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Autore: The Theory    24/07/2011    3 recensioni
Questa è la mia primissima FanFiction sul pairing Ben/Gwen! Spero sia di vostro gradimento in quanto la mia esperienza relativa a questo cartone è poca...
La vita di Ben subì un poderoso cambiamento quattro anni prima, quando l'Omnitrix si spense. I sentimenti di Ben sono da allora un altalena confusa tra la voglia di recuperare la sua passata natura aliena e l' abbandonare l'impresa. Una corsa contro il tempo, una pericolosa storia d'amore ed un racconto dal sapore dolce di ciliegia, rivisto in chiave allo stesso modo comica e triste, che spero faccia sorridere sul primo grande amore e le follie che per esso si fanno.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO SECONDO
La Promessa Sposa.
 

Il freddo pungente dell’inverno carezzò i volti dei due giovani che rimasero in silenzio per un attimo. Ben camminò dietro a Gwen potendo così ammirarne la figura da una prospettiva differente. I lunghi capelli rossi cadevano sulla schiena della cugina, ondeggiando delicatamente ad ogni passo. Il cappotto ne avvolgeva il corpo esile e i jeans skinny coprivano le gambe assurdamente lunghe e magre. Ben sentì un tumulto al cuore. Si chiese con stizza quanto stesse accadendogli. “Per la miseria, un po’ di contegno!” si disse tra sé tanto di mal modo d’intimorir sé stesso. Era inconcepibile che si mettesse a pensare a sua cugina, quell’antipatica smorfiosa che da sempre aveva mal sopportato. Gli pareva qualcosa di estraneo ed inimmaginabile.

Gwen, allo stesso modo, si sentiva a disagio. Si domandava con frenesia perché mai la presenza di Ben l’inquietasse tanto. Guardò il cielo con i suoi grandi occhi e inspirò, provando ad escludere il ragazzo dal proprio campo visivo. Riavvolse mentalmente ogni espressione del cugino…e con gran meraviglia riconobbe di trovarlo piuttosto carino. Specialmente nel sorridere o nel canzonarla quasi con cattiveria. Gwen sgranò gli occhi inorridendo ed il suo viso esplose in un tremendo rossore. Si chiese – peraltro con sconcerto – a cosa stesse osando pensare e, con un certo impeto si disse “ è fuori discussione che quell’obbrobrio di mio cugino possa essere carino. Assolutamente no!”. Che le stava accadendo? Si voltò, ricercando il volto del ragazzo con una certa ansia. Voleva a tutti i costi comprovare la propria teoria per poter dunque mettere a tacere quelle curiose considerazioni sul ragazzo che mai l’erano appartenute e che ora, misteriosamente, le ronzavano in capo con una certa insistenza.
 – Ben…? – chiese allora con voce flebile mordendosi il labbro inferiore della bocca.
Il ragazzo alzò lo sguardo rispondendo lievemente infastidito: – che vuoi?
– Accidenti, và al diavolo! Se devi rispondermi subito male, tanto vale che stia zitta! – sbottò Gwen adirata. Era incredibile. Gwen non ci mise più di mezzo secondo a ricominciare ad odiarlo com’era stato per tutti quegl’anni.
Ben fece per ribattere ma si scoprì a scusarsi e ad aggiungere: – Gwen…continua.
La verità era che Ben era fortemente distratto. Distratto dal corpo di Gwen e, specialmente, da quel ragazzo del bar. Era sicuro di averlo già visto, da qualche parte. Ma ogniqualvolta pensasse a tal viso irritante ricordava le parole di Gwen che lo dichiaravano il suo ragazzo. E questo l’indisponeva tanto da mandarlo fuor di lui. 
 La ragazza, ignorando come ovvio questi tormentati pensieri, lo guardò stranita e gli si avvicinò: i due rimasero immobili, in piedi l’uno di fronte all’altra. Gwen poggiò il palmo della mano destra alla fronte di Ben: – non scotti…la febbre non ce l’hai. Anche se sei strano…Ben.
Quella che originariamente avrebbe voluto esser una frivola burla a scopo non altro che canzonatorio, portò Ben a sentir pulsare selvaggiamente il proprio cuore. Davvero molto più del dovuto. Che stava facendo sua cugina? Erano talmente vicini da far partorire all’atmosfera un forte senso di intimità che finì per intimidire entrambi. Ben era colui che peggio reggeva l’imbarazzo, tanto che, arrossendo, trovò la via più efficace per evitare curiose evoluzioni a quella pericolosa circostanza. Sbottando.
– E scansati!
Gwendolyn rimase decisamente ferita dalla reazione del cugino e si ritrasse con uno scatto: – ma lo vedi come sei?! Odioso e repellente! E io che pensavo di essere stata…
Gwen si sentì morire in gola la fine della frase.
 Ben attese che finisse ma ella, con astio, sentì ribollire il sangue nelle vene: – sparisci dalla mia vista!
– Vale lo stesso per te – le rispose il cugino.
I due giovani presero allora strade opposte, diretti a scuola. 

Gwen si sentiva leggermente indisposta. Aveva mentito a Ben riguardo a quel tipo, Josh, dicendogli che era il suo ragazzo anche se in realtà si trattava di un insignificante belloccio del club di football che da quando si era iscritta al Liceo non faceva che infastidirla. Questa era la voce della verità.
Abbassò dunque lo sguardo. Iniziò a rimuginare con addosso un’ansia febbrile. Aveva toccato Ben in fronte e sentire il calore della sua pelle aveva fatto nascere in lei un curioso sentore. Una sensazione di torpore. Quei pensieri le riportarono alla mente il respiro di Ben sul suo volto, quella pericolosa vicinanza e la brusca rottura di quel legame così particolare, intenso e allo stesso modo fragile che era nato e morto nel giro di pochi secondi.
Di primo acchito,Gwen scosse il capo con energia. Senza molto badare ai passanti che la circondavano borbottò: – è ridicolo che alla veneranda età di sedici anni mi ritrovi a fare di questi pensieri. Dovrei vergognarmi.
E senza esserne poi molto convinta, riprendendo a camminare con esagerata lena, aggiunse: – Che sciocchezze. È ovvio che, se mi ritrovo ad essere tanto stupida, stamani, è sicuramente per via di questo sciocco clima.
– Il freddo mi fa male.

 Ben prese a scaldarsi le mani con il fiato. Ora sì che doveva correre, tra Gwen e la colazione era in anticipo di appena cinque minuti. Tuttavia, per quanto cercasse di dimenticare, il pensiero della lite con la cugina martellava nella sua testa come impazzito. “Sono un vero idiota!” si disse furioso.
– Scusami…? – esordì timidamente una voce alle sue spalle.
 Ben si voltò arrestando di colpo quella ch’era divenuta corsa: – che…?!
Davanti a lui c’era una ragazza minuta dalla capigliatura corvina e mossa, dal fascino particolare e un’aura apparentemente angelica.
– Chi sei? Anzi…che vuoi ? – chiese Ben rendendosi conto di poter parere un tantino indisponente.
– Ben Tennyson? Piacere, hai di fronte la tua promessa sposa.
Ben sgranò gli occhi e lasciò aperta la bocca che, sospesa a mezz’aria, non poté che balbettare: – Che cosa?!

Continua!

   
 
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