*Oggi
fa caldo ma il clima è comunque piacevole,
sarebbe bello poter andare al mare anziché restarsene qui in
città* pensò.
“Ma
sei impazzito, stupido marmocchio?!” gridò
improvvisamente Ataru svegliandosi di soprassalto dopo aver ricevuto
una
fiammata in pieno volto.
“Ho
fatto un brutto sogno e vedere la tua brutta
faccia già di prima mattina non mi aiuta a
dimenticare!” protestò Ten.
“Ah
sì, eh? Se vuoi litigare per me va bene” fece
allora, brandendo una padella.
“Quella
ti servirà a poco dopo che avrò arrostito
il tuo fondoschiena!”
“Ehi
voi due, ogni mattina la stessa storia,
adesso basta!” sopraggiunse Lamù, mettendosi in
mezzo.
“Ha
cominciato lui!” gridarono all’unisono i due
litiganti, additandosi a vicenda.
“Non
mi importa chi ha cominciato, smettetela.
Dato che siamo tutti svegli andiamo di sotto a fare colazione”
Il
tono della oni non ammetteva repliche e, vista
la fame, nessuno dei due aprì bocca, così
iniziarono a scendere le scale per
recarsi al piano sottostante ignorandosi a vicenda.
L’attenzione
di Lamù fu però attirata da un
rumore che proveniva dall’esterno e così corse
alla finestra per vedere di cosa
si trattasse. In un batter d’occhio apparve davanti ai suoi
occhi la poco
gradevole figura del postino spaziale che le rilasciò un
pacco.
*Che
sia…?*
Non
potendo resistere alla curiosità, aprì la
scatola per accertarsi che contenesse quello che aveva ordinato.
Saltò fuori un
curioso dispositivo che assomigliava vagamente ad una coccinella e un
libricino
di istruzioni scritte in una lingua incomprensibile agli umani.
“Ehi
Lamù, vuoi deciderti a scendere?” gridò
Ataru poco dopo.
“Arrivo
tesoro” rispose lei, presa dal manuale.
Non
molto tempo dopo la ragazza scese al piano
sottostante con in mano l’oggetto che le era stato consegnato.
“Ma
cos’è quell’affare?” chiese
Ataru mentre si
abbuffava come suo solito.
“E’
un congegno che consente di teletrasportarsi
in qualsiasi luogo del pianeta in un attimo”
spiegò Lamù prendendo posto e
salutando i futuri suoceri.
“E
quel coso permetterebbe di teletrasportarsi?
Ma non farmi ridere! Figuriamoci, sarà la solita
fregatura”
“Non
ci credi, vero? Bene, ti dimostro subito che
funziona invece”
Senza
nemmeno fare colazione, l’aliena si guardò
attorno e la sua attenzione ricadde su di una mela.
“Guarda
quella mela, ora grazie a questo la
sposterò dal tavolo alla tua scrivania” e
così dicendo premette un
pulsante sul dorso della coccinella, quella si aprì emanando
un bagliore, la
mela venne come risucchiata al suo interno, poi l’affare si
richiuse e del
frutto non v’era più traccia.
“Ma… dov’è
finita?” si chiese il padre di Ataru
staccando la faccia dal suo giornale per un momento.
“Di
sopra, naturalmente”
“Come
fai ad esserne tanto sicura?”
“Ten,
va’ a prendere la mela”
Il
piccolo oni annuì e, pochi istanti dopo, scese
dalla scala con in mano quella stessa mela.
“Incredibile!”
esclamarono tutti e tre i
Moroboshi.
“Hai
visto, tesoruccio?”
“Vuol
dire che se lo uso potrò teletrasportarmi a
casa di tutte le più belle ragazze della città
per chiedere loro di uscire con
me? Hai fatto un ottimo acquisto, brava Lamù!”
fece Ataru strappando la
coccinella dalle mani della ragazza.
“Hai
capito proprio male, tesoruccio!” gridò,
lanciandogli una scarica elettrica così potente da fargli
sfondare il tetto e
mandarlo fuori orbita.
