Libri > Il diario del vampiro
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Autore: samy_97_    21/07/2011    2 recensioni
[Due sorelle venute dall'Italia, una rossa tutta pepe, tre bellissimi ragazzi conosciuti nella nuova scuola. Mescolate tre etti di amicizia, due d'amore, un pizzico di gelosia, e...] "La storia che mi appresto a narrarvi inizia dopo cinque anni di assoluta “sorellanza” tra me e mia sorella, precisamente il 9 Giugno dei nostri 17 anni. Destinazione Fell's Church." AGGIUNTO IL PROLOGO AL PRIMO CAPITOLO
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco a voi che, con sommo piacere (e ritardo) vi presento un nuovo capitolo di questa fic fresco fresco di scrittura U.U

Prima che cominciate a leggere voglio annunciare che questo capitolo è dedicato alla mia cara amica Jessypuzz che, finalmente, si è iscritta a questo sito che, tra parentesi, le piace da impazzire u.u

E ora... buona lettura =)


12.

Entrai in casa sbattendo furiosamente la porta.

Dio, quanto desideravo che Damon quel giorno fosse venuto a scuola con noi. Mi sarebbe andata anche bene non aver avuto tempo prolungato.

Sbuffai frustrata entrando in cucina e buttando la cartella dall’altra parte della stanza con un tonfo.

Mia sorella e mia madre alzarono gli occhi dalle loro tazze di cioccolata calda e mi guardarono sorprese io non gli feci caso e presi la mia razione.

Afferrai un biscotto e lo buttati dentro la tazza iniziando a maciullarlo con il cucchiaino.

-Ok, vuoi spiegarci per quale motivo stai uccidendo in modo così atroce un povero biscottino innocente?- chiese mia madre.

-Quel... quel... bastardo di Cedric Smallwood.-

-Che ha fatto?-

Iniziai a borbottare insulti sottovoce infilandomi un cucchiaio di cioccolata in bocca.

-E allora?-

-E allora? E allora mi ha baciata quello schifo!-

Le due davanti a me spalancarono gli occhi e mia madre disse –Oh, mio Dio amore, il tuo primo bacio.-

-Ma anche no!- dissi schifata all’idea.

-Come anche no?-

Guardai mia madre e mi resi conto di aver detto una grandissima cavolata. Nello stesso momento un tonfo che arrivava dal piano di sopra mi fece sobbalzare.

Utilizzai la scusa di andare a vedere che era successo per scomparire nei meandri della mia camera.

Appena chiusi la porta vidi Damon di schiena che emetteva un ringhio dal profondo del suo petto. Inizialmente mi spaventai, poi mi avvicinai e lo aggirai fino a che non me lo trovai davanti. Aveva gli occhi rossi e i canini parzialmente estesi e continuava a ringhiare. Notai che aveva le mani strette a pugno, così appoggiai le mie sulle sue e cercai di incontrare il suo sguardo. L’azzurro che tanto amavo era più opaco e quasi del tutto oscurato dal rosso.

Avevo capito qual era il problema.

-Damon... Baciami.- gli dissi senza giri di parole.

Lui a velocità vampiresca mi prese le spalle e mi schiacciò contro il muro facendomi sbattere violentemente la testa, poi mi baciò ben poco delicatamente graffiandomi con i denti e procurandomi dei tagli sulle labbra.

Strinsi forte gli occhi, aspettando che smettesse, che calmasse la rabbia, e cercavo di respirare col naso sperando di non morire soffocata.

Quando si staccò mi guardò con occhi spaesati, cercando di rendersi conto che cosa aveva appena fatto e doveva essere qualcosa di molto brutto perchè spalancò le iridi e il suo viso si trasformò in una maschera d’orrore, poi si girò ed uscì dalla finestra.

