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Autore: DaughterOfDawn    07/08/2011    5 recensioni
Ambientata 10 anni dopo gli eventi di DMC3 (quello che si vede nel filmato speciale non è mai avvenuto). Dopo aver passato dieci anni chiuso all'Inferno, Vergil viene rimandato da alcuni demoni sulla Terra alla ricerca di una spada leggendaria, che secondo quanto si dice ha il potere di spalancare definitivamente le Porte degli Inferi. Accompagnato da Magornak, uno strano demonietto che lo segue da due anni, una volta nel mondo degli umani si appresta a portare a termine la sua missione il più velocemente possibile, nonostante il rischio di doversi nuovamente scontrare con Dante, ma la situazione si rivelerà più complicata del previsto...
[Avvertimenti: rating per la presenza di scene abbastanza sanguinose, shonen-ai (VergilxDante/DantexVergil), possibili spoiler, i personaggi potrebbero essere un po' OOC, soprattutto Vergil...]
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Magornak aveva assistito allo scontro da un angolo riparato in cui aveva trascinato Lady ancora priva di sensi. Aveva visto Vergil arrivare appena in tempo per salvare Dante delle lame affilate di Kasreyon, gli occhi che brillavano gelidi e seri nella semi oscurità. Aveva capito subito che qualcosa era cambiato. Quello era davvero di nuovo il suo protettore, la creatura che lo aveva salvato tante volte da morte certa e che si era presa cura di lui. Il figlio maggiore di Sparda. Vergil era riuscito a liberarsi dalle Tenebre che lo assediavano.
Certo, vedere il mezzo demone afferrare il proprio fratello per la giacca e baciarlo un po’ lo aveva sorpreso. Quindi gli aveva mentito quando gli aveva detto che lui e Dante non si stavano baciando sul divano della Devil May Cry? Era rimasto a fissarli un po’ perplesso mentre discutevano tra loro. Perché il suo protettore aveva baciato il cacciatore di demoni? Non riusciva proprio a capirlo. Forse la relazione tra i due andava oltre il legame fraterno. Ma com’era possibile se erano stati sempre nemici ed erano dieci anni che non si vedevano? Si era perso nelle sue ipotesi, che gli parevano una più assurda dell’altra, fin quando la voce di Kasreyon non lo aveva riportato alla realtà, facendolo tremare. Quell’essere era così intriso di Oscurità che anche quando si limitava a parlare dalla sua aura dilagavano ondate di Buio. Non sarebbe stata una lotta facile per i due figli di Sparda, lo aveva capito bene anche lui. Ma ciò non bastava a far anche solo vacillare la fiducia che aveva in loro. I due mezzi demoni erano l’unica speranza del mondo di Luce e quindi dovevano riuscire a sconfiggere quel mostro ad ogni costo. E poi erano gli eredi del più grande e nobile dei demoni, avevano le capacità per vincere. Dovevano solo capire come usarle.
Nonostante quella convinzione, aveva comunque assistito alla prima parte dello scontro in preda all’ansia. Vedeva chiaramente che i due erano in difficoltà, e non in modo irrilevante, e poi Kasreyon con tutta la sua oscura potenza lo terrorizzava a morte. Inoltre, Mary non sembrava volersi svegliare, nonostante lui cercasse disperatamente di rianimarla in ogni modo. Temeva che il colpo che la ragazza aveva ricevuto fosse stato troppo forte. Gli umani non avevano il potere di autorigenerarsi in fretta come i demoni. Poteva aver subito danni permanenti. O essere caduta in coma. O peggio ancora.
Fortunatamente, però, alla fine la cacciatrice di demoni si era mossa, gemendo e attirandosi così l’attenzione della creaturina, che si era immediatamente concentrata su di lei.
“Mary! Mary, stai bene?”si era affrettata a chiedere, aiutandola a mettersi seduta.
“Magornak…Cosa è successo? Dov’è Dante? Perché non sei con Vergil?”aveva balbettato lei, guardandosi intorno, la vista che andava lentamente mettendo a fuoco quello che stava accadendo. La testa le doleva da morire e le ferite che le avevano provocato gli artigli di Kasreyon bruciavano terribilmente. Ma almeno era ancora viva.
Il demonietto le aveva sorriso, raggiante. “Sei svenuta, Mary. Ma non temere, Vergil si è svegliato, ha sconfitto le sue tenebre e ora lui e Dante si stanno battendo con Kasreyon”aveva spiegato tornando a voltarsi verso lo scontro. La scena però era leggermente diversa da quella che aveva osservato fino a quel momento. Era cambiato qualcosa nel modo di combattere dei gemelli, nei loro movimenti c’erano una coordinazione e un tempismo nuovi.
I due erano rimasti a guardare il combattimento, quasi incantati da quella sorta di danza di lame. Davanti agli occhi di Magornak le figure dei due mezzi demoni andavano confondendosi e al loro posto se ne formava un’altra, conosciuta ed estranea al tempo stesso. Percepiva anche un’energia nuova circondarli e concentrarsi nei loro colpi, un potere antico, più luminoso del sole. Il potere di Sparda. Il suo sguardo si era fermato su Vergil e lo aveva visto sorridere ferocemente. Anche lui aveva capito cosa stava accadendo a lui e suo fratello. Erano giunti al termine di quella brutta storia.
Kasreyon aveva apposto le ultime resistenze, ma alla fine i due l’avevano ferito a morte con una serie di attacchi simultanei. Quando il demone si era schiantato al suolo, la sua aura tenebrosa si era affievolita di colpo, liberandoli dal suo peso. Lady era scattata in piedi, seppur barcollante, un largo sorriso esultante dipinto sul volto. L’incubo era finito. Ce l’avevano fatta, avevano spazzato via quelle Tenebre maledette.
