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Autore: eleanor89    18/08/2011    4 recensioni
Gli amici di Cedric affronteranno l'ultimo anno di spensieratezza rimasto agli studenti di Hogwarts prima della guerra e dei Carrow, ma riusciranno comunque a mettersi nei guai in modi che non avevano neppure immaginato. Seguiteli tra strane pozioni, coppie neonate, incontri dettati dal destino e aggiunte inaspettate al loro già sgangherato gruppo!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
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Le idee espresse in questo capitolo non sono mie, anche se ne condivido alcune, i cliché in testa a Terry non sono miei, il metodo scelto da Sally-Anne più avanti per chiudere la questione di cui starà parlando non è qualcosa che userei io. So che non funziona così. Del resto so che una persona non va giudicata dalla “purezza del suo sangue ma posso scrivere il punto di vista di un Mangiamorte, quindi non biasimate me per i pensieri/azioni dei personaggi.

 

 

18

 

 

 

Terry era sicuro che ci fosse una spiegazione logica a tutto questo.

Gli erano sempre piaciute le ragazze, era normale che fosse così, ed era sempre stato virile secondo gli standard degli studenti di Hogwarts, come lo erano anche i suoi compagni di stanza. Gli piaceva lo sport, gli piaceva bere Burrobirra, non gli piaceva il rosa, non gli piacevano i trucchi e le cose da donne. Era perfettamente normale.

Non era neanche più espansivo dei suoi amici e l’unica eccezione era con Michael, perché del resto anche Michael era sempre stato un tipo da contatto fisico, fosse per le botte o per consolarlo all’ennesima ragazza che lo lasciava. Ecco, Michael era un’eccezione più o meno in tutto, ma questo era perché era sempre stato un caro amico, un amico particolare con cui risultava normale fare così. Bastava guardare Stebbins, che a quel che Georgia aveva detto si era messo a baciare a tutti a Capodanno e non aveva neppure particolarmente bevuto.

Gli piacevano le donne.

Era felice con Michael perché erano grandi amici, probabilmente l’unica spiegazione per il fatto che gli piacesse quando si abbracciavano era che lui fosse una persona affettuosa e che Michael non lo facesse sentire a disagio per questo. Del resto Anthony e Kevin non l’avevano mai abbracciato – e figuriamoci – quindi era per pura abitudine.

Gli piacevano le donne e non poteva piacergli un uomo, quindi doveva essere quella che chiamavano crisi adolescenziale. Tecnicamente non gli piacevano ancora tantissimo le donne in sé, non fisicamente, perché le corteggiava da quando aveva undici anni per accorciare i tempi aspettandosi di avere ben presto la vita normale che avevano tutti: quella con una fidanzata, amici, voti nella media…

E non era neanche una cosa così strana che non fosse così interessato a farsele, le ragazze, del resto persino Harry, che era il Bambino Sopravvissuto, era uscito giusto una volta con Cho e non era mai parso consapevole le ammiratrici. C’era tempo per quello.

E il fatto che non gli piacesse Cho Chang era sacrosanto, lei non piaceva a molte persone e quindi non era per gelosia del fatto che stesse con Michael.

Terry era sicuro di essere solo un po’ confuso. Di esserlo lui e soltanto lui, almeno, quindi non si spiegava bene perché Michael lo avesse bloccato in quel corridoio e lo stesse guardando malissimo.

«Ma Bones ti sta mettendo contro di noi?»

I ragazzi non parlavano dei loro sentimenti, non piangevano, non chiedevano spiegazioni, anche. Sembrava quindi che anche Michael dovesse avere qualche problema col capire come dovesse funzionare tra loro.

Terry lo guardò basito e non rispose.

«Te lo sto chiedendo perché è da appena siamo tornati a scuola che praticamente non mi rivolgi la parola e ci eviti, a meno che non ci siano altre persone, e anche in quel caso te ne stai bene a distanza. Se ne sono accorti tutti.»

«Non ho idea-»

«Non dire che non hai idea di cosa sto parlando, giuro su Rowena che ti do un pugno.» lo minacciò Michael.

«Io… io non vedo perché parlare di questo.» sbottò Terry, «Da quando parliamo di questo genere di cose? Vuoi anche che ti faccia le trecce dopo?»

«Cosa

«Sto dicendo che si suppone che noi ragazzi evitiamo di parlare di chi ignora chi e di fare le dame ferite!» lo attaccò Terry, «Ti pare che quando uscivi con Cho andavo a lamentarmi con te del fatto che mi dedicavi meno tempo?»

«Ti d-» cominciò lui, scettico.

«Ci dedicavi!» si corresse rabbiosamente.

Michael lo guardò con la faccia di chi si era completamente perso: «Ma scusa, e tu da quando ti preoccupi di queste cose? Io e te abbiamo sempre parlato di tutto! Compresi sentimenti! Non siamo mai stati persone che parlavano solo di quello che ci si aspettava che parlassero, siamo Ravenclaw, dovremmo essere più intelligenti che fermi agli stereotipi!»

«Ma forse è anche ora di comportarci in modo un po’ più normale!» alzò la voce Terry, sentendo di perdere terreno sotto i piedi, «Susan non mi sta allontanando da nessuno, io sto benissimo così!»

«E io no!» ribatté Michael nello stesso tono, «E dato che si suppone che fossimo amici a Natale, quando sono stato scaricato e mi hai detto che ci saresti stato, mi sembrava assurdo che improvvisamente fossi cambiato e diventato uno che non parla di certe cose!»

Terry sentì una morsa allo stomaco al pensiero della promessa. Si era completamente dimenticato che Michael fosse stato lasciato da Cho Chang.

«Ma sei cambiato, eccome se lo sei.» continuò Michael, abbassando la voce e guardandolo con estrema antipatia, «Scusa tanto se ti ho disturbato con discorsi da femminuccia, tranquillo, non succederà più.»

Una serie di proteste si affollarono nella mente di Terry, che tenne la bocca sigillata e guardò la schiena dell’amico allontanarsi.

Era una bella schiena, che vedeva ogni mattina e a cui ora avrebbe voluto aggrapparsi per fermarlo.

Gli salì la nausea al pensiero e si sfiorò il collo; in quel momento si accorse di quanto gli tremassero le mani e gli venne voglia di piangere.

 

«Molto virile…» mugugnò prima di schiaffarsi un po’ d’acqua fresca sul viso dopo aver sul serio dato di stomaco e aver successivamente pianto come un disperato.

Cosa diavolo c’era di sbagliato in lui? Aveva tre fratelli maggiori, tutti felicemente fidanzati con donne, perché proprio lui doveva complicarsi la vita in ogni modo possibile immaginabile? Il D.A., il periodo stesso in cui stavano vivendo e ora quei sogni strani e sbagliati e i pensieri e dubbi che ne conseguivano ogni volta che si trovava da solo con Michael.

