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Autore: IoNarrante    11/07/2011    15 recensioni
Cosa vi aspettereste da una vacanza in un villaggio? Sole, mare, magari qualche flirt estivo.. niente di più! Questo è ciò cui pensava Francesco, quando, con i suoi amici dell'università, è partito per la Puglia, per una vacanza post-laurea. Ma è bene fare attenzione a scegliersi le compagnie con cui passare quattordici giorni della propria vita.. altrimenti si può incappare in una scommessuccia, dapprima innocente, ma che costringe il nostro povero protagonista, sciupafemmine e perennemente single, ad imbarcarsi in un'avventura con una ragazza.. come dire.. non proprio della sua 'taglia'..
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sedici
Partenze e addii

«Francesco» cominciò seria. «Devo dirti una cosa».
Mi dava ancora le spalle e anche se non la vedevo, avrei giurato che le sue guance fossero color porpora. Si trattava di qualcosa d’importante, di una notizia che serbava da tempo.
Da principio cercai di non sentirmi nervoso, in fondo Sole non era il tipo da nascondermi qualcosa d’importante, ma quando si voltò verso di me, i suoi splendidi occhi color perla erano lucidi, e lì il mio cuore mancò di un battito.
«D-domani è il q-quattordicesimo giorno» balbettò confusa, «s-si parte…».
Non riuscivo a capire per quale motivo se ne doveva uscire con questa notizia dopo che avevamo fatto l’amore, dopo che finalmente le avevo confessato tutto, le avevo aperto il mio cuore come mai a nessun’altra. Perché rovinare questo momento?
Fare l’amore, ma come siamo sdolcinati…
Poi ci si metteva anche la mia coscienza a completare il quadretto che mi si presentava davanti.
Mi avvicinai per accarezzarla e le spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «E allora?» le risposi, come a volerla rassicurare che anche una volta tornati a Roma per nulla al mondo l’avrei lasciata andare. «Io non andrò da nessuna parte senza di te».
Sole cercò i miei occhi con lo stesso bisogno con cui io cercavo i suoi, ma poi abbassò lo sguardo con imbarazzo.
«N-non è s-solo questo...» insistette, arrossendo ancora.
Era evidente che la questione la turbava, ma fino a quando non mi avrebbe parlato della questione, non potevo far nulla per aiutarla.
«Non devi avere paura» la rassicurai. «Io ti voglio bene».
Il ‘ti amo’ non ti esce proprio, eh?
Sole tornò a guardarmi con una speranza in più, poi deglutì e si fece coraggio. «Ho fatto domanda per una specie di Erasmus, ma è più un viaggio per approfondire gli studi sulla diversità delle specie e sull’applicazione dei concetti darwiniani» sospirò.
Ovviamente non avevo capito nulla dopo ‘ho fatto domanda’, ma annuii ugualmente perché sarebbe stato scortese chiederle di ripetere la frase, manco avessi cinque anni.
«Buon per te» risposi con una scrollata di spalle, cercando nuovamente le sue labbra perché non riuscivo a starle lontano. Sole tentò di respingermi, e alla fine si sdraiò sul materasso, con me al suo fianco, scostandomi delicatamente.
«È una cosa seria» mi rimbeccò, ma fu in quel preciso istante che notai una macchia vicino al suo petto, proprio sotto il seno sinistro.
«Cos’è?» le domandai, volendo subito indagare, e lei, appena se ne accorse, tentò in tutti i modi di coprire quella specie di simbolo, arrossendo di colpo.
«Non è niente!» ridacchiò, coprendosi il seno con le mani.
«E dai, fammi dare una sbirciatina!» insistetti io, curioso come non mai.
Sole tentava di divincolarsi dalla mia presa, ma in breve tempo riuscii ad immobilizzarla e lei mi lasciò scoprire un piccolo tatuaggio a forma di lucchetto.
«Hai capito la tenera e innocente Sole con un tatuaggio quasi come Marlin Manson!» ridacchiai, prendendola in giro.
«Non è volgare!» rispose lei, pentendosi di avermelo fatto vedere.
«Ma dai, scherzo!» sorrisi, sfiorandole le labbra con un bacio. «E quale sarebbe il motivo dietro a questa ‘pazzia’?» le chiesi curioso.
A quella domanda Sole si scostò da me quasi come se scottassi. Tornò a sedere sul bordo del materasso e torturò il lenzuolo con le mani. Cosa caspita avevo fatto questa volta?
«È complicato» si limitò a dire, ma non aggiunse altro.
Quel suo sguardo poteva voler dire soltanto una cosa: Dario.
Mi trattenni dal lanciare l’abatjour contro la parete della barca e mandarla in frantumi, soltanto perché così avrei peggiorato le cose, ma l’apparire continuo di quel bastardo nei nostri discorsi cominciava a darmi sui nervi.
Più tentavo di evitare l’argomento e più ogni cosa che facevo era inevitabilmente legata al Moro.
«Insomma cosa volevi dirmi riguardo alla partenza?» tentai di cambiare argomento, ma gli occhi spalancati di Sole, mi suggerirono che avevo toccato un’altra volta un tasto dolente.
Deglutì a vuoto, poi si alzò e cominciò a rivestirsi, facendomi preoccupare. Per quale motivo continuava a temporeggiare? Cosa c’era di così tremendo in quello che mi voleva confessare?