“De-devo
ancora finire di pagarla questa casa!”
piagnucolò lo sfortunato capofamiglia.
La
coccinella spaziale precipitò dal cielo e
ricadde nelle mani di Lamù.
*E
dire che volevo usarla per fare una vacanza
permettendoti di risparmiare i soldi del viaggio… sei proprio
uno stupido!*
pensò, indossando la divisa scolastica.
Quello
sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola
prima della pausa estiva e Lamù non vedeva l’ora
di prendersi un po’ di
meritato riposo dopo faticosi mesi di studio – alla poverina
era toccato
impegnarsi molto per potersi mettere alla pari coi compagni.
“Oh,
buongiorno cara Lamù”
“Ciao
ragazzi” salutò di rimando.
“Oggi
è proprio una bella giornata, vero?” chiese
Megane.
“Sì,
fortuna poi che è l’ultimo giorno di
scuola”
“Infatti!
Senti Lamù, avresti dei programmi per…”
“Non
dovreste rallegrarvi!” l’interruppe una voce
severa alle loro spalle. “Durante le vacanze dimenticate
puntualmente quello
che io cerco di insegnarvi durante tutto l’anno col sudore
della mia fronte,
rincitrullendovi ancora di più!”
“Salve
professor Onsen” salutò Lamù, ignorando
Megane a sua volta.
“Ehi
Lamù, dammi subito quell’affare!”
gridò
all’improvviso Ataru correndo nella direzione della ragazza.
“Moroboshi!
Non è questo il modo di rivolgersi a
Lamù” sopraggiunse Mendo cercando di colpirlo con
la sua spada.
“Cos’è,
vuoi rompere già di prima mattina? Non ti
impicciare!”
“Di
che si tratta?” chiese Shinobu avvicinandosi
all’aliena.
“Ecco,
ho acquistato per corrispondenza un
oggetto che è in grado di teletrasportare”
spiegò, tirando fuori la strana
coccinella dalla cartella scolastica.
“Dici
davvero?”
“Sì
sì, l’ho già collaudata con
successo”
“Con
una mela” specificò Ten a Shinobu.
“Su
forza, la campanella sta suonando, entrare
immediatamente!” urlò il professore.
“Perché
non lo fai comparire sul tetto della
scuola come dimostrazione?” suggerì Ataru
indicandolo.
Lamù
esitò un momento ma poi, colta
dall’entusiasmo, attivò il meccanismo e il povero
Onsen venne risucchiato e
spedito direttamente sull’estremità più
alta dell’istituto.
“Ma
che accidenti…? Ehi, Moroboshi, se non mi fai
scendere subito sei in punizione da oggi fino all’anno
prossimo!!!”
“Sorprendente!”
fu l’esclamazione generale – il povero
Onsen venne ancora una volta ignorato.
“A
dire il vero l’ho acquistato perché pensavo di
fare una vacanza col mio tesoruccio ma dato che lui non accetterebbe
mai di
andarci da solo con me, pensavo di chiederlo anche a tutti voi.
Vorreste
tornare alle Hawaii?”
“Come
sei gentile…” disse Megane mentre i suoi
occhiali si appannavano per gli audaci sogni ad occhi aperti che si fecero strada nella sua mente.
“Magari,
sarebbe fantastico!”
“Perché
non partiamo subito? Qui comincia a fare
caldo…” osservò Perma che stava vicino
a Megane.
“Va
bene, visto che insistete tanto…”
Un
sonoro esulto della combriccola convinse Lamù
ad utilizzare l’apparecchio.
“Teniamoci
per mano, al mio tre avvierò il
congegno, pronti? 1, 2, 3!” fece la ragazza poco prima che un
fascio di luce
accecante li avvolgesse e li spingesse nel vuoto.
Vorticarono
nel nulla, immersi nel bianco, per un
tempo che non seppero definire prima di ritrovarsi, spaesati,
sull’asfalto. Doveva
essere pomeriggio.
“Siamo
già arrivati alle Hawaii?” chiese Chibi
strofinandosi gli occhi.
“Macché
Hawaii e Hawaii! Non vedi che siamo
ancora in città?” fece Megane.
