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Autore: Elendil    15/08/2011    3 recensioni
“ Non mi piace che le persone che uccido ritornino in vita”disse in un sussurro nel suo orecchio.
La sentì ridere piano.
“ Ma io non sono morta...Inuyasha”
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sette giorni di marcia. Sette giorni di vento, di sabbia, di mille e più profumi scaturiti dall’infiammarsi del giorno e dal sopraggiungere della notte.

Settemila cavalieri a spronare con cinghie di cuoio il recalcitrante avanzare di altrettanti destrieri, di altrettanti zoccoli graffiati dal sollevarsi della polvere. Dal nebuloso diradarsi dell’alito delle tenebre.

Settecentomila teste di cuoio chine nel riverbero del sole, nel torbido tremolio dell’aria resa irrespirabile da ancora più fiati, da ancor più  ansiti, bocche aride di pioggia e frescura.

Lungo la linea dell’orizzonte, così lontano da poter quasi tracciare il sottile confine fra luce e oscurità, l’esercito dei Miyoshi pareva snodarsi fra le nude curve della terra come le sinuose spire di un mastodontico serpente, le nere scaglie cornee a brillare al pari di duri topazi nel mentre del suo costante, irresistibile, muoversi. Passi nella sabbia. Passi nella polvere. Passi nel brullo mutare della terra.

Sterminato. Infinito. Bellissimo. La ruvida falange degli archibugieri ad avanzare nel mezzo. Gli alabardieri in fondo. I fanti in testa. Le pesanti catapulte e balestre nelle retrovie, niente più che le orme di quella bestia infernale. E innanzi, proprio laddove la lingua biforcuta dell’immonda fiera sarebbe dovuta spuntare fuori fiutando la paura del mondo, Inuyasha e Sesshoumau. Gli scellerati principi assassini. L’inizio e la fine della vanagloriosa parabola della casata Miyoshi.

Attorno a loro, tempestare di tinte ciclamino e genziana, i mille e più stendardi di città oramai cadute in rovina. Di capitali depredate, usurpate, saccheggiate. Sotto di loro, lo scuro sfrigolio di una terra prossima dal bruciare anch’essa.

“ Pensi che ci stiano aspettando?”

La voce di Sesshoumaru giunse ovattata, lievemente soffocata da dietro la stoffa che per intero ricopriva il suo volto.

Inuyasha strinse appena le palpebre per meglio mettere a fuoco il paesaggio antistante. Sentì gli occhi inumidirsi di un velo salato mentre le pupille ferine si restringevano nel riverbero accecante. Grugnì appena, per metà dolorante e per metà seccato dall’intera faccenda “ Penso che sia già tutto abbastanza sgradevole senza che tu ci ti metta pure a dire ovvietà, fratello”

La stoffa cinerea del primogenito ebbe un sussulto goliardico, una risatina strascicata che fece vibrare le fibre involte come un unico, butterato volto di vecchia. “ Oh andiamo, Inuyasha” pigolò questi “ Era solo per fare conversazione. La tua ritrosia a rivolgermi qualsiasi tipo di parola mi lascia sempre il dubbio che tu non odi tanto la conversazione quanto più il semplice parlare con me” “ Più che un dubbio, io parlerei di certezza” lo rimbeccò subito l’hanyou, pur mantenendo un tono neutro.

Incrollabile fiducia o più semplicemente avvezza accettazione, la risatina dello youkai tinteggiò ancora quegli attimi del suo vago senso dell’umorismo “ Chiamala come vuoi,fratello, ma talvolta questo tuo pacifico disdegno nei miei confronti ha il potere di ferirmi “ pausa, di cui Inuyasha non diede il minimo segno di sentire il peso. Dietro di lui, il corpo molle della Principessa assopita ebbe un sussulto, scivolando di un poco sulla sua schiena ricurva. Sospirò piano, muovendosi quel poco per riportare il capo di lei poco sopra la sua scapola destra.

“ Eppure, ti inviterei a pensare, io sono tutto ciò che ti rimane della nostra famiglia. Morto io, rimarreste solo tu e nostro padre, e non credo che si tratterebbe per certo di una buona compagnia” con un secco colpo di redini, il mezzo demone spronò appena il cavallo a tenere il passo, il brusco sussultare dell’animale che faceva ondeggiare il corpo della giovine dietro di lui. Attorno a loro, il frastagliato restringersi dei fianchi di una vallata, forse l’antico letto di un fiume prosciugatosi “ Intendi dire che ti devo sopportare perché sei l’unica alternativa presente sulla piazza? Mi stai prendendo per fame, Sesshoumaru?” ghignò poco dopo.

“ Ti sto solo dicendo che siamo soli, inuyasha. Ora più che mai. E l’essere soli comporta che né tu né io potremo aspettarci nulla di più che la nostra reciproca compagnia, da ora in avanti. Gradevole o sgradevole che sia.” L’incupirsi del tono del primogenito spinse l’hanyou a voltare il capo in sua direzione, cercando vagamente di intuire da che punto della conversazione egli avesse perso il senso dell’umorismo. E da quando la nuda verità sulla loro situazione fosse stata ben presente nella mente di entrambi.

Da quel momento? Da qualche giorno? Dalla loro partenza?

Senza nemmeno sapere come, Inuyasha era ben certo di sapere che tutti e due, tutti e loro due bugiardi omertosi avevano capito da molto, forse troppo tempo come stavano le cose. Cosa stava succedendo proprio sotto il loro regale naso. E avevano comunemente deciso di far finta di nulla.

