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Autore: Widelf    23/07/2011    2 recensioni
La storia di Varg, il fedele compagno di Casemir, il Guerriero Scelto di Uriel Septim.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Sono passati molti anni dal giorno in cui vidi l’avatar di Akatosh abbattere Mehrunes Dagon, nella città imperiale. La mia mente non è più forte come una volta…dopotutto, 103 inverni peserebbero sulle spalle di chiunque, persino di un vampiro. E temo che il giorno in cui la Madre Notte mi accoglierà tra le sue braccia non sia poi così lontano…ma non rimpiango nulla della mia vita.
Le mie avventure, in compagnia di Casamer, il guerriero prescelto da Uriel Septim, farebbero impallidire qualsiasi baldo giovine che si spaccia per avventuriero…e sì, ce ne sono molti in questi tempi. Volgari, presuntuosi e senza nemmeno un briciolo di talento magico…non sanno nemmeno come si impugna una spada, e nella loro vita hanno ucciso solamente volgari granchi del fango e ratti. Puah, questa gioventù mi ripugna. Molti di loro sarebbero capaci di fuggire davanti a un semplice non-morto, figuriamoci se si trovassero davanti un Lich. Ma ora basta parlare del presente.
 Sono Varg Varaansson, figlio di Varaan Petersson, fiero discendente di un’antica famiglia che ha le sue radici in Skyrim, la provincia settentrionale dell’Impero Tamrielico. La mia famiglia si trasferì a Bruma, nella regione di Cyrodiil, quando non ero che un piccolo bambino dai lunghi capelli biondi. Non conosco i motivi per i quali la mia famiglia si trasferì in quella piccola città: probabilmente per il clima, molto rigido e quindi vicino a quello di Skyrim…d’altronde, noi Nordici abbiamo sempre avuto un’innata resistenza al gelo, persino a quello magico, che non nego mi fu molto utile nelle mie avventure. Mia madre mi diede alla luce mentre il sole si trovava nella costellazione dell’Apprendista, e le stelle mi benedissero con una grande propensione verso le arti magiche, ma anche con una terribile debolezza verso gli incantesimi che mi venivano scagliati contro. Non ricordo molto della mia infanzia, se non la neve che scendeva copiosa e copriva tutti i tetti delle piccole abitazioni, e i versi della “Canzone di Hrormir” che mia madre, Karoline, mi leggeva ogni sera prima di darmi la buonanotte.
Al mio ottavo compleanno, mio padre Varaan mi portò sul grande monte che sormontava Bruma, mostrandomi le mura di un grande ed austero edificio. “Guarda, Varg” – disse – “quello è il Tempio Del Signore Delle Nubi. Molti credono che sia una costruzione in disuso da tempo, ma ti confido un segreto: quell’edificio ospita alcuni tra i più grandi guerrieri di tutta Tamriel!”. “Davvero papà?” chiesi io. “Ma certo, Varg” – mi rispose lui, mentre gli angoli della sua bocca dipingevano sul suo volto un sorriso divertito – “essi fanno parte di uno degli ordini più antichi e più importanti di Tamriel: le Lame! Sono guerrieri sceltissimi che hanno il compito di proteggere l’imperatore a costo della loro stessa vita. E non sono scelti solamente per la loro abilità di combattimento, sai? Sono anche estremamente leali e fedeli alla causa: nessuno può corromperli, nemmeno con un’incantesimo di Malia!”. Io fui estremamente affascinato dal racconto di mio padre, e fissai l’enorme portone che chiudeva l’ingresso del Tempio. “Devono essere davvero uomini straordinari, questi Spadaccini” pensai tra me e me. Poi, con l’ingenuità tipica di un bambino di quell’età, chiesi a mio padre: “Papà…credi che un giorno sarò abbastanza forte da entrare a far parte delle Lame?”. Mio padre mi guardò affettuosamente e disse: “Non so se i Nove hanno previsto questo destino per te, Varg. Ma di una cosa sono certo: qualunque sia la tua strada, sono certo che mi renderai orgoglioso.”.
