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Autore: Jezabel_89    29/07/2011    7 recensioni
L'amore che voleva lui non era un amore come quelli dei film. Non era un amore pieno di passione, di romanticismo e di gesti eclatanti e di dichiarazioni urlate alla luce del sole. Piuttosto, lui voleva un amore che gli tenesse la mano ogni giorno, per tanti giorni, per tutti i giorni, un amore fatto di piccole cose, un bacio a fior di labbra al mattino, una risata ed un caffè, una coccola sul divano: quello che voleva lui era un amore di cui lui potesse avvertire il fiato caldo e lieve sul collo, un gemito strozzato nel cuscino, un amore sussurrato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-"Perchè non me l'hai mai detto?"-.







* * *









L'Espresso per Hogwarts era in partenza dal binario nove e tre quarti e l'aria di quella giornata era allegramente intrisa del vociare dei ragazzi che si ritrovavano dopo le vacanze estive e salutavano le proprie famiglie che non avrebbero rivisto fino alle vacanze di Natale. Faceva ancora caldo, troppo caldo, e tutti avevano fatto in modo di liberarsi della maggior parte degli strati di abbigliamento, preferendo la moda Babbana, che, complice la caduta di Voldemort che aveva finalmente sfatato il mito dei Purosangue, non era mai diventata obsoleta e ora faceva parte dell'armadio di ogni mago. Tranne uno.

Draco Malfoy non riusciva proprio a permettere alla propria pelle d'alabastro di sottomettersi al martirio della stoffa ruvida di un paio di jeans. Non gli dispiacevano gli abiti di alta sartoria Babbana, nè le calzature su misura di qualche artigiano virtuoso, ma non avrebbe mai fasciato il proprio corpo di Jeans e T-shirt e la maggior parte dei suoi completi era troppo elegante per l'occasione, troppo poco elegante, troppo appariscente o troppo qualsiasi cosa. Per questo, nonostante il gran caldo, i passi di Draco Malfoy erano accentuati dallo svolazzare di una veste grigia.

Non che di solito avesse questi problemi nel cercare qualcosa da indossare: con un corpo come il suo, anche una foglia di fico al punto giusto sarebbe stata perfetta, ma nulla era mai troppo perfetto quando doveva accompagnare il suo Scorpius al treno per Hogwarts. Non si può mai sapere chi si incontrerà al binario nove e tre quarti.

Astoria aveva smesso di accompagnarli già dal secondo anno, quando ormai era diventato evidente che qualcosa tra lei e suo marito non andava per il verso giusto: infatti il giorno dopo la prima partenza del loro biondissimo figlioletto, Astoria aveva rimpiccolito magicamente il suo armadio, se l'era ficcato in tasca e aveva lasciato Malfoy Manor, facendo ciao ciao a Draco dal finestrino della BMW del ricco imprenditore Mezzosangue col quale andava a vivere, lasciando suo marito da solo ad affrontare le domande di tutto il Mondo Magico e, cosa ben più terrificante, di Scorpius.

Non era che fosse un padre affettuoso, Draco Malfoy: la rigidità dei suoi rapporti familiari con i genitori doveva aver bloccato qualcosa in lui, quando si trattava di relazioni interpersonali, motivo in più per cui Astoria – come tutti gli amanti che aveva avuto nella sua vita – aveva smesso di dormire con lui, rendendolo sordo, cieco e muto davanti ai suoi sentimenti e a quelli degli altri. Talmente ignorante in fatto di sentimenti, da non aver saputo riconoscere l'Amore nemmeno quando gli si era palesato d'innanzi nudo come un verme ed implorante di attenzioni.

Per fortuna, però, suo figlio era molto più ricettivo della mggior parte dei Malfoy e sapeva barcamenarsi egregiamente tra gli accenni di affetto che lui disseminava qua e là, e li sapeva apprezzare in quanto tesori preziosi, mollichelle che un padre lasciava dietro di sè, per indicare al suo bambino la via più sicura verso il suo amore. E Scorpius venerava suo padre, infatti. Decifrava i suoi sguardi ed i suoi gesti altezzosi e li traduceva in parole, magari d'amore o d'incoraggiamento, o di rimprovero, ma pur sempre parole: quelle parole che a Draco Malfoy non erano state insegnate e che lui non riusciva ad estrapolare da se stesso.

Non era povero di sentimenti, nè arido, Draco Malfoy, solo non sapeva dare un nome specifico al subbuglio che sentiva dentro di sè.

