Il
guardiano lo fissò intensamente. L’ora della verità era giunta. Era giusto che
i due mezzi demoni conoscessero anche quella parte della storia, erano i figli
di Sparda e avevano appena completato il suo lavoro. “Bene. Vi racconterò
tutto”annuì. Preso un respiro. Era una storia lunga e complicata, ma sapeva
come spiegarla chiaramente. E poi d’altra parte spiegare tutto sarebbe stato
impossibile, si sarebbe limitato alle parti essenziali. “Nella notte dei Tempi,
quando tutto iniziò ad esistere, vennero anche create queste Porte per
mantenere in equilibrio le Tenebre che dominavano l’Inferno e la Luce del mondo
umano”iniziò a narrare. “Era però necessario che qualcuno vegliasse sul loro
funzionamento. Così fui posto a guardia di esse come custode e garante dell’Ordine
cosmico. Infatti i due mondi, subito dopo la loro creazione, erano
costantemente collegati e i demoni invadevano di continuo il mondo di Luce,
minacciandone ogni volta l’esistenza. Ogni volta che il pericolo diventava
troppo grande io intervenivo sigillando il portale per impedire ai demoni di
distruggere la Luce e lasciavo passare del tempo in modo che essa potesse
ritornare a splendere prima di rimettere in collegamento le due dimensioni”.
Tacque per un attimo, facendo scorrere lo sguardo sui tre. I loro occhi erano
fissi su di lui e nessuno fiatava. Anche Dante per una volta sembrava deciso a
prestare attenzione a quello che veniva detto. Non era così scemo da non
capirne l’importanza. “Poi poco più di duemila anni fa, Damaer creò Kasreyon per
ordine di Mundus. L’imperatore infernale mi impensieriva già da tempo con le
sue mire di conquista sulla Luce, ma la creazione di quell’arma mi sconvolse.
Non avevo mai visto tanta Oscurità tutta insieme, non pensavo neanche che una
cosa simile fosse possibile. Quel manufatto violava ogni Legge. Se quell’essere
fosse stato liberato sarebbe davvero stata la fine, nemmeno le Porte avrebbero
potuto fermarlo. Andai dal suo creatore e lo avvisai dei guai che quella spada
avrebbe sicuramente provocato se usata. Fortunatamente Damaer capì a cosa stava
andando incontro e ebbe l’accortezza di decidere di nascondere e sigillare
l’orrore che aveva creato. Mundus andò su tutte le furie, ma nonostante tutti i
suoi sforzi non riuscì a trovare Kasreyon. Poco tempo dopo Sparda si ribellò.
Ci conoscevamo già da tempo e io decisi di aiutarlo a chiudere le Porte e a
creare i sigilli che le avrebbero tenute chiuse fino a quando non fosse
arrivato qualcuno in grado di spezzarli”. I suoi occhi ametista si posarono su
Vergil. “Anche se nessuno di noi due si aspettava che succedesse.
“Durante la sua guerra contro l’Inferno, Sparda si scontrò con Damaer che era
stato mandato da Mundus nella speranza di riuscire a fermare il ribelle.
Nonostante la sua disubbidienza, Damaer restava pur sempre uno dei demoni più
potenti mai esistiti. Ma Sparda, dopo un lungo duello, ebbe la meglio e ferì
gravemente Damaer che in punto di morte gli rivelò l’ubicazione di Kasreyon e
lo pregò di vegliare su di esso affinchè nessuno ne risvegliasse mai i tremendi
poteri. Il Cavaliere Oscuro acconsentì e raggiunse Temen-Ni-Gru dove si scontrò
con Mundus e lo sconfisse. Poi io e lui lasciammo l’Inferno e ne sigillammo le
Porte. Prima di completare il processo di chiusura, però, Sparda volle
occuparsi dell’arma maledetta e scese nelle profondità della torre dove giaceva
Kasreyon. Il sigillo frettoloso di Damaer non aveva retto a lungo e aveva già
iniziato a svanire sotto la pressione dell’incredibile potenza della spada.
Sparda fu costretto a romperlo del tutto e a scontrarsi con Kasreyon, in un
duello che fu quasi più terribile di quello che aveva avuto con Mundus. Alla
fine sconfisse l’abominio e lo mise in ginocchio, anche se non fu in grado di
distruggerlo. La forza di quella creatura all’epoca era troppo forte. Allora lo
sigillammo usando anche il potere della Luce cha avrebbe indebolito i suoi
poteri con il passare dei secoli. Poi Sparda creò il Labirinto della Perdizione
e mise Reiyel a guardia del suo ingresso”. Le immagini di quei giorni di guerra
e degli altri che li avevano preceduti, quando ancora la tensione nell’aria non
era esplosa, gli affollavano la mente, riportando alla luce emozioni lontane ma
ancora forti e presenti. Gli pareva di sentire Sparda parlargli e spiegargli i
suoi piani, raccontargli cosa aveva scoperto in quelle effimere creature che
erano gli umani, opporre i suoi ideali alla sete di distruzione degli altri
demoni. Lo aveva ammirato ancora prima che si ribellasse, quando passavano le
giornate seduti davanti agli immensi battenti di cui lui era custode o sulla
sommità della torre, ad ammirare il paesaggio. “Per creare una catena
abbastanza forte che imprigionasse quel mostro, però, io dovetti sigillare gran
parte dei miei poteri come aveva dovuto fare Sparda con le Porte dell’Inferno.
Il mio ruolo era inutile ora che il portale era chiuso, così lui mi chiese di
fare un altro sacrificio: donare il resto del potere che mi era rimasto per
spostare la spada e il Labirinto su una dimensione parallela alla nostra, in
modo da essere certi che nessuno potesse percepirla anche trovandosi nella
torre. Io acconsentii. Fu così che non solo rinunciai ai miei poteri, ma anche
a parte della mia anima che rimase intrappolata nel sigillo. Ma sapevo che
prima o poi l’avrei ricquistata perché Damaer in punto di morte ci aveva
rivelato anche che qualcuno sarebbe venuto a distruggere quell’arma maledetta
una volta per tutte. Lui sapeva che Sparda non poteva batterla, non aveva
abbastanza Luce con sé per farlo.
