Wooper (femmina, questo è un maschio per via delle antenne)
Starly
Gliscor
Tangrowth
Granbull
Nidoking
Il Team Rocket si ritira e se la gode!
James
stava sdraiato sul futon, solo un paio di slip grigi e neri indosso, i
capelli
violacei tagliati più corti rispetto a qualche anno prima
seppur comunque
lunghi sparsi sul guanciale all’occidentale. Era quasi
paralizzato, la calura
si faceva sentire impietosa già di mattina. Beh, tanto
presto non era – erano
passate le undici – ma era vacanza, e si poteva oziare a
letto. Emise un
gorgoglio stanco, “che caldo”.
Allargò
le gambe e le braccia prendendo possesso di tutto il futon
matrimoniale, si
stiracchiò e sbadigliò prima di rilassarsi
nuovamente. Dei rumori provenivano
dalla stanza accanto, e la sua voce che voleva far passare per un
bisbiglio lo
fece sorridere.
“Adesso
andate a svegliare papà, e …”
“Guarda
che ti sente”.
Un
rumore molto familiare di qualcosa di sordo e al tempo stesso metallico
–
sicuramente gli aveva mollato un cazzotto proprio sopra il medaglione
dorato.
James si girò su un fianco dando le spalle alla porta, e
chiuse gli occhi.
“Papà!”
“Papino!”
Due
specie di Aipom gli saltarono addosso con l’intento di
immobilizzarlo, e James
che fingeva ancora di dormire dovette trattenersi dal ridere.
“Papino,
sveglia!” strillò allegra Jackie con quella vocina
adorabile, a cavalcioni sul
suo fianco.
“Andiamo,
papà, svegliati!” tuonò Johnny, e da
figlio di sua madre gli mollò uno schiaffo
sulla guancia per indurlo a reagire. Il fatto che non si muovesse un
dito
lasciò interdetti i due bambini, che si guardarono un
istante. James approfittò
di quel secondo di distrazione per uscire dal suo letargo e sopraffarli
con un
urlo da mostro che li fece strillare divertiti.
“Vi
ho presi, piccoli Ledian!” esultò James piombando
su di loro che continuavano a
strillare e a ridere, immobilizzò le braccia di Johnny (il
più pericoloso) e sollevò
Jackie come se fosse stata un sacco, i capelli tra il blu e il lavanda
gli oscurarono
la vista; Johnny cominciò a mollare calci che per poco non
lo colpirono alle
parti basse, “Ahi! Ehi, tu!”, James
lasciò andare Jackie così da avere tutte e
due le mani libere per occuparsi di Johnny, lo immobilizzò
ma nel frattempo
Jackie gli si era arrampicata sulla schiena, “No no no, non
ci provare!” James
si concentrò sulla piccola, Johnny si trovò
libero e pronto ad attaccarlo a sua
volta, James li afferrò tutti e due dimenanti.
“Ecco
che arrivano i rinforzi!”
Il
tono da generale in battaglia, Jessie entrò nella stanza e
si tuffò nella
baraonda con l’evidente scopo di aiutare i suoi figli e
mettere il compagno
alle strette; “Eh no, signorina!” James
lasciò i due, la prese in vita e la
scaraventò dall’altro lato del futon,
ma sarebbe stata solo quella la sua unica vittoria perché
Jessie era
intenzionata a vincere anche quella lotta finta…
“Jessie, no!” gridò alla fine James,
pancia sotto e quasi con le lacrime agli occhi, mentre Jessie era
seduta a cavalcioni
sulla sua schiena imitata dai figli e lo teneva a bada tirandogli i
capelli.
“Di’
che ti arrendi!” gridò lei.
“E’
normale, sono uno contro tr… - aaaahiooo!” Jessie
gli aveva strattonato i
capelli verso l’alto.
“Di’
che ti arrendi!”
“Mi
arrendo!”
“Yu-huuu,
abbiamo vinto!” esultò lei braccia in alto, e
James colse al volo l’occasione
per rigirarsi su sé stesso e far rotolar via di dosso tutti
e tre; Jessie stava
perdendo l’equilibrio ma lui l’afferrò
per le spalle portandosela vicino ridendo,
e i due si scambiarono un profondo bacio complice e felice.
“Bleah,
che schifo!” sentenziò Johnny vedendoli
abbracciati.
“Ne
vuoi uno anche tu?” lo provocò Jessie girandosi
verso di lui, in faccia
un’espressione divertita.
“No
no, per carità!” così dicendo, Johnny
scappò fuori dal futon devastato, e sparì
dalla stanza seguito a ruota dalla piccola Jackie.
Jessie
tornò a guardare James, entrambi ridendo sotto i baffi.
“Allora,
ti alzi adesso?”
“No”.
L’abbracciò
e delicatamente la fece rotolare accanto a sé, una gamba
sulle sue per tenerla
più vicina.
Jessie
aveva indosso solo un paio di mutandine ed un top giallo che in quei
giorni
d’estate usava come babydoll, e James notò con
piacere la presenza vivace dei
suoi capezzoli sotto di esso.
“James,
fa caldo” si lamentò lei cercando di schiodarsi la
sua gamba da dosso, ma lui
non se ne curò e la baciò sulle labbra,
sorridendo. Ovviamente quella del caldo
era tutta scena: lei non si sottraeva ai suoi baci, anzi gli cinse il
collo con
le braccia lunghe e magre, senza difese come una bambina.
“Piccioncini,
volete alzarvi? Io muoio di fame – miaoo”. Meowth
entrò nella stanza, ritto
sulle zampe posteriori e quelle anteriori ben conserte, apparentemente
seccato.
