e la conclusione dell'omonima fic postata giorni addietro.
L'amore ha i suoi lati positivi, ma anche qualche imprevisto... ne sa qualcosa Sirius Black.
Storia partecipante al Contest 100 Prompts! indetto da Fanfiction Contest ~ {Collection of Starlight since 01.06.08}
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Imprevisti d’amore

Note: - il seguente scritto contiene riferimenti yaoi e alcune scene descritte hanno un modesto contenuto erotico. (ed un’alta capacità glicemica...)
In tutta coscienza, ritengo che il rating PG 13 potesse catalogare più che ampiamente questa storia; sed.. melius abundare quam deficere, no?

- i nomi e i soprannomi dei personaggi vengono usati indistintamente: sia in lingua originale che tradotti in italiano. Per chi non fosse pratico, un piccolo dizionario attende a fine storia;

- per ulteriori spiegazioni, vi rimando alla conclusione della fic.


 

Imprevisti d’amore 2

-Semper Fidelis-

By elyxyz

 

 

Adesso no, non voglio più difendermi,

Supererò dentro di me gli ostacoli...
I miei momenti più difficili, per te.

 

I hear your voice and all the darkness disappears.

Every time I look into your eyes you make me love you.

 

I belong to you,

You belong to me forever.

 

I belong to you (Il ritmo della passione), Eros feat. Anastacia



 

 

Il vapore saliva in calde volute verso il soffitto, mentre solo lo sciabordio dell’acqua smossa rompeva l’idilliaco incanto del silenzio, nel bagno dei Prefetti.

Come tre giorni prima.

Anche se erano successe un sacco di cose, nel frattempo.

E Mirtilla Malcontenta non aveva ancora avuto il coraggio di farsi rivedere, dopo l’ultima piazzata di Black.

E Remus ne era intimamente compiaciuto, mentre lui e il suo Malandrino del Cuore si beavano del primo bagno ristoratore da che erano usciti dal tunnel.

 

Miss Poppie li aveva tenuti segregati in infermeria fino al tardo pomeriggio di quel giorno.

Per rimetterli in sesto ed evitare di dare troppe spiegazioni in giro.

 

Perché si sapeva: tanto i Serpeverde erano stronzi, quanto i Corvonero sapientoni, altrettanto i Tassorosso erano inguaribili impiccioni.

 

Ma la forzata inattività aveva reso Padfoot intrattabile.

Aveva persino preso un laccetto trovato chissà dove, e se l’era infilato in bocca a mo’ di guinzaglio, supplicando James di portarlo a passeggio.

Tutti erano scoppiati a ridere, ma non se n’era fatto nulla.

 

 

 

Rem sorrise indulgente e aprì l’ennesimo rubinetto, da cui fuoriuscivano bolle di sapone grosse quanto meloni, mentre un grosso bestione nero si divertiva a rincorrerle per tutta la grande stanza.

 

La sirena bionda del ritratto li guardava curiosa, mentre i lunghi capelli le fluttuavano al vento.

 

Quando Felpato tentò di morsicare una bolla saponata, questa gli esplose sul naso, facendolo starnutire in modo ridicolo. Remus scoppiò a ridere a quella scena, e decise che aveva sopportato a sufficienza il suo sfogo.

 

“Su, Paddy... vieni qua!” lo richiamò, con il chiaro intento di stuzzicarlo. “Biscottino, Paddy!”

 

Un lampo divertito attraversò le iridi scure del cane, prima che questi cominciasse ad ignorare il suo giochino, e si dirigesse di gran carriera verso il trampolino che sovrastava l’enorme vasca rettangolare.

 

Solo troppo tardi, Rem comprese la reale portata del guaio.

 

La palla di pelo s’immerse schizzando acqua e sapone ovunque.

 

Quando Lunastorta riuscì a riaprire gli occhi, davanti a lui comparve il giovane Black, nuovamente umano, e chiaramente compiaciuto.

 

“E’ l’ora del bagnetto, padrone?” scherzò il più alto dei due, accoccolandosi tra le ginocchia del compagno, la schiena contro il petto.

 

“Anche.” Fu la replica, accompagnata da un leggero bacio sulla scapola.