Dopo qualche secondo lasciai che finalmente le lacrime scendessero sulle guance e andai in bagno a guardarmi allo specchio. Mi spaventai pure io per la visione raccapricciante che mi si presentò di fronte: avevo le gote rosse e del sangue che mi colava dalla bocca sul mento, i capelli erano scompigliati e tastandomi dietro la testa sentii il bernoccolo che si stava gonfiando.

Decisi di non perdere tempo e di andare direttamente sotto la doccia, ancora incapace di pensare alcunchè.

Mi rivestii come un’autonoma, senza sapere realmente cosa avrei fatto di lì a poco.

Solo quando tornai nella mia stanza mi resi conto di quello che era successo e ci mancava poco che mi rimettessi a piangere di nuovo.

Non volevo raccontare nulla ad Alyssa, così presi direttamente sciarpa, guanti e giubotto e mi apprestai ad uscire di nuovo di casa per cercare Damon.

Aveva iniziato a tirare vento, così cercai di coprirmi di più, e superai la cucina senza fare rumore, cosicchè nè mia madre nè Alyssa mi vedessero.

Andò tutto bene fino a che non uscii di casa. Sfiga volle che mi scontrai con Cedric, che stava per l’appunto per suonare il campanello.

-Katherine...-

-Che ci fai qui?-

-Sono venuto per scusarmi. Quella di oggi non è stata proprio una grande mossa.-

-Il mio schiaffo non era abbastanza chiaro?-

-Si direi di si.-

-Bene, allora addio.-

Lo superai infuriata, ma lui mi prese per il polso facendomi voltare.

-Tu mi piaci Katherine. E pensavo di piacerti anche io per quello ti ho baciata.-

-No, Cedric, non mi piaci. Ti consideravo solo un amico. E comunque sono innamorata di un’altra persona, ma anche se non ne eri al corrente niente ti dava il diritto di baciarmi senza il mio consenso.-

Lui abbassò la testa e io mi voltai uscendo dal vialetto di casa e incamminandomi verso il bosco, alla ricerca del ragazzo che amavo.

Superai le prime file di alberi, addentrandomi sempre di più nella boscaglia, guardando ovunque perchè sentivo che era quello il posto dove avrei trovato Damon.

Dopo qualche minuto arrivai ad una radura e mi bloccai al centro di essa, guardandomi intorno e alzando gli occhi per vedere se Damon era sul ramo di qualche albero.

Quando vidi che non era così attraversai il piccolo spiazzo di erba gelata e poggiai una mano sulla corteccia di un albero sospirando e abbassando la testa, quando sentii dei passi alle mie spalle.

Mi girai lentamente e mi paralizzai davanti all’enorme lupo nero che, lentamente, si avvicinava a me. Le pulsazioni del mio cuore accelerarono e mi guardai intorno per cercare una via di fuga, ma la forma davanti a me cambiò e si trasformò in colui che tanto stavo cercando.

Rimasi immobile a fissare i suoi occhi azzurri che mi guardavano a loro volta tristi e sconsolati.

Restai ferma, aspettando che mi venisse lui incontro. Quando lo fece non riuscii a non reprimere un sorriso.

Lo accolsi tra le mie braccia e poggiai la testa sulla sua spalla. Sentii che, ad un tratto, il suo addome si alzava e si abbassava affannato, così alzai la testa e gli alzai il mento guardandolo negli occhi.

Mi sorpresi quando vidi calde lacrime che gli scorrevano sulle guance.

-Damon... stai piangendo.- sussurrai posandogli una mano sulla guancia a avvicinando le mie labbra alle sue. Volevo disperatamente baciarlo e anche lui non voleva, ma era ostinato, non voleva farmi ancora del male, così quando poggiai le mie labbra sulle sue dovetti aspettare un pò prima che mi ricambiasse titubante.

Continuai a baciarlo, finchè non si lasciò andare del tutto, smise di piangere e mi strinse tra le sue braccia.

Quando mi resi conto che i nostri corpi erano intrecciati teneramente e che le sue braccia mi avvolgevano mi sentii in pace con me stessa.