“Perché
non vai tu con i bambini, Meowth?” gli propose spudoratamente
James, tenendo
ancora stretta Jessie. “Vi raggiungiamo subito”.
Meowth
fece roteare gli occhi azzurri, “dove avete il portafogli?
Non sborserò un
centesimo, io”.
“Ehm…”
James stava cercando di ricordarsi dove l’aveva lasciato.
“Quanto
sei distratto, James!” sbuffò Jessie, al che lui
rispose con fare leggero:
“pensaci tu, amore, dividiamo dopo!”
“Quando
ti presto dei soldi, poi non li rivedo più!”
rimbeccò lei. “James! Non avrai
mica già speso tutto?”
Jessie
stava già alterandosi, ma James la bloccò subito:
“cosa? No, amore, tutto no!”
Jessie
stava cambiando colore a vista d’occhio: il modo in cui le
aveva risposto le
aveva fatto presagire che gli fossero rimasti pochi dollari.
“JAMES!”
“Ci
ho ripensato, Meowth, ci vestiamo e scendiamo insieme!” In un
battibaleno James
era balzato fuori dal futon, e con un’arietta superficiale
era sfuggito alla
tempesta imminente chiudendosi a chiave nel bagno. Meowth, che aveva
avuto la
sfortuna di vederlo per bene, era a dir poco immobilizzato dalla nausea.
“Povero
me!” esclamò una volta rinvenuto strofinandosi gli
occhi felini, “povero me! Me
lo ricorderò per tutte le mie sette vite! James, sei
disgustoso! Povero me!”
Borsa
termica, crema solare, olio abbronzante, costumi all’ultima
moda, ombrellone, salvagente,
pannello abbronzante, lettore mp3, portafogli (quello di James,
riemerso dal
nulla): tutti presenti e pronti a partire alla velocità
della luce alla volta
della spiaggia!
Avevano
affittato un bungalow per due settimane in quella piccola
località balneare.
Non era una zona granché frequentata, ma proprio
perché le discoteche e altri
divertimenti di sorta si trovavano nelle cittadine vicine, i costi di
soggiorno
lì erano decisamente più abbordabili. Inoltre, la
sabbia era pulita e ci
volevano diversi metri prima che il fondale marino diventasse profondo,
l’ideale per Jackie che non sapeva ancora nuotare.
Dopo
aver fatto colazione con gelato al cioccolato al chiosco sul lungomare,
l’allegra famigliola si diresse alla spiaggia libera
già gremita di bagnanti.
Nel
giro di mezzo secondo, Jessie era già prona su una stuoia e
James supino
reggeva un pannello per attirare i raggi solari, occhiali da sole e
oliati come
due wurstel pronti alla cottura; Johnny e Jackie erano ricoperti di
protezione
per bambini da capo a piedi tanto da sembrare due Seel rinsecchiti, ma
non per
questo meno intenzionati a sfidare le onde con i loro salvagente a
forma di
Magikarp; al riparo sotto l’ombrellone, Meowth si teneva
invece a debita
distanza dall’acqua su una piccola sdraio a leggere una
rivista.
Gli
altri Pokémon che erano con loro in quel periodo avevano
diviso le loro
preferenze tra una sana dormita (era il caso del Tangrowth di James e
del
Gliscor di Jessie) e allegri giochi (era il caso della femmina di
Wooper di Jackie
e dello Starly di Johnny, svolazzante in cerchio sopra i due bambini).
“Mmmh,
preparatevi a passare una giornata di relax…”
Risate
in sottofondo.
“Mmmh…
una giornata di relax mooooolto lunga….”
Rumore
delle onde.
“Proprio
così…Uh, guarda, un cruciverba. Jessie, hai
portato una penna?...”
Johnny
schizzando acqua agli altri bagnanti, “molto bene!”
Jackie
piagnucolante travolta da un’onda, “molto
male!”
Una
tranquilla giornata di vacanza in famiglia per il Team Rocket.
Johnny
smise di schizzare acqua alla sorellina e si voltò a
guardare la figura
controluce che faticò inizialmente a riconoscere.
Era
alta, con i capelli biondi legati in uno chignon seminascosto da una
paglierina
da mare a tesa larga decorata da un nastro di seta. Il fisico rivelava
che non
era più giovanissima, ma non per questo in ottima forma; il
costume intero era
esattamente uguale a quello che indossava quel giorno la sua mamma,
solo che
invece di essere rosso era blu.
“Chi
è, Johnny?” chiese Jackie, aggrappata ancora al
suo Magikarp di plastica. Il
suo Wooper di nome Lyla nuotò in cerchio attorno alla
padroncina, alquanto
perplessa.
La
donna abbozzò un sorrisetto poco raccomandabile.
“Ma che bella bambina che
sei!” la piccola indietreggiò quando
l’estranea si chinò inquietantemente verso
di lei.
“Cosa
c’è, brutta zia?” disse a questo punto
Johnny, appellativo che fece a dir poco
accapponare la pelle alla donna.
“Come
ti permetti, piccolo scostumato!” gli disse minacciosa,
“io sono ancora giovane
e bella!”
“Sarà,
ma la mamma dice che sei solo una brutta strega”
asserì Johnny mettendo le
braccia conserte, e la guardò scocciato.
“Ma
allora la conosci!” esclamò Jackie sollevata, e
Lyla saltellò anch’ella tirando
un respiro di sollievo.
“Certo
che la conosco” assicurò Johnny,
“è quella brutta befana che sta sempre insieme
a quel mollusco coi capelli verdi…”.
