Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Ricorda la storia  |       
Autore: Heven Elphas    23/07/2011    1 recensioni
//GABILLIAM//
Andando a ritroso, poteva benissimo ricordarsi come se la passava in ognuno di quei lassi di tempo infiniti, in cui l’umore cambiava sempre anche se l’origine di tutto rimaneva la stessa. Bill era sempre –sempre cazzo- nella sua testa.
Prima di cominciare ad odiare così tanto l’idea di essere stato con Beckett e non poterci tornare insieme, o il fatto che non riuscisse più nemmeno a capire il perché se ne fosse andato quello stupidissimo 11 Aprile… Prima di detestare a morte Bill che aveva cercato di rovinargli l’esistenza un’altra volta intromettendosi nella sua vita, per settimane aveva provato piacere. Piacere per il fatto di avere di nuovo sue notizie sul web, di vedere ancora una sua risposta su twitter, di sentirlo cantare con il solo suono della chitarra acustica di sottofondo. Perché si sentiva compiaciuto?
Perché quando lo aveva ricontattato si era ricordato l’amore. Che fine aveva fatto? Da quanti anni non provava quel sentimento? Parevano secoli, eppure era questione di due anni e mezzo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cobra Starship, Fall Out Boy, The Academy Is
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
WE’RE THE STUFF THAT DREAMS ARE MADE OF

 

 

We’re the Stuff That Dreams Are Made Of

 

 

 

 

 

 

I CHAPTER

Feeling SENSATIONS-MIXED

 

 

…Sei in una stanza d’hotel, da solo, per l’ennesima volta. Fissi ancora quella stupida foto che ti ostini a tenere aperta sul suo profilo di tumblr. Guardala ancora un po’…

Guarda gli occhi neri che ti sfidano.

Guarda quel viso così sensuale coronato da quel nuovo taglio.

Osserva meglio quelle labbra.

Morditi ancora l’unghia nervoso.

Come va? Stai bene, uh?

Ascolti quella canzone per farti del male, per sentirlo ancora accanto a te come un tempo. Continui a pensare che se fossi stato tu a cantarla per lui, allora sarebbe stato meglio. Forse dovresti cantare qualcos altro adesso. Forse sarebbe anche ora di dirgli in faccia che volevi essere tu…

Vorresti essere tu. Tutto quello che lui vuole…

 

-Dimmi tutto quello che desideri perché potremo essere proprio ciò che ti soddisfa…-

 

Porti le mani sul viso e te lo nascondi, perché non ti va affatto bene essere così. Vorresti essere tutt’altro… Vorresti essere quello che vuole lui.

Semplicemente, Bill, non lo sei mai stato.

 

 

*   *   *

 

Era stata di certo la storia d’amore più bella di tutti i tempi, di questo lui ne è sicuro. Tutti avrebbero voluto averne una simile. Tutti erano invidiosi… Lo sa troppo bene. La sua storia con Bill non aveva pari.

Beh, tutti volevano una storia simile, tranne loro.

Loro che la stavano vivendo in prima persona.  Ma d’altronde nessuno era nei loro panni. Nessuno poteva capire quanto fosse difficile stare insieme in quella situazione. Avrebbero dovuto entrare un po’ più a fondo, vedere dietro la bella facciata. Bill e Gabe erano sempre stati dei bravi attori davanti a tutti, alla fine. Chi mai avrebbe potuto capire la verità? Chi avrebbe visto l’insoddisfazione dietro il sorriso di Saporta? Chi avrebbe notato la tristezza dietro all’espressione dolce di Beckett?

Forse Sisky, forse Ryland… Magari Pete. Forse avrebbero anche potuto intravedere qualcosa. Tutti, tuttavia, avevano sempre preferito credere che la perfezione di quella relazione fosse davvero reale.

Non importavano i bicchieri accumulati sul bancone di un club in Sunset Boulevard.

Non importavano i silenzi prolungati fra le mura di quella casa in Beverly Hills.

