Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: DaughterOfDawn    17/07/2011    7 recensioni
Ogni mille anni sulla terra compare un tipo particolare di anima per ottenere la quale sia i demoni che gli shinigami sono disposti a fare di tutto.
Kyler aveva una vita forse un po’ diversa da quella dei molti, ma comunque niente di particolare. Almeno fino a quando non si troverà coinvolto in una contesa tra la sua nuova guardia del corpo, un ragazzino dagli inquietanti occhi cremisi comparso dal nulla, e due tizi non meno strani, uno dai capelli rosso fuoco, scatenato e vestito quasi come una donna, l’altro moro, sempre gelido e controllato, che sembrano determinati a rapirlo. E la sua “guardia del corpo” sembra conoscere molto bene uno dei due, con il quale ha un certo conto in sospeso…
[Ambientata nei due anni che precedono l’inizio del manga. Possibile OOC (io ci provo a tenere i personaggi, ma non è detto che ci riesca!), shonen-ai (WillxGrell / OCxOC)].
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, William T. Spears
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La tenuta del conte di Barret era circondata da un immenso parco che somigliava molto a un gigantesco giardino botanico. Vi erano piante di ogni specie, da quelle tipiche dell’habitat naturale inglese a quelle più esotiche importate dall’Asia e dall’America. Il risultato era, soprattutto in primavera, una mescolanza spettacolare di colori e profumi molto differenti tra loro che però arrivavano a creare un’incantevole armonia. Zachary osservava attentamente il paesaggio che gli scorreva davanti velocemente attraverso il finestrino della carrozza, senza badare troppo alla natura, ma studiandolo e memorizzandolo. Bisognava sempre conoscere alla perfezione il proprio territorio, era una delle prime cose che aveva imparato con l’esperienza. E poi gli sarebbe tornato utile anche nel caso si fosse presentata la necessità di fuggire in fretta. Sapeva che gli shinigami sarebbero arrivati presto a rivendicare a loro volta l’anima di Kyler e lui non poteva certo permettere loro di prendersela. Aveva una missione e non sarebbero certo bastatati un paio di dei della morte a impedirgli di compierla. Era troppo importante, se ne rendeva conto anche lui. Si chiese se avrebbero mandato William ad occuparsi della faccenda. Di solito le cose più vitali e urgenti le affidavano a lui. Un ghigno divertito gli si allargò minacciosamente sul volto. Ci sperava proprio. La faccenda avrebbe preso una piega decisamente interessante. E anche divertente, almeno per lui. Perché di certo lo shinigami non sarebbe stato contento di vederlo. Non dopo quello che gli aveva combinato durante il loro primo e unico scontro. Il ghigno sul suo volto si allargò ancora di più. Oh no, proprio per niente.
Kyler non riusciva ad impedirsi di lanciare di nascosto delle occhiate indagatrici alla sua guardia del corpo. Dopo l’uscita sulla mousse al cioccolato nessuno dei due aveva più proferito parola e il demone si era immerso nei propri pensieri, lasciando al ragazzo il tempo di riprendersi un po’ dai suoi continui cambiamenti di atteggiamento. L’umano aveva deciso di rinunciare a capire il suo nuovo dipendente, almeno per il momento, ma non per questo quello strano tizio aveva smesso di affascinarlo, ispirandogli al tempo spesso paura e interesse. Non poteva fare a meno di fare congetture su cosa gli potesse passare per la testa. Il sorriso da squalo che gli si era dipinto sulla faccia, poi, non gli piaceva neanche un po’ e anzi lo preoccupava. Era chiaro che Zachary sapeva molte più cose di quanto gli aveva detto, che gli nascondeva qualcosa di fondamentale. Ma sapeva anche altrettanto bene che strapparglielo sarebbe stato impossibile. Quella strana creatura sembrava aver già capito come spiazzarlo e come manipolarlo a suo piacimento, anche se si erano incontrati solo poco più di due ore prima. E quella consapevolezza lo turbava non poco.
Improvvisamente il demone si voltò, intercettando il suo sguardo. Quelle iridi rosse sembrarono trapassarlo fino ad arrivare a leggere i suoi pensieri. Lui si girò immediatamente, incapace di sostenere la vista di quelle pozze cremisi e anche imbarazzato dal fatto di essersi fatto scoprire in pieno. L’altro non disse nulla, ma il suo ghigno parve allargarsi ancora di più mentre tornava a guardare fuori dall’abitacolo, prendendo una piega soddisfatta.
‘Bastardo’pensò Kyler irritato e vagamente turbato, fingendo di guardare fuori dal finestrino opposto a quello dell’altro. ‘Ogni occasione per lui è buona per prendersi gioco di me! Ma prima o poi gli dimostrerò che non sono fragile come crede’. Si lasciò sfuggire un sospiro. Non sarebbe stata una convivenza facile. Non vedeva l’ora di arrivare alla villa per chiudersi nella sua stanza e levarsi quei dannati fuochi d’Inferno di dosso. Almeno per un po’.
