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Autore: gaccia    29/07/2011    24 recensioni
Cosa può spingere un giovane uomo, sano ed attraente, ad affittare una moglie?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Sono emozionata. Non so cosa dire, un prologo di 21 righe e mi ritrovo con 10 recensioni, 6 preferite, 1 ricordate e ben 40 seguite (più delle altre storie che ho in piedi da più capitoli) in più ho registrato più di 300 visite solo ieri ….. NON CI POSSO CREDEREEEEEEEEEEEE! Ho la tremarella. E adesso ho paura, paura di deludere le persone che gentilmente mi hanno incoraggiata in questo modo.

Spero tanto di essere all’altezza delle vostre aspettative.

Nelle mie intenzioni questa storia sarà una commedia romantica con qualche bella scena comica e molto imbarazzante. Sono aperta a ogni suggerimento.

Adesso vi lascio al primo capitolo. Buona lettura

 

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Due mesi prima

 

Erano ormai quasi due anni che non vedevo Rosalie.

Avere un’amica che organizzava un gruppo di escort, non era proprio una cosa di cui vantarsi o chiacchierare con le colleghe in ufficio.

Soprattutto per il fatto di essere la figlia perfetta del perfetto sceriffo della cittadina sperduta nelle lande desolate della penisola di Olimpya nello stato di Washington. Forks, non compariva neanche nelle cartine con scala 1 a 1000.

Per questo dal college in avanti ero fuggita a gambe levate e mi ero fiondata nella metropoli di Seattle.

L’università non era stata propriamente uno spasso, ma neanche mostruosa.

Avevo fatto le mie esperienza positive e negative, complete di sesso e sbronze colossali, partecipazione a feste più o meno private, avevo conosciuto un ragazzo che si era dimostrato un vero stronzo facendomi sentire brutta e stupida (Paul) criticata dopo essere andata a letto con lui ed ero uscita qualche volta con un ragazzo che mi aveva fatto sentire bellissima e sexy (Mike) per poi innamorarsi di me dopo una focosa notte di sesso e da cui mi nascondevo ancora oggi. Ormai pensavo di denunciarlo per stalking.

La laurea in lettere era arrivata con la lode, il lavoro ideale invece doveva ancora fare capolino nella mia vita.

No, intendiamoci, lavoravo come impiegata in uno studio notarile, ma non era il lavoro dei miei sogni. Avrei preferito di gran lunga insegnare, aprire la mente al mondo scritto a tutti quei ragazzi che non prendevano un libro in mano per paura che fosse portatore sano di chissà quale malattia.

All’università avevo fatto amicizia con ragazze fantastiche, una di queste era proprio Rosalie.

Avevo saputo il lavoro di sua madre tre anni dopo la nostra conoscenza, quando la sua vecchia (come la chiamava lei) mi chiese se volevo accompagnare a cena un suo cliente che era a Seattle per affari ed adorava le ragazzine, visto che aveva più di sessanta anni, lo faceva sentire giovane.

Io ero inorridita mentre lei imbarazzata guardava Rosalie come a chiederle perché non mi avesse mai detto nulla.

Quella sera, nella mia stanza, Rosalie mi raccontò tutto. Sua madre era a capo di una scuderia di escort, squillo o come diavolo si dovevano chiamare. Non erano prostitute, erano accompagnatrici, ma alla fine quasi tutte andavano a letto con il cliente che le accompagnava. Per questo venivano profumatamente pagate e una lauta percentuale andava alla madre che organizzava gli incontri.

«Ma non è illegale?» chiesi perplessa

«Certo » fece lei alzando le spalle «come tante altre cose. Capirai quindi che questo è un segreto e non ti preoccupare se tu non mi vorrai più vedere, ma ti prego non una parola»

Sorrisi e in nome di tutte le lezioni per le quali Rose mi aveva passato gli appunti, oltre a tutte le volte che si era dimostrata una vera amica, risposi «Non potrei mai cancellarti dalla mia vita e ti prometto: mai una parola»

Da quella volta diventammo inseparabili. Lei mi consigliava su questioni di ragazzi, io le consigliavo le letture più interessanti.

Poi la laurea e la morte improvvisa di sua madre ci allontanarono, senza volerlo.

Adesso mi trovavo sotto il suo “ufficio” agitata.

Ci sentivamo per telefono ma non ero mai stata qui.

Suonai al citofono con scritto “Blue Hale” e una voce maschile chiese il mio nome.

«Isabella Swan» risposi chiedendomi se non avessi dovuto riferire un nome falso.

Bah ormai era fatta, tanto valeva entrare e pranzare con Rosalie ricordando i vecchi tempi

«Prego si accomodi. Piano attico»

Entrai nella hall raffinata di questo palazzo d’epoca.

Seattle era sempre stata piena di sorprese in fatto di architettura: un palazzo in puro stile barocco in mezzo a palazzi di vetro e acciaio. Certo, ottima sede per un’impresa di escort.