Poi però era successo. L’Oscurità era esplosa nuovamente in tutta la sua potenza, spalancando le Porte dell’Inferno. Magornak aveva avvertito un brivido di puro terrore attraversargli il corpo alla vista della schiera di demoni che premevano per invadere il regno di Luce. L’avrebbero soffocata nel sangue, spenta nel dolore e nella disperazione. Non poteva permetterlo. Aveva udito Kasreyon ridere, ruggire quella sua risata terribile, apocalittica. Aveva visto con la coda dell’occhio Vergil gridare qualcosa a suo fratello che si era affrettato a porgergli un oggetto. Ma i suoi occhi ametista erano rimasti, per qualche motivo, puntati sul loro nemico. Lo aveva visto alzare un’ultima volta gli artigli deciso a colpire il suo ignaro protettore. Quel bastardo voleva trafiggere il mezzo demone, impedirgli di chiudere le Porte per salvare la Luce. Aveva agito d’istinto, senza aspettare, senza pensare alle conseguenze. Non c’era il tempo. Aveva udito Lady strillare il suo nome, lei aveva capito subito quello che lui voleva fare, ma ormai troppo tardi per fermarlo.
Gli artigli affilati dell’arma demoniaca si erano conficcati nella sua carne, trapassandolo da parte a parte, ma così il suo corpo aveva impedito loro di arrivare a Vergil. Quest’ultimo lo aveva fissato sgomento mentre il suo sangue gli lordava i vestiti. Aveva mormorato qualcosa, poi i suoi occhi si erano accesi d’odio puro e collera. “Magornak! NO!”aveva urlato, voltandosi poi verso il loro nemico. “Bastardo! Questo è stato il tuo ultimo delitto!”.
La lama di Yamato aveva iniziato a brillare, carica di energia. Il fendente aveva tagliato il demone a metà per il lungo, spargendo il suo sangue nero ovunque, senza neanche dargli tempo di urlare. Magornak vide i suoi resti iniziare a svanire nel nulla, ma subito dopo la sua vista sfuocata fu occupata dalla figura del suo protettore che si era gettato in ginocchio al suo fianco.
“Magornak…razza di idiota!”esclamò Vergil, la voce che tremava, incapace di contenere le emozioni. “Che cazzo hai fatto?!”. Strinse i pugni, frustrato. Ancora una volta non era riuscito a salvare tutte le persone che voleva salvare, neppure con l’ausilio del potere di Sparda. Il suo protetto era ridotto in quello stato per colpa sua. Lui li aveva trascinati in quel baratro, lui li aveva quasi condannati a morte, per colpa sua era stato versato quell’innocente sangue argenteo.
“Ho…ho saldato…il nostro…debito”riuscì a rispondere lui cercando di sorridere. “Ora siamo pari, Vergil Sparda”. Non avvertiva il dolore. Era solo stanco, così mortalmente stanco. Sapeva che stava per morire, ma quella consapevolezza non gli pesava. Aveva compiuto il suo compito, aveva protetto la persona a cui teneva di più. Il mondo tanto caro a Sparda era salvo e Vergil era in buone mani. Non aveva rimpianti, a parte quello di lasciare per sempre quell’affetto che aveva desiderato tanto a lungo. Avvertì la mano calda di Lady accarezzargli il volto ormai gelido.
“Magornak…”mormorò lei in lacrime. Si era inginocchiata di fianco a Vergil e lo guardava, distrutta. Non poteva essere. Il demonietto era l’unico tra loro che non meritava di svanire così. E invece quel destino crudele era toccato proprio a lui. “Mi dispiace, Magornak…Non ho saputo proteggerti. Che razza di amica sono?!”.
“La migliore…che si possa….desiderare”rispose lui in un soffio. “Non essere triste…Mary. Prenditi cura dei figli…di Sparda. Ti affido…anche Vergil. Hanno entrambi bisogno…della tua energia. Sono felice…di averti avuta accanto. Sei…speciale”.
Lei scosse il capo premendosi una mano sulla bocca, mentre le lacrime bollenti continuavano a rigarle sempre più copiose le guance. Non riusciva a crederci, non poteva crederci. Continuava ad accarezzargli il volto con la mano, quasi sperando di potergli trasmettere il suo calore e spazzare via il gelo della morte che stava lentamente avvolgendo il corpo del suo amico. Ad un tratto qualcuno le afferrò il braccio, costringendola a scostarsi. I suoi occhi incontrarono quelli gelidi e al tempo stesso sconvolti di Vergil. Il giovane la costrinse con fermezza ma anche con gentilezza a togliere le dita dal viso di Magornak. Lei lo lasciò fare e poi strinse i pungi, portandoseli al petto e serrando gli occhi, come a cullare il dolore che provava.
Il mezzo demone rimase a fissare negli occhi la creaturina. Quelle iridi ametista parevano dirgli di non prendersela, che non era colpa sua. Lo incoraggiavano silenziosamente ad andare avanti. Ma come poteva farlo se la persona che aveva giurato di proteggere si stava ancora una volta spegnendo sotto i suoi occhi? Avvertì i brividi corrergli lungo la schiena. Si sentiva così maledettamente vuoto e aveva freddo, un dannatissimo freddo. Quasi leggendogli nel pensiero, Dante lo abbracciò da dietro, prendendolo alla sprovvista. Se fosse stato in sé lo avrebbe di certo respinto, ma in quel momento gli mancava anche solo la forza di pensare di farlo e così si abbandonò in quell’abbraccio, lasciandosi invadere dal calore del corpo di suo fratello che aderiva strettamente al suo.
I demoni al di là delle Porte si dibattevano con forza sempre maggiore, ma nessuno dei quattro pareva prestare loro attenzione. Era come se il tempo intorno a loro scorresse più lentamente, scivolando via insieme alla luce che si affievoliva sempre di più negli occhi di Magornak. Il demonietto fece passare lo sguardo sul viso degli altri tre. Era contento, felice. Aveva vissuto davvero negli ultimi due anni, specialmente in quegli ultimi giorni. La gelida stanchezza prese lentamente il sopravvento, chiudendogli gli occhi mentre lui le si abbandonava senza paura. Il buio lo prese, confortante, trascinandolo lontano dall’antro in cui si era consumata la sua tragedia.