Trovai i boxer e li indossai, facendo il giro del letto e afferrandola per un polso. «Fermati e parlami» le chiesi quasi implorante.
Sole mi restituì uno sguardo preoccupato, poi sospirò e si arrese.
«Quando torneremo a Roma, dovrò partire di nuovo» mi confessò, mentre le tremava la voce. «Andrò a Bali».
Bali.. in geografia non ero un asso, ma quella città mi suonava come ‘dall’altra parte del mondo’.
Arcipelago indonesiano, capra!
«B-beh!» tentai di sdrammatizzare. «E perché sei così triste? Magari potessi aggregarmi anch’io! Ti fai due vacanze di seguito!».
Ovviamente il peggio doveva ancora venire.
Sole tentò di puntare le sue iridi color perla in un qualsiasi punto lontano dai miei occhi, ma io non riuscivo a distoglierlo dalle sue dolcissime efelidi color caffè.
«V-veramente non ti ho detto tutto» mi fermò, tornando a guardarmi.
Mi avvicinai a lei e le posai le mani sulla vita, tirandola verso di me e facendole appoggiare il viso sul mio petto. Le volevo infondere sicurezza, ma morivo dalla voglia di sapere cosa la spingesse a comportarsi così.
«Cos’è che non mi vuoi dire? Non credo sia più terribile di quello che io ti ho nascosto».
Lo so, non era corretto ritirare fuori quella storia proprio ora che sembrava che Sole mi avesse perdonato, ma volevo farle sapere che non mi sarei arrabbiato, qualunque cosa mi avesse detto, perché nulla di quello che avrebbe fatto, era paragonabile alla scommessa di Sara.
Sole alzò gli occhi e li puntò nei miei, con quel suo visino rotondo e arrossato. Amavo ogni particolare del suo corpo, ogni minima imperfezione di quel suo viso. Mai mi ero fermato ad osservare tutti quei dettagli di una ragazza, troppo interessato a mantenere le distanze, ma con Sole, quei quattordici giorni insieme erano volati e il pensiero di poter passare altro tempo con lei mi rendeva stranamente felice.
«Dovrò stare via un anno circa» aggiunse infine, lasciandomi senza fiato.
Avevo capito bene? Un anno?
«Eh?» bofonchiai, troppo confuso dalle sue parole. Magari con il caldo afoso che c’era in quell’angusta stanzetta, l’informazione non era arrivata al mio cervello e avevo recepito male.
Sole sembrò improvvisamente spaesata, come se la mia risposta l’avesse tutto ad un tratto gettata nel panico.
«Lo sapevo… n-non avrei dovuto parlarti del viaggio, ma l’ho accettato prima di conoscerti, prima che succedesse tutto questo! Ormai ho dato la mia parola e devo andare a Bali per quel tirocinio».
Okay… le mie orecchie avevano sentito bene.
E ora cosa le rispondi, genio? Dalle relazioni occasionali di un week-end, sei passato ad una storia durata due settimane ed ora siamo già arrivati ad una cosa a ‘distanza’? Quanto durerai... tre giorni?
«No, no, ma cosa dici?» le dissi, cercando di calmarla e avvolgerla nel mio abbraccio. «Hai preso un impegno e devi assolutamente portarlo a termine!».
Sole mi guardò rincuorata e mi regalò un sorriso che mi fece palpitare il cuore, ma dall’altra parte c’era la consapevolezza di non riuscire in quell’impresa, di rinunciare prima ancora di cominciare. Se non ero maturo abbastanza da avere una relazione che durasse più di una settimana, come potevo impegnarmi per un anno intero senza nemmeno poterla vedere?
«Mi aspetterai, vero?» mi sussurrò, regalandomi piccoli e teneri baci sul petto.
Non le risposi, ma posai il mento sul suo capo, tenendola stretta con tutta la forza che mi era rimasta nelle braccia. Ero certo di provare qualcosa di forte per Sole, qualcosa che non avevo mai provato prima, ma non avendo mai avuto a che fare con questo genere di sentimenti, avevo paura di sbagliarmi e di poterla ferire di nuovo.
Oppure hai paura tu di rimanere scottato?
Quello stesso pomeriggio riportai la barca al deposito e mi feci ridare i soldi della caparra. Sole era estremamente radiosa e non la finiva di sorridermi, a me come a qualsiasi persona che passava di lì.
«La sua ragazza è meravigliosa» mi disse il barcaiolo, ammiccandomi complice.
«Sì, lo so» gli risposi io, stiracchiando un mezzo sorriso.
Il sentire finalmente il nome ‘Sole’ associato alla ‘mia ragazza’ non poteva far altro che rendermi felice, ma quando ciò succedeva, automaticamente il mio pensiero tornava al viaggio a Bali e ai 365 giorni da passare in sua assenza.
«Cosa facciamo oggi?» mi domandò prendendomi sotto braccio e passeggiando sul bagnasciuga. «È l’ultimo giorno prima della partenza! Dovremmo spaccare tutto!».
Era euforica e una nuova luce le brillava negli occhi, e più la guardavo, più m’innamoravo di lei ogni volta, come fosse la prima, ma quel pensiero opprimente mi stava logorando l’animo. Avevo giurato a me stesso di non mentirle più, ma come potevo raccontarle le mie preoccupazioni senza ferirla?
