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Autore: patronustrip    19/08/2011    8 recensioni
Sotto le note de "L'Eternità" di Giorgia, una One-Shot scritta in un momento di grande tristezza.
Appena dopo la fine della guerra, Hermione torna nel luogo dove Harry si consegnò a Voldemort, spinta da un istinto, per trovare qualcosa che le darà un'ultima... occasione.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Non sono pienamente soddisfata di questa one-shot, ma ho pianto come una fontana mentre la scrivevo, così la posto perchè non ho alcuna intenzione di morire di nuovo provando a rileggerla o riscriverla ancora. ç_ç (e poi le prime bozze sono le migliori mio malgrado)
Buona lettura.




L’Eternità

Ci troveremo ancora,
più grandi e più sinceri in una lacrima
e parleremo ancora di cieli immensi e avremo nuove verità
dimmi se ti ho deluso e quanto hai pianto senza di me
io, di pensarti, non ho smesso neanche un attimo
e quanto dura l’eternità

[…]
 dimmi se ti ho perduto e quante volte hai cercato me
io, di pensarti, non ho smesso neanche un attimo
ci meritiamo l’eternità

 

Ogni suo passo sembrava di troppo, ogni rumore la faceva sobbalzare. Si strinse le mani attorno il corpo, guardando ovunque, circospetta. Il gracchiare di un uccello le fece accapponare la pelle. Perché era lì? Perché aveva dato ascolto alla parte remota del suo essere che l’aveva spinta fin lì? Quale persona sana di mente avrebbe mai dato ascolto ad un qualcosa, un istinto, per precipitarsi in un luogo in cui la morte risuonava ad ogni minimo rumore?
Un sorriso, così dal nulla, minuscolo e quasi impercettibile, le scavò il viso. Harry l’avrebbe fatto.
«Tutto bene?» Domandò Hagrid, voltandosi appena verso di lei. Il respiro si addensava davanti la sua barba ispida, mentre le ferite ancora aperte sulle sue mani e il viso si cicatrizzavano lasciando segni rossi e gonfi.
Hermione annuì piano e il gigante proseguì il suo cammino, districando siepi piene di rovi, e allontanando con la sua enorme mole animali dagli occhi languidi e affamati.
Seguì il suo enorme e ormai lacero panciotto per diversi minuti ancora, finché il sangue non le gelò dentro. Tremava.
Improvvisamente Hagrid si fermò, tirò un sospiro e disse «È qui»
Hermione gli girò attorno, scavalcando anche l’ultimo tronco smorto. Una piccola radura nebbiosa, immersa fra gli alberi, si stagliava davanti a loro. Desolata e terrorizzante come il resto della foresta.
Hagrid indicò un albero in fondo e con voce rauca le disse «Lì è dove i Mangiamorte mi hanno legato. Invece la ci stava Tu-sai-Chi, e poi in quella zona è arrivato…» Si interruppe, voltandosi appena verso di lei, abbassando piano il braccio.
Ma Hermione non si mosse a quella sua preoccupazione. Fissava quel posto con gli occhi pieni di angoscia.
Un lunghissimo attimo di silenzio rese Hagrid irrequieto. Lo sentì muoversi dietro di sé mentre lei scrutava, ancora immobile, quel pezzo di mondo che aveva di fronte, così apparentemente innocuo. Così apparentemente inutile.
«Grazie, Hagrid…» Mormorò, voltandosi impercettibilmente verso di lui. Percepì lo sbuffo del suo respiro nervoso, mentre a passi pesanti e molto lenti tornava indietro.
«Non ci discuto con te, Hermione. Mi fido. Ma sto comunque al bordo della foresta, se c’hai problemi lancia subito un incantesimo che ti vengo a prendere. Capito?» Le domandò comunque, spaventato alla sola idea di lasciarla lì da sola. Ma ne avevano già discusso abbastanza.
Hermione lasciò un sorriso stanco, annuendo.
Hagrid le dette un’ultima occhiata, giusto per accertarsi che fosse ancora lì prima di andare, e quando l’ultimo lembo disfatto del suo panciotto venne sepolto dalla nebbia, lei si voltò di nuovo verso la radura.
Attese che l’ultimo respiro scomparisse ai suoi occhi, prima di muovere un passo incerto in avanti.
Fu come un boato. L’eco dell’erba smossa sotto la suola della sua scarpa echeggiò ovunque. Almeno così le parse.
