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Autore: emychan    19/07/2011    5 recensioni
Liberamente tratta da Rapunzel!!
Arthur viene rapito dalla strega Nimueh e cresciuto ignaro delle sue origini in una torre isolata da tutto e tutti, ma un giorno il giovane Merlin in fuga dalle guardie di Camelot, finisce col nascondersi proprio nella stessa torre.
Cosa accadrà adesso??
Ovviamente merthur!
Vincitrice del premio 'Miglior storia d'amore' al 'Fairytales Industries' contest su Efp!!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Ecco come promesso la seconda parte!
Spero  vi piaccia!!!

The lost prince



«Allora, spiegami di queste lanterne, cos’hanno di tanto speciale?»
La notte li aveva trovati ancora nel folto della foresta.
Quando si era fatto troppo buio per continuare, Merlin aveva deciso di trovare un posto in cui riposare e accendere un fuoco.
Aveva lasciato Arthur ad occuparsi della legna ed era andato a pescare al fiume lì vicino.
Non era stato difficile procurare la cena per entrambi.
Far saltare i pesci fuori dall’acqua per catturarli era un trucco che gli riusciva fin da bambino.
Bastava un po' di concentrazione, tutto qui.
Tornato indietro, aveva trovato il suo compagno di viaggio intento a strofinare due rami secchi tra di loro con fin troppa forza, le guance arrossate e lo sguardo brillante.
Quasi aveva riso di fronte a tanto impegno, ma c’era qualcosa di Arthur che lo rendeva quasi… dolce.
Come un cucciolo di strada. Era difficile dirgli di no o lasciarlo da solo.
E quello era anche il motivo principale per cui aveva accettato la sua assurda richiesta.
Così, si era limitato a mormorare un breve incantesimo, uno dei pochi che conosceva e aveva sorriso nel vedere il sorriso soddisfatto dell’altro di fronte alle fiamme prodotte dai suoi sforzi.
«Non lo so neppure io in realtà. Tutti questi anni le ho guardate dalla mia finestra e ho desiderato di potermi avvicinare. E’ come se sentissi che sono lì per me» gli spiegò in tono malinconico.
Merlin lo fissò confuso gettando le lische del suo ultimo pesce nel fuoco «Se ci tenevi così tanto perché non sei mai andato a vederle?» gli chiese logicamente.
Era strano. Tutto di Arthur era fin troppo strano.
Vivere in una torre nel nulla, senza porte né finestre.
Sognare da una vita di vedere le lanterne e non andare mai a Camelot.
Possibile che non avesse mai trovato il tempo? O qualcuno con cui andare?
Aveva capito che usciva raramente, tutta la storia del correre come un matto era stata piuttosto chiara, ma aveva la sensazione che ci fosse qualcos’altro sotto.
Qualcosa che ancora non capiva.
«Te l’ho già spiegato, mia madre non vuole che io esca, lei è… protettiva» mormorò l’altro fissando quasi nostalgicamente la strada dalla quale erano arrivati.
Merlin lo fissò incredulo. Certo gli aveva raccontato di sua madre e del divieto di uscire, ma non aveva davvero creduto che non fosse mai uscito in vita sua.
Che razza di persona era questa misteriosa donna che non lo faceva uscire perchè troppo pericoloso?
Capiva il voler proteggere qualcuno, ma questo era esagerato, no?
Merlin poggiò le mani sul tronco d’albero su cui se ne stavano seduti a riscaldarsi.
«E’ sbagliato» mormorò senza volerlo. Arthur si voltò a guardarlo confuso, forse un po’ irritato, esortandolo in silenzio a spiegarsi.
«Quando ami qualcuno devi accettare di lasciarlo vivere come meglio crede, anche se sai che ne rimarrà ferito. Essere tristi o provare dolore, sono cose che fanno parte della vita. I pericoli sono necessari, non puoi tenere qualcuno in gabbia dicendo di farlo per amore. Non è amore. E’ egoismo».
Arthur non rispose, tornando a fissare le fiamme col viso imbronciato.
Merlin sperò di non averlo offeso o fatto arrabbiare. Non sapeva perché , ma non voleva che Arthur ce l’avesse con lui o smettesse di fidarsi.
«E’ quello che è successo a te? Ti hanno ferito?» chiese poco dopo senza guardarlo.
Merlin fu piuttosto stupito dalla domanda. Inevitabilmente pensò alla sua magia, al modo in cui aveva sempre dovuto tenerla nascosta.
A come era sempre stato considerato strano nel suo villaggio, a come si era sempre sentito fuori posto, estraneo anche in casa sua.
«E' complicato» scosse le spalle, ma Arthur continuò a fissarlo intensamente.
Alla ricerca di una risposta più sincera. Più vera.
«E' perchè sei un mago?» se ne uscì infine con un filo di voce.
Merlin quasi sobbalzò per lo stupore, sentendosi il cuore mancare un battito «Cosa? Perchè? Io non sono un mago!» balbettò in maniera decisamente poco convincente.
Eppure era stato attento, non aveva usato i suoi doni di fronte all'altro.
Arthur arricciò le labbra in quel modo che Merlin iniziava a trovare fin troppo amabile.
«Come pensavo fai schifo a mentire» disse con aria arrogante «Certo che sei un mago. Uno imbranato come te, non sarebbe mai riuscito a scalare la torre senza la magia».
«Oh...» mormorò Merlin in risposta sentendosi stranamente stupido.
Per fortuna Arthur sembrava averla presa piuttosto bene, non era abituato a una cosa simile. Nessuno, a parte sua madre, sapeva dei suoi poteri e adesso l'altro si comportava come fosse tutto perfettamente normale.
«Anche mia madre è una strega e mi ha insegnato a non fidarmi di druidi e stregoni, però... tu sei troppo stupido per essere una minaccia» spiegò l'altro.
Merlin sorrise a quel suo stravagante modo di dirgli che si fidava, era una sensazione piacevole. Un calore che si spandeva lentamente nel suo petto.
«Io sono nato così, non ho studiato la magia, l'ho sempre avuta. Da bambino credevo che ci fosse un motivo e che un giorno l'avrei scoperto. Immaginavo di dover salvare il mondo o qualcosa di simile. Qualcosa d'importante, che facesse la differenza» si sentì spiegare. Era la prima volta che si apriva così con qualcuno.
«E l'hai trovato?»
«Non sono più così certo che esista» sorrise tristemente «Forse crescere significa sapere che a volte non esiste un motivo. Che siamo qui e basta. Senza una ragione».
Caddero di nuovo in un lungo silenzio. Entrambi persi nei loro ricordi a contemplare le fiamme ormai troppo basse del falò.
«Lo troverai» se ne uscì infine Arthur con tono stranamente deciso «Troverai il tuo scopo, il motivo e sarà come... destino. Perchè c'è sempre una ragione, per tutto» gli spiegò.
I suoi occhi blu erano così luminosi che Merlin si sentì arrossire senza alcun ragionevole motivo.
«Hai ragione» gli sorrise stranamente confortato da quelle parole e quando l'altro ricambiò, il suo cuore sembrò battere tre volte più veloce del normale «Grazie» bisbigliò e per qualche motivo, il suo corpo era scivolato lungo il tronco fino a sfiorare quello dell'altro e i loro visi adesso erano così vicini da sentirne il respiro sulle guance.
Per un attimo il mago odiò la donna che nel suo egoismo aveva nascosto un simile prezioso gioiello in una torre. Come osava fare una cosa simile al mondo? A lui?
Le sue dita salirono a sfiorare la mascella dell'altro e i suoi respiri accelerarono.
Che stava facendo? Era impazzito?
«Io...» mormorò con voce roca.
Gli occhi spalancati di Arthur lo fissavano intensi, ingenui, fiduciosi.
«Devo raccogliere della legna» farfugliò saltando in piedi e fuggendo nella foresta dandosi dell'imbecille.
Ancora non sapeva se lo era per quello che stava per fare o per quello che non aveva fatto.

