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Autore: xlairef    03/08/2011    2 recensioni
Un incredibile evento ha avuto luogo alla Sorgente Dorata: il Drago invecchia, ha perso la sfida, ed ora un nobile cavaliere ha conquistato la mano della principessa Millicent… Sembra l’inizio di una nuova vita per tutti… oppure no?
Seconda classificata al contest La sorgente e...lui, by Eylis
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Risposta esatta!”
 
Sir Roland di Jacksonville sbatté le palpebre una, due volte. Il suo fido scudiero tossicchiò alle sue spalle, riportandolo con i piedi per terra.
“Vo-volete dire che….” Il cavaliere arrossì per l’orgoglio; proprio lui, Sir Roland, del casato cadetto di Jacksonville, ex-sangue reale, ex-stirpe di imperatori, nato da cavalieri, era riuscito nell’impresa dove mille e mille blasonati avevano fallito: aveva risolto l’enigma del drago della Sorgente Dorata!
“Riprendetevi, Sir….” Sussurrò di nuovo Tobias, lo scudiero.
“Sì. Hai vinto, cavaliere.” Ripeté il drago, immerso nella sorgente.
E perciò a lui spettava di diritto l’ambito premio: la sua testa si volse verso la riva opposta della polla d’acqua, incrociando gli occhi liquidi color miele della principessa (occhi che da soli bastavano a spiegare il nome della sorgente, secondo i cantastorie), sdraiata pigramente sui ciottoli bianchi, da anni prigioniera dell’orrida bestia…
“Guarda, scudiero…Il drago le impone di sputare fuoco, povera fanciulla…” Si impietosì il cavaliere, vedendo lo strano oggetto tra le labbra della ragazza, dal quale si innalzavano volute di fumo. “Principessa! Il mio cuore e la mia mano sono vostri!” Urlò, facendo attenzione a scandire bene le parole: i menestrelli cantavano spesso di leggiadre donzelle che, a causa della lunga permanenza con creature sovrannaturali, avevano dimenticato la lingua corrente…
Lo sguardo dorato della principessa si soffermò per un momento nel suo, color del cielo.
Poi ruggì.
 
“Che cosa hai detto? Papààà! Hai barato! Hai perso apposta!” Sbraitò furibonda la ragazza, in perfetto Dragonese. Con un unico movimento fluido, frutto di anni di vita selvaggia, si alzò in piedi e saltò sulla testa del drago, che emergeva appena dall’acqua, e piegò la testa all’ingiù per fissare bene l’interno di una delle enormi iridi verticali. Il tutto continuando a fumare la sua pipa.
“Ma, tesoro di papà, ne abbiamo già parlato, mi sembra…” Il drago mugghiò imbarazzato di fronte all’accusa.
“Storie!” Dichiarò inflessibile lei. “Confessa! Hai parlato di nuovo con la vecchia Rowena! Di cosa avete parlato questa volta, oltre che a cianciare di buone maniere e crescita umane?”
“Millie, tesoro, non è solo per quello…” Sospirò il dragone, abbassando le grandi palpebre umide. “Sto diventando vecchio, e un giorno potrei non essere più in grado di badare a te…”
“So badare benissimo a me stessa, grazie tante!”
“…E inoltre…prima che sia troppo tardi vorrei vederti felice…”
“Ma io SONO felice!” Protestò di nuovo Millicent, sollevando a forza la palpebra al drago.
“Ma, vedi, Millie, la sorgente, la Foresta Proibita, gli elfi, non è questo il tipo di felicità che sognavo per te… Restando qui, un giorno ti sveglieresti e ti ritroveresti vecchia e sola, come è successo a me…”
“Quel giorno è ancora lontano!”
“E inoltre…” Qui il drago si fermò incerto. “Ecco, tesoro, io ho sempre sognato…dei nipotini…”
“Che cosa?!?” Millicent saltò sulla riva, indignata più che mai.
“Su, biscottino, dopotutto anche tu ieri hai detto che questo tale era meglio degli altri…Ho pensato di farti un favore…” Il drago sorrise timidamente. “Ho visto come lo guardavi…E Rowena dice che questa è l’età in cui le femmine umane…”
“Non. Dire. Altro.”
Con rabbia Millie sputò la pipa a terra, radunò i suoi pochi averi, e si piazzò davanti al cavaliere che l’aveva vinta.
“Mia diletta dama, sappiate che la mia spada e…”
“Se provate di nuovo a parlarmi come ad una lattante vi infilerò la spada in un posto dove non batte il sole.”.
Sir Roland ammutolì, di fronte a quello sfoggio di padronanza di lingua vernacolare, poi comprese: la disgraziata fanciulla aveva trascorso così tanto tempo in compagnia di quell’animale da averne naturalmente preso i modi triviali. Si inchinò profondamente.
“Milady, prego, se volete farmi l’onore di usare il mio destriero…”
“Onore concesso.”
Tobias saggiamente non si affaticò a porgerle le redini: la ragazza rovesciò a terra sella e finimenti istoriati (appartenuti al nonno di Sir Roland), e balzò direttamente sul dorso del cavallo.
Senza voltarsi indietro Millie, Sir Roland e il suo scudiero si allontanarono nella nebbia del mattino.
“Abbi cura di te, piccola mia!”
 