“Prima di separarci Sparda mi chiese un ultimo sacrificio: dovevo dimenticarmi
chi ero e cosa era successo, in modo da impedire che qualche demone cercasse di
usarmi per riaprire le Porte o che si venisse a sapere in qualche modo
l’ubicazione di Kasreyon. Lui rimase nel mondo umano per vegliare su di esso,
mentre io scelsi di tornare all’Inferno e ricominciare a vivere lì. Ricordavo
solo il nome che Sparda mi aveva dato e null’altro. Vissi errando tra le lande
infernali e ben presto diventai famoso presso gran parte dei demoni per il mio
rifiuto di sottostare a loro. Forse, nel profondo, non ho mai scordato che ero
diverso, che loro non potevano comandarmi.
“Poi, dieci anni fa, Vergil aprì le Porte dell’Inferno ed insieme ad esse,
senza saperlo, incrinò la catena che rinchiudeva l’arma, risvegliandola. Fu allora
che qualcosa scattò dentro di me. Con l’indebolirsi del sigillo, le Porte
tornarono a domandare, per quanto debolmente, il mio ritorno. Così iniziai a
sentirmi inquieto, come se dovessi cercare qualcosa che però non ero in grado
di trovare. Questo almeno fino a quando due anni fa non incontrai il figlio
maggiore di Sparda. Fin dal primo momento in cui lo vidi capii che il mio
destino era stargli accanto. Perché lui era il prescelto, quello che mi avrebbe
condotto a sciogliere il mio patto con Sparda e a recuperare la memoria, anche
se ovviamente non potevo saperlo. Il resto della storia la conoscete”.
I tre rimasero in silenzio ad ascoltare la storia fino alla fine, senza
intervenire. Adesso si spiegavano molte cose. Non solo riguardo a Magornak, ma
adesso non sembrava più neanche così strano che Reiyel li avesse fatti passare
senza opporre alcuna resistenza come ci si sarebbe dovuto aspettare da un
guardiano. La creatura aspettava i due gemelli da più di due millenni. E si
spiegava anche perché Kasreyon avesse tentato di inglobare Vergil. In parte per
vendetta contro Sparda, in parte perché solo così avrebbe potuto riacquistare
il potere che il demone le aveva tolto con il suo sigillo. Dante, per quanto
combattuto tra le sue due nature, era troppo saldo per cedergli e aveva troppa
Luce perché lui potesse inglobarlo nel suo Buio. Il maggiore invece era
perfetto. L’arma sapeva che non sarebbe rimasto all’Inferno per sempre e quindi
non aveva fatto altro che attenderlo. Se non fosse arrivato prima che il sigillo
si rompesse, sarebbe andata a cercarlo nelle lande infernali.
Lady fissava il demone con un misto di incredulità e inquietudine. Il suo amico
era il guardiano delle Porte dell’Inferno. Una creatura antica quanto il mondo,
anzi di più. Possibile che nonostante ciò potesse ancora essere quello stesso
demonietto a cui si era tanto affezionata? Lui ricambiò il suo sguardo.
L’espressione del suo volto era insolitamente calma. Se fosse stato quello
stesso Magornak sarebbe stato agitatissimo per paura che lei potesse non
volerlo più, mentre quel demone la guardava in attesa, pronto ad accettare la
sua decisione, qualunque fosse stata. Lei abbassò gli occhi, incapace di
sostenere la luce troppo brillante di quelle iridi viola. Nonostante tutto non
poteva rinunciare alla loro amicizia. Sarebbe stato strano vederlo così maturo,
questo sì, ma era certa che non fosse cambiato completamente. Lo aveva
dimostrato mentre parlava con Dante. In fondo in fondo era sempre lo stesso
demonietto un po’ svampito, solo che adesso aveva una marcia in più e non era
più perso perché sapeva qual era il suo posto. Tornò a guardarlo e gli sorrise.
“Bene, bene! E così il mio amichetto infernale è un pezzo grosso, eh?”scherzò,
strizzandogli l’occhio. Un dolce calore la avvolse quando vide lo sguardo del
demone illuminarsi di gioia in quel modo che solo i bambini sanno. Ok, era
davvero ancora lo stesso nonostante le apparenze. “Ora c’è un’altra cosa che
dobbiamo risolvere…”. Si voltò a guardare i gemelli che erano ancora uno di
fronte all’altro, le armi in pugno.
“Hai ragione”concordò Vergil, voltandosi verso suo fratello. Sapere che
Magornak in realtà era il guardiano delle Porte lo aveva decisamente stupito,
ma si era guardato bene dal darlo a vedere. Sapere che addirittura dieci anni
prima, con la sua prima follia, aveva dato inizio ad quel casino che era quasi
costato non solo la vita a tutti loro, ma che aveva anche rischiato di
distruggere l’Equilibrio che era stato stabilito nella Notte dei Tempi gli
aveva lasciato dentro una nuova amarezza. Non ne aveva proprio fatta una
giusta. E tutto per niente. Se almeno fosse riuscito ad ottenere il potere di
Sparda si sarebbe sentito in qualche modo realizzato, avrebbe avuto la forza di
reagire. Ora invece voleva ancora di più sparire tra le tenebre infernali. “Ora
che hai soddisfatto la mia curiosità, direi che è arrivato il momento di
chiudere per sempre questa faccenda. È durata fin troppo. Ed è anche l’ora che
ciascuno si prenda le proprie responsabilità”. Strinse con disperata decisione
l’elsa di Yamato. “Dante, te lo chiedo un’ultima volta: fammi passare ed
eviteremo di spargere altro sangue”.
“Mi dispiace, Vergil, ma questa volta sono io che preferisco spargere del
sangue se questo potrà darmi la possibilità di riaverti con me!”ribattè Dante
altrettanto convinto. “Quindi direi che non ci resta che darci da fare. Chi
vincerà deciderà il destino di entrambi”.
Lady e Magornak si spostarono in un angolo della caverna per lasciare allo
scontro che stava per consumarsi tutto lo spazio necessario. Era una specie di
déjà vu. Di nuovo i figli di Sparda si affrontavano in uno scontro mortale, di
nuovo le Porte dell’Inferno facevano da sfondo a quel duello fratricida, di
nuovo entrambi erano determinati a non perdere. Ma le motivazioni erano completamente
diverse questa volta. Vergil non combatteva più per inseguire la sua folle
ossessione o per portare a termine uno dei suoi piani, ma semplicemente per
poter avere la possibilità di pagare per i suoi errori. Dante non era lì per
difendere il mondo degli umani da una minaccia, ma solo per poter riavere
indietro la cosa a cui teneva di più al mondo. Questa volta nessuno dei due lo
voleva, ma sapevano troppo bene entrambi che era dolorosamente inevitabile. E
si sarebbe scontrati senza esitazione, spingendosi fin dove sarebbe stato
necessario.