La villa si mostrò loro dopo una curva, apparendo da dietro il muro di alberi secolari che la celava. Era un imponente edificio elisabettiano, che però era stato ristrutturato secondo la moda del tempo, la cui facciata monumentale spiccava decisamente in mezzo al verde del parco. Il demone la osservò avvicinarsi, studiando la disposizione delle finestre e delle porte. Troppe vie di entrata, come in tutti i palazzi dei nobili. Controllarli tutti non sarebbe stato facile. Ma se non poteva farlo lui non avrebbe potuto farlo nessuno. E poi lui adorava i giochi complicati. Ridacchiò pensando a quello che avrebbe potuto dire Sebastian sefosse stato lì. Di sicuro qualcosa sul fatto che non prendeva mai nulla veramente sul serio. E in effetti non poteva dargli torto.
La carrozza si fermò di fronte alla scalinata che introduceva al maniero e il maggiordomo del conte si affrettò ad accorrere per aprire la portiera e permettere così ai due ragazzi di scendere.
“Ben tornato, signorino”lo accolse l’uomo chinando il capo in segno di rispetto. “Le sue lezioni sono andate bene?”.
“Come al solito, grazie mille”borbottò il ragazzo con gli occhi viola. Aveva tentato di convincere i servitori a dargli del tu ma era stato tutto inutile. “Questo è Zachary Michealis, la mia nuova guardia del corpo, non so se il conte gliene aveva parlato. Perché io non ne sapevo nulla”.
La creatura demoniaca rivolse un cenno col capo all’uomo, senza proferire parola, lanciando però uno sguardo divertito all’uniforme preferttamente stira dell’uomo. Certo che gli umani si complicavano davvero tanto la vita con tutte quelle convenzioni. E poi lui odiava quel tipo di vestiti. Li trovava ridicoli e decisamente scomodi. Non si sarebbe mai sognato di infilarsene una. Almeno come guardia del corpo aveva potuto scegliersi dei vestiti che restavano un po’ più nel suo stile.
“È arrivata una lettera da vostro padre questa mattina mentre eravate fuori, signorino. Annunciava la decisione del signor conte di affiancarvi un qualche tipo di protezione, immagino si riferisse al ragazzo che la accompagna”rispose prontamente il domestico estraendo una lettera dalla tasca interna della giacca e porgendola al ragazzo che la ficcò nella borsa senza degnarla di uno sguardo di più. Di sicuro era identica a quella che gli aveva mostrato Zachary. Il suo tutore non aveva molta fantasia quando si trattava di scrivere. “Comunque, il pranzo sarà pronto nel giro di mezz’ora”continuò il servitore. “Sarà affamato. Se intanto vuole ritirarsi nelle sue stanze, verrò io chiamarla più tardi”.
“Molto bene. Non c’è bisogno che lei ci accompagni, conosco la strada”fece il giovane bloccando l’uomo che si era voltato per precederli. “E, per piacere, vorrei che Zachary pranzasse con me. Faccia in modo che gli venga preparata della mousse al cioccolato, per favore”.
Il maggiordomo lo guardò a metà tra il sorpreso e la disapprovazione, ma non si pronunciò. Tutti sapevano bene quanto era strano ed irrecuperabile il signorino. Far pranzare un impiegato alla propria tavola. Se si fosse saputo nell’alta società tutti gli avrebbero riso dietro. “Come desidera, signorino”annuì e si allontanò lasciando da soli i due ragazzi.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro non appena l’uomo fu entrato nella villa. Sapeva cosa pensavano tutti di lui, dagli altri nobili ai garzoni e agli operai di bassa manovalanza. Ma non per questo avrebbe rinunciato alle sue idee. Ci teneva troppo, erano l’eredità di suo padre. Anche se doveva ammettere che quella lotta continua contro quelle stupide etichette lo stancava e lo irritava non poco ogni giorno di più.
“Certo che i tuoi modi di fare li esasperano parecchio”commentò Zachary mentre si avviavano su per la scalinata. “Comunque grazie per la mousse. Sarà un piacere tenerti compagnia durante il pranzo, così potrò farti tutte le domande necessarie sui tuoi movimenti durante il giorno e i tuoi orari. Non sarebbe male se potessi anche farmi fare un giro della villa più tardi. Col parco me la posso cavare da solo”.
“Mai quanto i loro esasperano me”borbottò Kyler. “Ti ho già detto che non devi ringraziarmi. Non ti precoccupare, ti fornirò con piacere tutte le informazioni che ti servono. In fondo sei qui per proteggermi, quindi è nel mio interesse che tu possa lavorare al meglio. Ti farò preparare una stanza così potrai sistemarti”.
“Non è necessario, ce l’ho già una stanza”ribattò il demone con l’aria di chi la sa lunga, guadagnandosi così un’occhiata interrogativa e preoccupata da parte dell’altro. Un ghigno dispettoso gli si dipinse sul volto. “Starò in camera tua, ovviamente. Non vorrei che quei bastardi venissero a prenderti di notte. Devo controllarti ventiquattro ore su ventiquattro, quindi vuol dire anche quando dormi”.
Il suo obiettivo lo fissò con gli occhi sgranati. Non sarebbe riuscito a chiudere occhio sapendo di avere quello sguardo cremisi puntato addosso, ne era certo. Addio cari momenti di solitudine al riparo di quello sguardo infernale. E poi non si fidava ancora del tutto di quello strano tizio, non sapeva cosa averebbe potuto combinargli. Ma d’altra parte le motivazioni della sua guardia del corpo erano più che ragionevoli e a lui non venne in mente neanche una ragione per replicarvi. Distolse lo sguardo, cercando di nascondere il proprio turbamento. “Come vuoi. Se pensi sia la cosa migliore faremo così. Sei tu l’esperto. Ma ti pregherei di evitare ogni tipo di scherzo”si rassegnò precedendolo all’interno dell’edificio. “Seguimi, ti faccio vedere la mia stanza”.