 

“Ho dimenticato in camera la mia paperella autoquaquereggiante…” frignò Padfoot, come un bambino a cui avevano sottratto un gioco.

 

“Lascia stare... tra poco non ti servirà...” fu la spiegazione suadente, e un sapiente massaggio alla base del collo.

 

“Ma Honeymoon! Tu lo sai che senza... ah! Pa-paperetta non riesco… ah! a rilassarmi... mhhh…”

 

“Ah, no?” insinuò il biondo, i cui capelli bagnati erano diventati color cenere.

 

Sir reclinò la testa in avanti, per permettere alle dita del compagno di scivolare meglio sulle prime vertebre cervicali. “Hai delle mani di fata, parola mia!... te l’ha mai detto nessuno, Honey?”

 

Rem finse di pensarci un po’ su, e poi replicò: “No, non mi pare… non di recente, almeno.”

 

“Bene, altrimenti avrei dovuto sopprimente il malcapitato.” Si risolvette, con un tono di voce fin troppo definitivo.

 

Lunastorta si chiese se il suo ragazzo stesse scherzando… ma la gelosia di un Black lasciava poco spazio a dubbi.

 

E un Black... beh, un Black non perdona mai. No?

 

 

Nh… faceva anche quello parte dei loro imprevisti d’amore, dopotutto.

E Remus sorrise tra sé, che - in fondo in fondo - non gli dispiaceva.

 

“Vuoi fare a cambio?” s’offerse Felpato, ravvivandosi una lunga ciocca di capelli che gli era caduta sugl’occhi, facendogli il solletico.

 

“Ancora due… Ehi! Sirius... cosa sono queste macchie rosse?” chiese, sfiorando con l’indice destro la parte alta della scapola. “Non le avevo notate, prima.”

 

Il moretto si strinse nelle spalle, come a dire che era una sciocchezza.

“Non sarà niente, dài! Madama Chips se ne sarebbe accorta, no?”

 

“Con tutti i tagli che avevi? Potevano scambiarti per l’ultimo ricamo a punto croce di ‘Magicamente cucire’ di questo mese... aveva altro a cui pensare, magari le sono sfuggite...” ipotizzò, abbastanza reticente, perché era raro che la medimaga si sbagliasse su qualcosa.

 

Dopo averli rimproverati a dovere, infatti, li aveva visitati e curati molto meticolosamente, tuttavia… a Remus qualcosa non tornava...

 

Sirius sospirò, rassegnato. Quando Moony sfoderava la modalità ‘mamma-chiocca’ non c’erano maghi che tenessero!

 

“Ti prude?” s’interessò, clinico.

 

“No.”

 

“Ti pizzica?” insistette.

 

No-o.”

 

Mph… però sei arrossato...” constatò, secco.

 

“Saranno state quelle dannate zanzare, l’altra sera, nel parco.” Suppose Paddy, sparando un’ipotesi a caso.

 

“Tendo ad escluderlo... ce le avrei anche io...

 

“E se fosse un semplicissimo eritema o un po’ di efelidi??” chiese Sir, che aveva perso un po’ la pazienza.

 

“E’ bene che dopo tu faccia un salto in astanteria...”

 

Sirius si risollevò di scatto, all’improvviso: “IO NON HO NUL-”

 

Ma una mano sul suo sedere lo fece zittire all’istante.

“Guarda qua!!” esclamò Rem, trionfante. “Le stesse macchioline, ma più numerose.”

 

Black contorse il collo, quel tanto che gli era concesso, e intravide appena dei puntini scarlatti, mezza spanna sopra al suo coccige.

 

“Sembrerebbero... mh... sì, sembrano proprio delle punture di pulce...” e il suo tono la diceva lunga: l’interesse medico aveva surclassato persino l’ansia della spiacevole novità.

 

Il moro si scostò bruscamente di lato. “Ehi!! Io non ho le pulci!!” chiarì, offeso.

 

Rem capì all’istante che da quel versante non avrebbe raggiunto nulla.

Ma lui sapeva come raggirare gli ostacoli, e in particolare uno chiamato Sirius -Padfoot- Black.

