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Autore: elefiore    15/08/2011    2 recensioni
Il vecchio mi diede un calcio sulla schiena abbastanza forte da farmi schiantare a terra, poi mi girò.
«Non p-preoc-c-cup-patev-vi. I-io s-sto…» e qui uncino mi trapassò lo stomaco con la spada. «… b-be-ne.» conclusi guardando Wendy.
«N-non mi… d-dime-dimenticare, W-wen-dy.» sussurrai vedendola piangere, sentendo le ultime forze abbandonarmi.
«Non ti dimenticherò, Peter, mai.» poi si avvicinò. «Ti prego, non mi lasciare!» mi disse prima di baciarmi.
Uncino la prese e la portò via.
«Wen-dy no…» e non vidi né sentii più nulla.
Mi dispiace ma la storia è interrotta a tempo indeterminato. Chiedo scusa a chi la ha seguita fino ad ora.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Peter… mi dimenticherai?» mi chiese Wendy, con le lacrime agli occhi.
«Io? Dimenticare? Mai.» le sussurrai incrociando le braccia e sorridendo.
Ci guardammo per un lunghissimo istante, con gli occhi lucidi, poi le feci un debole cenno con la mano per salutarla e mi girai.
Stavo per volare via dal freddo davanzale innevato quando lei mi chiamò.
«Tornerai?»
«Per ascoltare storie su di me.» le dissi sorridendo… ma in realtà era per ben altro che sarei tornato. Non capivo molto bene quello
che mi stava succedendo anche se di una cosa ero certo: non l’avrei mai lasciata. Sarei tornato tutti i giorni anche solo per vederla.
Avrei sofferto molto, non potendola avere con me all’ Isola che non c’è, ma almeno l’avrei vista. Perché voleva crescere? Avrebbe
potuto portare tutti, se lo avesse voluto. Per lei avrei fatto questa eccezione… solo per lei. Trilly mi girò attorno per incitarmi ad
andare e non seppi fare altro che andarmene, piangendo. Uncino aveva ragione: Wendy mi avrebbe dimenticato. Mi buttai sul mio
letto e piansi come non avevo mai fatto, nemmeno per Trilly. Piangevo per Wendy, la sola persona al mondo capace di farmi
sentire benissimo e malissimo allo stesso tempo, capace di farmi sentire al settimo cielo soltanto guardandomi negli occhi,
capace di… di… farmi innamorare. Quel bacio… mi sono sentito come mai in vita mia. Se non fosse stato per lei, sarei morto.
«Mi mancherai, Wendy.» sussurrai tra i singhiozzi che mi accompagnavano, attenuandosi, sempre più verso il sonno.
Mi addormentai e mi ritrovai sdraiato sul prato dell’Isola vicino al lago delle Sirene, esattamente dove io e lei avevamo visto le fate
danzare.
«Peter!»
Guardai da dove veniva quella voce… e la vidi.
«Wendy…» sussurrai con un tono inudibile.
«Peter ho cambiato idea… verrò con te. Tornerò all’isola che non c’è! Vieni da me!»
Abbassai lo sguardo. Sapevo che stavo solo sognando. Mi alzai e mi avvicinai a lei.
«Quanto vorrei che tutto questo fosse vero…»
«Davvero lo vorresti?» chiese lei, ghignando.
«Ma cosa…?» Gridai dal dolore: lei era diventata Uncino e mi aveva completamente trapassato con la spada. Lo guardai negli occhi
e lui rise.
«Pensavi che ti avrei permesso di sfuggirmi, Peter? Ti sbagliavi. Pensavi di avermi sconfitto? Ti sbagliavi. Sono vivo e ho ucciso
quel dannatissimo coccodrillo. Questa volta non mi sfuggirai. Sto venendo da te. Ti ucciderò, lo giuro, e Wendy penserà che ti sia
dimenticato di lei. Non vi rivedrete mai più, lo giuro!»
«No!» gridai con tutte le mie forze e mi svegliai sul mio letto, completamente inondato di sudore freddo. Sentivo che quel sogno non
era soltanto un sogno. Sentivo che lui sarebbe venuto davvero.
«Campanellino! Dove sei?!» corse subito da me.
