11. Siringhe & Punture
[…
continua dal 3° Capitolo “Giardinaggio”]
Elena
si è appena lasciata con Stefan e ha intrapreso una
relazione con il fratello cattivo Damon, allergico ai pollini. Elena
vorrà
porre fine a questa storia, soprattutto dopo essere stata costretta ad
avvelenare tutte le piante da lei piantate nel giardino…
Damon e gli
starnuti
“Tesoro, è normale. Perfettamente normale. Oggi le
persone
che soffrono di allergie sono sempre di più. Ma tranquillo:
può passarti prima
di quanto credi! Pensa, mia zia era allergica alle graminacee ma quando
compì i
cinquant’anni… pensa un po’? Zia Kate
è guarita!” aveva detto allegramente
Elena, la sua stramba quanto bella fidanzata.
Zia Kate era guarita… Damon partiva sempre con quel
pensiero per rincuorarsi: dopotutto, anche lui sarebbe potuto guarire,
no? Qual
era la differenza tra Damon Salvatore e Kate Gilbert?
Arrivato a questo punto, Damon si ritrovava a sbuffare e a
raschiare violentemente il terreno con il suo stivale di cuoio. Lui era
un
vampiro di centocinquanta anni! Ecco qual era la differenza!
Damon, quella mattina di Maggio, guardò il cielo azzurro
cosparso di qualche nuvoletta. Il sole splendeva e Elena si stava
abbrustolendo
sotto di esso, su una sdraio a righe rosse e bianche nel bel mezzo del
giardino.
Il prato era stato devastato dal veleno repellente che ci aveva
spruzzato Elena, dopo ore di lavoro per farlo tornare rigoglioso. Al
pensiero
della fatica che aveva impiegato la sua ragazza per quel giardino,
Damon si
sentiva male. Avrebbe voluto scappare e tuffarsi nel fiume, sperando la
sua
testa colpisse una pietra abbastanza forte da annebbiargli la mente,
così
quando sarebbe finito su un paletto di legno il suo istinto di
sopravvivenza
non lo avrebbe indotto ad attutire la caduta.
Forse era per Elena che aveva davvero seriamente proposto
di andare a farsi vaccinare?
La verità era che lui detestava i medici, le siringhe, le
punture; qualsiasi cosa fosse pungente, lui la odiava. E non avrebbe
permesso
che una stupida innocente allergia lo convincesse ad affrontare le sue
più remote
e nascoste paure.
“Etciiiiiiiii” starnutì Damon,
ripentendosi mentalmente
che non era niente.
“Etciiiiiiiii”. Ancora una volta, Damon
starnutì. Ed Elena
scattò: “Che diavolo aspetti, amore?”
chiese, sfogliando la sua rivista di
giardinaggio. “Corri a farti vaccinare!”
Damon impallidì e cominciò ad esaminare un punto
indefinito del muro esterno della pensione: “Avranno una
lunga lista d’attesa…
lasciamo prima chi ne ha davvero bisogno” tentò di
convincerla il vampiro.
Damon sentì un qualcosa incastrarsi nel suo naso e
cominciò a grugnire per farlo uscire. Percepì la
preoccupazione di Elena, che
si era voltata e aveva abbassato gli occhiali da sole per vedere
più
chiaramente cosa stava combinando il suo ragazzo. “Sul serio?
Lasciamo chi ne ha davvero bisogno?”
ripeté lei con tono scettico.
Damon continuava a starnutire e Elena perse la pazienza:
si alzò dalla sua sdraio, lanciò la sua rivista
dall’altra parte del giardino e,
camminando a grandi falcate verso il suo ragazzo, sollevò
una quantità abnorme
di erba e polline, facendolo cominciare anche a tossire.
Elena imprecò tra l’erba ingiallita che le
svolazzava
attorno come tanti moscerini fastidiosi, scacciandola con le mani senza
troppo
successo. Un lungo filo color paglia le si infilò in una
narice e la ragazza
sbuffò fino a quando non lo vide cadere a terra.
Damon, alla vista di Elena così imbufalita,
scoppiò a
ridere. Ma forse non avrebbe dovuto: Elena era dolce come uno
zuccherino e
smielata come l’eroina di un film romantico, ma quando la si
faceva arrabbiare
poteva diventare una pantera.
“Come osi ridere?” urlò minacciosa lei.