“Bin?”
“Esatto!”
“BUTCH!!!!”
Schizzò fuori dall’acqua a pochi centimetri da
loro facendo volare il finto
Wartortle che aveva usato come copertura.
Cassidy
trasalì all’urlo del suo compagno.
“Idiota! Ci avranno scoperto!”
I
due malvagi membri del Team Rocket girarono contemporaneamente la testa
verso
l’ombrellone dove i tre adulti con i loro Pokémon
riposavano.
Sorprendentemente, nessuno di loro si era accorto di nulla: James aveva
gli
occhi chiusi così come Jessie a pancia in giù e
Meowth russava vistosamente sul
giornale, la penna ancora stretta nella sua zampa destra. Anche i
Pokémon
sembravano nel mondo dei sogni. Cassidy e Butch si scambiarono uno
sguardo di
puro sbigottimento.
“Che
ne dite se vi portiamo a mangiare un gelato?” propose Cassidy
ai due bambini,
ritornando prontamente in sé.
“Già
mangiato, grazie” rispose Johnny, cosa che irritò
visibilmente Cassidy ma che
cercò di contenersi.
“E
se venite con lo zio Butch a comprare un pallone?” propose
quindi Butch.
“Un
pallone da mare?” la cosa parve allettare Johnny, che
considerò per un istante
l’idea.
“Sicuro.
Lì c’è un negozietto che vendono anche
maschere da sub e pinne” sorrise Butch
indicando un punto oltre la spiaggia, “vi va?”
“Ma, Joh”
si intromise Jackie, “mamma ha detto
che non dobbiamo giocare con palloni da mare e maccherine
se…”
“Se?”
Cassidy e Butch allungarono i colli verso di lei.
“Se
papino non tira fuori i soldi che sono ‘ccompassi!”
La
guardarono allibiti. Cosa poteva dire altrimenti Jessie a quelle due
pesti, per
far sì che non chiedessero giocattoli inutili? Inoltre, dal
portafoglio di
James erano magicamente scomparsi
dei
soldi, il che non aveva fatto altro che inacidirla ancora di
più al punto da
intimargli di farli ricomparire prima che venisse sera.
“Oh,
insomma” Cassidy si spazientì, “volete
venire o no?”
“Certo
che no, brutta zia” rispose Johnny con un sorriso
impertinente tutto sua madre.
Adorava prenderla in giro: sapeva fin dall’inizio che mai
sarebbero andati con
loro.
“Non
usare quel tono con me, mostriciattolo!”
“Mio
fratello no è mottriciattolo!” strillò
Jackie, e tirò aria per gridare forte
verso riva: “Papi…”
Butch
le aveva tappato la bocca, Jackie si sbracciava per liberarsi, Johnny
si
scagliò su di lui: “Lasciala!”
L’uomo
si trovò in evidente difficoltà con il ragazzino
che gli stava praticamente
affondando le unghie nel collo, e allo stesso tempo con la piccola tra
le mani
che cercava invano di strillare con quanto fiato avesse in corpo.
“Aiutami,
Cassidy!”
“Ci
penso io”.
Cassidy
afferrò il finto Wartortle che galleggiava lì
accanto, e premuto un tasto sulla
superficie del suo guscio questo si sollevò; prontamente la
donna estrasse dal
suo interno una bomboletta spray. “Questo li
addormenterà per bene” sogghignò,
avvicinandosi a Johnny pronto ad infliggere un morso alla spalla nuda
di Butch.
Lyla,
avvertita la gravità della situazione, si scagliò
contro Cassidy ma questa la
neutralizzò facilmente mollandogli un ceffone a mano aperta
che l’atterrò con
la testa sotto la sabbia. Toltosi da mezzo l’impaccio, la
bionda corse in aiuto
del suo collega intento a trattenere le urla di dolore, e
spruzzò sul naso dei
due bambini il gas addormentandoli all’istante.
Johnny
si staccò dalle spalle di Butch e cadde
nell’acqua, ma Cassidy lo sollevò per
le braccia.
“Andiamocene
di qui” ordinò Cassidy, soddisfatta.
Dall’interno
del Wartortle i due tirarono fuori un pacchettino arancione. Butch
tirò una
cordicella che vi era attaccata, ed istantaneamente il pacchettino si
allargò
ed si gonfiò fino ad assumere le fattezze di un gommone.
Saltarono su, avviarono
il motorino di cui era provvisto e partirono a tutta birra tra lo
scompiglio di
alcuni bagnanti che avevano rischiato di finire travolti.
“Ahi,
ahi! A- a-ahio!” James si mise a sedere massaggiandosi la
testa, gli occhiali
penzolanti da un orecchio solo. Starly scese in picchiata sulla testa
di Jessie
e le riservò la stessa razione di beccate che aveva appena
propinato a lui.
“Ahi,
a-ahi-ahi, ma che - maledetto uccello!” Jessie
cercò di girarsi su sé stessa
maledicendo il Pokémon che stava cinguettando in maniera
fastidiosa.
Jessie
e James provarono ad alzarsi, ma stando troppo tempo al sole si erano
ustionati
al punto che se l’uno era rosso pomodoro davanti,
l’altra lo era di dietro e
faticava a mettersi anche solo in ginocchio.
“Adesso
so come si sente un wurstel sulla griglia!”
“Neanche
le patatine fritte hanno fatto la mia fine!”
