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Autore: Remedios la Bella    15/08/2011    3 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero di non avervi fatto attendere troppo! Buna lettura!

capitolo 6

 
Il soldato continuò a fissarmi con disprezzo, e nel mentre Deborah continuava a lavare le stoviglie, senza dar cenno di volersi voltare.
" Come sta signorino Max?" mi chiese improvvisamente a bruciapelo lui. Io sobbalzai dalla sorpresa e risposi:" Oh, bene grazie ... posso sapere il suo nome, se non è indiscrezione?"
" Tenente colonnello Schubert, ha educato suo figlio a dovere!" fece il soldato misterioso rivolto a mio padre, che si limitò a guardarlo indifferentemente:" Mi chiamo Xavier, provengo dalla Francia. Ma qui l'accoglienza per soldati del nostro rango è piuttosto gradita."
" mi fa piacere che lei si trovi bene qui in Germania." dissi io mascherando il tono falso di cortesia. Odiavo quell'uomo solo a guardarlo, mi dava sui nervi quel suo cipiglio arrogante e presuntuoso, e dopo averlo visto mettere le mani su Deborah ... non so, mi era venuta la bile al fegato vedendolo.
" La ringrazio ... e poi qui mi trovo davvero bene ..." esclamando ciò vidi che i suoi occhi si puntarono minacciosamente su Deborah che sembrò avvertire quelle ultime parole e sussultò. La sorpresa fu così forte che per poco non fece cadere la tazzina dalle mani, ma fu abbastanza agile da afferrarla prima che cadesse per terra in mille pezzi. però fece tintinnare la tazza con un altro pezzo di porcellana, e questo produsse un rumore soffocato, ma udibile in un silenzio inquietante come quello.
Mio padre se n'era accorto:" 15674, che ti prende stupida?" le chiese aspro. Io temetti il peggio.
" Niente signore .. solo un singhiozzo, tutto qui ..." fece lei flebilmente continuando a lavare.
Mio padre allora si limitò a guardarla con disprezzo:" vedi di fare attenzione." le disse sibilante, poi salutò militarmente Xavier e se ne andò nella sua stanza.
Xavier, invece di andarsene come speravo che avrebbe fatto, prese una sedia e si sedette di fronte a me. Io non feci nessun movimento che palesasse la mia voglia di vederlo fuori da questa casa.
Gli chiesi:" Cosa avete fatto lei e mio padre?"
" Lavoro mattutino, dobbiamo scortare i prigionieri appena arrivati al campo e dar loro gli incarichi ..." si stiracchiò ben bene sulla sedia, facendo scricchiolare le ossa delle dita:" Ah! sono tutti una scocciatura appena arrivati ... stanno tutti a mugugnare che fa freddo eccetera eccetera ... Luridi." disse con la nota più malefica che aveva in bocca. Io lo guardai storto senza però dare nell'occhio, e d'istinto guardai la serva, che non emise alcun fiato, forse troppo spaventata dalla presenza di quell'uomo.
Lui in qualche modo si era accorto del mio gesto con gli occhi,perchè mi chiese, traendomi a sè tirandomi il polso e portando il suo viso vicino al mio:" Fa la brava?"
Io lo guardai come se non avessi capito a chi si stesse rivolgendo, ma avevo capito benissimo invece:" Chi?"
" 15674 .. non è così che ti chiami?" urlò rivolto alla ragazza. Lei si arrestò, chiuse l'acqua del lavandino e si voltò verso di lui annuendo debolmente.
" Oh .. lei. Lavora ... ma perchè le interessa così tanto?" dissi io nascondendo la mia inquietudine per la sorte di Deborah. Lei tremò e cercò di guardarmi, ma venne vista da Xavier.
Lui allora mi trasse a sè, ancora più vicino di prima, ma nei suoi occhi potevo leggere un sentimento ben diverso dalla tranquillità. sembrava irritato:" Siete in confidenza voi due?"
" N- noi due? No .. cosa glielo fa pensare ..." ero davvero spaventato adesso. percepivo negli occhi del francese una scintilla di quella malvagità che solo un soldato tedesco allevato come un cane da caccia poteva avere nel sangue.
" Stai attento ok? sia per te .. sia per lei ..." mi disse lui sprezzante, stringendo la presa sul mio braccio. Non emisi fiato, ma faceva davvero male. Sembrava che quel mostro sapesse. Non volevo che lo sapesse. Ma mi limitai a stare zitto e attendere le sue mosse.
Lui lasciò la presa, e poi si alzò avvicinandosi lentamente a Deborah. All'inizio lei si ritrasse spaventatissima da quel gesto avventato, ma poi rimase ferma in attesa dell'azione di Xavier. Sapeva di essere sotto la pressione di quel lurido uomo, ma non voleva darlo a vedere eccessivamente.
Furono talmente vicini che i loro fiati potevano confondersi, e Deborah aveva una smorfia di fastidio nel sentire l'alito del soldato che anch'io avevo percepito quando ero rimasto vicino a lui.
Lui allora le cinse la vita con il braccio, e le prese il viso tra le mani minaccioso:" Stai attenta Hundin ... guarda che se fai la birichina poi te la do io la lezione ..." le prese il mento tra le mani e calcò l'unghia del pollice sulla pelle lasciandole il segno. Lei tremò ma non ebbe altra reazione, deglutì soltanto annuendo leggermente. Non faceva cadere lacrime dai suoi occhi chiaramente terrorizzati.
Mi sentivo uno stronzo a rimanere lì, senza far niente, mentre quel mostro la torturava psicologicamente.
Il soldato lasciò la presa, mi guardò con occhi iniettati di sangue e poi se ne andò, sbattendo leggermente la porta. Sentii i suoi passi freddi e secchi sulla ghiaia del cortile e non potei fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
Attesi che i suoi passi fossero lontani al mio udito, poi mi alzai e andai incontro alla ragazza che nel mentre era appoggiata al mobile della cucina con la sinistra, mentre con la destra si toccava il mento dolorante.
" Deborah ... stai bene?" le chiesi io apprensivo. Lei mi guardò negli occhi e stavolta i suoi erano lucidissimi. Stava per scoppiare a piangere:" Si ..." disse con voce tremante e una lacrima le solcò la guancia.
Non sopportavo di poterla vedere ogni volta così.
D'istinto l'afferrai per il polso libero e la tirai verso di me, cingendola stretta con le braccia. Lei sussultò a quel gesto e parve incredula mentre io l'abbracciai a occhi chiusi, per poter sentire il suo profumo agreste ma buono.
Non sapevo se stessi facendo la cosa giusta o qualcosa di imperdonabile per uno come me, ma mi sentii di consolarla a fondo per tutto quello che aveva dovuto subire. Lei rimaneva immobile nell'abbraccio, ma potevo sentire il suo petto muoversi convulsivamente come in preda al fiatone. Per calmarla, le accarezzai i capelli:" va tutto bene .." le dissi all'orecchio.
Solo allora potei sentire che le sue dolci mani mi accarezzavano la schiena, e una sensazione di bagnato e caldo sulla spalla:" Grazie, Max .." sentii la sua voce, la sua adorabile voce. Ricambiava l'abbraccio anche se debolmente, potevo davvero sentirla adesso, in tutta la sua tristezza. Non mi poteva fregare del resto quando stavo con lei.
Anche se ci avessero scoperto in quel momento non mi sarei staccato da lei. Adoravo le sue lacrime, adoravo la sua dolcezza, adoravo lei in quel preciso istante in cui i nostri cuori si potevano sentire. a vicenda. 

   
 
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