“Allora potrebbe essere un herpes magico... qualche brutto scherzo... magari qualcosa di infettivo...” e calcò con nonchalance sull’ultima parola.

 

Il compagno sussultò, registrando le implicazioni di quella frase.

“E... - solo per ipotesi, sia chiaro! - ...secondo te... io dovrei andare a farmi vedere il culo da quella vecchia strega??” chiese, scandalizzato.

 

“Io direi che dovresti...” replicò il biondo, usando le sue stesse parole.

 

Paddy sgranò gli occhi, improvvisamente sconsolato.

Ma Rem non cedette. Era per il suo bene, in fondo.

“Per favore, Sirius... è una cosa che mi fa preoccupare.”

 

Ecco.

Aveva detto la parola magica.

Era stato un colpo basso nei confronti dell’amante. E lo sapeva.

Ma Sirius Black non riusciva a negargli nulla, fosse anche la luna, quando lui accennava ad un nuovo tormento da sopportare. Ad una nuova angoscia.

 

E difatti la risposta non si fece attendere.

“Ci andrò domani sera, contento?”

 

Moony represse un sorriso di vittoria.

Qualsiasi cosa fosse, Madama Chips l’avrebbe guarita in men che non si dica.

“Molto. Grazie.”

 

Felpato arrossì, sentendosi molto sciocco, per essersi incaponito su un punto che stava così a cuore al suo amore.

Sarebbe andato in quella dannata infermeria, chiappe al vento, e che non se ne parlasse più!

 

“Possiamo ricominciare da dove avevamo interrotto?” propose, speranzoso.

 

“Neanche per sogno!” fu la secca rettifica, e il moro impallidì. “Magari sei allergico a me...” ci scherzò su Remus ammiccando, e tuttavia dirigendosi ai loro accappatoi, chiaro segno che - per quella sera - le loro effusioni erano finite.

 

Un basso ringhiare palesava il disappunto di Padfoot, a cui non rimase altro che seguirlo fuori dall’acqua.

 

 

****

 

 

Il vapore saliva in calde volute verso il soffitto, mentre solo lo sciabordio dell’acqua smossa rompeva l’idilliaco incanto del silenzio, nel bagno dei Prefetti.

Ma questa volta Remus Lupin non era in dolce compagnia.

 

Sbuffando per il tedio, controllò l’ora per l’ennesima volta.

Ma quanto ci stava mettendo Sirius?

 

Da quando aveva scoperto quanto fosse più proficuo occupare quella vasca in due, gli riusciva difficile gustarsi appieno il bagno, e i confort che esso offriva.

 

Accarezzò l’acqua davanti a sé con pigrizia, disegnando una piccola spirale saponata.

In quel mentre la porta incantata si aprì, rivelando uno scocciatissimo e arrossatissimo Black.

 

Lupin si volse curioso verso il nuovo arrivato: “Allora?”

 

“Allora niente.” Fu la risposta evasiva.

 

“Eh?”

 

Sir non aggiunse altro. S’indirizzò verso il primo sgabello libero, e iniziò a spogliarsi con noncuranza.

 

Remus attese che entrasse nella vasca, prima di chiedere altri chiarimenti.

Il moro si sporse a baciarlo, prendendo posto al suo fianco.

Un bacio era cosa dovuta. O non gli avrebbe scucito alcuna informazione.

 

“Sono tutto orecchi...” tagliò corto poi, allontanando un paio di mani vogliose.

 

Paddy sbuffò, seccato, prima di indicarsi il collo e il fondoschiena: “Non c’è più nulla. Falso allarme! Madama Chips non vede niente di niente, contento?”

 

Rem annuì, stranito. Ma Sirius non aveva terminato: “Ah, per inciso: tagliati le unghie... è stato imbarazzante, direi... dover accampare scuse su scuse per questi nuovi segni...

 

Moony sorrise.

 

“Miss Poppie è vecchia, non scema.” Precisò Felpato, leccando le ferite del suo amor proprio.

 

“Ne sono felice. Abbiamo appurato che godi di ottima salute. Concluse Lunastorta.

 

“Allora adesso possiamo giocare?” domandò il moro, con gli occhi chiari che brillavano d’inconfondibile impazienza.