“Scherzi? Perché mai dovrei farti degli scherzi?”domandò Zachary fingendosi offeso. “Io prendo sempre sul serio il mio lavoro! E poi finchè mi paghi a mousse puoi stare tranquillo che sarà più diligente di tutti quesi servi che ti girano attorno. E soprattutto sarò decisamente meno stressante per te”. Gli rivolse un sorriso angelico che di certo non gli si addiceva. “Io rispetto le tue idee e le tue scelte, Kyler. Sono le cose più importanti che hai”.
Il ragazzo gli rivolse l’ennesimo sguardo stupito. Cosa voelva dire con quell’ultima frase? Gli venne il sospetto che l’altro conoscesse il suo passato. Forse si era informato su di lui e aveva scoperto chi era suo padre e quali erano i suoi ideali. E vedendolo comportarsi in quel modo tanto insolito per un ragazzo della sua classe sociale aveva fatto due più due. O forse, e quel pensiero lo turbò parecchio, in qualche modo era riuscito a leggergli dentro fino a mettere a nudo quel suo muto dolore. Scosse il capo, tornando a guardare davanti a sé. Era impossibile. Si stava solo facendo condizionare da delle frasi e da dei comportamenti che potevano tranquillamente non significare nulla.
La camera era situata quasi dalla parte opposta della villa. I due ragazzi attraversarono in silenzio i corridoi in cui i domestici si muovevano in fretta, occpuati nelle loro faccende, fermandosi per rivolgere al loro signorino un breve inchino che lui ricambiava con un gesto del capo. Kyler come sempre dava l’impressione di mal sopportare tutte quelle formalità ma per una volta non si espresse. Quando giunsero davanti all’entrata della stanza la aprì, fece entrare Zachary e poi si chiuse la porta alle spalle, come se con quel gesto potesse costruire una barriera impenetrabile tra sé e quel mondo che ormai odiava così tanto. Facendo del suo meglio per ignorare il demone, buttò per terra la borsa con i libri e si lasciò cadere sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto.
La sua guardia del corpo lo guardò sollevando un soppracciglio. Certo che quell’umano era molto più strano degli altri. Scosse il capo e raccolse la sacca appoggiandola poi su una sedia. La stanza non era grande come si aspettava, ma risultava comunque spaziosa e ben illuminata da una grossa finestra che dava sul retro del parco. Una parete era coperta interamente da scaffali stracolmi di libri, mentre accanto alla finestra era posizionato un armadio e davanti ad essa uno scrittoio. Contro la terza infine era occupata la testata del letto a baldacchino e un comodino sul quale erano appoggiati una lampada e la foto di un uomo. Il pavimento di marmo nero era privo di tappeti e anche ai muri non erano appesi quadri o arazzi, eccezzion fatta per un papiro che riproduceva un paesaggio infernale completo di diavoli nella parte più bassa e il Paradiso luminoso nella parte superiore, separati da un cielo nero trapunto di stelle. Il demone rimase a fissare con interesse il dipinto. Era davvero bellissimo e soprattutto molto azzeccato per quanto riguardava l’arida piana infernale, con quei tronchi carbonizzati e una figura seminascosta dalla foschia accucciata su un muro in rovina. Avrebbe potuto essere lui, realizzò. A casa sua c’era un posto simile e lui soleva rifugiarsi su un muretto del genere quando voleva starsene in pace, lontano da tutto e da tutti. Un vago senso di nostalgia lo avvolse. Lui stava bene all’Inferno, nonostante dovesse ammettere che il mondo umano era decisamente più interessante e divertente. Ma era un animo romantico sotto quel punto di vista e amava le desolate lande infernali, amava vederle estendersi davanti a lui per miglia, fino a perdersi nella pesante nebbia che le dominava.
Distolse lo sguardo dal disegno scuotendo il capo e lo fissò sul suo obiettivo che era ancora immobile sul letto a fissare il soffitto. Aveva tutta l’eternità per godersi il suo mondo, salvo imprevisti ovviamente. Si accostò al letto e si lasciò cadere a sua volta sul materasso di fianco a al ragazzo, senza premurarsi di chiedere il permesso. Kyler si voltò a guardarlo, un po’ irritato dal fatto che il demone avesse deciso di infilarsi anche in quell’attimo di pace, rovinandolo. Quello gli rivolse un sorriso da squalo, divertito dalla sua reazione.
“Cosa fai sul mio letto?”borbottò il ragazzo esaperato. “Non hai intenzione di lasciarmi in pace neanche un attimo vero? Mi chiederai di lasciarti dormire con me già che ci siamo, immagino”.
“Dormire?”ripetè la creatura infernale mentre il suo ghigno si allargava. “Tranquillo, Kyler, non ti chiederò una cosa del genere. Piuttosto vorrei il permesso di leggere i tuoi libri”.
Il ragazzo lo guardò sospettoso e sorpreso da quella nuova, inaspettata richiesta. “Come vuoi” si arrese. “Ma, te lo ripeto, niente scherzi di cattivo gusto!”.