 
Una volta rimasto solo, il drago emerse dalla sorgente, sbuffò alcuni anelli di fumo grigio e con passo goffo si rintanò nella sua caverna, che gli parve insolitamente silenziosa.
Il letto di Millicent era nell’angolo, ancora sfatto come al solito. Con un groppo alla gola il drago rassettò le coperte: per un momento rivide Millie ancora bambina, con le treccine in disordine, saltare a più non posso sul materasso di fieno.
Scosse la testa, dandosi del vecchio sentimentale: sembrava ieri quando aveva rapito Millie, un frugoletto urlante infagottato in fasce di seta, e invece erano già passati quindici anni…
Madre Rowena aveva ragione, quando si alleva un figlio il tempo passa in fretta…Forse troppo in fretta.
E senza accorgersene arriva Quel Momento…il tempo di lasciarlo (o lasciarla) andare.
Il drago si accoccolò sul proprio giaciglio: dall’indomani avrebbe dovuto riprendere la sua vecchia vita da scapolo, riannodare i contatti con i vecchi amici, magari programmare un viaggetto all’estero…
Anche se, senza Millie intorno, si sentiva un po’sconfortato…E se quel cavaliere si fosse comportato male con lei?
Sciocchezze: i cavalieri non trattano male le loro dame…Millicent ora era di certo più felice, si sarebbe sposata e, chissà, forse un giorno avrebbe capito che il drago aveva agito per il suo bene, e gli avrebbe portato a far conoscere qualche nipotino…
Su questi gradevoli pensieri il drago andò in letargo.
 
 
“E’ stato terribile!” Lo informò Millicent al suo risveglio, cinque mesi dopo.
Il drago aprì gli occhi, sorpreso.
“Millie? Tesorino, ma come…?”
“E’ stato orribile, papà!” Millicent si lasciò cadere e si sedette a gambe incrociate. Indossava quello che un tempo doveva essere stato un abito molto elegante, ma che ora somigliava di più ad un mucchio di stracci da macellaio.
Sembrava dimagrita, notò il drago, forse non l’avevano fatta mangiare abbastanza, dopotutto gli umani avevano strane abitudini…O forse era stato il cavaliere che…
“Millicent! Quell’uomo ti ha forse picchiato? O maltrattato? O…?”
“Mi ha portato in un posto tre-men-do che chiamava maniero di famiglia, buio, sporco e fetido, dove mi ha costretto ad indossare delle vesti stranissime, strette da mozzare il respiro, delle scarpe ridicole e troppo alte, e le donne volevano strapparmi i capelli dalla fronte per acconciarli secondo le loro strane mode, e mi hanno anche levato le sopracciglia, guarda qui, e non ti dico dove hanno usato le loro pinze perché non ci crederesti…”
“Millie…”
“E le storie che hanno fatto quando ho chiesto di poter farmi un bagno! Sono convinti che l’acqua sia pericolosa per la salute, preferiscono cospargersi di untume olezzante, profumo lo chiamano…E non potevo usare armi, andare a cavallo, solo ricamare e cantare, e tutti ripetevano che dovevo essere tanto grata a Sir Roland che mi aveva salvata…Papà!” Millicent lo fissò in lacrime: “Non farmi tornare laggiù ti prego!”
Il drago era esterrefatto: chi avrebbe mai pensato che la sua bambina fosse finita in mani così barbare?
“Ti prego papino…”
“Ma madre Rowena…” Tentò di replicare lui, ma senza molta convinzione.
“Lei non vive come loro da decenni, chissà cosa ricordava…Lo sai anche tu che a volte è un po’ svanita…”
Il drago rifletté: le immagini di una vita rude e solitaria come in gioventù gli passarono davanti agli occhi, tentatrici, ma furono subito rimpiazzate dai ricordi dei primi passi di Millie, le prime parole, le prime letture in Dragonese e in latino, le cacce nella Foresta Proibita…
“Non ti lasciavano nemmeno fare il bagno?” Cedette alla fine. Forse non era ancora arrivato il Momento giusto per lasciare andare la sua bambina.
Gli occhi color miele di Millie si illuminarono, divenendo simili a piccoli soli.
Sorrise al drago e gli circondò una zampa con le braccia.
“Caro papino…Hai ancora la mia pipa?”
Dopo poco, i due fumavano di gusto davanti alla caverna, godendosi lo spettacolo dei raggi del sole che illuminavano la nebbia sopra la sorgente di mille riflessi dorati, rendendo l’acqua e il vapore mattutino simili ad oro liquido (il vero motivo del nome della sorgente).
“A proposito papà…Non dovrai più preoccuparti per i nipotini…”
“In che senso, piccola mia?”
“Beh, per scappare da quel posto mi serviva un po’ di aiuto…E, come pensavo, lo scudiero di Sir Roland non era davvero niente male, lo sai?” 

  
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