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Autore: DanP    31/07/2011    6 recensioni
[Teen Wolf - StilesxDerek - può contenere spoiler!]
1.Dove Stiles Stilinski ha seri problemi ad addomesticare un animale molto sexy. 2.Dove Derek Hale dovrebbe smetterla di entrare nelle proprietà private senza permesso, di nuovo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dove Derek Hale dovrebbe smetterla di entrare nelle proprietà private senza permesso, di nuovo.

 

“Hey, pap...Derek?!”
Trovarsi Derek Hale in camera propria, in un giorno qualsiasi, senza alcun preambolo, poteva forse rappresentare la concretizzazione dei suoi desideri proibiti o un incedere violento all'interno di un incubo. Ma era pienamente sicuro che quel licantropo non avesse una gran considerazione di lui.
Non serviva certo rinvangare gli avvenimenti della sera precedente per scoprirlo. L'inseguimento della polizia e successivamente dei cacciatori sulla sua lucente e immacolata Camaro -e così doveva rimanere, aveva messo in chiaro il proprietario quando Scott gli aveva riconsegnato le chiavi- aveva gettato una luce nuova sull'atteggiamento che Derek, soprattutto in presenza di terzi, gli riservava.
Quelle sue occhiati gelide e sprezzanti lo intimorivano, era vero, ma dato il suo carattere energico quei maltrattamenti verbali avevano vita breve e gli scivolavano addosso come acqua.
Il problema maggiore si poneva quand'era lo stesso Derek a cercarlo. Nella sua spartana e disordinatissima camera da comune teenager, la figura austera e ombrosa del predatore torreggiava come uno scorpione tra le farfalle. Per questo, mentre balbettava qualche ringraziamento al padre, pensare che a pochi centimetri dietro quel muro lo aspettasse lui, non rendeva le cose più facili. Appena entrato infatti, senza nemmeno lasciargli il tempo per scusarsi o appellarsi a qualche divinità, si ritrovò le sue mani addosso, la schiena alla porta e leggermente dolorante per l'accoglienza ricevuta, Stiles rimase a fissare gli occhi artici del ragazzo. Sapeva di dover provare almeno un accenno di timore, un baluginio di paura o sorpresa, una qualsiasi emozione indicasse che sì, Derek era superiore a lui in tutto e per tutto e in quanto tale, doveva temerlo e rispettarlo, se teneva davvero alla vita, ma l'unica sensazione che lo rapì, facendogli accelerare i battiti fin quasi a tramortirlo -probabilmente il lupo scambiò quel cambiamento per semplice sorpresa- fu un profondo, caldo e penetrante aroma che gli ottundette i sensi fin quasi a costringerlo ad addossarsi al suo petto. Durò solo qualche istante, nel tempo che impiegò per riprendersi sentì l'abbaiare conciso di Hale riguardo al farlo stare zitto o qualcosa di simile.
Respirò a pieni polmoni, gratificando il suo cervello di un minimo impulso per rispondergli a tono, dando una parvenza di serietà all'intonazione.
“Oh, intendi tipo, hey papà, Derek Hale è in camera mia..porta la pistola?”
Era un profumo di bosco, capì, e cenere, il profumo di un sopravvissuto, costretto a vivere nell'ombra di un mondo che ormai era a pezzi, bruciato.
Con Derek vi fu un continuo sguardo di sfida che lo mise in seria difficoltà. Voleva intimidirlo e nonostante ci riuscisse alla perfezione, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo cedere, non del tutto.
Si scostò da lui con velocità, temendo di perdere completamente la ragione, continuando a stargli vicino. Seduto sulla sua sedia, mani al portatile, gli spiegò il nuovo piano che aveva in mente per scovare l'Alpha.
Era curioso che Derek gli desse così tanto ascolto quando si trattava di quelle sue missioni d'incursione, ed invece leggeva una costante punta di reticenza quando le proponeva a Scott. Ed era altrettanto insolito, pensò con le dita tremanti sui tasti in procinto di contattare l'ennesima mente criminale, che l'intera figura di Hale, un uomo gelido e ammantato da una coltre di mistero e violenza, riuscisse ad avere un profumo e un corpo così dannatamente caldo.