Nei suoi occhi grigi non c'erano vulcani ardenti di lava, nè incendi di passione, bensì il caldo rassicurante di un abbraccio sotto le coperte in una nottata d'inverno, il caldo di un raggio di sole appena svegli, quando fuori dalla finestra c'è solo il bianco della neve.

Era un calore latente, il suo, un calore nascosto, che poteva essere apprezzato solo col tempo e con la complicità di molti risvegli in comune, di molte occhiate mute, di molte domeniche passate insieme.

Solo due persone conoscevano quel calore, suo figlio ed il suo grande amore perduto, entrambe presenti quel giorno alla fermata per l'Espresso per Hogwarts, e che erano il vero motivo che aveva reso difficile a Lord Malfoy la scelta degli abiti.



Non aveva mai riflettuto sull'amore.

Il solo pensiero vago che qualcuno potesse lontanamente provare per lui qualcosa di vicino all'amore era, ai suoi occhi, talmente poco credibile da diventare quasi comico ed ogni volta che provava a riflettere a proposito dell'amore gli veniva da ridere, di una risata talmente amara da fargli venire le lacrime agli occhi.

Allo stesso modo, il pensiero di amare qualcuno al di fuori di se stesso era impensabile: come avrebbe mai potuto sopravvivere ad un amore a senso unico? Come avrebbe potuto amare con costanza e dedizione qualcuno, pur sapendo che sarebbe stato difficile pretendere persino un briciolo di affetto da quella persona?

Così, a furia di credere di essere troppo sporco per essere amato, troppo povero, troppo disgustosamente piccolo, in confronto alla persona di cui agognava i sentimenti, aveva finito per allontanare da sè anche la minima possibilità che qualcuno lo amasse, lasciando che un roseto irto di spine crescesse selvaggio, e indisturbato e terribile intorno al suo povero cuore, che in realtà soffriva e sanguinava come qualsiasi cuore, per amore.

L'amore che voleva lui non era un amore come quelli dei film. Non era un amore pieno di passione, di romanticismo, e di gesti eclatanti e di dichiarazioni urlate alla luce del sole. Piuttosto, lui voleva un amore che gli tenesse la mano ogni giorno, per tanti giorni, per tutti i giorni, un amore fatto di piccole cose, un bacio a fior di labbra al mattino, una risata ed un caffè, una coccola sul divano: quello che voleva lui era un amore di cui lui potesse avvertire il fiato caldo e lieve sul collo, un gemito strozzato nel cuscino, un amore sussurrato.

Impossibile.

Avrebbe anche potuto piangere per quell'amore. Forse l'aveva fatto quando si era accorto di averlo perso per sempre, o piuttosto di non essere mai stato degno di possederlo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per quell'amore, l'avrebbe curato di nascosto e difeso da qualsiasi pericolo e liberato da qualsiasi ostacolo, perfino se stesso.



-"Malfoy!"-.

Harry Potter annaspava dal gran caldo e dalla fatica di correre verso di lui, per non permettergli di sfuggire.

Draco si era voltato dalla parte opposta non appena aveva sentito in lontananza la sua voce chiamare il suo nome, cercando di schivare le persone che intralciavano il suo passo frettoloso mentre si digireva il più lontano possibile da Potter, ma lui aveva afferrato il suo braccio e l'aveva strattonato, costringendolo a guardarlo. Espirava ed inspirava con la bocca aperta per il fiatone, e gli occhiali gli erano scesi un po' dal naso ed i suoi capelli erano arruffati sulla sua testa.

Una gocciolina di sudore perlata scivolò in quell'attimo sulla sua fronte, accarezzandogli la tempia e poi la guancia, per finire sul suo mento squadrato. Quanti anni erano passati dall'ultima volta che aveva baciato quel mento? Dovevano esserne passati tanti, visto che allora era glabro e liscio, mentre ora era ombreggiato da un accenno di barba, che lo rendeva così tanto più virile, quanto più lontano e disperatamente diverso.

Ormai era chiaro che Draco l'avrebbe ascoltato: Harry lasciò andare il suo braccio, che il biondo si portò immediatamente al petto.

Si guardarono a vicenda per interminabili secondi, forse minuti o giorni o anni, con occhi pieni di malinconia e rimpianto: il tempo era stato generoso con tutti e due, ma era un dolore indescrivibile notare in un attimo i cambiamenti dell'altro e prendere atto a malincuore di non essere stati lì ad annotarli giorno dopo giorno, anno dopo anno, sera dopo sera. Eppure erano rincuorati perchè a dispetto dello scorrere del tempo, erano ancora in grado di riconoscersi così limpidamente l'uno negli occhi dell'altro.

-"Hai detto a Scorpius di noi"-.

