Killers Family
L'aveva
rivista.
Quanti anni
erano passati? Tre? Cinque?
Eppure non era cambiata di una
virgola. Nemmeno un solo capello castano fuori posto dalla sua
morbida chioma che da tanto non vedeva.
Era rimasto a fissarla a
lungo, forse troppo, ma non riusciva a toglierle gli occhi di dosso,
forse perché voleva essere certo che fosse lei o forse per
la paura
che quella visione sparisse.
Non si dissolse. E il peso sul suo
cuore si alleggerì.
I tratti del viso si erano fatti
più maturi ma rimasero comunque dolci e angelici, la pelle
era
pallida quanto la sua, sembrava trasparente quasi, ma ancora riusciva
a vedere gli occhi di lei.
Gli ricordava grandi, enormi forse,
ma caldi.
Era minuscola come quando da piccoli si ritrovavano a
stare insieme per via delle loro famiglie, la Zaoldyeck e la
Hellenburg, sempre con il cipiglio che oscillava tra l'imbronciato e
il scocciato... Si ricordava perfino che le si creava una fossetta
rosea sul mento...
Il colore degli occhi, però, non lo
ricordava.
Quante volte si era perso in quelle
perle che ora non riusciva proprio a ricordare, tutte le volte che si
erano posate sui suoi occhi color oliva e che gli sorridevano felici.
Eppure la prima volta lo guardarono
con astio.
Era come se fosse ieri...
“Killua
caro!” lo chiamò la madre,
Kikyo, con il suo abito vittoriano color turchese fresco di
lavanderia “Oggi conoscerai una persona molto importante...
Sii
gentile e cortese...”
Il piccolo Killua si limitò ad annuire
con il capo. Cosa ne poteva sapere un bambino di otto anni appena
tornato in famiglia e soprattutto cosa gliene poteva importare?
Si sedette sul divano in mezzo ai suoi
fratelli e cominciò a dondolare i piedi nell'attesa: Illumi
non
sembrava più di tanto interessato a chi fosse venuto a fare
visita
alla loro famiglia; Milluki si occupava di uno dei suoi soliti
aggeggi elettronici mentre Kalluto era seduto compostamente sul
divano, il che lo faceva sembrare una bambolina di porcellana per
quanto fosse piccolo ed aggraziato. Killua sentì sua madre
ridere
amabilmente e suo padre Silva ringraziare della visita.
Chi
diavolo c'era a casa sua?
Un domestico aprì la grande porta del
salone e vi entrò suo padre con affianco un giovane uomo con
dei
lunghi capelli biondi legati da una coda bassa, gli occhi erano
freddi e taglienti, come delle lame. Alle spalle di suo padre c'era
sua madre affiancata da un altro ragazzo, forse più giovane
del
primo, sempre dai capelli biondi, ma questa volta corti e sbarazzini,
i lineamenti duri e marcati, gli occhi inespressivi. Ed infine,
camminava una ragazzina, che al massimo avrebbe potuto avere la sua
età: la pelle pallida, quasi trasparente, i capelli di un
caldo
castano raccolti in una crocchia ed i tratti del viso dolci ed
angelici.
Killua non riuscì a vederla bene
finché lei e gli altri due ragazzi non si sedettero al
divano di
fronte alla progenie Zaoldyeck, mentre i suoi genitori si
posizionarono su delle poltrone lì vicino.
Il ragazzo dai capelli
lunghi e biondi posò lo sguardo su Killua e fece un
sorrisino “E'
lui?” si limitò a dire. Istintivamente il
ragazzino deglutì a
forza.
“Sì, per una questione di età e
perché lo riteniamo il
più adatto della famiglia...” rispose breve Silva.
Il
ragazzo ghignò “Non ci siamo presentati ai vostri
figli... “
fece cenno al capo famiglia degli Zaoldyeck, come se fosse in cerca
del permesso per poterlo fare “Io sono Christoph
Hellenburg e questo è mio fratello Philo...”
continuò indicando il ragazzo accanto a sé che
sorrise sghembo “...