“Si
può sapere che ti prende?” anche Meowth aveva
avuto la stessa lezione, così
come Tangrowth e Gliscor, e si massaggiava i due bernoccoli rossi
spuntati come
corna ai lati del medaglione. In quel momento Lyla, scrollandosi la
sabbia di
dosso, emerse fuori dall’acqua e con fare agitato
zampettò da Meowth farfugliando
confusamente in linguaggio Pokémon. Sentendo le sue parole,
Meowth trasalì assieme
agli altri due Pokémon.
“Cosa
è successo? Dove sono i bambini?” chiesero Jessie
e James quasi all’unisono,
intuendo l’allarme sul viso del Pokémon felino.
“Johnny
e Jackie sono stati rapiti!” esclamò Meowth in
preda all’agitazione. Questo
fece totalmente saltare in piedi i due, dimentichi delle scottature.
“Cosa?!
Chi è stato?”
Un po’ pelosi o spigolosi
Forza su, spiegamelo tu!
C’è chi nuota, c’è chi
scappa,
C’è chi vola, c’è chi scotta
C’è chi più di un ghiro
dormirà…
Ma chissà perché tutti quanti
Così diversi son?
Variazione è Pokémozione,
Un ane-ello di mi-isterio-osità!
Acchiapparli, allenarli,
E ballando, adorarli!
allenarli, acchiapparli,
E giocando, coccolarli!...”
“Piantala!”
strillò Cassidy verso Jackie, facendola ammutolire
all’istante. Johnny, legato
come un salame, si allungò a guardare la sorellina.
“L’hai
fatta piangere, brutta befana!”
“Non
sta piangendo” ribatté Cassidy mentre si accendeva
una sigaretta lunga e
sottile. “Vero, piccola?”
Jackie
annuì, tirando su col naso. Era visibilmente spaventata, e
questo non poté che
far piacere alla perfida Cassidy.
“Non
abbiamo esagerato, Cassidy?” le chiese Butch, mentre si stava
passando un
batuffolo intriso di alcol sulla spalla là dove erano
entrati tutti e trentadue
denti di Johnny. “Che male!...”
“No
che non abbiamo esagerato, Beef” rispose prontamente lei
espirando il fumo. “Il
capo ci ha detto di tenere d’occhio quei buffoni ed
è quello che abbiamo
fatto”.
“Ma
non è ve…”
“Ci
hanno messo i bastoni tra le ruote fin troppe volte”
continuò Cassidy, “e
sebbene sgobbiamo come muli rispetto a loro, vengono sempre trattati
meglio di
noi”. Fece una pausa, spostando lo sguardo da Butch ai due
ostaggi legati. “Questi
bambini sono la nostra miniera d’oro, non capisci? Il Capo li
tiene molto in
considerazione. Specialmente lui”.
Puntò
il dito verso Johnny, che si dimenava con tutto sé stesso
per liberarsi dalla
fune. Cassidy, famelica, gli si avvicinò fermando il
traballare della sedia
sulla quale era bloccato, guardandolo dritto negli occhi.
“Johnny,
come Giovanni” disse continuando a guardarlo.
“Perché secondo te quei tre
percepiscono lo stipendio completo, nonostante i loro miserabili
fallimenti?
Per crescere questi due”.
Espirò
il fumo in faccia a Johnny, prima di spostare la sua attenzione verso
Jackie.
“Puzzi,
strega!” commentò il ragazzino tossendo, ma
Cassidy non gli prestava
attenzione.
“Voi
sapete come si accede al caveau di zio Giovanni, non è vero?
Si dice che lì
siano conservati Pokémon rari di valore
inestimabile”. I suoi occhi brillavano
di pura avidità nello specchiarsi in quelli di Jackie.
“Se ci lascerete entrare
nel caveau e prendere qualcuno dei tanti Pokémon del capo,
non vi sarà fatto
alcun male”. Faceva leva sulla paura incontenibile di una
bambina di soli tre anni:
perfino Butch pensava con disgusto che la cosa non le faceva
assolutamente
onore.
Jackie
non disse nulla, trattenendo a fatica le lacrime. “Andiamo,
solo qualcuno”
continuò Cassidy, accarezzandole il viso con un dito.
“Che cosa se ne fa zio
Giovanni di così tanti Pokémon stipati
lì dentro? Vedrai che non se ne
accorgerà neppure!”
“Non
ti dirà un bel niente!” le gridò Johnny
distraendola da sua sorella. “E quando
Giovanni lo saprà vi caccerà – tutti e
due!”
“Tu
hai la lingua troppo lunga, ragazzo mio” sibilò
Cassidy buttando la sigaretta
per terra.
“E
tu sei una vecchia zitella invidiosa, mamma ha proprio
ragione!”
Mai
frase avrebbe potuto inorridirla peggio di così! Johnny
sorrise beffardo,
entusiasta della sua vittoria psicologica su di lei.
“Basta!
Dicci come arrivare al caveau!”
“No!”
“Butch!”
“Io
mi chiamo Beef!”
“Porta
lo strumento di tortura”.
Il
suo compare si avvicinò ai due bambini legati portando con
sé una scatolina in
lacca nera dall’aria alquanto inquietante. Cassidy rise sotto
i baffi,
osservando l’espressione terrorizzata dei suoi ostaggi mentre
si apprestava ad
aprire il cofanetto.
“Joh…”
piagnucolò Jackie, tremando.
“S-st-sta-ta-sta-tai
tranquilla, Jackie” la rassicurò suo fratello
tremando come una foglia.
Ridacchiando,
Cassidy sollevò il coperchio.
Al
suo interno, quella che sembrava essere una piuma di pavone lunga una
decina di
centimetri era ben posata in un incavo del fondo di velluto blu notte.