****

Rimasto solo, Arthur intratteneva pensieri molto simili.
Non aveva dubbi su cosa fosse quasi accaduto e il pensiero che in fondo, un bacio non gli sarebbe affatto dispiaciuto, lo rendeva ancora più nervoso.
Quelli erano pensieri da principesse, non da guerrieri!
Lui doveva pensare a battaglie e tornei, a modi per dimostrare a tutti il suo valore.
Non a come convincere Merlin a darsi una mossa e baciarlo davvero invece di continuare a torturarlo con i suoi sorrisi e gli sguardi languidi.
Forse stava impazzendo.
Ma Merlin era così... così... perfetto.
Insieme a lui si sentiva completo. A suo agio.
Non aveva mai provato una cosa simile prima di allora.
«Vedo che qualcuno si è trovato un amichetto».
Dal bosco, la familiare figura di una donna avanzò verso il loro accampamento improvvisato.
«Madre» esclamò Arthur saltando in piedi «Cosa ci fate qui?»
Nimueh sorrise, le labbra rosso sangue increspate e gli occhi di ghiaccio fissi sul suo volto con rabbia «Vuoi dire come ti ho trovato?» gli chiese di rimando studiandolo da capo a piedi.
Arthur sentì un forte senso di colpa strisciargli traditore nel petto «Mi dispiace» bisbigliò fissandosi gli stivali «Però... volevo davvero vedere quelle lanterne e voi...» la voce gli morì sulle labbra.
«Adesso basta con tutti questi capricci, torniamo a casa» lo afferrò dal polso, ma Arthur si ritrasse sfuggendo alla sua stretta «No» sibilò guardandola dritto negli occhi, facendosi coraggio per la prima volta in vita sua «Non voglio tornare là... forse non ci tornerò mai più» inghiottì cercando di non distogliere gli occhi, ma era difficile, così difficile.
«No?» ripeté lei e la sua voce era come gelido vento «E dove vorresti andare allora?»
Prese a girargli intorno come un leone con la sua preda, il lungo vestito rosso strusciava contro il terreno dietro di lei rendendola quasi spaventosa «Pensi di poter restare con quel piccolo stregone? Merlin
«Cosa?» squittì con voce stridula. Le guance improvvisamente in fiamme.
«Non credere che non vi abbia visto. So cosa cerchi di fare, ma tutte le moine del mondo non ti serviranno. E' un ladro e un bugiardo. Quando gli avrai ridato ciò che vuole ti abbandonerà senza un secondo sguardo. E allora che farai Arthur? Tutto solo in questo mondo pieno di pericoli?»
Ma il principe strinse i pugni sfidandola con lo sguardo «Non è così» negò con vigore.
Sua madre sorrise quasi soddisfatta «Dimostralo allora» gettò qualcosa sul terreno, ai suoi piedi.
Abbassando gli occhi Arthur scoprì che era la borsa di Merlin. L'oro che aveva usato per ricattarlo. Una vaga sensazione di orrore si fece largo nel suo petto.
Era assurdo, non credeva davvero che Merlin lo avrebbe lasciato per il denaro.
Era certo che non l'avrebbe fatto. Non ora che...
Che... cosa? Non c'era proprio niente tra di loro se non i suoi sciocchi pensieri.
«Ridagliela subito e scopri se hai ragione. O forse, hai paura della risposta?»
Arthur boccheggiò nel vano tentativo di negarlo, di dirle che aveva torto, che si fidava del mago e sapeva che non l'avrebbe mai tradito, ma nessuna parola riuscì a lasciare le sue labbra.
Un rumore di rami spezzati alle loro spalle li avvertì del ritorno di Merlin.
Il tempo di voltarsi e Nimueh era scomparsa nel nulla.
«Ho trovato un mucchio di rami» disse allegramente Merlin trovandolo in piedi intento a fissare la foresta «C'è qualcosa che non va?»
«No» mormorò Arthur «Niente» scosse la testa tornando a sedersi sul loro tronco, aiutando il mago a ravvivare le fiamme.
«Quanto manca alla città?»
«Non molto, domani mattina arriveremo in tempo per la festa, dovremo stare attenti alle guardie. Non credo di essere esattamente benvoluto in questo momento».
Arthur ripensò alla borsa che aveva nascosto in fretta tra i suoi vestiti «Per l'oro che hai rubato?»
«Preso in prestito» brontolò l'altro, quasi affrontato da quell'accusa.
Arthur voleva chiedergli perchè lo avesse fatto, ma la risposta gli faceva troppo paura.
Sarebbe cambiato qualcosa tra di loro se avesse scoperto che era solo per avidità?
Che non era la prima volta? In fondo lo sapeva, aveva saputo fin dal principio che quell'oro era rubato. Perciò perchè adesso avrebbe dovuto fare una differenza?
«Era per il mio villaggio comunque» se ne uscì Merlin quasi leggendogli nel pensiero. «Sarebbero morti di fame senza denaro. Non potevo starmene a guardare senza fare niente... quando le cose andranno meglio, troverò il modo di restituire tutto» spiegò stendendosi a terra e chiudendo gli occhi «Buonanotte».
Arthur lo fissò a lungo in silenzio.
Era strano come quella breve spiegazione potesse farlo sentire sollevato. Felice.
Strano e un po' patetico.
Con un nodo in gola, Arthur si sdraiò a sua volta e chiuse gli occhi.
«Buonanotte, Merlin» bisbigliò a sua volta.
Pensieri di oro, lanterne e torri lontane, lo tennero sveglio tutta la notte.

