Serie TV > Elisa di Rivombrosa
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Autore: Dea Sofia    16/07/2011    1 recensioni
Personaggi: Anna/Antonio.
Anna amava vedere i difetti negli altri senza accorgersi che i suoi erano peggiori. Anna amava rimanere a guardarlo senza accorgersi che il suo cuore avrebbe sempre battuto per lui.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Characters : Anna / Antonio.

Terza persona : Anna.

Ambientazione : Elisa di Rivombrosa - Parte seconda.

 

 

 

 

 

 

 

 

Conchiglie

 

 

Non è soltanto quando stai per morire che l'intera vita ti passa in un lampo davanti agl'occhi.

 

Quello è un modo fisico di agonizzare, ma non è l'unico.

 

Può accadere che i ricordi si ribellino spezzando il filo quotidiano della tua esistenza.

 

Quello che successe ad Anna quella sera di temporali estivi, di aroma di legno nell'aria e di ricordi di quel giorno lontano in cui aveva ancora coraggio.

 

Quel tipo di coraggio che hanno tutti, nella giovinezza.

 

Frugava in un baule pesante e non troppo vecchio, quando tra le mani si ritrovò conchiglie.

 

Levigata dalle onde del mare, con ancora qualche granello di sabbia rimasto incastrato tra le seghettature della superficie.

 

Gliel'aveva regalata Fabrizio.

 

Fabrizio. Tornato a Rivombrosa dal suo primo viaggio, Anna lo ricordava ancora raccontare a lei e alla loro madre di quelle terre, di quegli orizzonti e arie mai respirate.

 

Lo ricordava raccontare, con il viso rosso di gioia, del mare e delle rive che bagnavano.

 

Anna non era mai andata a quelle rive, dovendo rimanere a casa per imparare i modi per diventare contessa.

 

Le aveva immaginate, sognate dai racconti di suo fratello.

 

« Si chiamano conchiglie. Le abbiamo raccolte quando un'onda le ha fatto scivolare a riva » la voce calda di Fabrizio, mentre porgeva quegli oggetti estranei agli occhi di Anna, che facevano rumore se scontrate fra loro e profumavano di sale.

 

« Questa è la più bella. Vedi? È rosa. Ed è tua. »

 

Anna si rigirò fra le mani la conchiglia bianca con sprizzi e sfumature color rosa dell'alba e si sentì pervadere da una nuova sensazione.

 

« Mi avete fatto chiamare, signora Marchesa? » Giannina fece capolino alla porta della stanza.

 

« Devo uscire. Aiutami a prepararmi. Sai acconciare i capelli? »

 

Non ci volle molto a disfarsi della camicia da notte, e infilare in fretta il corpetto da indossare sotto l'abito che Anna aveva scelto di indossare.

 

Quello blu. Il suo preferito.

 

« Le devo chiamare una carrozza, signora? » Giannina sistemava forcine fra i capelli di Anna, nel maldestro tentativo di portare a termine l'acconciatura.

 

« Non sarà necessario. Cavalcherò. »

 

« Ma signora Marchesa, scusi se mi intrometto ma è sera inoltrata e fuori c'è un temporale. È pericoloso, e andando a cavallo si bagnerà e..»

 

« Puoi andare, Giannina.»

 

La donna indugiava. « Ho detto vai via » ripeté Anna ritornando al suo solito tono di voce arrogante.

 

 

 

 

 

Si era truccata. Legata in alto i capelli ricci, come le piaceva fare.

 

Aveva indossato il suo abito migliore.

 

Appena fuori dalla tenuta, in groppa a un cavallo che non sapeva domare, Anna si sentì immediatamente inzuppare dalla pioggia fitta e martellante.

 

La visibilità sembrava inesistente, ma lei sapeva dove doveva arrivare e che ci doveva arrivare.

 

Come se l'istinto di quella lei giovane si fosse risvegliato e l'avesse spinta, a forza, alla casa dell'uomo che amava e che aveva sempre amato.

 

Alla casa di lui.

 

Vide il lago. Vide gli alberi del bosco che lui le aveva fatto conoscere, apprezzare.

 

Smontò. Solo quando si trovava davanti alla porta le sembrò di rendersi conto di quello che stava facendo.

 

L'abito si faceva sempre più pensante, assorbendo l'acqua come una spugna. Non riusciva, non poteva bussare.

 

Ma perché sono qui?”

 

Dei rumori dalla porta sul retro. « Anna? »

 

Antonio lasciò cadere a terra i secchi che teneva fra le mani e si precipitò dalla donna, sconvolta, bagnata, noncurante del fatto che per raggiungerla anche lui si sarebbe bagnato.

 

« Sta male? Cosa le è successo, Anna? Entri in casa, presto»

 

Sentì le parole, a cui tanto aveva pensato con determinazione lungo la strada, che le morivano in gola.

 

Sentì lo sguardo preoccupato degli occhi cielo-azzurro di Antonio come qualcosa di fisico, materiale, addosso a lei senza pietà.

 

Uno sguardo che non le lasciava pace, che non la lasciava respirare.

 

Che per quei quindici anni non l'aveva più lasciata vivere. Perché Anna non viveva. Si limitava a esistere.

 

« Non voglio entrare » disse infine, tremante, con una voce che non riconosceva come sua.

 

Tirò fuori dalla tasca del vestito quella conchiglia rosa e gliela porse.

 

« Antonio, questa è sua »

 

Il silenzio era assordante, fra loro.

 

« Fabrizio me l'aveva regalata »

 

« Anna, voi siete ancora scossa dalla morte di vostro fratello » sentenziò Antonio con tono grave.

«E questa reazione è perfettamen-»

 

« Voi non avete capito proprio niente» Le gocce scivolavano sulle guance di Anna sembrandole calde.

 

« Fabrizio non poteva fare a meno dei suoi viaggi, erano diventati la sua vita » disse infine, fissando la conchiglia. « proprio come io non posso fare a meno di voi. Antonio, sei diventato la mia vita »

 

Quel veloce passaggio dal “voi” formale al “tu” era bastato per rendere più ardenti le parole della donna nel petto di Antonio.

 

Ed erano avvinghiati, senza di saperlo, che già le loro labbra si schiudevano a vicenda.

 

Lei sentì la pelle calda e bagnata delle sue ruvide guance, le sue braccia salde attorno alla vita, i suoi capelli fra le dita.

 

« Anna » un mormorio quasi impercettibile « Cosa dobbiamo fare adesso? »

 

« Balliamo. »

 

Pioveva. Tra le mani la conchiglia, nell'aria ancora la paura percettibile di Anna.

 

E profumo. Di amore.

 

E intanto non avevano smesso di danzare.

  
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