I due piccoli
ostaggi non potevano credere ai loro occhi.
“E
quello sarebbe uno strumento di tortura?” commentò
Johnny alquanto seccato; ma
oramai Cassidy era troppo su di giri per prestare attenzione alle sue
frecciatine, intenta ad osservare Butch prendere l’oggetto
con estrema cura.
Dopodiché Butch si bloccò con la piuma tra
l’indice e il pollice, assorto nei
suoi pensieri.
Cassidy
attese qualche secondo, poi si spazientì:
“Allora?”
Butch
guardò per aria sovrappensiero, poi si voltò
verso di lei:
“Aspetta,
non è Beef, è Butch…”
“Non
è il momento di filosofare sul tuo stupido nome,
Bob!” strillò Cassidy in preda
all’ira, così forte che Butch stramazzò
per terra quasi gli avesse spaccato il
timpano destro. Johnny e Jackie osservarono la scena con rassegnata
incredulità.
“Sollevati,
forza!” Cassidy tirò su Butch per un braccio, lui
si gonfiò il petto come un
ranocchio piantando davanti a sé la piuma con fare solenne.
“E ora agisci!”
Butch
si avvicinò sogghignando ai piedi nudi di Johnny, ma quando
fu a qualche centimetro
di distanza da essi il bambino gli mollò un calcio proprio
sotto il mento facendolo
rotolare all’indietro.
“Haaa-ha!
Ti sta bene, mollusco!” rise Johnny divertito, ma nel
frattempo Cassidy aveva
preso al volo la piuma sfuggita al suo compagno e con l’altra
mano aveva
afferrato bene tutti e due i piedini di Jackie facendola gridare di
spavento.
“Adesso
mi dirai del caveau, o la tua sorellina si gonfierà la
pancia di risate fino a
scoppiare!”
Non
fu tanto la minaccia in sé per sé quanto
l’espressione terrificante di Cassidy
a far scomparire l’aria spavalda dalla faccia di Johnny.
Sghignazzando,
Cassidy avvicinò la punta della piuma alle piante dei piedi
di Jackie.
“Non
parli…?”
Jackie
ritrasse le dita dei piedi e cercò di tirare, intimorita.
Cassidy avvicinò la
piuma, più vicino, più vicino…
“Non
ti azzardare a usare quella piuma contro la mia bambina,
Cassidy!”
Cassidy
si voltò dietro di sé, imitata da Butch ancora
mezzo stordito. Johnny e Jackie scorsero
dietro i loro aguzzini le sagome che non avrebbero mai potuto non
riconoscere,
ed esultarono con entusiastiche grida:
“Mamma!”
“Papino!”
Il
Team Rocket troneggiava all’imbocco della tana, sfavillante,
agguerrito ed
infuriato come di più non poteva essere. Jessie e James
erano l’uno di spalle
all’altra, la gamba destra di lui e quella sinistra di lei
piegate a toccarsi
le piante dei sandali da mare, due parei l’uno rosso magenta
attorno James e
l’altro azzurro attorno alla vita di Jessie, Meowth con gli
artigli in fuori li
precedeva.
“Se
questo quello ci chiederai…”
“Grossi
guai ti ritroverai!”
“Non
è possibile!” esclamò Butch.
Meowth
balzò gridando “banzaaaaai!” e si
aggrappò alla testa di Cassidy facendola
strillare come un’ossessa: “scendi,
abominio!” Meowth le strapazzò ben bene lo
chignon, poi si fiondò in grembo a Johnny.
“Sei
tutto intero, poppante?”
“E
me lo chiedi? Io sono troppo super per farmi mettere K.O.!”
replicò il
ragazzino mentre Meowth recideva con i suoi artigli le corde
così da liberare
lui e la sorellina.
“Bill,
fa’ qualcosa!”
“E’
Butch, perdio!”
“Preparatevi
a passare dei guai!” esordì Johnny, seguito dalla
sorellina che si ricongiunse
a Lyla esclamando:
“Già,
dei guai molto, ma molto, ma molto g’ossi!”
“Wooper
Wooper woo!”
“La
strada è lunga e dura è la salita”
esordì James, abbassandosi un po’ gli
occhiali da sole per sfoggiare il suo sguardo ammaliante.
“Ma
alla fine sarà nostra la buona riuscita!”
continuò Jessie imitando il suo
compagno.
“Il
Bene e l’Amore da soli cadranno”
proseguì Johnny alzando un braccio su cui si
posò delicatamente Starly.
“Se
al Team Rocket non si arrenderanno!” terminò
Meowth, minaccioso.
Jackie
terminò con una graziosa spaccata, e indicandosi il faccino
con gli indici
sorrise:
“Già,
propio così, sì!”
“Wooper
Woo!”
Butch
si rialzò scrollandosi la polvere dal costume da bagno,
mentre Cassidy stava
letteralmente svenendo per la quantità di capelli biondi che
Meowth era
riuscito a strapparle.
“Pagherai
per questo affronto, sottospecie di scherzo della natura!”
strillò, lo chignon
tutto stravolto con delle ciocche di capelli che spuntavano in maniera
strana
dalla capigliatura.
Jessie
ridacchiò con spavalderia. “Cassidy cara, non
è educato chiamare gli altri con
il tuo stesso nome!”
“Ma
non capisco!” si intromise Butch, “come avete fatto
a trovarci?”
James
sfoggiò un sorriso sfacciato. “Siamo
professionisti, noi”.
