Magornak aveva assistito allo scontro da un angolo riparato in cui
aveva trascinato Lady ancora priva di sensi. Aveva visto Vergil arrivare appena
in tempo per salvare Dante delle lame affilate di Kasreyon, gli occhi che
brillavano gelidi e seri nella semi oscurità. Aveva capito subito che qualcosa
era cambiato. Quello era davvero di nuovo il suo protettore, la creatura che lo
aveva salvato tante volte da morte certa e che si era presa cura di lui. Il
figlio maggiore di Sparda. Vergil era riuscito a liberarsi dalle Tenebre che lo
assediavano.
Certo, vedere il mezzo demone afferrare il proprio fratello per la giacca e
baciarlo un po’ lo aveva sorpreso. Quindi gli aveva mentito quando gli aveva
detto che lui e Dante non si stavano baciando sul divano della Devil May Cry? Era rimasto a fissarli un
po’ perplesso mentre discutevano tra loro. Perché il suo protettore aveva
baciato il cacciatore di demoni? Non riusciva proprio a capirlo. Forse la
relazione tra i due andava oltre il legame fraterno. Ma com’era possibile se
erano stati sempre nemici ed erano dieci anni che non si vedevano? Si era perso
nelle sue ipotesi, che gli parevano una più assurda dell’altra, fin quando la
voce di Kasreyon non lo aveva riportato alla realtà, facendolo tremare.
Quell’essere era così intriso di Oscurità che anche quando si limitava a
parlare dalla sua aura dilagavano ondate di Buio. Non sarebbe stata una lotta
facile per i due figli di Sparda, lo aveva capito bene anche lui. Ma ciò non
bastava a far anche solo vacillare la fiducia che aveva in loro. I due mezzi
demoni erano l’unica speranza del mondo di Luce e quindi dovevano riuscire a
sconfiggere quel mostro ad ogni costo. E poi erano gli eredi del più grande e
nobile dei demoni, avevano le capacità per vincere. Dovevano solo capire come
usarle.
Nonostante quella convinzione, aveva comunque assistito alla prima parte dello
scontro in preda all’ansia. Vedeva chiaramente che i due erano in difficoltà, e
non in modo irrilevante, e poi Kasreyon con tutta la sua oscura potenza lo
terrorizzava a morte. Inoltre, Mary non sembrava volersi svegliare, nonostante
lui cercasse disperatamente di rianimarla in ogni modo. Temeva che il colpo che
la ragazza aveva ricevuto fosse stato troppo forte. Gli umani non avevano il
potere di autorigenerarsi in fretta come i demoni. Poteva aver subito danni
permanenti. O essere caduta in coma. O peggio ancora.
Fortunatamente, però, alla fine la cacciatrice di demoni si era mossa, gemendo
e attirandosi così l’attenzione della creaturina, che si era immediatamente
concentrata su di lei.
“Mary! Mary, stai bene?”si era affrettata a chiedere, aiutandola a mettersi
seduta.
“Magornak…Cosa è successo? Dov’è Dante? Perché non sei con Vergil?”aveva
balbettato lei, guardandosi intorno, la vista che andava lentamente mettendo a
fuoco quello che stava accadendo. La testa le doleva da morire e le ferite che
le avevano provocato gli artigli di Kasreyon bruciavano terribilmente. Ma
almeno era ancora viva.
Il demonietto le aveva sorriso, raggiante. “Sei svenuta, Mary. Ma non temere,
Vergil si è svegliato, ha sconfitto le sue tenebre e ora lui e Dante si stanno
battendo con Kasreyon”aveva spiegato tornando a voltarsi verso lo scontro. La
scena però era leggermente diversa da quella che aveva osservato fino a quel
momento. Era cambiato qualcosa nel modo di combattere dei gemelli, nei loro
movimenti c’erano una coordinazione e un tempismo nuovi.
I due erano rimasti a guardare il combattimento, quasi incantati da quella
sorta di danza di lame. Davanti agli occhi di Magornak le figure dei due mezzi
demoni andavano confondendosi e al loro posto se ne formava un’altra,
conosciuta ed estranea al tempo stesso. Percepiva anche un’energia nuova
circondarli e concentrarsi nei loro colpi, un potere antico, più luminoso del
sole. Il potere di Sparda. Il suo sguardo si era fermato su Vergil e lo aveva
visto sorridere ferocemente. Anche lui aveva capito cosa stava accadendo a lui
e suo fratello. Erano giunti al termine di quella brutta storia.
Kasreyon aveva apposto le ultime resistenze, ma alla fine i due l’avevano
ferito a morte con una serie di attacchi simultanei. Quando il demone si era
schiantato al suolo, la sua aura tenebrosa si era affievolita di colpo,
liberandoli dal suo peso. Lady era scattata in piedi, seppur barcollante, un
largo sorriso esultante dipinto sul volto. L’incubo era finito. Ce l’avevano
fatta, avevano spazzato via quelle Tenebre maledette.
Poi però era successo. L’Oscurità era esplosa nuovamente in tutta la sua
potenza, spalancando le Porte dell’Inferno. Magornak aveva avvertito un brivido
di puro terrore attraversargli il corpo alla vista della schiera di demoni che
premevano per invadere il regno di Luce. L’avrebbero soffocata nel sangue,
spenta nel dolore e nella disperazione. Non poteva permetterlo. Aveva udito
Kasreyon ridere, ruggire quella sua risata terribile, apocalittica. Aveva visto
con la coda dell’occhio Vergil gridare qualcosa a suo fratello che si era
affrettato a porgergli un oggetto. Ma i suoi occhi ametista erano rimasti, per
qualche motivo, puntati sul loro nemico. Lo aveva visto alzare un’ultima volta
gli artigli deciso a colpire il suo ignaro protettore. Quel bastardo voleva
trafiggere il mezzo demone, impedirgli di chiudere le Porte per salvare la
Luce. Aveva agito d’istinto, senza aspettare, senza pensare alle conseguenze.
Non c’era il tempo. Aveva udito Lady strillare il suo nome, lei aveva capito
subito quello che lui voleva fare, ma ormai troppo tardi per fermarlo.
