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Autore: beesp    18/07/2011    1 recensioni
Una notte insonne, dieci canzoni, Sirius e Remus. Ed ecco cosa sbuca fuori.
E' un unico capitolo ma all'interno troverete dieci tra drabble/double-drabble/triple-drabble/flashfic/superflashfiction, non considero questo lavoro "drabble shot" perché i pezzi non sono tutti collegati tra loro (anzi, potrete trovare anche due interpretazioni diverse dello stesso periodo). Ogni pezzo è ispirato a una canzone.
Non c'è niente di allegro qui. Lettori avvisati mezzi salvati.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
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Una notte insonne ed ecco cosa sbuca fuori! Una raccola di dieci drabble/double-drabble/triple-drabble fandom "Harry Potter" coppia wolfstar. Mooolto deprimente, devo dire. A scriverle ci ho messo l'anima, come sempre faccio del resto. E anche un'oretta e mezzo della mia vita, se conto bene.
Sono scritte nella modalità di quel vecchio contest che giracchiava su EFP un po' di tempo fa. Bisognava scrivere dieci fanfiction per dieci canzoni e si aveva di tempo soltanto la durata della canzone. Ovviamente, non usufruendo del meme io non ho rispettato il limite di tempo della canzone (che imbrogliona questa ficwriter!) però ho usato le prime canzoni che mi son venute in mente. Vale lo stesso? o/
Ora, per leggere dovete assolutamente ascoltare questa playlist: "Until I wrap myself inside your arms I cannot rest" (sì, è lo stesso titolo della fanfiction e sì, è un pezzo del testo di "Howl" di Florence And The Machine che è una canzone che mi sta *realmente* tormentando). Se avete problemi e non potete visualizzare la playlist - youtube del cavolo ^^ - ditemelo e se non volete aspettare il nuovo link potete benissimo andare sull'account deniedButterfly e cercare la playlist che si chiama bla bla bla. Okay?
Ooooora, ricordo che i personaggi di cui ho raccontato non sono miei, ma di JK Rowling - come al solito, ormai, dovrei farmi l'abbonamento - non scrivo a scopo di lucro. Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale - e anche se non lo fosse non vi direi a chi è riferito, comunque. Il tutto è dedicato a L i a r come sempre perché io l'adoro e questa è una ragione più che sufficiente.














La metamorfosi [“Howl”, Florence And The Machine]

Gli occhi di Remus lampeggiano nel buio.
È soltanto Remus, alla luce della luna argentea. È appena sufficiente a illuminare la schiena inarcata di Remus - un arco perfetto nell'oscurità della Stamberga Strillante.
Rantoli di dolore, Remus ha imparato a gestire le urla. Raschia con le mani - sono già mutate, la peluria è divenuta diffusa, pochi sprazzi di pelle chiara sono scoperti, le unghie si ispessiscono - contro il pavimento.
Anche il colore delle iridi si scurisce. C'è lo scintillio della luna riflesso all'iterno, la paura e il dolore che rendono l'espressione così simile a quella di un animale in gabbia.
È ora di trasformarsi in Padfoot.
La metamorfosi in un grosso cane nero non è difficoltosa, non gli provoca alcun tipo di sofferenza fisica. Ma guardare Remus aggrappato al parquet graffiato e polveroso, guardare Remus boccheggiante e col fiato affannato gli afferra il cuore come quelle braccia che si piegano - i lineamenti si distruggono e vengono ricostruiti da una forza sconosciuta - e mutano le ossa.
Padfoot al garrese è più basso di circa cinque centimetri, ma Remus esercita un ruolo di maschio alfa in ogni caso, è il più forte; eppure al fianco di Sirius riesce ad apparire quasi un animagus come gli altri tre Marauders.
Remus tossisce quasi stesse per vomitare, il profilo della spina dorsale pare spezzarglisi, prima di ricoprirsi di peli lunghi e folti.
Moony è qui.
Spesso si chiede con quale coraggio siano riusciti a scherzare su qualcosa di tanto tremendo, affibbiando a Remus quello stupido nomignolo; ma è soltanto di notte, con la luna tonda e spregevole, quando Remus è vicino come neanche è dietro le tende del suo letto a baldacchino con la sua pelle umda del sudore di Remus.
Paddy gli si avvicina, testa e orecchie basse, e gli lecca gli angoli del muso - il linguaggio del corpo è uguale per uomini e bestie, dopotutto - per fargli percepire la sua vicinanza.