Qualcuno gli porse l’asciugamano e lui sobbalzò spaventato: era Kevin, con una sigaretta o forse un cioccolatino a forma di sigaretta in bocca e le sopracciglia sollevate. «Tutto bene?»

«Sì, devo aver fatto indigestione. Mal di stomaco.» spiegò lui, asciugandosi il viso e poi dandosi una non necessaria pacca sulla pancia.

«Meno tortine di zucca.» suggerì Kevin con un sorriso, «Saltiamo la prossima lezione assieme?»

«Non posso, Kev, io non sono un genio, non riesco a recuperare se perdo troppo.» gli ricordò lui mettendo a posto l’asciugamano, «Magari ci vediamo dopo.»

«Se non sei con Susan.»

Terry sbuffò: «Ma cos’è che avete tutti contro Susan? È normale che quando uno ha la ragazza ci esce!»

Kevin alzò le mani: «Calma, fratello. Non ti stavo accusando di nulla e Susan è carina. Certo, un po’ troppo piatta per essere il mio tipo ma sembra apposto, almeno non è pazza come Marietta. Li hai mai visti gli occhi di Marietta da vicino? Comunque, chi sono questi tutti che ce l’hanno con Susan?»

«Conosco le tue teorie su Marietta.» rispose cautamente Terry, andando alla porta, «Solo perché a dodici anni ti ha mandato una valentina o due non vuol dire che sia una maniaca. Ci vediamo dopo, okay?»

Kevin sollevò una mano in segno di saluto e Terry scappò.

Sapeva benissimo di non aver davvero sviato l’attenzione dell’amico così, non poteva farcela quando Kevin era sobrio e sveglio del tutto, ma di solito lui non insisteva per le confidenze altrui, anzi, quindi non gli avrebbe chiesto più nulla.

 

Ovviamente da quando aveva litigato con Michael e deciso quindi di evitarlo, possibilmente a vita, aveva cominciato a incontrarlo ovunque. Il modo in cui non si parlavano attirava l’attenzione più di una discussione accesa, perciò in poco tempo tutti se n’erano accorti, ma nessuno dei suoi compagni di stanza aveva chiesto nulla, forse perché non riuscivano a beccarlo da solo in un momento che non fosse lezione o forse perché avevano già parlato con Michael.

Terry aveva sempre avuto lo stomaco debole quando in ansia, quindi aveva cominciato a mangiare meno per evitare di dover correre al bagno ogni mattina dopo la notte passata a rigirarsi tra le coperte, e doveva evidentemente avere un aspetto terribile perché tutti gli chiedevano se fosse malato, compresi Hufflepuff e Gryffindor. In particolare Neville gli sorrideva sempre in modo incoraggiante e Ginny Weasley, con cui non aveva parlato dall’anno precedente quando la vedeva al D.A., si era fermata ad aiutarlo a raccogliere i libri che gli erano caduti a terra e gli aveva chiesto come andavano le cose.

Susan aveva stranamente adottato lo stesso atteggiamento dei suoi compagni di stanza, il che era confortante perché almeno non doveva sfuggire anche a lei, e si sentiva un po’ in colpa perché passavano poco tempo assieme; per la maggior parte della giornata infatti si chiudeva in biblioteca a studiare o in bagno a non avere attacchi di panico.

Era una notte qualunque, una in cui era rientrato più tardi del solito dalla sala comune, quando Terry realizzò che nessuno russava o si muoveva, e con i suoi compagni di stanza questo significava che erano tutti ancora svegli. Si mise a sedere di colpo, sorpreso, e si guardò attorno cercando di vedere al buio.

«Terry.» chiamò la voce di Anthony, facendolo sussultare.

«Sì?» sussurrò lui.

«Ti sei dimenticato che sono amico di Susan.»

Terry restò in silenzio per qualche secondo, poi chiese: «Cosa?», e si sentì raggelare quando comprese da solo il senso della frase.

«Mi ha detto che non ti vede da una settimana e che anche prima ti ha visto pochissimo, è tutto marzo che non ci sei. Ho finto di essermi sbagliato io quando ho dato per scontato che fossi con lei, senza ovviamente dirle che ad ascoltare te tu hai passato tutti i giorni in sua compagnia da un mese a questa parte.»

Terry non commentò.

«Qualunque cosa sia non importa se non ce l’hai detta subito… quando ti sentirai pronto a parlarne, noi ci siamo.» gli assicurò Anthony, che non aveva mai alzato la voce, e poi ci fu un fruscio che indicava che si stesse mettendo comodo per dormire.

A Terry stava tornando la voglia di piangere: era incredibile che i suoi amici fossero ancora tutti lì, forse anche Michael, e che non se la fossero presa con lui, o almeno non abbastanza da mollarlo.

Si portò le mani alla fronte e prese un respiro tremolante.

«I-io…» cominciò in un balbettio, e poi si schiarì la gola.

Non poteva dirlo, non poteva, non a tutti, non a loro specialmente, non con Michael sveglio ad ascoltare, non l’avrebbe mai detto, non c’era niente da dire… «Oddio.» gemette, premendosi le mani sugli occhi, «Non posso dirlo.»

«Non fa niente.» disse Anthony in tono confortante.

«E lo so che siete tutti svegli.» aggiunse lui debolmente.

«Non sono sveglio.» ribatté Kevin dal proprio letto, «Questa è la segreteria telefonica.»

Questo accese l’interesse babbano di Burt, che si tradì subito: «E cos’è una segrete… Oh, accidenti.»

«Non posso dormire se parlate.» fece presente Michael, in tono offeso ma poco credibile.

Una lucetta apparve tra le coperte del letto più lontano e un attimo dopo si accesero anche le altre quattro candele accanto ai letti dei suoi amici.

«Mi dispiace.» sussurrò Terry. Poi gettò via la coperta e annunciò: «Ho la nausea.»

«Oh, merda, lo sapevo, stai morendo?»

«Burt!» sbottò Kevin con una mezza risata.

«Non sto morendo. Ho solo la nausea.»

«Di nuovo?» domandò allora Kevin, ancora leggermente ilare.

«Indigestione.»

«Di nuovo?» ripeté lui, stavolta in tono scettico.

«Non l’ho mai curata.»

«Io lo so cos’hai.» ribatté Burt in tono certo, «Sei anorresico

Terry, preso di sorpresa, non riuscì a farne altro che scoppiare a ridere.

«Ma come ti viene in mente?» si chiese Anthony, sconvolto.

Kevin lanciò una scarpa che Burt parò con una mano: «Beh, immagino dalla reazione di essermi sbagliato.»

«Tu dici?» sghignazzò Terry, poi notò che anche Michael si era voltato a guardarlo e la risata gli morì in gola. La nausea però gli era fortunatamente già passata. «Dormiamo e basta.» tentò.

Tutti mugugnarono un assenso poco sentito.

«E si dice anoressico.»