Gli artigli affilati dell’arma demoniaca si erano conficcati nella sua carne,
trapassandolo da parte a parte, ma così il suo corpo aveva impedito loro di
arrivare a Vergil. Quest’ultimo lo aveva fissato sgomento mentre il suo sangue
gli lordava i vestiti. Aveva mormorato qualcosa, poi i suoi occhi si erano
accesi d’odio puro e collera. “Magornak! NO!”aveva urlato, voltandosi poi verso
il loro nemico. “Bastardo! Questo è stato il tuo ultimo delitto!”.
La lama di Yamato aveva iniziato a brillare, carica di energia. Il fendente
aveva tagliato il demone a metà per il lungo, spargendo il suo sangue nero
ovunque, senza neanche dargli tempo di urlare. Magornak vide i suoi resti
iniziare a svanire nel nulla, ma subito dopo la sua vista sfuocata fu occupata
dalla figura del suo protettore che si era gettato in ginocchio al suo fianco.
“Magornak…razza di idiota!”esclamò Vergil, la voce che tremava, incapace di
contenere le emozioni. “Che cazzo hai fatto?!”. Strinse i pugni, frustrato.
Ancora una volta non era riuscito a salvare tutte le persone che voleva
salvare, neppure con l’ausilio del potere di Sparda. Il suo protetto era
ridotto in quello stato per colpa sua. Lui li aveva trascinati in quel baratro,
lui li aveva quasi condannati a morte, per colpa sua era stato versato
quell’innocente sangue argenteo.
“Ho…ho saldato…il nostro…debito”riuscì a rispondere lui cercando di sorridere.
“Ora siamo pari, Vergil Sparda”. Non avvertiva il dolore. Era solo stanco, così
mortalmente stanco. Sapeva che stava per morire, ma quella consapevolezza non
gli pesava. Aveva compiuto il suo compito, aveva protetto la persona a cui
teneva di più. Il mondo tanto caro a Sparda era salvo e Vergil era in buone
mani. Non aveva rimpianti, a parte quello di lasciare per sempre quell’affetto
che aveva desiderato tanto a lungo. Avvertì la mano calda di Lady accarezzargli
il volto ormai gelido.
“Magornak…”mormorò lei in lacrime. Si era inginocchiata di fianco a Vergil e lo
guardava, distrutta. Non poteva essere. Il demonietto era l’unico tra loro che
non meritava di svanire così. E invece quel destino crudele era toccato proprio
a lui. “Mi dispiace, Magornak…Non ho saputo proteggerti. Che razza di amica
sono?!”.
“La migliore…che si possa….desiderare”rispose lui in un soffio. “Non essere
triste…Mary. Prenditi cura dei figli…di Sparda. Ti affido…anche Vergil. Hanno
entrambi bisogno…della tua energia. Sono felice…di averti avuta accanto.
Sei…speciale”.
Lei scosse il capo premendosi una mano sulla bocca, mentre le lacrime bollenti
continuavano a rigarle sempre più copiose le guance. Non riusciva a crederci,
non poteva crederci. Continuava ad accarezzargli il volto con la mano, quasi
sperando di potergli trasmettere il suo calore e spazzare via il gelo della
morte che stava lentamente avvolgendo il corpo del suo amico. Ad un tratto
qualcuno le afferrò il braccio, costringendola a scostarsi. I suoi occhi
incontrarono quelli gelidi e al tempo stesso sconvolti di Vergil. Il giovane la
costrinse con fermezza ma anche con gentilezza a togliere le dita dal viso di
Magornak. Lei lo lasciò fare e poi strinse i pungi, portandoseli al petto e
serrando gli occhi, come a cullare il dolore che provava.
Il mezzo demone rimase a fissare negli occhi la creaturina. Quelle iridi
ametista parevano dirgli di non prendersela, che non era colpa sua. Lo
incoraggiavano silenziosamente ad andare avanti. Ma come poteva farlo se la
persona che aveva giurato di proteggere si stava ancora una volta spegnendo
sotto i suoi occhi? Avvertì i brividi corrergli lungo la schiena. Si sentiva
così maledettamente vuoto e aveva freddo, un dannatissimo freddo. Quasi
leggendogli nel pensiero, Dante lo abbracciò da dietro, prendendolo alla
sprovvista. Se fosse stato in sé lo avrebbe di certo respinto, ma in quel
momento gli mancava anche solo la forza di pensare di farlo e così si abbandonò
in quell’abbraccio, lasciandosi invadere dal calore del corpo di suo fratello
che aderiva strettamente al suo.
I demoni al di là delle Porte si dibattevano con forza sempre maggiore, ma
nessuno dei quattro pareva prestare loro attenzione. Era come se il tempo
intorno a loro scorresse più lentamente, scivolando via insieme alla luce che
si affievoliva sempre di più negli occhi di Magornak. Il demonietto fece
passare lo sguardo sul viso degli altri tre. Era contento, felice. Aveva
vissuto davvero negli ultimi due anni, specialmente in quegli ultimi giorni. La
gelida stanchezza prese lentamente il sopravvento, chiudendogli gli occhi
mentre lui le si abbandonava senza paura. Il buio lo prese, confortante,
trascinandolo lontano dall’antro in cui si era consumata la sua tragedia.
Tutto intorno era così buio. Eppure,
per la prima volta nella sua esistenza, non aveva paura né si sentiva sperduto.
Anzi, quelle tenebre gli apparivano così confortanti, ben diverse da quelle
dell’Inferno e da quelle che aveva creato quel mostro spaventoso che si era
rivelato essere Kasreyon. Si sentiva calmo e in pace come mai era stato prima
di quel momento, lontano dal trambusto senza pausa in cui era sempre transitata
la sua vita. L’ultima immagine che aveva avuto prima del buio era stato il volto
di Vergil che teneva il suo corpo tra le braccia. Il suo protettore, la sua
guida, il fratello che non aveva mai avuto, il suo Sparda, la sua Luce. Per la
prima volta da quando lo conosceva aveva visto il gelo di quelle tanto adorate
iridi azzurre sciogliersi in un dolore bollente ed essere sostituito da un velo
di lacrime. Lacrime. Sì, Vergil avrebbe pianto per lui. Ma non era giusto che
si desse la colpa, glielo aveva detto: aveva saldato il loro debito ed era
felice così. Vergil non doveva star male per lui. Aveva eseguito il compito che
si era imposto, aveva potuto dare mostra, in quel suo estremo atto, di tutta la
devozione che gli portava, di tutto l’affetto che provava per il mezzo demone.
