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Autore: Satiel    10/08/2011    2 recensioni
In osservanza alle regole dell' ordine arriva il momento per ogni assassino di avere una discendenza.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Bene ,bene " commentò l 'assassino tra sè quando aprì la porta della piccola stanza dove la ragazza era stata tenuta rinchiusa fino a quel momento.
" Sporca, spaventata, e molto probabilmente aggressiva. Non poteva capitarmi di meglio. Già che c'ero facevo bene a portarmi una frusta dalla fortezza. Se non sto attento è probabile che tenti di mordermi. "
L' uomo non sapeva come comportarsi . Arrivare fino a lì era stato semplicissimo, occuparsi di quegli sciocchi dei commercianti dischiavi una bazzecola,per meglio dire poi delle loro guardie,ma lei,che fare di lei? Lui nemmeno la desiderava veramente. Stava semplicemente seguendo le regole  di vita del codice degli assassini. Ed era estremamente sicuro che non comprendessero la rieducazione di una piccola furia. Non potè fare a meno di pensare a tutta la fatica e tutta la pazienza che gli sarebbero occorse per riuscire a iniziare a farle percorrere un passo dopo l' altro nella direzione giusta. Già sentiva le forze venirgli meno e  che non ce l' avrebbe fatta.
" Allora  Nasser,  un bel respiro  e iniziamo questa nuova missione."
Pensava che forse vederla in quest' ottica famigliare gli avrebbe conferio maggiore slancio per ottenere dei risultati. Dall' ingresso della stanza le tese una mano come segno di incoraggiamento e aspettò una sua reazione.Lei lo guarò con la paura e l' incertezza nello sguardo.
Nasser non potè fare a meno di notare come quegli occhi fossero gonfi di pianto.Quanto tempo aveva passato in quello stato?
- Se lo desideri posso lasciarti qui ,ma ci tengo a dirti che rimarrai da sola  in un posto che non conosci. Tutti quelli che erano all' interno dell' edificio sono morti e non penso ne verranno altri. Soprattutto per aiutare te.-
Lei rimase senza fiato per la semplicità con cui le stava rivelando che la situazione orribile in cui si  trovava stava ulteriormente peggiorando.
- Morti ,signore? -
Chiese con un filo di voce appena udibile.
- Si. Per mano mia.-
Satiel tremò visibilmente.L'assassino non potè  fare a meno di notare come si fosse fatta ancora più piccola,come se volesse nascondersi al suo sguardo.
- Siete venuto a uccidere anche me? - La sua ingenuità gli strappò un' accenno di sorriso.
- Secondo te se davvero volevo ucciderti non avrei già potuto farlo almeno dieci volte? Non essere sciocca. Voglio solo portarti fuori di qui. -
Attese una sua reazione. Nulla.
- Vuoi restare? - le chiese perentorio.
Fece cenno di no con la testa.
Nasser entrò dentro e le andò incontro. La ragazza si coprì con un gesto istintivo la testa con le mani come se si aspettasse di essere colpita.
" Ti sei mosso troppo velocemente " si rimproverò l' assassino.
Tese dinuovo la mano e la prese con gentilezza per un polso facendola alzare.Lei lo seguì docile con lo sguardo rivolto verso terra.
Una volta fuori l' assassino la lasciò andare per montare a cavallo. Una volta in sella vide che continuava a fissarsi i piedi.
- Metti il piede nella staffa per darti lo slancio. Ti prendo io .-
Le sue parole la scossero per il semplice fatto che le  parlavano con una naturalezza che stonava con tutto quello di terribile e anormale che fino ad allora le era capitato. Fece quanto le era stato detto e sentì l' uomo issarla con facilità dietro di sè.
- Non mando il cavallo al trotto, tranquilla.- le disse senza girarsi.
Saitel rimase stupita di quati significati erano nascosti in quelle parole. Non solo le dava l' opportunità di scegliere e non di essere costretta a tenersi aggrappata a lui per non cadere per terra, ma le permetteva di rilassarsi cullata da un' andatura confortevole.
