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Autore: Daequan    17/07/2011    3 recensioni
Due uomini, sconosciuti l'uno all'altro, decidono di incontrarsi per discutere un affare. Ma l'aura di ignoto che permea le circostanze del rendez-vous fin quasi a nascondere le deboli luci di una fredda serata cittadina non è necessariamente un ostacolo. O, perlomeno, non per chi ha in serbo le parole giuste. Ma, tra i due uomini, almeno uno saprà scegliere, appunto...
...le parole giuste?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Enrico soppesò con calma il caffé. In fondo era certo che avrebbe ottenuto ciò che voleva, e questa convinzione lo rallentava in ogni suo gesto, dando un affettato senso di misura e introspezione ai suoi movimenti. Aveva, santo Dio!, tutto sotto mano, tutto in pugno, e poteva far ciò che voleva.

Enrico voleva anche sorridere, ma la scaramanzia e l'idea di vulnerabilità che questo suo atto poteva esprimere lo bloccarono. Gli restò invece un'espressione seria e compita, da sfoderare - pensò - al momento di accogliere in quel bar il suo interlocutore. Senza fretta.

Bevve il suo caffé macchiato gustandone ogni goccia, evitando di scaldare troppo la gola e il palato, e si compose meglio sulla sedia. Guardò gli avventori al bancone prima distrattamente, poi per distrarsi, e fissò il décolleté prosperoso d'una bionda. Mica male davvero, quel posto. E anche quel décolleté. E poi c'era caldo, non sembrava nemmeno fosse inverno, là dentro. Pensava a cosa potesse ricordare il senso di calore che emanava quel luogo: forse una casa, magari di riposo. O forse, ecco!, un grembo materno. Sì, il grembo di una madre incinta. Magari con le generose forme di quella biondona di prima, perché no!, non c'era nulla di male. E poi anche le bionde gli servivano a distrarsi, ecco tutto.

 

 

Dal buio emerse una figura: lontana e sfocata in quella sera invernale, si faceva sempre più prossima. Un ragazzo rimase a guardare la figura avvicinarsi all'ingresso del bar mentre gli parlava la fidanzata, forse d'amore, chissà. La cosa non lo interessava più: persino la figura che si avvicinava, un uomo sulla quarantina con un cappello orrendo e, cosa non certo utile a migliorarne l'aspetto, decisamente enorme, lo riguardava più strettamente. Quella figura, sotto gli occhi del ragazzo, doveva entrare nel bar, e lui, che pareva chiacchierare con la ragazza proprio davanti alla porta del locale, si spostò, presto imitato dalla giovane compagna. Poi, naturalmente, ne perse la visuale.

La figura attraversava il campo visivo del barista, della cameriera, di qualche cliente svogliato non esattamente in scioltezza: capo chino, sguardo sospettoso e nascosto dalle occhiaie quasi come soldato di trincea, armi in pugno e cuore in quadriglia. Si sedette ad un tavolo, di fronte ad un uomo: Enrico.

 

 

"Eccoci qui. Io sono Ivan."

"Bene. Parliamo d'affari. Quanto?"

La figura - diciamo pure Ivan - rimase sorpresa dalla rapida scarica: non si aspettava tanta fretta. Si doveva adeguare al clima, e anche subito.

"Mah...io credo dovremmo confrontarci sul valore che ciascuno di noi due sarebbe disposto a prendere in considerazione. E poi, beh, immagino avrà inizio la fase 2. La contrattazione, insomma."

"Il mio cliente non prenderà in considerazione cifre diverse dalla sua."

Altro colpo alla figura. Cliente?

"C..cliente? Ma io con...con chi sto parlando?"

"Avv. Federico De Pauli Alberici, in assistenza dell'uomo che ha ordito la contrattazione qui in atto. Le sono necessarie altre informazioni o crede di poter dire qualcosa di benefico anche per me? E il mio assistito, naturalmente."

"...be...bene."

"Si sente bene? Vuole ordinare qualcosa che la ristori? Qualcosa di caldo? Io ho già gradito un buon caffé."

"Sto bene, sto bene."

"Allora continui, prego!"

La figura - sempre Ivan - si sentiva soffocata dalle parole. L'avvocato? De Pauli Albertini, Alberini, quella roba lì? Ordito la contrattazione?

"Ehm, sì. Io pensavo a 12000 euro."

"Cosa?!"

Ivan temeva una risposta del genere. Troppo.

"Beh..la vostra offerta sarebbe?"

"L'offerta del mio assistito, prego! Ma, mi creda, é meglio troncare subito. Il suo prezzo, citando la famosa trasmissione, NON è giusto!"

Era il momento di difendersi.

"Ma è una macchina perfetta, quasi!"

"Non esageriamo con le parole!"

"Non scherzo! Cosa le manca?"

"Banalmente, se non le mancasse nulla, non saremmo qui a parlare, non crede?"

"Ok, ma..."

"E se ricapita? E se le attuali condizioni si riprensentano? Non voglio essere dalla sua parte, la prossima volta che sosterrò questo genere di dialoghi, con rispetto parlando!"