And you're the only place [“I Slept With Someone In Fall Out Boy And All I Got Was This Stupid Song Written By Me”, Fall Out Boy]

Sirius ama Remus.
Gli strofina la fronte contro il collo, profuma sempre di un gusto vago e piacevole - è un po' l'odore dell'inverno e dell'acqua, ma anche di zucchero e della pioggia che cade sulla polvere.
Quando proprio è stufo di stargli lontano gli strattona il colletto della camicia e se lo avvicina addosso - lui è un adolescente, odia gli abiti, odia le distanze imposte  e per quanto invece Remus le ami con lui si lascia sempre andare - per sentirlo. Remus, il suo sapore, tutto ciò che gli passa per la testa.
Lui lo sa e basta cosa pensa Remus. Non saprebbe come sopravvivere, altrimenti. Remus è troppo pieno di paure e insicurezze, sarebbe in grado di lasciar morire il loro rapporto soltanto per il costantemente rintracciato ripudio verso se stesso - ne ha bisogno, dice - (ha provato a spiegarglielo milioni di volte che lui non è il licantropo, che lui è diventato e diventa il licantropo, nient'altro) e la paura di 'fargli del male'. A lui non importa di nulla se non del caldo corpo di Remus e di come perfettamente riesce ad aderire al suo.
Nelle giornate più fredde lo si può sostituire anche alle sciarpe e ai cappotti. È caldo Remus. È caldo ovunque e sempre.


This is our last embrace - parte prima [“Last Goodbye”, Jeff Buckley]

Remus si passa una mano sulla faccia.
Sirius ha sempre paura di quegli istanti - ha paura di aver detto o fatto qualcosa di troppo, la famosa goccia che fa traboccare il vaso.
È un istante sospeso. È un istante che non esiste, in realtà, è solo nella sua testa.
Subito dopo, però, Remus sorride sempre. A lui, proprio a lui, Sirius Black - che poi tanto sicuro di sé e carismatico non è quanto vuol far credere.
Sospira Sirius. È un sospiro di ritrovata serenità, ritorna dall'altro lato della linea, dov'è sicuro di essere il Sirius sopportabile, il Sirius che non fa stancare le persone ma che le ammalia.
Perché se anche Remus lo rifiutasse, lo respingesse, Sirius pensa proprio che ne morirebbe.


This is our last embrace - parte seconda (this can't be the end) [“Down”, Blink-182]

Ad arrabbiarsi contro Sirius, prima, non era mai stato capace.
Lo guardava, pensava a quanto non-amore avesse dovuto assistere, di quanto disprezzo fosse stato vittima, e non riusciva neanche a tenergli il broncio (in quello l'amico, però, era bravissimo).
Neanche dopo lo scherzo a Severus lo aveva evitato per molto, perché era Sirius.
Dopo Azkaban, invece, trovava molto più semplice mostrare la sua frustrazione e la fatica, quanto fosse stanco di lui e di Grimmauld Place. Appariva così giusto chiudersi alle spalle la porta d'ingresso scuotendo la testa e lasciare Sirius dentro quella prigione, deluso, infuriato, frustrato, solo.
Quando tornava ad aspettarlo era un vecchio Sirius - quasi si sentiva in colpa - abbandonato su una sedia della cucina, non vi dondolava, non si muoveva, guardava fisso una qualche bottiglia di vino elfico trovato in chissà quale dispensa.
“Mia madre mi ucciderebbe se vedesse in che bicchieri lo bevo,” lo informò quell'ultima volta, un sorriso che di allegro non aveva più niente, tra le dita magre un boccale da birra “ma a me di mia madre non è mai importato troppo, del resto”.
Nel mondo babbano ad aver assistito ad entrambe le guerre mondiali, ormai, rimanevano soltanto rari vecchi. Sirius aveva soltanto trantasei anni e dodici li aveva trascorsi in carcere, a farsi prosciugare l'anima. Forse era anche quella la ragione per cui non aveva il coraggio di guardarlo in faccia - forse era anche un po' colpa sua se Sirius non aveva più niente, ormai.