Mi sentivo così stupido. Dovevo rimanere da solo a pensare, dovevo trovare qualche idea per rimediare.
«S-senti Sole, perché non vai in hotel, poi ti raggiungo? D-devo fare una cosa...» le dissi, e lei sembrò sorpresa da quella mia richiesta, ma non si preoccupò più di tanto.
Mi schioccò un bacio a fior di labbra e si incamminò verso il Villaggio Julia. Io la guardai allontanarsi, dopodiché decisi di recarmi verso gli scogli e di rimanere seduto a pensare, magari facendomi consigliare dal mare.



Camminai sulla passerella che conduceva alla hall dell’albergo, sorridendo a tutti come una vera cretina. Mi sentivo ad un passo dal Paradiso, e anche se avessi incontrato Sara, la mia giornata sarebbe comunque finita per il verso giusto, ne ero più che certa.
Addio Sole sfigata e benvenuta Sole fidanzata-con-un-bellissimo-ragazzo.
Anche Dario è bello…
Sì ma con Dario era tutto un segreto. Era stata una storia intensa, questo sì, ma a parte io e lui, nessun’altro sapeva di noi e quella non si poteva chiamare ‘storia’.
Ma tu lo ami ancora, vero?
Nel mio io, cercavo in tutti i modi di evitare quella domanda, ma quando sorgeva spontanea mi era impossibile trovare una risposta. Se mi avessero chiesto “ami Francesco?”, io avrei sicuramente detto ‘sì’, ma se allo stesso tempo mi avrebbero domandato “e Dario?”, sarebbe seguito un momento di silenzio, ma la frase che avrei pronunciato sarebbero stata ‘pure’.
«Ehi» mi disse Giorgio, incrociandomi, ed io tirai momentaneamente dritta prima di rendermi conto che mi aveva salutata.
«Ciao!» risposi imbarazzata da quella gaffe. «Ero soprappensiero e non ti ho visto».
L’amico di Francesco mi sorrise bonario, spalancando quegli enormi ed emotivi occhi nocciola.
«Ti va di fare una passeggiata?» mi chiese, senza alcuna ombra di malizia nello sguardo.
Soppesai la situazione e visto che Francesco mi aveva detto di voler prendersi un po’ di tempo da solo, pensai che quattro passi non potessero nuocermi più di tanto.
«Va bene» mormorai e seguii Giorgio su per la scogliera, cercando di non capitombolare come una scema.
Camminammo per un po’, mentre il sole era posizionato quasi allo zenit sulle nostre teste e stavo già cominciando a morire di caldo, arrivammo sino ad una piccola insenatura che si affacciava su di uno splendido panorama marino.
«Sediamoci qui» disse sorridendomi ed io mi sentii in leggero imbarazzo, come ormai succedeva sempre con un essere di sesso maschile.
«Va bene» risposi, avvicinandomi e prendendo posto accanto a lui.
Ci sedemmo con i piedi che ciondolavano sul mare, mentre i nostri sguardi erano rivolti all’orizzonte e alla luce del sole che riverberava sull’acqua, creando un caleidoscopico gioco di colori.
«Com’è andata sulla barca?» mi domandò di punto in bianco, ed io sbiancai al ricordo di quello che avevo fatto lì dentro di mia iniziativa.
Non ero mai stata così disinibita in tutta la mia vita.
Forse ti sei dimenticata di quello che hai fatto con Dario...
«B-bene!» risposi, andando letteralmente a fuoco. «S-si è chiarito t-tutto!».
Giorgio mi sorrise, ed io tentai di guardare ovunque tranne che nei suoi occhi nocciola. Era come se quel ragazzo mi leggesse dentro, se sapesse tutto quello che era successo su quella barca.
«Sono felice che tu abbia finalmente avuto ciò che volevi» mormorò lui, intrappolando il mio sguardo. «Sapevo che prima o poi, Francesco avrebbe trovato una ragazza capace di fargli mettere da parte quella storia delle week-girl».
Ah, è vero… le ragazze con cui stava al massimo una settimana...
«Ma... com’è nata questa storia?» gli chiesi senza pensare di apparire un po’ ficcanaso.
Giorgio sospirò, indeciso sul da farsi, poi puntò lo sguardo verso il mare. «Sai che la madre di Francesco si è risposata, con un tizio che possiede una squadra di calcio o roba del genere?» mi domandò, ma io scossi la testa.
In effetti, non sapevo proprio nulla di Francesco e questa rivelazione mi fece male al cuore. Non c’era stato tempo di raccontarci qualcosa di noi, eravamo stati troppo presi dagli eventi, e dopo la mia partenza per Bali non ci sarebbe stato tempo per recuperare.
«Il padre di Francesco è sempre stato un uomo d’affari impeccabile, uno che sapeva fare gli investimenti giusti al momento giusto, e ha messo in piedi quell’impero che sono le Industrie Russo, ma come la medaglia, anche lui aveva due facce» disse con un tono drammatico, afferrando un ciottolo dallo scoglio e lanciandolo nel mare.
Due facce? Cosa voleva dire?
«Oltre a tradire sua moglie, per cui Francesco nutre un affetto profondo, alle volte tornava a casa e la costringeva a fare delle cose… delle cose orribili...» sospirò sconfitto. «La s-stuprava, insomma…».