 

“Certo. E’ un tuo diritto.” Concesse l’altro, mettendosi comodo contro il bordo liscio.

 

“Merda!! Ho dimenticato anche stasera la mia paperella...” piagnucolò Padfoot, sconsolato.

 

Rem s’allungò oltre il bordo della vasca, sino a prendere uno degli asciugamani diligentemente impilati a loro uso e consumo.

 

Recitò sottovoce un incantesimo, e la salvietta si tramutò in un pollo di plastica.

 

“Le lezioni di Trasfigurazione Avanzata danno i loro frutti, eh?!” gongolò Sir, un attimo prima di prendere le sembianze di Paddy e di andare a rincorrere il pollo incantato che zampettava qua e là.

 

 

Quando lo catturò, questi emise un suono gommoso di protesta, e ritornò ad essere il telo di spugna che era in origine.

 

Felpato lo trascinò orgoglioso verso Remus, come se fosse stato un valoroso trofeo.

“Bravo cane!” lo lodò sorridendo, e uscendo dall’acqua si sedette sul bordo piastrellato, dispensando una leggera grattatina dietro le orecchie al suo ragazzo e questi - in tutta risposta - scodinzolò allegro, segno evidente che gradiva quelle attenzioni.

E poi gli saltò addosso con tutto il suo peso, facendolo cadere a terra.

 

“Dannato sacco di pulci!” lo rimproverò Lunasorta, fintamente arrabbiato.

 

Un “Woff!!” oltraggiato fu la replica del cane che lo sovrastava, e una bavosa leccata alla mandibola, rasata di fresco.

Anche Felpato sapeva come vendicarsi... e quanto Honeymoon fosse schizzinoso rispetto alle sue dimostrazioni d’affetto canine.

Paddy ghignò interiormente e calò il muso ancora, per una nuova, affettuosa lappata, aspettandosi le proteste del biondo, ma esse non giunsero.

 

Gli occhi di Remus apparvero innaturalmente dilatati, lo sguardo remoto.

Sir si ritrasformò all’istante, rimanendo sopra il compagno.

...Sapeva cosa sarebbe successo.

 

Sirius... perché hai leccato il mio muso, l’altra notte?” chiese infatti l’uomo lupo. E il moro sussultò impreparato a questa domanda.

 

Ogni volta, dopo la luna piena, i ragazzi riassumevano a Rem cos’era successo, perché non si ricordava quasi nulla... ma lui non aveva avuto cuore a confessargli che avevano quasi sfiorato la tragedia... E poiché non c’era stato Peter, con loro, a farsi scappare la verità, aveva raccontato una versione molto scremata di quanto era accaduto, omettendo diversi particolari scomodi... e scherzando aveva detto che se l’era cavata alla grande anche da solo, e che sarebbero giunti anche pleniluni ben peggiori.

…Ma dentro di sé aveva pregato che no - Merlino, per favore, no - non succedesse mai più.

 

“Ti sarai confuso, Honey.” Mentì. Per il bene di entrambi.

 

“Sì, può darsi... sarebbe stato troppo pericoloso, in effetti...” conciliò il biondo, non del tutto convinto.

 

“Ma posso rimediare ora!!” s’offrì Black per sviarlo e, senza attendere risposta, si rimutò in Felpato, scodinzolando giocoso.

 

Un inutile “A cuccia!!”, poi Remus si rassegnò all’evento, abbracciandolo all’altezza del garrese, per trattenere la sua foga.

 

Cai! CAI!!” gagnolò il cane, sottraendosi dalla sua presa, e riprendendo sembianze umane.

 

“Scusa, non volevo, non...

 

“Brucia!” guaì Sir, strofinandosi la mano dietro il collo.

 

“Le macchie... sono ricomparse... e sembrano peggiorate...” verificò Rem di primo acchito, prendendo in mano la situazione.

 

“Ma come...?

 

“Lasciami guardare.” Insistette il biondo, andando tuttavia verso il mucchio dei propri vestiti, scrupolosamente ripiegati in un angolo della stanza.

 

Lumos fixa!” recitò, rivolgendo sulla parte dolente la bacchetta, improvvisamente irradiata di luce sulla punta.

