I CIELI DI AZKABAN
Quanto
tempo è passato?
Quante
volte i giorni sono seguiti alle notti?
Quante
primavere sono fiorite dopo ogni inverno di ghiaccio?
Non
lo so... Perchè non c'è tempo qui ad Azkaban, e non c'è giorno; sono
perennemente e irrimediabilmente immerso nel buio della notte più fitta.
E
non c'è nessuna primavera, nulla fiorisce in questo posto dimenticato da Dio;
tutto muore solamente, tutto è ghiaccio tra queste mura.
C'è
solo Morte, qui ad Azkaban, nelle celle di Azkaban, nell'aria di Azkaban.
Si
può soltanto respirare l'odore della Morte.
Anzi,
si può solo essere attanagliati dal gelo e dal puzzo della non vita, che non è
la Morte ma molto, molto peggio. E' quella condizione dannata e dissennante in
cui lentamente scivoli nell'oblio, prima in
balia dei ricordi più neri e dolorosi e poi perso inesorabilmente in essi.
E' come stringere un pugno d'acqua gelida e putrida, sentire che la ragione ti sta sfuggendo di mano, avere la consapevolezza di diventare pazzo ogni giorno di più. E i pochi momenti di lucidità che questo Inferno ancora ti concede li passi a pregare quella benedetta Dea Morte, la più sfuggente delle compagne, la più maledetta delle puttane che ti sfiora le labbra e poi ti abbandona.
Quando
l'unica cosa che vorresti è il suo mortale abbraccio.
Ed è
l'unica cosa che sai non ti sarà mai concessa, almeno finché continuerai a
desiderarla.
E io
rimango sospeso in questa dimensione, accoltellato dai miei ricordi...
Schiacciato
dalle mie responsabilità.
Perchè
vi ho ucciso, vi ho ucciso entrambe...
E
mille vite ad Azkaban non potranno mai espiare neanche la metà delle mie colpe.
Perchè sono stato io... Anche se non come tutti credono, la responsabilità è
unicamente mia. Giudice di me stesso mi
sono condannato. Nelle prime notti qui, scosso dai primi brividi di terrore e
di dolore, in preda ai primi deliri, ho condannato me stesso, maledetto me
stesso. Che io non possa mai più essere felice, che la mia intera esistenza
trascorra logorato lentamente dalle fiamme dell'inferno, che la mia anima sia
incessantemente divorata dalle proprie colpe. E qui mi trovo...
Sto
impazzendo? No... la lucidità è la mia peggior condanna.
Ogni
singolo istante, che io sia sveglio, che io stia dormendo -ma poi, posso
definire veglia o sonno, questo stato allucinogeno di perenne sospensione?- i
miei pensieri, i miei ricordi, i miei dannati incubi e la consapevolezza delle
mie azioni mi tormenta. Non mi è permesso nemmeno di impazzire e vegetare senza
coscienza, non me lo permetto perchè non merito questo...
Tutto
quello che mi rimane, tutto ciò che mi spetta, è una vita intera, un'eternità
infinita, da trascorrere in compagnia dei ricordi, schiacciato dai ricordi,
morso dai ricordi.
Il tuo sorriso, le tue parole, James, gli occhi di Lily e le vostre speranze sono le mie uniche compagne qui, in questo niente. Bei ricordi, eh? Certo, potrebbero esserlo, lo sarebbero stati in un luogo e in un momento diverso. Ma qui no, qui sono tra le cose che mi rattristano di più, ripresentandomi all’infinito le mie colpe, per questo i Dissennatori non me li hanno potuti portare via… E sono affilati e fanno male come coltelli avvelenati dalle lame roventi. Scottate dal fuoco della mia stupidità e cosparse del veleno della mia avventatezza. Credevo di essere furbo, ma sono stato solo uno sciocco. E tutto quello che mi rimane ora è un pugno di colpe e tutto quello che rimane di voi è un pugno di cenere.
Sono
sdraiato sulla nuda pietra, fredda e tagliente, il mio corpo tutto è
completamente congelato.
E'
il freddo dei Dissennatori?
E'
il freddo dell'anima?
Non lo so... Solo lo avevo immaginato molto più rovente l'inferno. Ma il vero fuoco è quello che attanaglia la mia coscienza, non quello che brucia il mio corpo. E così, se fuori sono morso dal gelo, dentro sono bruciato dalla consapevolezza delle fiamme dell'inferno generata dalle mie colpe.
Non posso nemmeno chiedervi perdono, perchè l'espiazione non è ciò cui ambisco. La vostra remissione non vi riporterebbe in vita. Non cancellerebbe il mio gesto sciocco e nulla tornerebbe come prima.
Non
voglio nemmeno uscire da qui. Non voglio stare in un mondo in cui non ci siete,
non voglio stare in un mondo dove non ci sei più, James. Non posso concepire di
stare in un mondo dove un paio di piccoli occhi verdi, lo sguardo di un orfano
mi chiederebbe incessantemente 'perchè'. Non potrei reggerlo. O forse sarebbe
troppo il dolore che proverei. E tuttavia non sarebbe abbastanza, perchè
sarebbe stata colpa mia.
Così
posso solo dire che mi dispiace, Dio se mi dispiace! Ma neanche questo è
abbastanza. Nulla sarà mai abbastanza se non servirà a farvi tornare.
E
riportavi qui è impossibile.
Non esiste nulla che io possa fare e di conseguenza non esiste nulla che possa alleviare le mie pene, non c'è motivo per dover alleviare le mie pene. Rifuggo anche il più piccolo barlume di speranza, la consapevolezza che nonostante tutto il cielo continui ad esistere e voi continuiate a essere, in quello stesso cielo lassù, al di sopra delle stagioni, al di sopra delle colpe e delle grazie.
Tuttavia,
apro gli occhi per capacitarmene, per cercarvi in quello stesso cielo che tante
volte abbiamo guardato, cui tante volte abbiamo gridato. Un gesto sciocco il
mio, come tanti altri.
I
miei occhi incontrano solo le tenebre e il gelo.
Non
c'è perdono per me.
Poiché
non c'è nessun cielo ad Azkaban.
Fine.
Tadan!
Ve lo avevo detto che non sarei sparita troppo a lungo! Il 'What If...' è
ancora in rodaggio ma questa sera mi è venuto in mente questo... Che ne
pensate? Povero caro Sirius rinchiuso ad Azkaban... Sono stata comprensibile?
Come vi sembra?
Come
sempre vi sarò grata se vorrete lasciarmi una recensione... E in particolare,
fra tutti, la mia solida fida e attenta beta-lettrice Ran, che ha sviscerato
quel paio di concetti contorti e contradditori che erano emersi e mi ha
permesso di sistemare qualche cosa qua e là (A proposito, come risulta ora?
Soprattutto la fine…). In ogni modo
ringrazio tutti quelli che si prenderanno la briga di leggere queste poche
righe. ^^
Mi
raccomando, aspetto vostre notizie!
Un
bacione, la vostra...
Ly