" Forse non sono capitata nelle mani di un uomo malvagio." si concesse di pensare.
Quando il cavallo si mosse i primi movimenti la misero comunque a  disagio.
La vicinanza di un corpo che non conosceva le faceva provare un certo timore che di lì a qualche istante la situazione si sarebbe potuta ribaltare in peggio. D' altra pare moriva dalla voglia di fare mille domande per sapere tutto il possibile. Combattuta tra emozioni contrastanti ritenne piu' cauto trattenersi per il momento.
Fu l' assassino a toglierla dall' imbarazzo.

 

- Mi chiamo Nasser- le disse dopo unn po' l' assassino per spezzare quel silenzio carico di tensione.
- Mi piacerebbe conoscerti un pò visto che una parte della nostra vita sarà in comune.-
Le parole dell' uomo ebbero su di lei un effetto a dir poco sconvolgente.
- Insieme ? Una vita insieme?Ho capito bene? Chi lo ha deciso ? Sono una prigioniera? La vostra schiava? - e mano  a mano che le considerazioni cui approdava Satiel si facevano grevi di significato le lacrime le ripresero a scorrer copiose sul viso.
L' uomo si maledisse in silenzio per le frasi appena pronunciate.
Intanto senza nemmeno concedersi il tempo di intervallarsi per permetterle di  riprendere fiato le domande della ragazza continuarono a raffica.
- Vi prego sapete la verità? Potete dirmela? Morirò non è vero?-
Nasser la sentiva agitarsi sempre più convulsamente in perfetto sincronosmo con la crescente velocità con cui formulava i suoi quesiti e glieli urlava nelle orecchie.
Tutto questo stava andando ben oltre i limiti della sua provata pazienza, oltre al fatto che trovava estremamente irritante che lo accusasse a piu' riprese di volerla uccidere nonostatnte la cosa fosse già stata  affrontata e chiarita,soprattutto perche'tirando le somme doveva considerarlo un uomo estremamente stupido dato che pur volendo ucciderla  l'aveva fatta sedere dietro di lui a cavallo offrendole così pericolosamente la schiena.
Fece fermare spazientito l' animale e scese con un balzo.La nuova posizione sbilanciò sulla sella la ragazza che si dovette appoggiare con tutte due le mani per non perdere l' equilibrio.
L' assassino ne approfittò e la tirò giù di malagrazia facendola cadere al suolo. L' impatto col terreno sembrò scuoterla da quell' attacco di panico e la fece smettere di parlare, tutto ciò con grande sollievo dell' uomo che desiderava solo potersi spiegare in tranquillità.
- Ascoltami - disse approfitando del momento favorevole.
- Non sono un santo, sono un assassino. La mia pazienza si sta consumando.- Nassser la guardò bene negli occhi  e ciò che vide non gli piacque.
Il terrore andava bene nello sguardo delle sue vittime, non della persona che gli stava davanti e che non aveva colpa per tutto quanto era successo.
- Mi dispiace piccolina. - le disse nel modo che gli sembrava più rassicurante possibile.
- Ti sei trovata a far parte di un qualcosa più grande di te.- e fu il suo turno ad essere triste.
Quelle parole sembrarono fare breccia in lei ,e tirandosi su dalla polvere gli si accostò per guardarlo meglio in viso.
Nasser la fissò a sua volta e gli venne spontaneo raccontarle la verità dei fatti.
- Era stato dato l' incarico alle persone che ti hanno rapita e che hanno ucciso i tuoi famigliari, di procurarci una ragazza in età da marito che volesse cambiare lo stile della sua vita accettando di venire a vivere a Masiaf come compagna e madre dei figli di uno di noi.
Quello che si cercava di fare era adattare le esigenze di entrambi per migliorarle nella più positiva delle prospettive.
La ragazza doveva decidere in piena libertà perchè se avesse accettato non le sarebbe stato più concesso di ritornare  sui suoi passi.