Infilai rapida l’ascensore aperto mentre il portiere tornava al suo posto dopo la probabile pausa “meglio così, non mi ha vista”

Pigiai piano attico e tranquillamente attesi che le porte si riaprissero.

Quello che non sapevo è che mi ritrovai nel bel mezzo dell’appartamento della mia amica.

Entrai direttamente in un corridoio con il pavimento coperto da una morbida moquette marrone e quadri astratti alle pareti illuminati da faretti.

Sembrava quasi una galleria d’arte.

Senza dubbio Rosalie aveva migliorato i suoi gusti in fatto di pittura, visto che al college non distingueva un Picasso da un Raffaello.

Un uomo alto quanto un armadio, biondo e con un auricolare, mi apparve dinnanzi spaventandomi.

«La signorina Hale la attende, da questa parte» e mi condusse verso un balcone enorme dove si godeva una splendida vista.

Su un lato del balcone, la mia migliore amica ai tempi del college, seduta a un tavolo apparecchiato, mi aspettava in ….. reggicalze e vestaglia rosa ciclamino.

I capelli erano acconciati alla perfezione, il trucco era in condizioni ottimali, come appena fatto e lei sembrava…… pronta per una sessione di sesso selvaggio.

Sgranai gli occhi e deglutii pensando che forse avevo fatto male a farmi convincere per questo pranzo.

«Bella! Tesoro come sono felice che tu sia venuta» e mi venne incontro per stringermi le mani e baciarmi sulle guance.

«Rosalie stai ….. ehm, benissimo» dissi con un sorriso tirato

«Bella smettila di prendermi in giro» rise tirandomi un buffetto sulla spalla

«Ho fatto preparare qui fuori. Ti va?» chiese indicandomi il tavolino imbandito

«Perfetto» risposi sussurrando. Ringraziai il cielo che eravamo a casa sua e non in un ristorante in centro, vestita così  avrebbe dato un po’ nell’occhio.

«Jared! Vai a prendere il carrello che ha preparato Claire in cucina» ordinò al bodyguard che non si era schiodato dalla finestra sino a quel momento.

Poi tornò a guardarmi con attenzione e rividi nei suoi occhi la malizia del tempo del college. No, decisamente Rosalie aveva cambiato abbigliamento ma non carattere. Sorrisi.

«Allora come mi trovi?» chiese facendo una giravolta su se stessa, in modo che potessi notare la vestaglia svolazzante che le esaltava morbidamente le curve.

«Sfrontata come una sgualdrina» risposi ridendo e lei mi seguì subito dopo.

«Ho esagerato. E per la cronaca non mi vesto mai così. Ma la tua faccia è stata impagabile» e continuò a ridere mentre anche io cominciavo ad asciugarmi gli occhi.

«Se mi aspetti un attimo vado a cambiarmi» mi disse posandomi una mano sulla spalla.

«Neanche per idea, mi piace troppo stuzzicarti così e credo che apprezzi anche quel guardone del palazzo di fronte» dissi indicando il tizio appena scoperto, che frettolosamente si nascose dietro le tende.

«Appunto per questo. Ormai le mie grazie le faccio vedere solo a chi voglio io» e corse in casa, tornando poco dopo con un paio di jeans che fasciavano il suo fondoschiena in maniera fantastica e un maglioncino avorio a girocollo con una generosa scollatura a vu sulla schiena.

«Ora mi sento davvero insulsa rispetto a te» dissi con un broncio degno del più capriccioso bambino.

«E’ vero, sei un cesso» mi diede ragione facendomi ridere nuovamente

«Sei la solita» le dissi

«E’ vero» ammise ridendo.

Non era cambiata in quei due anni, lo sapevo al telefono e ora lo vedevo di persona. Il suo viso era più maturo, i suoi occhi meno brillanti ma nel complesso era la mia pazza Rosalie quella che avevo davanti, una vera amica.

«Dimmi di te ora, avevi accennato ad alcuni problemi di lavoro» ricominciò a parlare dopo aver mangiato dei meravigliosi spaghetti ai frutti di mare, rischiando più volte di macchiare i vestiti e ridendo per la nostra inettitudine.

«Problemi a dir poco. Sono stata licenziata, dopo che quel porco mi ha pure messo le mani addosso» sputai la verità come se fosse veleno.

Dio quanto odiavo il mio capo ufficio.

E i titolari dello studio avevano creduto a lui e alla scusa che ero stata io a provocarlo. Come? Con le minigonne, come se un pezzo di stoffa più corto sulle gambe fosse una specie di pistola puntata alla testa per costringere alle molestie sessuali.

«Adesso che farai?»

«Cercherò un altro lavoro. Ho fatto domanda per un posto da insegnante di lettere a vari licei e scuole inferiori, pare che a settembre uscirà una cattedra» risposi speranzosa, ma forse neanche io ci credevo.

«Siamo a giugno, come pensi di sopravvivere sino a settembre? Di aria e di amore? Se non ricordo male non volevi chiedere soldi a tuo padre ne tornare a Forks» obiettò Rose.

«Lo so Rose, sono nei guai e credo che alla fine del mese tornerò alla casa paterna» dissi con scherno.