La bocca mi si aprì per metà e rimasi sconcertata dopo aver udito la storia che si celava dietro l’infanzia di Francesco e non potevo nemmeno immaginare cosa lui aveva provato, assistendo a quelle cose orribili.
«Più volte ha cercato di fermarlo, ma ha rimediato soltanto calci e pugni, e la madre non riusciva a cacciare di casa il marito. Così un giorno, Francesco è stato costretto a chiamare la polizia e il signor Russo è stato arrestato, ponendo fine a quell’incubo.
«Ora si trova in qualche isola sperduta nel pacifico, col suo impero finanziario, ma Francesco è rimasto talmente traumatizzato che non si fida più di se stesso, perché è convinto che nel suo sangue scorra il marciume del padre e di quello che ha fatto a sua madre».
«Ma è illogico!» m’intromisi senza pensare, troppo coinvolta da quelle parole.
«Lo so, così come è illogica la storia delle week-girl» continuò Giorgio, lanciando un altro sasso. «Ha sempre avuto paura che in un raptus, si sarebbe trasformato in quel mostro del padre e avrebbe fatto del male ad una persona cui teneva tanto».
Ora mi spiegavo quella fuga quando ci eravamo dati il nostro primo bacio, quando io gli avevo chiesto di fermarsi e lui, sulle prime, aveva esitato. Aveva avuto paura di perdere il controllo, di diventare come suo padre... quel mostro...
«Non la sa nessuno questa storia» disse infine Giorgio, tornando a guardarmi. «Soltanto io e te».
In quel momento mi sentii davvero importante, sentivo di essere destinata a far parte della vita di Francesco perché ero l’unica per cui lui aveva messo da parte la sua paura. Per non perdermi aveva deciso di rischiare, per la prima volta nella sua vita.
«E nessun’altro mai lo saprà» giurai, decidendo di custodire gelosamente quel segreto dentro di me.
«Dovrai avere cura di lui d’ora in poi» mi chiese Giorgio, quasi come una promessa solenne tra amici di vecchia data.
A quelle sue parole però sussultai, perché sapevo che di lì a sette giorni, Bali mi avrebbe attesa e non avrei potuto prendermi cura di Francesco da chilometri di distanza.
«I-io non p-posso» sospirai, conscia dell’errore che avevo fatto accettando quel maledetto viaggio di formazione per diventare biologa marina.
«Come?» chiese Giorgio confuso.
«Tra una settimana devo partire» mormorai disperata. «Ho una specie di Erasmus a Bali, per un anno intero».
Giorgio spalancò quei suoi occhi color nocciola e la sua espressione mi pugnalò ancor più a fondo, facendomi sanguinare. Quanto ero stata stupida a pensare che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
«F-Francesco lo sa?» chiese sbalordito.
«Sì» asserii convinta.
«E c-cosa ha detto?».
Abbassai il capo e mi torturai le mani in grembo. «Che mi aspetterà, ma non sembrava molto convinto ora che ci penso».
Gli occhi di Francesco erano passati inosservati al mio sguardo, accecato dalla felicità e dalla soddisfazione di aver finalmente chiarito tutto quello che c’era tra di noi. Non mi ero accorta che magari avesse potuto dire quelle parole per non ferirmi, per non incrinare quel magico mondo perfetto che mi ero creata attorno.
«Una relazione a distanza non è che abbia un bel futuro, soprattutto se è agli inizi come la vostra» osservò Giorgio, parecchio deluso da quella notizia.
«Non abbiamo speranze, allora» sospirai, sentendo il cuore andare in mille pezzi.
«Non ho detto questo!» si affrettò a dire Giorgio, mettendo le mani avanti. «Mai arrendersi, quello è l’importante... se Francesco ti ha detto che ti aspetterà, sarà vero!».
Giorgio era la persona che tutti avrebbero desiderato avere come migliore amico, l’unico che ti capiva e che era pronto ad aiutare incondizionatamente. Mi dispiaceva un po’ averlo illuso, dopo quel bacio sulla spiaggia, ma il mio cuore aveva già scelto Francesco, ancor prima che me ne accorgessi.
«Ha detto che doveva fare una cosa…» riflettei ad alta voce. Alzai gli occhi quando ormai sentivo le lacrime che stavano spuntando agli angoli dei miei occhi. «Non credo che mi aspetterà».



Rimasi quasi fino a tarda sera a passeggiare come un’anima in pena per tutto il villaggio, ma non avevo voglia di vedere nessuno.
Alessandro e Giacomo ormai erano una causa persa, così come Stefano. Sara non l’avrei più rivista in tutta la mia vita, quello era certo, dopo quello che mi aveva fatto passare non avrei più sprecato un minuto del mio tempo con lei!
E Giorgio?
Già… Giorgio. Il mio migliore amico era sparito chissà dove, ma non sentivo di dover aprirmi con lui. La partenza di Sole era una cosa che dovevo affrontare tra me e me, una sfida con il sottoscritto.
Francesco Russo che non aveva mai avuto una relazione duratura ora si ritrovava sospeso tra una storia fissa e una ragazza che avrebbe vissuto a miliardi di chilometri da Roma per 365 giorni.