“Lamù,
come al solito non sai fare altro che
disastri, dovevi portarci al mare e invece siamo ancora al punto di
partenza!”
“Ma
tesoruccio…”
“Non
osare mai più rivolgerti a lei in quel modo,
chiaro Moroboshi?” fecero all’unisono Mendo, Megane
e gli altri usando un tono
minaccioso.
“Sono
sicura che siamo ancora a Tokyo, ma non a
Tomobiki” sentenziò Shinobu.
“Non
ho potuto non ascoltare la tua melodiosa
voce, dolce fanciulla. Qui infatti non è Tomobiki ma
Nerima” disse un ragazzo
con indosso un kimono sbucando dal nulla ed afferrando le mani di
Shinobu.
“Ma
tu chi sei?”
“E’
strano che tu non conosca il mio nome ma è
evidente che non sei del quartiere. Sono Tatewaki Aristocrat Kuno,
diciassette
anni, campione di kendo e tuono blu
del liceo Furinkan” si presentò.
“Giù
le mani da Shinobu!” fece Ataru colpendolo
in testa con un martello di legno.
“Nerima,
hai detto?” fece
Shinobu.
“Oh,
quale splendore!” un istante dopo essere
stato colpito, il volto di Kuno si illuminò alla sola vista
di Lamù tanto che
corse ad abbracciarla.
“Ma
come ti permetti?!” gridò l’aliena
atterrandolo con una potente scarica elettrica.
“Ma
che gente c’è qui? Questo sembra
Ataru…”
“Cosa
dici Shinobu? Io non farei mai la corte ad
altre donne all’infuori di te!”
“Lasciami
subito!” fece la ragazza colpendolo
visto che la stava abbracciando.
“Tesoruccio,
giù le mani da lei!” gridò
contemporaneamente
Lamù.
“Se
non altro sappiamo dove siamo finiti. Propongo
di cercare una piantina della città per vedere come
tornarcene a Tomobiki” suggerì
Mendo, rammaricandosi di aver lasciato a casa il suo telefono.
“Ottima
idea, andiamo a comprarne una”
Ma
proprio nel momento in cui si misero in marcia
il muro davanti a loro si squarciò.
“Bakusai
Tenketsu!” gridò qualcuno.
Diradatosi
il polverone, apparve un altro ragazzo.
“Ma
dove sono finito adesso?!” esclamò dando
l’idea di parlare più a se stesso che a loro.
“E
ora chi è ‘sto qui?” domandò
Ataru.
“Dovete
portarmi a casa Tendo!” intimò quello
prendendo Ataru per il lembo della giacca.
“Casa
Tendo? Non siamo di queste parti!”
“Oh,
no! E adesso come faccio a tornare da Akane
col mio pessimo senso dell’orientamento?” si
lamentò scuotendo la testa e
piangendo.
“Akane?
Com’è questa Akane?” chiese Ataru,
incuriosito dal nome femminile.
“Akane
è la ragazza più bella che conosca”
rispose il ragazzo immaginando Akane avvolta in una veste bianca con
tanto di
ali ed areola da angelo.
“Bene,
ti aiuteremo a trovare Akane. Andiamo
ragazzi!” fece Ataru, pieno d’energia nonostante la
calura.
“Davvero?
Grazie mille!”
“Ataru
non capisce più niente quando si tratta di
ragazze” osservò Mendo mentre tirava fuori un
pettine e uno specchio per ammirarsi ed avere la conferma di essere ancora in ordine.
“A
proposito, non ci hai detto il tuo nome”
“Sono
Ryoga Hibiki”
Le
presentazioni furono presto ultimate,
tuttavia, nessuno osò ricordare a Ryoga che non conoscevano
la strada per la
casa dei Tendo.
“Fermati
brutto vecchiaccio!”
“Ahahahah,
prendimi se ci riesci!”
Sul
bordo di un muro lì vicino correvano a tutta
forza una piccola figura nera e una ragazza con la treccia.
“Oh,
ma sono Ranma e il vecchio Happosai!
