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Autore: Revenge_    02/08/2011    0 recensioni
Nella vita spesso ci troviamo di fornte a sfide. Molte volte riusciamo a superarle altre invece veniemo trascinati nel baratro più profondo di noi stessi perchè non riusciamo a reagire.
Al limite tra follia e realtà la storia di una ragazza che come Dante per la Divina Commedia affronta i "gironi" della sua mente malata.
Alla guida in questo viaggio? La sua stessa follia.
Io odio...che lui abbia preferito lei a me
Genere: Dark, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Prego, siediti pure"
Nella stanza nera non c'era altro se non un grande tavolo rotondo adornato da una tovaglia con ricami floreali variopinti.
Solo due sedie vi erano alle estremità del cerchio perfetto.
Davanti a me, una delle sedie era occupata.
Seduta eretta con un leggero sorriso e gli occhi accesi, la ragazza con le mani conserte mi fissava silenziosa.
Percorsi la breve distanza di vuoto che mi separava da lei con passo tranquillo e disinvolto.
Avevo sempre immaginato il vuoto di un colore bianco acceso, di quelli che ti fanno impazzire, troppo luminosi, troppo candidi, troppo puri.
Le stanze bianche mi spaventavano.
Forse era per questo che tutt'intorno vedevo nero.
Non me ne fregava della luce, stare in una stanza completamente nera mi metteva più a mio agio.
Posai delicatamente la mano sulla sedia e la tirai a me lentamente e con naturallezza.
poi tranquilla, mi sedetti e mi avvicinai il più possibile al tavolo.
Ci fu in interminabile minuto di silenzio. Non avevo la più pallida idea su cosa dire e la ragazza davanti a me si limitava a fissarmi con quello sguardo indecifrabile che mi appariva inspiegabilmente maligno. Forse ero solo un pò paranoica io?
"Vuoi un pò di the?"
Aveva posto sul tavolo una teliera di porcellana, rifinita nei mini dettagli, probabilmente dipinta a mano.
Adesso mentre mi fissava una diabolica risata era scolpita sul suo volto.
Persino mentre versava il thè non distolse lo sguardo da me. Anzi, vedere quel sorriso irreversibile metteva soggezione e angoscia.
"Si, grazie."
Quindi prese un'altra tazzina e applicando lo stesso procedimento versò lentamente il the.
Pose la teiera, con la sinistra tenne la sua tazzina di porcellana stracolma e con la destra fece girare il tavolo facendo così arrivare l'altra tazzina, meno abbondante, a me.
Il thè era scuro, tanto che non si riusciva a intravedere il fondo della tazzina. Chissà di che tipo di aroma si trattava.
La ragazza sorseggiava il the sogghignado senza togliermi gli occhi di dosso.
Lo esaminai per qualche secondo, il colore era davvero insolito.
Poi lo afferrai e mandai giù qualche sorsata.
Poi posai la tazzina delicatamente e spostai il mio sguardo da essa alla ragazza e sentenziai:
"Fa schifo."
"Vero?!" Si limitò lei a rispondere continuando a berlo e a sogghignare.
Quindi faceva schifo anche a lei.
Il punto della situazione era questo: me ne stavo seduta, con una persona completamente schizzata a bere del the disgustoso.
Davvero divertente.
Ripresi la mia tazzina e ne bevvi un'altro sorso.
Mi resi piacevolmente conto che era ancora più disgustoso e scuro di prima.
La ragazza scoppiò in una fragorosa risata, eppoi inclinò la tazziana facendo scivolare poco per volta il the che si espanse per tutto il tavolo intingendo la tovaglia variopinta e colorata che a poco a poco andava annerendosi.
In breve tempo i colori sgargianti erano scomparsi. La pozza nera sul tavolo sembrava una strana poltiglia fatto di petrolio.
Chissà che cosa poco fa aveva bevuto...
Era davvero...thè?
"Potresti dirmi gentilmente cosa vuoi da me?"
Avrei anche voluto chiederle se a questo punto aveva intenzione di portarcela lei la tovaglia in tintoria dato che era lei quella cretina. Ma mi limitai a restare seria.
Il sorriso sulla ragazza scomparve all'improvviso.
Increspò le sopracciglie e mi guardo come se fosse pronta a uccidermi da un momento all'altro.
Ma non rispose...continuava a guardarmi...in quel modo terribile.

"Prima di tutto dovresti chiederti: dove siamo?"
"Forse non ne ho voglia"
"Immaginavo una risposta del genere"
"Allora mi conosci bene si vede..."
"oh..."
Ci fu un altro minuto di silenzio. Eppoi la discussione atonica continuò. Ma stavolta introdussi io per prima...
"Come hai detto che ti chiami?"
"Non l'ho detto infatti"
"Beh, allora approfittane per dirmelo ora..."
"Non ho un nome."
"Tutti hanno un nome."
"Mi correggo...ho qualsiasi nome che tu mi vuoi dare."
Ok. Basta, ci rinuncio.
Questa è cretina sul serio.
Feci per alzarmi ma la ragazza dietro di me parlò di nuovo.
"Non vuoi chiedermi perchè sei qui?"
"..."
"Perchè tu...fin dall'inizio hai capito dove ti trovavi" Il sorriso riapparve.
Si, sapevo dove mi trovavo. E assolutamente non mi piaceva. Avrei voluto tornare alla realtà, al mio mondo...non restare qui. In balia di lei, in balia di questo posto.
"Allora..." continuò lei:
"Che sapore aveva, il the intendo." Il sorriso si allargò oltre misura.
"Lo sai, te l'ho detto. Faceva schifo."
"Buono eh?" continuava a sghignazzare. Adesso era diventata sorda tutto insieme?
Ok. Stava giocando. Allora tantovaleva che iniziassi a giocare anche io.
"Perchè sono qui?"
"AHAHAHAHAHA!" non mi era sembrato di aver detto una barzelletta...
"Aaaaah, sei davvero divertente tu! Davvero. Molto. Divertente."
"Grazie. Visto che sono stata così simpatica, ricambia il favore. Rispondi adesso."
"Ehi ehi ehi. Calma! Qui gli ordini li do io. Ti conviene abbassare il tono." Con un gesto teatrale si mando indietro i biondi capelli.
"Ancora, non è il momento per queste domande. E' troppo presto..."

Io odio la mia coscienza.

  
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