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Autore: AyakoChan    13/07/2011    3 recensioni
Kagome è tornata nuovamente alla sua epoca per sostenere un esame, che sfortunatamente per lei è stato rimandato. L'acquisto di un braccialetto sconvolgerà ancora di più la sua vita, già piena di avventure e di grandi pericoli. Dopo aver attraversato il pozzo MangiaOssa, infatti, non si ritrova nella sua adorata Epoca Sengoku ma bensì in Egitto... E se, dopo essersi rifugiata in un villaggio rincontrasse Sango, Koga, Kirara e Shippo? E se questo villaggio venisse distrutto dalle guardie del Faraone Inu No Taisho? E se Miroku fosse proprio il consigliere del Faraone, e la persona che ha assecondato la distruzione del piccolo villaggio? E se Kagome si ritrovasse ad essere la schiava del bel principe Inuyasha? Come si metterebbero le cose? E cosa ancora più importante: tornerà mai a casa e al sicuro dai suoi amici dell'Epoca Sengoku e dalla sua famiglia?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dal presente all’antico Egitto

Capitolo 12:

 

Sango si scusò con l’amica per aver creato disturbo a causa della sciocca azione di ieri sera.

Non si era nemmeno resa conto di aver bevuto così tanto, anche perché lei aveva sempre odiato l’alcool.

“Non ti preoccupare Sango, non è successo nulla di grave! Anzi, mi scuso anche a nome di Inuyasha per averti svegliato a causa del nostro battibecco”.

“Non devi scusarti Kagome, sul serio. Adesso vado da Miroku, devo ringraziare anche lui per avermi aiutato. Ci vediamo più tardi!”

La ragazza dai capelli color ebano, dopo aver ricambiato il saluto dell’amica, si avviò verso il suo letto dove ancora vi era comodamente disteso il suo padrone.

“Ma ti rendi conto che a causa del tuo comportamento isterico hai svegliato Sango? Proprio lei che aveva bisogno di riposare!” lo rimproverò Kagome.

“Se tu non mi avessi insultato non sarebbe successo! Lo sai che io alle provocazioni rispondo!” gli disse il mezzo-demone puntandole un dito contro.

La ragazza non poté che essere ulteriormente infastidita da quello sciocco principe, ma decise di abbandonare la discussione e di sedersi sul bordo del letto.

“Senti, adesso come sta la tua mano?”.

“E’ guarita completamente” gli rispose l’hanyou, mettendosi a sedere come Kagome.

“Sul serio? Così presto?” domandò un po’ incredula la ragazza.

“Si. Ai mezzo-demoni, come d’altronde ai demoni, le ferite rimarginano prima di voi esseri umani” le spiegò.

“Potrei constatarlo con i miei stessi occhi?” gli chiese, accompagnando il tutto con un sorriso dolce.

Il principe, non essendo abituato ad essere trattato in quel modo così dolce, arrossì per poi offrirgli timidamente la mano artigliata.

Kagome la afferrò delicatamente e non poté non notare quanto fosse grande e calda a confronto alle sue mani piccole e pallide. Così sovrappose i loro palmi e li osservò.

Inuyasha, intenerito dal gesto della giovane ragazza, decise di non fare niente di stupido per rovinare quel momento.

La serva nel frattempo continuava ad osservare dettagliatamente il tutto: passava dagli artigli affilati da mezzo demone per poi scendere verso le dita, affusolate e sottili. Dal dorso della mano scese verso il polso…

Aspetta…

… cosa?!

Perché sul polso non c’era il braccialetto che le aveva sottratto tempo prima?!

Diede una rapida occhiata anche all’altro polso, presa ormai dal panico, ma anche quello era inspiegabilmente vuoto, privo di qualunque gioiello.

“Inuyasha… dove è finito il MIO braccialetto?” la ragazza tentò di rimanere calma, per quanto gli fosse possibile.

“Eh? Di che stai parlando?” domandò lui, confuso dallo repentino sbalzo d’umore della ningen.

“Del braccialetto che mi hai sottratto e che avresti dovuto tenerlo fino a che non avresti deciso di restituirmelo!” a quel punto non poté non trattenere un urlo.

“Ah, quel braccialetto! … perché non lo porto al polso? Forse l’avrò perso” disse con noncuranza, facendo anche spallucce.

“Lo hai perso? MA DICO TI SEI RINCRETINITO?” urlò ancora.