 

«Ti ho chiesto di uscire perché dobbiamo parlare.» annunciò Terry, guardando i primi germogli primaverili fuori dalla finestra invece che la faccia di Susan.

«Ha qualcosa a che vedere col motivo per cui sei sempre triste, eviti tutti e sei sempre all’erta come se un Mangiamorte dovesse spuntare dal muro?»

Terry quasi sorrise, «No, è a proposito di noi due. Beh, anche di quello.»

«Mi vuoi lasciare.» disse lei, poggiandogli una mano sulla spalla, «Va bene, non c’era bisogno di essere così nervoso! Tanto non si può dire che fossimo proprio una tipica coppia… Siamo usciti poco e in ogni caso…»

«In ogni caso?» chiese lui, voltandosi finalmente a guardarla, sollevato.

«Beh, non si può dire che tu volessi proprio saltarmi addosso, era chiaro che non ti piacevo.» concluse lei, arrossendo graziosamente, «Non importa, davvero, è molto meglio se restiamo amici.»

«Non è che non mi piaccia tu… Cioè, non è che ci sia qualcosa che non va in te, è che ho troppi pensieri per la testa…» borbottò lui.

«Lo so!» si affrettò a dire lei, «Non voleva essere un rimprovero… E poi anche Sally-Anne diceva che eri molto… gentiluomo.»

Terry fu sul punto di ridere a quella definizione: «Quello è Anthony. Ne hai parlato con lei? Di noi?»

«Beh, tra ragazze si parla di questo genere di cose.»

«Anche tra ragazzi, suppongo.»

«Supponi?» ripeté lei divertita. «Sally è di nuovo abbastanza contro di te, comunque. È interessante il modo ipocrita in cui odia Anthony perché se la prende con lei quando lei ti maltratta, ma poi parla in modo poco carino di te quando secondo lei mi maltratti, agendo esattamente come farebbe lui.»

«Non ha esattamente detto gentiluomo, vero?» sghignazzò Terry.

Susan scosse la testa, «Per prima cosa ha decretato che dovevi per forza essere gay, poi…»

Scherzavano sempre su tutto, lui e Susan, e per questo lei non poteva che sentirsi tranquilla nel dirgli questo, sempre in tono giocoso. Ma la sua faccia doveva dire tutt’altro, perché la ragazza s’irrigidì.

«Oh.»

«Oh cosa? Niente “oh”! Sono solo sorpreso! Non sono gay

Si guardò attorno, preoccupato, e sentì il proprio cuore cadere di schianto a terra: Buggin, l’Hufflepuff bullo all’ultimo anno, stava giusto passando con in mano dolciumi che doveva aver rubato a qualche studente più piccolo. Era già una fortuna che non fosse la sorella, quella aveva la fama di pettegola delle pettegole, peggio di Kevin, ma questo non lo consolava molto.

«Certo che non sei gay, sei una ragazza.» disse serenamente Buggin, dandogli uno spintone mentre passava.

«Ehi!» protestò Susan.

«Non metterti in mezzo o ti lancio fuori.» sibilò il ragazzo più grande senza fermarsi.

«Susan, lascia stare.» mormorò Terry, aggiustandosi la divisa a testa bassa.

Lei lo guardò scandalizzata, «Lo lasci andare via così?»

«Io non sono Megan Jones, nel caso tu non l’abbia notato. E mettersi a litigare con lui in ogni caso non risolve niente.» rispose lui, «Non è la prima volta che mi dà della donna, eh, non so in base a cosa.»

Il che aveva qualcosa d’ironico, secondo lui.

«Forse perché sei così… esile.» suggerì Susan.

«Non c’è bisogno che adesso tu ti metta ad elencare tutto ciò che mi rende meno virile.» fece presente Terry severamente.

Susan sbuffò una mezza risata: «In ogni caso essere gay non vuol dire meno essere virile, tanto per. Chi ti piace non ti rende diverso, non ti comporti da donna solo perché ti piace un uomo.»

«Sì, ma io non sono gay.» ribadì lui, abbastanza allarmato da farle inarcare le sopracciglia.

«Non ho detto che lo sei tu, mi riallacciavo al discorso di prima. Anche se la cosa ti spaventa un po’ troppo per non essere sospetta.»

Terry la guardò a bocca aperta e lei sospirò.

«E io che pensavo che non capitasse nella vita reale…»

«Cosa?» domandò lui, inquieto.

«Un primo fidanzato che… Lascia stare. Senti, qualunque cosa sia puoi parlarne con me, se non te la senti di parlarne con i tuoi amici.»

Terry si passò una mano tra i capelli e fissò il muro, sentendo lo sguardo di Susan su di sé: «Giuri che non parlerai con nessuno di quello che ti sto per dire?»

«Giuro.» promise lei subito con una mano sul cuore.

«Conosci qualcuno che sia gay

Susan parve sorpresa dalla domanda: «Qui a scuola no… Oh, però uno dei miei zii lo era, e credo che il fratello di Sally-Anne sia bisessuale. Credo.»

«Il fratello di Sally-Anne?» ripeté Terry sbalordito.

«Sì.»

«E tuo zio sta con un uomo?»

«No. Mio zio si era sposato con un’amica perché lei era rimasta incinta e volevano dare una parvenza di rispettabilità alla cosa… Sai, erano altri tempi. Però era gay e aveva avuto un ragazzo o due, o così diceva zia Amelia.»

«E adesso è sempre sposato?» domandò Terry. L’idea che un uomo gay potesse avere moglie e figli non l’aveva mai sfiorato, ma era un po’ consolante. Se mai lui fosse stato… ma non lo era, avrebbe comunque potuto avere una parvenza di normalità. «È felice anche così?»

«È morto, adesso. L’hanno ucciso.» tagliò corto lei, «Ma comunque non dicevo che quello era un esempio da seguire, era una situazione estrema e in ogni caso lui riconosceva di essere gay e stava con uomini… era solo un favore, grande, a un’amica. Ma dovresti prendere esempio dal fratello di Sally-Anne invece, lui non si mette problemi quando qualcuno gli piace, lo dice e basta.»

«Anche se sono uomini?» domandò lui, interessato a questo sviluppo.

«Non ne sono sicura, bisognerebbe chiedere a Sally-Anne…»

«Non posso dire a Sally-Anne che ho dubbi.» fece presente lui, incupendosi. «Non posso rischiare che questa storia si sparga.»

«Allora hai dubbi.» fu tutto ciò che disse lei e Terry sobbalzò. «Stai calmo! Non lo dirò a nessuno! Però penso che parlarne con Sally-Anne potrebbe aiutarti. O con me, se vuoi.»

«Io non lo so se sono quella cosa.» dichiarò lui di punto in bianco, «So che c’è una persona, un maschio, che mi fa sentire come se mi piacesse. So che se fosse una donna lo sposerei, ma non è una donna. E ho paura di quello che succederebbe se lo dicessi ai miei amici, dividiamo una camera, non è così semplice.»