Si alzò e si avviò a passo sicuro verso uno scaffale preciso. Conosceva a memoria la disposizione dei suoi libri. Passava ore a saltare da uno all’altro immergendosi nelle varie storie e lasciando che la sua fantasia le mischiasse e lo trasportasse in mondi ancora inesplorati. Fece scorrere per un attimo il dito sulla copertina di uno dei tomi, godendosi il piacevole contatto con il cuio che lo rivestiva, poi lo estrasse dalla libreria e lo lanciò alla sua guardia del corpo che lo prese al volo senza neanche darsi la pena di mettersi seduto.
“Il “Paradiso Perduto”? Che roba è?”domandò Zachary, leggendo il titolo in copertina e parendo il volume. Un libro scritto in versi. Carino. E il titolo non gli dispiaceva poi così tanto. Il suo sguardo cadde di nuovo sul papiro appeso alla parete. Suonava proprio come una storia di demoni.
“È uno dei miei libri preferiti. Leggilo, sono certo che ti piacerà”rispose l’altro. “Parla della cacciata di Lucifero dal Paradiso e della caduta degli umani dalla vita di gioia che Dio aveva concesso loro nell’Eden ai dolori della vita terrena”.
“Certo che hai dei gusti strani in ambito artistico. Tra quel dipinto e il libro…Però devo dire che li condivido alla grande”fu il commento soddisfatto.
“Non pensavo che ti piacesse l’arte e soprattutto che fossi uno che legge. A guardarti non si direbbe”. Kyler estrasse un altro libro dagli scaffali e tornò a sedersi sul letto, porgendolo alla sua guardia del corpo.
“E invece mi piace leggere, mi aiuta a capire come ragionano gli umani. Sai, non è una cosa facile”. Un sorrisetto illuminò il viso del demone mentre apriva il libro. “Altri versi su Paradiso e Inferno?”.
“C’è anche il Purgatorio. E questa volta è la storia di un viaggio. Anche se il migliore è l’Inferno. Gli altri due sono carini, ma solo per costruirsi il quadro complessivo dell’aldilà visto attraverso gli occhi e la mentalità del poeta”.
La creatura infernale si alzò, appoggiò i libri sul davanzale della finestra e poi rimase a fissare il paesaggio fuori da essa. Bene, aveva il suo passatempo notturno. Ora gli mancava solo la sua adorata mousse e avrebbe considerarsi soddisfatto per quel giorno. “Kyler, a te perché piace leggere?”chiese all’improvviso senza voltarsi.
Il ragazzo fu preso alla sprovvista da quella domanda. “Perché me lo chiedi?”.
“Te l’ho detto. Gli umani mi incuriosiscono. Voglio capirli. E tu sei il soggetto più interessante che mi sia mai capitato di incontrare”rispose Zachary, voltandosi per osservare la reazione che le sue parole avrebbero provocato.
Kyler rimase in silenzio per un attimo. Quel tizio parlava delle persone come se fossero oggetti, fenomeni da studiare, giocattoli. E soprattutto dalle sue parole sembrava che lui stesse compiendo i suoi “studi” da molto tempo, eppure non dimostrava più di diciassette anni. “Leggo perché i libri mi danno l’illusione di poter scappare da questa maledetta realtà che odio, che possano esistere altri mondi in cui io potrei emigrare lasciando per sempre questo in cui sono confinato”rispose alla fine, sincero. Non aveva mai detto a nessuno quelle cose. Perché era certo che non l’avrebbero capito. Ma con quello strano essere era diverso. Capendolo o no, condividendo o no le sue idee, non l’avrebbe giudicato. O, meglio, l’avrebbe giudicato, forse preso in giro, ma non gli avrebbe detto che quello che pensava e faceva era sbagliato, che doveva cambiare.
Il ghigno sul volto del demone si allargò mentre lui, senza dire nulla, tornava ad avvicinarsi lentamente, quasi minaccioso, al suo obiettivo che rimase a fissarlo incapace di muoversi, pietrificato sotto quello sguardo rosso sangue. Quando gli fu di fronte Zachary si chinò in avanti portando il proprio volto a pochi centimentri da quello del suo datore di lavoro. “ E dimmi, Kyler, se ne avessi la possibilità verresti davvero in uno di questi altri mondi? Saresti pronto a lasciare tutto quello che hai qui per fuggire in uno di essi? Fosse anche…l’Inferno?”.
Il ragazzo si si tormentò le mani, turbato, incapace di distogliere gli occhi da quelle pozze cremisi. Voleva allontanarsi da quel tizio, subito, non sopportava di sentirselo così vicino, eppure nel pronfodo del suo animo quella repulsione lasciava spazio a una strana attrazione. Lo tentava. Come solo i diavoli possono fare. Forse quella strana creatura avrebbe davvero potuto portarlo via, lontano dalla terra, in un altro universo. E lui lo desiderava ardentemente. Lasciare la sua non-vita, i suoi tormenti interiori, il freddo che congelava la sua anima. Fosse stato anche l’Inferno. “Io non…Tu…”cominciò, incapace di esprimere quello che provava. Dannato. Nessuno lo aveva mai messo tanto in difficoltà. Di solito era lui a lasciare gli altri senza parole ed esitanti, non pensava che potesse esserci qualcuno ancora in grado di toccarlo così nel profondo. “Chi diamine sei tu?! O meglio cosa sei!”.
Il demone gli rivolse uno dei suoi sorrisetti enigmatici. “Cosa sono io? Oh, niente di che. Sono solo un diavolo di guardia del corpo”. Erano anni che desiderava usare quell’espressione. Suonava proprio bene, ora capiva perché a lui piaceva tanto. E poi lo doveva ammettere, tormentare quell’umano era un vero spasso.