Senza attendere oltre scattarono entrambi in avanti. Non c’era bisogno di
studiarsi, si conoscevano fin troppo bene, soprattutto dopo quello che era
avvenuto durante lo scontro con Kasreyon. Le lame cozzarono con violenza
inaudita, spargendo scintille tutto intorno, per poi staccarsi immediatamente e
incontrarsi di nuovo, in una ripetersi senza fine. I loro colpi erano talmente
veloci che quasi non si vedevano e le spade non erano altro che lampi che si
muovevano tutto intorno a loro. I residui del potere di Sparda percorrevano
ancora i loro corpi regalando loro una forza decisamente superiore a quella che
avevano normalmente. E nessuno dei due sapeva ancora se quello era un bene un male.
Dante, stranamente, stava piuttosto sulla difensiva e si limitava quasi
esclusivamente a parare i colpi e a contrattaccare. Non era ancora del tutto
certo di volersi davvero scontrare con suo fratello. Non sapeva se era davvero
la cosa giusta. Vergil, invece, ne sembrava più che convinto. Ma quella che
leggeva nei suoi occhi, più che determinazione, erano una disperazione e un
vuoto senza fine. Che diamine era successo? Dov’era finita tutta la fredda
sicurezza del suo gemello? Sembrava solo stanco e ansioso di farla finita. Ma
in un certo senso non gli importava. Non lo avrebbe lasciato andare. Per nessun
motivo. Era stato troppo male in quegli anni, anche se non l’aveva voluto
ammettere, la solitudine lo aveva tormentato togliendogli le energie,
strappandogli la voglia di fare qualunque cosa. Se al suo fianco non ci fosse
stata Lady non avrebbe avuto la forza per reagire in certi momenti. Vergil era
troppo importante, adesso più che mai. Non sapeva cosa provava veramente per
lui, ma neanche quello aveva così tanta importanza. Lo rivoleva indietro e se
lo sarebbe ripreso. Questo era ciò che sapeva. Parò un altro fendente e, senza
dare all’altro il tempo di ribattere, gli si scagliò contro con tutta la forza
che aveva. Non poteva prendersi il lusso di esitare oltre o gli sarebbe scivolato
via dalle dita come dieci anni prima.
Vergil fu preso alla sprovvista da quell’improvviso cambiamento di Dante, ma si
riprese subito. Non lo avrebbe fermato, qualunque cosa avesse tentato di fare.
Leggeva chiaramente negli occhi di suo fratello il turbine di emozioni che gli
si agitava dentro, avvertiva il suo disperato desiderio di riuscire a
trattenerlo con sé. Ma lui non poteva restare. Neanche per quello che sentiva.
La sua esistenza aveva perso di senso, aveva sbagliato tutto e doveva pagare.
Ma il suo gemello pareva non capirlo. O forse più semplicemente si rifiutava di
capirlo. Comunque fosse, non era un problema suo. Non si sarebbe lasciato
battere, questa era l’unica cosa che Dante doveva sapere. Respinse con forza la
lama di Rebellion, costringendo il suo avversario ad arretrare.
I due si scambiarono uno sguardo, ansimanti, e poi tornarono a gettarsi uno
sull’altro. Si scontrarono ancora e ancora, cercando invano di penetrare la
guardia avversaria. Sembrava che nessuno riuscisse ad avere la meglio. L’aura
intorno a loro riprese a crescere come era successo durante lo scontro con
Kasreyon. Riuscivano a percepirsi, sapevano dove l’altro avrebbe tentato di
colpire. Non riuscivano a rompere quella dannata connessione nonostante tutto
l’impegno che ci mettevano. Si erano legati troppo strettamente quella volta,
ci sarebbe voluto ancora del tempo prima che il legame si affievolisse
abbastanza da dar loro la possibilità di infrangerlo. E di certo il fatto che
stessero sfruttando il potere che esso concedeva loro non migliorava la
situazione.
Dante fece un balzo indietro, schivando l’ennesimo fendente e calando con forza
la lama della sua spada che però incontrò solo il metallo di Yamato.
Approfittando del fatto che le loro lame erano intrecciate, estrasse Ivory
dalla fondina e la puntò contro il suo avversario. Ma Vergil fu più veloce.
Prima che potesse premere il grilletto gli afferrò il braccio alzandoglielo e
spostando così la traiettoria. Girò il polso di suo fratello senza pietà e lui
per liberarsi fu costretto a lasciare la presa sull’arma che cadde a terra. Il
cacciatore di demoni imprecò pesantemente tra i denti. Brutto bastardo. Ma non
c’era da aspettarsi nulla di meno da quel pazzo. In fondo era proprio per
quello che gli piaceva combattere con lui. Trovava sempre il modo di fermarlo.
Ma lui non si lasciava certo demoralizzare. Liberò Rebellion dalla prese della
katana, colpendo con violenza suo fratello con la fine dell’elsa.
Vergil non riuscì a schivare il colpo e si lasciò sfuggire un gemito, facendo
un balzo all’indietro. Non andava bene. Quello scontro stava durando fin
troppo. Il fatto che non riuscisse a togliersi quell’idiota dai piedi lo stava
facendo irritare e non poco. Doveva trovare una soluzione al più presto. Non ne
poteva più, la voglia di scappare era troppa. Peccato che il luogo in cui
volesse rifugiarsi fosse in quel momento irraggiungibile. Strinse la presa
sull’elsa di Yamato. Avrebbe sfruttato la connessione a suo vantaggio. D’altra
parte quello che avvolgeva i loro corpi era il potere di Sparda. Ma dubitava
fortemente che Dante lo avesse capito. Un ghigno gli illuminò il volto. Lo
avrebbe usato ancora una volta prima di lasciarlo per sempre. Serrò le palpebre
e si concentrò, cercando di attirare a sé tutta quell’immensa energia. La
sentiva correre nel suo corpo come una scarica, incontrollabile, sconfinata.