«Uncino sta arrivando. Non ti avvicinare mai a lui. Se riuscirà a volare, stavolta, non ci sarà nessuna Wendy pronta a salvarmi.»
Legai il pugnale alla vita, poi presi una spada e uscii. Avevo bisogno di vederla, tanto Uncino mi avrebbe seguito comunque.
Stava dormendo a fianco alla finestra, con la testa sul davanzale… ma era chiusa. Forse si era già scordata di me. Bussai alla
finestra e lei si svegliò.
«Peter» sussurrò sorridendo mentre apriva la finestra. «Che ci fai qui?»
«Ho bisogno di te, Wendy. Ho sognato. Era un incubo…»
«Cos’hai sognato? Spero solo che non si avveri come al solito, Peter.»
«Ho sognato te. Mi chiamavi e dicevi di aver cambiato idea, che volevi restare sull’isola con me. Sapevo che era un sogno, così mi
sono avvicinato e… ti sei trasformata in Uncino. Mi hai trapassato con la spada e hai detto che eri viva, avevi ucciso il coccodrillo e
Hai giurato che mi avresti ucciso. So che non era un semplice sogno, Wendy. Lo sento. Lui sta tornando davvero.»
«Oh Peter! Devo venire all’isola per aiutarti!»
«No. Stavolta no. Mi basterà un… un…» mi avvicinai a lei e le misi un braccio dietro alla schiena, tirandola verso di me. Lei sembrò
capire e mi sorrise.
«Spero solo di aver capito la cosa giusta.» lentamente ci avvicinammo e, quando le nostre labbra si stavano per sfiorare, sentii una
fitta tremenda alla spalla sinistra. Mi bloccai.
«Peter ma cosa…? Peter!»
Mi girai con la spada sguainata.
«Fatti sotto, Uncino!» dissi, prima di attaccarlo. Iniziammo una vera e propria battaglia all’ultimo sangue ma eravamo quasi alla pari…
nel senso… anche lui riusciva a volare. Ci attaccammo per una ventina buona di minuti ma ero sfinito, quindi Uncino riuscì a
farmi sbattere violentemente la schiena contro una parete della camera.
«Peter attento!» urlò Wendy.
Alzai lo sguardo e lo vidi che si stava lanciando su di me. Ero troppo stanco per difendermi ma cercai di spostarmi dal suo campo di
mira. Riuscii per un pelo a schivarlo. Presi fiato e contrattaccai. Passarono pochi secondi e i genitori di Wendy entrarono nella
stanza.
«Ma cosa sta succedendo?!»
Io e Uncino ci bloccammo di colpo, proprio mentre stava per uccidermi.
“Che fortuna” pensai.
«Oh nulla, signori.» fece Uncino «Sto solo cercando di uccidere questo insulso insetto.»
«Ma cosa le sta passando per la testa? … e come ha fatto ad entrare?»
«Volando.» disse e tornò a guardare dov’ero io ma… io non ero più lì ma alle sue spalle.
Lo colpii alla schiena.
«Per te è finita, Uncino! Arrenditi e ti risparmierò.»
«Mai!» ringhiò attaccandomi nuovamente. Mi colse di sorpresa e quasi mi distrusse la spalla sinistra ma non mi scoraggiai: ripresi
ad attaccare.
«Inginocchiati davanti a colui che ti ucciderà, Peter Pan!»
Mi sbatté contro il muro e si mise davanti a me. Con l’uncino mi procurò profondi tagli al petto. Quasi mi spezzava. Caddi in ginocchio, distrutto.
«Peter no!» gridarono tutti i bimbi sperduti (e Wendy con i suoi fratelli).
Il vecchio mi diede un calcio sulla schiena abbastanza forte da farmi schiantare a terra, poi mi girò.
«Non p-preoc-c-cup-patev-vi. I-io s-sto…» e qui uncino mi trapassò lo stomaco con la spada. «… b-be-ne.» conclusi guardando Wendy.
«N-non mi… d-dime-dimenticare, W-wen-dy.» sussurrai vedendola piangere, sentendo le ultime forze abbandonarmi.
«Non ti dimenticherò, Peter, mai.» poi si avvicinò. «Ti prego, non mi lasciare!» mi disse prima di baciarmi.
Uncino la prese e la portò via.
«Wen-dy no…» e non vidi né sentii più nulla.

  
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