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Autore: sam_dannson    07/08/2011    1 recensioni
Un breve racconto riguardo le cosiddette "amicizie estive" che sembrano non lasciare traccia ma in realtà scavano nell'animo e regalano intensi ricordi... almeno fino alla prossima estate...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole si aggrappava tenace all'orizzonte lontano, inondandolo di un dolce bagliore rossastro moltiplicato all'infinito dalle sfaccettature luminose delle onde. Il tramonto. Era il momento in cui i sogni sembravano prendere forma e vita tra le immagini vorticose che nascevano e morivano sull'acqua lucente. Era il momento in cui perfino gli eroi delle antiche leggende smettevano di combattere, lasciavano cadere le spade e osavano inviare un fugace pensiero a casa, a una moglie, a figli, i quali, forse, e dico forse, guardavano, in quello stesso momento, quello stesso tramonto, con quella stessa malinconia. Una scena del genere ben s'addiceva allo stato d'animo di Mike, il quale, il mattino seguente, avrebbe dovuto dire addio a quel mare, alla sabbia tiepida, all'acqua timida e spaventosa allo stesso tempo. Il mese di vacanza era trascorso con una velocità implacabile, che aveva lasciato il ragazzo a contemplare, con così tanta amarezza, uno scenario, che aveva ormai iniziato a dare per scontato. Una voce familiare lo distolse dai suoi pensieri per un momento. "Mike è pronta la cena e tu ancora devi fare la doccia, mamma mi ha mandata a chiamarti" lo avvisò solerte la sorellina con il tono allegro di chi lo è sempre, allegro intendo, e non per una qualche forma di superficialità, ma semplicemente perchè la tenera età ha impedito al mondo di imprimere la sua orma, di aggravare l'animo con i suoi fardelli. "Arrivo... arrivo" la rassicurò Mike stancamente. Un'ultima occhiata velata d'emozione alle onde, che sembrarono chiamarlo in un disperato tentativo di rinviare l'addio, e si alzò per raggiungere la sorella che aspettava impaziente sul lastricato dello stabilimento deserto. Come molti adolescenti, o per lo meno quelli disposti ad ammetterlo, Mike era consapevole dei bruschi sbalzi d'umore ai quali tutti i ragazzi di 17 anni del mondo sono tristemente sottoposti, della cupa indifferenza, del distacco dalla vita e a volte persino dagli affetti, alternati a quella gioia e quegli amori pieni e inspiegabili che quando arrivano riempiono di sorpresa. Eppure era quasi sicuro che in quel momento non erano segnali chimici del suo corpo a parlare, ma veri sentimenti. Erano autentici l'amicizia che lo legava ai ragazzi e ciò che provava per Alexandra, quella dolce ragazza che aveva conosciuto un mese prima e che già doveva lasciare. "Cottarelle estive" aveva detto l'anziana, ma non per questo poco sagace, nonna. Aveva sorriso. Mike odiava quando sorridevano in quel modo. "L'inverno porterà via questo e il resto con la scuola e gli impegni. Non farti ingannare da quello che provi ora, ragazzo. Divertiti e pensa positivo, Settembre è alle porte e la vita di tutti i giorni ci aspetta purtroppo". Il "ragazzo" non capì quelle parole, forse le avrebbe capite l'"uomo" che sarebbe diventato, forse, ma per il momento la saggia interpretazione della nonna non era di alcun incoraggiamento. Ora come ora Alexandra, per quanto ne sapeva lui, non provava nulla nei suoi confronti eccetto forse moderata simpatia, il che poteva essere piuttosto scoraggiante, se il giorno dopo era fissata la partenza per la mattina presto. Direzione: casa. Desiderio di tornare: neanche l'ombra. Questo era un fatto del tutto nuovo per lui; era già capitato che trascorresse con la sua famiglia una vacanza relativamente lunga nello stesso posto, ma, a voler dire la verità, la cosa lo aveva sempre infastidito. Presto si annoiava, gli mancavano gli agi che una casa in affitto non poteva dargli, non come casa sua almeno. Ma questa volta era diverso. Aveva incontrato persone fantastiche, veri amici, di quelli sui quali puoi seriamente fare