I biglietti aerei LAX-O’Hare e LAX-JFK già pronti nel comodino da chissà quanto.

Nessuno comunque avrebbe mai potuto notare tutte queste cose, nascoste com’erano dai riflettori. Fatti quotidiani che riguardavano solo i due diretti interessati. Roba che restava nella loro villa e non metteva mai piede fuori.

 

Ora Gabe sta guardando il biglietto che l’ha portato di nuovo a New York chissà quanto tempo prima. L’occhio comunque gli cade sulla data che –purtroppo- non ha possibilità di dimenticare. 11 Aprile 2009. Buffo, no, che su quello di Bill la data fosse la stessa?

Gli sembra anche di sentirgli dire le parole che aveva scritto sul suo blog proprio quella sera, appena arrivato a Barrington. Parole dirette a lui, il simpaticissimo Gabe Saporta che se l’era filata velocemente non appena aveva trovato la forza di farlo. Oh sì… Sì che se le ricordava bene le parole. Le aveva anche salvate su un file word che apriva spesso. Le aveva imparate a memoria. Tanto bene che ormai avrebbe anche potuto scriverci una canzone ed aggiungere un “Gabe sei un idiota” alla fine.

 

 

SEGUENDO IL MIO STESSO CONSIGLIO

 

Comunque, prima che tutto questo sia finito saranno dette delle cose che potrebbero determinare un ampliato senso di sé, e puoi iniziare a considerare le tue azioni e come esse hanno effetto su chiunque altro. Non allarmarti, questi sono solo i comuni effetti collaterali:

Puoi anche provare GIOIA, DOLORE, COLPEVOLEZZA, MALESSERE, MALCONTENTO, NAUSEA, ECCITAZIONE IPERATTIVA, AMORE, PIACERE, ODIO, E IN QUALCHE CASO…

LA FORZA E LA VOLONTA’ DI CAMBIARE.

PS: nei prossimi giorni ho pensato di usare questo posto come un crogiolo. Unitevi. Ritornare a casa mi ha reso più ispirato che mai.

STO SORRIDENDO

 

Era una sfida, quella cosa. Gabe lo sapeva benissimo. Era diretta proprio a lui… Lo sapeva eppure non aveva mai fatto nulla per prevenire gli effetti collaterali che pian piano gli avevano rivoltato l’organismo. Li aveva provati tutti, dal primo all’ultimo. Beh sì, tranne la forza e la volontà di rivoluzionare le cose. Quelle non riusciva ancora a trovarle.

Era stato un susseguursi tremendo di periodi strani, in quei due lunghi anni lontano da William. Con tutta probabilità si trovava ancora in quell’ultima fase, in quella dell’odio. Più o meno era quello che sentiva dentro. Odiava Bill per essere così dannatamente distante ed irrecuperabile, odiava il comportamento che entrambi avevano avuto ed odiava la sua odiosa sensazione di odio.

Andando a ritroso, poteva benissimo ricordarsi come se la passava in ognuno di quei lassi di tempo infiniti, in cui l’umore cambiava sempre anche se l’origine di tutto rimaneva la stessa. Bill era sempre –sempre cazzo- nella sua testa.

Prima di cominciare ad odiare così tanto l’idea di essere stato con Beckett e non poterci tornare insieme, o il fatto che non riuscisse più nemmeno a capire il perché se ne fosse andato quello stupidissimo 11 Aprile… Prima di detestare a morte Bill che aveva cercato di rovinargli l’esistenza un’altra volta intromettendosi nella sua vita, per settimane aveva provato piacere. Piacere per il fatto di avere di nuovo sue notizie sul web, di vedere ancora una sua risposta su twitter, di sentirlo cantare con il solo suono della chitarra acustica di sottofondo. Perché si sentiva compiaciuto?

