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Autore: Martin Eden    12/08/2011    1 recensioni
Seguito di "Compagni di sventura - Resistance". La guerra dell'Anello continua per i nostri eroi, fra alti e bassi, vittorie e sconfitte: riusciranno a sopraffare il Male? Ma a che prezzo? Perdere la battaglia contro Sauron è veramente la cosa più terribile a questo mondo? Non per tutti... Buona lettura! E recensiteeeeeee :)) grazie mille!
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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10 - EPILOGO

 
Qualche giorno dopo, Minas Tirith, stesso cortile.
Pochi metri più avanti, oltre un portone, sta iniziando la cerimonia di incoronazione per Aragorn; ma Legolas ancora non è presente.
Benchè siano passate ore ed ore da quando è tornato da Mordor e ha ricevuto la delusione di non esser riuscito a compiere la sua missione, Legolas non si è ancora rassegnato all'evidenza: vuole Lilian, e non intende lasciarla così.
Preferirebbe morire e raggiungerla.
 - Ma lei non vorrebbe affatto questo.. - pensò accarezzando distrattamente i rami dell'albero bianco.
Il fiore rosso, fra le sue radici, risplendette un po' di più alla luce del sole, beffardo come sempre; anche se avrebbe voluto farlo sparire, Legolas non si mosse.
Non sarebbe valso a nulla.
E poi, distruggerlo avrebbe significato anche distruggere Lilian, prigioniera nell'Aldilà: e questo Legolas non l'avrebbe permesso, mai.
Benchè non avesse più la ragazza al suo fianco, non poteva arrendersi a pensarla così irragiungibile, così evanescente, così eterna.
Come una dea.
L'elfo mormorò un perdono sincero, ma non ebbe risposta: chissà, forse non l'avrebbe vista mai più, Lilian, la sua Lilian.
Si asciugò gli occhi quasi rabbiosamente, anche se questo non impedì alle lacrime di scendere di nuovo; si rimproverò per tutti gli errori commessi, tutte quelle piccole, stupide cose che l'avevano tradito proprio quando credeva di avercela fatta.
Tutta colpa sua.
Strano. Erano le stesse parole che Lilian aveva continuato a ripetere quella notte
(certo che è colpa mia mi meriterei la morte per tutto quello che ti ho fatto!)
gli ribombavano in testa, gli attenagliavano il cuore come avevano attenagliato il cuore della sua amata, tempo prima.
Ora i posti erano stati scambiati; e anche adesso sarebbe valsa la stessa regola: ognuno per la sua strada, la sua nuova strada.
Legolas decise che era inutile piangere ancora sul latte versato: si voltò di scatto, e si diresse a grandi passi verso il portone, l'aprì quel tanto che bastava per passare e se lo chiuse alle spalle, come il passato.
Ma non prima di aver dato un'ultima occhiata all'albero bianco, che se ne stava là, immobile quanto le pietre, e al fiore rosso, avvolto da una sottile rugiada.
Legolas avvertì il brusco movimento nel portone dietro di sè, ma continuò diritto per la sua strada; poco più avanti incontrò Elrond, re elfico di Gran Burrone, e sua figlia Arwen, futura sposa di Aragorn, giunti a sorpresa in città.
Legolas non potè fare a meno di provare un po' d'invidia, nè sorrise a quel pensiero: si limitò ad accompagnare i nuovi arrivati tra la folla, con fare solenne, de -gno del suo rango principesco.
Aragorn gli venne incontro, finalmente ornato della corona di Minas Tirith, tanto a lungo desiderata: si scrutarono per un attimo, prima di scambiarsi il loro con -sueto saluto.
Poi Legolas fece un cenno, alludendo a chi stava dietro la sua schiena; l'espressione del suo amico si fece sorpresa e interrogativa allo stesso tempo, ma l'elfo lo prevenne dal fare domande:
 - Sii almeno tu felice, con la donna che ami. - gli sussurrò, ma i suoi occhi tradirono il dolore immenso che provava nel dirlo.