 

Tutto intorno era così buio. Eppure, per la prima volta nella sua esistenza, non aveva paura né si sentiva sperduto. Anzi, quelle tenebre gli apparivano così confortanti, ben diverse da quelle dell’Inferno e da quelle che aveva creato quel mostro spaventoso che si era rivelato essere Kasreyon. Si sentiva calmo e in pace come mai era stato prima di quel momento, lontano dal trambusto senza pausa in cui era sempre transitata la sua vita. L’ultima immagine che aveva avuto prima del buio era stato il volto di Vergil che teneva il suo corpo tra le braccia. Il suo protettore, la sua guida, il fratello che non aveva mai avuto, il suo Sparda, la sua Luce. Per la prima volta da quando lo conosceva aveva visto il gelo di quelle tanto adorate iridi azzurre sciogliersi in un dolore bollente ed essere sostituito da un velo di lacrime. Lacrime. Sì, Vergil avrebbe pianto per lui. Ma non era giusto che si desse la colpa, glielo aveva detto: aveva saldato il loro debito ed era felice così. Vergil non doveva star male per lui. Aveva eseguito il compito che si era imposto, aveva potuto dare mostra, in quel suo estremo atto, di tutta la devozione che gli portava, di tutto l’affetto che provava per il mezzo demone. Ora doveva vivere la sua vita, fare le sue scelte e ogni tanto, magari, pensare a lui. Andava bene così. Anche se gli sarebbe piaciuto passare ancora un po’ di tempo con il giovane. Ma il destino aveva voluto diversamente e lui lo accettava serenamente. Vergil era in buone mani con Dante. Aveva capito che suo fratello gli voleva bene, forse tanto quanto lui, forse di più, anche se era un tipo diverso di affetto. Molto diverso. Si sarebbe preso cura di Vergil a dovere. Ne era certo. Chiuse gli occhi e ringraziò mentalmente il cacciatore di demoni. Era stato geloso di lui a torto. E gli aveva anche rubato il pranzo. Dante voleva solo aiutare Vergil e riaverlo al suo fianco. Legittimo, anzi di più. E poi con loro ci sarebbe stata Mary. Già, Mary. Sorrise. Il suo angelo umano, la migliore amica che avesse mai avuto, sebbene il tempo che avevano passato insieme fosse stato pochissimo. Anche lei gli sarebbe mancata da morire. L’aveva sentita gridare il suo nome nel momento in cui gli artigli di Kasreyon lo avevano trapassato. E aveva visto il suo viso disperato rigato di lacrime, i suoi vestiti macchiarsi del suo sangue quando era corsa a buttarsi in ginocchio di fianco a Vergil. Ma anche lei non doveva essere triste: avevano passato dei bellissimi momenti insieme e lui voleva solo che lei li portasse per sempre nella sua anima. E lui non l’avrebbe mai lasciata sul serio.
Si guardò intorno ma non poté scorgere altro che buio. Era differente dal limbo che precedeva il Labirinto della Perdizione, non c’era quella inquietante luce nera e non aveva paura di cadere. Forse quella era una specie di stazione dove la Morte veniva a prendere le persone quando finiva il loro tempo. Be’, era un po’ in ritardo quel giorno. Avrebbe aspettato, non c’erano problemi. Tanto non aveva nulla da fare. Si perse nei ricordi degli ultimi due anni e in particolare dei suoi primi e unici giorni sulla terra.
“Che cosa fai qui, Magornak?”. Una voce profonda ma benevola lo strappò dai suoi pensieri, inaspettata. Una voce così familiare  eppure impossibile da connettere a un volto.
Il demonietto si voltò di scatto. A pochi metri da lui era apparsa una figura, in apparenza umana, ma gli occhi percorsi da bagliori rosso fuoco tradivano la sua vera natura. La fissò mentre quella gli si accostava, incapace di riconoscerla ma sapendo chiaramente che si erano già incontrati in un passato che non riusciva a mettere a fuoco.
“Allora, Magornak? Che ci fai qui?”domandò ancora lo sconosciuto, sistemandosi con una mano i capelli candidi. Vestiva all’antica e dal taschino della giacca spuntava la lente di un occhiale.
Magornak lo fissò con gli occhi sgranati, incredulo. Quegli occhi, quei capelli, quei lineamenti e soprattutto quell’aura…Non poteva essere. No, non poteva essere. Forse non era ancora morto e quella figura faceva parte dei suoi deliri di moribondo. “Ma…ma…tu…?!”balbettò incredulo.
L’uomo lo fissò in attesa con un sorriso comprensivo. “Sì, Magornak, sono io. Non ti sono ancora tornati i ricordi, vedo”commentò.
“Oh per l’Inferno Oscuro! SPARDA!”urlò il demonietto buttandosi ai piedi dell’uomo, sconvolto e adorante. “Non ci posso credere, tu…qui…io…Oh Inferno! Sparda!!
Sparda! Il Cavaliere Oscuro!! Sei il mio mito, lo sei sempre stato! Anche se probabilmente sei frutto della mia immaginazione!!”.
Sparda si chinò a sua volta senza smettere di sorridere e gli si sedette di fianco. “No, sono vero, Magornak. Andiamo, non c’è bisogno di fare così. Calmati. Anche se apprezzo tutto questo entusiasmo per me”.
“Come posso stare calmo?! Tu sei
Sparda!!”ribatté il demonietto guardandolo convinto.
“Lo so chi sono, non c’è bisogno che continui a ripeterlo”disse il demone paziente. “Il problema è che a quanto pare invece tu non sai, o meglio, non ti ricordi chi sei. E in questo momento sarebbe molto utile che tu lo facessi, visto che il tuo compito non è ancora finito”.
La creaturina lo fissò, senza capire. Di cosa stava parlando? Cosa voleva dire  che lui non sapeva chi era? Lui era Magornak, un demone che a stento poteva essere definito tale e che girava da sempre a combinare guai all’Inferno. Però…un pensiero lo colpì. La sua vita non aveva un inizio. Non ricordava come fosse arrivato nelle lande infernali o il perché si comportasse in quel modo tanto diverso dai suoi simili. E poi quei ricordi, quelle consapevolezze che avevano cominciato ad emergere in quegli ultimi tempi, quella dannata sensazione che gli mancasse qualcosa di fondamentale. Aveva forse perso un pezzo del suo passato?
“Devi sforzarti di ricordare, Magornak. I medaglioni non funzioneranno questa volta. La forza di Kasreyon ha distrutto completamente il sigillo che avevo imposto alle Porte”riprese Sparda con calma, fissandolo serio. “La barriera che separa i due mondi non resisterà ancora a lungo. Non c’è tempo da perdere. Devi chiudere quelle Porte, Magornak, sei l’unico che può farlo”.