Non era una domanda, quella proferita dalle labbra di Harry, quando entrambi smisero di contemplarsi a vicenda.

Draco abbassò gli occhi e prese inconsapevolmente ad accarezzare il punto sul suo braccio in cui l'altro l'aveva afferrato poco prima, cosa che fece comparire un sorriso pieno di tenerezza sul volto di Harry, ma per quanto volesse lasciarsi andare, dovette costringersi a cercare dentro di sè quel minimo di ritegno che gli potesse consentire di portare avanti la discussione mantenendosi il più distaccato possibile.

Eppure, parlando col suo tono altezzoso e strascicato, non smise di cercare coraggio nel calore che Harry aveva lasciato sulla sua pelle.

-"Non ho nulla da nascondere a mio figlio"- disse.

-"Non intendevo dire che dovessi nasconderglielo. Quando mio figlio mi ha riferito ciò che hai detto a Scorpius, io ho raccontato la mia versione dei fatti"- cercò di spiegare, Potter -"In realtà quello che tentavo di chiederti è perchè proprio ora? E' passato così tanto tempo..."-.

Draco si morse le labbra -"Ha visto qualcosa di inequivocabilmente tuo e mi ha fatto delle domande"- si giustificò, cercando di non scendere nei particolari -"Non ho potuto farne a meno"-.

-"Hai ancora il mio maglione"- sorrise Harry, in un misto di orgoglio e rimpianto.

-"Cosa?"-

-"Il mio maglione Weasley. Scorpius ha detto che lo stavi indossando di domenica mattina"-.



Se la ricordavano benissimo entrambi, la storia di quel maglione: Harry lo indossava la sera di Natale, il primo dopo la sconfitta di Voldemort, a cena dai Weasley, mentre Draco, da solo al Manor, era seduto sul davanzale della finestra, con i piedi penzolanti nel vuoto, ed immaginava Harry, il cenone, Ginny Weasley seduta al suo fianco che gli teneva la mano, che lo baciava sotto il vischio, e poi lui che rideva con i suoi amici, e si divertiva e non pensava a lui. Ma poi, a notte fonda, quando lui non era ancora riuscito a riprendersi dalla solitudine ed il freddo pungente aveva congelato la piccola lacrima che gli aveva rigato la guancia arrossata, quando Natale era finito, e con lui il cenone ed il vischio ed i regali, due mani l'avevano afferrato per la vita ed un bacio caldo si era posato su quella stessa guancia. Draco si lasciò andare contro il petto di Harry, lasciandosi riscaldare dalle sue braccia, senza smettere di guardare il cielo.

-"Buon Natale, amore"- gli aveva sussurrato nell'orecchio quel bellissimo ragazzo moro.

"Amore". Così l'aveva chiamato. Chiamava così anche Ginny Weasley? Si lasciava chiamare così da lei? Draco lasciò che il sorriso sereno gli si congelasse sul volto, provando disgusto nei confronti di se stesso, e del suo desiderio recondito di essere l'unico ad essere chiamato così da Harry, ogni giorno, ogni Natale, per ogni Natale della loro vita.

Come poteva desiderare l'amore di Harry Potter, lui che aveva ancora sul suo avambraccio i segni rivoltanti del suo stesso marciume?

Si scostò dall'abbraccio rassicurante del moro e scese dal davanzale con grazia.

-"Non è più Natale"- disse e poi si lasciò fare l'amore.

Quando Harry si alzò dal letto per tornare a casa, faceva ancora più freddo di quando era arrivato. Dopo essersi infilato i jeans e la maglietta, prese il maglione tra le mani e poi guardò Draco che, vestito solo dei boxer, si dirigeva di nuovo verso la finestra. Gli andò incontro e glielo mise addosso con dolcezza e dedizione.

-"E' una notte molto fredda"- disse -"Torna a letto"- ma Draco sembrava non ascoltarlo. Ignorò le sue lamentele quando lo prese in braccio e lo mise a sedere di nuovo in mezzo alle coperte che avevano appena lasciato.

-"Arrivederci, amore"- gli sussurrò fra i capelli, per poi andarsene.

Draco si portò il collo del maglione al viso e si lasciò sprofondare tra quelle coltri in cui dormiva il ricordo di Harry, annusando ad occhi chiusi l'odore di Harry.



Non riusciva a farne a meno: quando sentiva freddo, quando si sentiva triste o semplicemente quando si sentiva troppo solo, indossava quel maglione, cercando di ricordare quell'odore, e quella domenica mattina, era stato sorpreso da Scorpius.