Spalancò gli occhi e parò con precisione l’attacco del suo gemello, mentre si
abbandonava al potere che aveva agognato per anni, in un misto di estasi e di
malinconica soddisfazione.
Dante indietreggiò nuovamente, preso alla sprovvista dal contraccolpo. C’era
qualcosa di strano. Fissò suo fratello e non potè evitare di notare che le sue iridi azzurro ghiaccio
scintillavano minacciose, percorse da bagliori rosso sangue. Quegli occhi. Era
passati anni dall’ultima volta che li aveva visti. Gli occhi di Sparda. Capì
troppo tardi quello che era successo. La lama di Yamato si illuminò, calando su
di lui come un fulmine, e oltre il bagliore accecante si poteva intravedere che
la spada aveva cambiato forma. Lui parò a stento il colpo, ma dopo di esso ne
venne un altro e poi un altro ancora. Quella pioggia di attacchi si abbattè su
di lui da ogni lato, impietosa, fino a quando un fendente più veloce degli
altri riuscì ad insinuarsi nella sua guardia, lasciandogli scoperto il petto.
Vergil lo colpì con forza con un pungo in pieno stomaco, la mano ricoperta di
energia, togliendogli il fiato e facendogli vedere nero per un attimo, mentre
Yamato gli strappava Rebellion di mano. Non poteva crederci. Quella potenza
assurda, quei colpi erano troppo veloci per i suoi riflessi. Non era neanche
riuscito a rispondergli. Sapeva fin troppo bene cosa lo aspettava adesso. Il
suo sguardo incontrò quello esaltato di suo fratello e un attimo dopo la lama
della katana lo raggiunse, trapassandolo da parte a parte.
Il cacciatore di demoni urlò avvertendo l’energia bruciargli la carne prima di
lasciare la lama dell’arma per sempre e crollò a terra con un tonfo sordo,
mentre il suo sangue schizzava i vestiti già imbrattati di Vergil. Quest’ultimo
pulì con calma la katana, la rinfoderò e poi si voltò, andando a raccogliere
Rebellion che giaceva a pochi passi da loro. Dante cercò di alzarsi, ma ancora
prima che potesse farsi leva sui gomiti, l’altro mezzo demone gli fu addosso di
nuovo e lo inchiodò di nuovo al pavimento con la sua stessa arma. Lui si lasciò
sfuggire un altro gemito e strinse gli occhi, cercando di non svenire per il
dolore. Quando li riaprì si ritrovò il viso di suo fratello a pochi centimetri
di distanza. I suoi occhi erano tornati normali e non era più avvolto da quel
potere incredibile, ma ormai non importava più. Il duello era finito.
“Ho vinto io a quanto pare”constatò il maggiore dei gemelli con un ghigno
soddisfatto. Aveva raggiunto il scopo. Poteva scomparire nell’oblio.
“Vergil…Sei il solito bastardo”riuscì a dire suo fratello con sforzo evidente.
Percepiva chiaramente la lama di Rebellion piantata nel suo stomaco e ad ogni
respiro la sua carne vi sfregava contro, mentre il sangue continuava lentamente
ad uscire dalla ferita, creando una pozza in continua espansione sotto di lui.
L’avrebbe perso di nuovo, questa volta per sempre. No, non voleva, non poteva
essere. Si erano giurati che sarebbero stati per sempre uno al fianco
dell’altro. Possibile che Vergil lo avesse dimenticato? “Ti prego. Non farlo,
Vergil. Non lasciarmi. Resta…”.
“Mi spiace, Dante, ma è quello che sto per fare”gli rispose lui serio. Non
c’era cattiveria nella sua voce. Era solo un’affermazione. “Non posso fare
altro, non ho scelta”.
“E invece sì. Resta con me”.
Il cacciatore di demoni riuscì a tirarsi su quel poco che bastava a chiudere lo
spazio che li separava. Non gliene fregava nulla del fatto che non erano soli e
di quello che i loro amici avrebbero potuto pensare. Voleva solo godersi quel
contatto di nuovo, voleva solo sentirsi ancora una volta un tutt’uno con suo
fratello. Avvertì la mano dell’altro correre immediatamente dietro la sua testa
per sostenerla mentre le loro labbra si sfioravano, desiderose e
appassionate, ma anche con una certa malinconia. A quanto pareva anche Vergil
era del suo stesso parere. Ma quella sarebbe stata davvero la loro ultima
volta? Un flusso di emozioni li investì attraverso la connessione che andava
via via indebolendosi ma che ancora permetteva loro di fondere le loro anime,
amplificando le sensazioni e dando loro l’illusione che il tempo si fosse
fermato e che quel contatto non solo fisico sarebbe potuto durare per sempre.
Si staccarono per un attimo e Vergil fece per dire qualcosa, ma poi ci ripensò
e tornò a baciarlo, quasi non volesse pronunciare le parole che doveva dire. Ma
non si poteva rimandare per sempre. Però nulla sarebbe cambiato se si fossero
concessi ancora qualche minuto. Continuarono a baciarsi, cercandosi
disperatamente finchè il bisogno di respirare non li costrinse a smettere.
“Non posso, Dante”mormorò Vergil non appena fu in grado di parlare, lasciando
la presa sulla testa di suo fratello ed alzandosi, gli occhi fissi sulle Porte.
Non si sarebbe guardato indietro. “Magornak, fa’ quello che devi fare”ordinò
poi rivolto al demone.
Quello annuì senza ribattere e gli si accostò. Aveva assistito al combattimento
studiando attentamente le aure dei due mezzi demoni e aveva visto che Vergil
era stato in grado di prendere e controllare il potere di Sparda, anche se per
poco. La cosa non l’aveva sorpreso più di tanto. Non aveva mai dubitato che
potesse farlo. Non dopo tutti gli anni che aveva passato a preparare il suo corpo
e la sua anima ad accoglierlo. Peccato che alla fine le cose non fossero andate
come aveva sperato. Sospirò mentre si preparava ad spalancare di nuovo il portale
infernale. Non avrebbe voluto farlo, ma quello era il patto. E in fondo forse
era quella la scelta migliore per il suo protettore dopo quello che era successo.