L’altro fece per aggiungere qualcos’altro, ma proprio in quel momento bussarono alla porta, interrompendoli. Zachary si allontanò di scatto dal suo obiettivo, attraversando la stanza per aprire la porta. Oltre il vano il maggiordomo del conte lo guardò, la mano ancora sollevata, sorpreso di trovarlo nella stanza del suo signorino, ma si riprese subito come era consono a una persona del suo ruolo e annunciò: “Il pranzo è pronto. La prego di informare il signorino”.
“Arriviamo immediatamente”rispose il demone, voltandosi verso il ragazzo che nel frattempo sembrava aver ripreso la capacità di muoversi e si era avvicinato ai due. “Che dici? Vogliamo andare, Kyler?”.
“Certo. Scommetto che sei impaziente di mangiare la tua mousse”rispose quello superando entrambi i suoi domestici, diretto alla sala da pranzo. Mentre passava i suoi occhi viola incontrarono quelli rossi della sua guardia del corpo, sfidandoli. “Ma la nostra discussione non finisce qui, Zachary Michealis. Ricordatelo”. Avrebbe scoperto la verità su tutta quella faccenda, a qualunque costo. Perché qualunque cosa nascondesse quello strano ragazzo con i capelli blu elettrico, umano o demone che fosse, lo riguardava decisamente.
Zachary lo seguì senza ribattere, ma si trattenne a stento dal mettersi a ridere a quell’ultima uscita del suo umano. E lui che aveva temuto di doversi subire una missione seria e noiosa. Quello era un vero spasso. E soprattutto stavano giocando una partita davvero interessante, in cui nulla era ancora deciso. Ma lui avrebbe preso quell’anima, qualunque fosse stato il suo prezzo.

Le strade di Londra erano ancora affollate nonostante fosse ormai tardo pomeriggio. Due figure osservavano dall’alto del tetto di uno dei palazzi vicini alla piazza del mercato la massa umana muoversi seguendo i suoi diversi e contrastanti flussi, in attesa. Il loro sguardo vagava tra la folla ma alla fine finiva sempre per soffermarsi su un edifcio in particolare, un villa abbastanza grande circondata da un piccolo giardino che la separava dal caos della strada.
“Uff, Will, mi annoio! Quand’è che iniziamo? Pensavo che mi avresti fatto divertire!”si lamentò Grell, sbuffando. Era seduto sul bordo del tetto appoggiato sui gomiti, le gambe a penzoloni nel vuoto. Odiava dover aspettare e quell’attesa si stava dimostrando piuttosto lunga.
William, in piedi di fianco a lui, lo fulminò con lo sguardo. “Se non la smetti di lamentarti e di disturbarmi ti butto giù dal tetto, Sutcliff”minacciò gelido. Non era nell’umore di sopportare i piagnucolii di quell’idiota. Aveva già i nervi a fior di pelle di suo. Strinse il manico della sua arma, irritato. Non si era mai sentito meno calmo di così prima di una missione. L’idea che presto avrebbe rivisto lo sguardo canzonatorio di Zachary quasi lo faceva infuriare. Ma, almeno per il momento, riusciva a non far trasparire quel sentimento e la sua espressione, per sua personale soddisfazione, era la stessa impassibile di sempre.
“Perché non facciamo qualcosa per passare il tempo, Will??”trillò il suo sottoposto, ignaro dei suoi pensieri. “Potrei aiutarti a rilassarti prima del combattimento! ~”. Scattò in piedi senza preavviso e fece per gettarsi sul suo capo, ma quello tese un braccio in avanti, bloccandolo prima che potesse anche solo avvicinarsi. Il rosso agitò le braccia cercando di raggiungerlo, ma senza riuscirci. “Eddai, Will! Non resistermi! Lo sai che ho tanto bisogno di te!!”.
Ma l’altro shinigami lo ignorò, focalizzando la sua attenzione su una figura che era appena spuntata dalla folla e che si era fermata davanti al cancello della villa, in atteggiamento di attesa. Come non riconoscerla anche a quella distanza con quegli impossibili capelli blu elettrico. E poi il suo odore, diverso da quello di tutti gli altri demoni che aveva incontrato, era decisamente inconfondibile. Finalmente avrebbe potuto rifarsi. Afferrò il suo sottoposto per il giaccone e, ricambiando il suo sguardo stupito con un che sembrava dire “ti avevo avvertito”, lo spinse oltre il bordo del tetto.
Grell cacciò un urlo preso alla sprovvista e poi un altro di dolore quando atterrò malamente sul pavimento del lurido vicoletto che affiancava il palazzo su cui erano appostati. “William!! Ma sei scemo?! Ti sembra il modo di trattare una signora?”esclamò incredulo. Will lo maltrattava sempre ma mai aveva fatto una cosa del genere. Scaraventarlo giù da un tetto senza un vero motivo. Ma non era tanto il fatto che gli avesse fatto male. Gli aveva sporcato tutti i vestiti! Come avrebbe potuto presentarsi ai loro due tanto appetitosi obiettivi conciato in quel modo?!
William gli atterrò agilmente di fianco e lo afferrò di nuovo senza tanti complimenti per la collottola, trascinandoselo dietro fino all’angolo della strada, sempre ignorando le sue lamentele. Non aveva tempo per giocare al momento. Era arrivato il momento di concentrarsi sul serio.