-"Faceva freddo"- si giustificò, ma Harry non gli credette.

Invece rise di gusto -"Era estate"- ribattè.

Draco non aveva più parole da inventarsi. Sospirò e stette in silenzio.

-"Eri innamorato di me?"- così dicendo, Harry fece un passo verso di lui.

-"Io – no..."-farfugliò, ma l'altro lo interruppe.

-"Perchè non me l'hai mai detto?"-.



Le persone intorno a loro cominciavano a diminuire, lasciandoli infine da soli al binario nove e tre quarti, una volta che il treno ebbe lasciato la stazione.

-"Mi dispiace"- rispose Draco mordendosi il labbro per trattenere le lacrime, mentre la vergogna si univa al disprezzo che ancora non aveva smesso di provare di fronte al suo desiderio irrealizzabile.

-"Mi hai lasciato tu"- disse Harry, col tono di voce di chi non capiva.

-"Mi dispiace"- ripetè il biondo.

-"Ti sei sposato"-

-"Mi dispiace"-

-"Per cosa ti stai scusando?"- mormorò Harry, facendosi un po' più vicino, per poi tendere una mano a sollevare il volto di Draco dal pavimento -"Io aspettavo solo un accenno d'affetto da parte tua nei miei confronti per lasciare Ginny. L'avrei lasciata per te. Io ti- "-.

-"Mi dispiace"- lo interruppe allontanandosi di scatto -"Devo andare"-.

E si smaterializzò.







* * *







Draco Malfoy continuò a rimuginare sulle parole di Harry Potter per i giorni seguenti al loro incontro.

Rimuginò appena sveglio, rimuginò a pranzo, rimuginò di sera, seduto con le gambe a penzoloni sul davanzale della finestra e poi rimuginò ancora.

Eppure, dopo tutto quel rimuginare, non riusciva ancora a dare un nome ai sentimenti che provava, nè a spiegarsi il comportamento di Harry.

Poi un'occhiata andò a posarsi su quel vecchio maglione, e lo indossò. E tutto divenne chiaro.

"Buon Natale, amore", aveva detto Harry: forse non l'aveva detto anche a Ginny Weasley. Forse gliel'aveva detto, pur sapendo che Natale era finito, perchè avrebbe voluto trascorrerlo insieme a lui. Forse si sentiva in colpa per averlo lasciato da solo e aveva voluto condividere con lui un po' di quel Natale.

Poi gli aveva fatto indossare quel maglione. Harry sapeva che Draco era a casa sua e che aveva tutti i maglioni del mondo nel suo armadio, eppure gli aveva messo il suo, addosso.

Che l'avesse fatto di proposito? Forse intendeva dire, lasciandogli quel maglione, che avrebbe voluto essere al suo fianco a proteggerlo dal freddo di quella notte. Magari desiderava che un po' del suo odore si annidasse nel corpo di Draco, come a marchiarlo.

E poi "Arrivederci, amore", aveva detto.

E se avesse semplicemente desiderato che Draco gli chiedesse di restare?



Passarono mesi, prima che Draco Malfoy trovasse il coraggio di fare quello che stava per fare. Scorpius era già a casa di Harry: era partito la mattina del 26 Dicembre per passare la giornata con il suo amico Albus e non aveva la minima idea della sorpresa che avrebbe avuto – che tutti avrebbero avuto – quello stesso pomeriggio.

La notizia della passata relazione tra i loro genitori non aveva fatto altro che rafforzare il rapporto dei due ragazzi, che ora si sentivano quasi fratelli – o forse un po' più che fratelli, ma questo solo il tempo avrebbe saputo dirlo -, mentre per Ginny era stato un po' più difficile: immaginava che Harry fosse innamorato di qualcun altro, ma quando seppe che questo qualcun altro era un uomo, nella fattispecie Draco Malfoy, non se la sentì di portare avanti il loro matrimonio, e i due si lasciarono amichevolmente.

Ad ogni modo c'era anche lei a casa Potter, insieme al suo nuovo compagno e alla famiglia Weasley, quando qualcuno suonò il campanello.

Fu la Granger ad aprire la porta, trovandosi di fronte Draco, con le guance arrossate dal freddo, stretto in un vecchio maglione rosso con una grossa H gialla ricamata sul petto. Sorridendo, chiamò Harry che li raggiunse sulla porta, insieme a praticamente tutti i presenti.

Harry capì.

-"Buon Natale, Draco"- disse con una dolcezza disarmante, portando una mano al volto infreddolito del biondo che vi si appoggiò, sorridendo teneramente.

-"Buon Natale, amore"- rispose.
   
 
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