E mia sorella Lolika.” Essa si limitò a fissarsi
le mani che erano
poggiate sulle sue piccole gambe. Killua poté notare che
erano
serrate in un pugno tanto forte che si potevano vedere le ossa della
nocche.
“Loro sono Illumi, Milluki, Killua e Kalluto...
Purtroppo manca il penultimo, Alluka...” precisò
Kikyo con un
lieve tono dispiaciuto.
“Non
importa...” esordì Philo con la voce fiera
“Non ci interessa...”
“Vedete,
se dobbiamo far sì che le nostre famiglie vadano d'accordo, o che
comunque ci provino, sarebbe meglio che l'educazione venisse fuori
alla svelta.” lo ammonì Silva piccato.
“Avete perfettamente
ragione...” si scusò in fretta il più
grande degli Hellenburg e
rivolse un'occhiata nera al fratello minore, che sbuffò di
rimando.
“E' lei la ragazza?” chiese Kikyo osservando la
più
piccola degli ospiti. Lolika continuò a fissarsi le gambe.
“Sì, è
lei... Lolika, alza lo sguardo!” le ordinò Philo e
lei obbedì,
mollando la presa sulle gambe ed aprendo gli occhi in direzione di
Killua.
Una distesa di puro ghiaccio. Gli occhi di Lolika per
quanto erano grigi sembravano bianchi e freddi, privi di alcuna
emozione, ma il ragazzino riuscì a coglierne un'unica:
odio.
“E'
davvero carina!” prorompette Kikyo alzandosi e chiedendo alla
ragazzina di fare altrettanto. La fermò in mezzo alla stanza
e la
donna cominciò a girarle attorno per osservarla meglio.
“Esile...
Graziosa... Di bella presenza... Elegante anche!... Direi che
è
perfetta, non è vero Killua?”
Il
ragazzino osservò meglio la sua coetanea: era chiaramente in
imbarazzo ed a disagio nel vedere tutti quegli occhi puntati su di
sé, ma il ragazzino notò che comunque era carina,
per quanto ne
potesse capire lui di ragazze ad otto anni.
“Direi che ha preso
tutto il meglio di noi...” azzardò Christoph
evidentemente
contento.
“Direi che è lei... Lei sarà tua
moglie, Killua!”
Il
vuoto si impadronì del piccolo nel sentire sua madre...
Moglie?
Lolika
abbassò lo sguardo e strinse nuovamente i pugni.
“Ma non sono
troppo giovane per sposarmi?”
“Oh Killua caro... In futuro lei
sarà tua moglie! Certo, potrai avere altre storie con altre
ragazze,
ma il tuo destino è già deciso...” gli
spiegò la madre dolcemente.
Eppure
Killua non capiva.
Non
capiva perché doveva già avere una moglie, non
capiva che utilità
avesse e non capiva soprattutto perché proprio lei!
Non l'aveva
mai vista fino a quel momento e ci doveva passare tutto il resto
della sua vita insieme.
Assurda
come cosa e per di più lei non replicava.
Si
limitava a fissarsi le mani e le gambe, tenendo lo sguardo basso e la
bocca cucita non pronunciava nessuna parola.
“Forse sono un po'
timidi i ragazzi...” cercò di far notare il
più grande degli
Hellenburg “Sarà meglio lasciarli soli?”
“Assolutamente
si...” rispose Silva alzandosi dalla sua postazione e venendo
seguito dagli altri presenti nella sala, ad esclusione dei due futuri
sposi.
Killua
la guardò rilassare un poco le spalle e cercò un
approccio con lei,
dopotutto erano sulla stessa barca e forse nemmeno lei voleva
sposarsi con lui in un futuro.
“Ehm...
Quindi piacere, Killua...” disse il ragazzino con poca
convinzione
nella voce, allungando una mano verso la ragazza.
Lolika gliela
fissò attentamente. Rimase così per un po', tanto
che il povero
Killua sentiva il braccio irrigidirsi.