Damon non riusciva a togliersi quell’espressione divertita
dalla faccia e tanto per peggiorare la situazione cominciò
ad esibirsi in
un’esilarante imitazione della sua bella fidanzata. Faceva
degli strani suoni
con il naso e digrignava i denti, imprecando come un dannato, e
sputacchiava
dalla rabbia. Elena, intanto, stringeva i pugni per evitare di
saltargli
addosso. Era consapevole che se lo avesse fatto, sarebbe stata
un’autolesionista.
“Damon! Smettila!” strillava Elena, saltellando da
un
piede all’altro per la rabbia.
Il vampiro non intendeva proprio fermarsi: cominciò pure a
zampettare tra il giardino, emettendo urla acute ogni volta che un
granello di
terra si incastrava da qualche parte nei suoi vestiti:
“Oddio! Della terra!
Come farò? Non va via! Oddio! Damon, che
facciamo?” cinguettava meschinamente.
Poi si accorse che al posto di Elena c’era solamente uno
spazio di terreno dove l’erba ingiallita era più
schiacciata per il peso della
persona che prima stava lì, e che ora era sparita.
Damon cominciò a sentire la tipica puzza che non porta
nulla di buono. La voglia di fare il pagliaccio si era volatilizzata.
“Elena?” chiamò, girandosi su se stesso
come se fosse l’agente
007.
Andò un po’ più avanti, poi parve
ripensarci e tornò
indietro. Aveva un tic che lo induceva a voltare la testa ogni secondo
per
controllare che Elena non arrivasse appena a una liana e gli saltasse
sulle
spalle in stile Tarzan. Il solo pensiero lo terrorizzava, anche se in
un’altra
situazione probabilmente lo avrebbe trovato inspiegabilmente eccitante.
“Elena?” provò di nuovo Damon. Ora
capiva qual era la
strana sensazione che gli era capitato di sentire descrivere da qualche
umano
che aveva erroneamente considerato paranoico: quando hai paura o temi
un
rumore, lo senti nelle tue orecchie rimbombare, facendoti credere che
sia
reale. Era una sensazione assolutamente schifosa, constatò
Damon.
Continuava a voltarsi ininterrottamente, come se gli girasse
attorno un’ape impazzita che voleva a tutti i costi pungerlo.
In un momento in cui non era voltato dietro, sentì delle
mani toccargli le spalle con una presa decisamente familiare:
“Amooooore!”
sussurrò Elena.
Damon lanciò un grido di puro spavento e si voltò
verso la
ragazza con un salto degno da medaglia d’oro alle Olimpiadi e
indietreggiò,
cadendo di tanto in tanto e risollevandosi barcollante.
“Tu! Mi hai spaventato a morte!”
balbettò Damon, in preda
al puro terrore. Elena sorrise, divertita alla vista del suo indice
accusatorio
verso di lei, tutto tremante e per nulla intimidatorio.
Fece spallucce e cominciò a camminare intorno a Damon, che
si sentiva come un agnellino che stava per venire sacrificato.
“Vuoi davvero
evitare il tuo bel vaccino?” ghignò minacciosa
Elena.
Damon scosse la testa velocemente: “No. Mi farò
vaccinare”
disse lui, balbettando involontariamente.
Elena sorrise trionfante: “Giuralo” lo
invitò
sghignazzando.
Damon non fece nemmeno in tempo a pensare ai pro e ai
contro, che la sua bocca si aprì e lasciò uscire
un “sì” piuttosto incerto, ma
nemmeno troppo intimorito.
La ragazza di tutta risposta si lasciò andare con un
ululato sguaiato e corse verso casa per andare a prepararsi. Damon si
sentì
chiamare, così a malincuore e in preda alle visioni di
siringhe appuntite, la
seguì.
In
auto verso l’Azienda
per i Servizi Sanitari
Elena stava
guidando e aveva abbassato al minimo il volume
della radio; era una cosa che non faceva mai, soprattutto se una
stazione
trasmetteva la sua canzone del momento. Damon sospettava che in quel
maledetto
tragitto da casa all’ospedale, nemmeno la melodia
più bella del mondo avrebbe
distolto Elena dalla sua cantilena che lo costringeva a ripetere come
un
bambino.
“Damon! Cosa abbiamo detto?” ricominciò
Elena per
l’ennesima volta.
Il vampiro sbuffò di tutta risposta, il che fece infuriare
Elena.
“No! Cavoli” sbraitò, sfogando la sua
rabbia sul volante e
schiacciando sul clacson con esagerata foga. Damon lanciò
sorrisi di scusa agli
autisti che avevano sollevato selvaggiamente (e giustamente) il dito
medio.