Chi dandosi per idiota patentato. Chi spacciandosi per un rabbioso cane bastonato. E l’uno con lo sguardo instupidito, l’altro con la coda fra le gambe, si erano guardati, e insieme avevano voltato la testa dall’altra parte. Quasi che, semplicemente volendolo, quella cruda verità sarebbe scomparsa come un brutto sogno all’alba.

Dio mio. Con un sospiro, il mezzo demone si strinse placidamente nelle spalle. L’abbacinante chiarore del sole che, infrangendosi sui costoni della vallata tagliava in due metà il passaggio sottostante. Così che, di fianco l’uno all’altro, Inuyasha camminasse nell’ombra e Sesshoumaru nella luce. “ Pensavo che mi sarei ucciso, il giorno in cui avessi capito di avere solo te al mondo. Di essere rimasto con nulla più che uno del mio stesso sangue a spartire le puzzolenti lenzuola di una branda “ sorrise, pur sapendo che il fratello  non avrebbe potuto vederlo “ Anzi. Pensavo che ti avrei ammazzato prima io con le mie stesse mani, onde evitare il realizzarsi di tale sconveniente situazione” scosse la testa. Quasi ridendo di se stesso e della sua fin troppo rosea concezione della vita.

“ E invece?” la voce dello youkai aveva il tono condiscendente di chi sapesse già dove il discorso sarebbe andato a parare.

Inuyasha sorrise di nuovo, semplicemente troppo sincero per prendersela.“ E invece siamo qui. E l’unica persona che vorrei veder morta in questo preciso momento è questa donna che mi sta sbavando sulla schiena. “ concluse con macabro diletto.

La grassa risata di Sesshoumaru costrinse alcuni portabandiera a girarsi verso di loro. Stupiti. Forse chiedendosi da dove tutta quella complicità fra i fratelli Miyoshi fosse sbucata fuori. E al contempo domandandosi quanto tempo sarebbe trascorso prima che entrambi avessero sguainato le proprie armi minacciandosi reciprocamente di morte certa. Nei migliori casi il tutto si sarebbe verificato nell’arco di pochi istanti.

Tuttavia, nel proseguire del riso del primogenito, nel contemporaneo seguitare immobile del fratello e nel loro tutto sommato stabile sopravvivere, le aspettative di tutti quanti si ritrovarono ad essere incomprensibilmente deluse. Sfortunatamente.

Per un attimo, indeciso se contribuire o meno al delizioso siparietto creatosi fra di loro, Inuyasha si passò una mano sulla testa, punzecchiandosi la base della nuca come un ragazzino intimidito dalla situazione.

E fu proprio allora, a metà del riso dell’uno e dell’imbarazzarsi dell’altro, che la freccia colpì in pieno petto Sesshoumaru.

Un secco lacerio del silenzio e poi, in un nugolo di vesti e stoffe sgargianti, di capelli argentei e fermacapelli indiamantati, l’impennarsi del suo cavallo, lo sporgersi indietro della sua figura impertinente, il primogenito si schiantò a terra.

Per un attimo ad Inuyasha tornò in mente la loro immagine di poc’anzi, il risplendere del fratello in tutto quel suo bianco e avorio sotto il riverbero del sole. La sottile linea d’ombra che li separava, lui a destra e Sesshoumaru a sinistra, lasciando solo a lui la capacità di alzare lo sguardo al cielo senza rimanere del tutto abbagliato.

E ancor prima che il corpo del principe ereditario stramazzasse a terra nella polvere, sollevando ovunque schizzi infranti di pietra essiccata, sentiva già le sue labbra schiudersi, la gola che, infiammata dall’arsura, pareva come bruciare nell’intonarsi di poche, semplici, parole.

“ Prepararsi all’attacco! Arcieri, girarsi a Ponente!”

Come il tam-tam di antiche tribù primitive, Inuyasha avvertì il proprio comando diffondersi in mille e più voci sempre più distanti, la mastodontica mole delle truppe che, scivolando a destra come un sinuoso serpente per portarsi fuori portata dagli archi nemici, mutava la sua pelle per lasciar sprofondare da una parte la legnosa scorza degli arcieri, e dall’altra risalire la compatta armeria dei fanti.

Solo allora, con un balzo, il primogenito si decise a smontare da cavallo per andare in soccorso del fratello, la guardia personale di entrambi che già si affrettava a schermarli con i propri corpi corazzati. Con blando interesse, il terreno che già cominciava a tremare del calpestio di mille passi, registrò il caracollare veramente poco principesco della principessa dal posteriore del suo cavallo e subito dopo, come il destarsi di un nugolo di api impazzite, il sibilo confuso di centinaia e più di frecce scagliate in aria.

Digrignò appena i denti, le sue dita irsute che già affondavano nelle vesti del fratello in cerca del suo corpo prostrato, del suo volto contratto dal dolore e lievemente sudato per via dello sforzo di non impalarsi direttamente sul dardo.

“ Stupido Idiota” ringhiò tanto a se stesso quanto alla faccia ridacchiante che trovò dopo un attimo. Le Stoffe del turbante si erano svolte rivelando, tanto bello quanto solo un demone poteva essere, il volto pacato del primogenito. Non serviva di certo un genio per capire il perché, fra i due, avessero scelto di colpire proprio Sesshoumaru. O meglio, solo Sesshoumaru. 