«Questa persona ti piace anche fisicamente? Vorresti mai, non so, baciarlo?» domandò lei.

Terry restò in silenzio.

«E sei sicuro di essere confuso? Forse non vuoi solo accettarlo. Voglio dire, non hai ancora risposto di no e non dici neanche quella parola…» proseguì lei.

Terry si mise a camminare, «Come faccio ad accettare una cosa del genere? Non avrò mai una vita normale! Una vita facile! Non avrò mai una moglie e dei figli, dovrò dare spiegazioni alla gente, dovrò trovare persone come me, dovrò dirlo ai miei amici e alla mia famiglia…»

«Cos’è normale, Terry?» domandò lei, «Li hai visti Megan e Wayne? Sono normali, loro? Solo perché uno è maschio e l’altra è femmina non vuol dire che sia per forza normale. E “facile”? Vedi Michael e Georgia? Tu non hai idea dei casini che hanno passato pur essendo maschio e femmina! E poi a chi devi rendere conto della tua vita se non a te? Perché dovresti reprimere te stesso per piacere ad altre persone che invece stanno vivendo come vogliono loro? So che tutti pensiamo di essere figure vitali nelle vite degli altri, ma ti assicuro che nessuno ne morirà e che la gente non ti indicherà per strada! Di questi tempi è peggio essere figlio di babbani, nessuno bada a chi è gay e a chi non lo è, almeno tra maghi!»

Terry si era fermato e la fissava sorpreso dall’impeto di rabbia. «Perché tu ti scaldi tanto?»

«Perché ci tengo a te.» rispose lei seccamente, «E i tuoi amici sono preoccupati. E perché tu lasci che Buggin faccia quello che vuole. E perché se non la pianti di evitare Michael Corner quel povero ragazzo si lancerà dalla torre di Astronomia.»

«Eh?»

«Michael Corner è venuto a parlare con me, pensa l’umiliazione. E ogni volta che vai via prima a pranzo o a cena i tuoi amici sono tutti di cattivo umore. Kevin non fa neanche il bis.»

«Kevin non fa il bis

 «Non ti dico di andare a dir loro che sei gay, specialmente se tu non sei sicuro di esserlo, ma potresti almeno inventarti qualcosa con loro.»

Terry annuì.

 

Nel momento in cui decise di non evitare più Michael, ovviamente non lo trovò più da nessuna parte. Alla fine riuscì a beccarlo quasi da solo il primo aprile, in un corridoio del settimo piano. Sentì la sua risata e avvicinandosi vide passare un ragazzo vestito da banana gigante.

«Ciao, Terry.»

«Ciao, Kevin.»

Terry proseguì ed entrò nell’aula da cui l’amico era uscito. Michael stava ripulendo alcuni coriandoli da terra. Lui decise di non chiedere niente.

Quando Michael alzò lo sguardo e lo vide tornò subito a guardare a terra. Terry si sedette su un banco e pensò che la parola “disagio” aveva acquistato tutto un nuovo senso nella sua mente.

«Così…» cominciò Terry e Michael smise subito di pulire e lo guardò sorpreso, «Perché pulisci?»

«Perché vorrei evitare di passarci io e prendermi un’altra punizione.» rispose lui.

«Tu sei stato in punizione?»

«Ho dimenticato di fare i compiti di Incantesimi per tre volte.»

«Ma tu ami Incantesimi!»

«Avevo la mente da un’altra parte.»

Il tono era accusatorio e Terry annuì debolmente. Alla fine saltò giù dal banco e lo raggiunse.

«Michael, mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto.»

«Cosa diavolo ti sta succedendo, Terry?» sbottò lui, poggiando la bacchetta sul banco. 

«Io… io non posso dirtelo. Però da adesso la smetterò di comportarmi da idiota, te lo giuro.» disse Terry velocemente, «Ti dirò cos’è, solo non adesso, non mi sento di farlo adesso… È una cosa troppo grande!»

Michael fece una smorfia: «Questo l’avevamo intuito tutti, grazie. Non fa niente se non mi dici cos’è, però vorrei capire se c’entro io, perché è con me che ce l’avevi più di tutti.»

Terry prese un respiro profondo, cercando di decidere cosa rispondere. «Me la sono presa soprattutto con te perché tu sei la persona più vicina a me quando ho problemi.»

«Più vicina di Anthony e Kevin?» domandò Michael, scettico.

«Mille volte più di loro.»

«Più vicina di Susan?»

«Soprattutto di lei.»

Michael sembrò pensarci su un momento, poi abbozzò un sorriso, «E adesso la pianterai e ti rimetterai anche a mangiare come un essere umano e fare cose pazze tipo dormire la notte? E smetterai di sparire?»

«Certo che sì!» annuì lui, speranzoso.

«Ma dov’è che ti nascondevi? No, sai una cosa, non mi interessa. Sono solo contento di riaverti qui, amico.» disse Michael, dandogli una pacca sulla spalla, «Mi sei mancato.»

Terry pregò con tutto se stesso di non stare arrossendo e quasi ringraziò il fato quando Buggin li interruppe, affacciandosi alla porta.

«Prendetevi una camera da letto, finocchi.»

Giunse una risatina femminile e anche Michael vi si unì.

«Due ragazzi parlano e sono finocchi? Non avrai la coda di paglia, Buggin?» commentò a cuor leggero.

Terry neanche lo ascoltò, prendendo la bacchetta e lanciandogli una fattura che Buggin evitò per un pelo.

«Terry!» esclamò Michael, incredulo.

«Hansel!» strillò la voce femminile, che era quella di Greta Buggin.

«Adesso ti polverizzo, checca.» disse Buggin con disprezzo, avendo capito il suo punto debole e facendo qualche passo verso di lui.

«E se evitassimo, invece?» propose Michael, che stava andando al fianco di Terry e ora aveva la bacchetta in mano.

«Rimangia quello che hai detto.» lo sfidò Terry, furioso, cominciando a fare qualche passo di lato verso la montagna umana di sesso femminile presente. Perché doveva chiamarlo così proprio davanti a Michael? E se Michael avesse capito?

Si ritrovò a terra con la mano premuta sul viso prima di rendersene conto, e capì solo dopo qualche secondo che Greta doveva avergli dato un pugno. Poi una sedia volò davanti al suo campo visivo e si schiantò contro la schiena di Buggin, riportando il silenzio.

«Lascia che ti spieghi una cosa, piccolo purosangue viziato.» disse la voce di Kevin e Terry lo cercò con gli occhi. Era difficile vederlo perché era caduto quasi sotto un banco, ma l’amico era lì, con un’altra sedia in mano e un’espressione che Terry non gli aveva mai, mai visto o immaginato che potesse possedere. «Tu sei cresciuto giocando con le scope, io sono cresciuto tra i babbani, pestando la gente con le mie sole mani, e non mi serve la bacchetta per ficcarti questa sedia intera su per il culo. Quindi tu adesso prendi la tua deliziosa sorella e te la batti di qui prima che decida di farti vedere cosa sanno fare i nati-babbani quando gli girano le scatole.»