Lo avrebbe raggiunto dopo aver salutato Mary. Sollevò le braccia in alto,
pronto a dare il comando di apertura.
“Vergil…”gemette Dante, guardando impotente suo fratello accostarsi al portale,
trepidante di attesa. Avrebbe voluto fermarlo, ma non aveva neanche la forza di
urlare. Era davvero la fine, l’Inferno avrebbe di nuovo inghiottito la persona
più importante della sua vita, strappandogliela dalle mani per la seconda
volta.
Ma prima che Magornak potesse anche solo iniziare la formula rituale, la voce
infuriata di Lady li fece voltare tutti, prendendoli alla sprovvista. “Vergil
Sparda! Dove credi di andare, brutta stronzo infernale?!”. La giovane era
rimasta ad osservare il duello in silenzio, le mani strette al petto,
sussultando ad ogni colpo un po’ più forte degli altri. Non sapeva per cosa
temeva di più, per la vita del suo migliore amico o per la paura che lui
potesse, nella furia del combattimento, arrivare ad uccidere il suo gemello. In
entrambi i casi le conseguenze sarebbero state devastanti. Poi, senza
preavviso, Vergil aveva iniziato ad avere la meglio e lei aveva intuito come
sarebbe finita. Lo aveva letto negli occhi gelidi del mezzo demone. E infatti,
poco dopo, la lama di Yamato aveva trapassato senza pietà il petto di Dante e
lui era finito al suolo. Quando poi il maggiore aveva infierito su di lui era
stata tentata di mettersi ad urlare per insultarlo, ma le parole le erano morte
in gola quando i due avevano iniziato a baciarsi, incuranti del fatto che lei e
Magornak li stavano guardando. Era stato allora che aveva avvertito la furia
crescerle dentro, inarrestabile. Vergil doveva essersi accorto di cosa stava
succedendo tra lui e Dante eppure aveva egoisticamente scelto di ignorare la
cosa e di andarsene, scappando dai problemi. Non poteva perdonarglielo. Avrebbe
fatto soffrire il suo amico molto di più della volta precedente e lei non era
sicura che il cacciatore di demoni avrebbe trovato la forza per reagire ad un
nuovo abbandono. All’inizio di quella brutta storia, quando ancora nessuno di
loro sapeva cosa sarebbe accaduto, aveva giurato di rimettere insieme la
famiglia Sparda. Ed era giunto anche per lei il momento di assolvere al proprio
compito. Così aveva deciso di mandare al diavolo sia le possibile conseguenze
del suo atto sia il fatto che Magornak le aveva detto di non intromettersi.
“Me ne torno all’Inferno, al luogo a cui appartengo”le rispose gelido Vergil.
Ci mancava solo che quell’umana di mettesse in mezzo a sua volta. Non l’avrebbe
sopportato. “Ho vinto il duello e quindi mi spetta come pattuito”.
“Non me ne frega un cazzo di quello che tu e quell’altro coglione avevate
deciso!”ringhiò lei piantando i suoi occhi ardenti di collera in quelli
inespressivi del mezzo demone. “Come puoi fare una cosa del genere a tuo
fratello?! Come puoi, dopo quello che hai appena fatto?! E, soprattutto, come
puoi lasciarlo così, sapendo quanto soffrirà? Sei proprio un insensibile, non è
così? Un lurido egoista! Non sai far altro che scappare ogni volta che la
situazione diventa troppo personale per te! L’hai fatto quando eravate bambini,
l’hai rifatto dieci anni fa e lo stai facendo di nuovo in questo preciso
momento. Quando imparerai a prenderti le responsabilità delle tue scelte?!
Perché non le guardi in faccia, invece di scappare ogni dannata volta?!”.
“Lady, piantala. Non ti conviene”la ammonì Dante. Quella scema si sarebbe
cacciata nei guai. Vergil non era paziente con gli umani. Lui poteva prenderlo
per il culo e sperare di uscirne incolume, loro no. Figuriamoci se poi si
sentiva fare la predica da una di quelli che considerava degli esseri
inferiori.
“Tu sta’ zitto, cretino! Non mi sembri nella posizione di poter dire la tua. Ti
sei appena fatto fare il culo”lo aggredì la donna accostandoglisi e tirando con
forza l’elsa di Rebellion, estraendogliela così dal petto e strappandogli, non
senza un briciolo di soddisfazione, un gemito di dolore. “Il tuo brillante
piano di salvataggio non ha funzionato, ora lascia fare a me”.
Lui fece per ribattere, ma la ragazza piantò la spada nel terreno a pochi
centimetri dalla sua faccia, facendogli cambiare idea. “Allora, signor
primogenito di Sparda?”fece poi, tornando a guardare il maggiore dei gemelli.
Lui la ignorò. “Magornak, razza di idiota, apri quelle dannate Porte”ordinò,
irritato. Cosa gli toccava sopportare. E al diavolo il fatto che Magornak era
il guardiano delle Porte dell’Inferno. Restava pur sempre un imbecille sotto
certi aspetti.
“Magornak, non osare!”lo minacciò Lady, puntandogli un dito contro.
Il demone esitò, facendo passare indeciso lo sguardo dal giovane alla sua
amica. Si sentiva preso tra due fuochi e sinceramente non riusciva a decidere
quale dei due scottava di più. Si voltò a guardare Dante che ricambiò il suo
sguardo preoccupato con uno esasperato, ma questo non lo aiutò a scegliere. Era
combattuto. Sapeva che avrebbe dovuto mantenere la parola data, ma dall’altro
lato avrebbe preferito impedire a Vergil di buttarsi a capofitto tra le
tenebre. E di certo un’altra cosa che lo metteva ancora più in ansia erano quegli
sguardi, quello infuocato di lei e quello gelido di lui, addosso.
“Mary, ho dato la mia parola…”borbottò alla fine, anche se decisamente con poca
convinzione.
“E da quando vuoi demoni vi curate di rispettarla?”lo rimbeccò lei, irritata.
Perché diavolo Magornak non collaborava? Neanche lui voleva che Vergil andasse
all’Inferno, glielo leggeva in faccia, ma a quanto pareva era convinto che se
il suo prottettore desiderava farlo era quella la scelta giusta per lui. Ma lei
non gliel’avrebbe fatta passare liscia. “Insomma, non siete sempre lì a
rimangiarvela, quella vostra stramaledetta parola?”.