Poi alzai gli occhi al cielo. Aguzzai lo sguardo e mi staccai da Damon per rivolgere il viso al cielo: nevicava!

-Damon!- esclamai felice, -guarda, nevica!-

Damon alzò gli occhi al cielo e guardò i candidi fiocchi che iniziavano a cadere leggeri verso di noi, posandosi sui nostri visi protesi verso l’altro.

-Scusa.- mi disse Damon ad un tratto baciandomi sulla guancia.

-Non ti preoccupare. Se fossi arrabbiata adesso non sarei qui.-

-Lo so, ma ti chiedo scusa comunque.- annuii e mi strinsi a lui, rabbrividendo nel mio giubbotto.

-Forse è meglio che rientriamo. Anche perchè non riesco ad abbracciarti bene con tutti questi strati che hai addosso.-

Arricciai il naso offesa. –Mica colpa mia se tu non senti il freddo, sai?-

Lui ridacchiò e mi prese in braccio portandomi vicino a casa mia, poi mi mise giù.

Lo salutai con la mano e girai le chiavi nella toppa.

-Dove sei stata?- chiese subito mia mamma, senza darmi il tempo di spogliarmi del giubbotto.

Mi girai a rallentatore e la guardai confusa. –Con Damon.- dissi optando per la verità.

Lei alzò tutte e due le sopracciglia e la comprensione si fece strada nel suo volto facendola sorridere.

-Quindi è lui che ti piace?-

Annuii arrossendo e posando di fretta la giacca per poi dileguarmi su per le scale, verso la mia camera.

Come speravo, quando aprii la porta trovai Damon seduto nel letto che mi sorrideva.

-Ehi, perchè non lo inviti a prendere un the?-

Spalancai gli occhi e guardai Damon che ricambiò lo sguardo incerto.

Mi girai ed andai alla porta, aprendola e urlando a mia mamma –Ma sei matta? Vuoi che muoia prematuramente?-

Lei ridacchio e se ne andò, senza rispondermi.


Durante la cena parlammo del più e del meno, fino a che mio papà ci ricordò che quel week end sarebbero venuti da noi i nostri amici dell’Italia.

-Oh, cavolo è vero!- dissi battendomi una mano sulla fronte.

-Beh,- disse mamma –noi saremo via per lavoro in un paesino qui vicino, quindi potranno tranquillamente dormire qui. E poi avrai tutto il tempo per presentargli il tuo ragazzo.-

Mio papà a quelle parole alzò la testa di scatto e mi guardò in cagnesco.

-Chi. È.?- disse già alterato, scandendo bene le parole.

-Non è proprio il mio ragazzo. Ci piaciamo tutto qui.-

-Tutto qui?- sbraitò.

Alzai le spalle e non risposi più. Insomma, con mia sorella non aveva fatto tutte queste storie. O si?

-Cosa avete intenzione di fare?- chiese nostra madre riferendosi a Nicola, Alessandro e Jessica.

-Beh, a me non lo dovete neppure domandare.- disse ovvia mia sorella, e riprese a mangiare.

Mia madre mi guardò e io alzai nuovamente le spalle, ancora nervosa per la reazione di mio padre di poco prima, e tornai a concentrarmi sul piatto ancora mezzo pieno.


Dieci minuti dopo mi trovavo distesa sul letto col “mio ragazzo” che mi carezzava pazientemente i capelli e che ridacchiava di tanto in tanto.

-.. e non mi pare che con mia sorella abbia fatto tutte queste storie, cioè non è stato molto felice, ma non si è neanche messo ad urlare!-

Damon mi prese una mano e cominciò a giocherellare con le mie dita –Magari ci vuole un pò di tempo, ancora. I genitori di quest’epoca sono terribilmente possessivi nei confronti dei figli. Non fanno mai fare un pò di esperienza.- disse ghignando.

-Oh oh, sentitelo l’esperto!-

- Certo, ne dubiti?- mi misi a ridere e gli diedi uno spintone, ritrovandomelo sopra dopo un secondo.