Ora doveva vivere la sua vita, fare le sue scelte e ogni tanto, magari, pensare
a lui. Andava bene così. Anche se gli sarebbe piaciuto passare ancora un po’ di
tempo con il giovane. Ma il destino aveva voluto diversamente e lui lo
accettava serenamente. Vergil era in buone mani con Dante. Aveva capito che suo
fratello gli voleva bene, forse tanto quanto lui, forse di più, anche se era un
tipo diverso di affetto. Molto diverso. Si sarebbe preso cura di Vergil a
dovere. Ne era certo. Chiuse gli occhi e ringraziò mentalmente il cacciatore di
demoni. Era stato geloso di lui a torto. E gli aveva anche rubato il pranzo.
Dante voleva solo aiutare Vergil e riaverlo al suo fianco. Legittimo, anzi di
più. E poi con loro ci sarebbe stata Mary. Già, Mary. Sorrise. Il suo angelo
umano, la migliore amica che avesse mai avuto, sebbene il tempo che avevano
passato insieme fosse stato pochissimo. Anche lei gli sarebbe mancata da
morire. L’aveva sentita gridare il suo nome nel momento in cui gli artigli di
Kasreyon lo avevano trapassato. E aveva visto il suo viso disperato rigato di lacrime,
i suoi vestiti macchiarsi del suo sangue quando era corsa a buttarsi in
ginocchio di fianco a Vergil. Ma anche lei non doveva essere triste: avevano
passato dei bellissimi momenti insieme e lui voleva solo che lei li portasse
per sempre nella sua anima. E lui non l’avrebbe mai lasciata sul serio.
Si guardò intorno ma non poté scorgere altro che buio. Era differente dal limbo
che precedeva il Labirinto della Perdizione, non c’era quella inquietante luce
nera e non aveva paura di cadere. Forse quella era una specie di stazione dove
la Morte veniva a prendere le persone quando finiva il loro tempo. Be’, era un
po’ in ritardo quel giorno. Avrebbe aspettato, non c’erano problemi. Tanto non
aveva nulla da fare. Si perse nei ricordi degli ultimi due anni e in
particolare dei suoi primi e unici giorni sulla terra.
“Che cosa fai qui, Magornak?”. Una voce profonda ma benevola lo strappò dai
suoi pensieri, inaspettata. Una voce così familiare eppure impossibile da connettere a un volto.
Il demonietto si voltò di scatto. A pochi metri da lui era apparsa una figura,
in apparenza umana, ma gli occhi percorsi da bagliori rosso fuoco tradivano la
sua vera natura. La fissò mentre quella gli si accostava, incapace di
riconoscerla ma sapendo chiaramente che si erano già incontrati in un passato
che non riusciva a mettere a fuoco.
“Allora, Magornak? Che ci fai qui?”domandò ancora lo sconosciuto, sistemandosi
con una mano i capelli candidi. Vestiva all’antica e dal taschino della giacca
spuntava la lente di un occhiale.
Magornak lo fissò con gli occhi sgranati, incredulo. Quegli occhi, quei
capelli, quei lineamenti e soprattutto quell’aura…Non poteva essere. No, non
poteva essere. Forse non era ancora morto e quella figura faceva parte dei suoi
deliri di moribondo. “Ma…ma…tu…?!”balbettò incredulo.
L’uomo lo fissò in attesa con un sorriso comprensivo. “Sì, Magornak, sono io.
Non ti sono ancora tornati i ricordi, vedo”commentò.
“Oh per l’Inferno Oscuro! SPARDA!”urlò il demonietto buttandosi ai piedi
dell’uomo, sconvolto e adorante. “Non ci posso credere, tu…qui…io…Oh Inferno!
Sparda!! Sparda! Il Cavaliere Oscuro!! Sei il mio mito, lo
sei sempre stato! Anche se probabilmente sei frutto della mia immaginazione!!”.
Sparda si chinò a sua volta senza smettere di sorridere e gli si sedette di
fianco. “No, sono vero, Magornak. Andiamo, non c’è bisogno di fare così.
Calmati. Anche se apprezzo tutto questo entusiasmo per me”.
“Come posso stare calmo?! Tu sei Sparda!!”ribatté
il demonietto guardandolo convinto.
“Lo so chi sono, non c’è bisogno che continui a ripeterlo”disse il demone
paziente. “Il problema è che a quanto pare invece tu non sai, o meglio, non ti
ricordi chi sei. E in questo momento sarebbe molto utile che tu lo facessi,
visto che il tuo compito non è ancora finito”.
La creaturina lo fissò, senza capire. Di cosa stava parlando? Cosa voleva
dire che lui non sapeva chi era? Lui era
Magornak, un demone che a stento poteva essere definito tale e che girava da
sempre a combinare guai all’Inferno. Però…un pensiero lo colpì. La sua vita non
aveva un inizio. Non ricordava come fosse arrivato nelle lande infernali o il
perché si comportasse in quel modo tanto diverso dai suoi simili. E poi quei
ricordi, quelle consapevolezze che avevano cominciato ad emergere in quegli
ultimi tempi, quella dannata sensazione che gli mancasse qualcosa di
fondamentale. Aveva forse perso un pezzo del suo passato?
“Devi sforzarti di ricordare, Magornak. I medaglioni non funzioneranno questa
volta. La forza di Kasreyon ha distrutto completamente il sigillo che avevo
imposto alle Porte”riprese Sparda con calma, fissandolo serio. “La barriera che
separa i due mondi non resisterà ancora a lungo. Non c’è tempo da perdere. Devi
chiudere quelle Porte, Magornak, sei l’unico che può farlo”.
“Ma…io non sono nessuno! Io non ho un potere tale!”ribatté lui, sempre più
confuso. Avvertì l’ansia prenderlo alla gola. Sentiva su di sé il peso di una
responsabilità immensa, di un imperativo di cui non comprendeva il contenuto.
“Io non so di che cosa stai parlando! Aiutami a capire!”.
“Non devi capire nulla, devi solo ricordare quello che due millenni fa
dimenticasti per me. Il nostro patto è giunto al termine, è arrivato il momento
che le nostre strade tornino a separarsi e che tu torni al tuo compito. Lo so
che ora ti senti confuso, ma fidati di me, presto tutto ti sarà chiaro”. Un
sorriso tornò ad illuminare il suo volto, un sorriso triste.”Volevo anche
ringraziarti per essere stato vicino a Vergil in questi momenti di buio totale.