Passarono altri anni, e mi recai altre volte in visita al Tempio. Passavo di lì quando andavo a caccia sui monti Jerall, e ogni volta la mia mente correva a quegli straordinari uomini che davano la vita per proteggere l’Imperatore, e con lui la serenità e la stabilità dell’Impero. Fortificavo il mio corpo con intensi allenamenti nel piccolo cortile che avevamo a casa, sotto lo sguardo compiaciuto di mio padre, seduto su un piccolo sgabello di legno, intento a fumare la pipa o a curare la sua amata pianta di Nirnroot, che aveva raccolto negli anni addietro nei pressi della Baia di Niben. Ma non mi allenavo solo nel corpo: avevo scoperto nella libreria di casa un piccolo manuale di magia, con il quale mi esercitavo nell’arte della Distruzione, dell’Evocazione e del Recupero. Nelle altre discipline non ero un granchè, ma mia madre diceva che avevo un talento innato nell’Alchimia. Credo che si sbagliasse di grosso, poiché dopo 103 inverni non sono ancora in grado di produrre una Pozione di Guarigione decente.
Al compimento del mio ventiduesimo anno di vita, mio padre disse che era venuto il momento di scegliere cosa fare nella vita. Mi disse di unirmi o alla Gilda dei Maghi, e che la gilda stesse avrebbero provveduto nell’assecondare il talento che mi era stato donato dalle stelle. Mi disse poi che dovevo recarmi alla Città Imperiale, per frequentare i corsi dell’Università Arcana e per scalare i ranghi della Gilda. Mi portò quindi a colloquio con Jeanne Frasoric, l’arcimago reggente che a quel tempo gestiva la filiale della Gilda di Bruma, per farmi ottenere la raccomandazione necessaria per entrare all’Università Arcana. Appena varcata la soglia dello studio della Frasoric, percepii subito un forte alone magico che circondava quella donna, seduta dietro la scrivania: era stata promossa arcimago reggente di Bruma dopo aver sconfitto un intero plotone di Negromanti che avevano attaccato Bruma una decina di anni prima. Jeanne mi osservò in silenzio per qualche minuto, poi si alzò e disse: “Varg Varaansson, qual è la disciplina magica in cui ritieni di essere più ferrato?”. “Re-Recupero, arcimago Frasoric” risposi io, un po’ intimorito dal suo sguardo inquisitore. “Molto bene” disse Jeanne voltandosi, “vediamo quello che sai fare.” Fece qualche passo verso la scrivania, poi all’improvviso si voltò verso di me, roteando il braccio destro e puntandolo verso di me, urlando “AVAA SUURI HAAVA!”. Caddi all’indietro e avvertii un fortissimo dolore al petto: vidi la mia maglia di lana bianca tingersi di rosso e capii che la Frasoric mi aveva scagliato contro una magia Apri Grande Ferita. Non si era sicuramente risparmiata: mio padre, preso dal panico, si chinò su di me cercando di aiutarmi, ma la Frasoric lo fermò dicendo: “Fermo, Varaan! Posso guarirlo con uno schiocco di dita, lasciami vedere se riesci a cavarsela da solo!”. Mio padre indietreggiò, seppure spaventato. Il dolore non mi lasciava riflettere, e sentivo il sangue colare lento sul mio petto e sul mio ventre…dovevo fare qualcosa, e al più presto. Feci appello a tutta la magicka che avevo in corpo, poggiai le mani sul petto (che orrore! Sentivo un grosso foro sotto la maglia!) e sussurrai “Huolellisesti haava”. Sentii il buco sul mio petto chiudersi e il sangue che si fermava. Sentii la grassa risata di mio padre, seguita dall’applauso di approvazione della Frasoric. “E così sei nato sotto il segno dell’Apprendista! Non pensavo di farti così tanti danni con quell’incantesimo…ma vedo che te la sei cavata egregiamente…hai un grande potenziale, ragazzo mio, cerca di sfruttarlo. Ti firmerò la raccomandazione per l’Università Arcana; quando sarai lì, consegnala a Raminus Polus per essere accettato nella Gilda. Ora và, e rendi orgogliosa Bruma per aver prodotto un grande mago” disse Jeanne.
Quella sera, la mia famiglia diede una grande festa per celebrare la mia ammissione nell’Università Arcana. Mangiammo carne di cervo, cinghiale e montone. Il pregiato vino dei fratelli Surilie scorreva a fiumi; l’intera cittadinanza di Bruma partecipò e mi fece le congratulazioni. Quella sera credei veramente di aver trovato la mia strada; non potevo sapere che, nel mio viaggio verso la città imperiale, mentre passavo vicino alle fogne della prigione, avrei incontrato un prigioniero apparentemente fuggiasco, stremato dal viaggio attraverso le fogne, che portava con sé un grosso amuleto color rubino. Quel prigioniero, quel Bretone, era Casemir, il Guerriero Scelto.
   
 
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