“Taci, idiota!”gli intimò una volta giunto a destinazione, sporgendosi cautamente da dietro la parete, gli occhi scuri fissi su quella figura fin troppo ben conosciuta. L’aura del demone era piuttosto debole, tanto che faceva fatica a percepirla anche se sapeva esattamente dov’era. Doveva aver imparato a nasconderla. Furbo il moccioso. Ma d’altra parte non si aspettava di meno da uno come lui. “È ora di iniziare a lavorare”.
Il rosso sbattè le palpebre, sorpreso da tanta fretta improvvisa, e guardò nella direzione indicatagli. I suoi occhi verdi si fissarono quasi subito sul demone. E così poteva finalmente incontrare il ragazzino che mandava il suo Willy fuori di testa. Lo squadrò attentamente, facendo scorrere lo sguardo su tutta la sua figura. Dal vivo era meglio che in foto. Molto meglio. Quell’atteggiamento in apparenza rilassato ma che mascherava il costante stato di all’erta, quelle movenze quasi feline, quegli occhi attenti ad ogni minimo movimento, quei lineamenti affilati…I suoi pensieri si interrupero di colpo, mentre lui realizzava a chi somigliava il loro avversario. La cosa lo lasciò completamente stupefatto. Avrebbe pensato a tutti ma non a lui. “Oh, ho capito a chi somiglia!! Ma…Non è possibile!”strillò facendo sobbalzare il suo capo, che si voltò a guardarlo inorridito. Il suo tono di voce era stato abbastanza alto da superare tranquillamente il vociare della folla, fino ad arrivare alle orecchie sensibili del demone.
Zachary era appoggiato allo stipite di pietra del cancello, in attesa che Kyler terminasse i suoi affari. Dopo il pranzo, che a suo parere era stato paradisiaco vista la quantità di mousse che il suo datore di lavoro gli aveva permesso di mangiare, i due erano dovuti tornare in città perché uno dei soci del conte di Barret aveva mandato un messaggero chiedendo di poter parlare con il ragazzo, che faceva le veci del suo tutore nella compagnia, di una faccenda alquanto urgente. Il demone era stato costretto, decisamente contro la sua volontà, a rimanere fuori perché il suo umano aveva pensato bene di fargli presente, come scusa per toglierselo di torno, che la discussione era un segreto della compagnia e tale doveva restare. Lui aveva protestato, ma il suo obiettivo era stato irremovibile nella sua fredda logica. Quindi, alla fine, era stato costretto a dargliela vinta e si era apostato davanti alla casa. Aveva atteso per più di mezz’ora, ma poi, vedendo che la cosa andava avanti per le lunghe, aveva pensato di farsi un giro al mercato, curiosando tra le bancarelle alla ricerca di qualcosa di interessante da fare. Ma neanche quello era servito. Infatti, dopo aver girovagato un po’ tra i vicoletti che circondavano la piazza, aveva iniziato ad annoiarsi di nuovo e aveva deciso di tornare alla villa dove si era appoggiato con un sospiro al cancello. A quanto pareva se non aveva qualcuno da tormentare non riusciva a godersi il suo tempo.
L’urlo di Grell gli era arrivato alle orecchie inaspettato e lui si era voltato immediatamente in quella direzione. Dannazione, si era distratto troppo. I suoi occhi cremisi misero a fuoco senza difficoltà le due figure distanti. Li riconobbe dall’aura. Shinigami. Uno, completamente vestito di rosso, non lo aveva mai visto, mentre l’altro, che in quel momento era intento a riempire il suo compagno di botte con la sua arma, lo conosceva bene. Un ghigno soddisfatto gli si allargò sul volto. William assestò un ultimo colpo al suo sottoposto e poi alzò lo sguardo, incontrando quello di Zachary. Rimasero a fissarsi, immobili, come se tutto, la folla, il rumore, i palazzi stessi, fosse scomparso. C’erano solo loro due.
Proprio in quel momento, Kyler uscì dal cancello, accostandosi alla sua guardia del corpo che però lo ignorò senza farsi troppi problemi, l’attenzione ancora concentrata solo sullo shinigami. Il ragazzo seguì confuso la direzione del suo sguardo fino ai due sconosciuti. Capì immediatamente che qualcosa non andava. Quei tizi avevano qualcosa di strano. Un brivido, simile a quello che aveva avvertito quando si era trovato Zachary davanti la prima, volta gli corse lungo la schiena. Aveva un pessimo presentimento. “Zachary, che succede?”domandò, intuendo già vagamente la risposta.
“Sono arrivati a quanto pare”disse lui senza scomporsi, voltandosi finalmente a guardarlo e afferrandolo per un braccio. “Preparati, tra poco si corre”.
“Sono i tizi che mi vogliono rapire?! Come fai a dire una cosa del genere con quel tono piatto?!”.
“Proteggerti è il mio lavoro. Queste situazioni per me sono la normalità. Se non lo fossero che razza di guardia del corpo sarei?”.
I due tornarono a guardare in direzione degli shinigami che nel frattempo avevano approfittato della loro distrazione per avvicinarsi e ora solo pochi metri li separavano.
“Tu, dannato!”esclamò William puntando l’arma contro la creatura infernale. “Consegnaci immediatamente quel ragazzo! Se non lo fai sarà peggio per te! Non ti permetterò di prenderti gioco di me come la volta scorsa!”.