L’hai aiutato a non perdersi, hai risvegliato la Luce che c’è in lui. Di questo
ti sono immensamente grato. Non mi è stato concesso di restare con la mia
famiglia, il tempo mi ha strappato a loro troppo presto, con tutte le orribili
conseguenze che sono seguite. Ma io ho sempre continuato a vegliare su di loro.
E voglio continuare a farlo”. Allungò una mano e accarezzò i capelli scuri del
demonietto, per poi alzarsi. “Ricorda, Magornak, ti chiedo solo questo. Hai già
in mano la chiave dello scrigno della tua memoria. Devi solo usare la Luce per
dissolvere le tenebre dell’oblio”. Si voltò e fece per incamminarsi. “Ritorna
al tuo compito. Chiudi le Porte. Il tuo tempo non è scaduto”.
Magornak scattò in piedi a sua volta, tendendo un braccio e afferrandolo per la
manica della giacca. “No, aspetta, non mi lasciare! Ho sempre desiderato
incontrarti, ho sempre pregato per avere la tua guida! E ora che ti ho
incontrato non voglio ritrovarmi di nuovo da solo senza sapere cosa
fare…sentendomi così inutile”. Avvertì le lacrime pungergli gli occhi. Aveva
bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi, non poteva farcela da solo, era troppo
fragile.
Il demone si liberò gentilmente dalla sua stretta e si chinò nuovamente,
appoggiandogli le mani sulle spalle. “Ma io non ti ho mai lasciato, Magornak.
Sono sempre stato al tuo fianco. Solo che te la sei sempre cavata benissimo
senza bisogno che intervenissi. E puoi farlo anche ora”. Armeggiò con il
colletto della giacca per un attimo e poi mise qualcosa tra le mani della
creaturina. “Ora va’, Magornak. I tuoi amici hanno bisogno di te. Riporta
l’equilibrio tra la Luce e le Tenebre, sei l’unico che può farlo”. Si staccò da
lui, regalandogli un ultimo sorriso rassicurante e si incamminò.
Il demonietto guardò quella figura elegante staccarsi da lui e perdersi
nell’oscurità. Doveva avere fiducia. Come poteva non fidarsi di Sparda? Abbassò
lo sguardo sull’oggetto che brillava tra le sue dita. L’amuleto che il demone
portava al collo della giacca scintillava quasi ad incoraggiarlo a lasciare
ogni dubbio. Chiuse gli occhi e lo strinse con forza fino a far sbiancare le
nocche. ‘Spazzare via le Tenebre con la Luce…’. Come aveva fatto con Vergil.
Si concentrò. Un alone di luce iniziò a propagarsi dai suoi palmi, venendo
subito assorbita dalla pietra che iniziò a splendere a sua volta, amplificandola.
Il buio tutto intorno iniziò lentamente a dissolversi. Ma lui non lo vedeva.
Centinaia di immagini gli vorticavano davanti agli occhi, ricostruendo il
passato che così a lungo aveva dimenticato. I ricordi che gli si presentarono
davanti agli occhi avrebbero dovuto scioccarlo, ma invece più il quadro si
completava più lui si sentiva in pace. Ora aveva capito tutto. Sapeva cosa era
successo e cosa doveva fare. Non aveva più paura di sbagliare.
Aprì gli occhi sul limbo che era ormai completamente inondato dalla luce. Le
sue iridi viola brillavano prive di pupille, fisse sulle Porte dell’Inferno che
si erigevano chiuse davanti a lui in tutta la loro terribile imponenza,
chiamandolo. Doveva solo raggiungerle. Tese un braccio in avanti e la distanza
che lo separava da esse svanì immediatamente. Le falci incrociate si drizzarono
e gli immensi battenti si spalancarono, lasciandogli la via sgombra. Era ora di
ripristinare l’antico ordine che era stato fissato nella Notte dei Tempi.
Vergil era rimasto a fissare il volto del suo protetto anche dopo che i
suoi occhi si erano chiusi per sempre, incapace di muoversi. Di fianco a lui
Lady piangeva in silenzio, il viso affondato nelle mani, mentre Dante gli aveva
appoggiato la testa su una spalla, le braccia ancora strette intorno alla sua
vita. Dalle Porte provenivano i ruggiti furiosi dei demoni, mentre la barriera
che impediva loro di invadere il mondo umano si faceva sempre più sottile.
Presto avrebbe ceduto e sarebbe stata la fine. Il giovane si riscosse. Non era
il momento di lasciarsi andare al dolore. Doveva sistemare il casino che aveva
combinato.
Si dibatté, liberandosi dalla presa di suo fratello e strinse i medaglioni.
Avrebbe chiuso quel portale maledetto, a tutti i costi. Magornak si era
sacrificato per permettergli di farlo e lui non aveva nessuna intenzione di
sprecare quell’opportunità macchiata di innocente sangue argenteo. Ma proprio
quando fece per alzarsi avvertì una mano trattenerlo, tirandolo debolmente per
il giaccone. Si voltò infastidito, pensando che si trattasse del suo gemello,
pronto ad aggredirlo verbalmente, ma le parole gli morirono in gola quando si
rese conto che quelle strette intorno alla stoffa erano le pallide dita del suo
protetto. Allora era ancora vivo! I loro sguardi si incontrarono e lui capì al
volo che era cambiato qualcosa. Un brivido gli corse lungo la schiena. Gli
occhi del demonietto brillavano come fuochi viola nel buio e non avevano la
pupilla.
Lady smise all’istante di singhiozzare, incredula quanto lui. Magornak era ancora
vivo. Forse c’era ancora una speranza di poterlo salvare, nonostante la sua
ragione le suggeriva il contrario considerando gli squarci che lo trapassavano
da parte a parte. Ma lei non voleva ascoltarla, non poteva. Era ancora
cosciente, questo era tutto quello che le importava. Eppure i suoi occhi erano
così strani…Ma che le importava? Ciò che contava era che il suo amico fosse
ancora lì con lei. Fece per avventarsi sulla creaturina, ma Dante la trattenne.
Il mezzo demone aveva capito che stava per succedere qualcosa e che loro due
non dovevano interferire. Lei lo guardò, stupita ed irritata da quel gesto, ma
lui le rivolse uno sguardo significativo scuotendo appena il capo come per
dirle che non era il momento.
