*Starbucks*
Londra; metropoli a misura d’uomo.
Chilometri d’asfalto che si snodano, tra parchi
naturali e laghetti artificiali, ricoperti da chewing-gum rinsecchiti.
La città dove è possibile vedere
contemporaneamente, sedute al tavolo di una caffetteria, aitanti settantenni
che sorseggiano il the in eleganti tazze di ceramica, consultando
l’orologio da taschino, ligie alla regola che vuole la cerimonia del the
come il rito a chiusura di una giornata di lavoro-o, nel loro caso, di
chiacchiere interminabili davanti all’uncinetto- e inappuntabili working
girl che si godono un aperitivo alla luce del tramonto, a braccetto con i loro
corteggiatori, rigorosamente in giacca Burberry.
Londra; la città in cui innovazione si scontra con
abitudini che si perdono nell’Inghilterra elisabettiana.
Semplicemente Londra; indefinibile proprio perché in
costante movimento…indefinibile perché unica.
Ma c’è un elemento che assimila questa
fantastica città alle altre metropoli europee; gli Starbucks.
S-t-a-r-b-u-c-k-s.
Ennesimo simbolo della globalizzazione, e piaga dei
movimenti alternativi, sta di fatto che questa rinomata catena di caffetterie
costituisce la mia unica salvezza; o dovrei dire la nostra unica salvezza.
Bè…cercate di mettervi nei nostri panni; eletti
da qualche mese paladini del mondo magico, la popolarità si fa sentire,
cosa credete…non dico che non sia piacevole…
Solo che, alla lunga, inizia a pesarti il fatto che tu non
ti possa concedere una passeggiata a Diagon Alley, senza essere assalita da
frotte di bambini urlanti che sgomitano, pur di avere un tuo autografo; neanche
fossi della nazionale di Quidditch, diamine!
Ma quando, due settimane fa, in una pausa dal turno di
pattuglia, mi hanno rovesciato l’ennesimo caffè sulla divisa-solo
per avere una ciocca dei suoi capelli…se me lo dicevate prima,
facevo la ceretta a Grattastinchi, e credetemi che nessuno avrebbe capito che
erano peli quelli che distribuivo in giro-, mi sono ripromessa di darci un
taglio.
“Ti va se domani ti porto alla scoperta della Londra
babbana, Ron?”; e, che ci crediate o no, lui ha accettato di
sottrarsi ai suoi quotidiani bagni di folla; e credo che questo basti a darvi
un’idea di quanto siamo esauriti…
Ed eccoci qui, a distanza di due settimane, pronti a
concederci un caffè ristoratore in un’anonima caffetteria, a due
passi da Covent Garden.
Ron, con passo rapido e sicuro, spinge la porta
d’ingresso e, regalandomi uno dei suoi sorrisi, fa un mezzo inchino.
“Dopo di lei, Madame…”;
ecco…ci scommetto che sono arrossita…mi chiedo se lui sa
l’effetto che mi fa quel dannato sorriso.
Mi siedo al tavolino e tento di coprirmi le gambe; queste
gonne le fanno sempre più corte, cavolo…getto uno sguardo al
bancone e saluto, con un cenno, Ethan, il cameriere.
“Allora, Ethan, cosa offre la casa, oggi?”,
chiede Ron, afferrando al volo due bustine di zucchero…fruttosio per me,
bianco per lui.
Ethan scuote la testa e ride a quel gesto, ormai diventato
un’abitudine per entrambi.
“Allora, capo, oggi, proprio perché sei tu,
grande offerta…un cappuccino e una barretta di cioccolato di quelle che
ti piacciono tanto alla modica cifra di tre pounds!”; Ron alza un
sopraciglio, divertito e, dopo essersi accarezzato la pancia, annuisce
lentamente.
“Ah…oggi ci diamo alla pazza gioia, eh, Ron?
E’ perché hai fatto più addominali durante
l’allenamento?”, esordisco, schermandomi la bocca con una
mano…non mi va che capisca quanto mi diverto stano con lui, durante le pattuglie...
Fa una mezza piroetta su se stesso e pianta i suoi occhi
cobalto nei miei, per poi sorridermi, prima di raccogliere la mia provocazione.
“Sai, ‘Mione…per compensare la tua
acidità devo dare fondo a tutti i miei zuccheri…dovrò pur
recuperarli, in qualche modo, no?!”; lancio un’occhiata ad Ethan e,
dopo qualche secondo, scoppiamo a ridere tutti e tre.