“Ma…io non sono nessuno! Io non ho un potere tale!”ribatté lui, sempre più confuso. Avvertì l’ansia prenderlo alla gola. Sentiva su di sé il peso di una responsabilità immensa, di un imperativo di cui non comprendeva il contenuto. “Io non so di che cosa stai parlando! Aiutami a capire!”.
“Non devi capire nulla, devi solo ricordare quello che due millenni fa dimenticasti per me. Il nostro patto è giunto al termine, è arrivato il momento che le nostre strade tornino a separarsi e che tu torni al tuo compito. Lo so che ora ti senti confuso, ma fidati di me, presto tutto ti sarà chiaro”. Un sorriso tornò ad illuminare il suo volto, un sorriso triste.”Volevo anche ringraziarti per essere stato vicino a Vergil in questi momenti di buio totale. L’hai aiutato a non perdersi, hai risvegliato la Luce che c’è in lui. Di questo ti sono immensamente grato. Non mi è stato concesso di restare con la mia famiglia, il tempo mi ha strappato a loro troppo presto, con tutte le orribili conseguenze che sono seguite. Ma io ho sempre continuato a vegliare su di loro. E voglio continuare a farlo”. Allungò una mano e accarezzò i capelli scuri del demonietto, per poi alzarsi. “Ricorda, Magornak, ti chiedo solo questo. Hai già in mano la chiave dello scrigno della tua memoria. Devi solo usare la Luce per dissolvere le tenebre dell’oblio”. Si voltò e fece per incamminarsi. “Ritorna al tuo compito. Chiudi le Porte. Il tuo tempo non è scaduto”.
Magornak scattò in piedi a sua volta, tendendo un braccio e afferrandolo per la manica della giacca. “No, aspetta, non mi lasciare! Ho sempre desiderato incontrarti, ho sempre pregato per avere la tua guida! E ora che ti ho incontrato non voglio ritrovarmi di nuovo da solo senza sapere cosa fare…sentendomi così inutile”. Avvertì le lacrime pungergli gli occhi. Aveva bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi, non poteva farcela da solo, era troppo fragile.
Il demone si liberò gentilmente dalla sua stretta e si chinò nuovamente, appoggiandogli le mani sulle spalle. “Ma io non ti ho mai lasciato, Magornak. Sono sempre stato al tuo fianco. Solo che te la sei sempre cavata benissimo senza bisogno che intervenissi. E puoi farlo anche ora”. Armeggiò con il colletto della giacca per un attimo e poi mise qualcosa tra le mani della creaturina. “Ora va’, Magornak. I tuoi amici hanno bisogno di te. Riporta l’equilibrio tra la Luce e le Tenebre, sei l’unico che può farlo”. Si staccò da lui, regalandogli un ultimo sorriso rassicurante e si incamminò.
Il demonietto guardò quella figura elegante staccarsi da lui e perdersi nell’oscurità. Doveva avere fiducia. Come poteva non fidarsi di Sparda? Abbassò lo sguardo sull’oggetto che brillava tra le sue dita. L’amuleto che il demone portava al collo della giacca scintillava quasi ad incoraggiarlo a lasciare ogni dubbio. Chiuse gli occhi e lo strinse con forza fino a far sbiancare le nocche. ‘Spazzare via le Tenebre con la Luce…’. Come aveva fatto con Vergil.
Si concentrò. Un alone di luce iniziò a propagarsi dai suoi palmi, venendo subito assorbita dalla pietra che iniziò a splendere a sua volta, amplificandola. Il buio tutto intorno iniziò lentamente a dissolversi. Ma lui non lo vedeva. Centinaia di immagini gli vorticavano davanti agli occhi, ricostruendo il passato che così a lungo aveva dimenticato. I ricordi che gli si presentarono davanti agli occhi avrebbero dovuto scioccarlo, ma invece più il quadro si completava più lui si sentiva in pace. Ora aveva capito tutto. Sapeva cosa era successo e cosa doveva fare. Non aveva più paura di sbagliare.
Aprì gli occhi sul limbo che era ormai completamente inondato dalla luce. Le sue iridi viola brillavano prive di pupille, fisse sulle Porte dell’Inferno che si erigevano chiuse davanti a lui in tutta la loro terribile imponenza, chiamandolo. Doveva solo raggiungerle. Tese un braccio in avanti e la distanza che lo separava da esse svanì immediatamente. Le falci incrociate si drizzarono e gli immensi battenti si spalancarono, lasciandogli la via sgombra. Era ora di ripristinare l’antico ordine che era stato fissato nella Notte dei Tempi.

Vergil era rimasto a fissare il volto del suo protetto anche dopo che i suoi occhi si erano chiusi per sempre, incapace di muoversi. Di fianco a lui Lady piangeva in silenzio, il viso affondato nelle mani, mentre Dante gli aveva appoggiato la testa su una spalla, le braccia ancora strette intorno alla sua vita. Dalle Porte provenivano i ruggiti furiosi dei demoni, mentre la barriera che impediva loro di invadere il mondo umano si faceva sempre più sottile. Presto avrebbe ceduto e sarebbe stata la fine. Il giovane si riscosse. Non era il momento di lasciarsi andare al dolore. Doveva sistemare il casino che aveva combinato.
Si dibatté, liberandosi dalla presa di suo fratello e strinse i medaglioni. Avrebbe chiuso quel portale maledetto, a tutti i costi. Magornak si era sacrificato per permettergli di farlo e lui non aveva nessuna intenzione di sprecare quell’opportunità macchiata di innocente sangue argenteo. Ma proprio quando fece per alzarsi avvertì una mano trattenerlo, tirandolo debolmente per il giaccone. Si voltò infastidito, pensando che si trattasse del suo gemello, pronto ad aggredirlo verbalmente, ma le parole gli morirono in gola quando si rese conto che quelle strette intorno alla stoffa erano le pallide dita del suo protetto. Allora era ancora vivo! I loro sguardi si incontrarono e lui capì al volo che era cambiato qualcosa. Un brivido gli corse lungo la schiena. Gli occhi del demonietto brillavano come fuochi viola nel buio e non avevano la pupilla.