Buggin si accorse evidentemente sia del fatto di essere in inferiorità numerica sia del fatto che Kevin non stesse scherzando - e sinceramente Terry stesso ne era un po’ spaventato - così prese davvero sua sorella e se la diede a gambe, non prima di un altro sguardo pieno di minacce a Terry. Michael lo aiutò a rimettersi in piedi, trattenendolo per un braccio.

«Ti verrà un occhio nero.» mormorò, lanciando un’occhiata all’altro Ravenclaw che stava mettendo la sedia a posto.

«Andiamo in infermeria.» suggerì Kevin, tornato scanzonato come al solito. Nessuna traccia del momento da teppista di strada di poco prima, e Michael e Terry si scambiarono un’occhiata.

 

Due ore dopo Terry, disperato e in fuga dalle premure degli amici, specialmente quelle di Michael che quando gli aveva sfiorato il sopracciglio colpito gli aveva dato i brividi, raggiunse l’aula di musica dove ormai gli Hufflepuff si ritrovavano spesso, e andò spedito da Sally-Anne che era seduta per conto proprio e guardava Stephen provare qualche accordo di chitarra.

«Ciao.» disse e si sedette accanto a lei.

La strega gli rivolse un’occhiata scettica, «Ciao?»

«Tuo fratello è gay

Gli occhi di Sally-Anne si spalancarono e lei gli concesse la sua completa attenzione: «Cosa?»

«Ho un amico…» borbottò Terry, consapevole di avere il fiatone e del fatto che “ho un amico” fosse un modo abusato e scontato di dire “io”, «che ha dubbi, e Susan mi ha detto che tuo fratello è probabilmente bisessuale e mi chiedevo se l’ha sempre saputo o se è possibile essere bisessuali per una persona sola o se magari gli piacciono solo i ragazzi o cose simili…»

«Sei gay?» squittì lei, «Oh, Morgana, potresti essere il mio migliore amico gay!»

«Ssshhht!» fece lui, tappandole la bocca e poi guardandola senza capire.

«Chi è gay?» domandò Megan Jones, facendolo trasalire e sedendosi alle sue spalle, «Tu? Lo sapevo.»

«Spero proprio di no, o Susan la prenderebbe male.» commentò Stebbins allegramente.

Questo perché ovviamente Sally-Anne aveva scelto di parlare a voce ridicolamente alta in un momento di silenzio, l’unico della serata probabilmente, considerato quanto Stebbins e Megan Jones stessero starnazzando fino a poco prima e che Stephen stava invece provando a suonare. Gli altri tre presenti - Georgia, Susan e Hopkins – si scambiarono un’occhiata, e poi tutti fissarono Susan, che si voltò verso la parete opposta con finta aria pensosa.

«Ci siamo lasciati.» disse Terry per cavarla dall’impiccio, cupo come non mai.

«Sì?» domandò Stephen, illuminandosi.

«E io non sono gay, sto chiedendo per un mio amico e non posso dirvi chi.»

«Chi è?» domandò Megan Jones, prevedibile.

«Wow, Megan, dovresti specializzarti in interrogatori, la tua tecnica è molto raffinata.» commentò Hopkins. Megan gli diede un calcio senza neanche alzarsi in piedi prima.

«Anche se fossi tu non ci sarebbe problema.» fece presente Stebbins, poi si indicò: «Io ti piaccio? Questo è un buon modo per capire se sei gay, se apprezzi la mia bellezza… No, aspetta, io piaccio a tutti.»

«Mike, tesoro, sta zitto.» disse Georgia bonariamente.

«Io non sono…» cominciò Terry stancamente. Poi si chiese perché si disturbasse a negare, visto che ovviamente nessuno lo prendeva in considerazione e Sally-Anne sembrava felice come se avesse appena ricevuto un regalo, «Cosa vuoi dire con “migliore amico gay”?»

«Oh, uno con cui posso fare shopping!»

«A me non piace fare shopping.»

Sally-Anne fece una smorfia, «Allora forse sei bisessuale.»

Tutti scoppiarono a ridere e Georgia si sbatté una mano sulla fronte.

 «Il tuo metodo è precisissimo, complimenti perché non generalizzi mai.» commentò Stephen.

«Questo spiegherebbe perché non mi hai mai messo le mani addosso.» continuò Sally imperterrita, «Quando uscivamo, dico.»

«Magari non gli piacevi tu.» la stuzzicò Megan Jones.

«Impossibile. Ah, quindi tu non sei uscito con me solo perché ero la più bella della scuola!» cominciò lei.

«Autoproclamatasi.» aggiunse sempre Megan Jones.

«… ma perché volevi dimostrare a te stesso che uscendo con la più bella della scuola eri etero come gli altri! E questo è stupido, perché è ovvio che io piaccia anche ai gay

«Ovvio.» ripeté Hopkins a bassa voce con aria esasperata.

«Tornando al punto…» mormorò Terry, terrificato, «Non parlerete con nessuno di tutto questo, vero?»

«Sono bravi a tenere segreti quando li sa tutto il gruppo.» lo rassicurò Susan, «Che è successo, comunque? Credevo non volessi parlarne con nessuno e ora sei qui… e sei tutto rosso e stravolto.»

«Un casino.» rispose lui seccamente, «A parte che ho fatto quasi a botte con Buggin…»

«Vuoi che te lo sistemi?» domandò Megan Jones, colpendo il palmo della mano destra col pugno sinistro.

«La Buggin femmina.» terminò lui avvilito.

Stephen abbassò la testa e Terry ebbe l’impressione che stesse ridendo.

«Dimentico sempre che l’altra Buggin è una femmina.» commentò Sally-Anne.

«Vuoi che te la sistemi?» offrì Megan Jones di nuovo.

«No, grazie, in ogni caso Hansel Buggin mi ha sfottuto chiamandomi finocchio davanti al ragazzo che…» Terry s’interruppe e sgranò gli occhi.

«Che ti piace?» indagò Sally-Anne gioiosamente.

Terry non poteva credere a ciò che aveva quasi detto e si limitò a guardarla senza trovare più parole.

«Hai provato a dire al ragazzo in questione che ti piace?» domandò Georgia gentilmente.