This is our last embrace - parte terza (and if you have to leave, I wish that you would just leave) (“My Immortal”, Evanescence)

Quando Sirius cadde dietro il velo, Remus sapeva già. Non sarebbe più tornato, era morto.
Afferrò Harry, era l'ultimo atto d'amore per Sirius, si diceva.
Quasi avrebbe tirato un sospiro di sollievo. Era rassegnato, sarebbe andata così qualsiasi fosse stata la strada. Erano vecchi dentro (lo erano anche James e Lily all'epoca). Sarebbero morti, prima o poi. Lui voleva solo sedersi, era stanco. Non faceva neanche troppo male, a pensarci. Perché era stato come averlo perso e aver continuato a immaginarlo nella sua testa fino a quel momento. Non era davvero Sirius. Era qualcos'altro di simile, ma neanche troppo.
Non faceva male, davvero. Almeno all'inizio.
Quando cominciò a dimenticare il suo volto gli sarebbe bastata anche quella diafana, persa e sbiadita imitazione.


Then meets the eyes (you're the truth not I) (“Twenty years”, Placebo)

Sirius parlava da solo.
O almeno così avrebbero pensato gli altri, se l'avessero sentito.
Si rivolgeva allo specchio, spesso, oppure a Fierobecco - in particolare durante quel solitario dicembre del '95.
E parlava, raccontava anche. In realtà era con James che diagolava - era proprio lì, di fronte a lui e ai suoi occhi, come vent'anni prima, giovane e sbarbatello, di guerra non ne sapeva niente.
Poteva quasi sorridere - era più uno stirarsi della bocca e un bruciare della pelle - e riscovare le sue battute vuote di sarcasmo e cinismo, colme soltanto di affetto e umorismo derivato da buon umore.
Si chiedeva cosa esistesse di più reale di quel James, gli occhi nocciola accesi. James non gli rispondeva, però, rideva molto e alla fine dei loro incontri era commosso.
Poi qualcuno bussava alla porta e lui veniva sommerso dalle mura e dai ricordi orridi di quella casa oscura.


A che cosa pensano questi umani fragili? - parte prima (“La canzone del parco”, Baustelle)

Il parco respira assieme a Remus. Alza il petto, abbassa il petto, ed è un muoversi di piccoli animali e insetti, che vivono nello stesso ritmo in cui la vita scorre dentro l'uomo sotto di sé.

Sono due adolescenti, ecco cosa pensa divertito Remus.
Hanno steso sulle foglie cadute, sui ramoscelli spezzati, sull'erba calpestata, una coperta tirata fuori da chissà quale recondito angolo del baule di Sirius.

Hanno fatto l'amore.
Ha il sapore della foresta di Hogwarts e di Remus sulla pelle.
È come avere la natura dentro sé: eccolo Sirius Black, che a sedici anni ha appena conquistato il mondo, eccolo Sirius Black, se solo stringesse un po' di più il pugno la spaccherebbe questa terra e invece non lo fa perché ama Remus e non vuole sottrargli nulla.
Guardatelo, questo Sirius Black, questo folle, pazzo, sciocco, felice Sirius Black che fa l'amore all'aria aperta assieme al suo ragazzo e gli sembra d'aver compreso tutto dell'esistenza umana.
Guardatelo, quest'illuso e ingenuo Sirius Black...

... “chissà se durerà a lungo, poi” riflette ad alta voce Remus. Compare un'espressione sbigottita sul volto di Sirius. “Questo bel tempo, dico. Siamo a marzo, è strano”.
“Ma certo” mormora Sirius.

A un ragazzo come lui basta scrollare le spalle per far sparire certi pensieri.
Farli sparire almeno in superficie, ovviamente - da qualche parte devono pur andare.


Cose più importanti (“Mademoiselle Boyfriend”, Baustelle)

« Triste
Mi piacerebbe
Happy
Farti del male
Mademoiselle Boyfriend
Sto per venire

E quando tu mi lascerai
Io mi innamorerò
Di cose più importanti
Di samba
Riguardanti
A felicidade »