Lady smise all’istante di singhiozzare, incredula quanto lui. Magornak era ancora vivo. Forse c’era ancora una speranza di poterlo salvare, nonostante la sua ragione le suggeriva il contrario considerando gli squarci che lo trapassavano da parte a parte. Ma lei non voleva ascoltarla, non poteva. Era ancora cosciente, questo era tutto quello che le importava. Eppure i suoi occhi erano così strani…Ma che le importava? Ciò che contava era che il suo amico fosse ancora lì con lei. Fece per avventarsi sulla creaturina, ma Dante la trattenne. Il mezzo demone aveva capito che stava per succedere qualcosa e che loro due non dovevano interferire. Lei lo guardò, stupita ed irritata da quel gesto, ma lui le rivolse uno sguardo significativo scuotendo appena il capo come per dirle che non era il momento.
“Vergil…”chiamò Magornak in un soffio, ansimando. Lo sforzo che faceva per parlare era più che evidente, ma la sua voce, per quanto spezzata non tremava. “Vergil…le Porte…al centro…Portami là. Non c’è tempo da perdere”. Nonostante il suo fosse poco più di un sussurro la richiesta suonò quasi come un ordine.
Vergil lo fissò, incredulo. Il demonietto non si sarebbe mai permesso di rivolgersi a lui in quel modo. Se le circostanze fossero state diverse gli avrebbe rivolto uno dei suoi soliti commenti taglienti. Ma in quel momento non era più neanche sicuro che la creatura che aveva davanti fosse davvero il suo protetto. E poi c’erano cose più gravi da risolvere prima. Perciò non ribatté e si affrettò a sollevarlo, incamminandosi verso gli immensi battenti infernali senza degnare di uno sguardo gli altri due, che, dopo essersi scambiati un’occhiata si affrettarono a seguirlo a qualche passo di distanza.
Il giovane avanzò senza esitare, il sangue caldo del suo protetto che gli insozzava lentamente i vestiti. Più si avvicinava, più riusciva a distinguere i volti delle creature che si affollavano dietro la fievole barriera. Visi mostruosi, a volte conosciuti, a volte estranei, in una foresta di artigli affilati e occhi rossi che andava man mano focalizzandosi su di lui. Demoni. I suoi simili, gli abitanti del mondo a cui apparteneva. E a cui sarebbe tornato.
“Vergil! Traditore!”ruggì uno dei demoni che lui riconobbe come il capo dei suoi committenti. “Sei proprio figlio di quel lurido bastardo di tuo padre! Come abbiamo potuto fidarci del sangue di un ribelle?”.
“Mi spiace, avreste dovuto pensarci prima. Io sono fiero di essere il figlio di Sparda e, volente o nolente, seguirò le sue orme”rispose lui, con aria di sfida. “Vi è andata male. E ora subirete le conseguenze del vostro sbaglio. Speravate di potermi usare come un burattino per ottenere quello che volevate. Ma non avevate considerato un piccolo particolare: io non permetto a nessuno di manipolarmi. Ci ha provato anche quella spada maledetta. E ora le sue ceneri giaceranno per sempre in questo antro dimenticato dal Tempo”.
“Ma tornerai all’Inferno, mezzosangue, tornerai. E allora te la faremo pagare per questo affronto e per la tua superbia!”lo aggredì la creatura mentre i suoi artigli graffiavano inutilmente la barriera che li separava.
Sul volto del mezzo demone si dipinse un ghigno mentre lui si avvicinava allo scudo invisibile per affondare i suoi occhi di ghiaccio in quelli infuocati del suo interlocutore. “Vedremo chi di noi pagherà. Mio padre sfidò due millenni fa tutti gli Inferi e io non sarò da meno, potete starne certi. Soprattutto adesso che ho ottenuto quello che volevo”.
Il demone lo fissò sconvolto, ma lui non gli diede la possibilità di ribattere perché tornò a concentrarsi sul demonietto che aveva in braccio, allontanandosi. Giunto esattamente al centro del vano lo appoggiò delicatamente a terra e fece qualche passo indietro. Non sapeva cosa sarebbe successo né riusciva a capire cosa volesse fare Magornak, sempre che quell’essere fosse davvero lui. C’era qualcosa in quegli occhi, una nuova consapevolezza che non si addiceva all’esserino tanto insicuro di cui si era preso cura in quei due anni. Per non parlare della strana energia che, per quando flebile, aveva ad emanare il suo corpo. Rimase immobile a fissare la creaturina che si metteva con uno sforzo estremo a sedere. Come poteva ancora avere la forza per muoversi dopo essere stato trapassato da parte a parte da delle armi demoniache?
Magornak si morse le labbra avvertendo il dolore trafiggergli il corpo. Si sentiva svenire di nuovo e le poche energie che aveva recuperato si stavano velocemente esaurendo portate via dal flusso di sangue che usciva lento dalle sue ferite. Doveva fare in fretta, il tempo a sua disposizione era praticamente nullo. Sentiva la barriera tremare sempre più forte sotto i colpi dei demoni, vedeva le crepe invisibili che la solcavano allargarsi sempre di più sotto la pressione degli attacchi. Prese un respiro profondo e si alzò in piedi barcollando, facendo leva con le braccia per aiutarsi. Altro sangue argenteo sgorgò dalle sue ferite mortali e il suo corpo minacciò di cedere, ma lui strinse i denti. Doveva resistere solo un altro po’. Chiuse gli occhi e si concentrò. Le parole nell’antica lingua che aveva dimenticato per così tanto tempo gli salirono facilmente alle labbra, come se avesse passato tutta la vita a recitarle. Sollevò le braccia verso le Porte, avvertendo un calore familiare avvolgerlo man mano che la sua litania si sviluppava. Quei gesti, quelle sensazioni lo riportavano indietro nel tempo, ai suoi ricordi, alla sua vera vita, al vero significato della sua esistenza e lui, finalmente dopo tanto tempo, si sentì davvero a casa. La paura e l’ansia che lo avevano tanto a lungo perseguitato prima nella sua solitudine nelle lande infernali, poi nelle sue missioni e fughe per conto di Vergil erano scomparse insieme alla sensazioni di inadeguatezza che lo aveva sempre accompagnato.