«È un ragazzo! Come può piacermi?» protestò Terry istericamente, «Tutto questo è sbagliato, lasciamo perdere»

«Sai, io penso…» disse Stebbins, sedendosi a terra e incrociando le gambe, «Che c’è a chi piace la carne, a chi il pesce e a chi entrambi. Ora, magari a te piace solo la carne, però puoi trovare quei bastoncini di pesce che ti prendono, e allora ti piace un tipo di pesce, uno solo. Oppure può succedere che assaggi il bastoncino e capisci che il pesce ti piace molto più della carne e invece la carne non ti è mai piaciuta davvero, o che ti piacciono entrambi. In ogni caso uno non deve aver paura di mangiare ciò che gli piace, anche se ai propri amici invece attira solo la carne. O se i propri amici sono pesci che mangiano solo carne. Perché se sono amici lo resteranno a prescindere. E nessun carnivoro dovrebbe sfottere un… pescivoro e viceversa, perché ognuno ha i suoi gusti. Se per caso anche al tuo bastoncino di pesce piace il pesce, il tuo pesce, poi, allora è tutto perfetto e puoi stare con lui.»

«Che… diavolo di analogia era?» domandò Megan Jones, basita.

«Mi sono persa.» ammise Georgia.

«Non vuole sentir dire ragazzo e ragazza, ho usato altre parole!» si difese Stebbins.

«Ero quasi sicura che fossi sul punto di sforare nel volgarissimo.» commentò Sally-Anne.

«Come faccio a capire se mi piace solo la carne o solo il pesce o entrambi? In questo momento tutto ciò che vedo è quel bastoncino di pesce…» disse Terry, sentendosi di nuovo arrossire.

«Facciamola semplice, per quanto volgare...» cominciò Megan Jones.

«Oh no.» gemette Hopkins. 

«Lì sotto ti si sveglia qualcosa quando baci Susan o una qualsiasi ragazza?» proseguì lei, senza un minimo di imbarazzo.

«Poteva dirla peggio.» commentò Stephen a mezza voce.

«Infatti.» convenne Hopkins, visibilmente sollevato.

Terry scosse subito la testa: «No, coi baci no. Ma forse è perché sono solo baci innocenti, no?»

«Oh, Terry, Terry, Terry…» cominciò Stebbins in tono comprensivo.

«Neanche quando baciavi me?» domandò Sally-Anne, «Perché se la risposta è no sei definitivamente un patito del Ma devo continuare con l’analogia del pesce?»

«Ma sono solo baci!» si lamentò lui, «Non si può dire!»

«Dipende…» cominciò Stebbins, «Ammetto candidamente che io e la maggior parte dei miei amici possiamo eccitarci solo al pensiero di quello che ci aspetta con le nostre ragazze.»

«Grazie, avevo veramente bisogno di saperlo.» disse Susan debolmente.

Terry guardò Sally-Anne con aria disperata e lei sbuffò, improvvisamente molto seccata.

«Adesso ti faccio provare una cosa. Stephen, vieni qui, è il tuo giorno fortunato.» chiamò, e Stephen si avvicinò con cautela. Lei prese una mano a entrambi e se le poggiò sul seno.

«Sally-Anne!» protestò Stephen, diventando rosso come un mattone.

Susan e Stebbins spalancarono la bocca.

«Ma!» tentò di dire Terry, allibito.

«Tenetele qui e pensate al sesso. Con me.» disse lei mentre Megan Jones rideva sonoramente.

Lei contò fino a cinque, poi chiese: «Sentite niente?»

«Questa non me l’aspettavo.» commentò Hopkins in tono tranquillo, mentre la fidanzata continuava a ridere.

«Sentire?» ripeté Stephen, che era sconvolto.

Sally-Anne puntò il suo sguardo in basso, al cavallo dei suoi pantaloni, e poi lo guardò di nuovo negli occhi.

«Considerato che sei quello con più esperienza non dovrei spiegartelo io…»

«Ah! Sì, certo!»

«Io… no?» esitò Terry. «È come se ti tenessi per mano.»

«Terry, sei per il pesce.» decretò Stebbins e Sally-Anne fece un passo indietro liberandosi di loro.

«Merda.» fu il sentito commento di Terry.

Stephen si fissò la mano.

 «In ogni caso non so se Michael Corner ricambi o meno, ma non dovresti trovarlo così indecente.» commentò Hopkins. «Non che questo fosse il metodo più razionale per decidere se sei gay o meno, ovviamente, ma già il fatto che tu ti sia convinto così facilmente…»

Terry quasi soffocò: «Cos… che…»

«È abbastanza palese se uno ci pensa.» disse lui, «Se uno sa quello che hai detto fin’ora, almeno. E Michael Corner potrebbe anche ricambiare, non lo so, ma avete sicuramente un rapporto particolare tra voi, magari lui non è gay ma è solo Terry-centrico, ma di sicuro qualcosa è. Tu ti sei mai interessato a un altro ragazzo o solo a lui?»

«Solo a lui…» sussurrò Terry, guardando il tizio che conosceva solo per via dei continui racconti di Susan e che ora stava parlando della sua vita come se fosse un libro aperto. L’aveva sempre descritto come molto bravo ad osservare la gente, e sembrava fosse proprio così.

«Forse sei Michael-centrico.» suggerì Susan, «E forse un giorno ti piacerà qualche altro ragazzo, ma non c’è nulla di cui vergognarsi.»

«Dev’essere il nome Michael.» commentò Stebbins.

Stephen si stava ancora guardando la mano.

«Ma voi risolvete sempre tutto assieme? Rendete sempre tutto pubblico?»  mormorò Terry, non sapendo se sentirsi umiliato, arrabbiato o solo scioccato.

«Pubblico solo tra noi.» precisò Hopkins, «E a quanto pare sì, la cosa è diventata routine.»

«Perché siamo Hufflepuff.» disse Megan Jones, «Il covo degli “strani ma uniti in modo inquietante e morboso”.»

Sally-Anne annuì con rassegnazione: «Io avevo deciso di vivere per conto mio, ma ormai ho capito che è più facile condividere con loro. Se non altro non ti fanno mai sentire strano, appunto, o sbagliato, perché se siamo tutti strani diventa la normalità. Immagino.»

«“Siamo così strani che siamo normali”…» mormorò Terry, «Questa va con quella di Anthony, “Ravenclaw: sembra che ne sappiamo a prescindere”.»

Megan Jones ghignò per qualche oscura ragione e Sally-Anne gli diede qualche pacca sulla spalla, stranamente rassicurante. «Vieni qui, ascolta.»

Lui la seguì mestamente, lasciando gli altri a parlare del fatto che gli Hufflepuff prendesse i resti delle altre case ma in ogni caso fosse il posto migliore, e si sedette di nuovo accanto a lei.

«Tu mi hai chiesto di mio fratello, e ammetto di averglielo chiesto anche io una volta, se fosse gay o magari bisessuale. Lui si è messo a ridere e mi ha detto che sarebbe stato più semplice se lo fosse stato, perché le donne non lo prendono mai troppo sul serio, credono che sia solo un gay che scherza.»

Terry la guardò perplesso.