“Scovare
il vostro squallido nascondiglio è stata una
sciocchezza!” continuò Jessie.
“Esatto!
E adesso la pagherete cara, miaoo!”
Avessero
saputo che Jessie e James si erano subito lasciati andare al panico
più totale,
le lacrime a fiotti senza avere idea di dove cercare quei due
mascalzoni di
Butch e Cassidy! Solo grazie a Starly, che li aveva condotti in
pedalò fino a
dove li aveva visti sparire, erano approdati sulla terraferma alcune
centinaia
di metri dal loro punto di partenza. Si erano messi ad aggirarsi come
disperati, finché non avevano sentito chiaramente strillare:
“Non
è il momento di
filosofare sul tuo stupido nome, Bob!”
E
così, avvicinandosi al punto di provenienza della voce
avevano scorto una grotta
non immediatamente visibile perché celata da alcune piante
selvatiche. Un vero
colpo di fortuna!
“Non
credo proprio!” replicò Cassidy ricorrendo alla
sua Pokéball. “Se non potremo
avere i due poppanti, allora prenderemo i vostri
Pokémon!”
Lanciò
la sua Pokéball dalla quale emerse un Granbull molto grosso
e minaccioso che
fece tremare la piccola Lyla da capo a piedi rifugiandosi dietro le
gambe di
Jackie. Anche Butch tirò in ballo il suo Pokémon
mettendo in scena un altrettanto
minaccioso Nidoking.
“Se
volete mangiare la polvere fino in fondo…” James
cercò nella tasca del suo
costume
“…Vi
accontentiamo subito!” Jessie lanciò la sua sfera
Poké assieme al compagno
mettendo in campo Tangrowth e Gliscor, leggermente incazzati neri.
I
Pokémon si sistemarono in assetto di combattimento, ma
nonostante la
superiorità numerica non sarebbe stato facile battere due
avversari a quel
livello.
“Vai
Granbull, colpisci!” ordinò Cassidy, e senza
farselo ripetere due volte il
mastino schizzò contro Gliscor con un attacco Azione;
“Gliscor, evitalo!” il
Pokémon di Jessie evitò con una svolazzata il suo
avversario, che frenò con le
zampe girandosi alle sue spalle.
“Vai,
Tangrowth!”
Questa
volta, contrariamente a quanto accadeva di solito, il
Pokémon erba non si
avventò su James bensì approfittò
dell’attimo di distrazione di Granbull per
immobilizzarlo con le lunghe liane di cui era composto l’80%
del suo corpo.
“Bravo!
Ora usa Velenpolvere!”
Ma
Tangrowth non fece in tempo ad attivare il suo attacco che Nidoking con
un
potente Colpocoda gli aveva reciso le liane, liberando il furioso
Granbull
dalla loro stretta.
Cassidy
rise di gusto, “non siamo mica così facili da
neutralizzare, noi!” si vantò.
“Non
è mica finita!” rimbeccò Johnny,
“Starly, attacca Granbull!”
Udire
l’attacco servì solo a far aumentare le risate di
Cassidy, “Quel passerotto non
ha speranze contro il mio Granbull!”
“Staremo
a vedere!”
In
effetti Starly si rivelò essere molto più astuto
di quello che Granbull aveva previsto:
iniziò a girare in tondo attorno al grosso
Pokémon così velocemente che
Granbull, incapace di acciuffarlo, rotolò per terra stordito
e confuso. Cassidy
spalancò letteralmente la bocca alla vista della
facilità con cui il suo
campione era stato sconfitto.
“Bavo,
Stally! Vai così!” Jackie e Lyla si improvvisarono
ragazze pon pon e ballavano in
perfetta sincronia, “Woo- woo- wooper
woo…!”
“E
bravo il mio ometto!”
“Ha
proprio la stoffa dei suoi genitori!”
Jessie
e James si complimentavano – più che con Johnny,
con loro stessi per aver
generato quello stratega – e con lo sguardo perso
d’ammirazione si tenevano le
mani commossi.
“Non
dite gatto prima di averlo nel sacco!” gridò a
questo punto Butch. “Nidoking,
Geoforza!”
“Parlando
di gatto – sorpresa!” Meowth con un salto felino si
attaccò letteralmente alla
faccia di Butch per lasciarla solo una volta dilaniata dai suoi
artigli. Toccare
i poppanti, errore madornale!
Nidoking
si scagliò contro Gliscor, e il colpo andò a buon
segno: il povero Pokémon fu
scagliato per aria finendo quasi addosso a Jessie e James.
“Bravissimo,
Nidoking!” esultò Butch, sanguinante e anche mezzo
stordito. “Adesso
finiscilo!”
Nidoking
si apprestò a terminare Gliscor, quando Lyla infranse la
paura e gli si piazzò
davanti con un sorriso innocente. Nidoking, perplesso,
guardò la piccola
Pokémon con aria interrogativa. Di contro, Lyla sorrise.
Senza indugiare oltre,
Nidoking cercò di scavalcare il Wooper. Ma l’aveva
sottovalutata: a tradimento,
Lyla con l’attacco Fangata schizzò della melma
negli occhi del Pokémon
accecandolo; Nidoking barcollò evidentemente irato, ma
quando poté aprire gli
occhi si avvertì stretto nella morsa dei tentacoli
ricresciuti di Tangrowth.
“Bene
così!” esclamò Jessie, “ora
Gliscor, Fulmindenti!”
Come
un razzo, Gliscor affondò il morso al collo del malcapitato
facendolo barrire
di dolore: da ognuno dei suoi denti sgorgarono scosse elettriche che lo
penetrarono in tutto il corpo, mandandolo definitivamente al tappeto.
