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Autore: Lady Yoritomo    05/08/2011    6 recensioni
Può l'odio per il proprio nemico mortale tramutarsi in amore? E può succedere dopo che si sacrifica la propria vita per ucciderlo? Jill Valentine non credeva possibile tutto questo, nel momento in cui si è buttata dalla finestra di Villa Spencer trascinando con sé Albert Wesker... ma lentamente, nel periodo trascorso alla mercé del suo aguzzino, si renderà conto che si sbagliava. E da quel momento in poi, il carceriere diventerà liberatore e quelli che aveva creduto suoi amici saranno i suoi nemici.
Ovviamente JillxWesker. OOC dopo un certo punto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13
“Stockholm syndrome” – Jill
 
Cosa mi sta succedendo? Una voce sempre più stentata nella mia mente mi dice che quello che sto facendo è sbagliato, ma tutto il mio corpo ed il mio cuore paiono desiderarlo. Ora che hai anche smorzato quell’orribile bagliore arancione dei tuoi occhi, nulla sembra più trattenermi. Provo una serie di sentimenti sconnessi, contrastanti, quasi incomprensibili. L’unica cosa chiara, che mi spaventa dannatamente, è che, se mi baci, potrei perdonarti tutto quello che hai fatto e ricominciare ad amarti come in passato. I compagni morti, il tradimento, Chris… sarei disposta a gettarmi tutto alle spalle, se solo il sapore delle tue labbra sulle mie fosse come quello di una volta.
Dio, cosa mi sta succedendo? Deve essere senz’altro un inizio di Sindrome di Stoccolma… non c’è altra ragione per cui potrei ritrovarmi ad amare il mio aguzzino. Non sei più il mio capitano, lo so bene, eppure il contatto di prima mi ha confermato che certe cose non sono cambiate. Dentro di me, di sicuro, per quanto io non voglia ammetterlo, ti amo ancora. Ma tu, invece, cosa provi? Perché provi qualcosa, non è vero? Non è l’ennesima finzione, la solita messinscena da traditore, costruita per piegarmi ai tuoi scopi? Guardo nei tuoi occhi, finalmente senza timore, e non mi sembra di leggervi inganni. Non so se riesco a leggere veramente l’espressione sul tuo viso, forse non ne sono mai stata capace, altrimenti credo che sarei riuscita a prevedere il tuo tradimento, eppure, nonostante la voce del soldato nella mia mente mi metta in guardia contro i tuoi raggiri, la donna dentro di me non desidera altro che poter credere alle tue buone intenzioni.
È con mille campanelli d’allarme che mi risuonano nella testa e con una strana sensazione di fine del mondo imminente, che riduco la distanza tra il tuo viso ed il mio. So che, dopo, niente sarà più come prima. Ho paura, ma non posso fare a meno di ripensare, ancora una volta, al passato. Passato che, improvvisamente, sembra molto più vicino di quel che credevo.
Non posso più tirarmi indietro, quando tu annulli la distanza rimasta tra noi. Mi manca il fiato, come se fosse la prima volta che bacio una persona e non sapessi come respirare dal naso. Il cuore mi esplode nel petto e mi rimbomba nelle orecchie mentre sento il sapore della tua bocca nella mia. Mentre mi baci, con una mano mi accarezzi i capelli, dolcemente. Chiudo gli occhi e mi rendo conto che l’odio, i campanelli d’allarme, tutte le legittime sensazioni di pericolo che percepivo fino a pochi secondi fa, stanno scivolando via con ogni tua carezza. Ogni secondo che passo a contatto con le tue labbra mi aiuta a realizzare che non sono cambiate dall’ultima volta in cui ti ho baciato: sono ancora le labbra dell’uomo che amavo e che, malgrado tutto, ora capisco di amare ancora.
Probabilmente è Sindrome di Stoccolma, forse è il passato che torna a bussare alla mia porta, non lo so. Ma di una cosa sono certa: vorrei che questo bacio non finisse più. È la prova del fatto che tu non hai dimenticato cosa c’è stato tra di noi, nonché l’ultima crepa che, nel mio animo, infrange finalmente la maschera di odio che avevo costruito per difendermi da te. Sì, ti amo ancora. A dispetto di ogni buon senso, di ogni esperienza passata, di ogni consiglio del mio soldato interiore, voglio credere che anche tu mi ami ancora. Voglio credere di averti ritrovato.
Non appena sollevi le labbra dalle mie, mi ritrovo ad inspirare profondamente. Riapro gli occhi e tu sei ancora davanti a me. Sorridi, ancora con quel sorriso privo di secondi scopi che sto imparando ad apprezzare. I tuoi occhi non brillano più, sembri riuscire a controllarli alla perfezione, nonostante tutti i sentimenti che, immagino, ti stiano vorticando nell’animo. Ti chini nuovamente su di me e mi dai un altro bacio, leggero, sulle labbra.
«Albert…» mormoro, stupendomi della facilità con cui ti chiamo nuovamente per nome, dopo tutti questi anni.
«Non parlare.» mi rispondi, accarezzandomi il viso. «Lasciami credere che le tue non saranno parole d’odio.» le tua voce sembra triste, come se ti fossi pentito di ciò che hai fatto. Probabilmente, come me, ti sei appena reso conto del fatto che siamo nemici, schierati sui lati esattamente opposti della scacchiera.
«Mi sei mancato.» sussurro semplicemente, cercando di dar voce al marasma che mi sento dentro. Non rende perfettamente l’idea di quello che provo, ma dovrebbe bastare per farti capire che, nonostante tutto, non voglio dirti parole di odio.
Sorridi, mi baci ancora, poi mi attiri verso il tuo corpo, in un abbraccio non dissimile da quello con cui ci dicemmo temporaneamente addio alla Spencer Mansion. L’unica differenza è che, stavolta, non me ne chiedo il perché. Non ne sono irritata, anzi, poter premere nuovamente il viso sul tuo torace per sentire il pulsare del tuo cuore mi riempie di una sensazione di pace e calore che non provavo da molto tempo.
Hai il viso immerso nei miei capelli, quando ti sento sospirare.
«Anche tu mi sei mancata, Jill.» mormori, mentre chiudo gli occhi e scivolo dolcemente nel sonno.


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Nota dell'autrice:
Un ringraziamento particolarmente sentito va a tutte/i coloro che continuano a seguire e a commentare questa storia nonostante i tempi ridicoli che impiego per pubblicarne i capitoli.
Grazie a tutti per la pazienza e per il supporto e, credetemi, voglio finirla, questa storia!
  
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