Un ragazzo innamorato non ci avrebbe pensato due volte, era ovvio che l’avrebbe aspettata.
Allora la ami?
Non lo so… non so cosa vuol dire amare..
Non lo avevo mai sperimentato, ma sentivo soltanto un forte dolore al petto, diverso da quello che avevo raccontato a Giorgio. Stavolta era lancinante, sofferente, impossibile da sopportare.. un dolore che non avrei mai augurato a nessuno.
Come potevo sopravvivere un anno intero con questo male?
Mentre camminavo per tornare in hotel, vidi Sole e Giorgio che venivano dalla mia stessa parte e avvertii subito un fastidio prendermi alla bocca dello stomaco.
Cosa ci facevano insieme? Perché Giorgio doveva sempre intromettersi nella mia vita?
Domande lecite per un fidanzato geloso, ma se avrei dovuto paragonare quel sentimento ai pensieri che poco prima avevo fatto sulla mia relazione con Sole, avrei solamente dovuto sotterrarmi.
«Ehi, amico. Che fine hai fatto?» mi domandò lui, sinceramente preoccupato.
«Mi serviva del tempo per pensare…» mormorai soprappensiero.
A quelle parole Sole sussultò e cominciò a fissare la sabbia sotto i suoi piedi, arrossendo vistosamente.
«Ah...» disse Giorgio, accorgendosi di essere tra due fuochi. «Ehm... io ho da fare… vado dentro» tagliò corto, poi ci lasciò da soli.
È il momento, Francesco… o tutto o niente!
Cosa avrei dovuto fare? Cosa le avrei dovuto dire? Già avevo preso la sua vita e l’avevo ridotta in pezzi, come potevo darle anche quest’altro dispiacere?
«Senti Sole…» mormorai confuso, senza realmente sapere cosa dire.
«Non avrei mai dovuto chiederti di aspettarmi» mi anticipò lei, non riuscendo a guadarmi dritta negli occhi.
«M-ma che dici?! È lecito chiedere una cosa del genere quando si sta insieme...» me ne uscii, peggiorando solo la situazione.
Sole alzò gli occhi verso di me e specchiò quelle iridi color perla nelle mie, facendomi sussultare. «È successo tutto così in fretta...».
«C-che vuoi dire?».
Ero totalmente incredulo. Mi ero fatto un miliardo di domande e di ipotesi sul modo più corretto per affrontare un argomento del genere, ma non mi sarei mai aspettato che Sole avesse potuto dire addio a tutto.
«Un anno è troppo tempo. È meglio chiudere qui, ora che la relazione è appena iniziata, piuttosto che pentircene in futuro» sospirò, trattenendo a stento le lacrime. «Non posso rinunciare al viaggio, quindi devo rinunciare a te».
Avevo messo in conto tutte le possibili reazioni di Sole alla notizia di rinunciare a tutto, ma non avevo minimamente pensato alle mie. Quella notizia mi fece più male del previsto e la constatazione che tutto ciò stesse realmente accadendo, che non fosse solamente un’ipotesi della mia mente, mi stava logorando l’animo.
Tu che eri partito senza averlo, un animo.
«S-Sei sicura?» sospirai, senza far niente per farla tornare sui suoi passi... i nostri passi.
«S-sì» tentennò. «A-abbiamo solo ventitré anni, non siamo una coppia sposata...» soffiò, ma sentii che la sua voce si stava incrinando dal pianto.
A quel punto non resistetti e mi avvicinai a lei, tirandola verso di me e catturando le sue labbra in un bacio intenso, forse più di quelli che ci eravamo scambiati fino a quel momento, perché sarebbe stato l’ultimo.
Sole al primo impatto sembrò sorpresa, poi però allacciò le braccia attorno alla mia nuca e dischiuse le labbra, permettendomi di entrare. Sentivo il sapore delle sue lacrime che si mischiava a quello delle sue labbra e per quel motivo la strinsi ancor più verso di me, cercando di imprimermi nella mente le forme morbide del suo corpo, che mai avrei dimenticato.
Le posai una mano dietro la nuca, approfondendo ancor di più quel contatto, mentre le nostre lingue si cercavano bramose, ormai esperte del piacere l’uno dell’altra, che sapevo mi sarebbe mancato nell’istante in cui avrei lasciato quella bocca.
Ci staccammo per prendere una boccata d’ossigeno, ma rimanemmo fronte contro fronte, mentre i nostri sospiri si mischiavano l’un l’altro. Occhi negli occhi, azzurro e nero, chiaro e scuro, diversi come il cielo e la terra ma uniti dall’orizzonte.
«E-era un bacio d-d’addio...» mi soffiò lei sulle labbra.
Deglutii a fatica, incapace di darle una risposta. In quel momento avrei dovuto dirle che l’amavo, che l’avrei aspettata anche se fossero dovuti passare più di cento anni, ma le parole mi mancarono e rimasi in silenzio.
«Buonanotte Francesco» mi disse lei, poi si alzò in punta di piedi e mi lasciò un bacio sulla fronte, sparendo, poi, nella hall dell’albergo, lasciandomi con un immenso e gigantesco buco nel cuore.

Avevo passato l’intera notte in bianco, rotolando da una parte all’altra del letto senza trovare pace. Più volte avevo pensato di alzarmi, di salire un piano e di raggiungere Sole per dirle di rimanere, di rinunciare al viaggio e di restare con me, ma mi ero imposto di starmene zitto e buono, che le avevo già sottratto troppo.