“Io non sono un demone qualunque!”si offese lui. Sapeva che la sua amica stava
solo cercando di fare il bene di Dante, ma lui non poteva di certo buttare via
i suoi principi così, da un momento all’altro. E poi doveva pensare a quello di
cui aveva bisogno Vergil. “Sono il guardiano dell’Ordine universale e al
contrario di molti dei miei simili ho un certo senso dell’onore!”.
“Piantatela di scannarvi voi due”li interruppe gelido il maggiore dei figli di
Sparda. “Potrete continuare a farlo dopo che me ne sarò andato. Ma ora vorrei
che quelle maledette Porte venissero aperte, se non vi dispiace”.
“Mi dispiace eccome!”tornò alla carica Lady, lasciando perdere il guardiano per
tornare a concentrarsi sul mezzo demone. “Ma ti rendi conto che, tanto per
cambiare, stai facendo una cosa senza senso?! E per cosa poi? Non lo sai
neanche tu! Non hai la più pallida!”.
“Umana, la mia pazienza sta giungendo al termine. Dovresti ascoltare quello che
ti ha detto mio fratello”la minacciò lui, portando la mano all’elsa di Yamato.
Quella donna era una seccatura esattamente come suo padre. “Chi ti credi di
essere per parlare così al figlio maggiore di Sparda? Sei proprio uguale a quel
pazzo superbo che ha mandato in fumo i miei piani dieci anni fa. Dici tanto di
essere diversa, di non voler avere nulla in comune con lui, ma la verità è che
siete identici. Testardi, irrispettosi, ciechi e superbi oltre ogni limite”.
Dante si lasciò scappare un gemito. Quella era l’ultima cosa che suo fratello
avrebbe dovuto dire. Lady andava in bestia quando la si paragonava a suo padre
e quello che il suo gemello aveva appena finito di fare era il discorso giusto
per farle perdere il poco buon senso che le era rimasto. Alzò gli occhi sulla
ragazza e vide chiaramente che stava tremando di rabbia. Ora si sarebbe davvero
scatenato l’Inferno. E lui ci era in mezzo, come al solito.
“Tu…”ringhiò la cacciatrice di demoni, stringendo con forza l’impugnatura di
una delle sue pistole. Era tentata di estrarla e sparare dritto in testa a quel
bastardo, anche se sapeva che sarebbe servito a poco. Ci aveva già provato con
il suo migliore amico e non aveva ottenuto il risultato che sperava. Prese un
respiro profondo cercando di calmarsi. Quello stronzo aveva detto che lei era
uguale all’uomo che le aveva rovinato la vita, al mostro che le aveva strappato
sua madre. Avvertì le lacrime pungerle gli occhi. Lo scopo di Vergil era di
certo ferirla nel profondo e a quanto pareva, per suo disappunto, ci era riuscito.
Ma non bastava un discorso, per quando simile a una pugnalata nello stomaco, a
buttarla giù. Ora gli avrebbe insegnato lei come si distruggevano le persone a
parole. In fondo aveva avuto dieci anni per allenarsi usando Dante come cavia.
“Di’ quello che vuoi, ma sappi che non me ne frega nulla. Io so chi sono e cosa
voglio, l’ho accettato e so convivere con le mie scelte e con i miei sbagli al
contrario di un certo codardo testone di mia conoscenza!”esclamò sorprendendo
tutti.
Il cacciatore di demoni la fissò incredulo. Si sarebbe aspettato una sfuriata e
invece Lady stava proseguendo spedita nella sua linea di attacco. La ragazza
era proprio determinata a non lasciarsi battere. Un lampo di sorpresa
attraversò anche gli occhi di Vergil mentre Magornak si premeva una mano sulla
bocca, cercando di non ridere. Quando voleva Mary era proprio una forza. Se
c’era una persona capace di aggiustare quella brutta situazione era lei.
“Te lo concedo, umana, hai coraggio a
sfidarmi in questo modo. O forse sei solo più stupida di quanto
pensassi”fece il mezzo demone, ancora un po’ sorpreso da quella reazione
inaspettata. Era convinto che con quell’argomento sarebbe riuscito a zittirla,
ma a quanto pare la giovane era più caparbia del previsto. Non gli restava che
passare alle maniere forti. “Forse Yamato saprà farti cambiare idea!”.
“Puoi anche tagliarmi a fettine se ti fa sentire meglio! Ma ti assicuro che
questo non cambierà le cose! Tu stai scappando perché non sia affrontare te
stesso!”ribattè lei, testarda. Ora gliene avrebbe dette quattro a quel
presuntuoso che si credeva tanto intelligente. “Hai paura, Vergil, hai una
paura fottuta di quello che provi, dei tuoi sentimenti che consideri tanto
umani e quindi inutili. Vi ho visti, tu e l’altro cretino qui, mentre vi
prevedevate a pugni. E soprattutto ho visto quello che avete fatto dopo. E sai
cosa ne penso? Mi date l’impressione che il vostro continuo combattere sia solo
un modo alternativo per scaricare il vostro dannato desiderio di voler fare
quello che non sarebbe conveniente fare tra fratelli!”.
A quell’uscita , Dante sgranò gli occhi e avvampò, sconvolto. Cosa cazzo aveva
bevuto quella?! Aveva appena firmato la sua condanna a morte. E poi…Dannazione,
ma che andava a dire?! Lui non si voleva fare Vergil. O sì? Il dubbio lo assalì
per un attimo, approfittando del suo sconcerto, ma lui lo scacciò in fretta. Ma
che andava a pensare?! “Lady! Ma sei scema o cosa?!”esplose cercando di
alzarsi. La sua ferita aveva cominciato a rimarginarsi e ciò gli permise di
arrivare a sollevarsi sui gomiti. “Che cazzo vai sparando?!”.
Vergil la fissò per un attimo, sconcertato. Quella era l’ultima cosa che si
sarebbe aspettato di sentire. Si sentì avvampare a sua volta, sia per
l’imbarazzo che per la rabbia. Come si permetteva quella lurida umana di
prenderlo per il culo in quel modo? Si voltò per evitare che lei vedesse il
leggero rossore che aveva tinto le sue guance, cercando di restare calmo.
Perché diamine si sentiva così turbato da quella frase completamente priva di
senso? “Magornak…apri le Porte”tornò a ripetere, incapace di controbattere
all’ultima uscita della donna.