Era il solo a trovarsi in bella mostra alla luce del giorno, il sole che, per metà nascosto dalla cresta di Ponente, avrebbe impedito a chiunque di scorgere le figure appostate in attesa del passaggio del loro esercito.   

Se le sue mani non fossero già state impegnate nel tentativo di afferrare la freccia conficcatasi nella spalla sinistra, l’hanyou non si sarebbe di certo risparmiato dal dimostrare al suo consanguineo la felicità provata nel saperlo ancora vivo e vegeto.

“ Come vedi, dovendo proprio scegliere, chiunque non può esimersi dal preferire me ad un cagnaccio come te, Inuyasha” fu la prima, ridacchiante, battuta che uscì dalle labbra di quest’ultimo non appena i suoi occhi si incontrarono. Di tutta risposta, il mezzo demone sradicò con un solo movimento la freccia dalla sua spalla, le palpebre dell’altro che, più d’istinto che per reale dolore, si chiudevano un attimo.

“ Dannato modaiolo tutto pizzi e sete” Sputò con voce al vetriolo “L’ho sempre detto che le checche come te sono destinate a morte prematura” spezzò con un solo gesto il dardo fra le dita “ Già che c’eri avresti potuto metterti uno stendardo legato al collo con scritto Colpire Qui, sono l’ultimo erede di una Casata in estinzione!

Con una smorfia placida lo youkai riaprì gli occhi ambrati, in essi una nota saccente che, improvvisamente, veniva rimpiazzata da una ben più urgente di pericolo.

“ Che diav…

Fu nel serrarsi tutt’ intorno a loro dei pesanti scudi e corazze delle guardie che la pioggia di frecce nemiche si esaurì fra le loro fila in un lacerarsi improvviso, imprevisto, immediato.

E ancora, stupidamente, Inuyasha ricordò che nel sibilo dei dardi di poc’anzi non aveva avvertito, particolare non irrilevante, lo schioccare degli archi.

Scoccò uno sguardo stizzoso a Sesshoumaru, piegato lui dinnanzi come una donnicciola in preghiera.

Ovviamente i loro nemici li avevano preceduti. Ovviamente essi si trovavano non solo su una cresta, dove la distanza forse avrebbe loro impedito di raggiungerli visto il repentino spostarsi sulla destra delle truppe. Essi si erano appostati su entrambe i costoni, chiudendoli da ambedue le parti come dei topi in gabbia.

“ Serrate i ranghi! Arcieri posizionarsi! Prepararsi all’assalto!”

Questa volta fu la voce di Sesshoumaru a vibrare imperiosa fra le fila dell’esercito. Fu la sua sagoma imbiancata a svettare nel subitaneo mobilitarsi di asce e stendardi, di baliste e archibugi. Fu il suo tono saccente ad intonare le prime sorde strofe della carica che poco dopo ne seguì, roboante calpestio di fiati e piedi pesanti.

Al suo fianco, Inuyasha non potè che estrarre Tessaiga, lo scintillante profilo dell’arma che rabbrividiva sul suo volto improvvisamente esangue, improvvisamente cinereo nel fluire dell’adrenalina.

Immobile, l’aria attorno a lui che improvvisamente diveniva satura dell’odore di sudore e stallame classico dei corpi che si preparino ad andare al macello, il secondogenito non poté che stringere a sé quella bianca falce intrecciata dei ricordi di mille e più battaglie, mille e più vittorie. Anticamente strumento di potere e soggezione. Cupo monito di nefandezza e crudeltà. Ora, mentre da entrambe le sponde il comparire di mille e più figure in nero tinteggiava le ombre attorno a loro di un formicolante brulichio in fermento, l’hanyou non potè che notare quanto la lama, all’apparenza traslucida e lucente, fosse in realtà venata di tanti scuri aloni di sangue. Piccole sagome brune i cui contorni, contorti e distorti, tracciavano i delta di tante vene e venuzze, capillari infimi di Tessaiga.

Un’ansa per una vita.

Avvertì, più che vederlo, il braccio di Sesshoumaru sollevarsi, lo slancio di dare il via alla carica che costringeva il gomito ad inclinarsi all’indietro in una parentesi di sete e orlature.

Su quella lama vi erano più curve e svolte di quante Inuyasha avrebbe mai potuto contarne. Troppe per una vita sola. Troppe per un’unica carneficina.

Ma già, nel sottile brivido dello slancio, il mezzo demone si era buttato in avanti. Il corpo ossuto teso allo spasimo e ridotto a saetta guizzante nello sconvolgersi di visi e corpi. Un rosso turbinio il cui riflesso pareva gareggiare con lo  schiumare tutt’attorno alla sua figura di nuovo, rossissimo, sangue.

Più veloce di chiunque altro, più feroce di tutto il suo esercito messo insieme.

E già volgeva in una mezzaluna con la mancina, il colpo che falciava a metà un uomo proteso verso di lui. Poi tornava indietro, il perno della destra che consentiva alla sinistra di vibrare un rapido fendente in quella direzione.

E poi ancora, con efferata semplicità, il balzare del corpo in alto, sopra tutto quello sciamare di teste, di dardi. “ Artigli di ferro!”.

E’ solo un sospiro il suo seguente poggiarsi a terra, il fluire rapido del respiro dai canini scoperti, il ringhio perenne delle labbra solo per un istante attenuato dalla fiacchezza di un pensiero, di un ripensamento.

La sua ultima battaglia era stata con Kagome.