«Non è che hai bisogno di una segretaria?» chiesi speranzosa evitando di ridere a quella che sembrava una battuta.

«In realtà avrei un lavoro per te» disse Rosalie fissandomi come a soppesare la mia reazione

«Non da squillo voglio sperare. Non sono ancora a quei livelli e non voglio entrare nella tua scuderia» risposi agitando le mani davanti a me.

«No. Non sarebbe un lavoro di questo tipo. A dire la verità è piuttosto buffo ed ero tentata di rifiutare la proposta. Si guadagnerebbe bene e sarebbero due mesi di accompagnamento e assolutamente niente sesso» mi sorrise Rosalie

«Perché? C’è qualcuno che ti contatta per non avere del sesso?» domandai stupita.

«Oh tesoro, non sai quanti! La stragrande maggioranza degli uomini vuole un’accompagnatrice non una donna per il letto, quelle potrebbe averne ad ogni angolo di strada. Io offro il contorno, una donna come dovrebbe essere» sembrava che si facesse pubblicità

«Ti ho già detto che non mi faccio assumere da te» ripetei sorridendo

«Questo lavoro ti piacerà: il tizio cerca una donna per farla passare per sua moglie. Deve passare due mesi con la famiglia a Miami»

«E perché ha bisogno di una finta moglie?»

«A dire la verità ha accennato a qualche cosa tipo famiglia,o un’altra donna. Onestamente non ho fatto molta attenzione, mi ero più concentrata sul lasso di tempo e il fatto che volesse solo una accompagnatrice senza implicazioni» finì la spiegazione Rosalie facendo spallucce

«E per questo vuole una moglie? Da presentare a madre, padre e figli?» chiesi sempre più stupita.

«No niente figli. Questa è una famiglia molto ricca e numerosa, madre, padre, fratelli, zii, cugini, insomma tutto il bastimento. Credo che ci sia anche una matriarca, vecchia cornacchia, che comanda tutti a bacchetta» e rise come avesse detto una battuta comica.

«Allora è un pazzo» chiusi l’argomento convinta

«Un pazzo con un sacco di grana, un bel lavoro e un fisico discreto, ti faccio vedere il suo profilo» si alzò e sparì dentro l’appartamento per tornare con una cartellina.

Me la aprì sotto il naso e mi mostrò la foto di un ragazzo di circa trenta anni, con occhiali rettangolari, capelli un po’ lunghi tirati indietro e barba lunga rossiccia

«Potrebbe essere un teppista, ci manca solo l’orecchino e l’anello al naso» protestai

«Invece è un avvocato e anche famoso» mi rispose

«E dici due mesi, finta moglie e niente sesso?»

«Due mesi, finta moglie e assolutamente niente sesso, a meno che tu non voglia» mi sorrise ammiccando

«Non ho detto che accetto» protestai ridendo

«Cos’hai da fare adesso?» mi chiese

«Nulla ma non sono una tua ragazza e non intendo diventarlo» risposi mettendo fine alla discussione.

Continuammo la nostra amichevole rimpatriata fino a quando mi accorsi che si era fatto davvero tardi e dovevo assolutamente tornare a casa o il mio gattino maschio mi avrebbe fatto a pezzi il divano e le tende dalla fame. Quando le dissi che lo avevo chiamato Rose, rise. Mi disse che se aveva delle devianze sarebbe stata solo colpa mia.

Arrivai a casa e presi la posta nella mia buca delle lettere.

Fatture, fatture, solleciti, oh, anche una lettera del padrone di casa

La aprii e sospirai, non avevo pagato l’affitto quel mese e mi stava sollecitando prima di passare la pratica al legale. Insieme c’erano le bollette di luce, gas e acqua.

Per usare un raffinato francesismo: ero nella cacca. Ok urgeva trovare una soluzione.

Rose si mise a miagolare.

«Dici sul serio?» chiesi come se avessi capito quello che aveva detto

«Mauooooooo»

Telefonai a Rosalie «Ciao» sospirai «Accetto a una condizione» dissi

«Tutto quello che vuoi, non te ne pentirai» promise il mio nuovo capo

«Dovrai darmi un anticipo per pagare tre mesi di affitto e spese e … Prenderti cura del mio gatto soriano»

«Tutto ma il gatto no!» protestò Rosalie, era allergica al pelo di qualsiasi animale

«Allora non se ne fa niente» ricattai

«Ok va bene, lo consegnerò a Claire che vedrà di farmelo stare alla larga» sospirò per poi continuare allegra e felice

«Ti telefono domani per i dettagli. Notte Bella»

«Notte Rose» risposi posando poi il cellulare sul tavolino.

Avevo la sensazione di essermi appena cacciata in un enorme guaio

 

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Angolino mio:

dunque, piaciuto? Spero di si.

Questo primo capitolo spiega come Bella ci si è trovata in mezzo.

Credo che mi prenderò una settimana per sentire le vostre reazioni e finire il capitolo 2.

Buona domenica e

baciotti

  
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