Lo guardai ridere con me e poi mi baciò.

Sospirai, pensando che nel giro di due giorni ero diventata un’esperta di baci. Non che mi dispiacesse, eh.

Anche quella notte dormimmo insieme, e fu un’altra delle notti che mai avrei dimenticato.


♥ ♥ ♥


Tre giorni dopo eravamo in aeroporto che aspettavamo i nostri tre amici dall’Italia.

Mi stringevo nel mio cappotto cercando di trovare un pò di riparo dall’aria gelida che soffiava fuori dall’aeroporto.

Perchè accidenti non possiamo aspettarli dentro?

Mi chiesi maledicendo i miei amici che mi avevano costretta ad aspettare fuori.

-Ehi, hai freddo?- mi chiese Damon stringendomi a sè dopo che avevo annuito.

Alla fine sia Stefan che Elena avevano preso bene il nostro fidanzamento, Alyssa era felicissima per me e addirittura Violet ci aveva fatto le congratulazioni: le ero molto grata per non aver fatto storie.

Mi girai e la guardai, sorridendole quando ricambiò lo sguardo.

Lei non sapeva una parola di italiano ed era molto emozionata di conoscere questi nostri amici. In compenso i miei amici non sapevano una parola di inglese, quindi avremmo fatto da traduttori. Per la nostra allegria e felicità.

-Uffa.- sentì protestare mia sorella –Ma tra quanto arrivano?-

-Non essere impaziente Alyssa. Tra poco saranno qui, vedrai.- dissi, cercando di convincermene pure io. Cavolo, erano in ritardo da mezz’ora e noi eravamo al freddo da un’ora. In barba alla puntualità.

Ad un tratto sentii mia sorella emettere un gridolino e la vidi lanciarsi tra la folla ed allora capii che aveva visto Alessandro.

Guardai anche io nella sua direzione e la vidi buttarsi di slancio addosso a un ragazzo. Poco più in la c’erano Jessica e, che dio mi perdoni, quel rompiscatole di Nicola.

Mi si illuminarono gli occhi e, mollando la mano di Damon corsi anche io verso di loro.

La prima che abbracciai fu Jessica. Mi era mancato da morire la sensazione del suo corpo abbracciato al mio, mi era mancato il suo odore e mi era mancata la sua voce.

Strinsi ancora di più la mia piccola amica a me, fino a che non protestò dicendo che la strozzavo.

Risi e porta la mia attenzione sugli altri. Alyssa e Alessandro si stavano baciando appassionatamente e Nicola era voltato verso di noi palesemente imbarazzato.

Lo chiamai, lui alzò lo sguardo e si avvicinò titubante, poi mi gettai tra le sue braccia con le lacrime agli occhi.

Nicola mi strinse forte a sè e stemmo così finchè non venne il turno anche di Alessandro di essere abbracciato.

Per un attimo mi dimenticai di dove fossi, risentendo sulla pelle l’aria Italiana e ricordando i giorni in cui c’eravamo solo Alyssa, io, Nicola, Alessandro e Jessica. Per un attimo fu come se non fosse successo null’altro.

Poi qualcuno mi toccò la spalla e io mi girai incrociando due occhi azzurri e allora mi dissi che ringraziavo Dio per avermelo fatto incontrare.

Lo presi per mano e iniziai a fare le presentazioni, traducendo e rispondendo a tutte le domande che mi venivano poste.

-Ehi, Katherine, ho un regalo per te.- mi disse ad un tratto Nicola –E’ per farmi perdonare.-

Lo guardai curiosa chiedendomi quale razza di regalo potava mai avermi fatto, ma, a giudicare dalle facce di Jessica e Alessandro, non doveva essere niente di molto intelligente.

-Ok,- gli dissi alzando una sopracciglia –devo iniziare a spaventarmi?-

Lui scosse la testa ghignando e mi porse la borsa.