Rimase perso nei suoi pensieri per tutto il giorno, con la mente che correva da un estremo all'altro -Alpha, Scott in pericolo, Lydia di cui era invaghito dall'asilo, Scott in pericolo, Jackson è uno psicopatico e sa dei licantropi, mio padre vuole ingabbiare Derek, Derek, Dere...!- mentre attendeva l'arrivo di Danny, il suo compagno di laboratorio, portiere della squadra e via discorrendo non aveva smesso un solo istante di sentire gli occhi del lupo sulla sua schiena.
Aveva gironzolato un po', Derek, prendendo tra le mani quello che gli capitava a tiro e, alla fine, si era seduto poggiando sulle sue gambe una voluminosa enciclopedia, prima che Stiles, attanagliato dall'angoscia gli intimasse di stare a cuccia.
Si sarebbe ritrovato con un braccio in meno, come minimo, ma avrebbe gioito dell'espressione sbigottita di quel villano di un lupo prima di finire tra le sue fauci.
In ogni modo, pensò Stiles, era tutta colpa degli ormoni perché fosse anche stato gay -ancora incerto su quel piccolo dettaglio, non voleva nemmeno soffermarcisi troppo sopra- non avrebbe di sicuro prestato attenzione ad uno come Hale, quella specie di super-uomo con il portamento deciso di un divo del cinema, un corpo perfetto e definito in ogni muscolo e due occhi che lo facevano rabbrividire fin nell'anima, per non parlare della sua voce, quel suo costante timbro perentorio che metteva chiunque sull'attenti.
Riflettendoci, decise che Derek era tutto fuorché un Beta, almeno comparandolo a Scott, abbastanza dominante da spodestare qualsiasi Alpha in circolazione e nel momento in cui l'avesse ucciso lo sarebbe di certo diventato.

Venne interrotto dal suo stesso scervellarsi quando il campanello alla porta annunciò l'arrivo del suo salvatore. Alzò le braccia al cielo, fuggendo dalla stanza e gridando qualche benvenuto, perché chiunque lo risparmiasse della sola compagnia di Derek, poteva definirsi una benedizione.

Miguel

All'ingresso in camera dei due studenti Derek fece sfoggio della più a lungo collaudata tecnica di mimetizzazione: l'indifferenza. Forte della sua abilità non prestò la minima attenzione ai due finché un nome lo distrasse dal suo stato di apatia.
“E'...mio cugino, Miguel!”
Non era tanto interessato al come si fosse giunti ad una simile conversazione quanto al perché della scelta di quel nome, fra tutti.
Si appuntò mentalmente di spaventare un altro po' quell'idiota, nel caso non avesse capito qual'era il suo posto.
In ogni caso, la situazione stava degenerando su tutti i fronti.
Stiles infatti si ringalluzzì appieno l'istante in cui, grazie ad una delle sue solite, geniali, idee, riuscì a convincere Danny ad essere complice nel loro piccolo hackeraggio, obbligando il lupo mannaro ad uno spogliarello improvvisato.
Era sorprendente come il quieto migliore amico dello psicopatico -ormai così definiva in simpatia Jackson Whittemore- fosse in realtà una mente diabolica del sistema criminale.
Uno dei piccoli risvolti positivi che la sua nuova vita gli offriva, era appunto la possibilità di fantasticare sull'intera vicenda come dal punto di vista di un possibile eroe. (Ma lui non era Robin!)
Mentre attendeva il responso sul monitor osservò Danny, stravaccato sul tavolo, allungando le braccia e lanciando qualche fugace occhiata alle sue spalle, socchiudendo gli occhi quando Derek, pescando qualche capo dal cassettone lo gettava a terra sbuffando e creando un cimitero di vestiario ai suoi piedi.
Tutto sommato, si disse, qualche interesse in comune con Danny ce l'aveva.
Rinsavì, sorridendo malignamente al ragazzo seduto al suo fianco.
Senti, Danny, chiese con aria cospiratoria, sottovoce, avvicinandosi il più possibile per non essere udito dall'innocente vittima. “Se gli faccio cambiare i pantaloni farai il progetto al posto mio?”
Sei orribile e disumano.” rispose il ragazzo fissandolo di sbieco, dopo un silenzio combattuto.
Stiles si guardò attorno, poggiando la testa sul palmo della mano.
Sarebbe un s-?” non ebbe modo di finire la frase, perché si ritrovò la testa premuta contro il tavolo e una mano sul capo, fermo a trattenerlo giù.
Tu silenzio.” gli intimò una voce cavernosa alle sue spalle. “Tu lavora.”
Danny, vedendosi costretto a ritornare ai suoi file, pensò che quella fosse la giornata più stramba mai capitata ma che quel Miguel, chiunque egli fosse, era decisamente il suo tipo.