Così, strizzando gli occhi, parve quasi di vedere il mezzo demone mordersi a sangue le labbra mentre, con più ferocia che maestria, fendeva ancora l’aria con i propri artigli. Una recluta poco distante che cadeva a terra prima il tronco, poi le gambe. Senza fermarsi, Inuyasha si concesse  uno scatto all’indietro, l’avvitamento a mezz’aria che distribuiva attorno a sé il nuovo scattare dei suoi artigli demoniaci.

Inuyasha!”

Atterrò poco distante, lo sguardo che volava subito a Sesshoumaru circondato da una combriccola di ribelli decisamente agguerriti. Solo, i bei vestiti così diversi e così sfarzosi se paragonati alle frugali armature dei suo assalitori, il primogenito pareva tanto meno adatto a quella situazione quanto la Principessa poco distante, ancora mezza rintontita e stesa a terra, le piccole braccia che andavano a fasciare il capo nel vano tentativo di ripararsi dalla pioggia di frecce.

Buffo. Pensò inuyasha mentre con la stessa frenetica agilità di un felino piombava al fianco del fratello. Anche in quelle situazioni i Nobili avevano l’inesplicabile potere di conservare sempre quella loro aria aristocratica e raffinata. Quasi che – o che caso- proprio a metà fra il tè delle cinque e la manicure del venerdì pomeriggio avessero avuto anche il tempo di infilarci una battaglia campale. Senza pensiero, o almeno, senza darsi il tempo di ridere dei propri pensieri, Tessaiga falciò uno dopo l’altro gli esosi attentatori.

“ Perché non dai Tokijin alla Principessa, fratello? Sicuramente lei saprebbe farne un uso migliore.” lo punzecchiò mentre, lesto, si muoveva di lato per schivare una freccia.

Con un secco schioccare della lingua sul palato, Sesshoumaru deviò un’alabarda spezzandola direttamente in due.

“ Penso invece che dovresti essere tu a delegarle l’arduo compito di ideare battute di spirito. Mi pare che in questo momento tu sia decisamente fuori forma”

Scattando all’indietro, Inuyasha si strinse nelle spalle. “ Al cattivo umore si può rimediare. All’incompetenza…

E detto questo, con un vago ghignetto, trasse a sé la giovane principessa per poi, con un balzo, scartare lontano dal combattimento.

La sentì scivolosa fra le dita, le belle vesti appiccicose mentre lei, più piccola e misera che mai nella sua paura, gli si stringeva addosso come un cucciolo smarrito.

“ Stia calma” le sibilò all’orecchio mentre, con un nuovo slancio, si portava quanto più poteva distante dal fulcro della battaglia. Le braccia di lei si cinsero attorno alle spalle, il suo respiro affannato che prendeva a raschiare il collo contratto dell’Hanyou.

Sospirò appena, contrariato, e fu proprio in quel momento che, abbastanza riparato perché nessuno lo notasse, scorse una piccola rientranza nella gola. Una sorta di concavità naturale visibile solo se ci si trovava a poca distanza dal punto.

Con un ghigno virò immediatamente in quella direzione, le sue braccia che rapidamente salivano ai polsi della giovane per invitarla ad una rapida separazione.

“ Non mi abbandoni qui, la prego”

Se lei non avesse alzato lo sguardo verso di lui inchiodandolo con i suoi occhi pervinca, Inuyasha avrebbe certamente mancato di udirla in quel fracasso di spade e armature.

La fissò per un attimo, stupito da quell’imprevista nota di fiducia nascosta nella sua voce, e poi le rivolse un sorriso sghembo.

“ Paura che mi dimentichi di lei, principessa?”

Lei parve esitare un secondo, i polsi ancora circondati dal mezzo demone che tremavano un poco, impercettibilmente. Poi abbassò lo sguardo, una vena di ostilità che le rabbuiava il volto.

“ Paura che fra le molte cose lei voglia proprio dimenticarsi di me”

Pur in quel contesto, Inuyasha non poté proprio trattenersi dallo scoppiare in una lieve risatina contratta, gli angoli delle labbra che trovavano ancora spazio su quel suo volto ingrigito dalla preoccupazione.

“ Stia tranquilla, madame. Di solito la mia tendenza alla dimenticanza si ripresenta dopo che una donna mi ha concesso le proprie grazie.” Con uno scatto il viso di lei fu di nuovo alla portata dell’hanyou. Non propriamente collaborativo ma nemmeno troppo scandalizzato dal suo senso dell’umorismo “ E lei, in questo campo, ha ancora tutto da giocarsela” la rimbeccò infine.

Mentre scioglieva la presa, Inuyasha la vide rivolgergli un ultimo sguardo apprensivo, i grandi occhi che si inumidivano tanto che, per un solo secondo, egli fu in grado di specchiarsi in essi. Non fu sorpreso di intravedere il sangue sul suo volto. Era cosa oramai tanto usuale che il vero shock sarebbe stato non notarlo.

Sospirò piano, gli occhi che si socchiudevano un istante per meglio imprimere nella mente l’odore di lei casomai, nel furore della battaglia, gli fosse davvero capitato di perdersela.

“ Stia nascosta.” Soffiò infine.

Il suo “ La prego….” gli giunse quando ormai si era già voltato, gli artigli affilati che scattavano verso destra nell’atto di falciare un ribelle che, forse notando la sua immobilità, aveva pensato bene di colpirlo alle spalle.