-Stai ghignando- gli feci subito notare e lui scosse la testa, ironico.

Non era un buon segno. Tirai titubante fuori dal sacchetto l’oggetto e, quanto ce lo ebbi in mano, spalancai la bocca sorpresa, seguita a ruota dalla risata di Nicola.

Tra le mani avevo un bastone, non molto lungo appuntito per bene. Un paletto per vampiri.

-Tu non hai idea…- disse il mio amico tra le risate –quanto ci abbiamo messo per convincere a farlo entrare in aereo…-

Mi girai e guardai il ragazzo dietro di me che, strano ma vero, aveva una faccia sconcertata.

Guardai anche Elena e Stefan, che erano serissimi.

Portai di nuovo lo sguardo al paletto che avevo in mano e poi a Nicola.

-Hai un senso dell’umorismo patetico.- sospirai.

-In ricordo dei vecchi tempi, Kathy- disse ancora scosso dalle risate. Mi trattenni dal lanciargli addosso il paletto e lo fissai.

-Ehi,- disse ad un tratto Jessica –Noi due ci tiriamo fuori.- indicò lei e Alessandro che annuii deciso, sempre stringendo Alyssa.

-Vabbè, ho capito che il mio regalo non è gradito.- sospirò il mio amico.

Era ironico, mi dissi.

Un paletto per vampiri e io ci stavo, con un vampiro. Che regalo buffo. Che situazione buffa.

Mi misi a ridacchiare piano, per poi scoppiare in una vera e propria risata. Mi piegai in due con le lacrime agli occhi e Damon mi dovette tenere su, sennò sarei caduta a terra.

-Beh, un po’ in ritardo, ma comunque efficace.-

-Ma zitto idiota.- gli disse Jessica, a bassa voce.

Lui alzò le spalle, e io mi raddrizzai ancora scossa dalle risate e lasciai che Damon mi passasse un braccio sulla vita.

Nicola ci guardò, ma ebbe l’accortezza di starsene zitto, una volta tanto.

Li guidammo alle auto e caricammo i bagagli. Io salii con Damon, Stefan ed Elena e partimmo subito verso casa nostra.

Mi accoccolai a Damon, che non stava guidando, buttando il regalo a fianco a me.

-Non era per niente divertente, sai?- mi disse serio.

-Ma dai, non mi ha mai fatto un regalo più azzeccato.- gli risposi ancora ridacchiando e posandogli un bacio sulla guancia.

-In effetti è stato piuttosto buffo- disse Elena, dando voce ai miei pensieri di poco prima.

Risi, guardandola e mi strinsi di più a Damon.

Arrivammo a casa e la mostrammo ai nostri amici, sistemandoli nelle loro camere e lasciando che si riposassero dopo il lungo viaggio.

Decidemmo che il giorno dopo l’avremmo dedicato ad una gita guidata della città. Non ci avremmo messo tanto, anche perché Fell’s Church era minuscola. Decisamente minuscola.

-Noi dobbiamo fare una ricerca sulla città, storia, passato e simili.- disse Jessica, mentre l’aiutavo a togliere i vestiti dalle valigie e a riporli nell’armadio.

Annuii sorridendo –Beh, avrete molto da scrivere. Sono sicura che farete un’ottima relazione!-

Dopotutto nel passato di questa città c’è molta storia.


♥ ♥ ♥


Come previsto, per girare tutta la città ci mettemmo solo mezza giornata.

A pranzo ci fermammo a mangiare in un Pub poco frequentato e chiacchierammo per un’oretta buona, prima di avviarci verso la biblioteca: era il posto migliore per iniziare a fare la relazione.

Avremmo preso in prestito alcuni libri e poi li avremmo portati a casa nostra, tenendoli fino alla fine del soggiorno dei nostri amici.

-Buongiorno, signora Olsen.- salutai amichevolmente la proprietaria e guidai i miei amici verso il “mio tavolo”, quello più isolato e vicino ad una grande finestra che dava sulla città.

