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Autore: Crying Lightning    11/08/2011    1 recensioni
I suoi problemi lo avrebbero cullato quella notte come avevano fatto nelle precedenti e lo avrebbero svegliato bruscamente la mattina successiva, accompagnandolo per tutta la giornata, come sempre.
E se quella sera, causa alcool, lo avevano lasciato solo per un po’, non doveva preoccuparsi né stare in pensiero se non li vedeva tornare. Sarebbero arrivati e lo avrebbero colpito più forte di prima, stordendolo.
Ora però non c’erano, non era meglio approfittarsene?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica era assordante. Non aveva idea che la voce del cantante dei Good Charlotte potesse essere così assordate, fino a quel momento.
Anche se, in fondo, la musica era solo l'ultimo dei suoi problemi.
Neanche le luci psichedeliche della sala o la folla che, tutt'intorno a lui, sembrava voler aumentare il volume dei decibel fino al massimo, no, neanche questo importava.
Ancora si chiedeva perché avesse accettato l'invito a quella festa.
Si ricorda precisamente le parole di Julian: "Amico, devi venire stasera, questa sera cambierà la mia vita".
Ancora non era successo nulla di così importante, a parer suo.
Spostò ancora gli occhi verso quella bellissima ragazza al lato della sala né per la prima né, certamente, per l'ultima volta quella sera.
Cercò di ignorare il fatto che era dannatamente vicina ad un altro ragazzo. A Julian, per l’appunto.
Quasi involontariamente, immaginò di essere al suo posto. Di essere lui, a stringere tra le braccia quella ragazza, di esserelui a poterla baciare ogni qualvolta ne sentisse la voglia e di essere sempre e solo lui ad assaporare quel dolce e fruttato sapore della sua pelle.
Tentò di ricordare quando avesse iniziato a pensare a lei in quel modo, a quando avesse iniziato a desiderarla in quel modo e trovò risposta in una fresca sera d’ottobre di un anno fa.
Diverse sere erano passate da quella, fino ad arrivare a quell’afosa e quasi soffocante serata di maggio che, con un cielo azzurro turchese e privo di nuvole, faceva da sfondo a quella movimentata festa.
Preferendo il susseguirsi di quei dolci quanto sfocati ricordi a quella dolorosa e cruda realtà che si stampava sulla sua retina, si sforzò di rievocare tutto il possibile di quel giorno che lo cambiò.
Cos’era... La morbidezza dei suoi capelli lunghi e color cioccolato? Il suo dolce aspetto che tradiva un senso di fragilità che tanto gli ispirava un sentimento di protezione? I suoi occhi o il suo sorriso? O magari la sua risata coinvolgente e cristallina? No. No, nulla di tutto questo.
Lei poteva essere bassa, bionda, con gli occhi verdi e il naso grosso, l’avrebbe amata lo stesso.
Non era il suo aspetto, che comunque apprezzava e bramava, era lei. Semplicemente lei.
Sempre lei, però, era ignara di tutto questo. E per lui, lo poteva benissimo restare.
La ragazza, infatti, aveva occhi solo per Julian dal liceo. Ne era perdutamente innamorata e lui, al tempo, l’aveva persino aiutata con un bacio, a far svegliare Julian dal suo timido torpore e a farli mettere insieme.
‘Maledetto me e quando ho deciso di aiutarla’ Se l’era detto più volte e altrettante si era convinto che sarebbe successo comunque, con o senza il suo aiuto. Perché era destino.
 
Ne era innamorato, è vero, ma non del tutto cieco all’evidenza.
Si vedeva che stavano bene insieme, che quando litigavano cercavano mille modi per fare pace e rimediare, che semplicemente Julian non vedeva l’ora di tornare da lei, anche per poco tempo. ‘Il che è tutto dire’ Julian infatti era cambiato per lei.
Lui era il classico ragazzo che sì, è adorabile e tutto, ma che vuole il suo spazio e il suo tempo per le cose. Appena si sentiva un po’ “controllato” o in gabbia, fuggiva. Lui prendeva tutte le cose per scontate, gli piaceva fare quello che voleva, quando, dove e con chi voleva senza curarsi delle conseguenze.
Credo fosse questo uno dei motivi per i quali lei se ne è innamorata.
Lui era libero e lei non si sarebbe permessa di compiere quel famoso passo falso che hanno compiuto tutte le sue ex.
Ed è così che anche lui si innamorò di lei.
Lei non faceva troppe domande, non lo assillava e allo stesso tempo si preoccupava per lui. Non era banale come tutte le sue precedenti conquiste, non pretendeva nulla da lui, era brillante e bella. Apprezzava qualsiasi gesto, per quanto piccolo o apparentemente insignificante poteva essere, che la facesse sentire desiderata e amata. Era ironica ma nonostante cercasse di sembrare sfrontata e sicura di se, era indecisa e faceva di tutto per nascondere la sua fragilità.
Era sensibile ma non permalosa.
Il suo essere sempre diplomatica poi, la rendeva capace di spegnere incendi ancor prima che scoppiassero veramente. Non c’erano più quei problemi di comunicazione che aveva con le altre, niente più discussioni inutili.
 