Sentì strillare tanto lui quanto la principessa alle sue spalle e tuttavia, digrignando i denti come se gli fosse appena toccato di mandar giù un boccone estremamente amaro, balzò in avanti, invischiandosi ancora nel vivo del confronto.

Già l’aria era satura dell’addensarsi di corpi e armi avvinti nella ferocia dell’assalto. Il solito pregno, appiccicoso, ferruginoso sentore di paura e sudore mille e più volte acuito dalla metallica pregnanza delle armature, gabbie medievali volte più ad ostacolare ogni sorta di movimento che a migliorare la difesa di un corpo già di per sé condannato alla morte.

Saetta cremisi e argento, Inuyasha estrasse nuovamente Tessaiga dal fodero, la lama snella dell’arma che, dopo una sola, breve, parabola a mezz’aria, lacerava il misero petto di un assalitore di passaggio costringendolo a capitombolare a terra. Senza darsi la pena di valutare il proprio operato, Inuyasha balzò di lato, la spada che con un movimento a gomito annegava nel cuore di un umano per poi calare subito dopo sul capo esposto di un altro. E ancora, senza darsi il tempo di respirare, le nuove, ferine, lame artigliate a sfondare il duro profilo dell’aria. “ Artigli di ferro! ”

Quasi lo stesso Inuyasha non fu in grado di udire la propria voce. La concavità della gola era tale da amplificare all’inverosimile qualsiasi suono tanto che, se non centomila, i suoi uomini e i ribelli parevano essersi moltiplicati oltre ogni modo onde formare una vera e propria nazione di guerrieri intenti a combattersi fino alla morte.

Guerra civile, avrebbero detto in molti.

Eppure non esisteva alcuna civiltà fra demoni e umani così come non ve ne era fra padroni e schiavi.

Scartò a destra, la curva delle sue spalle che si infossava come le spire di un serpente mentre con la manca afferrava per la nuca un malcapitato assaltatore e con l’altra gli sfondava in un solo fendente lo sterno, Tessaiga che profanava da parte a parte quel corpo fragile e misero.

Nessuna pietà, nessuna compassione.

Fu proprio allora che da un punto impreciso del campo udì il familiare richiamo alla ritirata. Non la loro, certamente, ma quella dei ribelli.      

E poco dopo, ancora più acuto e riconoscibile, l’urlo disperato della principessa alle sue spalle.

Spesso si dice che fra pensiero e azione non intercorrano che pochi istanti. Miseri attimi in cui il cervello, più veloce di qualsiasi macchina esistente, già abbia formulato il proprio responso e non debba far altro che ordinare a tutto il corpo, sferragliante schiavo ai servizio, quanto si debba fare.
Eppure, proprio in quel momento, quando Inuyasha si vide già sfrecciare in avanti, il corpo proteso nella spasmodica volontà di annullare i pochi secondi che ancora gli servivano per muoversi e raggiungere la propria meta, quasi si ritrovò a pensare che nel suo caso non si fosse trattato né di secondi né di attimi.

Immediato come il sopraggiungere del dolore e della paura, ecco, indefinibile quanto tangibile, il presentarsi della consapevolezza.    

Seppe già in quella chi avrebbe trovato accanto alla fanciulla inerme. Avvertiva già il perché del suo roco strillare, il suo brusco stramazzare a terra nel tentativo di divincolarsi dal proprio assalitore che già le ha provocato delle profonde ferite alle ginocchia e ai palmi delle mani.

Così quando, con la violenza di un ciclone, egli atterrò poco distante a lei, la mano destra serrata attorno all’elsa di Tessaiga e la sinistra poco più protesa in avanti, non fu con sorpresa che i suoi occhi felini incontrarono quelli di una giovane donna dalle iridi verde-grigio, i lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo ondeggianti nel lieve riverbero del vento.

Le sorrise con la placida ed incurante benevolenza che si riservi ad una persona cara o gradita. Quasi che, tutto sommato, non gli dispiacesse affatto trovarsela ancora li, non per la prima e ultima volta certamente, nel bel mezzo di una battaglia, intenta in qualche modo a testare la sua resistenza a trabocchetti ed artifici di sorta.

“ Chi non muore si rivede.” fu il suo, anche questa volta non primo, commento.

Attorno alla gola della principessa un pugnale dalle sfumature verdognole brillò appena nel riverbero del sole, i ricchi intarsi su di esso appositamente studiati per intrappolare la densa sostanza in cui, probabilmente, era stato fino a pochi istanti prima immerso.

Ella parve studiarlo un attimo, forse incerta sull’indovinare o constatare qualcosa nel suo viso, ed infine si risolse per un mezzo sorriso a denti stretti. “ Principe Miyoshi”.

Poco di lato al viso della giovane donna, quello della principessa ebbe un sussulto. La lama posta sulla giugulare si era fatta più serrata.

“ Data la frequenza dei nostri incontri, mi stavo giusto chiedendo quando avrei avuto ancora il piacere di una vostra visita.” flautò lui con noncuranza. “ Ero quasi preoccupato, in tutta franchezza. Spesso la puntualità è garanzia di prevedibilità, che a sua volta è indice di certezza. Ma quando mancano entrambe…è proprio allora che bisogna iniziare ad avere un poco di timore del prossimo.”  Una pausa, giusto per notare lo sguardo un poco confuso che gli rivolse la principessa  al sentirlo colloquiare amabilmente con la sua presunta assassina. Non le badò. “ Ma per fortuna voi avete fugato anche questa preoccupazione. Vedendoci di nuovo tutti qui riuniti, ora mi posso sentire più tranquillo. Manca solo la vostra amica all’appello, ma temo ritarderà ancora un po’, ahimè. Impegni urgenti la trattengono a Zaccar

Attorno a loro, parve di sentire il brontolio della battaglia spostarsi un poco più distante, il richiamo delle trombe che costringeva il vorticoso chiasso delle armature e sferragliare altrove, come latranti cani da inseguimento.