A quel punto Inuyasha la guardò sconvolto.

“Io ho bisogno di quel braccialetto” continuò poi “Ne va della mia stessa vita! Adesso tu mi aiuterai a cercarlo, chiaro?!” gli ordinò, gli occhi color nocciola avevano preso un’inspiegabile sfumatura rossastra. Sembrava avesse gli occhi di un demone inferocito.

Il mezzo-demone, a quel punto terrorizzato, non poté che annuire.

Kagome quando ci si metteva faceva proprio una gran paura!

… eppure non riusciva proprio a capirla!

Prima faceva tutta la dolce e poi gli urlava contro, arrivando persino a minacciarlo.

“Le donne non le capirò mai” pensò, annuendo fra sé e sé.

“Che stai facendo ancora lì seduto?! Muoviti o…”

“Arrivo mia signora!” gli disse, alzandosi immediatamente.

Sì, Kagome faceva proprio paura!

 

 

 

Ad Ayame, nel frattempo gli era stato nuovamente assegnato il compito di portar da mangiare agli schiavi che stavano provvedendo alla costruzione delle piramidi.

La demone era felicissima, avrebbe potuto rincontrare il suo amico Koga!

Scese a valle, constatando che Kaede era già arrivata e che aveva preparato tutto il necessario.

Ayame volse la propria attenzione a tutti gli uomini che si stavano avvicinando a loro e solo allora intravide un demone lupo. Era proprio Koga.

Prese un po’ di cibo e si avviò verso di lui.

Appena la vide, il demone le sorrise e si avvicinò a lei.

La salutò e la ringraziò per il gentile gesto.

Dopo aver finito di pranzare, i due iniziarono a parlare ininterrottamente, approfittando della pausa che avevano concesso ai lavoratori come ricompensa del loro ottimo lavoro.

“Lo sai che si terrà fra poco un ballo in onore dell’arrivo e del matrimonio del principe Sesshomaru?”

“A dire il vero no” confessò Koga.

“Beh, stavo pensando… visto che sono tutti invitati, compreso i lavoratori, ti piacerebbe venirci insieme a me?” a quel punto Ayame si imbarazzò non poco, lei non era il tipo da queste cose.

Però aveva preso il demone in simpatia e trovava piacevole trascorrere il tempo in sua compagnia.

“Mi piacerebbe molto, Ayame” affermò il demone lupo, sorridendole.

A quel punto la demone arrossì.

“Solo… non ti aspettare molta eleganza. E puoi ben capire a cosa mi riferisco” gli disse Koga.

“La stessa cosa vale anche per me!”

I due scoppiarono a ridere.

Koga era contento di passare le proprie pause insieme ad Ayame.

Lo faceva sentire tranquillo e gli faceva dimenticare tutto il lavoro che lo avrebbe aspettato durante la giornata, cosa che avrebbe dovuto solo farlo deprimere visto che ancora le piramidi non erano state costruite del tutto.

Lui non era destinato alla schiavitù, al lavoro per gli egiziani. Lui aveva guidato delle resistenze, insieme ai suoi amici, perché non approvava proprio questo tipo di cose.

Queste cose in cui lui si era imbattuto.

Non si sarebbe rassegnato così facilmente il demone, non avrebbe rinunciato a combattere, non era da lui.

Aveva promesso di non arrendersi, per rendere quel luogo un posto più sereno per tutti, senza schiavi o lavori forzati, senza prigionieri e senza spargimenti di sangue, senza villaggi che venivano crudelmente rasi al suolo.

Un luogo dove vivere in pace.

Avrebbe solo dovuto trovare i suoi amici, liberarli e fuggire insieme a loro, per riprendere la loro missione e raggiungere l’obiettivo che si erano prefissati.

Ma adesso non ne aveva la possibilità, controllato com’era dalle guardie del faraone.

Quei dannati sciacalli con fruste infernali, che avevano mandato al tappeto migliaia di uomini stanchi, malati, che non ne potevano più di quella vita dedicata solo al sudore per uno stupido demone cane che regnava e che non gliene importava niente di loro. Lo dimostrava il fatto che non si era mai fatto vivo.

Ma  almeno per un po’ di tempo, al forte e battagliero Koga, gli sarebbe bastato la compagnia della sua nuova amica.

E anche uccidere primo o poi quelle maledette guardie che avevano appena colpito un suo conoscente.

Dopotutto anche quell’idea non era poi così male.

  
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