Dopo essersi impegnato nelle scuse con sorrisi ammiccanti,
Damon si rivolse alla sua ragazza: “Dico! Ma stai
scherzando?! Non si può
suonare il clacson in quella maniera… è
semplicemente…” disse il vampiro,
lasciando in sospeso la frase perché non aveva la
più pallida idea di come
definire “suonare il clacson in quella maniera”. Si
rendeva conto di
comportarsi nel modo più ipocrita possibile, visto che
quella era il genere di
cosa che un tempo si sarebbe divertito fare.
Elena sorrise meschina: “Com’è scusa,
Damon?” domandò.
Damon si strofinava le mani sudate sui pantaloni neri:
“Semplicemente… vergognoso”
concluse
infine.
Elena si lasciò andare in una risata divertita, come se
fosse appena stata pronunciata la barzelletta più divertente
del mondo: “Non
hai nemmeno idea di cosa voglia dire quello che hai detto”
gli fece notare tra
le risate sguaiate. “Comunque” riprese, quando ebbe
finito di sghignazzare,
“prima non mi hai fatto finire il discorso. Dovevi ripetere
quello che ho detto
e non l’hai fatto” disse con un tono da rimprovero
Elena.
Damon sbuffò: “Devo
ammaliare la segretaria per farmi vaccinare ora”
mugolò con tono depresso.
Elena sorrise trionfante: “Esatto, amore. Ancora,
ripeti!”
lo incoraggiò.
Damon si esibì in una performance costituita da cento
battute tutte uguali fra loro, e venne “salvato”
dall’arrivo all’ospedale.
“Bene. Sei stato bravo” si complimentò
Elena, battendo le
mani in un applauso entusiasta. “Ora andiamo”
aggiunse, aprendo la portiera.
Damon scese dalla macchina a sua volta, ma prima di
incamminarsi verso l’entrata la fermò prendendola
per un braccio: “Ma tu non
vuoi mai che io ammali la gente” osservò con
rabbia.
La ragazza sorrise: “Lo so. Ma oggi è proprio
necessario”
spiegò rapidamente. “Dunque, cosa dovrai
dire?” riprese a chiedere.
Damon rinunciò a combattere e rispose solamente: “Devo ammaliare la segretaria per farmi
vaccinare ora”.
Elena sorrise trionfante: “Così si fa!”
esclamò, tutta
soddisfatta. E si incamminarono verso l’entrata
dell’ospedale.
La
segretaria ammaliata
“Devo ammaliare la
segretaria per farmi vaccinare ora”
cominciò Damon, rivolgendosi alla donna
minuta dai capelli neri corvini tagliati a caschetto con una frangia
spelacchiata, che stava dietro a una grande scrivania in legno.
Lei lo guardò male: “Come scusi?” chiese
educatamente.
“Devo ammaliare la
segretaria per farmi vaccinare ora”
ripeté Damon, con più insistenza. Aveva
ripetuto così tante volte quella dannata frase che si era
convinto che facesse
parte del copione. Pure Elena non si accorgeva di quello che stava
accadendo;
avevano ripetuto le stesse parole all’infinito fino a non
capirne più il senso.
La segretaria si accigliò: “Temo di non
capire” si scusò
lei.
Elena cominciò a svegliarsi e tentò di salvare la
situazione, mentre lanciava calci alle gambe muscolose di Damon.
“Quello che il
mio fidanzato voleva dire è che… beh, vede,
abbiamo scoperto che ha una
gravissima allergia ai pollini e non possiamo proprio aspettare
quindi… beh, è
urgente, insomma” spiegò impacciata.
Damon intanto non capiva cosa avesse fatto per meritarsi
quel dolore ai polpacci: “Ma che diavolo combini,
amore?” chiese stravolto.
Elena fece qualche segno con gli occhi, ma il vampiro non li comprese
fino a quando
la sua ragazza non gli sussurrò: “Ammaliala”.
Damon annuì e procedette, mentre Elena controllava che non
arrivasse nessuno a disturbare.
Dopo qualche secondo sentirono la voce della segretaria,
improvvisamente sicura e professionale: “Allora, signori! Da
questa parte
potrete fare il vaccino. Seguitemi prego” disse allegramente.
Elena la seguì all’istante e Damon le raggiunse
subito,
accompagnato da un sorrisetto e un sospiro:
“Quanto mi mancava ammaliare la
gente…”.