Seguiamoli, presto, ci porteranno loro a destinazione” li esortò Ryoga.
“Subito!”
esclamarono Ataru e Mendo ammirando le
forme della ragazza appena passata.
Dopo
una corsa trafelata si ritrovarono tutti
davanti ad una casa, l’insegna diceva ‘Tendo
– scuola di arti marziali’ .
“Eccoci
arrivati” spiegò Ryoga.
“Ehi
ma abbiamo perso Megane e gli altri”
“Non
preoccuparti Shinobu, vedrai che troveranno
la strada”
“Se
lo dici tu, Mendo”
“E’
permesso?” chiese intanto Ryoga entrando in
casa.
“Ciao
Ryoga, è un po’ che non ci si vede, sei
venuto a trovare Ranma? Oh, hai portato degli amici”
salutò una bella ragazza
facendo capolino nell’ingresso.
“Ciao
Kasumi, beh non proprio, loro…”
“Ti
prego bellezza, esci con me?”
“Tesoruccio,
sei sempre il solito!” lo sgridò Lamù
mentre Ryoga gli diede un pugno.
“Scusalo,
non ha le maniere adatte. Sono Shutaro
Mendo e questi sono i miei amici Lamù, Shinobu, Ten e Ataru.
Purtroppo ci siamo
persi e siamo arrivati qui. Avremmo bisogno di qualche indicazione,
possiamo
entrare, bella signorina?” domandò Mendo con fare
cerimonioso.
“Sì
certo, prego” rispose la ragazza un po’
perplessa ma sempre con il suo sorriso gentile.
Fece
accomodare gli ospiti in soggiorno e andò a prendere
del tè freddo.
“Oh
accidenti, devo andare in bagno” si lamentò
Ataru.
“Ti
faccio vedere dov’è” si offrì
Ryoga
nonostante quella non fosse casa sua.
“Sembra
che lui conosca bene la casa eppure non
sapeva come arrivarci”
“Hai
ragione Lamù, è così strano”
Ryoga
mostrò ad Ataru la porta del bagno e lui
non esitò ad entrare. Dall’ambiente della vasca
fuoriusciva vapore acqueo che
solleticò le fantasie del dongiovanni di Tomobiki.
*Dev’esserci
qualcuno che sta facendo il bagno*
pensò, sbavando.
Scorse
un’esile figura che si stava per immergere
nell’acqua, così non perse tempo, aprì
la porta e si lanciò su di lei. Era
proprio la ragazza che avevano visto pochi minuti prima in strada e ora
era
nuda poiché pronta a fare il bagno.
*Questa
è la mia occasione!* pensò, spogliandosi
all’istante.
“Ciao,
facciamo il bagno insieme?”
“E
tu chi sei?” chiese lei sbigottita.
Ataru,
prendendola di sorpresa, riuscì ad
abbracciarla.
“Toglimi
quelle mani di dosso!” gridò, colpendolo
con una gomitata sulla testa.
“Esatto,
solo io posso toccare Ranma!”
sopraggiunse un vecchietto, toccandole il seno.
“Fuori
dai piedi, maledetti maniaci!” gridò Ranma
mandandoli in orbita con un calcio.
“Che
succede?” sopraggiunse Ryoga.
“Ah,
sei tu Ryoga? Il solito Happosai e un altro
maniaco come lui” fece la ragazza immergendosi nella vasca
e… prendendo le
sembianze di un ragazzo.
“Maniaco?”
“Oh
no, il mio tesoruccio! Dove è andato il mio
tesoruccio?” gridò Lamù prendendosela
con Ryoga.
“Cosa
vuoi che ne sappia io?!”
“Sei
tu che lo hai portato qui!” fece
trasmettendogli l’elettroshock. Inutile dire che il poveretto
si accasciò sul
pavimento.
“Ma
voi chi siete?” domandò Ranma coprendosi con
un grosso asciugamano.
“Oh
beh, li ho incontrati per strada e ho chiesto
loro di portarmi qui”
“E
tu porti estranei in casa d’altri con queste
futili motivazioni, Ryoga?”
“Macché
futili motivazioni, volevo vedere Akane!”