****

Camelot era meglio di ogni fantasia o sogno o illusione si fosse mai fatto.
Ogni strada e vicolo erano pieni di persone.
Bancarelle di dolciumi e stoffe in ogni angolo, giochi organizzati in ogni piazza.
La fontana nel cortile di palazzo era enorme, l'acqua fresca e scintillante, per non parlare del palazzo reale.
Era perfino più alto della sua torre, con le mura bianche e i gargoyles imponenti sulle torri.
Non aveva mai visto nulla di simile e dubitava che potesse esserci qualcosa di più bello in tutto il mondo.
All'ingresso, era stato appeso un immenso affresco raffigurante i regnanti.
La giovane regina Ygraine dai lunghi riccioli biondi e il dolce sorriso rivolto a quello che doveva essere il famoso principe perduto, avvolto in una coperta rossa tra le sue braccia.
Arthur era rimasto colpito dalla storia del regno e da quel re dal viso severo che non si arrendeva al passaggio del tempo e continuava ad attendere il figlio in modo quasi disperato.
Sorridendo di fronte alle sue infinite domande, Merlin lo aveva trascinato in biblioteca dove un anziano signore dalla buffa barbetta a punta si era pulito gli occhiali in un fazzoletto con aria pensosa prima di dar loro una montagna di libri sull'argomento.
Arthur però, si era stufato in fretta di leggere.
Aveva passato fin troppo tempo sui libri, voleva stare all'aperto adesso.
Voleva il sole e le risate. Le chiacchiere della gente. Le loro storie.
Voleva tirare con l'arco e assaggiare torte e biscotti, saltare la corda ed usare finalmente una spada vera.
Anche i cavalieri che pattugliavano le strade, indossando svolazzanti mantelli rossi e lucide armature di metallo, erano meravigliosi.
Lo stemma di Camelot, dipinto in ogni dove, era un dragone d'oro dall'aria maestosa. Arthur non poteva fare a meno di incantarsi a guardarlo in ogni stendardo.
Quanto a Merlin, nessuno sembrava averlo riconosciuto, probabilmente a causa dell'infinito numero di persone che si era riversato in città in quel giorno di festa.
Arthur non si era mai sentito più felice di così.
Quando la sera iniziò ad avvicinarsi, la musica invase ogni angolo della città e le torce cominciarono ad illuminare le strade.
I bambini si disposero in grandi cerchi volteggiando a ritmo di tamburo e ridendo felici.
Ben presto anche tutti gli altri seguirono il loro esempio sebbene in modo più ordinato.
Arthur li osservò a lungo, cercando di capire i passi.
Non aveva mai ballato prima, ma sembrava divertente.
Quando finalmente si sentì pronto a provare, afferrò il polso di Merlin e, sordo ad ogni sua protesta, se lo trascinò dietro.
Gli passò una mano in vita come aveva visto fare a tutti gli altri e volteggiò con lui fino a perdere il fiato.
Merlin rideva e inciampava per poi ricominciare a ballare. La fronte presto imperlata di sudore e gli occhi luminosi.
Così da vicino, Arthur si accorse di essere più basso di lui, sebbene di poco e lo strinse un po' di più continuando a danzare felice tra le sue braccia.
Chiedendosi se non fosse solo un sogno quello di rimanere così per sempre.