Di nuovo, egli si vide rifilare un vacuo sorriso. Qualcosa a metà fra lo sprezzo e il risentimento “Gongolate pure nella vostra presunzione, Principe. Godetevi questi ultimi attimi.” Serrarsi della mascella “ Ancora per poco queste terre saranno costrette a sopportare la vostra presenza”

Pur senza volerlo, Inuyasha potè quasi avvertire la presa della propria mano su Tessaiga farsi un poco più serrata.

Ciononostante,  dopo un attimo schioccò la lingua sul palato con fare spiccio.

“ Parole coraggiose, calcolando che colei che le pronuncia sta per trovare la morte per mia stessa mano.” Lei sorrise ancora, quasi selvatica nel proprio sfidarlo senza apparente timore. Quasi che lo scontro tutt’attorno, il sangue e quel suo coltello fra le dita longilinee non avessero altro potere se non quello di rassicurarla, di renderla più spavalda di quanto mai fosse stata dinnanzi a lui prima d’allora.

O vi era qualcos’altro? Qualcosa ancora?

“ Volete dire che questo ostaggio non rappresenta una garanzia sufficiente per la mia salvezza?” gli sibilò contro andando a sfiorare con la guancia la mascella della Principessa.

Nella prima traccia di dubbio, di serio dubbio, il mezzo demone si concesse una risatina roca, affilata, più lo strisciare di una lama su una mola consunta.

“ Ne avete mai avuto la presunzione?”

Nel gemito strozzato della giovane sovrana, Inuyasha seppe che fra le due solo la prima aveva davvero creduto alle sue parole.  Alla sua compunta constatazione dell’ovvio.

Una vita come le altre. Un’anima in più mandata in pasto alle belve infernali e disposta, un giorno, a reclamare la propria vendetta sul proprio carnefice. Negli occhi dell’assassina, tuttavia, chiara si poteva leggere una sorta di noncuranza, di ferina compostezza ben superiore a quella di un mero bluff o di un’avventata presa di posizione.

Così, quando ella si esibì in una fredda risata senza gioia, il mezzo demone non poté che seguirla, guardingo, nel proprio raggrinzirsi di labbra.

“ Certo che no, Principe, certo che no ” sillabò lei a labbra strette “ Ed è proprio per questo che ho la assoluta certezza che voi mi lascerete andare”

Dal nudo sorriso dipinto sul suo volto, le labbra del mezzo demone si tesero immediatamente in un’espressione beffarda, la pelle che sbiancava nell’impallidire del suo volto improvvisamente aggressivo.

“ Ma non mi dite…

“ Sono io ad avervi trovato, Principe. Nel bel mezzo di questa guerriglia è cosa ben più strana pensare che io vi abbia per caso scovato piuttosto che deliberatamente cercato. “ Un lieve sogghigno “ Avrei potuto trovarmi dall’altra parte del continente insieme alle truppe che vi attendono. Oppure rimanere nascosta e fuggire nella ritirata ma, come potete vedere, fra tutte le alternative possibili io ho scelto proprio quella di ritrovarmi a meno di mezzo metro da voi, in balia delle vostre ire con solo una sciocca fanciulla a farmi da scudo”  piccola pausa, tessuta nel sonoro deglutire della Principessa “ Strano, vero? ”

Mentre la prossimità di quel Qualcos’altro calava su di lui come la mannaia del boia, Inuyasha non poté fare a meno di abbassare la spada un poco, lievemente, più una resa annunciata che effettiva.

“ Vi ascolto “ fu la sua secca replica.

Haman Yosei, figlio del legittimo sovrano ed erede al trono di Zaccar, vi manda i suoi saluti, ringraziandovi per la solerzia con cui le vostre truppe si apprestano a raggiungere il valico dello Tsii. Vi ringrazia perché, mentre tutte le vostre forze  disponibili si stanno dirigendo verso la battaglia, i sovrani dei regni orientali e delle reggenze occidentali si preparano ad imbracciare le armi nel riscatto della propria libertà.” Mentre parlava, ella indietreggiò di un passo trascinando con sé anche la giovane sovrana. Nonostante il lieve gemito di quest’ultima, il mezzo demone parve non accorgersene, o meglio non reagire a quel piccolo passo verso la salvezza. Per qualche ragione, i suoi occhi erano ora più concentrati sul volto della ribelle onde scovarne gli inequivocabili segni della menzogna.

Stava mentendo.

Piuttosto semplice da intuire, a dire il vero.

O forse no?

Lievemente, quasi indovinando i suoi pensieri, la ragazza gli rivolse un lieve sogghigno “Il nostro sovrano mi ha chiesto di informarvi che, nel caso di una resa senza condizioni, sia voi che vostro fratello verrete risparmiati”

Fu il turno del mezzo demone di sorridere. Una risata secca, fredda, fra i canini scoperti su un volto ora pallido, esangue. Al suo fianco, Tessaiga parve tralucere di un riverbero sanguigno.