“Non
è il momento di litigare, dicci dov’è
andato
Moroboshi” fece Mendo minacciando Ranma con la spada.
“Ma
sei un parente di Kuno?”
“Rispondi
alla mia domanda!”
“Togliti
dai piedi!” rispose, mandando in orbita
anche lui.
“Vi
ho portato del tè. Dove siete ragazzi?”
chiamò
Kasumi.
Lamù
e Shinobu uscirono dal bagno con le idee
confuse ed un po’ imbarazzate. Presero il tè ed
aspettarono che Ataru e Mendo
si facessero vivi. Al loro posto però fecero capolino Ryoga
e l’altro ragazzo.
“Non
mi sono presentato, sono Ranma Saotome”
“Ciao,
io sono Shinobu Miyake”
“E
io Lamù. Dimmi Ranma, hai per caso visto il
mio tesoruccio?”
“Intendi
quello con lo sguardo allupato? Eccolo
lì” rispose, indicando un albero nel giardino dei
Tendo.
“Oh,
tesoro, che ti è successo?”
“Ehi,
c’è anche Mendo!”
Le due
ragazze si precipitarono sotto l’albero e tirarono
giù i malridotti amici.
“Capisco,
allora sei un’aliena…” fece Ranma dopo
che le spiegazioni furono terminate.
“E
tu una mezza ragazza” fece Ataru.
“Macché
mezza ragazza, stupido!”
“Ehi,
non dare dello stupido al mio tesoruccio!”
“Ragazzi,
calma… vi ho portato anche del gelato,
con questo caldo è proprio l’ideale, vi
rinfrescherà le idee”
“Grazie,
Kasumi” disse Ranma.
“Ecco
dov’eri finito, Ten”
“Sì,
questo bambino alieno è adorabile, mi ha
dato una mano a scongelare la cena di stasera” disse Kasumi
dandogli una pacca
affettuosa sulla testa.
*Co-com’è
bella…* e così pensando, il piccoletto
arrossì.
“Oh,
papà, signor Genma, bentornati”
“Ciao
Kasumi, vedo che abbiamo ospiti. Sono Soun
Tendo, piacere di conoscervi” fece un uomo dai folti baffi e
dall’aria gentile,
salutando tutti.
“Ah,
eccoti qui, papà! Per colpa tua prima sono
caduto nel canale!” gridò Ranma alzandosi e
prendendo a calci e pugni un grosso
panda che protestava esponendo cartelli a destra e a manca. Alla fine,
lottando, caddero nel laghetto del giardino e il ragazzo col codino
lasciò
spazio alla ragazza col codino.
“Papà?!”
fecero Lamù e Shinobu sbigottite
guardando il panda.
“Sarà
pure un maschio in realtà ma mi attrae lo
stesso!” fece Ataru buttandosi nel laghetto.
Sfortunatamente
per lui, sulla sua testa si posò
una piccola figura che l’usò come trampolino.
“Sono
a casaaa!”
“Maestro,
ha fatto buona caccia?” chiese Soun con un falso sorriso sulle labbra.
“Sì,
oggi Ranma non mi ha dato alcun fastidio e
ho fatto un giro più lungo… eheheh!” rise
la figura, mostrandosi come un piccolo
vecchio con un grande fagotto sulle spalle. Apertolo, si
rallegrò nel vedere il
suo contenuto: biancheria intima femminile.
“Wow!”
fece Ataru – che nel frattempo era uscito
dal lago – ammirando il bottino dell’uomo.
“Ehi,
tieni giù le mani, questa è roba mia!”
“Vecchio,
allora tu… pratichi un passatempo così
affascinante? Vorresti insegnarmelo? Mi chiamo Ataru
Moroboshi”
“Ataru,
si vede proprio che sei un bravo
ragazzo… io sono il maestro Happosai e sarò ben
felice di prenderti come mio
discepolo”
“Tesoruccio,
non vorrai mica collezionare anche
tu biancheria femminile?” sopraggiunse Lamù
incredula.