-Perché Elena e Stefan sono potuti stare a casa e io sono dovuto venire?- mi chiese Damon prendendomi per un braccio e tirandomi verso di lui.

Io risi e gli passai un braccio intorno alla vita.

-Perché loro dovevano andare a cacciare. E poi a me fa tanto-tanto piacere che tu sia qui.- dissi con voce da cucciolo e lui alzò gli occhi al cielo, ma mi seguì docile.

Sorrisi per quella mia piccola, ennesima vittoria e mi strinsi di più a lui. Arrivammo al tavolo e poggiammo le nostre cose, poi ci dividemmo per cercare i libri giusti.

Tutti tranne Damon, ovviamente, che si appoggiò al muro e iniziò a guardare tutti annoiato.

-Ma il tuo amico non ci può aiutare, invece di stare lì a guardare?- mi sussurrò Nicola dopo un po’.

Stavo per rispondergli, ma Damon mi precedette –No, a quanto pare no.- disse strafottente, in italiano e non muovendo un muscolo dalla sua posizione iniziale.

Nicola mi guardò interrogativa e io alzai le spalle –E’ di origine italiana.- dissi a mo’ di spiegazione.

Lui ci guardò e poi si girò andando verso un’altra mensola. Io mi avvicinai, capendo che si era offeso e gli sorrisi indicandogli un libro che aveva saltato.

-Questo è molto bello. Io l’ho letto.-

Lui lo prese –Certo che si, Hermione Granger.- gli feci la linguaccia e continuai anche io a cercare.

Se rideva e scherzava non era più arrabbiato, per fortuna. Ma dovevo comunque parlargli.


Alla fine portammo a casa una quindicina di libri.

Quando li poggiammo sul tavolo della cucina, restammo a guardarli per un po’.

-Beh,- disse ad un certo punto Alessandro –Avremmo un bel po’ di lavoro da fare. Propongo di iniziare questa sera dopo cena.-

Gli altri annuirono. Dopotutto avevano poco meno di una settimana, e si sarebbero dovuti dare da fare. Ero felicissima di non essere al loro posto.

Per il resto del pomeriggio guardammo la tv, giocammo a carte e parlammo.

Ad un certo punto arrivarono anche Elena e Stefan, e ridemmo tanto quando Violet provò a parlare in italiano con scarsi risultati.

Nicola promise di darle lezioni di italiano. –Ma se tu lo sai a mala pena l’inglese!- esclamò mia sorella suscitando l’ilarità generale.

Lui, a quel punto, alzò le spalle. –Sono dettagli!-

Era bello stare lì, insieme a tutti i migliori amici che avessi mai avuto.

Alyssa e Alessandro erano costantemente stretti in un abbraccio, per non perdere neanche un attimo del tempo che era a loro disposizione, mentre io a volte mi giravo e fissavo Damon, scoprendolo e guardarmi intensamente con i suoi occhi di ghiaccio.

Allora mi alzavo e andavo a sedermi a fianco a lui, sul divano, prendendogli la mano che lui mi stringeva sempre.

Mi sentivo così in pace con me stessa, in quel momento, e sentivo le ondate di affetto delle persone che avevo intorno che mi si infrangevano addosso.

Cenammo in allegria ordinando una pizza che dividemmo tutti insieme. Vidi che Damon guardava con sospetto la sua fettina così gli dissi –Ehi, guarda che è buona!-

Lui mi fissò con una sopracciglia alzata –Non ne sono molto sicuro.- poi trattenne il fiato e la mangiò.

Io scoppiai a ridere pensando che, se aveva fame, di certo non era quello il cibo che voleva.

Arrossi quando mi venne in mente la notte in cui avevamo condiviso il sangue e pensai che ormai dovevo averlo già smaltito da un pezzo.

Finii di mangiare e mi rivolsi a Nicola.

-Ehi, ti và di andare a fare una passeggiata?-

Lui annuii e andammo a prendere i cappotti. Non badai allo sguardo interrogativo di Damon, gli avrei spiegato tutto quella sera.