Perché quando lo aveva ricontattato si era ricordato l’amore. Che fine aveva fatto? Da quanti anni non provava quel sentimento? Parevano secoli, eppure era questione di due anni e mezzo. Aveva ricordato come era aprire la porta di casa e trovare Bill chiuso in una stanza a tirare testate ad un tavolo quando non riusciva a trovare la melodia giusta per quelle parole che aveva in testa… E poi… Poi guardare film da nerd mangiando del cinese ordinato dal ristorante d’asporto poco distante da loro. Girare sotto il porticato al parco di Beverly Hills, sedersi sulla fontana, camminare per Santa Monica Boulevard, andare in Venice Beach e… Sì, si era ricordato di com’era quando facevano l’amore. Com’era baciare le sue labbra sottili, sfiorare la sua pelle glabbra e stringerlo fra le braccia. Si sentiva… Si sentiva ancora innamorato.

Questo susseguirsi di sensazioni piacevoli era durato poco, era solo un piccolo raggio di sole alla fine di una lunga tempesta. Tempesta finita l’11 Febbraio 2011. Il compleanno di Bill, non una data a caso. Ci erano volute ore, ma era riuscito a scrivere quella piccola tag.

@billbeckett happy birthday brother!

Ci aveva pensato per giorni, forse un paio di settimane. No, forse tre… Non era sicuro di potercela fare quando gli era balenata in mente l’idea di scrivergli, di fargli gli auguri. Aveva pensato di resistere alla tentazione, ma poi il pensiero fisso di lui aveva iniziato ad uccidergli piano la ragione. Non era più in sé… Urlava ovunque, correva, si innervosiva, rideva, saltava e si agitava… Un bambino dell’asilo completamente in balia dell’eccitazione. Tutta colpa del solo pensiero di augurargli buon compleanno. Quando si trovò ad osservare l’aggiornamento inviato, allora aveva iniziato ad sentirsi eccitato come un matto.

Ma questo era il punto di rottura nel mezzo di un altro periodo.

Per così tanto tempo era stato colto dalla nausea per tutto quello che lo circondava, non riuscendo a godere di quello che possedeva. Successo, soldi, notorietà, ispirazione, i Cobra Starship… Tutto un grosso agglomerato di futilità. Malcontento. Per questo se ne era andato in Brasile in quella stupida casetta dispersa. Disintossicazione… Dall’alcool? Macchè… Da tutta quella fissa che il mondo non avesse gran senso se non c’era Bill lì vicino. Dal Brasile non aveva ricavato granchè, se non la carica per scrivere quella canzone che precedeva l’album.

Che cosa lo aveva reso nauseato ed insoddisfatto? Solo l’assenza di William? Tutto era vano senza di lui? Davvero?

Per non parlare di quel malessere che lo aveva accompagnato per un paio di mesi prima. Non sapeva nemmeno come faceva a stare in piedi in quello stato. Era seriamente ridotto ad uno straccio… Alcool, alcool ed alcool. Era l’unica via di fuga dal senso di colpevolezza che provava da sobrio. Nessuno lo sopportava più e l’unica persona che forse lo avrebbe capito e coccolato se ne stava in Illinois a cucinare pasta ai broccoli.

Quando stava con Bill per un periodo aveva smesso di bere, o comunque lo faceva in modo moderato. Giusto per divertirsi quel poco la sera… Non era poi una cosa così grave. Aveva ricominciato non appena si era accorto che il dolore che provava, gli provocava seri colpi al cuore che non poteva sopportare. Si ricorda ancora bene i pianti disperati la notte, in quell’appartamento vuoto a New York. Era stata un fiume in piena quella sofferenza… Arrivata all’improvviso per spazzare via tutta la gioia che aveva provato per i primi tre mesi da single.

Non era un segreto… Non appena aveva mollato Bill se l’era filata in ogni club possibile ed immaginabile, cercando compagnia nella prima persona disposta ad offrirgliela. E cazzo, era Gabe Saporta lui! Quanta gente voleva star nel suo letto la notte!! …era davvero tanta, sì. Ma ogni volta che la mattina si rivoltava fra le coperte e cercava il suo viso, non era mai quello giusto.