Avvertiva l’Oscurità di Kasreyon fare resistenza ai suoi poteri, cercando di impedirgli di prendere il controllo del portale. Quel demone era maledettamente forte anche ora che la sua essenza si era dissolta per sempre. Ma tutta quella potenza non era comunque abbastanza per metterlo davvero in difficoltà. Quello era il suo regno e niente poteva batterlo. Decideva lui come sarebbero andate le cose perché solo lui conosceva le Leggi che tutelavano l’Ordine dell’Universo. I palmi delle sue mani iniziarono a brillare sprigionando una luce argentea che lo avvolse completamente. Il Buio che bloccava i cardini delle Porte cominciò a disfarsi mentre delle urla straziate e stridule iniziavano ad alzarsi fino al soffitto dell’antro, ma si spensero di colpo quando le Tenebre furono completamente assorbite da quel bagliore intenso. Lui alzò la voce coprendo quegli echi orribili, le sue parole che diventavano un canto armonioso ed oscuro. Una melodia infernale, ma al tempo stesso dotata di un’armonia celestiale.
Si portò di scatto le braccia al petto proprio nel momento in cui la barriera si infrangeva in una pioggia di cristalli di luce. Gli immensi battenti delle Porte dell’Inferno di chiusero, docili al suo comando, imprigionando di nuovo nell’eterna notte infernale le creature demoniache. Le due falci rimasero però dritte, segno che il portale non era ancora sigillato, e dalle loro lame partirono due lampi neri che andarono ad unirsi al bagliore argenteo che avvolgeva il demonietto, che venne sollevato da terra. La luce trapassò le sue ferite, rimarginandole, per poi scorrere lungo tutto il corpo di Magornak. I suoi vestiti stracciati scomparvero sostituiti da una tunica grigio argento bordata di nero e sulla schiena gli si spalancarono le ali. Erano però ben diverse da quelle che aveva nella sua solita forma demoniaca: una era ricoperta di piume, come quelle degli angeli, solo che erano nere come l’Inferno, mentre l’altra era simile a quelle dei demoni ma era di un bianco quasi accecante.
I fasci luminosi si dissolsero in un ultimo lampo e la creatura aprì i suoi occhi ametista, di nuovo dotati di pupille, ma che brillavano ancora come due astri nel cielo notturno contro la sua pelle pallidissima. Mosse appena le dita e tra le sue mani apparvero dal nulla due falci identiche a quella che chiudevano le Porte infernali, legate tra loro da una sottile catena di metallo nero. Lui le fissò con un sorriso nostalgico e al tempo stesso raggiante. Quanto gli erano mancate quelle sensazioni, il legame così intimo con le sue Porte, il metallo freddo delle sue armi. Era di nuovo al suo posto, poteva finalmente tornare a svolgere il compito che gli era stato affidato nella Notte dei Tempi. Il mediatore dei due mondi, il garante del precario equilibrio tra Luce e Oscurità, il guardiano delle Porte dell’Inferno.
Gli altri tre assistettero increduli a tutta la scena. Dante non poteva semplicemente credere ai suoi occhi. L’esserino innocente e sbadato che aveva visto sempre incollato a suo fratello si era trasformato tutto d’un tratto in un demone dalla potenza spaventosa e aveva chiuso senza il minimo sforzo il portale infernale. Semplicemente assurdo. Di fianco a lui Lady fissava la creatura con la bocca spalancata, non meno sconvolta. Dentro di lei si combattevano la gioia di vedere Magornak di nuovo in perfetta salute e la paura per quella nuova aura che lo circondava. Chi era quell’essere tanto maestoso? L’ingenuità era scomparsa dai suoi occhi lasciando spazio a una consapevolezza antica quanto il mondo che lo aveva generato. Vi restava però quel velo di innocenza un po’ infantile che, anche in quel momento, le rendeva difficile accostare alla sua figura la parola demone. Eppure quell’essere che le splendeva davanti non poteva altro che essere, seppure a suo modo, una creatura infernale.
“Ma...Magornak?”azzardò a chiedere con voce insicura. “Sei ancora tu?”.
Il demone le rivolse uno sguardo interrogativo inclinando la testa di lato e iniziando lentamente a scendere fino a toccare il suolo. “Certo che sono io!”esclamò regalandole uno dei suoi sorrisi raggianti. “Chi vuoi che sia?”.
“Be’, se permetti sei un po’ diverso da prima”borbottò il cacciatore di demoni, che stava iniziando a riprendersi dalla sorpresa, lanciando un’occhiata significativa soprattutto alla sue ali e alle falci che stringeva.
Lui si portò una mano dietro la testa imbarazzato. “In effetti hai ragione…Ma non è che sono cambiato: è questa la mia vera forma!”spiegò con l’aria di chi la sa lunga. “Ora che i miei poteri si sono risvegliati e la memoria mi è tornata ho potuto riprenderla. Ma se vi dà tanto fastidio posso tornare come prima. Però questa mi piace di più. Sembro più un demone e…”.
Non poté finire la frase perché Lady gli fu addosso in un attimo, stritolandolo nel suo abbraccio. “Razza di idiota!”lo aggredì, sentendosi più felice che mai. “Mi hai fatto prendere un colpo! A momenti morivo di preoccupazione! Non fare mai più una cosa del genere, capito? Mai più! Giuro che se lo fai e sopravvivi poi ti ammazzo con le mie stesse mani!”.
Magornak scoppiò a ridere, ricambiando la stretta. Era così contento di poter avere di nuovo Mary vicina. Ora che tutto si era sistemato avrebbe potuto passare più tempo con lei senza paura di doverle mentire. Non ci sarebbero più stati segreti tra loro. “Hai la mia parola, Mary. Non accadrà più perché non ce ne sarà più bisogno. Non avremo altri episodi di questo genere. Adesso ci penso io ad evitare altri stravolgimenti nell’Equilibrio tra i due mondi! È il motivo per cui mi è stata data la vita”rispose allegro. “Ma non preoccuparti, anche se adesso le Porte sono chiuse, alcuni demoni continueranno a passare, è la regola, quindi tu e Dante non rimarrete disoccupati!”.
Dante osservò la scena con un sorriso. Quello era ancora Magornak. Lo si capiva da come parlava. Finalmente poteva tirare il fiato. Quella brutta storia era finita nel migliore dei modi. Niente più spade maledette, niente più poteri assurdi, niente più rischio che l’Inferno si rovesciasse sulla terra. Tutto sarebbe tornato alla normalità. Anche se doveva ammettere che quelle emozioni intense gli erano mancate. Una volta ogni dieci anni potevano andare, tanto per rendere la vita più interessante. Però poi si doveva poter tornare alla sua solita tranquillità di cacciatore di demoni perennemente al verde. Fece per avvicinarsi ai due che si erano finalmente staccati, ma la voce gelida di suo fratello lo bloccò, rompendo quella tanto desiderata atmosfera di pace. “Magornak, se hai finito con le tue idiozie io vorrei tornarmene a casa”.