“Anche per te il cioccolato, Hermione?”; io odio
il cioccolato…
“No, grazie, Ethan…il solito cappuccino, ma in
bicchiere, visto che abbiamo i tempi contati…”; Ethan annuisce e si
mette a trafficare con la macchina del caffè, mentre Ron si siede nella
sedia accanto alla mia.
“Tu non sei normale…”, dice, addentando la
sua tavoletta di cioccolato al latte.
Piego la testa da un lato ed inizio a giocherellare con le
bustine che ha portato.
“Come non si può amare il cioccolato?”,
continua, imperterrito, portandosi l’indice sulle labbra e ricacciando in
bocca un pezzo di cioccolata scappato al suo controllo.
“E’ perché non è come si
presenta.”, dico, afferrando il Times; ogni tanto è utile
dare un’occhiata alle notizie babbane.
“Non è come si presenta? E che vuol dire,
scusa?”.
Alzo gli occhi al cielo…sapevo che era meglio se me ne
stavo zitta.
“Di solito pensi che le cose chiare siano dolci e
quelle scure amare, giusto?”; annuisce, spostandosi il colletto della
divisa color melma dalla guancia e calandosi il berretto sulla fronte.”Il
cioccolato è marrone, giusto?”.
Annuisce ancora.
“Allora uno, quando lo mangia, si aspetta che sia
amaro…e invece, no! E’ dolce…talmente tanto dolce da farti
venire la nausea…non è come si presenta…è
falso.”.
Mi guarda per un secondo interdetto e scoppia a ridere.
“Questa è bella…ma allora, qualche volta,
spari cazzate anche tu!”; mi liscio la gonna e respiro
profondamente…non vale la pena di arrabbiarsi, non vale la pensa di arrabbiarsi,
non vale la pena di arrabbiarsi, non vale la…
“Ma scusa, quindi ti piace il cioccolato bianco
perché è come si presenta…leale, talmente leale che ti
salva la linea?”, dice, con un sorriso malizioso.
“Non che lei ne abbia bisogno, capo…”,
interviene Ethan, appoggiando i bicchieri di cappuccino sul tavolo, insieme
allo scontrino.
Ron si acciglia a quelle parole e squadra male Ethan.
“Grazie, Ethan…ecco, capitano Weasley, impari le
buone maniere da ragazzi così a modo!”.
“Capitano Granger, se il ragazzo in questione passasse
dodici ore al giorno con lei, perderebbe qualsiasi buona maniera…”;
sospira e si porta il bicchiere di cartone alle labbra, sorseggiando lentamente
il cappuccino.
Come vorrei essere al posto di quel
bicchiere…contegno, Granger, contegno!
“Che hai? Sei arrossita!”, dice lui, passandomi
l’indice sul naso.
Ma, un improvviso scampanellio alla porta mi salva dal
dovergli rispondere.
Istintivamente, porto il mio sguardo all’ingresso e,
dal nulla, emerge, eterea nella sua sfavillante bellezza, Magdalene.
“Len!Che ci fai da queste parti?”, esclama Ron,
alzandosi e raggiungendola.
Magdalene scuote i suoi vaporosi capelli biondi e, avanza
verso di lui, stretta nella sua minigonna.
Magdalene; la segretaria del ufficio Auror…se pensavo
di aver visto il peggio con Lavanda Brown, dopo cinque minuti di conversazione
con quella, ho dovuto ricredermi…in confronto,
“Ron!Ma che piascere vederti qui!E io che pensavo di
essere l’unica ad omore il caffè babbano…”, dice, con
accento francese, sbattendo le ciglia, e passando l’indice sul petto,
medagliato, di Ron.
In genere sono contro i movimenti nazionalistici; ora come
ora, però, vi assicuro che capisco appieno la rivalità che
c’è tra
Dov’è che devo firmare per l’espulsione
dei francesi dal suolo della nostra amata Inghilterra? Guardate che sono pure
disposta a comprare le spilline, eh!
Ethan mi scocca un’occhiata inquisitoria.
“Caffè babbano? Cos’è, un nuovo modo di dire?”; è ufficiale…è un’idiota patentata quella, altroché...parlare così davanti ad un babbano!
Poi, all’improvviso, la straniera sembra
accorgersi anche di me.
“Oh…cosetta!Sci sei anche tu!”;
getta un’occhiata al tavolo ed intercetta l’involucro della
barretta di cioccolato.
Rabbrividisce, inorridita, e sembra volersi mangiare le
unghie per lo shock; ma non si può certo sacrificare delle unghie lunghe
tre cm e laccate fucsia solo per me, no?