“ La pietà degli esseri umani… ” sputò quindi dopo un attimo, il disprezzo che latrava pesante dalle sue labbra distorte in una smorfia cinica “ Piaga infetta mascherata a carezza amorevole.” Si concesse un attimo per raschiare la ruvida consistenza negli occhi della giovane donna e, al contempo, riversarvi la propria.” Fiele velenosa che essi hanno anche il coraggio di chiamare Benevolenza

“ E’ la sola cosa che il nostro Sovrano sia disposto a concedervi, Principe” fu la secca replica di lei “ Rifiutate, ed allora non vi saranno altre lusinghe, altre concessioni”

Per un attimo fu il silenzio. Il flebile tacere di entrambi nell’attesa della mossa dell’altro. Un confronto rigido, fisso. Più figurato che effettivo in realtà. Eppure, pur senza muoversi di un solo millimetro, Inuyasha capì che sarebbe stata la sua prossima mossa a decretare l’esito tanto della conversazione quanto della battaglia poco distante.

Una sua parola, e allora le trombe avrebbero di nuovo squillato, le armi taciuto, ed infine i ribelli si sarebbero ritirati senza un attimo di esitazione, incertezza. Scaltra macchina al servizio di poche, sapienti, menti.

Per quell’inesorabile istante di attesa, Inuyasha si concesse il beneficio del dubbio, la possibilità di valutare, anche solo per un inconfessabile attimo, quali avrebbero dovuto essere le sue parole.

Dopo il regime tirannico. Dopo le interminabili campagne di conquista. E la folle, vertiginosa, avanzata a macchia d’olio verso ogni dove e ogni punto di Yarda.

Cosa rispondere?

Come rispondere di tutto quello?

Solo ora poteva ben vederla, ben saggiarla con la punta delle dita la profondità del baratro che, oncia dopo oncia, i ribelli avevano scavato sotto i loro regali piedi per tutto quel tempo, approfittando della loro cecità, della loro incuria. Della loro inesauribile sete di potere.

La terra bruciata, le informazioni contrastanti, la caduta quasi inspiegabile delle più potenti città di Yarda. L’endemico soccombere di tutte le fortificazioni ad opera di sparuti, se non miseri drappelli di uomini.

Sospirò piano, lievemente, le palpebre che si chiudevano e aprivano una, due volte, quasi avvertendo solo in quell’istante il chiarore del sole.

Fino a che punto erano stati odiati, i Miyoshi?

Abbastanza da sacrificare centinaia di uomini, a quanto pare. Da bruciare le loro case, depredare i loro averi e costringerli alla fame, alla fuga, alla latitanza.

Abbastanza per distruggere Misir. Attaccare i nobili e costringerli all’esilio pur di non palesare la finzione, la grande verità: che i complotti, quelli veri, avevano bisogno di complici molto più che di morti vere e proprie.

Così ecco inscenata la progressiva perdita di potere e influenza dei Miyoshi. La loro decadenza tanto come casata regnante quanto come stirpe guerriera. Il venir meno della loro potenza bellica. L’affievolirsi dell’appoggio degli alleati.

Lo scostarsi, inesorabile, della loro grande mano su tutta Yarda.

In un attimo di breve rabbia, inuyasha si chiese quanto avessero pagato il sovrintendente per lasciar entrare i ribelli entro le mura di Misir. Che metodi avessero usato per convincere i reggenti a sacrificare le loro belle case, i loro preziosi mobili.

Sorrise, vago, il fastidio poco prima provato che sfociava in un’arrendevole amarezza.

Che domande inutili…

Probabilmente avevano promesso loro altrettanti posti di prestigio, altrettante cariche autorevoli dopo la disfatta dell’Impero. Qualche bello scranno fresco fresco per rimpiazzare il loro andato miseramente in fiamme. Poverini.

Chissà se avrebbe trovato il tempo, giusto un momento prima di essere portato dinnanzi alla corte marziale, per ringraziarli di persona per la loro fedeltà…

Sogghignò ancora, amaramente, incapace fino all’ultimo di trattenere quella sua insana propensione all’autoironia, e solo in quella, forse attirato da un fugace movimento poco distante, volse lo sguardo in direzione della battaglia.

Nell’immancabile svolazzo di stoffe e merletti, Sesshoumaru pareva quasi brillare di luce propria. Splendere, come solo le figure più regali e principesche avrebbero potuto fare.

Sesshoumaru, creatura  senza pensiero.

Incurante e ignaro del suo breve colloquio, il primogenito si stava dando corpo e anima nello sterminio dei ribelli.

“ Nostro padre verrà giustiziato, immagino” riprese quindi il secondogenito, lentamente.

La giovane annui piano, evitando di parlare, forse cogliendo l’importanza di quell’attimo. Ammesso che un umano potesse cogliere qualsiasi cosa che esulasse i propri bisogni fisiologici.

Di nuovo, leggero, il sorridere di lui.

E mentre, per una frazione di secondo, gli occhi del mezzo demone incontravano quelli del fratello (un puro caso, in realtà), Inuyasha non poté far altro che, forse per la prima volta, arrendersi.

All’evidenza.

All’inesorabilità.

Alla stanchezza.

A tutto, tutto ciò che a cui non si era mai arreso, non aveva mai avuto la forza di arrendersi.

“ Noi combatteremo fino alla fine” disse quindi. L’angolo destro della bocca che si torceva appena, mostrando il bianco riflesso di un canino.

Come altro avrebbe potuto essere una resa, in fondo?