“Will, andiamo, ho un nome e lo conosci bene”fece lui, pacata ma canzonatoria. “E per tua felicità al momento ho anche un cognome, visto che ti piace tanto usare quello per rivolgerti alla gente! Mi chiamo Zachary Michealis”.
“Michaelis?! Ma allora sei davvero parente di Sebas-chan!”li interruppe Grell, troppo incredulo persino per notare lo strano comportamento che stava avendo il suo capo.
Udendo quel nomignolo quest’ultimo gli lanciò un’occhiata interrogativa. Di chi stava parlando quell’idiota? E poi gli sembrava il momento di mettersi a socializzare con il nemico?!
Ma il rosso parve non accorgersi del suo sguardo, troppo impeganto a studiare la figura del suo avversario. Somigliava davvero tanto al suo adorato diavolo. A parte il colore dei capelli, il resto del fisico era decisamente simile, anche se il corpo di Zachary era più acerbo di quello del suo amato maggiordomo. Un dubbio lo colse facendolo inorridire. E se quel ragazzino…“Non dirmi che sei suo figlio!”.
“No, non sono suo figlio, shinigami”rispose Zachary, divertito da quel comportamento. A quanto pare quel tizio conosceva Sebastian. Comprensibile, visto che era anche lui sulla terra. Anche se quel “Sebas-cha” lo aveva lasciato un po’ perplesso. Si chiese il perché di quel nomignolo. Ed era anche piuttosto idiota, oltre tutto. Di sicuro suo fratello non approvava. “Sebastian è mio fratello maggiore”.
Il rosso sembrò sollevato da quell’informazione, ma prima che potesse chiedere qualcos’altro, il suo capo si intromise. Più tardi avrebbe chiarito con il suo sottoposto chi era quello sconosciuto fratello di Zachary. Adesso doveva pensare a portare a termine la missione che gli era stata affidata. “Piantala, Sutcliff! Non siamo qui per scambiare due chiacchiere tra amici!”fece, secco. “Zachary, o come ti chiami! Consegnaci quell’anima! Ci appartiene!”ringhiò rivolto al demone.
“Oh, mi spiace, Willy, non se ne parla! Lui è mio!”rise lui e, senza aspettare la risposta, si voltò e si infilò tra la folla, trascinando Kyler con sé.
William imprecò pesantemente tra i denti e si affrettò a seguirli con un’espressione decisamente irritata dipinta sul volto. Quel piccolo bastardo. Non solo si stava intromettendo nella sua missione, ma si era anche permesso di pigliarlo per il culo come nulla fosse. L’avrebbe pagata cara. Gli avrebbe fatto rimpiangere il fatto di essere nato demone.
Grell fissò il suo compagno gettarsi all’inseguimento dei due. Non lo aveva mai visto così fuori di sé. Era davvero il suo Willy quello? Se la risposta era un sì doveva ammettere che vederlo così arrabbiato lo eccitava. Chissà cosa avrebbe potuto fare al suo corpo voglioso…Però doveva anche ammettere che il ragazzino aveva del fegato a rivolgersi così a William T. Spears. Ma in fondo era abbastanza ovvio sapendo chi era suo fratello. Aveva scoperto una cosa interessante sul suo Sebas-chan. Non male. Ora gli restava solo da capire cosa era successo tra quel demone e il suo capo. A proposito, Zachary lo aveva chiamato Willy o se l’era immaginato?!
“Sutcliff! Muoviti!”. La voce dell’altro shinigami sovrastò il vociare della folla, riportandolo bruscamente alla realtà. Lui si guardò intorno, accorgendosi di essere rimasto parecchio indietro. Sbuffò. Avrebbe dovuto infilarsi in quella massa sporca di umani. Si sarebbe stropicciato tutti i vestiti che per colpa di Will erano già sporchi. Ma gli ordini erano ordini. Senza attendere un secondo di più si affrettò a seguire il suo capo, inoltrandosi a sua volta tra la folla, prendendosi però il tempo di sbuffare ancora una volta. Avrebbe finito le sue riflessioni più tardi. Anche se temeva che Will lo avrebbe sgridato parecchio per il casino che aveva combinato. Se poi scopriva che lui era infatuato di Sebastian…Rabbrividì, anche se non sapeva se di paura o di piacere. Lo aspettava una bella punizione, quello era sicuro.
Kyler si lasciò trascinare tra la folla, ancora troppo confuso per reagire. Era successo tutto troppo in fretta. L’arrivo di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi rapitori, il dialogo che il moro aveva avuto con Zachary, il fatto che quei due sembravano conoscersi bene e che quei tizi occhialuti volevano la sua anima. Quest’ultima cosa in particolare aveva poco senso per lui. Cosa stava succedendo?! Rivolse uno sguardo al demone che lo teneva saldamente per un braccio, sgusciando facilmente tra quella massa di corpi. Gli doveva un bel po’ di spiegazioni e gliele avrebbe strappate questa volta, non si sarebbe lasciato incantare e manipolare di nuovo.