****

«Dove andiamo?» chiese curiosamente mentre si addentravano nel bosco.
Dopo le danze, Merlin gli aveva chiesto di seguirlo ed era sparito tra gli alberi dietro al palazzo reale.
«Non volevi vedere le lanterne?»
Il mago sorrise stranamente soddisfatto di sè, Arthur si guardò attorno. C'era un lago, un piccolo lago dall'acqua limpida.
Senza spiegarsi di più, il mago tese la mano verso l'acqua e mormorò veloci parole in una lingua che non conosceva, ma che aveva sentito milioni di volte sulle labbra di sua madre.
«Fidati di me, avrai un posto d'onore» ammiccò facendolo arrossire, mentre una vecchia barca senza remi si fermava accanto a loro, sulla riva.
Merlin salì senza esitazione e guardò il suo compagno, sospirando Arthur lo seguì e si mise seduto sul lato opposto, guardando l'acqua cristallina scivolare sotto di loro.
«Ti ho preso questo alla festa» gli disse il mago quando la barca prese di nuovo a muoversi, spinta solo dalla magia.
Gli tese una sciarpa, simile a quella che lui portava attorno al collo, nulla di più di un rettangolo di stoffa rossa, con un drago d'oro ricamato sull'angolo, eppure Arthur sentì la gola chiudersi in un nodo soffocante.
«Non devi metterla se non ti piace, ho solo pensato che fosse carina... per ricordarti di oggi» mormorò Merlin interpretando male la sua reazione.
Arthur non riuscì a rispondere. Provava troppe emozioni tutte insieme per riuscire a metterle in parole, ma si legò la sciarpa al collo con cura e gli sorrise «Grazie» mormorò e d'improvviso, ogni incertezza non importava più.
Era lui il cavaliere in fondo. E i cavalieri conquistavano, giusto? Si prendevano quello che volevano e non chiedevano il permesso a nessuno.
Perciò se voleva conquistare uno stupido e goffo mago erano affari suoi, giusto?
E così, senza indugiare oltre, Arthur si chinò in avanti e posò le labbra su quelle di Merlin reclamandole come sue. Suo territorio.
Il mago gemette sorpreso, ma non si ritrasse. Arthur lo sentì sospirare e le sue braccia si strinsero intorno al collo dell'altro avvicinando i loro corpi fino ad annegare nel suo calore.
Intorno a loro, le lanterne si sollevarono lentamente nel cielo da ogni angolo del regno, una scia di fuoco luminosa accese la notte mentre, al centro del lago, su una piccola barca immobile, i due ragazzi continuavano a baciarsi, ignari di ogni altra cosa.

****

«Eccolo».
Nimueh guardò con disgusto i due ragazzi che amoreggiavano sulla barca.
Così ingenui, incapaci di pensare ad altro se non a loro stessi. Guidati dai loro ormoni impazziti.
Non aveva mai capito come qualcuno potesse perdere così il controllo di sè. Ridicolo.
Meglio per lei in fondo.
Grazie a questo avrebbe potuto ottenere ciò che desiderava.
Peccato dover riporre fiducia in quei due idioti che l'accompagnavano.
Mordred e Alvarr. Non era stato difficile rintracciarli e accordarsi con loro, ma era stato disgustoso dover negoziare con quei due.
Se Mordred aveva almeno del potenziale, Alvarr non era altro che un bandito da due soldi. Assetato di soldi e sangue, la sua magia così tenue da essere quasi ridicola.
In altre occasioni si sarebbe sbarazzata di lui senza pensarci due volte.
Ma visto come stavano le cose...
«Perchè ce lo consegni?» gli chiese Alvarr fissandola sospettoso. Non aveva dubbi che non avrebbe rispettato il patto. Quelli come lui non lo facevano mai, ma non importava.
«Il ragazzo che è con lui, è mio. Merlin e l'oro non mi servono a nulla» spiegò con voce minacciosa, quasi avvertendoli di cosa sarebbe accaduto loro se avessero osato toccare Arthur.
Se Mordred sembrava capire con chi aveva a che fare, Alvarr non sembrava minimamente preoccupato. Stupido.
Non sapeva nemmeno chi fosse Arthur o cosa rappresentasse.
Emrys non perirà così facilmente.
Nimueh sobbalzò sorpresa fissando il bambino druido, non si aspettava avesse il potere di raggiungere la sua mente. Sarebbe stato un peccato ucciderlo.
Fà la tua parte, Mordred. E resta fuori dalla mia mente gli sibilò di rimando, costringendolo a distogliere gli occhi.
«Andate ora» ordinò ai due.
Alvarr sembrò sul punto di lamentarsi, ma Mordred lo fermò con un'occhiata.
Nimueh sorrise. Un vero peccato, pensò guardandoli strisciare silenziosi verso il lago.
Certo avrebbe potuto riportare Arthur alla torre con la forza, ma poi avrebbe cercato di scappare. Conosceva il suo principe. Era testardo, orgoglioso.
Era convinto di amare quel mago e avrebbe lottato fino all'ultimo respiro per restare con lui.
Ed anche quel Merlin probabilmente avrebbe cercato di ritrovarlo, di salvarlo.
Separarli sarebbe stata solo una seccatura.
C'era un modo molto più semplice per dimostrare ad Arthur quanto il mondo fosse crudele,quanto fosse facile rimanere feriti e soli.
Presto sarebbe corso tra le sue braccia pregandola di riportarlo alla torre.
Con sua madre.
La piccola avventura di Arthur Pendragon stava già per volgere al termine.