Un passo dietro l’altro, in cui ad ognuno il suo cuore capitombolava più in basso, fino allo stomaco. Anni prima, accanto ad Harry e il massiccio corpo di Hagrid, quel posto non le era sembrato così tanto terrorizzante. Strinse la bacchetta fra le dita sudate e ferite. Il labbro spaccato le pulsava ancora, sotto l’incalzante battere del suo cuore terrorizzato.
Sperava che, una volta finita la guerra, avrebbe smesso per sempre di avere paura. Un’ingenuità.
La Foresta Proibita era solo il perfetto esempio di ciò che aveva sentito dentro di sé qualche ora prima, il vuoto assoluto del tonfo sordo di un corpo che cade a terra. Un tonfo sordo nel caos assoluto. Un tonfo sordo.
Morto.
Arrivò al centro della radura, nel posto che lui doveva avere occupato, e davanti a sé c’era l’altro.
Le sembrò quasi di poter rivivere quel momento con i suoi occhi. Cosa doveva aver sentito? Cosa doveva aver provato?
La paura della morte.
Un rumore improvviso la fece voltare di scatto, interamente, quasi a cadere indietro. La sua bacchetta era già alta contro qualcosa di invisibile che si era solo divertito a spaventarla. Una goccia di sudore cadde sulle sue ciglia.
Il respiro mozzo faceva troppo rumore, tentò di trattenersi ma si sentiva soffocare.
Avanti.
Eccola di nuovo, quella voce, quell’istinto. I suoi piedi si mossero e avanti fu. Si allontanò lentamente da quella radura, dirigendosi verso il fitto degli alberi.
Un passo un boato.
Un passo un boato.
Non c’era nient’altro, nient’altro che la morte tutt’intorno. Perfino il sole doveva aver abbandonato le speranze di trapassare la coltre di nebbia che dava a tutto quanto una vaga idea di inferno.
Già, l’inferno. Altro che fuochi e forconi. Altro che urla strazianti e gravose pene eterne. L’inferno era quello. La paura.
Avanti.
Un passo un boato.
Un passo un boato.
Ferma.
Così si fermò. Girando su se stessa, madida di sudore. Non c’era niente. NIENTE.
Alberi, nebbia, cornacchie. Alberi, nebbia, cornacchie. Alberi, nebbia, cornacchie. Alberi, nebbia, cornacchie. Alberi, nebbia, cornacchie.
Alberi.
Nebbia.
Corn-
Qualcosa le fece male al piede nonostante la scarpa. Lo tirò via immediatamente, con un lieve dolore. Fissò a terra, e tra la ghiaia malmessa e sporca, fango e muschio, una piccola pietra nera luccicò.
Luccicò.
Come poteva luccicare una pietra nera in mezzo al fango, se pure il sole aveva rinunciato a penetrare le fronde taglienti della Foresta Proibita?
Luccicò.
E lei, senza sapere il perché, si chinò e la prese fra le dita ancora sporche del suo sangue.
Sentì la fronte corrugarsi, concentrata com’era nel fissare quella strana pietra nera. Tra le sue mani screpolate, doloranti, tagliate e rosse di sangue rappreso, quella era solo una pietra. Ai suoi occhi rossi di pianto, incrostati di polvere, gonfi di stanchezza e sconvolti dal terrore, quella era solo una pietra.
Le sembrò di vedere qualcosa di etereo di fronte a sé, e quando alzò il viso la pietra le cadde dalle mani. Terrorizzata più di prima.
Scomparve così come era apparso. Il volto pallido, i capelli disfatti, l’aria serena.
Una cornacchia gracchiò di nuovo, mentre il rombo furente del suo cuore era insopportabile.
Tremava, Hermione, ancora sconvolta. Abbassò lo sguardo, ed eccola di nuovo a terra, luccicare per la seconda volta.
Si morse le labbra e sentì il sapore metallico del suo stesso sangue. Deglutì, cercando di fermare il tremore delle mani, mentre piano si chinava di nuovo a prenderla, fissando intorno spaventata.
Appena le sue dita si chiusero attorno il piccolo sasso, lui riapparve di nuovo.
Spalancò gli occhi, mentre il tremore le impediva quasi di alzarsi. Riuscì a rimettersi in piedi da sé, prima che un dolore acuto le lacerasse in due il petto, e un gemito isterico uscisse senza controllo. Il labbro le si aprì più di prima, riversando un rivolo di sangue dentro la sua bocca.
«Harry…» Sussurrò, così straziata da non essere nemmeno sicura di averlo detto.