affidamento, sia per un consiglio riguardo i tuoi problemi più intimi (non che lui ne avesse granchè s'intende... ma gli piaceva il pensiero), sia per una semplice risata liberatoria in buona compagnia. Non aveva nessuno così ad aspettarlo nella sua città natale. La cena fu fugace come al solito. Non appena l'ultima forchetta venne posata sul piatto con un sospiro di soddisfazione, la mamma e la nonna iniziarono a sparecchiare mentre gli uomini parlavano dell'imminente partita di campionato. Mike si alzò e quasi corse fuori dalla porta del villino in affitto e si diresse deciso verso il luogo dove l'incontro con il gruppo era fissato. Controllò l'ora sul telefonino: era in anticipo. Male. Non gli piaceva l'idea che gli altri intuissero quanto fosse impaziente di vederli, soprattutto che lo capisse "lei". Ormai, comunque, tanto valeva aspettare, così mise su un'aria distratta e finse di essere perso da qualche altra parte con gli auricolari alle orecchie, mentre scrutava di tanto in tanto la villa di Jack, il più vicino dei cinque al luogo d'incontro, per controllare quando fosse uscito. Ma la precisione non era il suo forte e, come al suo solito, non si fece vedere prima di mezz'ora dopo l'appuntamento. Chi arrivò immediatamente fu invece, con immensa sorpresa e imbarazzo di Mike, Alexandra, la quale lo salutò con un sorriso solo un po’ più spento del solito. Erano da soli. Si guardarono negli occhi, un breve sguardo in cui il ragazzo sperò con tutto se stesso di non aver messo nulla di compromettente, quindi guardarono a terra; Mike imbarazzato, Alexandra vagamente triste. Non dovettero attendere a lungo e Thomas, il più svelto e simpatico del gruppo si fece vedere. A lui Mike era particolarmente affezionato. Condividevano gli stessi gusti musicali, praticavano entrambi lo stesso sport e, non da ultimo, era il fratello di Alexandra. "Che fate qua voi due tutti soli eh?" li salutò facendo l'occhiolino a un sempre più imbarazzato Mike. "Aspettiamo i ritardatari" rispose la sorella, calcando l’ultima parola, con il sorriso ironico e la calma che la caratterizzavano. "Una... dolorosa attesa, sicuramente" ribatté con un ghigno Thomas, il quale si guadagnò un'occhiata di sdegno da parte di entrambi. O forse quella di Mike non era poi così sdegnosa... "Oh ma ecco qua il nostro Daniel. Come va Danny?". Gli altri due ragazzi si sporsero per cercare di distinguere meglio il ragazzo che si avvicinava, il quale sembrava effettivamente essere Dan, il più grande del gruppo. Ne ebbero la conferma quando parlò per rispondere a Thomas "Non chiamarmi così, Tommy, sai che mi dà fastidio." Il suo timbro di voce era inconfondibile, basso e piacevolmente roco allo stesso tempo. Mike ebbe l'ennesimo attacco di malinconia assistendo a quella scena, che si ripeteva ogni sera ormai da trenta giorni o giù di lì. Sì, i suoi amici gli sarebbero mancati. Tanto. "E ora manca solo Jack." esclamò con un sospiro di finta esasperazione Alexandra. "Mi toccherà andarlo a "liberare" di persona dall'infantile videogioco che ha catturato la sua incostante attenzione anche stasera." E si alzò dalla panchina illuminata dal basso lampione, circondato d’insetti attratti dalla luce. Mike avvertì una fitta di gelosia che si affrettò a sopire. "Su una cosa nonna ha ragione" pensò "devo godermi l'ultima serata di pace". Mise su un sorriso assai poco convincente e "A proposito di videogiochi" disse "Tom hai sentito di quel nuovo..." e iniziò una conversazione che li avrebbe portati, già lo sapevano, prima a dispute eleganti riguardo grafiche 3D di ultima generazione e poi a improperi molto meno eleganti sui videogiochi da comprare e quelli da evitare come la peste. Anche questa una scena già vista. Alexandra tornò poco dopo tirando letteralmente per l'orecchio un Jack sconvolto e con le pupille dilatate. "E' lei! Godzilla! Sapevo che prima o poi sarebbe uscito dal gioco per vendicarsi". I ragazzi scoppiarono a ridere alla battuta. Ma lei non sembrò gradire il complimento. Lo