Alpha

Il parcheggio dell'ospedale era deserto, fatta eccezione per la Jeep illuminata dalla fioca luce dei lampioni. Dalla loro tranquilla postazione Stiles e Derek poterono osservare il quieto vivere degli abitanti all'interno dell'edificio. Nessuna delle infermiere o dei dottori si muoveva come api operose nell'alveare, il totale silenzio la faceva da padrone e metteva Stiles più in soggezione che mai.
Si passò una mano sugli occhi, stropicciandoli a dovere e battè i palmi sulle ginocchia che iniziavano a patire il freddo della sera anche dentro l'abitacolo.
Era tardi ed a quell'ora, si supponeva, la sua presenza era desiderata altrove, sul campo da gioco, per farla breve. Sarebbe stata la sua prima partita tra i titolari invece si trovava lì, fiancheggiato al ragazzo più ricercato dello Stato , un serial-killer innocente che avrebbe volentieri consegnato per alleggerirsi l'anima e dare una apparenza di normalità alla sua ormai sconclusionata esistenza, magari anche facendosi perdonare dal padre, che sicuramente avrebbe deluso per via della sua assenza ingiustificata. Si sentiva colpevole, irritato e amareggiato per averlo riempito di aspettative disilluse, ma ormai era in gioco e non poteva tirarsi indietro, per il bene di Scott e probabilmente dell'intera Beacon Hills. Controllare Melissa McCall era il primo punto all'ordine di quella serata. La madre di Scott, che era misteriosamente apparsa sul suo computer, sospettata si aver inviato ad Allison un messaggio che l'aveva portata a morte quasi certa. Sapeva che doveva esserci un errore, perché giudicava impossibile si trattasse proprio di lei, non la signora McCall, la madre del suo migliore amico, ancora una volta si trovava in una situazione che non ammetteva ripensamenti.
Non possiamo escludere nessuno, ora come ora.” gli aveva fatto notare Derek qualche ora prima.
Noi tre siamo i soli a conoscere parte della verità, non resta che far quadrare ciò che manca, per questo dobbiamo rimanere concentrati, umani o meno.”
Filtrando quel discorso si poteva ottenere qualcosa di simile a: “Possiamo aver fiducia solo tra noi.”
Come se Derek fosse al sicuro solo tra le loro mani, e in effetti, pensando alle volte in cui l'aveva salvato dal proiettile con l'aiuto di Scott e dal patimento della guarigione nella sua cucina, non aveva tutti i torti.
Lui aveva annuito pensosamente, quasi in imbarazzo.
Gettò un'occhiata al cellulare, decidendo alla fine di contattare Scott, già pronto sul campo da lacrosse. La collana di Allison, l'attacco al professore di chimica, tutti iniziava ad assumere contorni ancora più arcani e sfocati. La visita al Dott. Ferris aveva portato ad un buco nell'acqua o a ben poco, e ora l'Alpha stava braccando Scott per tenerlo come animaletto ammaestrato. Che altro li aspettava, là fuori?
Scambiarono poche parole, dopo la conversazione al telefono e alla fine Derek gli fece notare:
E poi non gli hai nemmeno detto di sua madre.”
Prima voglio scoprire la verità.”
Il tono stanco con cui si pronunciò sull'argomento non migliorò il suo umore, già pesantemente sotto i minimi storici. L'atmosfera si era fatta irrespirabile e non conoscere i pensieri di Derek gli instillava un senso di angoscia di per sé pesante.
Sapeva di dover entrare nell'edificio e scovare il computer di Melissa, per arrivare alla conclusione di quella vicenda, nessuno dei due sembrava troppo fiducioso al riguardo, ma andava fatto e toccava a lui, vista la taglia che pendeva sulla testa del passeggero.