Zachary si inoltrò sempre di più tra la folla. Se fosse riuscito a raggiungere il la piazza del mercato forse sarebbero riusciti a seminare i due shinigami nel labirinto di vicoletti che la circondava. Sentiva lo sguardo indagatore del ragazzo fisso su di sé e la sua mano artigliata alla manica della sua maglia. Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa di molto convincente per spiegargli il tutto questa volta. O, meglio ancora, trovare un modo che gli permettesse di non dover dare spiegazioni per l’accaduto. Però ci avrebbe pensato dopo. La sua priorità al momento era un’altra. Avvertiva le aure dei due shinigami subito dietro di loro. Dovevano sparire, e alla svelta, o non se li sarebbero più scollati di dosso.
Finalmente la strada si spalancò sulla piazza affollatissima. I due ragazzi si tennero su uno dei lati, alla ricerca di una via di fuga. Ma sfortunatamente tutti i vicoli erano intasati dalla folla che ne bloccava l’accesso creando una muraglia compatta ed impenetrabile. Zachary si lasciò sfuggire una smorfia. Umani, sempre in mezzo quando non dovevano. Avrebbe dovuto ricorrere alle maniere forti a quanto pareva. Afferrò la persona che gli capitò e la spostò senza il minimo sfrozo nonostante si trattasse un uomo abbastanza robusto. Quello si voltò per protestare, ma lui lo superò senza neanche dargli tempo di aprire bocca. Ripetè l’operazione diverse volte, lasciando le persone sorprese e incapaci persino di capire cosa le avesse superate, fino a che riuscì ad infilarsi in uno stretto e buio vicoletto. Una volta lì spinse Kyler contro il muro e gli intimò con lo sguardo di non fiatare, mentre lui si concentrava per ridurre al minimo la propria aura. Per quanto riguardava il suo “odore”, come dice Will, ci avrebbero pensato il banco delle spezie a coprirlo.
Rimasero in attesa, immobili mentre la gente li urtava, troppo presa dalle sue faccendeper curarsi veramente di loro. Il ragazzo avvertiva il corpo del demone premuto contro il proprio, mentre i loro sguardi erano irrimediabilmente fissi uno dentro l’altro. Tutto quel contatto fisico lo mettava enermemente a disagio, ma non riusciva a muoversi, ipnotizzato da quelle lune insanguinate. Zachary, dal canto suo, si limitava a fissarlo serio, i sensi in parte tesi per percepire le aure dei loro inseguitori, in parte concentrati sul ragazzo che stringeva a sé. Quelle iridi viola erano davvero strane, gli ricordavano i cristalli che ogni tanto trovava nelle profondità delle grotte infernali durante le sue passeggiate senza meta. Ora che gli era così vicino poi poteva percepire chiaramente la sua anima. Era più che evidente che non era una comune anima umana. L’energia che emanava era completamente diversa, molto più potente ma al tempo stesso sopita, come quella di un ordigno pronto ad esplodare. Avvertì il desiderio infiammarlo. Doveva essere deliziosa…peccato che non avrebbe neanche potuto assaggiarla. Era proibito dalle leggi infernali, quelle anime erano troppo importanti. Però magari un morsettino poteva concederselo. Si morse il labbro, indeciso. Era un’occasione unica d’altra parte. Esitante accostò ancora di più il proprio viso a quello di Kyler, gli occhi che brillavano famelici.
Ma prima che potesse decidersi, avvertì le aure dei suoi avversari sfiorarli per poi allontanarsi di nuovo. Non li avevano percepiti. Era l’occasione giusta per scappare. Non senza un certo disappunto per la mancata occasione, il demone si staccò dal suo datore di lavoro e i due ripresero a correre nella direzione opposta in cui erano andati i loro avversari, diretti al luogo in cui la carrozza li aspettava per riportarli alla residenza di campagna.

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Mystic: Eccomi!! Sono tornata finalmente!!
Zack: dopo averci fatto aspettare due secoli…Sei lenta, sis!!
Mystic: *gli da in testa il mouse* Sono una ragazza impegata io, mica come te che passi l’eternità a giocare! u.u
Zack: Ma io sono un demone, posso!! Eheh…
Mystic: 0.0 Comunque…Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! >.< Allora, siamo venuti finalmente a scoprire il grado di parentela tra Zack e Seb…
Zack: …ma non si sa ancora nulla sull’anima di Kyler e su cosa accadde tra me e Will! XD
Mystic: …e non si è ancora capito se tu ci provi o no con Kyler!! A dire il vero non lo so nemmeno io…Sto scrovendo una WillxGrell (arriverà anche il loro momento) quindi teoricamente vuoi due non c’entrate 0.0
Zack: Io compio solo la mia missione…prendendomi qualche libertà! E poi sono goloso e l’avrete notato tutti! Comunque, Lamia ci fornirà un qualche indizio sull’anima di Kyler e sui trascorsi miei e di Will nel prossimo capitolo, vero Lamy??
Mystic: Vedremo! Se fati i bravi sì! XD Dipende tutto da Grell e Kyler e da quanto saranno persuasivi, quindi prendetevela con loro! Spero di non essere andata troppo OOC! Lo so, Will così poco freddo è strano da vedere, ma vi assicuro che Zachary gli ha fatto una cosa che giustifica il tutto…Zack, sei una peste!!
Zack: Lo so! Eheh! E tu sei una frana u.u
Mystic: *lo ignora allegramente* Alla prossima ragazzi!! Un bacio a doc11, Selly Michaelis e _Newrah che mi hanno recensito! Un grazie anche a chi leggerà la storia! Al prossimo capitolo gente!!
Zack; Magari stai parlando al vento…
Mystic: *lo afferra per la collottola e lo trascina via*
  
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