“Vergil…”chiamò Magornak in un soffio, ansimando. Lo sforzo che faceva per
parlare era più che evidente, ma la sua voce, per quanto spezzata non tremava.
“Vergil…le Porte…al centro…Portami là. Non c’è tempo da perdere”. Nonostante il
suo fosse poco più di un sussurro la richiesta suonò quasi come un ordine.
Vergil lo fissò, incredulo. Il demonietto non si sarebbe mai permesso di
rivolgersi a lui in quel modo. Se le circostanze fossero state diverse gli
avrebbe rivolto uno dei suoi soliti commenti taglienti. Ma in quel momento non
era più neanche sicuro che la creatura che aveva davanti fosse davvero il suo
protetto. E poi c’erano cose più gravi da risolvere prima. Perciò non ribatté e
si affrettò a sollevarlo, incamminandosi verso gli immensi battenti infernali
senza degnare di uno sguardo gli altri due, che, dopo essersi scambiati
un’occhiata si affrettarono a seguirlo a qualche passo di distanza.
Il giovane avanzò senza esitare, il sangue caldo del suo protetto che gli
insozzava lentamente i vestiti. Più si avvicinava, più riusciva a distinguere i
volti delle creature che si affollavano dietro la fievole barriera. Visi
mostruosi, a volte conosciuti, a volte estranei, in una foresta di artigli
affilati e occhi rossi che andava man mano focalizzandosi su di lui. Demoni. I
suoi simili, gli abitanti del mondo a cui apparteneva. E a cui sarebbe tornato.
“Vergil! Traditore!”ruggì uno dei demoni che lui riconobbe come il capo dei
suoi committenti. “Sei proprio figlio di quel lurido bastardo di tuo padre!
Come abbiamo potuto fidarci del sangue di un ribelle?”.
“Mi spiace, avreste dovuto pensarci prima. Io sono fiero di essere il figlio di
Sparda e, volente o nolente, seguirò le sue orme”rispose lui, con aria di
sfida. “Vi è andata male. E ora subirete le conseguenze del vostro sbaglio.
Speravate di potermi usare come un burattino per ottenere quello che volevate.
Ma non avevate considerato un piccolo particolare: io non permetto a nessuno di
manipolarmi. Ci ha provato anche quella spada maledetta. E ora le sue ceneri
giaceranno per sempre in questo antro dimenticato dal Tempo”.
“Ma tornerai all’Inferno, mezzosangue, tornerai. E allora te la faremo pagare
per questo affronto e per la tua superbia!”lo aggredì la creatura mentre i suoi
artigli graffiavano inutilmente la barriera che li separava.
Sul volto del mezzo demone si dipinse un ghigno mentre lui si avvicinava allo
scudo invisibile per affondare i suoi occhi di ghiaccio in quelli infuocati del
suo interlocutore. “Vedremo chi di noi pagherà. Mio padre sfidò due millenni fa
tutti gli Inferi e io non sarò da meno, potete starne certi. Soprattutto adesso
che ho ottenuto quello che volevo”.
Il demone lo fissò sconvolto, ma lui non gli diede la possibilità di ribattere
perché tornò a concentrarsi sul demonietto che aveva in braccio,
allontanandosi. Giunto esattamente al centro del vano lo appoggiò delicatamente
a terra e fece qualche passo indietro. Non sapeva cosa sarebbe successo né
riusciva a capire cosa volesse fare Magornak, sempre che quell’essere fosse
davvero lui. C’era qualcosa in quegli occhi, una nuova consapevolezza che non
si addiceva all’esserino tanto insicuro di cui si era preso cura in quei due
anni. Per non parlare della strana energia che, per quando flebile, aveva ad
emanare il suo corpo. Rimase immobile a fissare la creaturina che si metteva con
uno sforzo estremo a sedere. Come poteva ancora avere la forza per muoversi
dopo essere stato trapassato da parte a parte da delle armi demoniache?
Magornak si morse le labbra avvertendo il dolore trafiggergli il corpo. Si
sentiva svenire di nuovo e le poche energie che aveva recuperato si stavano
velocemente esaurendo portate via dal flusso di sangue che usciva lento dalle
sue ferite. Doveva fare in fretta, il tempo a sua disposizione era praticamente
nullo. Sentiva la barriera tremare sempre più forte sotto i colpi dei demoni,
vedeva le crepe invisibili che la solcavano allargarsi sempre di più sotto la
pressione degli attacchi. Prese un respiro profondo e si alzò in piedi
barcollando, facendo leva con le braccia per aiutarsi. Altro sangue argenteo
sgorgò dalle sue ferite mortali e il suo corpo minacciò di cedere, ma lui
strinse i denti. Doveva resistere solo un altro po’. Chiuse gli occhi e si
concentrò. Le parole nell’antica lingua che aveva dimenticato per così tanto
tempo gli salirono facilmente alle labbra, come se avesse passato tutta la vita
a recitarle. Sollevò le braccia verso le Porte, avvertendo un calore familiare
avvolgerlo man mano che la sua litania si sviluppava. Quei gesti, quelle
sensazioni lo riportavano indietro nel tempo, ai suoi ricordi, alla sua vera
vita, al vero significato della sua esistenza e lui, finalmente dopo tanto
tempo, si sentì davvero a casa. La paura e l’ansia che lo avevano tanto a lungo
perseguitato prima nella sua solitudine nelle lande infernali, poi nelle sue
missioni e fughe per conto di Vergil erano scomparse insieme alla sensazioni di
inadeguatezza che lo aveva sempre accompagnato.
Avvertiva l’Oscurità di Kasreyon fare resistenza ai suoi poteri, cercando di
impedirgli di prendere il controllo del portale. Quel demone era maledettamente
forte anche ora che la sua essenza si era dissolta per sempre. Ma tutta quella
potenza non era comunque abbastanza per metterlo davvero in difficoltà. Quello
era il suo regno e niente poteva batterlo. Decideva lui come sarebbero andate
le cose perché solo lui conosceva le Leggi che tutelavano l’Ordine dell’Universo.
I palmi delle sue mani iniziarono a brillare sprigionando una luce argentea che
lo avvolse completamente. Il Buio che bloccava i cardini delle Porte cominciò a
disfarsi mentre delle urla straziate e stridule iniziavano ad alzarsi fino al
soffitto dell’antro, ma si spensero di colpo quando le Tenebre furono
completamente assorbite da quel bagliore intenso. Lui alzò la voce coprendo
quegli echi orribili, le sue parole che diventavano un canto armonioso ed
oscuro. Una melodia infernale, ma al tempo stesso dotata di un’armonia celestiale.