Lui le sorrise, sereno. «Ciao, Hermione»
Si portò le mani alla bocca, soffocando i singhiozzi strozzati che le tiravano la gola. Le ci volle qualche minuto prima di riuscire a parlare. Respirava ancora a fatica, mentre fissava la pietra fra le sue dita. «Questa… questa…» Provò a dire.
Harry, o almeno la cosa sfocata, pallida e eterea con le sembianze di Harry, annuì. «Sì. Era dentro il boccino.» Le spiegò semplice, cauto.
A suon di singhiozzi riuscì a trovare un po’ di controllo, strinse una mano al cuore, continuando a fissarlo. Lui parlò di nuovo «Mi dispiace tanto, Hermione»
Strinse le labbra così forte da farsi ancora male, mentre un urlo moriva, soffocato nella sua gola, spaccando le sue corde vocali. Allungò il braccio verso di lui, di istinto ma vide solo la sua mano attraversarlo, senza sentire né percepire alcunché.
Tremò così forte da accasciarsi a terra, disperata. L’umidità della terra penetrò di nuovo in lei, mentre versava lacrime pesanti, soffocando ogni singhiozzo.
La cosa che più le impediva di smettere, era non sentire la sua mano su di sé, confortarla, abbracciarla. Come ogni volta che l’aveva vista piangere, o struggersi.
Lui era lì, ma non c’era.
«Tu sei morto.» Disse, come se nessuno dei due se ne fosse reso conto. Harry non rispose, continuava a fissarla. «Sei morto.» Un singhiozzo violento le ferì la gola. Strinse gli occhi, straziata.
«Mi dispiace» Ripeté lui, in un sussurro.
Il fiato mozzo le fermò i successivi singhiozzi, mentre stringeva convulsamente manciate d’erba, strappandole, ignorando il dolore al grattare incessante delle proprie dita sulla ghiaia.
La mano bianca e trasparente di Harry comparve vicino il suo viso. Alzò gli occhi sorpresa, e incrociò i suoi. Sembrava chino, mentre le porgeva la sua mano inesistente.
Sbatté le palpebre facendo scendere anche le ultime lacrime invadenti, e senza sapere perché allungò il braccio. La sua mano attraversò quella di lui, e di nuovo la sua gola si strozzò in un singhiozzo, ma Harry scosse il capo piano.
«Shh» Sussurrò. Hermione deglutì, mentre concentrava tutta la sua attenzione sui suoi occhi, e piano si rialzava, la mano priva di un appoggio fisico, le sue dita attraversavano quelle di lui, fondendosi.
Quando furono di nuovo in piedi, l’uno di fronte l’altra, si fissarono e Harry le sorrise mesto, allungando piano l’altra mano sul suo viso. Lei chiuse gli occhi, ma non sentì nulla.
Eppure sapeva. Sapeva che lui stava asciugando le sue lacrime, sapeva che la sua mano calda era sul suo viso, lì da qualche parte c’era. Lui c’era.
Alzò la mano a prendere la sua, ma sentì solo le proprie dita sulla guancia. La svegliarono, e di nuovo gli occhi di Harry su di sé.
Il pianto fece di nuovo presa sul suo petto «Resta con me» Lo pregò. Una preghiera.
Gli occhi di Harry si rattristarono un attimo, sapeva che quella richiesta era impossibile. «Io sarò sempre con te.»
«Resta con me.» Ripeté con la voce strozzata.
«Sempre.» I suoi occhi la perforarono, mentre lacrime silenziose cadevano sulle sue guance. La mano di Harry ancora lì, e niente che potesse fermarle.
«Cosa farò adesso?» Domandò terrorizzata alla sola idea.
Nel volto di Harry, reso sereno dalla morte, comparve una piccola nota di sorpresa. «Vivi» Rispose, calmo.
Le sembrò una risposta dannatamente sbagliata. Scosse il capo, piano «No io… non posso»
«Certo che puoi, Hermione.» Le sorrise «Hai una meravigliosa vita davanti a te.»
Scosse ancora il capo «No, non può essere meravigliosa. Non lo sarà, non dopo questo…»
«Perché dici così?»
«Perché tu sei morto!» Esclamò sconvolta, allontanandosi. «Io non… non posso vivere se tu non ci sei! Come farò? COSA FARÒ?» Urlò così forte da far scappare numerosi uccelli dagli alberi sopra di loro.
«Io sarò sempre con te».
Sentì il volto contrarsi dal dolore «Non è vero. Tu sei morto…»