Corre- si fa per dire, visto che neanche una top come lei
può correre su degli stiletti tacco dodici- verso il tavolino ed afferra
con malagrazia la carta.
“Tu hai mansciato questo?Hiiiiiii!Sono scirca
scentoscinquanta calorie!”; però…sa leggere!
Se c’è una cosa che una donna può dire
ad un'altra donna per farla incazzare è rinfacciarle di aver mangiato
qualcosa di pesante o, ancora peggio, di aver mangiato più di
lei…ti fa sentire una merda, scusatemi il termine.
Ron scoppia a
ridere- ridi, ridi, che la mamma ha fatto gli gnocchi…aspetta solo che la
straniera sia evaporata e vedi cosa ti aspetta- e si avvicina a
Magdalene, strusciandosi, casualmente, ovviamente, contro il suo fianco.
“Ma no, Len! La nostra ‘Mione odia il
cioccolato…”; Magdalene mi guarda, ostentando un sorrisetto che,
generalmente, preannuncia l’arrivo di una frecciatina niente male.
“Menomale…sai, cosetta, ultimamente sei
ingrassata un po’…”; touchè…dopo questa
l’autostima è salita alle stelle.
Mi mordo le labbra; avete presente quando si ha voglia di rispondere per le rime ma ci si trattiene, nella consapevolezza che se ci si lascia andare si fa una strage? Ecco, l’avete presente; allora avete anche presente quanto è frustrante trattenersi…molto frustrante.
“Sai, Ron…”…Dio, ma come l’ha detto??!!!Tesoro, a questo punto, era meglio se non mettevo zucchero nel caffè…la glicemia, dopo questa, è al massimo…”Dicono che il scioccolato è un potente afrodisiaco…effetivamonte cosetta non sombra una molto focosà!”
Hai capito…balenottera e per niente focosà! Ok, com’è il Tamigi, che credo sia ora che mi faccia una nuotatina fuori stagione?
Ethan torna la bancone, e si mette a pulire i bicchieri, annusando nell’aria tempesta…bravo ragazzo, ha capito tutto della vita.
“Ron…hai saputo che questo sabato danno un ballo in mascherà al quartier scenerale?”, dice lei, con voce roca, allacciando le braccia al collo di Ron e accarezzando il suo polpaccio con il suo piede.
Lo vedo arrossire in zona orecchie…dì la verità, ragazzo, andate a decantare le lodi di quella come lei, ma alla fine, venite sempre da noi…bè, tu ancora no, ma magari un giorno di questi ti svegli, no?
Altro scampanellio e, di nuovo, gli occhi di tutti i presenti, corrono alla porta.
“Eccovi qui!”; è Luke…il capitano Luke Wilson, un ragazzo della nostra età dai capelli biondi e gli occhi grigi, molto simpatico…a me, non certo a Ron, ma certe cose è persino inutile specificarle.
“Hermione!Ti ho cercato in lungo e in largo…ma non dovevate essere a Trafalgar Square, per il turno delle dodici e mezzo?”; eh…dovevamo, dovevamo, Luke…ma un paio di gambe toniche e abbronzate hanno rallentato un po’ i piani…
Luke si avvicina al tavolo e afferra la sedia dove era seduto Ron, un attimo prima.
“Ron!”, lo saluta, facendo il saluto militare…Ron risponde con un grugnito…e l’uomo delle caverne sia con te!
“Hermione…sabato danno un ballo…ti va di venirci con me?”, dice Luke, prendendomi la mani tra le sue…al di là della sue spalla, posso vedere Ron abbracciato a Magdalene, dalla cui minigonna spuntano un bel paio di mutandine di pizzo rosa…bene, mi sembra di non avere grandi scelte….sperando che, prima o poi, il bradipo si svegli…
“…Perché no?”.
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Ma ciaooooo! Dite la verità, non ne potete più di me, vero?
Che volete farci, stanotte ho dormito pochissimo e, nel
dormiveglia, mi è venuta fuori questa ficcina che, presumibilmente, non
andrà oltre i quattro chappy…è una sorta di esperimento,
visto che è la prima che scrivo di questo genere…dai, è
rilassante, niente a che vedere con la trama ingarbugliata di TS&D
(---->ma sì, un po’ di pubblicità occulta non fa mai
male!^^!!!)…che dire, se non….la vedete quella scritta in basso in
blu? Ecco, quella aspetta solo di essere ciccata…lasciatemi una
recensione, ragasssi !<-----che fa tanto Gollum, signore degli
anelli…^^!