Bell’affare che hai fatto, complimenti! Per non far soffrire te, ora la sofferenza l’avete condivisa.
Sta’ zitta!
La mattina seguente preparammo le valigie e cominciammo a caricarle sulla macchina.
Alessandro e Giacomo stavano preparando l’Alfa di Giorgio, mentre Sara, silenziosa come una tomba, stava riponendo le sue cose nella mia Audi.
Mentre tentavo di ricordarmi se avevo preso tutto o meno, l’idea martellante che Sole era a pochi passi da me, nel parcheggio sul retro, a sistemare i bagagli come io stesso stavo facendo, continuava a tamburellarmi nella testa, accompagnata da una frase del tipo “muoviti, idiota! Fa qualcosa!”
Scossi la testa violentemente e cercai di ignorarla, recandomi alla reception per sistemare alcuni pagamenti.
Sfortunatamente, al posto dell’adorabile e biondissima Tamara, c’era Tarzan l’istruttore di Surf che mi sorrise sornione e sfoderò un ghigno a trentuno denti… sì, perché gliene mancava uno.
«Come te la passi, figlio di papà?» ridacchiò, presentandomi le carte da firmare.
«Meglio di te, cazzone» lo schernii e il sorriso gli sparì dalla faccia.
Ci fissammo in cagnesco per un po’, poi lui tornò il deficiente di sempre. «Alla fine non c’è stata trippa per gatti con la bella Sole, eh? Non te l’ha data!».
Quando pensavo di aver davvero raggiunto il fondo in tutti i sensi, accorreva quel troglodita di Tarzan e ci metteva il carico da undici!
«Fatti i cazzi tuoi!» ringhiai infuriato.
«Ah!» esclamò e mi puntò contro un dito nerboruto. «Allora è vero! C’è giustizia al mondo!».
Che razza di stronzo.
«Se ti consoli con le disgrazie altrui, mi fai proprio schifo» commentai, pagandogli la differenza e andandomene.
Proprio in quel momento, però, distratto e infuriato com’ero, non vidi affatto Sole che si scontrò contro di me e cadde a terra, rovesciando anche il suo trolley.
Quando il destino ci mette la mano...
«S-scusa!» mi affrettai a dirle, aiutandola ad alzarsi e tendendole la mano davanti agli occhi.
Sole mi guardò sorpresa, con quei suoi occhi color perla che erano improvvisamente diventati enormi come il cielo plumbeo prima di un temporale.
Afferrò la mia mano ed io mi sentii percorso da una scossa, attraversando quel momento come in un déjà-vu, come quando l’avevo fatta cadere la prima sera, ricoprendola di carote dalla testa ai piedi.
«G-grazie» soffiò, tirandosi in piedi e raccogliendo la valigia. Non alzò più lo sguardo e tirò dritto verso l’uscita con la testa bassa, troppo preoccupata di incrociare di nuovo il mio sguardo.
Avrei dovuto fermarla, ma come le parole non mi erano uscite dalla bocca, così le mie gambe rimasero immobili.
«Amico, sei proprio un pollo» commentò Tarzan, mettendomi una mano sulla spalla amichevolmente.
«Hai ragione» sospirai, stavolta senza alcun rancore nella voce.
A quel punto uscii dalla hall e mi diressi verso la mia Audi, deciso a montarci sopra e dimenticarmi ben presto di tutta quella storia.
Sarei tornato ad essere Francesco Russo, il neo-laureato più sexy della Luiss, il sogno proibito di ogni ragazza e l’unico che non aveva mai ricevuto una delusione da una relazione.
Correggiti. L’unico che ABBIA ricevuto UNA delusione da una relazione...
E dopo quel pensiero, l’aria mi mancò dai polmoni.
«Cos’hai, amico? Ti senti male?» mi domandò Stefano preoccupato, seguito da Ale, Giacomo e Giorgio.
«È ancora quel maledetto dolore al petto» sospirai, mettendomi una mano sul cuore.
«Oddio, sta per avere un infarto!» esclamò Stefano, già col cellulare in mano per chiamare l’ambulanza.
«No» lo fermai, incrociando lo sguardo con Giorgio che mi sorrise. «Credo di essermi innamorato» ammisi infine, visto che ormai era logico.
Gli altri tre rimasero allibiti, mentre Ginevra e Claudia si sorrisero complici.
«C-come i-innamorato?» balbettò Alessandro.
«Spiegaci questa storia!» tuonò Giacomo.
Stefano non parlò perché era proprio svenuto, troppo scosso per quello che avevo detto.
«Non c’è niente da spiegare, perché è già tutto finito…» sospirai afflitto.
«Ah, meno male».
«C’avevi fatto pià un colpo!».
«Non è finita fino a quando non sarai tu stesso a scrivere la parola ‘fine’» aggiunse Giorgio, al di sopra del rumore degli altri.
«Ormai l’ho persa. Andrà via per un anno ed io non riuscirei mai a stare così tanto senza vederla!» gridai, quasi disperato.
«Ma stiamo parlando di Moby?!?».
«Davvero ti sei innamorato di quella balena?!».