 

Allora perché l’aveva lasciato, si domanda a questo punto Saporta, guardando quel biglietto.

 

-Perché?-

-Perché ne hai messa troppa cazzo! Questa cosa è più alcolica del sangue di mio nonno!!-

 

Alle lamentele di Ryland, Gabe si ricorda di non essere solo in quello studio. Anzi… Si rende conto che tutti lo stanno fissando mentre cercano di bere quella vodka redbull che ha preparato. È un giorno di festa, questo. 11 Maggio 2011: l’uscita di You Make Me Feel. Ci sono tutti. C’è anche Sabi, seduta dall’altra parte del tavolino pieno di alcolici. Sorride felice mentre Alex fa finta di fare storie riguardo al non poterle dare alcool perché è minorenne. C’è pure lei, Erin. Ce l’ha invitata Gabe a dirla tutta… Anche se si ta chiedendo il motivo proprio mentre Ry si alza per proporre il brindisi.

 

-Stanotte ci sentiremo tutti… devastati!! Diamoci sotto, ragazzi! A You Make Me Feel!!!-

 

Alzano tutti i bicchieri e li fanno scontrare, ma Gabe non c’è con la testa. Manca proprio lo sguardo in cui vorrebbe scontrarsi mentre festeggia… Gli manca Bill anche questa volta. Manca lui che gli dice “hai scritto una canzone bellissima, GabeyBaby”, prima di baciarlo. Se lo ricorda… Se lo ricorda bene quel giorno, anche se sembra passato un secolo.

 

Doveva ancora uscire Hot Mess e Gabe stava nello studio a riascoltare quel pezzo. Dicevano tutti che era The Scene is Dead la canzone d’amore, ma lui non la pensava così. Per lui era Fold Your Hands Child. Era quella che aveva scritto con il cuore in mano, mettendo sè stesso in quelle parole. Mettendo William in ogni singola lettera, in ogni intonazione della sua voce… Anche quel giorno, Bill non era al suo fianco ad ascoltarlo. Eppure voleva che sentisse bene quel testo e che se lo imprimesse nella mente.

 

Ora che me ne sono andato, come potrai fare tutte le cose che facevamo?
So che è chiaro che i tempi sono cambiati, ma io sono rimasto lo stesso.

 

Così gli aveva detto.

Voleva che Bill capisse in qualche modo. Ma cosa? A quel tempo nemmeno lui sapeva bene che cosa c’era da capire nelle proprie parole. Sempre il solito uomo stupido, Saporta. 

 

Allora raccogli le mani, bambino, e cammina dritto ora.

Continua a sparare il tuo colpo migliore.

Loro non potranno mai trovare il nostro rifugio segreto dove giochiamo tutto il giorno…

E andremo avanti, avanti avanti… In qualsiasi modo.

 

William aveva ascoltato tutto l’album, aveva di certo pianto per quell parole. Oh sì che aveva pianto, Gabe lo sapeva.

 

“Piangi anche ora, Bill, perché dovresti essere tu a farmi sentire… completo.”

 

-Beh?? Non brindi?!-

è Sabi che attira l’attenzione del cantante dei Cobra Starship. Il sorriso così gioviale di lei lo colpisce e cerca di tornare sulla terra, invece di ancorarsi a ricordi di universi paralleli che mai più attraverserà.

-Oh. Stavo pensando ad una cosa. Cazzo, mi sono proprio perso senza accorgermene e come al solito mi sono dimenticato di quel che stavo facendo!! Devo assolutamente recuperare il brindisi! Farò anche il bis!!!-

Straparla come al solito e la ragazza ridacchia ascoltandolo. Erin li osserva dall’altro divanetto e non pare molto felice di come loro siano così affiatati. Ma è solo amicizia. Gabe ha trovato semplicemente qualcuno con la sua stessa età mentale, forse. Beh, sì, solo in campo di divertimento dice. Di certo la ragazzina non è così delusa e ferita dalla vita come lo è lui. Si vede dallo sguardo acceso e pieno di speranze di lei.