****

Arthur scese dalla barca sentendosi stranamente instabile sui piedi.
Non poteva credere a ciò che era appena accaduto, era un miracolo.
Le parole di Nimueh ormai non lo preoccupavano più, erano distanti, senza importanza.
Merlin non stava fingendo, non stava mentendo, aveva ragione.
Nessuno avrebbe potuto fingere quello sguardo, quel sentimento.
Sua madre aveva ovviamente sbagliato, si convinse, il che gli fece tornare in mente qualcos'altro.
«Merlin» mormorò attirando l’attenzione dell’altro «C’è qualcosa che avrei dovuto ridarti molto tempo fa» continuò estraendo la borsa dai vestiti dove l’aveva celata tutto il giorno, indeciso se restituirla o meno, se fidarsi oppure no «Ma credo che ormai non farà molta differenza» sorrise forse ancora un po' incerto.
Il mago lo fissò in silenzio, a bocca aperta per lo stupore, prima di posare le mani sulle sue «Non dovevi…» cominciò.
Arthur scosse la testa «Dubito che sparirai nel nulla adesso che hai di nuovo il tuo oro» scherzò anche se c’era ancora un piccola parte di lui che non poteva fare a meno di chiedersi cosa avrebbe fatto l'altro.
«Arthur, io…» bisbigliò il mago chinando il viso verso il suo.
«Credo che quell’oro appartenga a noi» entrambi sussultarono al suono improvviso di quella voce.
La borsa cadde sul terreno con un tonfo, rovesciando tutto il suo contenuto.
Merlin saltò tra lui ed il nuovo arrivato con aria quasi spaventata.
Era un ladro o qualcosa di simile? Merlin lo conosceva?
«Alvarr cosa ci fai qui?» chiese il mago con voce stranamente stridula.
«Credevi forse di poterci scappare per sempre?» l'uomo teneva un pugnale in mano, non lo aveva ancora puntato contro di loro, ma il suo sguardo non era affatto promettente.
«Non è come credi, non avevo intenzione di…» cominciò a spiegarsi Merlin, tenendo le mani in alto come per mostrare all’altro che non aveva intenzione di combatterlo.
«Di rubarci la nostra parte?» Alvarr sorrise minaccioso, la stretta sul pugnale più salda.
Il mago deglutì a vuoto, gettando un’occhiata ad Arthur che sembrava dirgli non fare niente di stupido. Il principe quasi sbuffò irritato.
«Ascolta, prenditi pure tutto, okay? Troverò un altro modo per salvare il villaggio».
Alvarr finse di pensarci a fondo, passandosi una mano sulla guancia ispida «Hai ragione» pronunciò infine «Mi prenderò tutto. Compresa la principessina» sibilò lanciandosi contro di loro.
Merlin spinse Arthur indietro facendogli perdere l’equilibrio.
Quando riuscì a rialzarsi, gli altri due erano un unico groviglio di corpi a terra, ognuno in lotta per afferrare il pugnale, anche volendo non avrebbe potuto aiutare il mago in quelle condizioni. Rischiava di ferirlo.
Nel panico, Arthur sentì un fruscio di rami alle sue spalle, dal bosco un bambino dal viso pallido e gli intensi occhi azzurri lo fissò indecifrabile.
Solo guardarlo gli fece provare un tremito lungo tutta la schiena.
Inghiottendo, Arthur estrasse la spada di legno, rendendosi conto di quanto ridicolo sembrasse a starsene lì con un giocattolo tra le mani, ma quello era un bambino in fondo.
Quanto poteva essere difficile sconfiggerlo?
Solo una manciata di secondi ed ebbe la sua risposta.
Il bambino chiuse gli occhi e la sua unica difesa gli scivolò dalle dita con facilità assurda finendo dritta nell’acqua scura del lago. Arthur gridò cercando di recuperarla, ma gli fu impossibile.
Il bambino sorrise avvicinandosi di un passo, Arthur indietreggiò, ma inciampò rovinando a terra.
Il druido puntò la mano contro di lui e il principe strinse gli occhi convinto che l'avrebbe ucciso.
«Arthur!» una folata di vento colpì il suo avversario dritta nel petto scagliandolo contro un albero, Merlin si inginocchiò al suo fianco «Stai bene?»
Arthur annuì ancora scosso, incapace di parlare.
«Dobbiamo andarcene prima che...» il mago si interruppe all'improvviso, gli occhi sgranati e la bocca contorta in un grido silenzioso.
«Merlin?» mormorò confuso Arthur, ma dalla bocca dell'altro uscì solo un verso strozzato.Inorridito, il principe lo afferrò quando il suo corpo cominciò a vacillare riversandosi a terra. Piccole gocce di sangue scivolarono dall'angolo della sua bocca e un pugnale macchiato di terra spuntava dalla sua schiena.
«Merlin!» gridò spaventato. Scuotendolo senza risultato.
La risata di Alvarr si alzò da poco distante.
Arthur alzò il viso cinereo per scoprire gli occhi castani del druido fissarlo gongolanti, trionfanti «Uno scarafaggio in meno» commentò con un sorriso e il principe non ci vide più .
Furioso, si scagliò contro di lui tempestandolo di pugni e calci.
Com'era possibile? Com'era accaduto?
Solo un attimo prima era tutto perfetto.
Solo un minuto prima credeva di aver trovato il suo posto ed ora… ora… Merlin
Alvarr si liberò ben presto di lui, togliendoselo di dosso come se non fosse altro che un bambino e afferrandolo dai capelli «Non ti disperare adesso, rivedrai presto il tuo stregone principessina» gli mormorò all'orecchio.
Proprio allora il corpo dell'uomo sembrò prendere fuoco davanti ai suoi occhi, un lampo di luce accecante che lo tramutò in cenere lasciando il principe solo nella radura, con il suo dolore e le sue ferite.
«Arthur, sei ferito?» qualcuno lo abbracciò, piccole mani calde e familiari.
Arthur gridò e si divincolò, ma la presa si fece più stretta «Andrà tutto bene, vedrai» continuò a mormorare la voce, ma non era vero. Non poteva più esserlo, perchè il suo Merlin era morto e niente sarebbe più andato bene.
Minuti, forse ore dopo, Nimueh gli scostò i capelli dalla fronte guardandolo con dolcezza «Va meglio adesso?»
Arthur scosse la testa «Merlin…» provò a dire, a spiegare, ma la strega scosse il capo con aria addolorata «Mi dispiace così tanto».
«Non è colpa tua» mormorò con voce roca.
«Vieni, doniamo il suo corpo al lago e poi torniamo a casa, va bene?»
Arthur annuì contro la sua spalla, incapace di opporsi, incapace di dire o fare altro.
Sentendosi totalmente prosciugato, con gli occhi carichi di lacrime e il cuore pesante.
A casa.
Solo poche ore prima aveva giurato a se stesso di non tornarci più.
E adesso desiderava non averla mai abbandonata.