Vergil era rimasto in disparte ad osservare la trasformazione del suo protetto. Aveva avvertito una forza nuova e incredibile sprigionarsi da lui, trasformandone l’aura. Quello che lo avvolgeva in quel momento era uno dei poteri più forti che il giovane avesse mai percepito, ma era diverso da quello degli altri demoni. In esso vi era sempre quella patina oscura che caratterizzava la potenza delle creature infernali, ma l’Oscurità non era l’unica componente. La sua aura era percorsa da continui lampi di Luce purissima, che si fondevano armonicamente con il suo Buio. Il risultato era un potere che univa la forza oscura e offuscante delle Tenebre e la limpida chiarezza delle Luce. Chiunque fosse quella creatura che era diventato il suo protetto non poteva essere un demone qualunque. Perfino l’aura di Sparda non possedeva quella strana energia che lui irradiava con tanta intensità e naturalezza.
“A casa?”ripeté Magornak sorpreso, incapace di capire a cosa si stesse riferendo il suo protettore. “In che senso a casa, Vergil?”.
“Eh, no!”si intromise Dante che invece aveva capito fin troppo bene dove voleva arrivare suo fratello. “Non se ne parla, Vergil! Non ti lascio andare un’altra volta. E poi dove cazzo vorresti andare? In mezzo a un branco di mostri inferociti che ti considerano un traditore e non vogliono altro che il tuo sangue?!”.
“Ho fallito, Dante. Non ha più senso che io rimanga qui. Devo tornare al luogo a cui appartengo, anche se questo significa morte quasi certa”rispose con calma il suo gemello, glaciale. “Ma forse è meglio così. Ho compreso che non potrò mai avere il potere che ho sempre agognato, quindi la mia esistenza perde completamente di senso. Ma dubito che tu possa capirlo”.
“No, non riesco a capire, Vergil. Ma non importa. Mi hai dato la possibilità di raggiungerti e di fermarti, ricordi? Bene, è arrivato il momento di portare a termine lo scontro che abbiamo in sospeso!”. Il cacciatore di demoni si parò davanti alle Porte, stringendo Rebellion. Odiava trovarsi costretto a combattere ma era l’unica speranza che aveva di trattenere suo fratello. Sapeva fin troppo bene cosa accadeva quando quel pazzo si metteva in testa qualcosa. Non ci rinunciava finché qualcuno non lo sbatteva contro un muro come aveva fatto lui stesso dieci anni prima quando lo aveva sconfitto impedendogli di impadronirsi del potere di Sparda. “Dovrai uccidermi se vuoi passare attraverso quel varco! Tu devi restare con me e io sono pronto a mettere in gioco la mia vita, a perderla anche, se serve a darmi una possibilità di trattenerti!”.
“Non mi dai altra scelta a quanto pare. Sei lo stesso testone di dieci anni fa. Preparati, perché questa volta sarò io a sconfiggerti”ribatté Vergil puntando Yamato verso di lui. Quel cretino era sempre in mezzo. Non voleva affrontarlo, voleva solo poter tornare nel buio infernale, poter sparire tra quelle tenebre che gli erano tanto care, lontano da tutto e da tutti. Desiderava affondare in quella notte eterna che si addiceva così bene al vuoto che avvertiva dentro. Tutti i suoi sforzi per ottenere il potere di suo padre si erano rivelati ancora una volta nulli e lui aveva realizzato in quel momento che lo sarebbero sempre stati. Lui non poteva usarlo, anche se avesse trovato il modo di ottenerlo. Gli mancava una cosa fondamentale. Dante. Solo insieme loro due potevano essere come Sparda. Se avesse provato a prenderselo per sé molto probabilmente sarebbe finito come Arkham oppure il potere lo avrebbe consumato fino ad ucciderlo. Le sue ricerche, i suoi sacrifici, lo scopo stesso della sua esistenza svanivano davanti ai suoi occhi sotto il peso di quella consapevolezza, lasciandolo vuoto. Aveva vissuto e combattuto per nulla per anni. Aveva camminato sull’orlo del burrone rischiando di caderci dentro e aveva tradito gli insegnamenti di suo padre  solo per scoprire che stava inseguendo una chimera. Aveva sofferto, aveva dato il suo sangue, aveva vissuto in un incubo senza fine e senza speranza solo per scoprire che dietro il suo scopo c’era il nulla, che non aveva mai avuto niente sotto i piedi, che si era illuso di poter cambiare le cose. Era stato uno stupido, cieco. O forse era solo disperato. Certo, combattendo contro Kasreyon si era riscattato, aveva dimostrato di poter controllare le proprie tenebre, aveva assaporato, anche se solo per poco, l’oggetto dei suoi desideri. Ma ora era finita. Aveva riscattato i suoi debiti e non gli restava altro da fare. Voleva solo sparire. E l’avrebbe fatto, anche a costo di dover far male ancora un’ultima volta alla persona che gli era più cara al mondo. “Preparati, Dante. Questa è la fine”. ‘Ma sarà la mia fine…Tu hai la tua vita,  io non ho più nulla…’.
Lady li guardò incredula. Come potevano volersi ancora combattere dopo tutto quello che era successo?! Capiva le ragioni di Dante, voleva solo trattenere su fratello, ma non comprendeva perché per far ciò dovesse spargere il sangue di entrambi. Erano spossati dal combattimento contro Kasreyon, avrebbero potuto almeno provare a discuterne prima di arrivare alle armi. Riusciva anche ad immaginare cosa stesse provando Vergil e al contrario del cacciatore di demoni riusciva a concepire le ragioni contorte che lo spingessero a desiderare di rinchiudersi all’Inferno. Ma quello che proprio non riusciva a concepire era il fatto che il maggiore dei gemelli non potesse capire il desiderio di Dante di averlo vicino, che non potesse accettare di lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare con suo fratello. Perché, lei ne era certa, il suo amico era pronto a perdonargli tutto. Ma a quanto pareva non era nei costumi della famiglia Sparda trovare una via pacifica per risolvere i problemi. Il sangue di demone si faceva sentire eccome. E allora ci avrebbe pensato lei a fermare quell’ennesima follia prima che accadesse qualcosa di irreparabile.