Forse la colpa è interamente da imputare a me , perchè è stata la mia incapacità a trovare una compagna a far si che il nostro Maestro si rivolgesse a  mediatori estranei.Pensavo ingenuamente che iniziare una vita in questo modo sarebbe stato ottimo per cominciare a conslidare un rapporto con una donna,ma sono pienamente consapevole che le morti non sono mai buoni inizi.
Quando ti ho vista sul pavimento della stanza dove eri rinchiusa ho desiderato molto lasciarti libera, ma al contempo mi sono anche posto un' altra domanda : chi si sarebbe preso cura di te?
Le mie scuse per quello che ti è successo non sarebbero servite a nulla e nemmeno il fatto che ho vendicato le morti dei tuoi parenti con quelle di coloro che li hanno uccisi, dunque ti chiedo di accettare il mio aiuto finchè non avrai deciso per te stessa.
Ti chiedo solo di rispettare la piccola finzione di noi due assieme perchè tutti se lo aspetteranno e soprattutto perchè non ti posso tenere accanto a me per nessun altro motivo. Cosa ne pensi ? Ritieni di poter accettare? -

Satiel rimase muta. Il suo primo impulso fu quello di desiderare ardentemente di non essere mai nata.Il secondo fu quello di uccidere la persona che gli stava davanti.Le venne da ridere ripensando che pochi minuti prima aveva creduto che in tutto quello che le era capitato questo uomo non era una figura tanto malvagia.
Lui era malvagio. Era l 'origine dei suoi guai, dei suoi lutti e di tutti i suoi sogni infranti, e per di più adesso le faceva delle richieste che avevano dell' inaccettabile.
- Fatemi capire bene - iniziò articolando molto lentamente le parole, - io dovrei ,per il mio stesso bene naturalmente, far finta di essere la vostra amante dato che voi avete interpellato per risolvere i vostri problemi di discendenza, delle persone a cui la situazione è così tanto sfuggita di mano da compiere una strage invece di fare da sensali per il matrimonio?-
Lei non si accorse di stare urlando nel dire le ultime frasi,ma all' uomo questo particolare non sfuggì. Aurtomaticamente si preparò alle inevitabili conseguenze.
- Vedila come lo ritieni più opportuno. Il valore della mia proposta non cambia.- Rispose con tono piatto.
Fu come appiccare un incendio.
La ragazza era ben consapevole di essere di struttura minuta, di non avere forza già in partenza, che lui era alto, molto più alto di lei, che aveva il corpo solido come la roccia ed era armato di tutto punto,ma questo non le impedì di avventarglisi contro.
Fu il classico esempio di mosca che molesta un elefante.
Gli si lanciò addosso senza pensare che non sarebbe mai riuscita a toccarlo.
Nasser si limitò a bloccarla per i polsi e attendere che sfogasse tutta la rabbia che nutriva in petto esibendosi in pietosi quanto vani tentativi di colpirlo.
- Vi odio! Vi odio!- non faceva che ripetergli paonazza in volto per lo sforzo e l' impeto dei suoi gesti.
Lo sfogo durava già da un pò quando l' uomo decise di porre fine a tutta la sua sceneggiata. Le bloccò  il corpo con un movimento rapido stringendola in un abbraccio duro come una morsa. Tenedola stretta a sè in questo modo prese a sussurrarle nell' orecchio con voce pacata per cercare di calmarla.
- Basta ,adesso .Calmati. Ti farai solo del male,calmati.-
Alla fine i suoi modi persuasivi ebbero la meglio e la sentì esausta rilassarsi contro di sè e rinunciare a lottare per scoppiare in una serie di singhiozzi che la facevano tremare tutta.
Nasser sperò tanto in cuor suo che questa fosse la fine da cui poter ricominciare.
- Come ti senti ?- le chiese dopo qualche minuto che si era ripresa.
Satiel non aveva voglia di racontarsi a lui, di fargli sapere se stava bene ,male o che altro. Il loro sarebbe stato un semplice rapporto di convenienza, ti do per riceve , il tutto si sarebbe esaurito in quei termini.
- Raccontatemi della nuova vita che mi aspetta se volete rendervi utile,signore. - rispose acida.