Ivan non capiva più nulla. Doveva riflettere.

"Va bene, qual è la sua cifra?"

"Una cifra ben diversa."

"Beh, ma che.."

"Una cifra degna dell'oggetto delle nostre contrattazioni, diversamente dalla sua. Così il mio assistito ci perderebbe."

"Ma 12000 euro, vale!"

"Bello, a dirsi! Proprio lei!"

"Senta, il suo assistito non ha esattamente quel che serve per farmi la morale!"

"Ma io sì! E comunque!"

"Senta, cosa manca? Ruba, e anche bene. Lo so perfettamente, e meglio di chiunque altro!"

"Il mio assistito, dice?"

"Ma che assistito, io dico..."

"Io dico che lei continua a parlare di nulla! La cifra é diversa, e dovrebbe essere il primo a capirlo, visto il suo ruolo! Lei conosce bene la materia della trattativa, formuli una cifra sensata!"

"Se serve, può fare anche altro...oltre a rubare."

"Non ricordo numeri in Italiano che si chiamino 'se serve può fare anche altro...oltre a rubare'..una cifra!"

"Io non posso chiedervi meno di 12000 euro, perché il prezzo giusto è questo."

L'avvocato strabuzzò gli occhi, divenne rosso in viso, serrò la mascella.

"Ma che diav...chiedervi? Mi prendi per il culo?!"

Ivan sentì fino all'osso quel duro passaggio dal lei al tu. Era l'ultima difesa rimastagli, quel rispetto di facciata. Ora si sentiva violato.

"Mi dovete almeno 12000 euro per completare la compravendita."

"Questo é un riscatto, testa di cazzo! Sei tu che ci devi dei soldi!"

Ivan gelò. Aveva capito l'esatto contrario. E quindi non avevano capito nulla.

 

 

Enrico uscì tempestoso fuori dal bar, lasciando la figura per mettersi alla guida d'una Audi e tornare a casa. 

Cazzo, non è che lo avevano sentito gli altri? Aveva urlato quella parola che non doveva dire, in fondo.

Ma tanto erano quattro straccioni, che comunque avrebbero cercato l'Avvocato Federico De Pauli Alberici di 'sto cacchio. Bella idea: presentarsi al riscatto di persona, ma con una falsa identità. Certo, un avvocato che lavora per un...ma non serviva pensarci. Anche se la contrattazione era fallita, lui ora sapeva abbastanza. E soprattutto sapeva che Ivan non avrebbe parlato. Sarebbe equivalso a svergognarsi.

Ora, lasciata la macchina e tornato a casa, doveva andare da Claire. Aprì la cantina con un giro di chiavi, un altro, un altro ancora. Accese la luce.

 

 

"Ciao, piccola stronza!"

Claire giaceva per terra. Mani legate dietro la schiena. Fame, sete, sonno. Paura. Tristezza.

"Ora ho capito" - sorseggiando un bicchier d'acqua - "da chi hai preso la tua demenza. Tuo padre, incredibile dictu!, é più cretino di te!", continuò Enrico.

Claire ormai nemmeno sentiva gli insulti. Abbassò gli occhi, prendendo con la bocca, come poteva, il mangiare che Enrico le gettava per terra.

"Ecco. Fattelo bastare. E ti dicevo, io gli rapisco la figlia e lui che fa? Vuole essere pagato! Voleva cederti, capito? Lui!"

Aveva capito. E questo non poteva non sentirlo, la ragazza. E' vero, suo padre la usava per rubare, ma...addirittura venderla? Approfittare del ratto per farne merce di scambio? Era così avido?

"'sto idiota, va'! E voleva 12000 euro! Cazzo, vali molto per tuo padre!"

Non capiva che era grazie alla sua destrezza che avevano fatto i soldi? Non capiva quanto le doveva?

"E ti lodava, sai? 'Si tratta di una macchina perfetta, può rubare, ma può fare anche altro!'. Cristo, é proprio cretino. Ora ti tengo in pugno, rubi per me e sai che ti dico? Mo' ti slego, ti vai a fare un bidet e ti infili nel mio letto! E non ho nemmeno voglia, ti dico la verità. Ma tuo padre é talmente demente che lo sfregio di scoparmi sua figlia non me lo levo. Tanto hai 16 anni, non sei maggiorenne ma non dirmi che non la sai usare! Chissà che ti sarai fatta, tutta sola soletta, in cantina, per distrarti."

Claire sentì risalire quel che aveva mangiato su per la gola. Che si sarà mai fatta, tutta sola soletta, sì, ma con le mani legate? Era un idiota anche lui. Il classico maschio coglione convinto che avere il cazzo fosse sufficiente per sentirsi un totem sessuale irresistibile.

Enrico non capiva, é vero, Claire. Non gliene fregava niente. Soldi, soldi, soldi. Poi un po'  di fica. E poi ancora un po' di soldi.

Ovvio che tra due personalità tanto diverse uno dovesse sentirsi solo, tagliato fuori. Ma purtroppo non era Enrico.

   
 
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