Panico,
volo e puntura!
Damon era
seduto su un lettino scomodo dell’ospedale e
sudava freddo: “Farà male?”
domandò con voce tremula.
Il dottor Lockwood (laureato con il massimo dei voti in
medicina, trent’anni di esperienza e un aspetto ancora
piuttosto giovane), che
stava confabulando con Elena sommessamente, si voltò con un
sorriso che
probabilmente intendeva essere amichevole, ma che risultava a dir poco
terrificante: “Signor Salvatore… siamo uomini,
giusto? Non farà niente!”
esclamò allegramente, per poi scoppiare in una risata
fragorosa, lasciando
intravedere i suoi denti gialli marci. Elena si unì a lui
come se si
conoscessero da anni e Damon accennò a una risatina nervosa,
che si affievolì
del tutto quando il dottore si avvicinò a una scatola di
cartone e ne tirò
fuori una siringa trasparente.
Damon la osservò con attenzione, notando che aveva delle
tacche per segnare i millilitri. Poteva contenere decisamente troppo
liquido.
Venne scosso da un’ondata di tremarella al solo pensiero che
quel sottile
tubicino gli si conficcasse nella pelle e qualcosa gli entrasse in
circolo…
“Bene, Damon” annunciò il medico.
“Si comincia”. Al
vampiro parve di vedere i suoi occhi neri lampeggiare, ansiosi di
uccidere.
Il vampiro si lasciò sollevare passivamente la manica
della camicia e attese.
Dopo un secondo fece un salto e cadde dal lettino: “Ahhhh
mi ha toccato! Ahhhh mi ha toccato” urlò in preda
al terrore.
Gli parve di nuovo che gli occhi del dottore
lampeggiassero, come se fossero posseduti da Satana: “Mi stia
lontano, mi stia
lontano!” urlò Damon.
Il dottore sorrise: “Signor Salvatore… non esageri
ora.
Non sentirà nulla” lo rassicurò. Gli
occhi continuavano ad illuminarsi di luce
agghiacciante. Ora i suoi capelli bianchi erano sparati in aria, come
se la
voglia di uccidere li avesse posseduti. Lockwood si
accovacciò al pavimento,
proprio dove si trovava Damon, il quale era piegato su se stesso nel
tentativo
di proteggersi.
Quando vide la siringa avvicinarsi, scattò in alto e corse
verso la finestra: “Noooooooooooooo!”
ululò il vampiro, e si lanciò dal
cornicione, scuotendo le gambe e le mani violentemente.
Il dottor Lockwood strabuzzò gli occhi, come se fosse
stato tutto il tempo al buio e solo ora vedesse la luce: “Ma
dov’è finito?”
chiese, con evidente tono sbigottito e incredulo.
Elena alzò le spalle e guardò giù
dalla finestra con
leggerezza: “Starà bene” disse
solamente. Diede un’occhiata al medico e
aggiunse: “E lei? Si sente bene?”.
Lockwood cominciava ad assumere tonalità sempre
più vicine
al verde: “Non esattamente. Sono solo un po’
sconvolto…” la tranquillizzò lui.
Elena assunse un’espressione comprensiva: “Lo so.
Probabilmente è perché non le è mai
capitato in vita sua di ricevere un tale
rifiuto da parte di un suo paziente. Ho una soluzione, allora: possiamo
ancora
prenderlo. Dobbiamo solamente…” lasciò
la frase in sospeso.
Prese per mano il medico e lo trascinò giù nel
vuoto,
passando davanti alle finestre di tre piani di ospedale. Sentiva
Lockwood
gridare di terrore, mentre Elena reprimeva le urla per non morire di
paura.
Quando toccarono terra, entrambi rotolarono sull’erba come
due tappeti. Elena si alzò per prima, afferrò la
siringa e corse a cercare
Damon, lasciando Lockwood a vomitare e in preda alla nausea.
“Damon! Amooooore! Sono io, non ti farò del
male!” urlava
come una pazza, svoltando a destra e poi improvvisamente a sinistra.
Chi non
sapeva cosa stava succedendo, l’avrebbe presa per pazza.
Elena si fermò, con il fiatone che le impediva di muovere
un solo passo in più. “Damon, ti prego!”
sussurrò sfinita, per poi accasciarsi accanto a un cespuglio
piuttosto
pungente, ma la ragazza non se ne curò. Era troppo stanca
per badare alle spine
che le punzecchiavano la pelle.