****

Merlin, Merlin

Qualcuno lo chiamava.
Era strano. Era sicuro di essere morto. O di doverlo essere, almeno.
Avrebbe spiegato perché si sentiva così leggero, così scollegato dal suo corpo.
Non era una sensazione spiacevole. Non sentiva dolore, né preoccupazione.
Ma non era neppure piacevole.
Per prima cosa non gli piaceva il pensiero di essere morto, non ora che aveva conosciuto Arthur. E di certo non per mano di Alvarr.
In più, non sentiva neppure la sua magia, quel piacevole formicolio che gli scorreva nelle vene da sempre, era sparito.
Per finire, non si aspettava che la morte fosse così... noiosa.
Galleggiava in un posto sconosciuto, freddo e scuro.
Avrebbe giurato che si trattasse di acqua, ma era impossibile.
Perchè mai l'aldilà doveva essere fatto d'acqua?

Merlin, Merlin

Ancora quella voce.
Sembrava una ragazza, ma non era familiare. Era certo di non conoscerla.
Forse sbagliava persona. Era possibile. Chissà quanti Merlin c'erano tra i morti...

Svegliati!

Merlin spalancò gli occhi.
C’erano delle rovine intorno a lui.
Resti di un tempio dalle alte colonne distrutte e il pavimento ridotto a sabbia bianca.
«Benvenuto Emrys, era molto che ti aspettavo».
Sull’altare davanti a lui, una donna lo guardava sorridendo.
Non era esattamente una donna, sembrava più un riflesso, col corpo trasparente e limpido.
«Chi siete?» mormorò incuriosito, trattenendosi a stento da toccarla per capire se era davvero d’acqua come sembrava.
«Freya, la dama del lago» spiegò lei, i lunghi capelli fluttuanti come onde «Attendo la tua venuta da centinaia di anni ormai».
«Non capisco» rispose lui, sentendosi del tutto fuori luogo.
Probabilmente c’era stato qualche tipo di errore, non conosceva alcuna dama del lago e di certo non c’era motivo per cui dovesse attendere proprio lui da tutto quel tempo.
«La tua venuta è stata profetizzata molto tempo fa da una delle mie sorelle. Purtroppo la stessa visione, le rivelò che tu ed Arthur sareste stati la causa della fine di nostra sorella Nimueh. Lei è la più potente tra di noi e non volle accettare la profezia. Relegò nostra sorella in una forma minore, legando le loro anime così che solo la sua morte potesse spezzare l’incanto» spiegò con voce addolorata.
Merlin si sentì male per lei, ma ancora non capiva «E' una storia molto triste e mi dispiace molto per vostra sorella, ma io cosa c'entro?»
«Tu Emrys, ucciderai Nimueh e libererai Morgana. E' questo il tuo destino».
«Ma non so neppure chi sia questa Nimueh».
«Si invece. Vent’anni fa, Nimueh rapì il principe di Camelot e lo portò in un luogo lontano, una torre nascosta agli occhi di tutti» raccontò Freya con voce nostalgica.
Merlin trovava quella storia orrendamente familiare. Possibile che…
«Aspetta un secondo, non vorrai dire che Arthur è il principe perduto? Quel principe perduto!»
Freya annuì sorridendo «Spetta a te salvarlo».
A quelle parole il cuore del mago perse un battito, il suo Arthur era un principe.
Il principe perduto. Ed era in pericolo!
«Cosa devo fare per salvarlo?» chiese con decisione.
La dama lo guardò con occhi sorridenti e allungò la mano verso di lui, in attesa.
Dopo un attimo di incertezza, il mago sfiorò le sue dita con le proprie e un’immensa luce si sprigionò tutt’intorno costringendolo a chiudere gli occhi.
Quando li riaprì, tra le loro mani, c’era la spada più bella che avesse mai visto.
Un'elsa d’oro su una lama brillante. Sui sue lati c'erano delle scritte, una diceva Raccoglimi e l'altra Gettami via.
«Questa è Excalibur» gli spiegò la dama del lago «L’unica arma in grado di uccidere Nimueh».
Merlin l'esaminò a lungo incantato, prima di impugnarla e accarezzarne la lama con reverenza.
«Va ora. Arthur ti attende».
«Aspettate, io non sono sicuro di...»
«Non c'è tempo Merlin, devi compiere il tuo destino o sarà troppo tardi. Ti condurrò alla sua torre, ma non posso aiutarti di più. La magia di Nimueh purtroppo è più forte della mia».
Merlin cercò di farla ragionare, di spiegarle che non era un guerriero, che non sapeva usare una spada, ma un attimo dopo sia Freya che il lago erano spariti.
La torre in cui aveva incontrato Arthur si ergeva nella radura silenziosa.
Merlin si guardò attorno confuso, non era la sua immaginazione, era davvero tornato lì.
Era tutto vero.
Dopo essersi legato Excalibur in spalla, il mago si avvicinò alla torre.
«Arthur!» chiamò a gran voce «Arthur!» ma nessuno ripose e il cuore gli si strinse per la paura. Che fosse arrivato tardi?
Se Nimueh aveva fatto qualcosa ad Arthur...
Non sapeva se era in grado di sconfiggerla, ma almeno ci avrebbe provato, doveva provarci.
Per il suo principe.
Con un respiro  afferrò le piante che l'avevano aiutato a salire la prima volta, ma si spezzarono tra le sue dita.
La magia che le aveva animate sembrava come svanita nel nulla.
Provò a girare intorno alla torre, ma non trovò alcun modo per entrare.
Iniziando a sentirsi disperato, Merlin provò a scalare la torre a mani nude, ma ogni due passi scivolava di nuovo a terra.
Allora, come un miracolo, una corda d'oro cadde giù dalla torre.
Merlin fissò in alto, convinto che fosse stato Arthur a lanciarla.
Ma perchè non parlava? Forse non poteva? Nimueh aveva fatto qualcosa alla sua voce?
Senza attendere oltre, Merlin afferrò la corda e cominciò a salire.