Lei gli rivolse un sorriso da squalo. “La verità pesa, vero Vergil? Non dirmi
che ti ho lasciato senza parole!”lo provocò divertita dalla sua reazione ed
ignorando l’altro gemello. “Vedi? Ho ragione io, stai scappando un’altra
volta!”.
“Magornak, le Porte. Adesso”ripetè lui.
Il demone lo fece passare lo sguardo da lui alla ragazza, interdetto. Non aveva
capito cosa stava succedendo. Perché Vergil e Dante erano improvvisamente così
in imbarazzo? “Cos’è che tu e Dante vorreste fare che non si deve fare tra
fratelli?”chiese ingenuamente, lasciando gli altri tre completamente basiti.
Come poteva quella creatura millenaria non arrivare a capire un’insinuazione
tanto evidente? Ma in fondo, guardiano potentissimo o no, era sempre Magornak.
“Te lo spiego quando sarai più grande”gli rispose la sua amica lasciandolo
contrariato. Ma come? Aveva tutti gli anni dell’universo e lei aveva il
coraggio di dirgli che doveva crescere ancora?!
Ma la ragazza era tornata all’attacco contro il mezzo demone, ignorando il suo
sguardo irritato. “Allora, Vergil? Se davvero pensi che quello che ti sto
dicendo siano solo stronzate, dimostramelo! Dimostrami che puoi affrontare la
realtà senza scappare da essa!”.
Lui, sempre dandole le spalle, chiuse gli occhi e strinse i pugni. Quell’umana
non poteva capire quello che provava, anzi, quello che non provava, non poteva neanche immaginare che genere di vuoto
aveva dentro di sé. Non stava scappando, si stava semplicemente punendo per gli
errori imperdonabili che aveva commesso. Se non poteva essere il figlio di
Sparda tanto valeva che smettesse di esistere. Invece che proteggere le persone
che gli erano care aveva finito per diventare una minaccia per la loro
incolumità. Se se ne fosse andato sarebbe stato meglio per tutti. Eppure
qualcosa lo tratteneva. E se si fosse sbagliato? Se tutte le sue motivazioni
non fossero state altro che scuse per sfuggire a una realtà che non sapeva
affrontare? Se Lady avesse avuto ragione? Scosse il capo. Lui non era un
codardo. Poteva essere tutto ma non quello. Ma allora qual era la verità? Non
era più così sicuro di conoscerla.
“Lady, piantala!”. La voce di Dante lo strappò dai sui pensieri. Il cacciatore
di demoni si era finalmente rimesso a sedere e aveva strappato la sua Rebellion
dalle mani dell’amica. “Ma non lo capisci che stai solo sprecando fiato? Quando
quel testone si fissa su una cosa è impossibile fargli cambiare idea! Hai visto
cos’è successo questa volta con quella spada bastarda, no? Non è capace di
ammettere che ha sbagliato, è troppo orgoglioso, il mio caro fratellone! O
forse non se ne rende neanche conto di aver fatto l’ennesima cazzata! Sai come
si dice, errare è umano, perseguitare
è diabolico”.
Lei gli rivolse uno sguardo infuocato. “Non ti ci mettere anche tu! Io sto
lavorando per te e tu cosa fai? Mi dai contro! Ma sei scemo forte!”lo aggredì,
sbuffando. Gli sembrava il momento di fare le sue battute del cavolo?! “Siete
proprio gemelli, non c’è che dire. Cos’è, Dante, devi proprio difendere il tuo
fidanzatino a tutti i costi?!”.
Il giovane avvampò nuovamente. “Vergil non è il mio fidanzato!”protestò
imbarazzato. Brutta stronza. “Non osare…”.
“Però Mary ha ragione! Vi siete baciati!”si intromise timidamente Magornak,
dondolandosi sui piedi. “E mica sono i fidanzati quelli che si baciano?”.
“Ma la volete smettere tutti quanti?!”esplose a quel punto Vergil, voltandosi
di nuovo a guardarli. Non ne poteva più di tutte quelle cavolate. Non si
sarebbe fatto sbeffeggiare oltre. Avrebbe dimostrato a quei tre che non era un
codardo, che era capace di capire quando sbagliava e che tra lui e Dante non
c’era un bel nulla. I tre si zittirono all’istante, presi alla sprovvista. “Tu,
razza di idiota, non ti impicciare di cose che non capisci”continuò lui gelido,
rivolto a Magornak. Poi i suoi occhi si spostarono su Dante e Lady. “Tu,
fratellino, faresti meglio a tenere la bocca chiusa visto che ti ho appena
sconfitto. E per quanto riguarda te, umana, non sono un codardo. E sono pronto
a dimostratelo. Anzi, farò di più. Ti farò anche vedere che so essere magnanimo quando voglio. Sono disposto a
dare a quel cretino di mio fratello un’altra possibilità di convincermi a parole a restare. Ascolterò le sue
ragioni e opporrò le mie, così non potrai più dire che sto scappando. Ma se lui
non riuscirà a convincermi dovrete lasciarmi andare”.
I due cacciatori di demoni lo fissarono zittendosi all’istante, presi alla
sprovvista da quella reazione inaspettata, mentre il demone guardiano abbassava
gli occhi. Quella discussione stava portando il suo protettore
all’esasperazione, lo percepiva chiaramente. Forse avrebbe dovuto solo smettere
di esitare e aprire le Porte, lasciando che Vergil raggiungesse la pace che
tanto invocava nell’oblio della notte infernale. Gli avrebbe evitato quella
tortura prolungata perché tanto le possibilità che cambiasse davvero idea erano
poche. Però, anche se non ci credeva, continuava a sperare che Dante potesse compiere
quel miracolo e quella speranza gli impediva di decidersi una volta per tutte.
Il suo sguardo incontrò quello di Vergil.
“Sei sicuro di voler aspettare ancora?”domandò il demone indicando con un cenno
del capo le Porte degli Inferi.
“Ora mi chiedi se voglio aspettare? Ma se fino ad un momento fa eri tu quello
che esitava!”ribattè il giovane, canzonatorio. “Comunque non temere, aprirai
quelle Porte per me non appena avrò finito con quell’idiota”.