“Naturalmente
sì”
“Non
te lo permetterò!” e così dicendo lo
colpì
con una forte scarica.
“E
tu chi sei, cara?” chiese Happosai, spostando
lo sguardo dal reggiseno che aveva in mano al completo tigrato della
oni.
“Non
sono fatti che ti riguardano, vecchio”
“Suvvia,
non fare così, mi farò perdonare
permettendoti di abbracciarmi” fece lanciandosi verso di lei.
“Brutto
porco!” dissero all’unisono Ataru, Ranma
e Ryoga colpendo il vecchio.
“Vedo
che gli ospiti si sono ambientati, mi fa
piacere” osservò Kasumi parlando a suo padre
mentre Ten le fluttuava sempre
accanto.
“Dici
che questo è ambientarsi?” domandò
allora
sua sorella che era appena rientrata.
“Bentornata,
Nabiki”
“Sono
a casa”
“Ah,
è arrivata anche Akane”
“Cosa,
Akane è qui?” fece Ryoga mentre gli occhi
gli si illuminarono.
“Voglio
proprio vedere che mutandine porta oggi!”
esclamò Happosai scansando il ragazzo e mandandolo a finire
nell’acqua.
“Vengo
con lei, maestro” fece Ataru seguendolo.
“Moroboshi,
tu hai già Lamù, perché ti ostini a
correre dietro alle altre?” chiese allora Mendo minacciandolo
con la spada.
“Fermatevi,
maledetti pervertiti!” gridò Ranma
correndogli dietro.
Mentre
i quattro si precipitarono in salotto il
povero Ryoga riemerse dall’acqua sottoforma di maialino nero
e il padre di
Ranma assunse l’aspetto umano dopo essere tornato dal bagno.
“Ma
chi diavolo sono questi due?” chiese la
ragazza all’ingresso.
“Akanucciaaa!”
sopraggiunse Happosai.
“Sparisci,
vecchiaccio!” gridò lei calciandolo
lontano.
“Vattene
Mendo, l’ho vista prima io!”
“Vattene
tu, Ataru, sei un dongiovanni!”
“Visto
che ci siete, andatevene tutti e due!”
gridò Ranma spedendoli lontano.
“Tutto
bene, Akane?”
“Sì
Ranma, ma chi erano quelli?”
“Abbiamo
degli strani ospiti oggi…”
“Che
strana storia però” disse Genma dopo aver
ascoltato il racconto.
Alla
fine si erano fermati a cena e ormai stavano
gustando una fetta di cocomero ciascuno. Ce n’era voluto di
tempo ma tutto
sembrava andare finalmente bene…
“Ni hao,
Lanma!”
…
ho parlato troppo presto.
Una
ragazza cinese sbucò dal nulla e abbracciò
Ranma. Ataru, ovviamente attratto dal suo corpo, si tuffò
subito su di lei.
“Levati,
Shampoo!” fece Ranma.
“Piacere
di conoscerti, io sono Ataru”
Una
pesante aura maligna invase la casa mentre
Lamù e Akane si alzarono in piedi.
La
prima colpì Ataru con una scossa elettrica e
la seconda tirò a Shampoo una secchiata d’acqua
fredda, trasformandola in una
gattina e facendo gridare Ranma ragazza per il terrore.
“Ranma…”
“Tesoruccio…”
“…sei
uno stupido!” gridarono all’unisono le
ragazze, spedendoli in orbita insieme alla micetta. Poi si guardarono.
“Anche
il tuo tesoruccio non perde mai occasione
per mettere le mani addosso alle altre?” chiese
Lamù ad Akane.
“Purtroppo
sì, comunque non è il mio…”
“Sono
degli idioti, non capiscono che così fanno
soffrire noi ragazze innamorate?”
“Ma
io non sono innamorata di lui!”
“Ma
tuo padre ha detto chiaramente che siete
fidanzati, o sbaglio?”
“Non
sbagli, solo che è tutto un…” stava per
finire la frase ma qualcosa la interruppe.
“Shampoo,
finalmente ti ho trovata!” esclamò un
ragazzo cinese, spuntato anche lui fuori dal nulla, abbracciando
confidenzialmente
Shinobu.