Ma prima che potesse fare anche solo un passo verso i due, Magornak la prese per un braccio, bloccandola. “No, Mary. È una cosa che devono risolvere da soli”disse con calma, ma il suo tono non ammetteva repliche. “Devono affrontarsi e chiarirsi nel modo che preferiscono perché solo così potranno davvero risolvere le questioni in sospeso tra loro”.
Lei lo fissò stupita da tanta serietà. Il demone non la guardava, il suo sguardo luminoso era fisso sui due gemelli, ma poteva leggere lo stesso nei suoi occhi che lui sapeva qual era la cosa giusta da fare. Doveva fidarsi. Annuì, anche se un po’ turbata. Quella nuova versione di Magornak la inquietava, soprattutto se la paragonava alla creaturina che aveva conosciuto.
“Va bene, Vergil, ti aprirò le Porte”disse Magornak rivolto ai due gemelli che si voltarono a guardarlo. “Ma lo farò solo se sconfiggerai tuo fratello. Se dovesse vincere Dante, spetterà a lui dirmi cosa fare”.
“Io ci sto!”esclamò Dante in tono di sfida, lanciando un’occhiata a suo fratello. Non doveva perdere. Non poteva permettersi di farlo. Se avesse vinto avrebbe finalmente riavuto indietro Vergil e quella era l’unica cosa che desiderava.
“Accetto le condizioni”fece suo fratello, con meno entusiasmo. Avrebbe preferito che Magornak gli aprisse quelle dannate Porte e basta, ma sapeva che il conto che c’era aperto tra lui e il cacciatore di demoni non poteva più essere rimandato. Lo avrebbe chiuso quel giorno per sempre. Ma prima di dare inizio a quell’ultimo atto c’erano delle cose che voleva capire. “Magornak, c’è un’altra cosa che volevo chiederti. Cosa successe due millenni fa tra mio padre, te e Kasreyon? E soprattutto chi sei in realtà? Cosa sei?”.
Il demone lo fissò intensamente. L’ora della verità era giunta. Era giusto che i due mezzi demoni conoscessero anche quella parte della storia, erano i figli di Sparda e avevano appena completato il suo lavoro. “Bene. Vi racconterò tutto”.

 

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>.< Sparda *.* Ok, lo so, fargli fare questa comparsa così improvvisa…però non ho davvero saputo resistere, è da quando ho conosciuto Devil May Cry che volevo scrivere una storia in cui comparisse e…*si rende conto che ancora una volta stava dimenticando di salutare*
Eh-ehm! Ciao a tutti!! Scusate se sono partita in quarta! Ma immagino che mi perdonerete visto che sto aggiornando a velocità lampo!! E visto che non ho ammazzato Magornak!
Comunque! Scusate se vi ho tenuto sulle spine riscrivendo tutta la battaglia dal punto di vista di Magornak, ma dovevo far entrare nel personaggio perché insomma quello è il suo momento! u.u Vergil è un po’ OOC, temo, ma ho crecato di mettermi nei suoi panni. Dopo quello che gli ha detto Kasryon, dopo che ha capito che tutto quello che ha fatto è stata una cazz…ehm, un errore madornale e vedendo ripetersi la stessa scena che aveva visto da bambino con la morte di Eva, ho pensato che fosse troppo anche per lui e un minimo di emozione ci andava. E poi lo si era capito che ci teneva a Magornak! u.u
E finalmente si è scoperta la cosa che vi ho tenuta nascosta per tutta la storia! Contenti??? Chi è Magornak? Il guardiano delle Porte dell’Inferno! Lo so, l’ho sparata grossa. Scommetto che nessuno se l’era immaginato. Be’, considerando che ci è voluto Sparda per farlo ricordare allo stesso Magornak direi che è abbastanza comprensibile!! XD Come ho detto prima, morivo dalla voglia di far comparire Sparda e secondo me ci sta anche visto che non ho fatto altro che citarlo per tutta la storia. E ve lo vedrete comparire ancora per cinque nanosecondi più avanti, ma questi sono dettagli. Per quanto riguarda l’aspetto, be’, i colori del vestito e le ali simboleggiano il fatto che lui racchiude in sé entrambe le Tenebre e la Luce, mentre le sue falci sono ovviamente le corrispettive di quelle che aprono e chiudono le Porte e rappresentano i suoi poteri di guardiano…sperando che questa cosa abbia senso non solo per me…
Atmosfera di festa, da finale, ed ecco che arriva Vergil che pretende di tornare all’Inferno per farsi ammazzare da una massa di demoni inferociti e me la rovina. -.-“ Oh, Sparda, che testone! XD Comunque, la storia non è ancora finita! Nel prossimo capitolo abbiamo Magornak che dovrebbe chiarire tutti i dubbi rimasti su come si svolsero le cose duemila anni fa e lo scontro tra i gemelli che deciderà la fine. Chi l’avrà vinta? Vergil o Dante? E il vincitore riuscirà davvero ad ottenere quello che vuole?
Eh, nice question, guys. Sorry, you have to wait for the answer!! Ma niente paura, sarò velocissima anche con il prossimo capitolo, I swear!
Come sempre ringrazio dal profondo dell’anima tutti quello che recensiscono con così tanta pazienza la mia storia e che quindi mi sopportano: doc11 (che tra l’altro mi corregge pure gli errori di battitura e che per questo ha una pazienza da santa visto quanti ne faccio XD), Bloody Wolf, Rakelle (a cui devo un grazie speciale perché mi ha suggerito una cosa per questo capitolo che io non riuscivo proprio a trovare!!), Hikari Sama, Pride_ e ninjiapiccina! Un bacio e un abbraccio, ragazze! Non saprò mai come esprimervi la mia gratitudine! Un grazie come sempre anche a LadyVergil, Alice Mudgarden e a Xeira_ e a tutti quelli che leggono/seguono/preferiscono questo scritto! Sigh, tre capitoli rimasti…T.T mi deprimo se ci penso….
See you very very very soon, my dears!!
Love da dietro le Porte dell’Inferno (ma aspettate un attimo…Magornak, cretino, mi hai chiusa dentro!!!!),
La vostra anima più che dannata Mystic

  
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