A distoglierla dai suoi pensieri ci fu uno starnuto, che
proveniva proprio da dietro di lei. Si voltò di scatto e
vide Damon, bellissimo
come sempre e spaventato come un bambino. Aveva un sorriso angelico e
tenero
stampato sul volto.
“Scusami” mormorò, “ma io
non… lo so che avevo promesso,
anzi giurato, di farmi vaccinare. È solo che quel tipo mi
incute timore”
spiegò, fissandosi le mani sudate tutto il tempo in cui
parlò.
Elena sorrise, intenerita da quel nuovo Damon: “Faccio io,
ok?” propose incerta.
Vide Damon annuire lentamente e lei si avvicinò con la
siringa, molto cautamente. Quel vampiro era proprio stupido: preferiva
essere
vaccinato da una che non sapeva neanche da che parte si cominciava,
piuttosto
che da un medico laureato e pieno di esperienza. Proprio non lo
capiva…
Damon rimase fermo e guardò tutto il tempo il cielo:
“Sappi solo che se morirò, io ti ho amata e ti amo
e ti amerò per sempre,
davvero, Elena…” dichiarò il vampiro.
Elena sbuffò: “Ho già fatto, Damon.
Comunque ti amo
anch’io”. Cominciò a mettere via la
siringa e si alzò, tendendo una mano per
aiutarlo ad alzarsi. “Andiamo?” suggerì.
Damon era ancora sconvolto: ma davvero quel liquido gli
era entrato in circolo? Davvero qualcosa aveva bucato la sua pelle?
Proprio non
se n’era accorto. “Sì, andiamocene via subito”
concordò.
“Non così in fretta!” esclamò
una voce alle loro spalle.
Damon e Elena si guardarono preoccupati per quello che questa volta
avrebbero
dovuto affrontare. Ormai avevano capito che la loro vita non poteva
essere
normale.
[…
Continua…]
Angolino
della Matta Fra
Ehilà
a tutte
quante!
Sì, lo so. Sono
in ritardo immenso… ma sapete. Beh, non so nemmeno io che
scusa usare.
Prima di tutto
passate a leggere questa
nonsense: è stupenda. Scusate se comincio
così, ma è davvero carinissima! Spero
che vorrete lasciare una mini recensione anche lì,
è scritta da una mia amica.
Ok, passando al
capitolo… questo lo
dedico senz’ombra di dubbio a laura
the vampire
slayer che,
non so se ricorda, mi aveva suggerito in una sua recensione di
scrivere di Damon e il vaccino. Ecco qui, spero di non averti delusa.
Un appello
adesso: Marghiiiii! Dove sei finita? Ti prego, un messaggio! Solo per
sapere
che non sei morta!
Grazie mille ad AriaSolis
che ha
recensito per la prima volta. Grazie mille. Ti aspetto ancora.
Ovviamente
grazie come sempre a GLObulesROUGE
che c’è sempre. In ogni cosa che
scrivo. Grazie.
E infine la cara
_Ericuzza_ che
amo tanto con le sue recensioni e la sua meravigliosa
storia “Sposati”, che non
manco di segnalarvi (soprattutto perché siete in questa mia
pazza storia,
perché se vi piace la mia pazza demenziale fanfic, adorerete
la storia di Erica
e della sua amica)! Eccola qui!
Spero che vi sia
piaciuto questo capitolo (anche se so che è difficile che un
vampiro si faccia
vaccinare per varie ragioni) e spero di tornare presto con un altro.
Intanto vi
segnalo anche altre mie storie:
I
Feel You,
una Delena romantica che sto per concludere (per chi la segue: presto
il nuovo
capitolo!)
Please
Come
Back, un crossover Twilight – TVD che spero di
continuare ma sono a corto
di ispirazione, anche causa calo immenso di recensioni. Evidentemente
non sono
stata perdonata per il ritardo… beh, forse avete anche
ragione J
Mi
Manchi,
un OS ispirata alla fine della II Stagione, un finale alternativo
estremamente
drammatico.
Ho in programma
tante altre idee, ma prima devo finire le mie due long-fic, quindi ne
passerà
di tempo…
Grazie a chi
segue questa storia e l’ha inserita tra le preferite, tra le
seguite e tra le
ricordate. Grazie soprattutto a chi recensisce e mi fa sapere il suo
parere, ma
anche a chi legge in silenzio. Vi amo.
Baci
Fra