Aragorn gli strinse forte la spalla, ben sapendo che non v'era conforto per un cuore infranto; poi lo superò, andando a raggiungere Arwen.
Legolas li osservò compiaciuto mentre si scambiavano il loro bacio d'amore, accompagnato da applausi e grida di gioia, e sobbalzò nel sentire una voce dolce al suo fianco:
 - Tutto è bene quel che finisce bene, vero? -
L'elfo spostò lo sguardo senza meravigliarsi più di tanto nel trovarsi accanto Lilian:
 - A parte te.. - sospirò amaramente; la ragazza sorrise:
 - Io non la penso così... -
 - Perchè non dovresti? Ho fatto tanta fatica per poter farti rivivere e alla fine le mie stesse lacrime mi hanno tradito. Non ci vedo niente di buono, in questo.. -
 - Quali lacrime? -
 - Quelle poche che sono sgorgate e tutte quelle che avrei dovuto piangere per te.. -
Legolas sfilò da una tasca la collanina con il ciondolo a forma di stella, unico ricordo concreto di lei: luccicava debolmente tra le sue dita.
 - Questo lo prendo io.. - affermò Lilian, agguantando il pendente e sistemandoselo al collo - grazie per averlo conservato.. -
L'elfo avvertì il calore delle mani della ragazza sulla sua pelle e fu scosso improvvisamente da un brivido.
Poi si accorse del silenzio calato come una coperta sulle intere fila di invitati; sorpreso, si guardò intorno, in tempo per vedere la faccia di Gimli contrarsi in u -na smorfia di sconcerto.
Non capiva. Riportò lo sguardo su Lilian, sperando di trovare una risposta: lei era lì, al suo fianco, come l'aveva sempre desiderata, bianca e bellissima, con i suoi occhi celesti ed immensi.
 - Che ho fatto ora? - si domandò, mormorando tra sè e sè.
 - Tu? Niente... - gli disse in risposta la ragazza.
(ma mi stanno tutti GUARDANDO)
 - Come niente? Io...forse dovremo andarcene in un posto tranquillo. -
 - Perchè? -
Legolas non fece in tempo a rispondere: le labbra di Lilian erano già sulle sue, impedendogli di parlare o di pensare qualsiasi cosa.
La folla urlò, ma lui nemmeno la sentì: era la prima volta, dopo tanto tempo, che poteva sentire Lilian fra le sue braccia, ma questa volta non come una semplice visione, ma come qualcosa di vero.
 - Ce l'hai fatta, Legolas.. - gli sussurrò lei, e lo baciò di nuovo, tra la gente festeggiante.
Poco più in là, re Elrond, nel vedere risplendere la stella simbolo dei suoi peggiori nemici al collo della ragazza e la situazione alquanto indecorosa che si era venuta a formare
(il principe Legolas, unico figlio del re di Bosco Atro che si bacia con un mezzano? non ci voglio credere!)
non potè fare a meno di mettersi le mani nei capelli lunghi e neri, gemendo:
 - E adesso chi glielo dice a re Thranduil?! - e l'unica sua consolazione fu l’assoluta certezza che il sovrano non era venuto a Minas Tirith.
Intanto, con noncuranza, Legolas e Lilian si fecero spazio tra la folla e sparirono oltre il portone d'ingresso a quel cortile, lasciando tutti di stucco.
Passarono lunghi minuti di un silenzio assoluto e imbarazzato, prima di poter udire un nitrito provenire dalla strada ai piedi della reggia: Aragorn balzò subito a uno dei muretti e guardò giù con crescente curiosità.
Un destriero bianco come la neve uscì dalle stalle e al galoppo scese per i vicoli della cittadella, ora vuota, con in groppa i due innamorati: si fermò solo una volta, impennandosi, e permettendo a Legolas e Lilian di salutare i propri amici.
Aragorn ricambiò il loro arrivederci con un gesto della mano mentre li osservava sorridente, consapevole che entrambi avevano ritrovato la felicità: e in fondo anche lui stesso.
 
 
 
                                                                                                      FINE (e chi l'ha detto?) 

  
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