****

Arthur era rimasto sdraiato sul suo letto per tutto il tempo.
Non piangeva, non aveva versato neppure una lacrima da quando Merlin era morto.
Non gli piaceva piangere, non gli piaceva essere debole.
Eppure il dolore era così forte da tagliargli il respiro.
«Oh Morgana, cosa devo fare?» chiese con voce roca, cercando la sua fidata compagna che però non era lì. Quando le sue mani toccarono le coperte vuote, Arthur si alzò, rovistando tra i cuscini alla ricerca della sua unica amica «Morgana?» chiamò un paio di volte, ma ovviamente lei non rispose.
In fondo non poteva davvero farlo anche se, spesso, gli sembrava quasi viva.
Fu solo quando si inginocchiò sul pavimento per vedere se era finita sotto al letto, che la vide.
La sua dolce bambola era riversa per terra, in un angolo della stanza.
Piccole schegge di ceramica la circondavano.
Con un nodo in gola Arthur la voltò. Il volto perfetto non era più liscio e pallido, ma venato  e rotto sul lato sinistro, un occhio quasi pronto a cadere «Morgana» mormorò tristemente accarezzandole i capelli. Stava perdendo tutto ciò a cui teneva di più. Tutto solo perchè era uscito da quella stupida torre.
«Ci penso io, stai tranquilla» la rassicurò togliendosi il fazzoletto che ancora portava al collo e legandolo intorno alla testa della bambola come una benda.
Il drago d'oro ne copriva l'occhio ormai rotto «Ecco fatto, così guarirai» le promise con voce rotta «Almeno tu».
E forse era impazzito, ma gli sembrò di sentire una mano accarezzargli la nuca con affetto.
Stringendosela al petto, tornò a sdraiarsi e chiuse gli occhi cercando di dormire.
Tra le sue braccia, l'occhio di Morgana divenne dorato.
Una grande stanza familiare. Lunghe vetrate colorate. Voci che ridevano, che gli parlavano.  
Non sapeva perchè, ma sentiva di essere a casa.
Qualcuno lo teneva in braccio, un uomo dal volto molto triste.
Un uomo che aveva già visto. A Camelot.
E c'era uno stemma, un drago d'oro, sul soffitto della stanza.
Non era possibile, pensò inorridito.
Quando riaprì gli occhi, Arthur aveva la certezza di essere il principe perduto di Camelot.
Era lui quell'Arthur. Arthur Pendragon.
E Nimueh non era sua madre.
Era solo una bugiarda manipolatrice.

