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Autore: Montana    16/07/2011    3 recensioni
Una ragazza scampata alla strage della sua famiglia a soli 5 anni, non parla, si esprime solo con la musica.
Il suo serial killer è tornato a cercarla.
Ma questa volta con lei ci sarà un ragazzo dai capelli castani, e la sua squadra di esperti, pronti a proteggerla.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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Andava tutto bene.
Andava tutto stramaledettamente bene.
Avevamo un identikit del ladro, addirittura un suo schizzo, avevamo Garcia a Quantico che lavorava giorno e notte coi suoi computer per trovare qualche corrispondenza, anzi, che ne aveva già trovate parecchie. I signori Gordon avevano la speranza, Veronika i suoi silenzi e il suo pianoforte, io i miei libri e la musica di Veronika ascoltata in incognito.
Andava tutto troppo bene.
Troppo.
 
Era passata una settimana da quando avevo scoperto la bravura di Veronika al pianoforte.
Era mattina presto, fuori era ancora buio e io e Veronika dormivamo ancora nella soffitta quando la porta venne aperte bruscamente, svegliandomi.
“Spence?” chiese una voce in un soffio.
Mi tirai su stropicciandomi gli occhi “JJ? Cosa c’è? Non è suonata la sveglia?”
Scosse la testa “No, no, è molto presto. Scendi, ma fa attenzione a non svegliare Veronika.”
Mi voltai verso la ragazzina, ma vidi solo un ammasso di capelli scuri e qualche peluche. Fortunatamente non si era svegliata.
Scesi di sotto ancora in pigiama, ma fortunatamente trovai tutti i miei colleghi nelle mie stesse condizioni e lo sceriffo Jack.
“Ci siamo tutti adesso? Possiamo iniziare?” chiese lui con un’aria un po’ seccata e molto preoccupata che non preannunciava nulla di buono.
“Certo, sceriffo Jack.” tagliò corto Hotch.
Lui sospirò e girò verso di noi il suo portatile acceso sul tavolo “C’è stato un altro omicidio”.
Un altro omicidio.
“Come un altro omicidio!? L’SI ha cambiato così il suo modus operandi?!” chiese Morgan scioccato.
Hotch scosse la testa “No, noi abbiamo sbagliato i calcoli. Infatti...”
“Siamo arrivati in Montana quattro giorni dopo il precedente omicidio. Noi quei giorni non li abbiamo contati, ma lui sì. Ha colpito esattamente 21 giorni dopo.” conclusi io con tono funereo.
“Le vittime sono i Robinson. Segni di effrazione, sistema d’allarme manomesso, i genitori uccisi con un colpo di pistola alla testa e la figlia di sette anni e mezzo con una alla schiena. Probabilmente ha cercato di fuggire.”
Annuimmo, con gli occhi bassi.
“Ma.. c’è dell’altro.” sussurrò JJ.
“Cosa? Ha ucciso anche il cane?” chiese Prentiss, amara.
JJ scosse la testa “No. Quello sarebbe stato molto meglio. L’SI sa che l’FBI sta investigando sul caso. O, meglio, sa che proteggiamo i signori Gordon.”
“Cosa?! E come diavolo fa a saperlo?!” esclamò Morgan battendo un pugno sul tavolo.
“Morgan, calmati che sennò svegli Veronika, e credo proprio che non sia il caso.” lo redarguì Prentiss.
“No, non lo è proprio per niente. A casa dei signori Robinson l’SI ha dato sfogo alle sue peggiori vene artistiche.” disse JJ cambiando la foto.
La temperatura all’interno della stanza scese di almeno 10 gradi, all’apparenza s’intende.
Il muro bianco, probabilmente della camera della bambina, era imbrattato di sangue, sì, ma non solo dagli schizzi ad alta velocità provocati dallo sparo.
Su quel muro, col sangue non oso immaginare di chi, l’SI aveva scritto.
Gordon, l’FBI non potrà fare niente.
Cambio di foto.
È sempre stata solo tra noi due.
Cambio di foto.
Stanno morendo per te.
Cambio di foto. A quanto pare aveva imbrattato i muri di tutta la casa.
Non mi fermerò finché non ti troverò.
“...e credimi, ti troverò.” finii di leggere in un sussurro.
Quelle parole così dure aleggiavano nella spessa tensione della stanza
“Gordon, l’FBI non potrà fare niente. È sempre stata solo tra noi due. Stanno morendo per te. Non mi fermerò finché non ti troverò. E credimi, ti troverò.” ripetei, incapace di pensare ad altro.
Fu Hotch, come al solito, a svegliarci. “Reid, scrivile sulla lavagna. E cerca di capire tutto quello che puoi su di lui. Morgan, Prentiss, voi andate a casa dei Robinson. Rossi, tu con me al commissariato. JJ, sta’ qua con Reid e aiutalo.”
Io e JJ annuimmo all’unisono, in un attimo la cucina si svuotò e lei mi chiese “Preparo del caffè?” “Sì, e anche tanto. Ce ne sarà bisogno.”
 
Erano ormai quasi le 8.
I signori Gordon si erano svegliati, io e JJ avevamo parlato loro del problema e avevamo deciso di non dire niente a Veronika, almeno per adesso, per evitare che facesse stupidaggini.
Avrebbe fatto colazione nella sala, poiché in cucina c’eravamo io, JJ, le nostre tazze di caffè fumante e la lavagna con le scritte sopra.
“È un classico maniaco del controllo, narcisista e anche molto. Veronika gli ha fatto perdere il conto, ha un omicidio in sospeso ma non può uccidere quattro persone per pareggiare. Cosa avrà il 3 di tanto importante per lui?”
Certe cose le dicevo, altre mi limitavo a pensarle e i miei bravissimi e sfruttatissimi neuroni continuavano a collegare il 3 a tutto.
3, il numero perfetto. La trinità? Non aveva molto del maniaco religioso..
3 come paradiso, inferno e purgatorio? Non aveva alcun senso..
“Reid.. credo stia arrivando qualcuno..”
La voce di JJ mi arrivava da molto lontano, non ci prestai nemmeno attenzione.
“Reid.. REID!”
L’urlo servì a svegliarmi. Con un sobbalzo mi spostai di lato e mi girai “Eh? JJ, parlavi con me?”
“SPENCER METTITI DAVANTI ALLA LAVAGNA!”
Troppo tardi. Veronika era entrata in cucina con la sua tazza vuota e nulla e nessuno le impediva di leggere la scritta blu sulla lavagna bianca.
Perché proprio blu? Non potevo scegliere un colore meno notevole?!
Mi affrettai a spostarmi, ma il danno era fatto.
Ormai aveva letto, aveva scoperto cosa sapeva l’SI e quali erano le sue intenzioni.
La tazza le cadde dalle mani e si infranse sul pavimento, richiamando l’attenzione dei suoi nonni.
“Veronika? Stai bene? Non sei entrata in cucina vero?”
Veronika non rispose alla nonna, non raccolse la tazza, spostò gli occhi dalla lavagna a me e corse via piangendo.
Urtò probabilmente contro i suoi nonni, poi sentimmo la porta sbattere e dopo qualche secondo la musica partì.
JJ mi guardò preoccupata, i signori Gordon spaventati e tristi.
Io mi appoggiai malamente alla lavagna e guardai l’orologio: le 8 meno 10.
L’unico, stupido pensiero che mi passò per la mente fu: niente scuola oggi per Veronika Gordon...
  
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