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Autore: Lady Yoritomo    05/08/2011    2 recensioni
Può l'odio per il proprio nemico mortale tramutarsi in amore? E può succedere dopo che si sacrifica la propria vita per ucciderlo? Jill Valentine non credeva possibile tutto questo, nel momento in cui si è buttata dalla finestra di Villa Spencer trascinando con sé Albert Wesker... ma lentamente, nel periodo trascorso alla mercé del suo aguzzino, si renderà conto che si sbagliava. E da quel momento in poi, il carceriere diventerà liberatore e quelli che aveva creduto suoi amici saranno i suoi nemici.
Ovviamente JillxWesker. OOC dopo un certo punto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
“Hasty” - Wesker
 
“Precipitoso”. Questo è il primo appellativo che riesco ad assegnarmi mentre mi rendo conto di quello che sto facendo. Seguono altri, più offensivi, che preferisco non ripetere, nonostante sia stato io stesso a darmeli. Quando riesco a domandarmi mentalmente che diamine mi sia saltato in mente, è già troppo tardi, ti sto baciando la schiena.
Non avrei mai pensato di poter perdere la testa così facilmente, eppure eccomi qui, con il viso premuto contro la tua pelle, mentre respiro con avidità il tuo profumo. Quanti ricordi mi richiama alla mente…! Il passato non mi è mai sembrato così dolce, così degno di rimpianto come adesso, in cui mi ritrovo a pensare ai momenti che abbiamo trascorso insieme.
Le mie mani indugiano sul tuo corpo, mentre una parte di me continua a protestare contro il mio comportamento. Avrei dovuto essere meno precipitoso, così rischio di rovinare tutto. Avevo previsto di cominciare a dimostrarti affetto togliendomi i guanti per medicarti, ma mi sono ritrovato a baciarti come un innamorato che ritrova la sua amata dopo numerosi anni in cui ne è stato separato. Ti prego, Jill, non ritrarti da questo contatto, dimostrami che provi ancora qualcosa per me e che questa mossa ardita non manderà tutto all’aria… ti prego, dimostrami che, per una volta, un azzardo ha maggiore resa di un piano ben calcolato.
Un azzardo… che cosa dannatamente umana. Mentre ti accarezzo le braccia, mi ritrovo a pensare che ho preferito una mossa maledettamente avventata alla sicurezza del mio piano. Cosa mi è preso? Di nuovo, i dubbi mi assalgono. Non dovrei chiedermi perché agisco… non dovrei nemmeno agire senza pensare, maledizione.
Eppure, mentre ritrovo il contatto con il tuo corpo, la frustrazione per la mia avventatezza lascia il posto a qualcosa che credevo di non essere più in grado di provare: felicità. Un sentimento inutile, uno tra i primi che ho abbandonato, ma che ora ritorna con violenza, confondendomi i sensi e stordendomi. Sono felice di poterti baciare di nuovo, Jill. Sono felice di aver ritrovato quel contatto che dovetti abbandonare dopo il mio tradimento. E, soprattutto, sono felice di aver ritrovato te, Jill, in questo modo. Non c’entra nulla il mio piano, si tratta semplicemente della gioia di aver ritrovato la donna che amavo e che, mi rendo conto con stupore, amo ancora. Tutte le idee sul ferire Chris sono secondarie, lo capisco solo adesso. Il mio vero obiettivo primario era quello di riaverti per me, per quel bisogno egoistico che l’umanità chiama “amore”. È incredibile come, dopo tutto questo tempo, sia tu a farmi vedere quanto io sia ancora umano. Avevo scacciato dal mio animo i sentimenti, ma sei bastata tu a farli ritornare, più intensi di prima. Mi sento strano ad ammetterlo, è un po’ come ammettere che mi hai sconfitto, ma è così.
Come quando mi abbandono alla musica del mio pianoforte, ora mi abbandono ai sentimenti, restandone coinvolto nuovamente. Lo so, non dovrei permettermelo, pena il rischio di mandare a monte ogni mio piano, ma non riesco ad oppormi al mio stesso bisogno di amarti. Sei il mio punto debole, Jill. Dovrei eliminarti all’istante, pur di essere nuovamente inattaccabile, ma non riesco a concepirlo. Penso piuttosto a come posso fare per tenerti accanto a me, cosa posso fare per proteggerti, per difendere tutti questi sentimenti che solo tu sei riuscita a farmi provare di nuovo.
Raggiungo l’incavo del tuo collo con le labbra e sento che, finalmente, il tuo corpo sembra rilassarsi dallo shock che ha appena subito. Le tue dita accarezzano le mie, poi tu ti volti e mi guardi. Non c’è sfida nel tuo sguardo, né paura. Sei perplessa, lo capisco, ma vedo anche qualcos’altro che lentamente viene in superficie. Sollevi una mano e, quasi con timore, come se avessi paura di una mia possibile reazione violenta, mi accarezzi il viso. Le tue dita sono delicate, ma si fanno più sicure con ogni secondo che passa. Le sento che mi scorrono lievemente lungo la mandibola, lì dove è rimasta qualche traccia di barba dall’ultima volta in cui mi sono rasato. Lo facevi spesso, in passato. Ricordo che poi sorridevi e trovavi sempre qualche commento al riguardo della mia rasatura per stuzzicarmi.
«Da quanto tempo non cambi la lametta al rasoio?» mi domandi ora, con un sorriso sottile. Sembra che anche tu ricordi il passato, in fin dei conti.
Sorrido a mia volta, mentre continui ad accarezzarmi il viso. Mi togli delicatamente gli occhiali da sole, poi ti soffermi a guardarmi negli occhi. Il tuo sorriso si spegne ed un’espressione accigliata prende il suo posto. Non mi ci vuole molto per capire che è il loro colore ad inquietarti. Beh, in questo caso, per te, posso fare qualcosa di speciale. Il virus che scorre nel mio sangue mi ha dato molte capacità straordinarie, ma anche alcune più semplici, delle quali non mi servo quasi mai. Una di queste è la possibilità di regolare il bagliore dei miei occhi, cosa di cui solitamente non mi curo, preferendo di gran lunga concentrare sui miei piani anche la piccola parte della mia volontà che sarebbe adibita a questo compito. Ho sempre considerato molto più funzionali i miei occhiali da sole, ma stavolta farò un’eccezione.
Chiudo le palpebre per alcuni secondi e mi rilasso. Percepisco il cambiamento in atto e so, che, ora che te li mostro di nuovo, i miei occhi non brillano più. È il mio corpo a dirmelo, ma anche la tua espressione stupita. Sembri felice, Jill. Vederti così mi strappa un sorriso e mi rende ancora più avventato: prendo le tue mani tra le mie ed avvicino il viso al tuo. È di nuovo quel sentimento egoista chiamato amore che mi fa muovere e cercare le tue labbra, che mi rende incurante del fatto che, fino a qualche ora fa, tu fossi la mia peggiore nemica.
  
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