Ah, un'altra cosa...” proruppe il ragazzo alla sua destra, impettito sul sedile come se quello fosse foderato di spilli aguzzi che puntavano contro la sua schiena.
Teneva gli occhi fissi davanti a sé, immobile come per il resto del corpo, per quello non fece caso nemmeno a quella frase pronunciata quasi di sfuggita, e fu ancora meno preparato allo scatto violento con cui si voltò verso di lui, afferrandogli il colletto della giacca e profondando con la testa nel suo collo.
Era pazzesco, assurdo, che d'improvviso volesse squarciargli la gola, eppure se non era per quello, che altro stava accadendo?
Lo sentì respirare sui suoi muscoli tesi dallo spavento, paziente. Non si muoveva ne emetteva un suono, per questo Stiles rimase completamente immobile, sperando che quello scatto di -ira, violenza?- cessasse.
Contro ogni previsione però Derek rimase fermo, ancora accostato a lui, trattenendolo in quella morsa che, se si fosse mosso anche solo di un millimetro, gli sarebbe stata fatale.
I canini appuntiti gli sfiorarono la giugulare quasi gli chiedesse il permesso di aprirla in due. Il sangue gli defluì via dal corpo congelato, pregando che si sbrigasse a fare qualunque cosa avesse in mente per porre fine a quell'angosciante attesa.
Ho sempre l'impressione....” esordì il mannaro. “...che tu in realtà non sappia davvero a cosa vai incontro.”
Stiles battè le palpebre più volte, incerto sulla piega del discorso.“Che diavolo significa?”
Non sapeva che espressione avesse in quel momento Derek, che continuava a tenersi incastrato tra la spalla e il suo mento, ma percepì quasi un accenno di sorriso tra le sue parole.
Dico solo....che dovresti smetterla di comportarti come se riuscissi sempre a cavartela. Hai visto cosa succede a Scott, credi di riuscire a reggere un peso simile?”
In qualche modo sapeva che non lo stava minacciando, ma che il suo era un semplice tentativo di tirarlo fuori da quella situazione prima che fosse troppo tardi, o più semplicemente, prima che fosse morto.
Sto...stiamo facendo il possibile per Scott, non morirò.” disse, non tanto sicuro di riuscire a convincere il licantropo o sé stesso.
Non puoi esserne certo.”
Stiles sbuffò, quasi si stesse rivolgendo ad un bambino insistente.
Ti prometto che farò del mio meglio per non morire, o venire morso...” poi, sorridendo al finestrino, disse: “Ma che cos'è tutta questa preoccupazione Hale?Non ti starai innamorando di me vero?Eh eh...”
Ma Derek non cedette, continuando a torchiarlo con aria assennata, stringendo ancora di più la presa sulla sua giacca, si premette contro il suo collo, lasciandovi un simbolico morso scuro con i denti umani, ritraendo in fretta i canini.
Il ragazzo, preso in contropiede si ritrasse, arrossendo fino alle punte dei capelli, non appena Derek tornò ad allungarsi con flemma sul sedile.
Sembrava quasi più rilassato ora, nonostante la costante aria accigliata che si portava dietro.
Vai.” gli ordinò atono, alzando il mento, puntando lo sguardo all'ingresso.
Non mi hai rispo-!”
Stiles...”
Sì?” domandò speranzoso e timoroso del responso.
Sta zitto.” ribatté Derek, ritenendo il discorso chiuso per quella sera, gli lanciò però uno sguardo di sbieco.
O ti squarcerò la gola.” concluse sprezzante, lasciando cadere la sua consueta minaccia.
Stiles lo guardò, con la mano sulla maniglia, pronto ad entrare in azione, ed improvvisamente si illuminò, chiedendogli senza ritegno: “Me lo prometti?”

 

Fine.

N.d.A.: Quel che accade dopo corrisponde alla fine dell'episodio 9, come già detto ne è una rivisitazione dal mio punto di vista!
Mi scuso coi fan di Jackson per quel "psicopatico" e per i fan di Teen Wolf in generale, ragazzi, se ci sono strafalcioni, perdonatemi!^^
Dopo aver visionato il promo finale delle prima stagione dove...*spoiler*....( ho ancora i lacrimoni dopo due giorni) ed essermi finalmente vista le puntate di “
Search for a cure”, ecco il nuovo capitolo che conclude questa breve fanfic, ma non “disperate” perché ho già in cantiere altre due fic, ispirate al futuro o a quello che io spero -ma dubito sarà- il destino dei nostri intrepidi eroi!Recensioni o semplici letture sono apprezzate, se amate il genere!

Con affetto, Dan.

   
 
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