liquidò con una scrollata di spalle e una forte tirata d'orecchio che strappò a Jack un urletto molto poco virile. "Bene" disse "ora ci siamo tutti quanti. Che si fa stasera?". Mike si guardò intorno imbarazzato. Nessuno gli aveva detto nulla, nessuno sembrava essersi ricordato che quello era il suo ultimo giorno lì. Il groppo in gola si strinse un pochino. "Ehm ragazzi forse dovrei..." iniziò a dire ma… "Trovato! In spiaggia e poi partitina alla play da me, che ne dite?" lo interruppe con entusiasmo Jack. "Ma hai appena smesso di giocare! Vergognati!" lo apostrofò Alexandra. "Io ci sto" disse però Thomas, lanciando un occhiolino alla sorella. "Tu ammicchi troppo stasera, potresti avere qualcosa all'occhio, ti porterò dall'oculista un giorno di questi" gli rispose lei rammaricata dal mancato appoggio del fratello. "Contate anche me" sussurrò Dan silenzioso come al solito. "Beh allora direi che è andata!" esclamò Jack "Vamonos!" e s’incamminò verso la spiaggia. Tutti lo seguirono e in quel momento Mike si sentì davvero poco considerato. Dopotutto era possibile che avesse vissuto con troppa intensità una semplice amicizia estiva, però quest'indifferenza non si addiceva per nulla all'idea che si era fatto dei suoi amici. Iniziò comunque a camminare dietro agli altri, con la testa piena di pensieri. Erano ormai quasi in vista della spiaggia quando Alexandra gli si avvicinò "Qualcosa non va, Mike?" lui le sorrise nel modo più convincente possibile e "Assolutamente no" rispose. Lei non sembrò convinta. Fece per aggiungere qualcosa ma poi scrollò le spalle e si affrettò per raggiungere il gruppo. Mike a quel punto era davvero arrabbiato. "Ragazzi" iniziò "davvero io non so come dirvelo ma domani matt...". Si interruppe bruscamente perché la spiaggia non era per niente buia e silenziosa come se l'era aspettata, o come era sempre stata. Una fila di quattro tavolini era stata apparecchiata con perizia e riempita con dolci e bevande, mentre delle potenti luci provenivano dai riflettori dello stabilimento, accesi per l'occasione. Alexandra gli corse incontro mentre Jack urlava "Auguri! Augurii!" il che non aveva alcun senso, visto che non era il compleanno di nessuno né tantomeno il suo. L'amico avrebbe continuato a strillare per un bel po’ prima che un discreto Daniel non gli si fosse avvicinato e chiesto educatamente di darci un taglio. Sopra i tavoli era stato appeso alla bell'e meglio un festone dove risaltava evidente la scritta "Ci mancherai" e tutto era perfetto in ogni dettaglio. Ma non erano i dettagli che Mike stava esaminando in quel momento, perché Alexandra lo aveva intanto raggiunto e, gettatogli le braccia al collo, lo aveva baciato con trasporto. Lui era rimasto per un istante di sasso, poi aveva ricambiato il bacio, sforzandosi di metterci dentro tutta la passione di un mese d'attesa, di false speranze e illusioni. Non riusciva a capacitarsi che stesse succedendo. Alexandra, l'inarrivabile Alexandra, la dolce Alexandra, lo stava baciando in quel momento. D'un tratto tutto gli parve roseo. Perfino l'"Ehi!" sorpreso e risentito lanciato da Thomas non gli causò altro che un attacco di ilarità. Quando si staccarono, i due erano senza fiato e rossi per l'imbarazzo, ma contenti d'essersi finalmente trovati. Quando recuperò l'uso della parola, e ci volle molto, (abbastanza da spazientire Jack il cui videogame era ancora in pausa) "Io, davvero, non so come ringraziarvi... Pensavo... Pensavo..." disse ancora col fiatone. "O ma guarda. PENSAVA" lo apostrofò allegramente Thomas, in realtà ancora vagamente turbato per la rivelazione della sorella. La guardò con uno sguardo di finto rimprovero "Poi io e te PARLIAMO, capito?" le disse minaccioso. Lei parve per nulla sconvolta "Ne ho già due di genitori, Tom, ma grazie lo stesso per la preoccupazione" rispose, e gli fece l'occhiolino. Thomas incassò. "Beh" disse "allora diamo il via alla festa!" e accese la musica (c'era anche quella!) con un telecomando raccolto da uno dei tavoli.