“ Tutti noi sappiamo che non esiste altra possibile soluzione per una casata come quella dei Miyoshi. Non esiste morte peggiore che quella che voi ci offrite” continuò rapido. Nel suo volto, nella sua voce, una traccia commista di orgoglio e arroganza. Troppa per essere l’ultima parola di un principe che non riconosca ancora la propria fine.

“ Credo che anche mio fratello sarebbe d’accordo. Meglio essere ricordati come guerrieri che come diplomatici. Del resto i Miyoshi non hanno mai brillato molto in tutto ciò che non concernesse un’arma e i variegati metodi di utilizzarla. Sarebbe alquanto sgarbato mentire proprio all’ultimo”

Di nuovo, la giovane si concesse di guardarlo per alcuni istanti senza obiettare alcunché. Semplicemente. Nei suoi occhi, ora, la totale assenza di sorpresa o avversione nei suoi confronti. Solo una banale, grigia, accettazione. Quasi che, tutto sommato, ella non si fosse aspettata altro che quello da lui. Altra reazione se non un ultimo, proverbiale, sfregio molto più maschile che signorile.

Annuì ancora, guadagnandosi una smorfia contratta di Inuyasha mentre, la Principessa appresso, si azzardava a retrocedere di un passo.

“ Immagino che questa sia la parte in cui vi lascio andare entrambe, voi e la piccola principessa traditrice, senza attentare alla vostra vita” rimbeccò subito lui, trovando cosa decisamente più gradevole deviare il discorso su argomenti per così dire “consueti” che dilungarsi oltre sulla prossimità della loro morte.

Forse apprezzando la svolta, con nuovo slancio la giovane guerriera serrò immediatamente il coltello attorno alla gola del proprio ostaggio che di riflesso si lasciò sfuggire un ben poco “simulato” gridolino di terrore. Nel lieve intercorrere di quella scarsamente travisabile dimostrazione di panico, il mezzo demone si trovò a chiedersi se, forse, non proprio tutti gli attacchi messi a segno dai ribelli fossero stati fasulli. Probabilmente, qualche reale spargimento di sangue doveva esserci pur stato in ragione di evitare possibili sospetti. Alla principessa doveva essere andata abbastanza male.

“ Siete già pronto per passare oltre, Inuyasha?” lo punzecchiò con malcelato stupore la giovane.

“ E’ quello che avete appena fatto tutti voi con la mia famiglia, mi sembra. Trovo appropriato ripagarvi con il medesimo interesse” 

Un’ombra di sorriso, quasi certamente autentico, fece stranamente capolino sul volto della ragazza.

“ Voi e i vostri consanguinei non siete affatto stati qualcosa di poco interesse per tutti noi. Il terrore, il rispetto e il disprezzo vanno spesso a braccetto quando ci si riferisce alla casata Miyoshi.”

“ Sorprendente che voi umani siate in grado di provare tutte queste emozioni contemporaneamente” rimbeccò subito il mezzo demone.

Lei gli rivolse una rapida occhiata.

“ Addio, Principe.” concluse asciutta. Nell’istantaneo serrarsi della mascella del mezzodemone, ella arretrò di un paio di passi.  “Spero di non doverla incontrare mai più “ aggiunse freddamente.

Inuyasha non le rispose. Per un attimo si era già visto balzare in avanti e staccarle la testa con un unico, preciso, fendente di Tessaiga. Stupida umana. Ma l’attimo dopo qualcosa, probabilmente quel qualcosa che la giovane aveva poc’anzi tanto decantato, gli aveva rabbiosamente impedito di farlo.

Si umettò nervosamente le labbra, in parte sorpreso ed in parte stizzito dalla cosa, il gesto negato di attaccare che si traduceva inevitabilmente nel suo portare anche la mano sinistra all’elsa della spada.

La giovane gli rivolse uno sguardo di avvertimento.

Tu non mi attaccherai, Inuyasha. Parvero dirgli i suoi occhi. Non nelle condizioni in cui ti trovi ora.

Strinse maggiormente la presa attorno all’elsa, avvertendo distintamente lo scricchiolio della stringhe sotto le dita.

Non adesso. Non prima della Vera fine.

 


Ed eccoci di nuovo^___^

Ormai è di prassi cominciare con le scuse tanto per i tempi di risposta quanto per le molte piccole imperfezioni “stilistiche” che, pur continuando a guardare e riguardare e riguardare ( e riguardareç___ç), finiscono sempre per infilarsi qua e la nei miei scritti. Ho deciso comunque di “voltare” letteralmente pagina e postare, finalmente. Ecco dunque le prime avvisaglie della fine, gli inconfutabili ( e non primi) segni di una trama che si muove direttamente sotto i piedi dei protagonisti.  Non l’ho indicato nel testo poiché Inuyasha ignora il nome, ma la ragazza non è altri che Sango, ambasciatrice di una cortesia fra nemici probabilmente mai esistita ma di cui talvolta mi piacerebbe leggere.

Ringrazio moltissimo Timeless  e Irina per i commenti dolcissimiç____ç Ormai da tempo il mio “correttore ufficiale”  e la mia “incoraggiatrice ufficiale” mi hanno abbandonata nella stesura di questa storia ( dicono che ormai manca solo la fine e che so camminare da sola…mah°__°) quindi la mia storia continua in solitaria….non sapete quanto mi faccia piacere sapere che apprezzate il mio lavoro*____*

In ogni caso. Un bacio a tutti coloro che mi seguono e…a Presto! ( ORMAI la finisco, giuro!)

 

 

 

  
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