A quel punto sia Claudia che Ginevra assestarono ai loro stessi fidanzati dei ceffoni sonori, mentre Giorgio ne approfittò per avvicinarsi.
«Non è detto che sia lei a rinunciare al viaggio» mi confessò.
«Cosa vuoi dirmi?».
«Puoi sempre seguirla, Francesco… svegliati una buona volta! Parti con lei! Vattene a Bali e stai insieme per un anno intero!».
Quella nuova strada mi si aprì davanti agli occhi così luminosa e piena di speranza che non mi parve vero. Avrei potuto passare il resto dell’anno in una penisola invidiabile, la meta perfetta per una relazione in pieno sboccio, ma dall’altra parte della bilancia c’era la mia vita.
«M-ma dovrei lasciare tutto» ragionai. «Dovrei lasciare te...».
Il mio migliore amico mi sorrise e mi abbracciò forte. «Io ti aspetterò Francesco, ma adesso è Sole quella più importante, quindi vai! Muoviti!» disse infine, spingendomi verso il parcheggio sul retro del villaggio.
Mi ritrovai a vagare per una fila infinta di macchine parcheggiate, cercando come un disperato quella di Sole e delle sue amiche. Non avevo mai visto il mezzo che avevano usato per venire fino a lì, perciò mi trovavo completamente spaesato.
Dai, forza, non puoi arrenderti proprio adesso!
Cominciai a correre a destra e a manca, chiedendo agli sconosciuti se avessero visto una ragazza che corrispondeva alle caratteristiche di Sole, ma non trovai quello che cercavo.
Ormai erano le dieci ed avevo paura che avessi perso il mio attimo.
«È partita» mi disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai e vidi gli occhi di Sara che mi fissavano austeri, ma privi di quella cattiveria che l’aveva contraddistinta all’inizio.
«Come faccio a crederti?» le dissi, sempre meno convinto della sua parola.
«Ti devi fidare» mormorò tranquilla. «Sono andate su quella strada, se ti affretti potrai raggiungerle».
Non avevo idea se seguire i consigli di quella vipera di Sara sarebbe stata la mossa giusta, ma non avevo più nulla da perdere, quindi corsi a perdifiato verso la mia Audi, ci montai sopra, e imboccai la strada alzando un enorme polverone.
Pigiai sull’acceleratore come un forsennato, vedendo l’asfalto davanti a me completamente deserto e temendo che l’indicazione di Sara fosse una bufala, fino a quando non vidi un piccolo pandino verde-marcio che trotterellava stanco e carico di valige.
Dev’essere lei, suona!
A quel punto mi attaccai al clacson, cercando di attirare la sua attenzione, ma quello che ottenni fu un bel dito medio alzato da Betta.
Allora decisi di accostarmi e urlarle dal finestrino, sperando che non venisse nessuno dalla corsia opposta.
«Fermati!» gridai al di là del finestrino.
Appena mi vide, Sole fu presa da uno spavento incalcolabile, dopodiché decise immediatamente di accostare.
Mi fermai appena dietro il pandino, ma non feci in tempo a scendere dalla macchina che subito fui assalito da una Betta infuriata e da una Serena altrettanto su di giri.
«Ancora tu?!».
«Sei peggio di un calvario!».
«Vuoi lasciarla in pace?!».
«Cosa ti ha fatto? È mai possibile?!».
Le loro voci erano così stridule e fastidiose che non avrei sopportato una parola in più provenire dalle loro bocche.
«TAPPATEVI QUELLA FOGNA!» gridai, incazzato nero e loro rimasero scioccate da quella mia reazione.
Sole, alle loro spalle, non poté fare a meno di sorridere.
«Come ti permetti, eh?».
«Cosa ti dà la sicurezza che Sole ti accolga a braccia aperte, stavolta, eh?».
«Che hai da offrirle?!».
«Il mio cuore» mormorai sincero, cercando gli occhi della mia ragazza al di là delle teste delle sue amiche petulanti. «Non ho altro da darti, Sole.. se non il mio amore».
Alleluia! Ce l’hai fatta finalmente! Un urrà per Francesco!
«Ti amo».
Sole si portò una mano alla bocca e soffocò un singhiozzo, mentre Elisabetta e Serena erano rimaste completamente all’asciutto, senza saper come replicare a quella mia dichiarazione.
Le superai e la raggiunsi, aprendo le braccia e attendendo che lei si tuffasse verso di me, affondando il viso nel mio petto. Già dopo nemmeno ventiquattro ore mi mancava il suo profumo e l’effetto che aveva su di me.. mi mancava tutto di lei.
Dopo poco il suo musetto spruzzato di lentiggini apparve oltre la stoffa della mia T-shirt e il mio cuore mancò d’un battito quando realizzai che avevo rischiato di rinunciare a tutto di lei.
«C-come faremo per il v-viaggio?» mi chiese, con gli occhi che le si riempirono nuovamente di lacrime. «Un anno è troppo tempo».
«Sì… è troppo tempo, non posso aspettarti» ammisi, deluso e sul viso di Sole apparve un’espressione distrutta.
Si allontanò da me confusa, mentre sentivo gli sguardi di Elisabetta e Serena che mi perforavano la schiena. Cominciò a torturarsi un lembo della maglietta, mentre non aveva il coraggio di chiedermi nulla.