 

Sirius attendeva fremente il verdetto, trattenendosi a stento, per l’impazienza.

 

“Ne sono certo, Sir, questi sono punture di pulci di Bavicula Vulgaria. Le abbiamo studiate cinque settimane fa a Cura delle Creature Magiche, capitolo 13 del libro ‘Parassiti di parassiti’ di Palmira Lapalma, al 4° paragrafo.. non ti ricordi?”

 

Ma lo sguardo del moro parlava da sé.

“Quando fai così il sapientone, sembri proprio Lily, e questo mi spaventa...

 

Il licantropo lo zittì con un’occhiata severa, riprendendo la spiegazione:

“Sono delle sanguisughe che vivono attaccate alle Lumache Carnivore, ma all’occorrenza si cibano di altri ospiti occasionali...

 

“E io come me le sarei prese?!” la voce resa stridula dall’esasperazione.

 

Lupin parve pensarci un attimo su, e poi chiedere: “L’altra sera, sei passato per l’orto di Hagrid?”

 

“Sì, ma che c’entra?”

 

“La scorsa settimana eravamo a lezione di Erbologia, nella 3ª serra... hai presente?” ma non attese risposta, perché il diniego era palese “Hagrid ha chiesto alla Sprite un rimedio per le Lumache Carnivore che gli stavano infestando l’orto... e noi eravamo lì vicino, e ci siamo chiesti cosa coltivasse di carnivoro... nemmeno questo ricordi? Poi ci siamo detti che certe cose è meglio non saperle... ad ogni modo, la professoressa gli ha spiegato che non aveva una cura pronta, e che avrebbe dovuto mandare un gufo ad un negozio a Notturn Alley, per farsela spedire...

 

“E quindi?”

 

“E quindi tu ci sei passato in mezzo... queste simpatiche signorine hanno visto un bel cagnone peloso e succoso, e hanno deciso di assaggiarti un po’...

 

“E perché non si vedeva, prima?”

 

“Ho una mia ipotesi, al riguardo: tu sei stato morso mentre eri Felpato... e, da quello che so, generalmente la Bavicula Vulgaria non attacca gli umani... quindi i segni spariscono quando ritorni te stesso... devi andare subito da Madama Chips, adesso!”

 

Sirius sospirò affranto. Come sempre, la ragionevolezza di Remus era ineccepibile, però...

 

“Fra un’ora inizia il mio turno di ronda di stasera; io adesso riordino la confusione che hai lasciato qua dentro, e intanto ti fai visitare, e poi torni a dirmi qualcosa... ti aspetto qui.” Decise, risoluto.

 

Black non osò ribattere, e cominciò a rivestirsi mogio mogio.

Quando aveva ormai una mano già sulla maniglia, Moony lo richiamò: “E ricorda: ti amo, anche se sei brutto e pulcioso...” dichiarò, serio.

 

Sirius sorrise. Era tipico del suo Rem, riuscire a trovare una frase per tagliare la tensione, per rallegrargli la giornata, o per fargli tornare il buonumore...

 

 

****

 

 

Il vapore saliva in calde volute verso il soffitto, mentre solo lo sciabordio dell’acqua smossa rompeva l’idilliaco incanto del silenzio, nel bagno dei Prefetti.

Ma Remus Lupin aveva altro per la testa, mentre cercava di tenere la mente e il cuore a bada, fino al ritorno del suo compagno.

 

Con meticolosa puntigliosità, ripulì il pavimento inondato di acqua e schiuma, riassettò gli asciugamani puliti, cambiò l’acqua della vasca per il prossimo Prefetto in attesa, e con un energico ‘Gratta e Netta!’ aveva strofinato magicamente ogni mattonella - già immacolatamente candida di suo - fino a farla brillare di luce propria.

 

Era così immerso nel suo personale passatempo, che quasi non udì la porta cigolare alle sue spalle.

Si voltò di scatto, quando una mano si posò sulla sua spalla, e facendo ridiscendere il cuore -incastratosi chissà come all’altezza del Pomo d’Adamo - chiese titubante:

 

“Che cosa ti ha detto??

 

“Che hai un futuro come Medimago!” scherzò il moro “E che avevi ragione su tutta la linea...” confermò, a malincuore.