Era proprio da tutti quei monologhi di Jules che si perdeva nell’elencare tutte le cose che adorava di lei e ne enfatizzava i pregi (come tutti gli innamorati che rispettino) che aveva capito di esserne innamorato anche lui. Era praticamente un anno che si struggeva per un amore platonico e irrealizzabile.
 Si faceva un po’ pena per non esserne ancora uscito da questa cosa. Non che non ci provasse eh, solo che appena la vedeva, le parlava o, per qualche caso veramente raro, la sfiorava, tutto andava meravigliosamente a farsi fottere.
 
“Hei, sei ancora tra noi?” Poche parole e un’amichevole pacca sulle spalle lo risvegliò dai flashback della sua mente. E toh! Guarda chi è.
“Sì, certo” Un po’ insicuro e totalmente finto. Però stava migliorando, nel mentire. ‘Quando la situazione lo richiede…’
“Uhm. Quanto tempo è che non ci facciamo una bella chiacchierata, eh? Dai, ora è arrivato il gran momento!”
“Scusa, ma non credo di aver capito in che cosa consisterebbe questa svolta” Ci pensava da un po’ ma non ne veniva a capo. Quel sorriso a trentasei mila denti di Jules non lo aiutava nemmeno. Era propriofelice.
“Lo vedrai. È una cosa seria ma sono convinto di ciò che sto per fare”
Troppo criptico per i suoi gusti. Cosa stava per fare? Questa domanda poteva finire tranquillamente in quei quiz show televisivi dove se indovini vinci un sacco di soldi ma nella maggioranza delle volte perdi e fai una figura di merda.
Mentre s’interrogava sull’enigmatico amico, lo vede scomparire e mimetizzarsi nella folla.
‘Farà qualche cazzata, come suo solito’ Decise, per il momento, di fregarsene e di bersi qualcosa.
 
Sì e no, 10 minuti dopo Adam aveva trovato qualche suo amico che era capitato alla festa e, con un bicchiere pieno di qualche bevanda dolciastra, chiacchierava amabilmente con loro.
Tutti però, si interruppero quando una voce, eccitata quanto in panico, li fece prender coscienza di ciò che stesse accadendo proprio fuori da quella stanza, su quella terrazza immensa.
“OH MIO DIO! GL-GLIELO STA CHIEDENDO!” Nicole. Era stata lei ad urlare in quella maniera.
Tutti si girarono immediatamente verso le vetrate che lasciavano intravedere Julian inginocchiato mentre teneva la mano alla “famosa” ragazza.
Era immaginabile cosa stesse succedendo là fuori. Era quasi palese, ma non ci voleva credere.
Adam si rifiutò di crederci. Era questa, dunque, la svolta?
Assistette a tutta la scena in silenzio, come tutti i presenti.
 
Per un istante credette che gli avrebbe risposto “no“.
Per un attimo pensò che avrebbe fatto meglio ad uscire su quella terrazza e dire che la amava e l’aveva sempre fatto.
Per un secondo gli parve anche che il cuore perdesse battiti e subito dopo realizzò che era così.
Passati, però, gli istanti, gli attimi e i secondi, rimase solo un grande vuoto.
 
Che non se l’aspettasse era ormai chiaro quanto inutile.
LUI le stava chiedendo di SPOSARLO.
È vero che era una ragazza splendida e sì, un ragazzo furbo probabilmente l’avrebbe già portata all’altare da un pezzo ma...                 Julian. Lui era allergico a queste cose!
Sembrava ieri che sua zia si doveva sposare e lui ha fatto di tutto per non andarci.
La scusa ufficiale era “Mi dispiace davvero tantissimo, non posso proprio venire, mi sono rotto la caviglia cadendo dalle scale” la zia era ovviamente dispiaciuta ma, vedendolo in stampelle con quell’espressione un po’ furba e un po’ innocente, non lo forzò e gli augurò di guarire presto.
La verità era che “Mi viene l’orticaria solo a pensare a quella finzione, è tutta una farsa lunga ore e ore che ti incastra per tutta la vita e io non ho alcuna intenzione di parteciparvi da invitato, figurarsi da sposo”.
Tutti erano a conoscenza di come la pensava riguardo al matrimonio. L’aveva ripetuto e ribadito più e più volte. Coglieva sempre l’occasione per dire “Io non ci casco” o “Non capiterebbe mai a me” quando riceveva la notizia di un altro imminente matrimonio.  Era l’Anti Cristo dei riti nuziali e annessi.
Poi gli tornarono alla mente i pensieri di prima riguardo a quanto si fosse “addomesticato” pur di averla con sé. Inizialmente si rifiutò di credere che fosse cambiato così tanto per lei ma poi, pensandoci bene, anche lui al suo posto avrebbe fatto di tutto per lei.
 