“No!”
Cassidy era fuori di sé dalla rabbia. “Buddy,
idiota, è colpa tua!” si scagliò
verso il compagno afferrandolo per i capelli verdi.
“Eccoci
per il secondo round!” Meowth si intromise nel battibecco
riservando ai due una
raffica di artigli affilatissimi che quantomeno servì a
terminare la distruzione
dello chignon di Cassidy, tutta graffi e lividi in faccia.
“Mostro!
Il mio viso!” piagnucolò isterica.
“Adesso
è il momento di sloggiare!” sentenziò
James. “Andate, toglieteceli dalla
vista!”
Gliscor
partì alla carica con un attacco Turbosabbia contro il
gruppo di nemici al
completo, Starly si sfogò su di loro a forza di attacchi
Azione e di beccate in
testa, Tangrowth li castigò con un attacco
Frustata… così lavorando, il gruppo
di Pokémon fu in grado di scacciarli fuori dalla caverna e
di farli schizzare
in aria, alla stessa maniera in cui Ash e compagnia aveva fatto tante
volte con
loro stessi.
“Ciao
ciao, Cassidy!” salutò Jessie allegra,
“ciao ciao, Bill!”
“Mi
chiamo Buuuutch!!” fu l’ultima cosa che udirono,
oltre al tonfo dei loro
antagonisti nel mare aperto.
“Dovremmo
dire al capo dell’ammutinamento di quei tre?”
domandò James sulla via del
ritorno. Il sole stava calando, e la spiaggia oramai deserta si era
colorata di
un arancione tenue. James camminava di fianco a Jessie reggendo
l’ombrellone e
la borsa termica, Jessie dal canto suo portava la borsa grande con gli
asciugamani e le altre cianfrusaglie oltre ad uno dei galleggianti a
forma di
Magikarp.
“Naah”
decise Jessie dopo averci pensato un po’ su,
“sicuramente quella strega di
Cassidy troverebbe una qualche ignobile scusa”.
“L’importante
è che li abbiamo rispediti al mittente!”
commentò Meowth dietro di lei, trascinandosi
la sediolina a sdraio. “Quello che mi scoccia è
che per colpa loro non ho
potuto finire il cruciverba”.
“Lo
finirai a casa”.
Johnny
e Jackie camminavano allegramente davanti a loro, in compagnia di
Starly e
Lyla. Johnny reggeva l’altro Magikarp di plastica,
lanciandolo ogni tanto per
aria.
“Sei
stato grande, Starly!”
“…Ma
di più Lyla!...”
“Ma
se ha fatto tutto Starly!”
“Noè
vero!”
“Finitela
o vi scuoio con le mie mani!” li minacciò Jessie
da dietro, e James non perse
l’occasione per ironizzare: “che mamma dolce che
sei, Jess!”
Non
avrebbe dovuto provocarla.
Jessie
si girò a guardarlo con aria a dir poco terrificante, al
punto che un brivido
percorse la schiena di James e lui si arrestò intimorito.
“James”
lo chiamò lei con la stessa voce di un mostro marino,
“adesso è sera”.
“…Eh?”
“DOVE
DIAVOLO SONO I SOLDI, IMBECILLE SBADATO?!” Jessie prese a
lanciare addosso a
James, che cercava di schivarla in tutte le maniere, qualunque cosa
trovasse
nella borsa – oramai lui era un esperto nello schivare gli
oggetti lanciati
dalla sua donna, ad eccezione del pentolame.
“Ecco
che ci risiamo” sbuffò Meowth prima di essere
colpito accidentalmente da un
pettine da mare.
James
cominciò a correre verso casa, seguito dai bambini e
braccato da una specie di
mostro di nome Jessie.
Non
era il caso spiegarle che aveva speso duecento dollari
perché aveva affittato
per quella sera una vera e propria carrozza trainata da Ponyta, e che
l’avrebbe
portata a quel ristorantino di classe a picco sul mare, soli soletti
con Meowth
a casa che badava alle piccole pesti…
L’avrebbe
scoperto comunque fra un paio d’ore e lui sarebbe stato
perdonato – semmai fosse
rimasto ancora integro.
Fine.
19
luglio 2011
Ammetto
di essermi auto-spoilerata alla grande, presentando Jackie e Johnny che
fanno
parte della maggioranza delle cose che ho scritto sul mio PC (cose che
posterò
a tempo debito), ma non potevo assolutamente farne a meno. Johnny e
Jackie
esistono nella mia immaginazione fin dall’anno 2000, hanno
accompagnato tutta
la mia adolescenza e sono protagonisti di una gran parte dei miei
disegni, per
cui mi sono affezionata a loro al punto tale da non vedere altri come
degni
figli di Jessie e James.
-
Sì,
mi auto-spoilero ancora à i
nomi dei due bambini non sono scelti a
caso: il nome completo di Johnny è Giovanni James Sakaki,
laddove Sakaki è il
nome in giapponese del boss Giovanni. Quando avevo undici anni
l’avevo chiamato
solo Jimmy, senza sapere con innocenza che quello era il diminutivo di
James; successivamente
è subentrato Johnny, lasciando a “James”
il posto di middle name. Il nome
completo di Jackie è Jacqueline Morgan Miya,
laddove Jacqueline è il nome della nonna paterna Lily e
Morgan quello della
nonna materna (sono due nomi partoriti dalla mia fantasia). Miya deriva
da
Miyamoto, il nome della madre di Jessie esistente in Giappone ma mai
comparsa
negli anime, che io ho tradotto in versione occidentale con Morgan.