Uscimmo all’aria fredda e iniziammo a camminare sopra il grande strato di neve che si era formato in quei giorni.

-Beh, passeremo proprio un Bianco Natale.- commentò Nicola.

-Eggià! Vieni, andiamo un po’ più dentro il bosco.- dissi prendendolo per una mano e trascinandolo –Sul serio, sono felicissima di passare il Natale con voi. E poi manca pochissimo!-

Lui annuii sorridendo raggiante.

-Allora… adesso puoi farmi tutte le domande che vuoi.- gli dissi quando ci fummo allontanati abbastanza dalla pensione.

Lui sorrise sghembo, e mi accontentò –Tu e quel… Damon. State insieme, no?-

Io annuii, sorridendo. –Si.-

-E ti piace davvero.- disse, non era una domanda.

-Si- dissi di nuovo.

Lui annuii pensieroso –Lo ami. Si vede da come lo guardi. E anche lui ama te.- arrossii quando lo disse e nascosi il viso nella sciarpa.

-Bene. Mi fa piacere.- mi disse sorridendo, poi mi abbracciò.

Io ricambiai felice e stemmo per qualche secondo così. Poi un movimento sfuocato attirò la mia attenzione.

All’inizio pensai che fosse Damon, che ci stesse spiando, ma decisi comunque di avvicinarmi un po’ di più a casa.

-Andiamo?- chiesi iniziando ad avviarmi fuori dal bosco. Lui mi seguì e anche l’ombra.

Continuavo a vederla con la coda dell’occhio e mi convinsi che, no, non era Damon.

-Kathy? Penso che ci sia qualcosa che ci sta seguendo.- mi disse all’orecchio Nicola.

-Zitto e cammina.- lui annuii e accelerammo il passo, ma la casa sembrava lontana e irraggiungibile e iniziavo a sentire sempre più chiara la presenza di un vampiro sconosciuto.

Ad un certo punto fui strappata dal fianco di Nicola e gettata parecchi metri più in là, sulla neve fredda.

Mi alzai velocemente e vidi il vampiro alle spalle del mio amico, che non si era accorto di nulla.

-Katherine, ma che…?- iniziò a dire, ma non gli lasciai il tempo di continuare.

-Dietro di te!- gli urlai e lui si girò di scatto, poi si abbassò e iniziò a correre, evitando per un pelo il vampiro.

Io corsi a prendere un bastone e lo ruppi, rendendolo in qualche modo appuntito. Me lo aveva insegnato Stefan, nel caso mi fossi trovata senza armi.

-Ehi, tu, tipo!- gli urlai, e gli feci distogliere l’attenzione dal mio amico.

Lui ringhiò e si avventò su di me. Io aspettai che si avvicinasse abbastanza e poi cercai di piantargli il paletto in qualunque parte del corpo.

Dopo qualche colpo a vuoto riuscì a beccarlo sulle costole. Lui si piegò in due e io non persi tempo iniziando a scappare e portando Nicola con me.

-Corri, corri,- gli intimavo tirandolo. Ad un certo punto sentii che il vampiro ci stava rincorrendo, ma non con tutto il suo Potere: lui stava giocando con noi. Giocava al gatto e al topo. Al predatore e alla preda.

-Chi diavolo era?- mi urlo Nicola.

-Non ha importanza.- gli dissi, poi cercai di staccarmi in bracciale alla verbena, ma quel maledetto gancetto non ne voleva proprio sapere.

Iniziai ad andare seriamente nel panico –Chiamalo!- urlai a Nicola, col fiato che mi veniva meno –Chiama Damon!-

-Cosa, come faccio?!?- mi urlò lui di rimando.

-Con la forza della mente. Urlalo con tutta la forza che puoi. Fidati di me.- dissi mentre cercavo, ancora correndo, di staccarmi il bracciale.