Si portò di scatto le braccia al petto proprio nel momento in cui la barriera
si infrangeva in una pioggia di cristalli di luce. Gli immensi battenti delle
Porte dell’Inferno di chiusero, docili al suo comando, imprigionando di nuovo
nell’eterna notte infernale le creature demoniache. Le due falci rimasero però
dritte, segno che il portale non era ancora sigillato, e dalle loro lame
partirono due lampi neri che andarono ad unirsi al bagliore argenteo che
avvolgeva il demonietto, che venne sollevato da terra. La luce trapassò le sue
ferite, rimarginandole, per poi scorrere lungo tutto il corpo di Magornak. I
suoi vestiti stracciati scomparvero sostituiti da una tunica grigio argento
bordata di nero e sulla schiena gli si spalancarono le ali. Erano però ben
diverse da quelle che aveva nella sua solita forma demoniaca: una era ricoperta
di piume, come quelle degli angeli, solo che erano nere come l’Inferno, mentre
l’altra era simile a quelle dei demoni ma era di un bianco quasi accecante.
I fasci luminosi si dissolsero in un ultimo lampo e la creatura aprì i suoi
occhi ametista, di nuovo dotati di pupille, ma che brillavano ancora come due
astri nel cielo notturno contro la sua pelle pallidissima. Mosse appena le dita
e tra le sue mani apparvero dal nulla due falci identiche a quella che
chiudevano le Porte infernali, legate tra loro da una sottile catena di metallo
nero. Lui le fissò con un sorriso nostalgico e al tempo stesso raggiante.
Quanto gli erano mancate quelle sensazioni, il legame così intimo con le sue
Porte, il metallo freddo delle sue armi. Era di nuovo al suo posto, poteva
finalmente tornare a svolgere il compito che gli era stato affidato nella Notte
dei Tempi. Il mediatore dei due mondi, il garante del precario equilibrio tra
Luce e Oscurità, il guardiano delle Porte dell’Inferno.
Gli altri tre assistettero increduli a tutta la scena. Dante non poteva
semplicemente credere ai suoi occhi. L’esserino innocente e sbadato che aveva
visto sempre incollato a suo fratello si era trasformato tutto d’un tratto in
un demone dalla potenza spaventosa e aveva chiuso senza il minimo sforzo il
portale infernale. Semplicemente assurdo. Di fianco a lui Lady fissava la
creatura con la bocca spalancata, non meno sconvolta. Dentro di lei si
combattevano la gioia di vedere Magornak di nuovo in perfetta salute e la paura
per quella nuova aura che lo circondava. Chi era quell’essere tanto maestoso?
L’ingenuità era scomparsa dai suoi occhi lasciando spazio a una consapevolezza
antica quanto il mondo che lo aveva generato. Vi restava però quel velo di
innocenza un po’ infantile che, anche in quel momento, le rendeva difficile
accostare alla sua figura la parola demone. Eppure quell’essere che le
splendeva davanti non poteva altro che essere, seppure a suo modo, una creatura
infernale.
“Ma...Magornak?”azzardò a chiedere con voce insicura. “Sei ancora tu?”.
Il demone le rivolse uno sguardo interrogativo inclinando la testa di lato e
iniziando lentamente a scendere fino a toccare il suolo. “Certo che sono
io!”esclamò regalandole uno dei suoi sorrisi raggianti. “Chi vuoi che sia?”.
“Be’, se permetti sei un po’ diverso da prima”borbottò il cacciatore di demoni,
che stava iniziando a riprendersi dalla sorpresa, lanciando un’occhiata
significativa soprattutto alla sue ali e alle falci che stringeva.
Lui si portò una mano dietro la testa imbarazzato. “In effetti hai ragione…Ma
non è che sono cambiato: è questa la mia vera forma!”spiegò con l’aria di chi
la sa lunga. “Ora che i miei poteri si sono risvegliati e la memoria mi è
tornata ho potuto riprenderla. Ma se vi dà tanto fastidio posso tornare come
prima. Però questa mi piace di più. Sembro più un demone e…”.
Non poté finire la frase perché Lady gli fu addosso in un attimo, stritolandolo
nel suo abbraccio. “Razza di idiota!”lo aggredì, sentendosi più felice che mai.
“Mi hai fatto prendere un colpo! A momenti morivo di preoccupazione! Non fare
mai più una cosa del genere, capito? Mai più! Giuro che se lo fai e sopravvivi
poi ti ammazzo con le mie stesse mani!”.
Magornak scoppiò a ridere, ricambiando la stretta. Era così contento di poter
avere di nuovo Mary vicina. Ora che tutto si era sistemato avrebbe potuto
passare più tempo con lei senza paura di doverle mentire. Non ci sarebbero più
stati segreti tra loro. “Hai la mia parola, Mary. Non accadrà più perché non ce
ne sarà più bisogno. Non avremo altri episodi di questo genere. Adesso ci penso
io ad evitare altri stravolgimenti nell’Equilibrio tra i due mondi! È il motivo
per cui mi è stata data la vita”rispose allegro. “Ma non preoccuparti, anche se
adesso le Porte sono chiuse, alcuni demoni continueranno a passare, è la
regola, quindi tu e Dante non rimarrete disoccupati!”.
Dante osservò la scena con un sorriso. Quello era ancora Magornak. Lo si capiva
da come parlava. Finalmente poteva tirare il fiato. Quella brutta storia era
finita nel migliore dei modi. Niente più spade maledette, niente più poteri
assurdi, niente più rischio che l’Inferno si rovesciasse sulla terra. Tutto
sarebbe tornato alla normalità. Anche se doveva ammettere che quelle emozioni
intense gli erano mancate. Una volta ogni dieci anni potevano andare, tanto per
rendere la vita più interessante. Però poi si doveva poter tornare alla sua
solita tranquillità di cacciatore di demoni perennemente al verde. Fece per
avvicinarsi ai due che si erano finalmente staccati, ma la voce gelida di suo
fratello lo bloccò, rompendo quella tanto desiderata atmosfera di pace. “Magornak,
se hai finito con le tue idiozie io vorrei tornarmene a casa”.