****

Quando finalmente arrivò in cima alla torre ed entrò dalla finestra, ad attenderlo trovò una brutta sorpresa.
Nimueh teneva Arthur dalla gola sorridendo a Merlin come un gatto di fronte al topo.
«Bene, se non è il nostro caro piccolo stregone. Ancora vivo allora?»
«Lascialo andare Nimueh» le ordinò con molta più sicurezza di quella che provava realmente.
Il principe nel vederlo prese a dimenarsi nella stretta della donna, ma la strega era molto più forte di quanto non sembrasse e non si lasciò sorprendere.
Ridendo, mormorò un incantesimo. Una scarica di lampi prese vita sul suo palmo, Merlin si gettò a terra per evitarla, ma non fece in tempo a rimettersi in ginocchio che un altro lampo lo colpì dritto al centro del petto.
«Merlin» sentì gridare Arthur che, finalmente, con un calcio riuscì a liberarsi e ad allontanarsi dalla strega.
«Siete davvero seccanti» sibilò lei con odio «E tu Arthur, sei diventato fin troppo ribelle. Credo proprio che ti terrò in catene da oggi in poi, così vedremo se riuscirai a scappare di nuovo».
«Non tornerò mai con te, Nimueh! Preferisco morire!»
«Oh, anche questo si può fare» gli lanciò contro una palla di fuoco, Merlin afferrò il principe dalle spalle tirandoselo addosso per salvarlo.
Estrasse la spada e si rialzò scagliandosi contro la strega, ma lei era pronta a riceverlo e lo colpì con un'altro lampo che lo fece ruzzolare a terra, il corpo tremante per il dolore.
Excalibur scivolò sul pavimento fuori dalla sua presa.
Nimueh sorrise preparandosi ad ucciderlo, poche parole magiche e una palla di fuoco si formò sul palmo della sua mano «Ultime parole, Merlin?» gli chiese con un sorriso «O dovrei dire Emrys? Devo dire di essere profondamente delusa, mi aspettavo molto di più».
Il mago sentì il cuore martellargli nel petto convinto che fosse la fine, ma il sorriso di Nimueh scomparve all'improvviso.
Il suo viso una maschera di stupore ed orrore, quando la lama di Excalibur spuntò dal suo petto facendola esplodere in cenere.
«Va all'inferno strega» sibilò Arthur, guardandola sparire.
Solo quando i resti della strega toccarono terra, il principe si permise di scivolare sudato ed ansimante sulle assi di legno del pavimento.
«Stai bene?» gli chiese inginocchiandosi al suo fianco. Osservandolo con cura, come se temesse di vederlo sparire da un momento all'altro. Non lo biasimava, anche lui avrebbe reagito così se lo avesse visto morire solo poche ore prima.
«Credo di si» rispose il mago massaggiandosi il collo «E tu?»
«Mai stato meglio» sorrise Arthur « Ho sempre saputo che sarei stato importante un giorno e adesso sono un principe».
Merlin si lasciò cadere sul pavimento sbuffando «Il tuo ego diventerà ancora più grande adesso».
«Porta rispetto per il tuo principe».
«Mio? Mi piace questa parola» rise il mago e Arthur lo colpì ad una spalla per poi chinarsi su di lui e baciarlo. A lungo.
«Oh tranquilli, non disturbatevi ad aiutarmi. Ce la faccio da sola. In fondo essere rinchiusa in una stupida bambola per decenni è stata una vera passeggiata».
I due si voltarono sorpresi, il principe pronto a combattere chiunque li avesse interrotti, ma Merlin lo fermò.
Osservò in silenzio la donna che li aveva interrotti,  pelle color pesca e lunghi capelli neri intorno al volto, Morgana non era così diversa dalla sua versione di porcellana.
«Ciao Morgana» gli sorrise «E grazie per avermi aiutato a salire sulla torre».
Morgana ammiccò «Di nulla, ero davvero stufa di sorbirmi le lamentele di questo moccioso. Era ora di passare il compito a qualcun altro».
«Morgana?» Il principe squittì passando lo sguardo inorridito da lei al mago.
«Chi altre? Quella Nimueh aveva davvero un gran coraggio, quasi mi spiaccicava contro il muro» si lamentò spazzolandosi il lungo vestito di seta verde.
«Tutto questo tempo eri... cosciente?» lo strano rossore diffuso sul volto del principe convinse Merlin a fare una lunga chiacchierata con Morgana appena possibile.
«Oh tranquillo principino, i tuoi segreti moriranno con me» era chiaro a tutti i presenti che stava mentendo.
«Bene, adesso scusatemi. Ho una sorella da ringraziare e una casa a cui tornare. Finalmente». Senza attendere risposta, la veggente svanì nel nulla.
Non che Arthur e Merlin se ne preoccupassero.
C'erano altre questioni da risolvere in fondo.
E il letto era un luogo abbastanza comodo per farlo.

****

Come tutte le favole anche questa era finita.
Arthur tornò a Camelot per diventare il principe che era da sempre destinato ad essere.
Uther lo accolse con un abbraccio e una virile pacca sulle spalle. Erano Pendragon in fondo.
Ma grazie ai suoi lunghi racconti e alle sue infinite preghiere, le leggi contro la magia vennero cancellate e Merlin nominato mago di corte.
Il villaggio di Ealdor venne aiutato a superare quell'inverno e molti altri a seguire e tutto il popolo accolse il suo principe perduto con gioia.
Quanto a Morgana, la donna comparve qualche settimana dopo alla loro porta, reclamando un'intera ala del castello perchè, a suo dire, stare dentro ad un lago non era affatto divertente come ricordava e l'acqua le rovinava i capelli.
Il mago sapeva che in realtà le mancava Arthur, anche se nessuno dei due avrebbe mai ammesso di essersi affezionato all'altro.
Quanto ad Arthur e Merlin... beh... loro rimasero esattamente gli stessi.
Pronti a litigare e a fare pace... ancora... ancora... ancora... felici e contenti...
                                                                                                                               Per Sempre.


EnD


Finita anche questa!!Spero che vi abbia divertito come ha divertito me scriverla!xDDD
Non so se avete notato, ma nelle ultime storie sto usando un carattere più piccolo perchè quello precedente mi sembrava gigante, riuscite a leggere comunque bene o preferivate quello di prima?? Se vi infastidisce ditemelo pure, provvederò!xDD
A presto!!
Kiss
   
 
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