La ragazza gliela strinse in una
stretta fredda. Senza che potesse rendersene conto, Killua fu alzato e
buttato al di là del divano, rompendo un mobile, con una
tale forza
e velocità che difficilmente avrebbe potuto notare in un
corpicino
così piccolo.
Il
tonfo che fece si sentì anche fuori dal salotto...
“Cosa è
stato?” chiese Silva nel corridoio stoppandosi
all'improvviso.
Philo sorrise “Stanno facendo conoscenza...”
L'Hellenburg
più grande cercò di deviare il discorso e di
sfoggiare il suo più
efficace sguardo da ammaliatore “Stavamo pensando io e mio
fratello, che per fa abituare nostra sorella alla vostra famiglia,
potrebbe passare del tempo con voi... Che ve ne pare come
proposta?”
I coniugi Zaoldyeck si guardarono pensierosi ma poi
annuirono.
“Penso che sia una buona idea...” asserì
Silva.
“Naturalmente ci saranno delle condizioni per far
sì che
Lolika sia a suo agio...” continuò Christoph
“Prima fra tutte
che la sua libertà non venga in alcun modo ostacolata: le
abbiamo
sempre dato i suoi spazi e non vogliamo assolutamente che essi
vengano distrutti.”
“Naturalmente, non facendo ancora parte
della famiglia non ha nessuno obbligo riguardo quest'ultima.”
“Poi
Silva, Lolika ha bisogno di un insegnante privato: ogni membro degli
Hellenburg ha almeno un titolo di studio e noi vogliamo che Lolika
abbia il suo... L'insegnate potrete sceglierlo voi oppure potete
prendere quello che ha nella nostra casa...”
“Penso che sia
meglio per la continuità che prendessimo quello che ha...
Non
credete?” soffiò Kikyo.
“Christoph,
non ti dimenticare di Brennnssel!” si inserì Philo.
“Chi?”
chiese Milluki stranito.
“Il suo cavallo nero.” spiegò serafico
Philo.
“Ma
che fai?” urlò stupito il piccolo Zaoldyeck.
Lolika lo fissò
inespressiva: si permetteva anche di chiedere che cosa facesse?
“Secondo
te?” parlò per la prima volta la ragazzina
“Voglio che mi odi.”
“Perchè?”chiese
ma la domanda finì nel vuoto e non ebbe risposta.
La ragazzina si
rimise seduta sul divano, poco prima che le due famiglie rientrarono
nella stanza.
“Killua caro!” gridò la signora
Zaoldyeck
quando vide il suo piccolo steso a terra sopra ai resti del mobile
antico.
“Lolika...” mormorò Christoph
“Non sai proprio cosa
significa trattenersi...” sembrava rassegnato ma comunque un
ghigno
soddisfatto gli colorava il volto. Lolika sbuffò e volse lo
sguardo
verso Killua, che la guardava con un certo astio: lei era soddisfatta
di averlo mandato con il culo all'aria.
“Penso che sarà una
convivenza difficile...” convenne Philo divertito.
“Convivenza?”
sibilò la ragazzina guardando il fratello gelida.
“Dovremo
vivere insieme?” esclamò stupito Killua alzandosi
da terra. Non
gli piaceva per niente questa situazione.
“Da
oggi, la tua futura moglie vivrà per un periodo con
noi!” esclamò
serafica Kikyo.
Salve!
E' la prima volta che mi cimento con questi personaggi, che
però amo alla follia! Spero di avere un vostro parere, sia
positivo che negativo! ^_^ Appena avrò un po' di
tempo, metterò dei disegni dei tre fratelli Hellenburg,
anche loro sembrano aver a che fare con il mondo degli assassini (il
cognome l'ho letto sulla mia sveglia di SpongeBob!).
Un bacione dalla Lu! :*
LuMiK ha il suo profilo Facebook!
Trovala qui! http://www.facebook.com/profile.php?id=100002988400111