Vergil era rimasto in disparte ad osservare la trasformazione del suo protetto.
Aveva avvertito una forza nuova e incredibile sprigionarsi da lui,
trasformandone l’aura. Quello che lo avvolgeva in quel momento era uno dei
poteri più forti che il giovane avesse mai percepito, ma era diverso da quello
degli altri demoni. In esso vi era sempre quella patina oscura che
caratterizzava la potenza delle creature infernali, ma l’Oscurità non era
l’unica componente. La sua aura era percorsa da continui lampi di Luce
purissima, che si fondevano armonicamente con il suo Buio. Il risultato era un
potere che univa la forza oscura e offuscante delle Tenebre e la limpida
chiarezza delle Luce. Chiunque fosse quella creatura che era diventato il suo
protetto non poteva essere un demone qualunque. Perfino l’aura di Sparda non
possedeva quella strana energia che lui irradiava con tanta intensità e
naturalezza.
“A casa?”ripeté Magornak sorpreso, incapace di capire a cosa si stesse
riferendo il suo protettore. “In che senso a casa, Vergil?”.
“Eh, no!”si intromise Dante che invece aveva capito fin troppo bene dove voleva
arrivare suo fratello. “Non se ne parla, Vergil! Non ti lascio andare un’altra
volta. E poi dove cazzo vorresti andare? In mezzo a un branco di mostri
inferociti che ti considerano un traditore e non vogliono altro che il tuo
sangue?!”.
“Ho fallito, Dante. Non ha più senso che io rimanga qui. Devo tornare al luogo
a cui appartengo, anche se questo significa morte quasi certa”rispose con calma
il suo gemello, glaciale. “Ma forse è meglio così. Ho compreso che non potrò
mai avere il potere che ho sempre agognato, quindi la mia esistenza perde
completamente di senso. Ma dubito che tu possa capirlo”.
“No, non riesco a capire, Vergil. Ma non importa. Mi hai dato la possibilità di
raggiungerti e di fermarti, ricordi? Bene, è arrivato il momento di portare a
termine lo scontro che abbiamo in sospeso!”. Il cacciatore di demoni si parò
davanti alle Porte, stringendo Rebellion. Odiava trovarsi costretto a
combattere ma era l’unica speranza che aveva di trattenere suo fratello. Sapeva
fin troppo bene cosa accadeva quando quel pazzo si metteva in testa qualcosa.
Non ci rinunciava finché qualcuno non lo sbatteva contro un muro come aveva
fatto lui stesso dieci anni prima quando lo aveva sconfitto impedendogli di
impadronirsi del potere di Sparda. “Dovrai uccidermi se vuoi passare attraverso
quel varco! Tu devi restare con me e io sono pronto a mettere in gioco la mia
vita, a perderla anche, se serve a darmi una possibilità di trattenerti!”.
“Non mi dai altra scelta a quanto pare. Sei lo stesso testone di dieci anni fa.
Preparati, perché questa volta sarò io a sconfiggerti”ribatté Vergil puntando
Yamato verso di lui. Quel cretino era sempre in mezzo. Non voleva affrontarlo,
voleva solo poter tornare nel buio infernale, poter sparire tra quelle tenebre
che gli erano tanto care, lontano da tutto e da tutti. Desiderava affondare in
quella notte eterna che si addiceva così bene al vuoto che avvertiva dentro.
Tutti i suoi sforzi per ottenere il potere di suo padre si erano rivelati
ancora una volta nulli e lui aveva realizzato in quel momento che lo sarebbero
sempre stati. Lui non poteva usarlo, anche se avesse trovato il modo di
ottenerlo. Gli mancava una cosa fondamentale. Dante. Solo insieme loro due
potevano essere come Sparda. Se avesse provato a prenderselo per sé molto
probabilmente sarebbe finito come Arkham oppure il potere lo avrebbe consumato
fino ad ucciderlo. Le sue ricerche, i suoi sacrifici, lo scopo stesso della sua
esistenza svanivano davanti ai suoi occhi sotto il peso di quella
consapevolezza, lasciandolo vuoto. Aveva vissuto e combattuto per nulla per
anni. Aveva camminato sull’orlo del burrone rischiando di caderci dentro e
aveva tradito gli insegnamenti di suo padre
solo per scoprire che stava inseguendo una chimera. Aveva sofferto,
aveva dato il suo sangue, aveva vissuto in un incubo senza fine e senza speranza
solo per scoprire che dietro il suo scopo c’era il nulla, che non aveva mai
avuto niente sotto i piedi, che si era illuso di poter cambiare le cose. Era
stato uno stupido, cieco. O forse era solo disperato. Certo, combattendo contro
Kasreyon si era riscattato, aveva dimostrato di poter controllare le proprie
tenebre, aveva assaporato, anche se solo per poco, l’oggetto dei suoi desideri.
Ma ora era finita. Aveva riscattato i suoi debiti e non gli restava altro da
fare. Voleva solo sparire. E l’avrebbe fatto, anche a costo di dover far male
ancora un’ultima volta alla persona che gli era più cara al mondo. “Preparati,
Dante. Questa è la fine”. ‘Ma sarà la mia fine…Tu hai la tua vita, io non ho più nulla…’.
Lady li guardò incredula. Come potevano volersi ancora combattere dopo tutto
quello che era successo?! Capiva le ragioni di Dante, voleva solo trattenere su
fratello, ma non comprendeva perché per far ciò dovesse spargere il sangue di
entrambi. Erano spossati dal combattimento contro Kasreyon, avrebbero potuto
almeno provare a discuterne prima di arrivare alle armi. Riusciva anche ad
immaginare cosa stesse provando Vergil e al contrario del cacciatore di demoni
riusciva a concepire le ragioni contorte che lo spingessero a desiderare di
rinchiudersi all’Inferno. Ma quello che proprio non riusciva a concepire era il
fatto che il maggiore dei gemelli non potesse capire il desiderio di Dante di
averlo vicino, che non potesse accettare di lasciarsi il passato alle spalle e
ricominciare con suo fratello. Perché, lei ne era certa, il suo amico era pronto
a perdonargli tutto. Ma a quanto pareva non era nei costumi della famiglia
Sparda trovare una via pacifica per risolvere i problemi. Il sangue di demone
si faceva sentire eccome. E allora ci avrebbe pensato lei a fermare
quell’ennesima follia prima che accadesse qualcosa di irreparabile.