Harry fece silenzio, mentre lei si piegava in due dai singulti. Una mano sullo stomaco, dolente. Lui si avvicinò, senza nessun rumore, senza nemmeno farsi notare, e le fu di nuovo vicino. «Devi vivere» Lo fissò spossata. «Tu devi vivere, Hermione.» Portò entrambe le mani sul suo viso, ma ancora niente, non sentiva nulla. «E io sarò con te».
Il respiro le impediva di parlare, le ci volle qualche secondo per riuscire a tirare fuori la voce. «Per sempre?»
Harry sorrise «Quando parlerai da sola, sarò lì ad ascoltarti. Quando leggerai al buio di una candela, io sarò accanto a te. Quando starai nel bel mezzo della festa più affollata della tua vita, io sarò in un angolo della stanza a guardarti vivere. E in qualunque momento chiederai di me, io ci sarò.»
La gola le bruciava così tanto, e i singhiozzi erano difficili da contenere, ma sorrise. Non sapeva come, ma sorrise. «Vorrei poterti toccare ancora una volta…» Sussurrò rauca.
Negli occhi di Harry una scintilla di malinconia «Un giorno…» Sorrise «Dopo che avrai vissuto tutte le più belle esperienze che potrai vivere, io e te ci rincontreremo. Vivremo in un mondo dove il tocco non sarà nulla, e potremo sentirci anche solo pensandoci.» Deglutì una magone così pesante da sembrare roccia, strinse la mano attorno la pietra. «Un giorno tutto questo sarà un bellissimo ricordo, e io e te vivremo per sempre in pace. Tutti i desideri ingombrati svaniti, solo pace. Io e te.» Mosse il dito come ad accarezzarla «Ma prima di questo tu devi vivere la tua vita» Fu molto serio nel dirlo.
«Mi spaventa tutto questo» Disse lei, senza pensarci.
Harry sorrise «Lo so. Per questo io sarò li per tenerti la mano.»
Hermione trattenne il fiato, perdendosi nei suoi occhi, mentre la pietra scivolava fra le sue dita ferite e una consapevolezza feroce le tranciò il cuore a metà. Si morse il labbro per evitare di piangere di nuovo «Immagino che adesso… dovrò lasciarti andare…» Trattenne la pietra più stretta ancora, nel pugno.
Harry la fissò grave «Credo di sì.»
Un singhiozzo feroce. Non poteva farcela.
Si scambiarono un’occhiata, e un istante dopo il viso di Harry era più vicino al suo. Un poco di più.
Poco di più.
Senza sentire le sue labbra, senza sentire nulla. Niente di fisico.
Ma nonostante ciò il suo cuore esplose. Chiuse gli occhi, come se davvero potesse sentirlo. Come se quel piccolo calore che sentiva fosse davvero lui.
Fu comunque un bacio.
Aprì piano gli occhi, e nello stesso istante lui si allontanò, ricambiandole lo sguardo.
«Per sempre.» Sussurrò sorridendole. Una lacrime scese sulla sua guancia ormai solcata, e con un singhiozzo annuì. «Fallo adesso, Hermione, e non voltarti indietro. Io ci sarò comunque»
Stava perdendo il controllo di sé, mentre stringeva il pugno così forte da farsi male.
Portò la pietra sulla punta delle dita, mentre le lacrime inondavano la sua vista, sfocando l’ultima visione che avrebbe mai più avuto di lui. Le scacciò via a forza con la mano libera. «A presto, Harry.» Disse.
Lui le sorrise «Ricorda, l’eternità è infinita e sarà tutta per noi.»
Riuscì a farla ridere, come solo lui poteva riuscire a fare in un momento simile. E a quell’idea di una piccola vita senza di lui in confronto all’eternità, le sue dita si aprirono.
Prima ancora che la pietra cadesse a terra, lui era già svanito.
Ma Hermione ora sapeva, che se anche non l’avesse più visto, non l’avesse più percepito, toccato o sentito il suo profumo, lui sarebbe stato con lei. Per tutta la vita finita, in attesa della vita infinita.
E che anche adesso era lì, davanti a lei, con la pietra che giaceva a terra, inerte.
Si morse il labbro trattenendo un singhiozzo e quando lo fece non sentì dolore, né il sapore amaro del sangue. Si toccò la bocca, confusa, e quando scoprì di non avere più il taglio, un sussulto sorpreso le riempì il cuore, fissando davanti a sé, con un sorriso.
Tornò indietro, dimenticando la pietra e quel luogo. Adesso solo un pezzo di mondo dove aveva capito più di quanto davvero potesse comprendere fino a quel momento.
Il dolore non vive per sempre, è solo passeggero. E non ha paura della morte.


