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Autore: Ninfea Blu    27/07/2011    9 recensioni
Storia che si collega alla raccolta "Rose appassite".
I sentimenti e le reazioni di Rosalie di fronte al suicidio di Charlotte.
"Perchè avrebbe dovuto piangere? Charlotte era solo un' estranea. Tentava di convincersi che fosse così; non poteva fermarsi a pensare che avessero lo stesso sangue."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rosalie Lamorlière
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Rose appassite'
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Sorella perduta

Sorella perduta.

 

 

Questa storia, per il tema che affronta, si collega e appartiene alla raccolta “Rose appassite”, già pubblicata qui. Un’autrice, Arien, mi ha suggerito di svilupparla, così ho iniziato a pensarci ed è venuta fuori questa breve ff. Storia tristissima, ma non potevo fare a meno di scriverla. Spero che avrete voglia di darci un’ occhiata.

 

 

§§§§§

 

 

L’aveva vista precipitare dai tetti di quell’immenso palazzo, scivolare come un’ ombra sinistra davanti alle luci scintillanti che provenivano delle finestre della reggia; la sagoma scura di un angelo, una scia di capelli lunghi e lisci che attraversava il buio della notte, come una piccola meteora che si dissolve a contatto con l’aria. Con lo sguardo fisso, l’aveva seguita in quella caduta come se si fosse sentita trascinare giù anche lei.

 

Non era certa che avesse urlato, non ricordava di averlo sentito; era come se il silenzio fosse rimasto congelato, sospeso in quel terribile istante in cui aveva levato gli occhi in alto e l’aveva vista spiccare il salto, con le braccia aperte nel vuoto.

Nessun suono, a parte quello duro dell’impatto di un corpo col suolo.

Era stato come se lo schianto fosse avvenuto contro le pareti fragili del suo cuore.

Aveva iniziato ad avvertire un’ inquietante oppressione al petto.

Era il dolore che voleva uscire e lei tentava di ricacciarlo indietro.

 

Perché avrebbe dovuto piangere?

Charlotte era solo un’estranea.

Tentava di convincersi che fosse così; non poteva fermarsi a pensare che avessero lo stesso sangue.

Non doveva pensare che fossero sorelle.

 

È strano quello che si prova in certi momenti.

Tutto avviene troppo velocemente e sembra che l’ anima vada più in fretta e ti lasci indietro, e il sentimento diviene più celere del pensiero.

 

Non ricordava chi avesse attorno in quel momento; donne e uomini in abiti eleganti, tutti con lo sguardo attonito.

Forse madamigella Oscar e anche André erano lì con lei, ma non ne era sicura.

Ricordava anche troppo distintamente l’immagine di quel corpo inerte al suolo, le vesti bagnate e scomposte, i capelli sparsi sul volto livido; un leggero brusio di stupore doloroso e incredulo era salito attorno a lei, e il pianto disperato e impotente di una donna che non sarebbe stata mai niente, si era infiltrato tra le crepe del suo spirito addolorato.

E la diga aveva ceduto.

È sempre straziante il pianto di una madre, anche quando è indegna di questo nome.

 

Per un attimo pensò che avrebbe potuto essere il suo destino e fu assalita da uno strano senso di panico che le bloccava il corpo e il respiro, e la obbligava al silenzio.

Faceva paura pensare che una ragazzina di undici anni avesse concepito e attuato con tale freddezza il proprio suicidio.

Quale mostro l’ aveva spinta a tanto?

Quale pensiero aveva potuto atterrirla in modo così estremo?

Oppure era stato un atto di coraggio ed estrema ribellione?

La disgustava l’ idea di braccia e mani volgari attorno al suo corpo acerbo e innocente.

 

Una bambina.

Non era stata nient’ altro che questo.

Dolce ingenuità che crede ancora alle favole.

Fresca innocenza in boccio, che attende di crescere al sole giocondo della giovinezza.

Speranza piena di aspettative per il domani che si immagina più bello.

Nient’ altro che un fiore delicato, reciso troppo presto da sguardi impietosi e mani ingorde.

La morte l’aveva resa bambina in eterno.

La sposa promessa di un duca era scivolata tra le braccia della notte, accompagnata dai petali bianchi di una rosa che si sfoglia nel vento.

 

Le aveva parlato solo una volta o due, e non erano state mai parole gentili.

Quasi sempre veleno era uscito dalla sua bocca vergine di baci.

Le piccola contessina aveva l’arroganza e la superbia di una principessa viziata e capricciosa.

Come poteva essere qualcosa per lei, quella ragazzina vissuta troppo lontana dal suo cuore, tra tutto quello che lei non aveva mai avuto?

Non era cresciuta con lei.

Non avevano mai giocato insieme.

Non avevano bevuto lo stesso latte, né mangiato lo stesso pane; bianco e morbido quello dei ricchi, nero e raffermo quello degli umili.

Solo nella disperazione avevano potuto essere uguali.

Solo nella pena erano diventate sorelle.

Aveva scoperto con doloroso sgomento di possedere la stessa pelle candida, la stessa carne giovane e morbida, il suo stesso sangue, linfa vitale che adesso sporcava il selciato prezioso davanti al cortile della reggia. Ora, negli occhi opachi si era spenta quella luce vitale che li accendeva d’azzurro; occhi simili ai suoi, nel colore delle iridi.

Occhi che non avrebbero più pianto, come ora piangevano i suoi per una sorella perduta, ancor prima che fosse trovata.

Occhi che non si sarebbero abbassati con pudore, né avrebbero incrociato altri sguardi in cui scoprire timide e dolci promesse d’amore.

Occhi chiusi per sempre su sogni spezzati.

Labbra che non avrebbero più sorriso, né mai avrebbero scoperto il sapore eccitante del primo bacio.

Gambe che non avrebbero più danzato sulle note della musica di un violino triste.

Mani che non si sarebbero strette attorno ad altre mani, né avrebbero conservato la dolcezza segreta di una carezza.

 

Undici anni bruciati nel firmamento dell’esistenza.

 

Troppo brevi per una vita.

Troppo pochi per una morte.

 

Nelle iridi azzurre di Rosalie, così simili alle sue, restavano lacrime troppo salate che bruciavano la pelle del cuore.

 

 

********

 

 

Devo ringraziare Arien, perché è stata lei ha suggerirmi di sviluppare questo brano. Mi è sembrata un’ottima idea e ho voluto provarci e questo è il risultato: i pensieri, le reazioni e i sentimenti di Rosalie di fronte al suicidio di Charlotte. Spero che sia piaciuto, anche se ultimamente io sono molto insicura su ciò che scrivo.

   
 
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