Infine, i
quattro si connotano dalla ripetizione della lettera
“J” come iniziale dei loro
nomi all’occidentale.
-
Il
titolo “Il Team Rocket si ritira e se la gode!”
è la frase finale del primo
film “Pokémon. Mewtwo
colpisce ancora”.
Alla fine del film Jessie, James e Meowth si ritrovano su
un’isola sperduta e
decidono di prendersi un periodo di vacanza.
-
Il
riferimento ai soldi non restituiti fa parte di una delle
più brutte abitudini
di James: quella di sperperare denaro. La sua prima manifestazione
palese
risale al Pokémon Shipwreck
della
prima serie, la puntata precedente all’affondare della nave
S. Anna. James
acquista un Magikarp facendosi gabbare da un astuto mercante impegnando
parte
dello stipendio di Jessie perché il suo l’aveva
già dissipato, e questo fa
andare Jessie su tutte le furie. Mai dare del denaro a James! Anche i
galleggianti a forma di Magikarp fanno parte di una vasta gamma di
accessori
targati Team Rocket a forma del famoso Pokémon, che hanno
caratterizzato le
primissime serie dell’anime.
-
Le
frasi di Jessie e James al sole sono un riferimento al loro motto,
“preparatevi
a passare dei guai/ dei guai molto grossi”, mentre le
esclamazioni dei due
bambini sotto un riferimento a “い
い感じ[ii
kanji] / い
やな感じ[iyana
kanji!]
” (in italiano “bella
sensazione!/ brutta sensazione!”) che sono stati tradotti
nell’anime in
svariati modi. La frase più famosa è quella di iyana kanji, ovvero “il Team
Rocket riparte alla velocità della
luce!/ il Team Rocket va in orbita” ecc. Vi chiederete
perché “brutta
sensazione” è stato tradotto cosi? Chiedetelo alla
4Kids, che ha stravolto il
copione di intere puntate… noi abbiamo solo tradotto
dall’inglese.
-
Il
costume rosso di Jessie e quello blu di Cassidy fanno riferimento ai
due colori
indossati dalle rivali all’Accademia del Team Rocket in Training Daze!.
-
La
canzone che Jackie canta è una mia libera rielaborazione
della canzoncina usata
come sigla finale (una delle tantissime sigle finali)
dell’anime. Non è stata
tradotta in inglese né tantomeno in italiano, ed
è un peccato perché sono
adorabili. Qui di seguito ho riportato il testo in originale tradotto
da me.
Vedrete che la mia rielaborazione differisce moltissimo, è
perché volevo che le
parole si intonassero bene alla musica. Chi vuole vedere il video,
eccolo qui:
http://www.youtube.com/watch?v=IRtXnqqqiVM&feature=related.
ポ
ケッターリモンスターリ(Pokettando
Monsterando)
Cose tooonde, cose
sottiliii
とがったやつ けぶかいやつ
Cose appuntite,
cose pelose
せつめい むずかしいやつ
Cose difficili da
spiegare!
はしるもの およぐもの
Cose che corrono,
cose che nuotano
とんでくもの もえてるもの
Cose che volano,
cose che bruciano
あさ・ひる・ばん ねてるもの
Cose che dormono
da mattina a sera
どうしてこんなにもみんな
ちがっているの?
Ma perché mai sono
tutti così diversi?
バリエーション ポケモーンション
Variation,
pokémotion à la
varietà è una pokémozione
あらま ふしぎ わっかができた!
Uau, è misterioso,
si è formato un anello!
ポケッターリモンスターリ
Pokettando
monsterando
オドッタリ マワッタリ
Ballando
giravoltando
ポケッターリモンスターリ
Pokéttando
monsterando
コチョッタリ ワラッタリ
Esagerando,
ridendo!
-
“Se
questo quello ci chiederai…” “Grossi
guai ti ritroverai!” è una mia
rielaborazione della famosa frase di apertura del Team Rocket:
“な
んだかんだと聞かれたら。。。答えてあげるが世の情け”
(“se ci chiedi questo o quello, la risposta sarà
la compassione del mondo!”),
In italiano, una delle traduzioni più famose è:
“preparatevi a passare dei
guai! Dei guai molto grossi!”. Perché è
stata tradotta così in italiano? Per
via della discutibile traduzione in inglese della 4Kids.
“Prepare for trouble”
“and make it double” è la versione da
cui in italiano è stata tratta la
traduzione. In
giapponese i
passi del motto rimano solo in alcuni punti, la rima è stata
resa in tutte le
righe nella versione inglese il che ha però richiesto
l’invenzione di un motto
praticamente ex novo che è stato tradotto pari pari in
italiano eliminando la
rima (così, almeno, per il primo motto
dell’anime). Dal momento che il Team
Rocket recita periodicamente motti nuovi, anche io mi sono presa la
libertà di
inventare delle nuove righe per i nostri amici!
-
La
piuma come
strumento di tortura è un riferimento ad un episodio che
è stato censurato
dalla 4Kids perché troppo violento (Jessie e James
minacciano con pistole alla
mano, un vecchio spara a sangue freddo contro tutti).
L’episodio è il numero 35
e si intitola “The Legend of Dratini”. Jessie e
James, dopo aver minacciato
l’uomo con delle pistole, ricorrono a mezzi più
estremi e cioè… ad una
sedia-robot capace di fargli il solletico con manine meccaniche, piuma
e
pennello! Ecco la scena: http://www.youtube.com/watch?v=9fT1YROmSGI