“Shampoo
a chi? Non mettermi mai più le mani
addosso, maniaco!” gridò lei colpendolo
ripetutamente con il tavolo della
cucina fino a lasciarlo cadere in terra svenuto.
“Il
solito Mousse che si ostina a non mettersi
gli occhiali anche se non vede un tubo” commentò
Akane.
“Noi
ci lamentiamo di Akane, ma anche queste
ragazze non scherzano in fatto di aggressività”
osservò Nabiki.
“Non
hai tutti i torti” ammise Kasumi.
“Ehi,
voi due!” protestò la piccola Tendo.
Suonarono
alla porta e Kasumi allora andò ad
aprire, trovandosi davanti quattro bizzarri studenti
dall’aspetto esasperato.
“Papà,
sono arrivati gli amici di Lamù”
“Cosa,
altri?” chiese l’uomo mettendosi a letto
per un’improvvisa febbre.
“Lamù,
Shinobu! Dove sono Ataru, Mendo e Ten?”
chiese Megane dopo un rapido ‘buonasera’.
“Là,
su quell’albero” si limitò a rispondere
Shinobu.
“Ma
c’è solo Mendo”
“Akane,
lasciati dire che sei proprio carina, ti
va di uscire con me?”
“Lasciami
in pace!”
“Ma
cosa vuoi da lei, tesoruccio?”
“Lascia
subito le mani di Akane, depravato!”
gridò Ranma – tornato maschio – e
sferrandogli un calcio.
“Dato
che tu sei il fidanzato ma lei non sembra
interessarti ho pensato di approfittarne, eheheh!”
“Chi
ha mai detto che lei non mi interessa? Tieni
giù le mani!”
*Oh,
Ranma…* pensò Akane.
“Hai
visto, tesoro? Così parla un ragazzo
innamorato!” sopraggiunse Lamù.
“Eh?
Ma no, avete frainteso, non volevo dire
che…”
“Ranma,
sono io la tua fidanzata, puoi amare
soltanto me!” fece la sua comparsa un’altra ragazza
brandendo un’enorme spatola
per gli okonomiyaki.
“Ma
è Ucchan!” esclamò Ranma spostandosi in
tempo
e lasciandola colpire Ataru.
“Come
hai osato cercare di colpire il mio Ranma?”
fece un’altra ragazza ancora, attorniata da un turbinio di
petali neri.
“C’è
anche Kodachi la rosa nera” osservò Akane.
“Il
tuo Ranma? Spiacente, Ranma è mio soltanto e
combatterò per averlo!” rispose la ragazza con la
spatola.
“Interessante,
battiamoci allora!” rispose
Kodachi.
“Chi
vincerà? Chi riuscirà a prendersi Ranma? Le
scommesse sono aperte, si parte da 1000 yen, fate il vostro
gioco” sopraggiunse
Nabiki.
“Ma
ti pare il momento?” domandò Kasumi.
“Ma
quante bellezze, il mio sogno di avere un harem
sta per avverarsi”
“Ah,
sei tornato alla carica, eh tesoruccio?”
“Su
Ucchan, Kodachi non litigate per me”
“Ran-chan
stanne fuori, questa è una battaglia
fra donne”
“Ma
così rischiate di farvi male” fece il ragazzo
mentre Akane gli tirò un pugno sulla testa.
“E’
solo colpa tua e del tuo fare il cascamorto
se si combattono!”
“Ma
che dici, stupida? E’ normale che mi preoccupi
per loro, Ukyo e Kodachi sono donne!”
“E
io cosa sarei?” gridò calciandolo via.