 

Lupin non gioì alla notizia.

“Cosa succederà, adesso?”

 

Sirius sbuffò, mezzo esasperato e mezzo avvilito: “Che mi metteranno in isolamento per una settimana almeno... è molto infettivo... ma la cosa è curabile, fastidiosa ma curabile, mi ha garantito Madama Chips... e tu prenderai un intruglio di profilassi...  

 

Rem annuì piano, non s’era reso conto d’aver trattenuto il respiro.

 

“Sai la cosa peggiore, Honey? Che dopodomani sarà il nostro anniversario… e noi non lo potremo festeggiare...” mugolò, depresso.

 

“Guarda i lati positivi! Io già mi vedevo a spulciarti come fanno i macachi... e poi ci rifaremo, vedrai.”

 

“Con gli interessi?” s’informò Paddy, drizzando le orecchie.

 

“Con gli interessi.” Concesse l’altro, accondiscendente.

 

“Conterò le ore che mi separeranno da te…” recitò teatrale, mano sul cuore.

 

Remus scoppiò a ridere, finalmente più sereno.

“Ma almeno un bacio me lo dài, prima di fare il galeotto?”

 

E bacio fu.

 

 

****

 

 

Il vapore saliva in calde volute verso il soffitto, mentre solo lo sciabordio dell’acqua smossa rompeva l’idilliaco incanto del silenzio, nel bagno dei Prefetti.

Ma Remus Lupin non riusciva rilassarsi, malgrado tutto. Neanche il canto della sirena per ammaliarlo andava a buon fine.

 

Dopo aver vagato come un’anima in pena per mezzo Castello, ed aver – stranamente - rimproverato due innocenti Tassorosso del 1° anno, aveva deciso di affogare il suo malumore in un lungo bagno.

 

Ma ogni mattonella di quella stanza gli ricordava il suo Paddy, e le bravate che combinava lì dentro.

 

…chissà cosa stava facendo il suo ragazzo…?

 

 

 

Appoggiandosi indolente nell’incavo della finestra, Sirius Black riprese a guardare la fitta pioggia cadere incessante. Il tempo era uggioso come il suo umore. Il vento sferzava inclemente le cime degli alberi della Foresta Proibita, accompagnando la sua furia col suo ululato senza requie.

Anche Sirius avrebbe voluto urlare. Ma di frustrazione.

 

Da quasi tre giorni era rinchiuso in quella cella di quarantena da 3x3 metri, e rischiava di diventare idrofobo sul serio: gli avevano sequestrato la sua bacchetta, (e non aveva ancora capito il perché); gli erano state vietate le visite di chiunque - fosse stato anche Merlino in persona - e l’unica faccia umana che incontrava era quella simpatica, vecchia strega di Madama Chips.

 

C’era mancato poco che quella megera lo spedisse al San Mungo, ma il Preside era intervenuto con risolute scelte restrittive.

 

- Con un po’ di macabra ironia, s’era convinto che stare ad Azkaban non doveva essere poi così diverso dal soggiornare in quella galera. -

 

E così si erano fatti recapitare in tutta fretta un unguento speciale, da applicare sulle vescicole che -Miss Poppie ne era certa - sarebbero spuntate di lì a poco, al posto delle macchioline.

 

Rabbrividì a quel pensiero. Le sue chiappe ancora al vento, per l’ennesima volta.

Poi gemette, prevedendo l’inevitabile. Stavolta i Malandrini non l’avrebbero risparmiato.

James ne avrebbe riso, poco ma sicuro; c’era da farsi sfottere da lì alla fine dei M.A.G.O. ed oltre.

Peter l’avrebbe compatito a distanza, premuroso e ipocondriaco come sempre, e Remus...

…Chissà come stava Remus?...

 

Sirius sospirò. Anche se Honeymoon non l’aveva dato a vedere, lui lo conosceva bene; e avrebbe avuto il suo bel daffare a convincere quel testone con la sindrome del martire perenne, che non era stata colpa sua, se lui aveva deciso di attraversare l’orto e di sfamare quelle povere sanguisughe... e se poi era finito lì dentro.