-Oggi esce You Make Me Feel e tu pensi ad altro?? Dai Gabe, sballati un po’!-

-Voi giovincelle, sempre a sballarvi…-

Ride, Gabe, bloccandosi poi quando il suo cellulare vibra sul tavolino. Lo guarda per un istante e lo afferra pensando sia uno dei suoi amici che ha appena sentito la canzone su internet. Sabi lo osserva. Vede l’espressione sul suo volto cambiare, gli occhi che si sgranano e diventano lucidi, mentre le labbra si schiudono. Stupore.

 

“…ho sentito la canzone, Gabe. Bella. :D Non che ci sia bisogno di dirlo.  –Bill-”

 

-Che c’è?-

-Mi ha scritto ancora…-

Alla domanda di Sabi, Gabe risponde con il cuore in gola. Quasi non sembra vero. Bill gli ha addirittura mandato un sms…

-Chi?-

-William… Il mio Bilvy mi ha scritto.-

Nel sentire quel “mio Bilvy” detto con occhi sognanti, la ragazza capisce e sorride. Forse sa anche lei di quella relazione perfetta andata a monte così all’improvviso. A Gabe non importa. Sta decidendo che cosa fare adesso, continuando a leggere quelle parole.

-Non rispondi?-

Sabi si azzarda a chiedere, ma è l’intuito che la spinge a farlo. Sa che Gabe sta morendo dalla voglia di scrivere quella risposta. Ci vuole solo una spinta.

 

“Su, Gabe, perché non scrivi adesso? Rispondigli.”

 

·         * *

 

 

Guardi lo schermo del cellulare e pensi se hai fatto bene o no a mandare quel messaggio. Le casse del pc intanto sparano quella canzone, la voce di lei colma il vuoto che dovresti riempire tu. Te lo immagini come sarebbe se fossi tu a cantare quelle parole.

Pensi a cosa sta facendo Gabe adesso… Forse sarà con quella ragazza bionda con cui è stato fotografato. O forse con la ragazzina che canta questa canzone… Oh, no, lui non andrebbe mai con quella che è ancora una bambina.

Sei geloso, eh Bill?

Geloso e disperato… Perché aspetti ma quella risposta di certo non arriverà.

Lo sai bene che non arriverà.

Allora spegni lo stereo e vattene, adesso. Lontano da quella voce che vorresti sentire dal vivo, solo per ascoltare un altro “mi manchi”.

Ti stupisci, vero Bill, quando qualcosa vibra sul tuo petto. Quando il cellulare riceve il messaggio, lì, nella tasca della tua camicia azzurra.

E ci rimani davvero male quando vedi che, sì, è lui che ti ha risposto. Le tue illusioni si sono realizzate.

Allora perché non sorridi?

Perché versi lacrime, William?

Perché è come se lo sentissi mentre pronuncia quelle parole…

 

“…Grazie. La tua opinione è sempre quella che conta di più delle altre. Ma questo vorrei sentirtelo dire dal vivo. –Gabe-”

 

Perché sei ancora lì?

Forse questa volta potresti essere tu tutto quello che Gabe sta cercando nel mondo. Allora alzati, adesso, ed avvicinati a lui.

 

 

 

 

….continua.

 

 

 

 

___________________

 

 

…hello!!!

So che la Gabilliam non è molto conosciuta qui, ma vorrei provare a proporne una! <3

 

È ambientata nel presente, così per renderla più realistica. Anche se ci sarà qualche flash back.

 

Spero ce chiunque la leggerà ne sia soddisfatto e sia curioso di vedere il seguito. ^^ Non che sarà lunghissima, massimo 5 capitoli, lo prometto.

 

Fatemi sapere!!

 

 

Xoxo

Miky

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Heven Elphas