Il tempo è già finito
lo spazio è aperto davanti a noi
che siamo come diamanti
pronti a non spezzarsi mai
ci meritiamo l’eternità.

//
Io, di pensarti, non ho smesso neanche un attimo.

 



Ho una lunga lista di temi e idee per FFs che ho messo da parte, e questa era una. Scritta mooolto di getto sfruttando un super momento di malinconia pimpato al massimo dalla musica triste... Come dicevo non sono pienamente soddisfatta del risultato, a me non sembra che la struggente situazione si capisca a fondo, ma i vostri commenti sapranno darmi qualche dritta. Forse non ero abbastanza disperata... (ho pianto come una pazza e non m'era mai successo così. Qualche lacrimina sì... ma così, mai.) Perciò spero vi sia piaciuta, e agli animi più sensibili di non avervi martoriato troppo. Spero vivamente che le avvertente: drammatico malinconico e triste abbiano almeno messo in guardia.
Inoltre la mia idea è che Harry sia morto al secondo duello con Voldemort (in un modo qualunque, anche se gli fosse caduto un troll in testa, eh) ed Hermione sia andata da Hagrid a chiedergli, poche ore dopo la fine della battaglia, di accompagnarla nel luogo dove Harry si era consegnato.
Mah, forse, se un giorno vorrò, potrei scriverne un'altra versione. In fondo il tema è molto bello.
In questa FF si notano molto le mie influenze Baricchiane (da Alessandro Baricco) :D
E... consiglio, la musica vi ispira come ha fatto con me L'eternità (che io so' masochista ho messo proprio tutte le canzoni più tristi che c'ho... volevo buttarmi dal balcone) ma vi assicuro, ne uscite distrutti. o_o
PS. volevo dire che ho aperto un account su Formsping, se qualcuno ha delle domande può "cincischiarmi" lì u_ù sarò lieta di rispondere http://www.formspring.me/patronustrip
See you soon!

 

  
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