Immaginò il sorriso triste di Honey, e le mille scuse in cui si sarebbe profuso.

 

Ma era solo un altro, semplicissimo, imprevisto d’amore in cui erano incorsi da che erano insieme. Lui la vedeva così.

 

Sospirando stancamente, lasciò che la testa si posasse sullo stipite di legno, la fronte contro il vetro freddo.

Quel giorno ricadeva la ricorrenza del loro anniversario, e lui era confinato lì dentro, senza via di fuga, a compiangersi.

 

…Chissà cosa stava facendo Remus…?

 

E un viso conosciuto, amato, si stagliò nitido sul vetro davanti a lui, frattanto la mente correva a ricordi piacevoli, che alleviassero la sua solitudine.

Ripescò dalla memoria l’ultima gita ad Hogsmeade, fatta il mese prima: gli approvvigionamenti a Mielandia, le razzie da Zonko, e quando s’erano fatti cacciare da Miss Rosmerta, la figlia della padrona dei Tre Manici di Scopa, per uno scherzo innocente diretto a Snivellus, che però non era andato a buon fine… Honey lo aveva rimproverato per un po’, assieme a Lily, ma poi lo aveva perdonato.

 

Sirius passò oltre, rievocando i pomeriggi sotto agli alberi, in riva al lago a far finta di studiare, a guardare la Piovra che prendeva il sole, e loro due a scambiarsi piccole coccole, felici semplicemente l’uno della presenza dell’altro.

Il giovane Black si lasciò sfuggire l’ennesimo gemito.

Merlino, come gli mancava!

 

Amava quel ragazzo con tutto se stesso.

Ne era consapevole una volta in più, ora che era costretto a rimanerne separato.

...E il tempo sembrava non passare mai...

 

Un leggero “toc-toc” richiamò Sir al presente, e per poco non cadde dalla soglia, per la sorpresa.

Un frullare agitato si mescolava al soffio del vento, quando s’accorse che un gufo lo aspettava fuori dalla finestra.

L’aprì di scatto, facendo entrare una raffica di pioggia, mentre il rapace allungava una zampa oltre le inferiate.

Il moro sfilò il pacchetto legato e la civetta si congedò senza attendere oltre, andando a posarsi su una rientranza poco lontana, protetta dalle intemperie.

 

Il moro non si chiese perché non fosse tornata alla gufiera, com’era naturale che fosse.

Si sedette invece sul letto, la scatoletta tra le mani, e la guardò incuriosito e insicuro, quasi che non fosse davvero reale.

Poteva essere l’ennesimo pacco con strillettera da parte di sua madre, per lo sciagurato Black Sheep della famiglia?

Si augurò ardentemente di no.

Non era dell’umore adatto per sopportare anche questo.

 

Si rigirò la confezione, come a valutare quanto fosse pericolosa, poi si risolvette a stracciare la carta che la avvolgeva.

 

Il coperchio blu notte riportava inciso ‘La Pepita d’Oro’, lo stemma della più costosa gioielleria di Diagon Alley e Sirius trattenne il respiro, aprendolo.

 

Adagiato elegantemente su un panno di velluto eburneo, un ciondolo d’argento aspettava di essere ammirato.

 

Sir lo sfilò, realizzando che era legato ad uno spesso cordoncino nero. Lo avvicinò al viso, per vedere meglio l’immagine raffigurata: il profilo nero di due animali,  - due lupi? due cani? - sulla cima di una rupe, col muso rivolto alla luna, sullo sfondo.

 

Con dita tremanti, rovesciò il medaglione, su cui vi era inciso:

 

Al mio Pulcioso,

Semper Fidelis.

                      

                       R.J.L.

 

Accarezzò quasi con devozione ogni lettera intarsiata, mentre uno strano groppo gli si formava in gola.

Dannazione a lui! A stare troppo vicini a Honeymoon, si diventava pericolosamente sentimentali... e che ne sarebbe stata, poi, della sua reputazione?

 

Facendo scattare il fermaglio magico, lo indossò; poi si avviò verso lo specchio per vedere la propria immagine e scoppiò a ridere.

 

Il suo piccolo demonietto!