- Bene.- rispose l' uomo colpito dallo sbalzo repentino d'umore.
- Guardami negli occhi quando ti parlo, perchè tutti si aspetteranno che tu lo faccia -
disse facendola girare verso di lui. Satiel lo fissò con odio.
- Le donne a Masiaf chiamano i loro uomini per nome. Ti ricordi il mio?- le domandò.
- Come potrei dimenticare chi ha cambiato il corso della mia vita per sempre, Nasser. - rispose gelida.
- E' già qualcosa.- bofonchiò
- Stai alla larga dagli altri assassini, specialmente da quelli che indossano divise bianche lunghe come la mia.-
- Perchè?-
- Sono assassini di alto rango, maestri, poco pazienti ,veramente poco pazienti.- e così dicendo le riservò una lunga occhiata carica di significati.
- Sono sempre estremamente indaffarati per le missioni estremamente importanti che vengono loro affidate e per il fatto che ci tengono molto a mostrare a tutti il loro grado di abilità. Non esiteranno a far ricorso a dimostrazioni pratiche se necessario. Evita sempre di trovarti nei paraggi quando accade.-
- Lo terrò a mente.-
confermò con tono annoiato. - E'importante ,sciocca.- le rispose innervosito.
- Perdonatemi, maestro assassino, ma non rispecchiate molto questi personaggi da voi descritti  pur essendo uno di loro.-
Nasser le rifilò un ceffone in pieno volto che la mandò a terra e una volta raggiuntola la sollevò bruscamente tirandola per i capelli.
- Desideri che continui ?-
Troppo sorpresa per parlare, considerando che il dolore non era eccessivo,Satiel si limitò a scuotere la testa.
L' assassino l' aiutò a rimettersi  in piedi e fissandola le disse :
- Questo accade sempre prima o poi con chi ci provoca.-
- Ho capito Nasser.- fece lei ad un tratto servile.
- Bene. Tra tutti gli assassini d' alto rango che vengono chiamati priori, da uno ti devi guardare particolarmente in  tutti i momenti. Ti sarà facile perchè non è un tipo molto socevole ed è impegnato in battaglie tutte sue,oltre quelle che deve svolgere per l' ordine. Il suo nome è Altair.-
-Al- tair?- pronunciò incerta
- Si, Altair, il  braccio destro di Al Mualim.-




 

- E  anche lui è solito picchiare le donne?- gli disse a bruciapelo riuscendolo a mettere in difficoltà
- Non gliel' ho mai visto fare. - rispose Nasser comprendendo in quel momento che il comportamento che aveva adottato con lei non era stato dei migliori.
- Mi dispiace, sono più abituato a trattare con i miei simili che con delle ragazze. Ho reagito con te come avrei fatto con un mio sottoposo.- le tese una mano sperando che accettasse il gesto riappacificatore
- Dobbiamo fare ancora molta strada e non possiamo affaticare troppo il cavallo,conviene che proseguiamo.- concluse in maniera spiccia.
Satiel decise di accettare quella specie di compromesso riappacificatore tra di loro sentendosi tra l' altro troppo stanca per elaborare chissà qual piani per il futuro.Si lasciò aiutare docilmente a risalire in sella pur sforzandosi con tutte le sue forze di non lamentarsi sebbene incominciasse ad accusare la fatica per la mancanza di riposo e di cibo e di mantenersi ben eretta e staccata da lui.
Era trascorso molto tempo da quando avevano ripreso a cavalcare ,ma non avevano pronunciato una sillaba in più dall' ultimo scambio di battute.La ragazza dentro di sè moriva dalla voglia di fargli mille domande,di rivelargli che prima che succedesse tutto quanto si stava per sposare e quindi sapeva più o meno che cosa le sarebbe derivao da quella unione,mentre per questa nuova situazione era in profonda apprensione non sapendo praticamente quasi nulla.
Le sarebbe piaciuto sentire qualche parola di incoragiamento,la descrizone del posto in cui si stavano dirigendo ,ma l' unico suono che percepiva era il sordo rumore degli zoccoli sul terreno.

  
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