Si riscosse dai suoi pensieri appena in tempo per vederli entrare. Erano entrambi sorridenti ed euforici, si scambiavo sguardi dolci, felici, innamorati. Notò che le loro mani erano intrecciate e.. Sì, indossava l’anello.
Gli venne da ridere quando sentì quel retrogusto di delusione, pensando davvero di essere un idiota anche solo per aver pensato per un attimo che lei potesse rifiutare.
Un boato e un mucchio di altre cose esplosero nella sala. Chiacchiericci, urli di gioia, fischi di incitamento, cori dell’alleluia, persino lacrime di commozione.
Si accorse che anche sul suo viso c’era una lacrima, una sola, e che no, non era di commozione.
Sapeva più di rassegnazione all’aver perso tutto quel tempo dietro a una persona tanto fantastica quanto irraggiungibile. In ogni caso, se ne liberò in fretta e ingurgitò tutto il liquido rimasto nel bicchiere, riempiendolo di vodka e svuotandolo di nuovo. Il tutto per ben 5 volte di fila.
Sarebbe anche andato avanti se fosse stato per lui ma sarebbe stato sbagliato.
Si sarebbe ubriacato facendo stare male Jules che si sarebbe preoccupato per lui, l’avrebbe portato a casa e, tentando di carpire informazioni sul perché si fosse ridotto in quello stato, avrebbe passato la notte sul suo divano, lasciando la sua bella a casa da sola. Senza contare che si sarebbe dovuto inventare un motivo credibile ed era stanco di mentire. Insomma... No. Bere non era la cosa più brillante da fare.
Vedeva Julian così felice che non poté che esserlo anche lui, sebbene in minor parte.
La ferita bruciava e ogni bacio o vario contatto che si scambiavano gli ormai futuri promessi sposi lo lacerava ancora di più fino a lasciarlo sfinito e vuoto.
 
Per un attimo incontrò i suoi occhi. Ne rimase scottato. Erano brillanti, lucenti. Probabilmente stava trattenendo le lacrime. Lei sorrise, era così bella che non poté che fare lo stesso anche lui.
Nell’istante in cui i loro occhi erano incatenati da un filo invisibile, si promise che avrebbe voltato pagina, sarebbe stato veramente felice per loro, non avrebbe fatto un altro sorriso finto come da un anno a questa parte aveva preso abitudine di fare. Avrebbe trattenuto solo i ricordi piacevoli e felici, accantonando ogni dolore. Ci sarebbe stato sia per Julian (che aveva trascurato per non rivivere in continuazione la spiacevole sensazione di tradirlo e invidiarlo) che per lei (evitava anche lei per il semplice fatto che gli ricordasse di non appartenergli).
Ci sarebbe stato sia nei momenti buoni sia in quelli più bui.
Avrebbe smesso categoricamente di sperare che Jules suonasse alla porta di casa dicendo ‘è finita, non mi vuole rivedere mai più, posso restare qui per un po’?’.
Tutto sembrò un po’ più leggero quando la sua mente partorì questi pensieri. Credette davvero di poter tornare ad essere il miglior amico di Jules e un comunque fidato amico di lei. Come un anno prima.
L’illusione durò poco e quando senti lo stomaco che si contorceva e minacciava di buttare fuori tutta quella vodka, capì che sì, tutto era più leggero, ma non per quei pensieri.
Scrollò le spalle e fece finta che non fosse così. Sì cullò in quella illusione ancora per un po’, non voleva tornare subito alla realtà. Voleva un po’ di respiro. Che c’era di male, in fondo?
Aveva finto di stare bene e non provare niente per lei per tutto questo tempo, poteva benissimo continuare per un’altra sera, no?
 
La caratteristica dei problemi è sempre stata quella di essere mostri morbosi che ti entrano nel profondo e se ne stanno lì, corrodendoti da dentro, fino alla soluzione di essi.
Potevano essere paragonati a degli assediatori che occupavano una città, eludendo ogni tipo di difesa, sopprimendo ogni forma di resistenza.
I suoi problemi lo avrebbero cullato quella notte come avevano fatto nelle precedenti e lo avrebbe svegliato bruscamente la successiva mattina, accompagnandolo per tutta la giornata, come sempre.
E se quella sera, causa alcool, lo avevano lasciato solo per un po’, non doveva preoccuparsi né stare in pensiero se non li vedeva tornare. Sarebbero arrivati e lo avrebbero colpito più forte di prima, stordendolo.
 
Ora però non c’erano, non era meglio approfittarsene?



~
Ooookay.
Cioè, non so nemmeno perchè l'ho pubblicata x°° Non ha nè un vero senso logico nè una trama interessante. Solo uno dei miei scleri notturni. Ma è tutta colpa di una certa persona che mi ha ricattatato <_<
Se fosse per me, l'avrei tenuta in una cartella remota del pc o direttamente nel cestino. Ergo, lo so, fa pena.
Non so nemmeno se leggerà qualcuno quindi non ha senso continuare a cianciare.
Ultima cosa. è vero, 'Lei' non ha un nome. Prendetela come libera interpretazione. ^^
  
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