A prima vista, la cosa che portava al collo sembrava - in tutto e per tutto - uno di quei collari con medaglietta di riconoscimento, che portavano gli animali domestici babbani... l’aveva incastrato per bene, eh?

 

E Sirius sorrise.

Perché in fondo gli andava più che a genio, di farsi incastrare così.

E sarebbe stato pronto ad accettare mille altri imprevisti d’amore, per stare con Moony.

E anche a mettere da parte anche un po’ del suo orgoglio da macho purosangue, se serviva alla causa... se solo lo avesse avuto lì con sé...

E fu in quel mentre, che ricordò un pezzo di poesia babbana che Rem gli aveva letto, nel dormiveglia trascorso ad oziare nel parco, qualche giorno addietro.

 

Prese pergamena e penna, e una boccetta d’inchiostro.

E cercò di ricordare quelle parole, come se fossero vitali.

 

 

****

 

 

Il vapore saliva in calde volute verso il soffitto, mentre solo lo sciabordio dell’acqua smossa rompeva l’idilliaco incanto del silenzio, nel bagno dei Prefetti.

E Remus Lupin non si stupì più di tanto, quando il gufo che aveva inviato al suo compagno picchiettò sulle enormi vetrate.

 

Prese la lettera che teneva nel becco, e lo ringraziò con un pezzetto di biscotto della scorta personale di Codaliscia, che aveva trafugato e si era portato appresso, meditando sulle parole della nonna: ogni buon dolcetto guarisce tutte le pene d’amore… e mai parole erano state più false, ne aveva avuto la riprova quel giorno.

 

 

Chiusa l’anta di vetro, si sedette su uno degli sgabelli liberi, riconoscendo la calligrafia minuta e regolare dell’uomo che amava.

 

Mr. Remus John Lupin

Bagno dei Prefetti

Hogwarts

 

 

Sperava di cuore che il dono, che aveva scelto per lui, fosse stato gradito.

E forse Sirius si era anche sprecato a ringraziarlo, senza omettere il count down al loro ricongiungimento... e alle notti di sesso sfrenato che ne sarebbero derivate...

 

Quando svolse il rotolo, sapeva già cosa attendersi.

 

 

“Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose

 

...Finché non ti stringerò tra le braccia.”

 

 

Gli occhi di Remus si dilatarono d’incredulità.

Avrebbe avuto tempo, nei giorni a venire, per ironizzare sul fatto che c’era voluta la prigionia, per estrarre dal coriaceo Sirius Black l’unica briciola di romanticismo in suo possesso.

Fu per questo che Lupin si concesse mezz’ora di autentico stupore, e una giornata per bearsi di meraviglia.

 

Lesse e rilesse lo stralcio un’infinità di volte, ma non riusciva a capacitarsi di come Paddy fosse riuscito a ricordarlo.

Aveva notato il cambiamento dell’ultimo verso, ma era più che certo che non fosse stata una svista, ma una scelta del tutto personale.

 

E sorrise. Col cuore colmo di qualcosa che non si poteva nominare, senza sciuparlo.

Mentre un delicato profumo di miele gli ricordava che non era solo.

 

No, non sarebbe stato mai più solo.

 

 

 

- Fine -

 

 

 

 

Disclaimers:

 

Né la storia né i personaggi di Harry Potter sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

 

Dizionario sintetico:

 

Sirius è Felpato = Padfoot e Paddy ne è il diminutivo (intraducibile in italiano).

Remus è Lunastorta = Moony, e Honeymoon.

Severus Piton è chiamato anche Snivellus e Mocciosus.

 

 

Curiosità:

 

La poesia riportata è di Jacques Prévert.

L’ultima frase, per correttezza, è la seguente: “Mentre ti stringo tra le braccia”.

 

Si ringrazia:

La Hennè Production per le correzioni e la pazienza.
Silene & Moko, per i consigli e l’indispensabile consulenza.

E tutte le persone che hanno commentato. Mi avete resa felice. A voi il mio grazie!

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano blue navy elyxyz@libero.it o lasciare un post nell’apposito spazio.

Grazie (_ _)

elyxyz

 

 

Storia partecipante al Contest 100 Prompts! indetto da Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }

 

 

   
 
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