«Vedi, mio fratello è quel tipo di persona che se pensa che il trucco sulle ciglia gli faccia risaltare gli occhi lo mette. Se pensa che appendere monetine alla sua veste per far rumore è divertente, lo fa. Se pensa che un giorno uscire vestito in giacca e cravatta sia l’ideale, lo fa. E non è che da questo dipendano le sue scelte in campo sessuale, o non è che si senta una donna, non è per questo che a volte impazzisce per il rosa, o per i peluche. Lui è un uomo, gli piacciono le donne e si sente un uomo. Se tu sei gay non significa che dovrai andartene in giro vestito di pailette.»

«Cosa sono?» si stranì Terry.

Sally-Anne fece una faccia strana: «Qualcosa con cui impari a convivere se sei sorella di mio fratello. Intendo dire brillantini. O un boa di piume. Se ti piacciono gli uomini…»

«O il pesce.» suggerì lui, vagamente divertito.

«O sei pescivendolo.» convenne lei con un sorrisetto, «… cosa probabile perché capisco se baciare Susan non ti ha dato niente, ma baciare me? Me? E poi andare con me in seconda base? Termine babbano che mi ha insegnato Megan, intendo quello che è successo poco fa. E tutte le ragazze con cui sei uscito? In ogni caso, se lo sei, non ci si aspetta che tu ti comporti in modo diverso. Lo so che ho detto che come migliore amico gay dovevi amare lo shopping, ma quella era solo una speranza, sai, un cliché, purtroppo tu sei inutile da quel punto di vista. Accetta ciò che sei e continua così, il fatto che tu sia gay o meno è irrilevante, ma sei tu il primo a doverlo pensare, non devi sforzarti così tanto uscendo con le ragazze.»

«Stavo provando a vedere-»

«Stavi provando a negare a te stesso qualcosa che già sai, e magari all’inizio era una cosa inconsapevole, uscivi con le ragazze perché ci si aspettava che tu lo facessi, e hai cominciato prestissimo forse perché dentro di te sapevi già che non ti interessavano. Ora però credo che tu sappia cosa stai facendo, a giudicare dal tuo aspetto tremendo.» Sally-Anne gli scostò i capelli dalla fronte con delicatezza.

Terry sentì di essere sul punto di piangere come un bambino, ma al tempo stesso lo confortava un po’ sentire queste parole e la solidarietà degli altri, che continuavano a dire sciocchezze per non intromettersi tra loro due.

«Ma i miei amici? La mia famiglia?»

«Questo è qualcosa che devi scoprire tu, caro. Parla con loro quando ti sentirai pronto, quando hai capito esattamente cosa vuoi.» suggerì Sally-Anne, «Puoi anche dire che ti ho lasciato palparmi il seno.»

Terry rise, a dispetto delle lacrime che gli premevano gli occhi: «La più grande dimostrazione di omosessualità di sempre. Guarda che c’è la possibilità che un ragazzo non si ecciti subito solo per una palpatina.»

«Per una palpatina a me? Ma stai scherzando?» sbottò lei, «E in ogni caso lì il punto era che non ti sei opposto al fatto che io abbia deciso che eri gay solo per questo. Dalla tua faccia sembrava non aspettassi altro. Neanche io sono così pazza da decidere che uno è davvero omosessuale solo perché non gli piaccio io, ma come ti comporti, ciò che hai detto, la tua espressione…»

«Ci ho provato davvero così tanto» mormorò lui; Sally-Anne gli strinse una mano.

 

Terry cercò di comportarsi in modo normale per il resto della settimana e, a onor del vero, gli Hufflepuff lo trattavano come se non fosse accaduto nulla. Solo Sally-Anne era un po’ più gentile, perché “almeno tu non volevi sfruttare il fatto che sono bellissima solo per fare il porco” e Stephen sorrideva di più, ma secondo Georgia era di buon umore con tutti, perciò non doveva essere legato alla sua confessione.

Alla fine si ritrovò in camera con Kevin, da solo, perché nessuno dei due aveva bisogno di studiare, il primo avendo dato il massimo nelle settimane precedenti per distrarsi e il secondo perché non lo faceva mai.

Kevin aveva le braccia incrociate dietro la testa e un cappello di paglia sulla faccia, e stava blaterando sul volersi fare i capelli come Lee Jordan e voler imparare a suonare una cosa chiamata bongo.

«Non farlo.» disse Terry debolmente, sedendosi nel proprio letto, «Kev, cos’era quell’attacco di pazzia contro Buggin, l’altro giorno?»

«Come sarebbe a dire cos’era? Ti stavo dando una mano.»

«Ma davvero voi babbani passate l’infanzia a picchiare la gente?»

Per qualche ragione Kevin rise, «Solo quelli fighi come me.»

«Mi ricordi Stebbins ogni tanto…»

«Ci sono un sacco di cose che non sai di me… e io di te, almeno secondo te.»

«Prego?» fece lui, inquieto.

«Tu perché hai lanciato una fattura a Buggin? Tu che lasci sempre correre tutto?»

«Mi ha dato del finocchio.» rispose lui miseramente.

«Ecco.» disse Kevin, «Motivo per cui anche io ho un po’ esagerato, ma non sopporto quell’espressione che ti viene quando stai molto male… e perché ha usato quella parola. Cioè, non perché ti ha dato del finocchio, quello lo sei, ma perché lo ha detto come se fosse una cosa sbagliata. Non mi piace che ti renda la vita difficile, tu sei mio amico. Mia sorella è bisessuale, lo sai? Brittany. Si è fatta molti meno problemi di te», lui lo guardò così sbigottito che Kevin scoppiò a ridere e si mise a sedere: «Dai che lo so da un po’…»

Terry cercò di ribattere e scoprì che gli si era tolto un peso enorme, perché Kevin stava ancora sorridendo imperturbabile e perché lo sapeva da un po’ ma non aveva mai smesso di essergli amico, e poi gli si riempirono gli occhi di lacrime e si coprì il viso con le mani.

«Oh, daai!» rise Kevin, e poi Terry sentì che scendeva dal letto, gli metteva un braccio intorno alle spalle e lo stringeva, «Terry-boy…»

«Non c-chiamarmi così!»

Kevin rise di nuovo, sfregandogli il pugno chiuso sulla testa, «Potevi venire a parlarne con me o con Anthony, ti avremmo dato una mano. Specie io con mia sorella.»

«Sono fottuto…» ribatté lui, cercando di smettere di piangere e scuotendo la testa. L’aveva praticamente detto a Kevin, non era qualcosa che poteva ritrattare o fingere che non fosse successo.

«No, io non sono gay, tranquillo.»

«Non è il momento di scherzare!»

«Perché no?» domandò Kevin, stringendogli il braccio intorno al collo fin quasi a fargli mancare l’aria e appoggiandogli il mento sulla testa, «Non farmi fare la mamma della situazione adesso, ma è tutto okay, non cambia niente!»

