Si svegliò
sudata e spaventata.
Respirava affannosamente e dei flash le si presentarono davanti.
Quei sogni continuavano a tormentarla, nonostante fosse passato molto
tempo da
quegli eventi, non riusciva a dimenticare.
Questa volta non riuscì a trattenere le lacrime,
appoggiò la testa sul cuscino
e lo strinse a sé.
Il suo corpo tremava, sentiva la paura crescere dentro come quella
volta.
Già, quella volta che aveva cercato di dimenticare, ma era
tutto inutile.
Inutile andare da uno psicologo, inutile prendere delle pasticche.
Ricordava quel momento troppo bene, nei minimi particolari, ogni gesto,
parola.
Era insopportabile, non riusciva più a dormire bene la notte.
Si svegliava urlando nel mezzo della notte e non riusciva
più a chiudere
occhio.
A volte
aveva incolpato se stessa per l’accaduto, ma lei non aveva
colpe.
Solo ora
a distanza di anni se ne rendeva conto.
Però
continuava a chiedersi perché era successo a lei.
All’inizio
aveva pensato di risolvere tutto iniziando a drogarsi, ma delle persone
l’avevano convinta a non farlo, le erano state vicine e
l’avevano aiutata a
superare quel momento.
Quel
momento non era mai passato.
L’avrebbe
ricordato per sempre, nonostante la buona volontà di
dimenticarlo.
La verità
era che l’aveva segnata.
Sospirò
lievemente.
Solo di una cosa aveva bisogno in quel momento...un abbraccio.
Un abbraccio sarebbe stato l'ideale per calmarla.
Faceva la dura o forse era meglio dire la stronza, ma lo faceva solo
per
proteggersi.
Per non soffrire di nuovo.
Nessuno aveva mai capito che lei non stava bene, anzi nessuno si era
mai
interessato.
Karl era l'unica persona a cui aveva accennato qualcosa, tralasciando i
particolari più dolorosi da ricordare.
Si ricordò di quando andava a scuola, probabilmente nel
paese si era sparsa la
voce di quello che era accaduto e forse anche Annika sapeva.
Si alzò di scatto preoccupata, e se Tom sapeva qualcosa?
No, non poteva saperlo altrimenti lo avrebbe capito.
Se lo avesse saputo, gli avrebbe fatto pena e lei non voleva essere
compatita
da nessuno.
Quando il battito tornò regolare, scese in cucina e
ascoltò la segreteria
telefonica.
"ehi ciao! sono Macky, prima è passato Tom, ti cercava. Gli
ho detto che
non c'eri e così ha detto che passerà dopo.
Però..."
Oh no! c'era un però!
"non ti arrabbiare, ma gli ho dato il tuo numero di telefono. Non
uccidermi, alla fine è un ragazzo simpatico..."
Stoppò il messaggio e si sedette in cucina.
Alla fine è un ragazzo simpatico? Stavano parlando della
stessa persona?
Il telefono iniziò a squillare e vedendo il numero
sconosciuto fu tentata di
non rispondere, ma alla fine rispose.
"ben svegliata rosellina!" disse una voce fin troppo familiare.
"smettila di chiamarmi rosellina" ringhiò lei.
"perché non ti piace? mi è venuto in mente questo
nome, quando ho visto il
tatuaggio sulla tua spalla...una rosa"
"come hai fatto a vedere il mio tatuaggio?" chiese confusa.
Non si
ricordava di aver messo delle canottiere, quindi Tom non poteva aver
visto
nulla.
"beh sai, sono uno che nota i particolari" disse ridendo.
"perché mi hai chiamato?" chiese lei, cambiando discorso.
"i ragazzi hanno accettato la proposta, ora dobbiamo parlare meglio del
mini-concerto...sei libera oggi?"
"ehm...no" disse tutto d'un fiato.
"non mentire, so che oggi pomeriggio non lavori al negozio"
Uffa! Era chiaro: Macky non sapeva tenere la bocca chiusa.
"ho un altro impegno"
"passo a prenderti alle quattro a casa tua, so dove abiti. Ciao!"
disse ridendo.
"come fai a sapere dove abito?"
"ho i miei contatti"
"e comunque io non ho ancora accettato" disse sospirando.
"io verrò comunque e se non ci sarai, pensi che il tuo capo
ne sarà
felice?"
Si morse il labbro per evitare di mandarlo a quel paese.
"accetto" disse socchiudendo gli occhi.
"ok a dopo...vestiti carina, mi raccomando!"
"vaffan.."
"ti voglio bene anch'io" disse il ragazzo, prima di chiudere la
chiamata.
Maledetto il giorno in cui era andata a quel matrimonio!
*
Si diresse al negozio di fretta,
era in ritardo!
"Sara! oh mio dio, Sara devo parlarti" disse Macky non appena lei
varcò la soglia.
"se vuoi scusarti per aver dato il mio numero a quella specie di
ragazzo,
sappi che non basteranno delle scuse"
"no, non centra niente Tom"
"e allora chi centra?" chiese con un sopracciglio alzato.
"Ehm...Bill"
"Bill?" chiese confusa.
"si, mi ha detto di andare a casa sua, per parlare del mini-concerto"
"ma anche Tom ha detto che dobbiamo parlare di questo"
"veramente Bill ha detto che saremo soli, perché Tom aveva
un
impegno"
"Mi ha mentito, Kaulitz mi ha preso in giro, pazzesco!"
Quel
ragazzo si era preso gioco di lei!