“Hai ragione…”borbottò lui alzando le mani in segno di resa e nascondendo un
sorriso. Si voltò verso il portale e incrociò le braccia sul petto mormorando
qualcosa in quella lingua nota solo a lui. Le immense falci si inclinarono
seguendo il suo movimento e sigillando di nuovo le Porte che scomparvero in un lampo
di luce nera. “Ma possibile che nessuno mi porti mai rispetto?! Anche adesso
che sappiamo tutti chi sono?!”.
“Se continui a comportarti come un idiota lo stesso è ovvio, Magornak”gli fece
notare il mezzo demone con un ghigno. Per una volta però non c’era
cattiveria nella sua voce. In fondo i poteri del suo protetto lo
impressionavano davvero, anche se non l’avrebbe mai ammesso. “E ora, se non ti
spiace, avrei da fare”.
“Infatti. Forza, Magornak, sloggiamo. I nostri due piccioncini devono
chiarirsi”si intromise Lady afferrando il demone per la manica della tunica e
tirandolo. “E mi raccomando, fate i bravi! Soprattutto tu, Dante! Non fare
troppe porcherie!”.
“Lady, cazzo! È una cosa seria!”esclamò il cacciatore di demoni arrossendo,
mentre suo fratello si limitava a guardare da un’altra parte senza commentare.
“Sparisci va’!”.
“Come vuoi, Mr. Semaforo! Siete maggiorenni e vaccinati, però andateci piano lo
stesso! E vedi di non rovinare questa possibilità che ti ho procurato. O non te
la faccio passare liscia!”lo minacciò lei, ridendo e incamminandosi trascinando
il demone con sé.
“Se e quando vuoi che ti apra le Porte vieni su a dirmelo! Vi aspettiamo
fuori!”fece in tempo a dire Magornak prima che la sua amica lo trascinasse nel
portale di luce nera che conduceva all’uscita. “E Vergil…sono certo che farai
la scelta giusta! Sappi che la rispetterò, qualunque essa sia!”.
I due mezzi demoni rimasero a guardarli finchè non furono teletrasportati fuori
dall’antro, poi si voltarono per fronteggiarsi. I loro occhi identici si
specchiavano gli uni dentro gli altri esattamente com’era successo durante il
loro scontro. Non ci sarebbe stato un’altra occasione di cambiare le cose,
avrebbero dovuto rassegnarsi. Questa volta sarebbe stata davvero l’ultima.
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Eccomi!!
Ni hao, guys!!!
Visto che ho fatto presto?? Diciamo che dedico questa mia velocità a quelli di
voi che mi seguono sempre e comunque. Spero mi perdonerete se farò allusioni
strane, oggi non so cos’ha la mia testa, mi fa sentire strana 0.o”
Comunque, passando al capitolo…Finalmente vi ho dato una versione completa (o
quasi) di come si sono svolti i fatti tra Damaer, Sparda, Magornak e
Kasreyon! Spero che siate soddisfatti nella vostra curiosità perché immagino
che sarebbe il minimo dopo avervi tirati scemi con questa storia per ben 17
capitoli!! Spero che vi abbia fatti contenti e che sia stata abbastanza
all’altezza delle vostre aspettative!!
Sorpresi eh?? Ho fatto vincere Ver (e che cavoli, per una volta! Nel gioco
perde sempre alla fine! Insomma, dopo dieci anni all’Inferno non può non
vincere contro Dante u.u) però di nuovo non è detta l’ultima parola!!
Perché nel momento tragico, dopo quello splendido bacia che sapeva di addio
*.*, ecco Lady che si intromette e mi salva la situazione per l’ennesima
volta! Quindi siete pregati di ringraziarla o rischia di offendersi!! XD Shiii!
Litigata! E povero Magornak che è nell’occhio del ciclone, indeciso su qual è
davvero la cosa giusta! Nessuno lo rispetta anche se adesso si sa chi
è…*sospiro* Il mio povero personaggio -.-“
La discussione, soprattutto nello scoppio finale di Ver, mi porta il
personaggio un po’ OOC, però giuro che ci ho provato a mettermi nei suoi panni
e mi sono sforzata di immaginare come potesse sentirsi, con il vuoto che gli
eventi gli hanno lasciato, la disperazione che lo spinge solo a desiderare di
sparire nelle tenebre infernali e l’esasperazione per venire trattenuto. Alla
fine lui cede alle insistenze di Lady solo per disperazione, perché crede che
quello sia l’unico modo per garantirsi finalmente di potersene tornare
all’Inferno a morire. Ditemi voi se ho fatto un ragionamento senza
senso!!
E dopo l’ennesimo useless sproloquio ancora una volta vi lascio con il
punto interrogativo sul finale. Ma non temete, mancano due capitoli e nel
prossimo si capirà quanto è veramente sadica l’autrice…E questo dipenderà da
quale opzione sceglierà? Riuscirà Dante a convincere Vergil a restare? O
fallirà nel proposito? I due saranno costretti a separarsi o riusciranno a
scegliere di restare insieme (sulla terra o all’Inferno, c’è da chiedersi anche
questo)? Lo scoprirete tra circa una settimana! To be continued…
Un’ultima cosa, poi mi tappo la bocca tastiera. Ho scritto la scena tra
i due gemelli che alcuni me compresa aspettavano tanto…però come potete
vedere rating e avvisi (shonen ai non yaoi) sono rimasti inalterati perché…I’m
sorry but non si vede niente. E quando dico niente vuol dire niente.
Mettere una scena escplicita stonava con l’atmosfera generale della storia e
soprattutto con quella di quel particolare momento, quindi l’ho descritta dal
punto di vista dei sentimenti! Non linciatemi! *si nasconde dietro il divano e
poi scappa via*.
Ok, ringraziamenti!! Veloce perché ho cianciato anche troppo! I really want to say thanks to those lovely people
that are ninjiapiccina,
doc11, Pride_, Rakelle and Hikari Sama that, I
don’t know how, are always able to bear me and my madness! Kiss, girls!! XD
Ringrazio come sempre anche tutti quelli che leggono/preferiscono/seguono la
mia fic (LadyVergil e Bloody Wolf prime tra tutti
u.u)!
Da dietro quelle maledette Porte *Magornak, grrr…*,
Vostra finchè non mi sbranano,
L’eterna dannata Mystic u.u