Poi il vampiro atterrò davanti di noi, la ferita rimarginata e tanta tanta sete negli occhi. Estese i canini, mentre io lanciavo un urlo pieno di orrore e mi stringevo a Nicola, terrorizzato e bloccato sul posto.

Ma , purtroppo per lui, il vampiro cadde a terra ancora prima di aver fatto un altro passo verso di noi. Un paletto gli spuntava dal cuore e lui si afflosciò nella neve. Dietro di lui comparve Damon.

Mi buttai a capofitto tra le sue braccia, facendomi stringere per un momento, poi mi girai verso Nicola che guardava terrorizzato il cadavere ai suoi piedi.

-Grazie- dissi a Damon, guardandolo. Il suo viso era pieno di odio e mi stringeva forte, controllando che non mi fossi fatta niente.

-Perché non mi hai chiamato tu?- disse contrariato.

Spostai lo sguardo a terra –Non si staccava il braccialetto.- dissi per scusarmi.

-Scusate?!?- disse Nicola irritato. –Spiegate anche a me, per favore?-

-A casa- gli dissi, cercando di calmare il cuore.

Loro non avrebbero assolutamente dovuto sapere dell’esistenza dei vampiri, ma ormai il danno era fatto e non vedevo altra soluzione che raccontargli la verità.

Altrimenti potevo optare per un –Non so di cosa stai parlando-, ma dubitavo che qualcuno con l’intelligenza dei miei amici ci avrebbe solo creduto per un nanosecondo.

I miei pensieri furono interrotti dall’arrivo del resto del gruppo e dall’urlo soffocato di Jessica quando vide il cadavere.

Al contrario, Violet, che rimase fredda e impassibile, si avvicinò al vampiro e lo fissò intensamente. Quello iniziò a prendere subito fuoco, sebbene fosse fradicio. A quella visione persino io mi lasciai sfuggire un gemito sorpreso, figuriamoci Jessica, Nicola e Alessandro che non avevano idea che Violet fosse una strega.

-A-avete ucciso un uomo?- domandò terrorizzata Jessica, il viso pallido e le mani tremanti sotto ai guanti.

Damon sbuffò scontroso. –Si.- disse, indicandoci –Prima che lui uccidesse loro.-

Jessica emise un respiro tremolante che uscì dalle sue labbra condensandosi in una nuvoletta bianca. Mi girai e guardai Alyssa sussurrare qualcosa ad Alessandro che annuii e abbassò lo sguardo.

-Ora, se non vi dispiace, possiamo tornarcene a casa?- disse Damon ironico, iniziando a camminare.

Io lo seguii e dopo di me anche Violet, Alyssa e gli altri. Procedemmo seguendo le impronte a ritroso e notai che la casa sembrava molto meno distante di quando stavo scappando dal vampiro.

Entrammo in casa che c’era ancora un silenzio di tomba, con calma ci spogliammo e io andai direttamente in cucina a preparare una bevanda calda, senza guardare le facce stralunate dei miei tre amici.

-Allora?- sentii che disse Nicola dall’altra stanza –Avete intenzione di dirci cosa accidenti succede?-

Damon ringhiò –Datti una calmata, biondino.-

-No, Damon, ha ragione.- disse mia sorella –Hanno tutti ragione.- disse sussurrando, tanto che faticai a sentirla.

Stavo versando la camomilla nelle tazze, quando mia sorella parlò nuovamente.

-Dobbiamo dir loro la verità.-


Ok, prima di salutarvi vorrei dire solo una cosa: la prossima settimana, finalmente, la passerò in montagna, senza computer o altro quindi purtroppo non potrò andare avanti.

Cercherò comunque di farmi venire qualche buona idea.

Ringrazio chi ha messo questa storia tra preferite, ricordate e seguite e invito tutti, come al solito, a lasciarmi un piccolo parere.

Infine ringrazio Jessalex per la sua magnifica recensione!

Bacioni e buone vacanze =)

°°Samirina°°


  
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