Ma prima che potesse fare anche solo un passo verso i due, Magornak la prese
per un braccio, bloccandola. “No, Mary. È una cosa che devono risolvere da
soli”disse con calma, ma il suo tono non ammetteva repliche. “Devono affrontarsi
e chiarirsi nel modo che preferiscono perché solo così potranno davvero
risolvere le questioni in sospeso tra loro”.
Lei lo fissò stupita da tanta serietà. Il demone non la guardava, il suo
sguardo luminoso era fisso sui due gemelli, ma poteva leggere lo stesso nei
suoi occhi che lui sapeva qual era la cosa giusta da fare. Doveva fidarsi.
Annuì, anche se un po’ turbata. Quella nuova versione di Magornak la
inquietava, soprattutto se la paragonava alla creaturina che aveva conosciuto.
“Va bene, Vergil, ti aprirò le Porte”disse Magornak rivolto ai due gemelli che
si voltarono a guardarlo. “Ma lo farò solo se sconfiggerai tuo fratello. Se
dovesse vincere Dante, spetterà a lui dirmi cosa fare”.
“Io ci sto!”esclamò Dante in tono di sfida, lanciando un’occhiata a suo
fratello. Non doveva perdere. Non poteva permettersi di farlo. Se avesse vinto
avrebbe finalmente riavuto indietro Vergil e quella era l’unica cosa che
desiderava.
“Accetto le condizioni”fece suo fratello, con meno entusiasmo. Avrebbe preferito
che Magornak gli aprisse quelle dannate Porte e basta, ma sapeva che il conto
che c’era aperto tra lui e il cacciatore di demoni non poteva più essere
rimandato. Lo avrebbe chiuso quel giorno per sempre. Ma prima di dare inizio a
quell’ultimo atto c’erano delle cose che voleva capire. “Magornak, c’è un’altra
cosa che volevo chiederti. Cosa successe due millenni fa tra mio padre, te e
Kasreyon? E soprattutto chi sei in realtà? Cosa
sei?”.
Il demone lo fissò intensamente. L’ora della verità era giunta. Era giusto che
i due mezzi demoni conoscessero anche quella parte della storia, erano i figli
di Sparda e avevano appena completato il suo lavoro. “Bene. Vi racconterò
tutto”.
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>.< Sparda *.* Ok, lo so, fargli fare questa comparsa così
improvvisa…però non ho davvero saputo resistere, è da quando ho conosciuto
Devil May Cry che volevo scrivere una storia in cui comparisse e…*si rende
conto che ancora una volta stava dimenticando di salutare*
Eh-ehm! Ciao a tutti!! Scusate se sono partita in quarta! Ma immagino che mi
perdonerete visto che sto aggiornando a velocità lampo!! E visto che non ho
ammazzato Magornak!
Comunque! Scusate se vi ho tenuto sulle spine riscrivendo tutta la battaglia
dal punto di vista di Magornak, ma dovevo far entrare nel personaggio perché
insomma quello è il suo momento! u.u
Vergil è un po’ OOC, temo, ma ho crecato di mettermi nei suoi panni. Dopo
quello che gli ha detto Kasryon, dopo che ha capito che tutto quello che ha
fatto è stata una cazz…ehm, un errore madornale e vedendo ripetersi la stessa
scena che aveva visto da bambino con la morte di Eva, ho pensato che fosse
troppo anche per lui e un minimo di emozione ci andava. E poi lo si era
capito che ci teneva a Magornak! u.u
E finalmente si è scoperta la cosa che vi ho tenuta nascosta per tutta la
storia! Contenti??? Chi è Magornak? Il guardiano delle Porte dell’Inferno! Lo
so, l’ho sparata grossa. Scommetto che nessuno se l’era immaginato. Be’,
considerando che ci è voluto Sparda
per farlo ricordare allo stesso Magornak direi che è abbastanza comprensibile!!
XD Come ho detto prima, morivo dalla voglia di far comparire Sparda e secondo
me ci sta anche visto che non ho fatto altro che citarlo per tutta la storia. E
ve lo vedrete comparire ancora per cinque nanosecondi più avanti, ma questi
sono dettagli. Per quanto riguarda l’aspetto, be’, i colori del vestito e le
ali simboleggiano il fatto che lui racchiude in sé entrambe le Tenebre e la
Luce, mentre le sue falci sono ovviamente le corrispettive di quelle che aprono
e chiudono le Porte e rappresentano i suoi poteri di guardiano…sperando che
questa cosa abbia senso non solo per me…
Atmosfera di festa, da finale, ed ecco che arriva Vergil che pretende di
tornare all’Inferno per farsi ammazzare da una massa di demoni inferociti
e me la rovina. -.-“ Oh, Sparda, che testone! XD Comunque, la storia non è
ancora finita! Nel prossimo capitolo abbiamo Magornak che dovrebbe chiarire
tutti i dubbi rimasti su come si svolsero le cose duemila anni fa e lo scontro
tra i gemelli che deciderà la fine. Chi l’avrà vinta? Vergil o Dante? E il
vincitore riuscirà davvero ad ottenere quello che vuole? Eh, nice question, guys. Sorry, you have to wait for
the answer!! Ma
niente paura, sarò velocissima anche con il prossimo capitolo, I swear!
Come sempre ringrazio dal profondo dell’anima tutti quello che recensiscono con
così tanta pazienza la mia storia e che quindi mi sopportano: doc11 (che tra l’altro mi corregge pure
gli errori di battitura e che per questo ha una pazienza da santa visto
quanti ne faccio XD), Bloody Wolf, Rakelle (a cui devo un grazie speciale perché mi ha suggerito una
cosa per questo capitolo che io non riuscivo proprio a trovare!!), Hikari Sama, Pride_ e ninjiapiccina! Un bacio e un abbraccio,
ragazze! Non saprò mai come esprimervi la mia gratitudine! Un grazie come
sempre anche a LadyVergil, Alice Mudgarden e a Xeira_ e a
tutti quelli che leggono/seguono/preferiscono questo scritto! Sigh, tre
capitoli rimasti…T.T mi deprimo se ci penso….See you
very very very soon, my dears!!
Love da dietro le Porte dell’Inferno (ma aspettate un attimo…Magornak,
cretino, mi hai chiusa dentro!!!!),
La vostra anima più che dannata Mystic