Quasi quattro ore, un bagno di mezzanotte e tanti altri baci dopo, Alexandra e Mike si ritrovarono finalmente da soli sul bagnasciuga e tra loro cadde di nuovo il silenzio. Questa volta, però, era pieno di domande, che non dovettero attendere molto perché venissero espresse ad alta voce. "Mi hai... stupito oggi" iniziò imbarazzato Mike. "Non mi aspettavo nulla di tutto ciò, ma tu sei stata la sorpresa più grande" disse "e la più gradita" aggiunse tra sé, ma lo pensò soltanto. Lei gli sorrise timida "Ho aspettato per esserne sicura... ma ora so quello che provo, Mike. E sono sentimenti forti." Lui la guardò beandosi al suono di quelle parole che per troppo tempo aveva sognato di sentirle pronunciare. Poi però un pensiero cupo lo rattristò "Sai bene che domani parto... questo renderà le cose più difficili, lo sai, vero?" lei annuì, una lacrima le scivolò sulla guancia. Lacrima che Mike si affrettò ad asciugare con un bacio, salato, ma estremamente dolce. La strinse a sé. Ma in quel momento Tom dovette decidere che era stata concessa loro abbastanza privacy così tornò accompagnato dagli altri, tentando di dissimulare uno sguardo vagamente indagatore... "Ehi voi due!" disse. "Pensate di rimanere qua tutta la notte? Abbiamo Mike da festeggiare e la festa non è neanche a metà!".
 Per il ragazzo fu una delle serate più belle della sua vita. Si divertì immensamente e per quelle poche ore riuscì a non pensare al futuro, un futuro ormai prossimo, che lo attendeva alle porte, di lì a poche ore. Esausti iniziarono a congedarsi e lasciarono la villetta di Jack, dove erano stati trasferiti i festeggiamenti. Un ultimo bacio e Mike salutò Alexandra, con la promessa di vedersi il mattino seguente, prima della partenza, insieme a tutti gli altri, ovviamente. A quel punto il ragazzo viveva un tumulto di emozioni. Era stata una nottata intensa ed emozionante. Faticò non poco a prendere sonno, ma poi, finalmente, riuscì a chiudere gli occhi e coprì così quelle poche ore che lo separavano dalla sveglia crudele.
Mattina della partenza, ore sette. "Ci siamo" pensò "è il momento dei saluti". Stavolta al luogo d'incontro c'erano tutti, Jack incluso (senza game boy). Alexandra aveva gli occhi velati di lacrime e a Mike sembrò di intravedere una certa umidità nello sguardo di Thomas, il quale però fece in modo di nascondere la tristezza con un sorriso come al suo solito. L'impressione svanì. Li salutò tutti, uno a uno. Lanciò un'occhiata triste ad Alexandra che ricambiò con trasporto.
Quindi entrò in macchina, dove lo aspettavano i parenti con i bagagli pronti. Si affrettò ad abbassare il finestrino e a salutare con la mano gli amici. "Si parte" disse infine la mamma. Mike si girò e li guardò per l'ultima volta. Alexandra disse qualcosa e fu facilissimo leggerle le labbra, impossibile davvero sbagliarsi. "All'anno prossimo, Mike, noi saremo tutti qui".

  
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