I vestiti di Sirius profumano di marsiglia e di bucato.
Nel suo abito affittato Remus vorrebbe nascondersi.
Sirius cammina con passo sicuro e andatura elegante - è Sirius, del resto.
Remus giocherella con le maniche della giacca, impacciato.
Sirius attende all'altare, sorriso smagliante (coordinato con quello di James).
Immagina, per un attimo, che la stoffa si trasformi e divenga bianca e che sia lui a dover percorrere la navata fino a giungere al fianco di Sirius. Arrossisce, abbassa di nuovo il volto.
Non è una ragazzina - Sirius ancora lo scombussola come se lo fosse.
Ha legato i capelli in una coda Sirius, è bello e leggermente oscuro, come un bravo Black che si rispetti. Quel bagliore di denti smaglianti distrae dal suo viso ombroso, è un sorriso aperto.
Un Black non dovrebbe indossarlo - li sente i vecchi parenti che lo dicono, così gli sembra almeno.
Sirius si allontana giorno dopo giorno, o forse è lui a muoversi in avanti - verso qualcosa d'imprecisato che non sia Sirius.
Sirius lo rende felice e lo distrugge.
Sirius è a quell'altare e non l'ha nemmeno cercato con gli occhi tra le panche di legno.
Stringe le dita in un pugno, quanto è stupido Remus Lupin.
Non sa neanche perché sia presente al matrimonio. Forse per Lily, ma neanche lei è tanto vicina come un tempo, ormai.

Remus volta la schiena alla chiesa un attimo prima che Lily e James si stacchino dal bacio che suggelli la loro unione.
Si tira su il colletto di un impermeabile grigio e cammina con le spalle basse.
Remus è affascinante e irraggiungibile. Anche a Hogwarts era sempre un passo più lontano di quanto lo ricordava.
Sirius sospira.
Potrà riuscire a sopravvivere anche senza di lui, dopotutto.
Sorride verso il suo migliore amico e s'incammina. Il bello dei matrimoni è che ci si può sempre ubriacare e non si è molesti come ai funerali. Ci sono sempre, poi, belle cugine con cui imboscarsi. Per dimenticare.


Spelled out your name and lists the reason. Pain of heart. (“The Con”, Tegan And Sara)

Corre lungo la strada buia di Godric's Hollows.
C'è il Marchio Nero sopra la casa dei Potter.
Il mondo gli crolla dentro.
Potrebbe piangere, ma Sirius Black non piange.
Dovrebbero lasciargli Harry, perché è tutto ciò che gli è rimasto. Ma non può affidarglielo Hagrid.
Ha bisogno di vendicarsi. Deve trovare Peter.
Sì, a impedirglielo non c'è nessuno. Sì. Trovare Peter.
E cercare di allontanare le urla facendolo.
Le urla. Sembrano quelle di sua madre. Forse vengono da molto più a fondo.
Le urla. Coprono qualsiasi altro rumore, ci sono soltanto quelle e il vuoto intorno: James è morto.


A che cosa pensano questi umani fragili? - parte seconda (“Il vento", Subsonica)

È un soffio di vento gelido quello che ogni giorno colpisce con la forza che solo il vento ha Remus Lupin. Apre la porta di casa, ed è ghiacciata aria crudele.
È una routine di gesti memorizzati. Baci che non hanno sapore, pelle incolore, foreste perse nel loro verde senza alcun rumore e smorte.
Al sorgere di ogni sole Remus si domanda se quello sarà l'ultimo che vedrà - e all'idea che potrebbe esserlo non è troppo dispiaciuto.
Grattarsi fino a strappare la pelle, urlare fino a perdere la voce, piangere fino a prosciugarsi gli occhi ... le immagini nella sua testa, le urla nel suo corpo.
Sirius non c'è.

Vorrebbe che quel vento fosse abbastanza forte da strapparlo via e disperderlo nell'aria.
E invece è pronto solo a farlo arretrare e guardare indietro.
Indietro c'è Sirius che avanza verso di lui a distruggergli la finta felicità.
Lo scopre sempre Sirius, in un modo o nell'altro. Non può fingere con Sirius. Anche se è morto.
Il vento lo strappa dall'illusione che nella sua piccola dimora ad attenderlo ci sia Sirius, il vento sono le mani dimenticate di Sirius sulla sua pelle, il vento è un senso di colpa che lo divora, il vento è lontano e cieco - colpisce, non importa cosa.
Colpisce e rade al suolo tutto ciò che dovrebbe star in piedi.

Il parco non mormora più.
Sirius e la sua giovinezza non sono durati. Il mondo, intorno, è morto.
   
 
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