«Non piangere, sciocchina» ridacchiai, tornando ad abbracciarla con quanta più forza avessi nelle braccia. «Non posso aspettarti, ma è proprio per questo che partirò con te».

Ed eccoci alla fine di questo capitolo.. e di questa storia, salvo un piccolo epilogo!
*Tira fuori i fazzolettini* Siamo giunti alla fine e il piccolo e arrogante Francesco che era partito da Roma con la sua spocchia e la sua voglia di conquistare il mondo, ha finalmente capito che c'è ben altro per cui lottare.. e corrisponde al nome di Sole.
Ha abbandonato per sempre la sua superficialità, tipica dei ragazzi belli e ricchi, ed è riuscito a scavare ben oltre la superficie, trovando una piacevole sorpresa: l'amore.
E' cresciuto tanto il mio piccolino *si asciuga una lacrimuccia* ed ora ha deciso di seguire fino in fondo il suo cuore, non mettendo freni nemmeno ai chilometri che lo separano dalla famiglia e dagli amici.
Voi cosa avreste fatto? Io la stessa cosa! :P
Ma veniamo a Sole. Lei non è che sia 'maturata' nel corso di questa avventura, ma ha imparato che si può amare di nuovo, anche un ragazzo del tutto simile ad un altro che ti ha spezzato il cuore. Le sue amiche l'hanno aiutata in questo percorso, consigliandola in megli e, alle volte, in peggio, ma è vero o non è vero che sbagliando s'impara?!
E così è uscita questa mezza cavolata dalla mia mente malata. Vi giuro che quando ho iniziato non avrei mai pensato di finirla in questo modo.. è praticamente uscita fuori da sola! :S
Mi sono affezionata un po' a tutti i personaggi, anche quelli meno importanti, ma in particolare a Francesco e a Sole, che mi hanno fatto capire che l'amore vince su tutto, e che non conta se tu abbia qualche chilo di troppo.. l'importante è sempre quello che hai dentro.
Anche con una semplice risata si può conquistare qualcuno, o con l'amore per la natura che Sole nutre e per il rispetto che ha insegnato a Frà.
Ma non togliamo merito a Giorgio e a Serena, che per me saranno sempre dei grandi personaggi, anche se marginali, ma hanno avuto un ruolo importantissimo in questa vicenda ed io li amerò sempre.
Come ultimo, anche se mi lincerete, omaggerei anche Sara, senza la quale non ci sarebbe mai stata questa scommessa e Sole e Francesco non sarebbero mai stati costretti a stare insieme!
Dopo questa 'lagna' zuccherosa che vi avrà sicuramente fatto venire la carie, mi eclisso e vi do appuntamento all'epilogo che vi regalerà una piacevolissima sorpresa! :3 :3 :3

Vi adoro dal più profondo del cuore. Mi avete seguita sino all'ultima parola in questa avventura e spero che questa storia, anche se piccola e senza pretese, vi abbia strappato almeno un sorriso e vi abbia regalato un po' d'amore, perché ognuno di noi, in fondo, ne ha bisogno!


SALUTI E BACI DA MARTY, FRANCESCO, SOLE E TUTTI GLI ALTRI
Tante grazie per il sostegno, dal profondo del cuore.

Ringraziamento specialissimo:
Alla mia Lover (Clithia - Emanuela): GRAZIEGRAZIEGRAZIE per avermi sostenuta durante la stesura di tutti questi capitoli, di aver sopportato i miei scleri e i miei momenti di 'buio totale' senza saper davvero come continuare la storia. Ti devo la maggior parte dei capitoli, e soprattutto ti regalo UFFICIALMENTE George.. è tutto tuo e non vedo l'ora di mettermi all'opera per la nuova long. *____________* Spopolerà, ne sono certa!
Alla mia Wife (Nessie - Vénera, me lo sono ricordato u.u): UN MILIONE E MEZZO DI GRAZIE non basterebbero ad esprimerti quanto ti lovvo! Dovrei farti una statua per tutte le volte che hai corretto i miei ORRORI di scrittura e hai tolto quel milione e mezzo di puntini di sospensione, che io adoro! Senza di te scriverei in itaGliano... ç____ç. Anche tu mi hai consigliato alla meraviglia sulle vicende della storia, ma soprattutto col tuo INTUITO fenomenale (o telepatia wife) mi hai sempre anticipata e non ho mai potuto farti nessuna sorpresa!
A te regalo Francesco, perché lo hai sempre difeso quando io lo denigravo e preferivo Dariuccio al suo posto, quindi te lo meriti tutto e lui è troppo felice di venire lì in Sicilia! *____* Voglio l'Etna!

BASTA SPROLOQUI u.u
A me rimane Sole, il mio alter-ego ^^, in tutto e per tutto direi, anche se non ho la sua stessa fortuna di essere stata con uno stra-figo di Dario e un super-gnocco di Francesco.. ç_____________ç
Però non demordo, perchè come lei non mi arrendo e sono sicura che un giorno riuscirò a coronare anch'io la mia favola.. non so se per merito di una scommessa.. o per qualcos altro.. chissà!

..e ricordate
può davvero accadere di Tutto per una Scommessa
Ci vediamo all'epilogo!
xD Un bacio xD

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Ecco le mie altre opere, a 4 mani con Clithia:
 


   
 
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