Terry si divincolò, «Certo che cambia! Dividiamo una camera, non ti mette a disagio cambiarti davanti a me?»

«No.» rispose lui semplicemente.

In quel momento si aprì la porta e Terry s’immobilizzò come se avesse guardato un basilisco negli occhi. Kevin si buttò in avanti in un triste tentativo di coprirlo col suo corpo, ma poi la forza di gravità lo trascinò giù, ovviamente.

Era Anthony, che si fermò sulla soglia e guardò prima Kevin, perplesso, e poi Terry, che sapeva di avere un aspetto orribile.

«Oh. Torno dopo.»

«No!» lo bloccò Terry.

Kevin rotolò di lato per guardarlo in faccia, sogghignando.

«Che c’è?» domandò Anthony, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi per porgergli un fazzoletto appena estratto dalla sua tasca, «Cosa ti ha fatto Kevin?»

«Oi!»

«Sono gay.» rispose Terry in un impeto di coraggio e incoscienza completa.

«Visto? Io non c’entro.» concluse Kevin prima di sghignazzare allegramente sul pavimento.

Anthony non batté ciglio: «Okay. È un cappello di paglia quello?»

«Okay?» ripeté Terry, frustrato, «Questa non può essere la tua vera reazione!»

«Ne abbiamo già parlato e abbiamo deciso che se fosse stato vero non ci interessava.» spiegò Anthony tranquillamente.

Terry inorridì e lo afferrò per la camicia: «Chi? Chi ne ha parlato?»

«Io e Kevin.» rispose lui, ancora senza battere ciglio ma parlando più lentamente.

«Non Michael?»

«No. Solo noi due. E Dorian, a dire il vero, che ti ha visto piangere in bagno questo Natale.»

«Perché?» domandò Kevin e poi spalancò gli occhi e si batté una mano sulle labbra: «Noooo… ti piace Michael? Michael Corner?» domandò con lo stesso tono di Lavender Brown.

Terry mugugnò qualcosa e si buttò nel proprio letto con la faccia contro il materasso.

«Michael lo sa? Glielo devi dire? Quando glielo devi dire?» lo assalì Kevin, atterrandogli sulle spalle.

«Lasciami in pace… Michael non dovrà mai, mai saperlo… ora vattene…» disse lui atono.

«Ma non è positivo che non ci interessi? Non è tutto ciò che puoi volere, il fatto che i tuoi amici siano completamente disinvolti sull’argomento tanto da poterci persino scherzare e scommettere sopra?» insistette Anthony in tono incoraggiante.

«Certo che è positivo.» rispose lui, pensando che fosse anche difficile a credersi e che magari gli amici in questione si stavano anche sforzando.

«Merda.» commentò Kevin, «Ti devo un galeone allora.»

Terry si sollevò di scatto: «Avete davvero scommesso su chi avessi una cotta?»

«Anthony ha detto Michael, io avevo detto Anthony stesso.» rispose Kevin. Anthony ebbe la decenza di sembrare imbarazzato.

«Anthony?» ripeté Terry, basito, «Pensavi mi piacesse lui?»

«Una volta che io ho capito che eri gay, perché lui diceva di darti il beneficio del dubbio e aspettare che ce lo dicessi tu, ho pensato fosse lui perché diciamocelo, è un bel pezzo di ragazzo…»

«Sicuro di non essere gay anche tu?»

«E perché è più facile da gestire come fidanzato. Io sarò anche il ragazzo perfetto, ma se uno vuole una vita di coppia normale e noiosa allora sceglie Anthony. Secondo Anthony tu e Michael sareste stati una coppia a prescindere dall’essere gay o meno.»

«Una vita noiosa?» ripeté Anthony inarcando un sopracciglio.

«Non potrei mai vedere Anthony come nulla di diverso da un amico.» precisò Terry, «E tu non saresti mai il mio tipo, tu ti basti da solo come coppia.»

«Perché sono figo per due.»

«Merlino, davvero mi ricordi Stebbins.»

«Semmai Stebbins ti ricorda me

Terry sbuffò e Kevin si tirò su, sedendosi di nuovo sul letto: «Lo sai, mia sorella è davvero bisessuale. E credo anche mia madre a questo punto, non sono sicuro che abbia solo amanti uomini. Mio padre poi è per l’amore libero, cosa dimostrata dal fatto che entrambi si fanno qualunque cosa respiri, sai che mia madre è continuamente incinta? Lei non crede nelle precauz… Non è il punto. In ogni caso credo che tutta la mia famiglia potrebbe darti consigli, se te ne servono, visto che sembri un po’ confuso su tutta la questione gay. Non dico che avrai vita facilissima perché c’è sempre chi è imbecille e si mette problemi, e se mai deciderai di dirlo al resto della scuola non saranno solo gli Slytherin e Buggin a darti il tormento, però non sei tu che ti devi mettere problemi per questo. Tu non sei sbagliato né hai fatto nulla di sbagliato, e di certo non sei fottuto solo perché hai finalmente fatto un po’ di chiarezza con ciò che vuoi e con i tuoi amici. I tuoi veri amici non se ne vanno per stupidaggini simili.»

«Non ti ho mai sentito fare un discorso serio…» mormorò Terry, incredulo.

«Ci sono circa venti domande che vorrei farti.» aggiunse Anthony, «A proposito della tua famiglia, Kev.»

«Fine del momento profondo.» decretò lui, «Dov’è il mio cappello? E sì, era paglia, Anthony.»

«Non lo direte a nessuno, vero?» mormorò ancora Terry.

Anthony scosse la testa, «È una cosa che deciderai tu, questa.»

«Che poi mi devi spiegare come posso non essere il tuo tipo…» commentò Kevin, «Guarda che sono ben fornito.»

«KEVIN PIANTALA!»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un capitolo Terry-centrico, perché la sua era una questione importante, e perché mi diverto a mostrare gli Hufflepuff attraverso gli occhi altrui.

Ribadisco che Sally-Anne non ha davvero deciso che è gay solo perché lui non si è eccitato per un minimo di “seconda base”, ma il punto era il modo in cui lui la guardava pregando che qualcuno lo dicesse per lui e lo convincesse ad ammetterlo. E la visione di Terry “sono virile quindi non-gay” è ovviamente insensata, in quanto la virilità non ha niente a che vedere coi gusti sessuali, ma lui stava cercando di negare a se stesso.

Lo zio di Susan, Edgar, ha sposato la sua amica d’infanzia, e quello non era un modo di dire “anche se sei gay puoi reprimerlo tranquillamente”, sebbene Terry abbia tentato per due secondi di prenderla così.

In generale il mio punto di vista è lo stesso espresso dai personaggi quando erano impegnati a fare i seri.

E sì, Stephen era entusiasta.

 

P. S. Parole della Rowling, i maghi hanno meno problemi con l’omosessualità dei babbani. In compenso quando uno non è figlio di maghi rischia la morte, certo.

   
 
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