Una luce anoressica filtra tra le ante. Forse, se le
chiudesse, si addormenterebbe. Lo lega al letto una stanchezza torpida che
non porta il sonno. Rimangono sveglissime l'anima e la mente.
Dorme, lei, accanto; respira placida,come bambina
incolpevole dei suoi atti. Ne sente egli il peso e il sonno non viene.
Lei dorme, un respiro dietro l'altro, ed egli,
sveglio, guarda una lama di luce pallida, notturna trafiggere il soffitto. L'insonnia apre la gabbia dei ricordi. Sono
un dolore, dentro al petto, in fondo alla gola, soffocante. Strizza gli occhi,
morde le labbra.
Ma s'agitano, uccelli impazziti, sfuggono alle maglie
della rete tessuta nel giorno nella debolezza della notte. Di nuovo la vede, di
nuovo la sente, mormorare le parole, agire gli atti, di cui non sente il peso.
Non ti
preoccupare, siamo soli, non c'è fretta, ancora un bacio. Dammi un bacio, sono
stata bene.
Lei dorme ed egli la guarda. Tremante, elettrica luce,
le acquarella le labbra, il mento rotondo, il collo. La carotide palpita, ritmo innocente. E' incolpevole, pallida,
dormiente.
Ti amo, amo solo te lo sai. Ti
amo da prima, ti amo da sempre. Non andare via, di cosa hai paura? Non torna
non può tornare e anche se tornasse?
Egli è sveglio e sente il peso degli atti di lei. Lei
che dorme, senza colpa. Non è sua la colpa, come potrebbe essere colpevole? Il
suo respiro è così lieve.
E' dell'amore, la colpa. Se non l'amasse, potrebbe
dormire, non guarderebbe il soffitto e la luce e le labbra di lei e il suo
mento rotondo e il suo collo.
Se non l'amasse, uccelli impazziti non s'agiterebbero
nella sua anima, ferendosi le ali e i capi delicati.
Se non l'amasse se ne sarebbe andato. Invece è insonne,
nello stesso letto e la guarda dormire. Si è sempre chiesto come qualcuno
possa. Ora capisce. Sarebbe facile, non c'è soluzione al dolore.
Lei dorme, respira lieve ed ha collo fragile e
sottile. Basterebbe un momento. Spalancherebbe gli occhi e le labbra, non
avrebbe la forza di dibattersi.
Basterebbe un momento e il respiro cesserebbe. Dormirebbe, per sempre.
Poggia le mani, su quella pelle sempre fredda più
della sua, presto fredda e basta. Sente il respiro nelle mani, il suo si
blocca.
Le tremano le palpebre. Sorride, che c'è?
Niente. La violenza abortita si trasforma in carezza.
In fondo, al dolore, non c'è soluzione.