La
confusione regnava generale… Ukyo e Kodachi
lottavano fra di loro; Lamù cercava di liberarsi di Happosai
che le era saltato
sul petto e nel contempo cercava di fermare Ataru che non perdeva
occasione per
importunare qualsiasi ragazza che gli capitasse a tiro; Akane cercava
di
ritrovare la calma tenendo in braccio il suo porcellino nero; Nabiki
faceva il
possibile per guadagnare dalle sue scommesse; Kasumi era andata in
cucina a
lavare i piatti; Genma e Soun stavano giocando come loro solito; Mendo
era caduto
giù dall’albero ma si lamentava di aver paura del
buio perché gli era arrivato
in pieno viso un nido d’uccelli che gli oscurava la vista;
Ten, Megane e gli
altri cercavano di staccare Happosai da Lamù; Shinobu colpiva
Mousse ogni volta
che la chiamava Shampoo e cercava di abbracciarla…
“Ranmaaaaa,
è tutta colpa tuaaaaa” gridò
all’improvviso Soun stanco della situazione, trasformandosi
in demone e facendo
venire un colpo a tutti i presenti per lo spavento.
“Ma
io che c’entro?” si lamentò il ragazzo.
“Lamù,
per favore, torniamocene a casa, le cose si
stanno complicando” suggerì Ten con fare
giudizioso.
“Adesso
bastaaaaaa!” gridò l’aliena, lanciando
una scarica elettrica così potente che nessuno ne fu escluso
– a parte Kasumi
che era in cucina e Nabiki che si era riparata nel dojo.
La
calma tornò, solo qualche cagnolino abbaiava
in lontananza.
“Bene,
mi sono sfogata. Grazie della cena, signor
Tendo, noi andiamo a casa” disse Lamù con
buonumore.
Nessuno
fiatò, i ragazzi di Tomobiki si presero
per mano e, dopo che la coccinella spaziale fu avviata, con un bagliore
sparirono nel nulla senza lasciare traccia.
“Che
gente strana” riuscì a malapena a dire Soun
vedendo in che stato era stata ridotta la sua casa.
“Che
gente strana” disse Shinobu.
“L’importante
è che siamo tornati nel nostro quartiere”
sospirò Mendo.
“Ma
non è Tomobiki” fece notare Kakugari.
“Comunque
non dovremmo essere lontani, conviene
andare con i mezzi pubblici, io di quell’aggeggio di
Lamù non mi fido” fece Ataru.
“Come
sarebbe? Evidentemente non va bene per il
trasporto di molte persone oppure per i luoghi lontani, ma che colpa ne
ho io?”
si lamentò la oni.
“Devi
informarti prima di comprare una cosa!” gli
gridò contro lui, ricevendo in cambio una forte scossa
elettrica.
“Su
ragazzi, andiamo da quella parte, c’è la
fermata dell’autobus” fece Ten.
*Eh?
Ma quei due volano! Che siano dei demoni?
Devo avvertire subito il nonno!* pensò un ragazzino
affacciandosi dal cancello
di un tempio lì vicino.
“Sota,
entra in casa” lo chiamarono dall’interno
dell’edificio.
“Arrivo,
Kagome”
“Finalmente
a casa!” fece Ataru.
“Ma
dove siete stati voi tre? Ci stavamo
preoccupando!” li sgridò la signora Moroboshi.
“Davvero?
E allora la mia cena dov’è?”
“Se
l’è spazzolata Sakurambo con la scusa
dell’
oscuro presagio… ora è in cucina che dorme,
ubriaco”
“Deve
aver finito anche il sakè”
osservò Lamù.
“Beh,
comunque avevo già mangiato. Buonanotte”
“Lamù,
puoi spiegarmi almeno tu?”
“Sì,
ma domani, ora è tardi e siamo stanchissimi”
e così dicendo mostrò Ten che se la dormiva fra
le sue braccia.
*Adesso
capisco… questa macchina proviene dal
pianeta Nachi, ecco perché non funziona bene… *
pensò, riponendo il manuale di
istruzioni. *Beh comunque, anche se strana, è stata una
giornata tutto fuorché noiosa*
FINE
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Ciao gente,
allora che ne pensate? Spero tanto che questo mio piccolo sclero UY/Ranma vi sia piaciuto, inoltre è la mia primissima ficcy crossover ^^
...chi ha capito da cosa è stato anagrammato il pianeta Nachi e perchè? :)
Non dimenticate di lasciarmi le vostre impressioni, grazie per la lettura ^^
Alla prossima,
Amy