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Autore: MakaWinchester    17/08/2011    3 recensioni
Agire preoccupandosi di cosa il prossimo pensa di te o agire seguendo la propria testa?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Schiava del sentirsi parte.

 








Mi farebbe comodo un ‘Albus Silente’ che mi indirizzi sulla giusta via, saper leggere nel pensiero tipo Sookie Stackhouse e un uomo che mi ami come Mr Darcy.





Sentiva le farfalle nello stomaco. Amore non poteva essere, lei non amava: era ansia.
Era pronta. Non era pronta. Sembrava, ma non era.
Le farfalle le impedivano di respirare. Volavano nello stomaco, sfrecciavano di qua e di là, impazzite; salivano fino nell’esofago e le impedivano di rilassarsi. Lo aveva fatto tante di quelle volte che ormai aveva perso il conto, ma questa era ‘la volta’. La bocca era serrata, impastata dal senso di colpa. Il naso cercava di inspirare tutta l’aria che poteva, frenetico e impaurito. Le orecchie tese, a cogliere ogni minimo e insignificante rumore, in guardia.
Lei aspettava.
Mancavano sessanta minuti alla fatale ora X, ma a lei sembrava un’eternità. Matilde spiò dalla sua stanza, si alzò piano dal letto, in punta di piedi si avvicinò alla porta senza pantofole o avrebbe fatto troppo rumore, e notò la televisione ancora accesa in camera dei suoi genitori.
Rischiare o restare al sicuro?
Era rosa dal senso di colpa, bloccata dalla paura e tremante per l’ansia. Sapeva che stava facendo la scelta sbagliata, ma la tentazione era forte. Voleva vivere alla giornata, gridare “carpe diem!” e fregarsene di tutto e tutti. Come le aveva suggerito il suo amico Oscar, “l’unico modo per resistere alle tentazioni è cedervi.” Ma se questa l’avesse portata sulla strada sbagliata, era giusto cederle, se questa era una ‘cattiva’ tentazione?  
Perdere tutto o annoiarsi a morte?
Moralista convinto, il caro prof di religione le avrebbe fatto una bella ramanzina. Portare rispetto a tutti, obbedire ai genitori, farsi consigliare dalle persone piene zeppe di rughe; niente follie. Una cosa era giusta solo se fedele alla Bibbia, altrimenti potevi andare all’inferno, perché Dio punisce i peccatori.
La madre, che ora fissava nascosta dalla porta, le aveva spiegato che Dio ti ama comunque, qualunque cosa fai, poiché gli umanisti dicevano che l’uomo è la più grande creazione di Dio. Con quale coraggio può criticare e condannare i suoi figli?
Brian Kinney, insegnava a suo figlio Gus, che era Dio a doversi preoccupare di quello che noi, esseri umani, pensiamo di lui e non il contrario. “Perché in questo freddo universo noi siamo gli unici a sapere che esiste e senza di noi, lui non è nulla.”
Dio esiste? Se esiste, sa che esisto? Se sa che esisto, conosce cosa penso? Se conosce cosa penso, mi manderà un segnale?
Stephen l’aveva influenzata con le sue teorie: “L'universo si è creato da solo, senza alcun intervento divino, dal niente, è una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica, Dio non c’entra.” Matilde ripose Hawking l’astrofisico e le sue convinzioni in un angolo della mente: quelle erano cose troppo complesse per preoccuparsene ora; meglio tornare ai comuni mortali.
Il vecchio Friedrich le aveva consigliato di prendere le sue decisioni e accettarne le conseguenze, perché nulla è giusto o sbagliato; secondo lui non esistono valori morali, verità assolute e certezze. Dalla sua aveva anche i Sofisti greci, che sostenevano che ognuno percepisce le cose in modo differente, quindi esistono solo verità relative a se stessi.
Matilde poteva scegliere tra essere una peccatrice, essere moralista, essere una religiosa di mente aperta, essere un’eccentrica egoista, una scettica o essere nichilista.
Essere o apparire?
Nel prendere la sua decisione, si sentiva come Amleto nel bel mezzo del suo famoso monologo: confusa, insicura, debole.
Con le dita si aggiustò gli occhiali, sistemò i lunghi capelli lisci dietro l’orecchio, incrociò le braccia al petto e sempre attenta a non fare rumore, ritornò sui suoi passi. Spossata da tutto quell’incessante pensare, si sdraiò e prese il cellulare: mancavano dieci minuti. Matilde deglutì, sudando freddo. Doveva decidere.
Il cellulare prese a vibrare, cogliendola di sorpresa. Clara le aveva inviato un sms: Sei pronta? Ti farò un’offerta che non potrai rifiutare. ;-)
Matilde chiuse gli occhi, chiedendosi chi avesse scelto Clara come madrina di suo figlio e augurandosi di non aver fatto nessun torto a quel bambino.
Non voleva confondersi in un gruppo, seguire una data moda o far parte di una certa corrente di pensiero comune; voleva semplicemente essere Matilde. Matilde, quella dai capelli castani, dal fisico asciutto, amante della lettura, negata nel canto e grandissima indecisa. Ancora con gli occhi chiusi, si chiese cosa avrebbero fatto quella voce e quelle mani al posto suo. Immaginando urla e bestemmie che farebbero scomporre perfino Ulquiorra Schiffer, sorrise e per la prima volta quella sera sentì la mente svuotarsi da ogni pensiero. Nella mente di Matilde passarono 98 parole e una combinazione di diverse melodie prima di addormentarsi.


Quella sera fu il fato a decidere per lei. Matilde era rimasta fedele a Matilde, quella dai capelli castani, dal fisico asciutto, amante della lettura, negata nel canto e grandissima indecisa.












Spero siate riusciti a cogliere ciò che volevo comunicare. C=
 

  
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