"ma non capisci? non è questo il problema! come mi vesto?
oddio ti rendi
conto? io e Bill saremo soli...ho paura" disse Macky piagnucolando.
"devi essere te stessa, semplice no?"
" e se non riesco a parlare?"
"beh, in piscina mi sembra che avete dialogato"
"non ce la farò, farò una figuraccia, me lo sento"
"tu non preoccuparti, dovete parlare di lavoro mica ti ha fatto una
proposta indecente...anche se sono sicura che tu avresti accettato"
disse
Sara ridendo.
"ok ora devo calmarmi e rilassarmi" disse sedendosi.
"sono sicura che andrà tutto bene" disse poggiandole una
mano sulla
spalla.
Non riusciva a capire i sentimenti di Macky, però ci provava.
Era
chiaro come il sole che lei fosse una fan, soprattutto del cantante ed
era
ancora più chiaro che trovarsi il proprio idolo davanti, non
era una cosa da
tutti i giorni.
Sorrise.
Beh alla
fine, andare a quel matrimonio era servito a qualcosa.
Si
sentiva bene, aveva reso felice Macky, ma qualcuno avrebbe mai reso
felice lei?
*
Tom arrivò davanti casa puntuale come un orologio svizzero.
Sara uscì di casa e il respiro le mancò, notando
la figura del chitarrista.
Indossava
un paio di jeans chiari, ovviamente larghi abbinati con una maglia a
righe
rosse e bianche.
Sopra la
maglia portava un giacchetto di pelle nero.
Non
capiva perché si volesse vestire con quelle tende da
campeggio.
Aveva un
fisico da far invidia ad un modello eppure si ostinava a nasconderlo.
Non si poteva negare che fosse bello, ma non era quello il momento di
pensarci,
doveva fargliela pagare.
Si avvicinò al ragazzo appoggiato allo sportello della
macchina e gli tirò uno
schiaffo.
"ma che diavolo fai? sei impazzita" disse massaggiandosi la guancia
colpita.
"potevi dirmelo chiaramente che questo era un appuntamento" disse
sorridendo.
"appuntamento? noi dobbiamo parlare del mini..."
La sua
faccia era diventata improvvisamente pallida.
Sorrise
divertita, non si aspettava di essere scoperto.
Rosellina-1
Kaulitz-0
"non attacca Kaulitz, Bill e Macky dovranno parlare di questo"
"ma..."
"dove hai intenzione di portarmi?" chiese interrompendolo.
"al mare" disse aprendole lo sportello.
"sei sicuro di stare bene? da dove arriva tutta questa galanteria?"
"sempre simpatica eh?"
"lo so, è una delle mie qualità"
"mi sto quasi pentendo di averti chiamato"
"beh faccio ancora in tempo ad andarmene" disse afferrando la
maniglia e facendo per uscire.
"no, dai scherzavo!" disse prendendola per un polso.
Lo guardò negli occhi e si rimise seduta sul sedile.
"come mai mi hai chiamato?" chiese osservando il panorama fuori dal
finestrino.
"volevo conoscerti meglio" disse osservando la strada davanti a lui
"sei strana, non riesco a capirti"
"perchè tu capisci le persone? pensavo guardassi altro in
una
persona"
"anche" disse osservando malizioso la scollatura del vestito.
"porco!"
"che vuoi farci? sono un uomo" disse ridendo.
La risata di Tom era bella, forse non era così antipatico
come pensava.
Sorrise, osservandolo.
Ne era sicura, lui non sapeva niente di quella storia e non avrebbe
dovuto
saperlo.
*
"ciao" disse Macky.
"vieni, accomodati in cucina" le fece segno di seguirlo.
Il pomeriggio era passato normalmente, aveva evitato di guardarlo negli
occhi.
Continuava a scrivere la scaletta delle canzoni e anche quando lui le
rivolgeva
la parola, teneva lo sguardo basso.
Era andato tutto per il meglio, a parte alcuni momenti in cui le loro
mani si
toccavano casualmente e lei sentiva i battiti del cuore aumentare.
Si alzò in piedi e raccolse tutte le carte per andarsene.
"Macky" il suono del suo nome detto da quelle labbra era
semplicemente magnifico.
"dimmi" disse osservando le sue scarpe.
"per caso ti faccio paura?" chiese lui cautamente.
"eh?" alzò finalmente lo sguardo e se ne pentì
immediatamente.
Calmati si diceva. Ma non funzionava.
"oggi non mi hai mai guardato, non sono stupido, per caso ti faccio
paura?"
"ehm...no" disse timidamente.
Il ragazzo si avvicinò a lei.
E' troppo vicino!Muoviti ed esci di qui-continuava a ripetersi.
Le sue gambe non si muovevano.
Sapeva che se stava per succedere quello che lei si aspettava, non
sarebbe
riuscita a respingerlo.
Le accarezzò una guancia, che andò a fuoco dopo
quel contatto così semplice, ma
significativo.
Si abbassò leggermente fino a guardarla negli occhi.
Diminuì le distanze e posò le sue labbra su
quelle della ragazza, che non
oppose resistenza.
Non c'erano parole per descrivere quel momento.
Dire che si sentiva in paradiso sarebbe stato troppo banale e stupido.
Macky schiuse le labbra per permettere alle loro lingue di incontrarsi,
ma Bill
si staccò improvvisamente, osservando un punto alle sue
spalle.
Si voltò incuriosita e notò con sorpresa che
avevano avuto uno spettatore.
Annika li osservava dallo stipite della porta con occhi spalancati.